Situata alle falde meridionali dei Monti Lattari, Positano gode di tutti i
vantaggi di un clima mite, grazie a questa sua straordinaria posizione riparata
dai venti del Nord. Tutto in cerchio a farle corona, si elevano i verdi Monte
Comune, S. Maria del Castello, Conocchia, S. Angelo a tre Pizzi, Campo dei Galli
e Paipo, mentre a Sud e ad Est la vista spazia sul mare aperto.
Raramente d'inverno la temperatura scendo sotto lo zero e d'estate il caldo
non è mai troppo per la posizione ascendente del paese che favorisce il nascere
dei venti e le brezze che allietano il periodo estivo. L'umidità anche, in tutte
le stagioni non è mai eccessiva e per queste sue caratteristiche favorevoli
Positano è meta di numerose persone che da varie parti del mondo scelgono questo
paese per viverci.
________________
IL CLIMA ITALIANO
L'Italia, sotto l'aspetto climatico si può suddividere in 7 zone .
Infatti si può notare il clima alpino, caratterizzato, vista l'altezza, da
temperature molto rigide e nevicate abbondandanti, specie sul settore
nord-occidentale. Le temperature che vengono raggiunte sono anche di –35°c.
L’altezza dei ghiacciai perenni è attorno ai 3000 m. Le Alpi condizionano molto
il clima d'Italia perché fanno da scudo ai venti gelidi da nord e alle
perturbazioni. Essi, se riescono a superarle, possono provocare l'effetto foehn:
scendendo giù per i pendii delle Alpi, si riscalda e, anche in inverno, le zone
colpite da questo vento, di solito forte, possono raggiungere temperature
attorno ai 18°c. Le zone più colpite sono le regioni nord-occidentali. Scendendo
più a sud si ha un clima continentale, caratterizzato da estati calde, afose e
povere di precipitazioni ed inverni freddi e umidi. L'autunno e la primavera si
presentano stagioni piovose e variabili.
Il settore adriatico vede estati con temperature e tassi d'umidità
inferiori ed inverni con temperature leggermentee meno basse. Le nevicate sono
meno numerose ma più abbondanti, parlando sempre in generale. Frequenti sono le
irruzioni di aria fredda da nord-est, la tramontana, che portano freddo, secco e
sereno.
Il clima ligure ha le estati meno calde d'Italia e inverni molto miti.
Questo grazie alla forte rilevanza che ha il mare in questa regione, che,
probabilmente, è la più piovosa. Quando d'inverno spira la tramontana, il golfo
ligure è investito da forti venti.
Nel clima tirrenico si possono riscontrare estati calde anche se meno umide
di quelle adriatiche, mentre la stagione invernale raramente vede scendere le
temperature sotto lo zero lungo la costa. Caratteristico di Roma è il ponentino,
un vento che in estate allieva i disagi provocati dal caldo. Complessivamente si
può dire, che soprattutto nell'area centro-settentrionale, sia un clima
piuttosto piovoso.
Per quanto riguarda il clima appenninico, si può dire che esso è molto
freddo d'inverno, specie al al centro-nord con abbondanti nevicate soprattutto
ai versanti esposti ai gelidi venti da nord-est e fresco d'estate.
Il clima siculo-calabrese è indubitabilmente molto caldo d'estate e molto
mite d'inverno . Non è infrequente che si raggiungano temperature attorno ai
40°c. Le nevicate sono praticamente inesistenti in pianura e non tanto frequenti
sugli Appennini e sull'Etna.
Infine il clima sardo è simile a quello tirrenico. Una delle sue
peculiarità è senz'altro il maestrale, un vento che lì si presenta molto forte,
con raffiche che raggiungono anche i 120 km/h, tanto è vero che la Sardegna è
l'unica regione italiana in cui si produce energia eolica.
AI. L'Italia osservata dal satellite
MASSE D’ARIA E PERTURBAZIONI
Le masse d'aria che interessano, nel corso dell'anno, il territorio
italiano, sono fondamentalmente l’aria artica, l'aria temperata e l'aria
tropicale.
L'aria artica è l'aria tipicamente invernale. Formatasi sulla calotta
polare, questa enorme massa di aria freddissima, tende a defluire verso sud,
venendo ad interessare anche l'Italia. Se proviene dalla valle del Rodano (tipo
marittimo) dà origine, nella sua avanzata, ad un vento molto forte e turbolento:
le nubi più caratteristiche sono quelle cumuliformi, accompagnate da rovesci e
temporali (in estate). L'aria artica di tipo continentale (la cui origine è il
vasto territorio gelato della Russia settentrionale) giunge invece in Italia
dalla "porta della bora" sotto forma di venti di estrema violenza che generano
talvolta forti tempeste sul Mare Adriatico.
L'aria temperata o intermedia costituisce la massa d'aria che maggiormente
interessa le regioni italiane in tutte la stagioni dell'anno. Per la sua origine
zonale (essa ha origine, cioè, entro la fascia della zona temperata), può
suddividersi in intermedia fredda e intermedia calda. Entrambi i tipi, poi, si
suddividono in marittima e continentale.
L'aria temperata fredda marittima proviene dall'atlantico settentrionale,
talvolta dal Canada, e il suo arrivo è preannunciato da forti venti maestrali;
dato il suo notevole spessore, riesce a scavalcare facilmente la catena alpina e
a dilagare lungo tutta la penisola italiana. Tale tipo di massa d'aria apporta
tempo molto variabile, con alternanza di annuvolamenti anche intensi,
accompagnati da rovesci di pioggia o temporali, e da schiarite, specialmente in
primavera ed autunno: un tipo di tempo che comunemente viene definito "tempo di
marzo".
L'aria temperata fredda continentale giunge sull'Italia soprattutto in
inverno dalle gelide pianure russo-siberiane; essa penetra nel territorio
italiano attraverso il Golfo di Trieste, accompagnata da sostenuti venti di bora
ed apportando in genere tempo freddo e asciutto. Le eventuali precipitazioni
risultano per lo più di scarsa entità e, nella maggior parte dei casi, sono a
caratteri nevoso.
L'aria temperata calda marittima proviene dall'Oceano Atlantico attraverso
la Spagna a il Mediterraneo occidentale; essa apporta generalmente nubi
stratificate; piogge leggere ma continue.
L'aria temperata calda continentale è tipicamente estiva; essa giunge sul
territorio italiano dai Balcani o dalla Turchia. Le precipitazioni, con tale
tipo d'aria, risultano proprio scarse e si risolvono per lo più con episodi
temporaleschi locali.
Le masse d'aria tropicali nella stagione estiva possono risalire anche sino
all'Europa settentrionale, mentre nella stagione invernale difficilmente
raggiungono la penisola italiana, fermandosi per lo più sulla parte meridionale
del bacino del Mediterraneo. A seconda della loro origine, si distinguono
anch'esse in marittime e continentali.
L'aria tropicale marittima perviene sull'Italia dalle Isole Azzorre e
apporta sull'Italia nubi del tipo stratificato; le precipitazione
caratteristiche sono le pioviggini.
L'aria tropicale continentale giunge in Italia dall'Africa settentrionale
ovvero dall'Asia Minore; essa apporta generalmente le più marcate ondate di
caldo.
Per quanto riguarda le perturbazioni, queste giungono sull'Italia e la
attraversano secondo tre traiettorie.
La prima proviene dalle Isole Britanniche, passa sulla Francia, sul golfo
ligure e piega poi lungo le coste tirreniche; talvolta, dal golfo ligure,
attraverso l'Appennino tosco-emiliano per deviare poi verso sud-est lungo tutto
l'Adriatico.
La seconda traiettoria ci porta le perturbazioni da ovest, ma lungo
latitudini più basse, cioè alle latitudine della penisola iberica; questa
perturbazioni raggiungono prima la Sardegna e successivamente l'Italia centrale
e meridionale per poi portarsi sulla Grecia.
La terza traiettoria, ancora più meridionale, ci porta le perturbazioni
dalle zone dell'Africa nord- occidentale che difficilmente risalgono la penisola
italiana, limitando la loro influenza alle sole regioni meridionali.
METEOROLOGIA DELLE QUATTRO STAGIONI
In inverno possono susseguirsi sia le depressioni mediterranee sia
l'anticiclone atlantico e quello russo. Poiché le depressioni mediterranee
(autonome o derivate) interessano di più l'Italia peninsulare ed insulare, ecco
che le regioni settentrionali sono poco piovose (ad eccezione di una ristretta
zona sulle Venezie nord-orientali) mentre le zone più piovose sono su tutte sul
versante tirrenico e la Sicilia, poiché direttamente soggette alle correnti
umide a componente occidentale. Le temperature più basse si raggiungono, a parte
le località montane, sulla Pianura Padana per il suo clima continentale. La
Pianura Padana, ha un altro primato: quello della nebbia. La rigidità, la forte
umidità della zona e la prevalente calma atmosferica sono i fattori favorevoli a
questo fenomeno particolarmente persistente quando si ha un'aria di alta
pressione sull'Europa centrale o centro- orientale. Tra i venti più importanti
ricordiamo la bora, fredda e violenta, nel golfo di Triste, la tramontana, il
foehn (discendente dalla catena delle Alpi e responsabile di repentini aumenti
di temperatura e del dissolvimento delle nubi). Frequente è anche il vento di
scirocco, che spesso apporta pioggia.
La primavera costituisce un periodo di grande variabilità meteorologica:
durante il suo corso si hanno profondi rivolgimenti nella distribuzione della
pressione, della temperatura e delle masse d'aria. A giornate assolate
succedono, spesso bruscamente, "colpi di coda" dell'inverno, con gelate e
possibili nevicate al nord. L'Anticiclone atlantico inizia in questo periodo la
sua espansione verso il continente europeo, ma ciò avviene per successivi
impulsi. Ne conseguono fasi di tempo mite e sereno e fasi di ritorno di freddo,
pioggia e, qualche volta neve. L'Anticiclone russo, invece, responsabile dei
marcati afflussi di aria fredda, tende a frazionarsi sino a dissolversi
completamente entro la prima parte della stagione. Con il progressivo
modificarsi della distribuzione della pressione (e di conseguenza della
circolazione atmosferica), le grandi perturbazioni provenienti dall'Atlantico
tendono a seguire traiettorie sempre più settentrionali: eccole sempre più
frequenti e durature fasi di tempo buono sulle regioni meridionali e centrali
della penisola, mentre sulle regioni settentrionali, interessate dalle parti
meridionali delle perturbazioni che transitano sull'Europa centrale, possono
permanere fasi di tempo incostante e variabile. Il periodo centrale della
stagione primaverile è caratterizzato da un generale aumento dell'instabilità
dell'aria con la formazione di nubi cumuliformi ad evoluzione diurna e tipici
rovesci e temporali seguiti da rapide schiarite.
L'estate è determinata dal predominio dell'anticiclone atlantico che, pur
mantenendo il suo massimo in prossimità delle Isole Azzorre, si estende fino ad
interessare tutta l'Europa sud-occidentale, parte di quella centrale e quasi
tutto il Mediterraneo. La debole circolazione fa sì che l'aria ristagni inerte
anche per lunghi periodi; inoltre, il fenomeno della subsidenza, cioè il lento
abbassarsi degli strati d’aria superiori e la conseguente compressione di quelli
a contato col suolo, ne provoca un graduale surriscaldamento. Queste condizioni
contribuiscono unitamente alla serenità del cielo e alla maggiore elevazione del
Sole sull'orizzonte, a far salire ovunque sensibilmente la temperatura, che
risulta più alta laddove il riscaldamento trovi condizioni ambientali più
favorevoli (per esempio nella Pianura Padana, specie nel settore centrale, e
nelle regioni meridionali del penisola). Per la particolare stabilità
atmosferica, in estate si ha la prevalenza di venti di brezza, questi, siano di
terra, di mare o di lago, costituiscono un gradito sollievo all'afa estiva in
quanto mitigano sensibilmente gli eccessi termici caratteristici della stagione.
La nuvolosità, dovuta soprattutto al surriscaldamento diurno, è prevalentemente
costituita da nubi cumuliformi; il ripetersi giornaliero di tale nuvolosità (che
si addensa specialmente lungo i rilievi montuosi) è indice di tempo
stabile.
L'autunno inizia solitamente quando una perturbazione, seguita da una
marcata corrente d'aria fredda, è dotata di sufficiente energia per scendere
abbastanza a sud, invadendo il Mediterraneo occidentale e centrale. Con tale
evento, l'Italia inizia ad essere interessata da maltempo tipico di questa
stagione di transizione e ciò accade il più delle volte nella seconda metà di
settembre. L'attenuazione delle alte pressioni e l'abbassamento della
traiettoria delle basse pressioni avviene per gradi irregolari, ma col procedere
del mese di settembre, l'influenza benefica dell'anticiclone si fa sempre più
debole, mentre prendono sempre più vigore le perturbazioni atlantiche: ecco le
prime fasi di moderato maltempo, sino alla prima vigorosa perturbazione della
seconda metà di settembre che segna definitivamente l'inizio della stagione
autunnale. In seguito, caratteristiche diventano le depressioni sul Mar Ligure e
sul Tirreno e quelle mediterranee, che portano condizioni di maltempo. Questo
assume una particolare intensità allorquando nelle aree di bassa pressione
confluiscono masse d'aria fredda di origine polare e masse d'arie calda e umida
di origine mediterranea o tropicale: ecco perché, sulla maggior parte delle
regioni italiane, l'autunno è la stagione più piovosa dell'anno. Solo verso la
metà di novembre i lineamenti generali del tempo tendono ad accostarsi sempre
più a quelli del tipo invernale.
GLI OTTO PRINCIPALI TIPI DI TEMPO
Sull'Italia si instaurano otto principali tipi di tempo, anche se per la
moltitudine dei diversi climi italiani, possono risultare diversi da come
verranno descritti.
Prima situazione tipica: anticiclone su Penisola Iberica, Francia,
Mediterraneo occidentale e Italia. Le perturbazioni atlantiche ruotano attorno
alla zona di alta pressione in senso orario, interessando principalmente
l'Europa centrale e settentrionale. Sul Mediterraneo occidentale e sull'Italia,
tale situazione apporta aria tropicale, cioè secca, stabile e abbastanza calda,
con cielo in prevalenza sereno e temperature relativamente alte. Le catene
montuose sono orlate da imponenti ammassi nuvolosi del genere cumuliformi a
evoluzione diurna. Questa situazione costituisce una delle più classiche
situazioni estive: può tuttavia presentarsi anche nella tarda primavera; essa
può persistere a lungo, talvolta anche due, tre settimane.
Seconda situazione tipica: anticiclone sull'Europa centrale. Una vasta area
anticiclonica occupa gran parte dell'Europa con centro per lo più tra le Alpi e
la Danimarca. Le perturbazioni a grande scala influenzano soprattutto l'Europa
settentrionale. Sull'Italia, le condizioni atmosferiche risultano buone; solo
sul versante adriatico italiano può talvolta presentarsi una scarsa nuvolosità
per afflussi freddi da n/e. La temperatura risulta piuttosto mite in estate e
notevolmente inferiore ai valori normali in inverno (il versante adriatico
risulta comunque più fresco o più freddo del versante tirrenico). Di solito, con
una tale situazione, in inverno si hanno sulla Pianura Padana le più estese e
persistenti formazioni nebbiose. Anche questo tipo di tempo può prolungarsi per
lunghi periodi: talvolta, in estate principalmente, anche per diverse
settimane.
Terza situazione tipica: anticiclone sul Mediterraneo occidentale.
Situazione simile a quella precedente, con la sola differenza che tutto il campo
delle alte pressioni si trova spostato più a sud: il centro dell'area delle alte
pressioni viene così a trovarsi sul Mediterraneo occidentale, e le perturbazioni
atlantiche transitano sul continente a latitudini più basse venendo ad
influenzare, sia pure in parte, anche zone dell'Europa centrale. Le condizioni
sull'Italia si presentano buone, con cielo in prevalenza sereno; i venti
risultano deboli o assenti e lungo i litorali a regime di brezza. Le temperature
al suolo risultano superiori a valori medi normali del periodo. In estate,
pertanto, possono essere raggiunte le temperature più alte dell'anno. Anche una
tale situazione può persistere molto a lungo: è quella che caratterizza per lo
più il periodo estivo, soprattutto dei suoi primi due mesi.
Quarta situazione tipica: fascia di alte pressioni sull'Europa centrale. Le
alte pressioni sull'Atlantico (anticiclone delle Azzorre) si congiungono,
attraverso una fascia o corridoio di alte pressioni sull’Europa centrale, con
l'anticiclone russo-siberiano con centro nella Russia. Le perturbazioni,
provenienti dall'oceano, si muovono lungo il bordo settentrionale della fascia
anticiclonica. Sull'Italia il tempo risulta buono, ma freddo in inverno e fresco
in estate per lo spirare di venti da nord/est e le temperature risultano quasi
ovunque inferiori ai valori normali del periodo. Tale situazione si presenta per
lo più nella tarda estate e ha, in media, una frequenza piuttosto bassa; la sua
durata può oscillare mediamente dai sette ai dieci giorni. La fine della
situazione è denunciata da una diminuzione della pressione tra i due anticicloni
atlantico e russo. Le perturbazioni del Nord Atlantico piegano, raggiunta la
Francia, verso sud/est, cioè verso l'Italia, dove apportano condizioni di
spiccato maltempo.
Quinta situazione tipica: depressione da nord/ovest. E' una delle
situazioni più tipiche dell'autunno e dell'inverno, alla quale si perviene,
molto spesso, da quella precedente. Allorquando si verifica la "rottura" della
fascia delle alte pressioni sull'Europa centrale, le perturbazioni, giunte sul
continente, piegano verso sud/est, entrando nel Mediterraneo. Le singole
perturbazioni o gruppi di perturbazioni si susseguono a ritmi più o meno
regolari apportando sull'Italia periodi, anche lunghi, di maltempo e brusche
variazioni di temperatura. Solitamente questa è la situazione meteorologica
peggiore per l'Italia.
Sesta situazione tipica: anticiclone sull'Europa nord-occidentale. Si
presenta quando un anticiclone occupa gran parte dell'Europa nord-occidentale,
con il massimo di pressione sulla Scandinavia o sulla Finlandia, mentre sul
Mediterraneo si ha una zona di basse pressioni, talvolta con vari minimi. In
tali condizioni, i venti a componente settentrionale che spirano
dall'anticiclone portano sul Mediterraneo masse d'aria fredda o addirittura
artica che, venendo a contatto con le masse più calde caratteristiche del
Mediterraneo, generano, sulla sua estremità occidentale, una serie si corpi
nuvolosi e perturbazioni. Queste si succedono con ritmo rapido, seguendo tutte
la medesima traiettoria verso levante, dirigendosi cioè verso la nostra
penisola. Le condizioni del tempo risultano ovunque cattive, specialmente sulle
regioni tirreniche. Questa situazione ha la maggiore frequenza d'inverno e la
minore d'estate; può durare anche per parecchi giorni.
Settima situazione tipica: basse pressioni sul Mediterraneo occidentale e
sul Tirreno. Questa situazione, che si presenta spesso nei mesi autunnali ma
soprattutto in quelli invernali, è caratterizzata da una zona di basse
pressioni, con vari minimi, stazionante talvolta anche sino ad una quindicina si
giorni sul Mediterraneo occidentale e sul Tirreno. Le regioni dell'Europa
orientale risultano interessate allo stesso tempo da una vasta area di alte
pressioni. Le perturbazioni che si originano sull'Africa nord-occidentale, si
dirigono velocemente verso l'Italia ma, per l'azione di blocco delle alte
pressioni che si estendono dal mediterraneo orientale alla Russia, giunte
all'altezza della Sardegna, rallentano, si avvicinano l'una all'altra, piegano
verso nord e risalgono la penisola. Si determina così sul nostro Paese un
periodo piuttosto lungo di spiccato maltempo, con piogge a carattere continuo o
quasi e temperature decisamente superiori ai valori caratteristici del periodo.
Con questa situazione, per i persistenti venti meridionali lungo tutto il Mare
Adriatico, si ha il caratteristico fenomeno dell'acqua alta sulle lagune venete,
soprattutto quando alla componente meteorologica si sovrappone anche la
componente astronomica.
Ottava situazione tipica: depressione sul Mar Ligure. E' una situazione
tipica della regione climatica italiana, caratterizzata da una bassa pressione
sul Mar Ligure, associata di solito ad una vecchia perturbazione di origine
atlantica. Le formazioni di basse pressioni sul Mar Ligure (dette anche
"depressioni sottovento alle Alpi") sono strettamente legate alla presenza
dell'imponente catena alpina e ad un energica invasione di aria fredda sul
Mediterraneo occidentale proveniente dalla così detta "porta del mistral". La
violenta corrente d'aria (che dalla valle del Rodano dilaga verso il Golfo del
Leone e nel Mediterraneo occidentale),provoca infatti una forte diminuzione
della pressione, sino alla formazione di una ben definita area depressionaria
sul Mar Ligure. Il forte afflusso di aria fredda segue per lo più una vecchia
perturbazione di origine atlantica: all'altezza delle Alpi occidentali tale
perturbazione si spezza in due, e mentre la parte settentrionale prosegue verso
nord-est, la parte meridionale, associata alla depressione originatasi nel Mar
Ligure, si rinforza e si dirige verso sud-est. L'evoluzione di questa
perturbazione risulta piuttosto lenta; su tutte le regioni italiane si hanno
condizioni di marcato maltempo. La depressione intanto, continuando il suo
autonomo movimento verso sud-est, chiude il suo ciclo sul Mare Egeo
(generalmente): mentre sulle regioni settentrionali e su quelle del versante
tirrenico della Liguria e della Campania si ha pertanto, dopo il transito della
perturbazione, un generale e rapido miglioramento delle condizioni del tempo,
sulle altre regioni italiane il cattivo tempo può persistere anche diversi
giorni.
Da come si è potuto notare il clima italiano dipende essenzialmente de tre
fattori dominanti: l’anticiclone atlantico (o anticiclone delle Azzorre), le
depressioni mediterranee (autonome o che dipendono da altre più settentrionali)
e l'anticiclone russo-siberiano. Per questi fattori e per altri (come la
presenza della catena alpina e appenninica, la posizione geografica, …) il clima
italiano, come già detto prima, è molto
vario. _______________________________
- CLIMA DEL MEZZOGIORNO Ubicata in pieno ambiente mediterraneo, la
penisola italiana presenta sensibili diversità climatiche in dipendenza della
notevole estensione nel senso della latitudine e della
accentuata caratterizzazione marittima ed orografica del territorio. -
GENERALITA' SUL CLIMA ITALIANO A determinare il clima del Mezzogiorno
intervengono: - la posizione astronomica, compresa tra i 36° e i 47° N di
latitudine, sede di un fronte di convergenza da Nord e da Sud di masse d'aria
di contrastanti caratteristiche termodinamiche; - la posizione geografica,
gravante sul lato occidentale della grande massa dei vecchi
continenti, prossima all'oceano Atlantico e all'Africa settentrionale; -
la estensione della penisola, in direzione Nord-Sud per oltre 10° di
latitudine; - la marittimità del clima, per la forma stretta e lunga della
penisola nel mare Mediterraneo; - la montuosità del territorio, influente in
particolare sul clima invernale, con la barriera dell'arco alpino a
protezione dei venti freddi provenienti dal I e dal IV quadrante e con la
dorsale appenninica a riparo del versante tirrenico dai venti freddi da
Nord-Est. Ne risulta che la penisola presenta mediamente un clima temperato
mediterraneo, ma con aspetti di continentalità al Nord, oceanicità al centro
e più netta mediterraneità al Sud. La stagionalità dei suoi eventi
meteorologici é legata alla variazione dell'angolo di incidenza dei raggi solari
sulla superficie terrestre che, per fare l'esempio della latitudine di Roma,
va dal valore max di 71°33' del 21 luglio, solstizio di estate, al valore min
di 24°39' del 21 dicembre, solstizio di inverno. Ne consegue uno spostamento
ciclico stagionale in senso meridiano dell'intero sistema
atmosferico, segnatamente del fronte intertropicale di convergenza degli
alisei, della fascia subtropicale delle alte pressioni e della corrente a
getto subtropicale di provenienza occidentale fluente nella troposfera sulla
verticale della fascia stessa. L'andamento stagionale di tali eventi è
evidenziato nelle Figg. 2 (a) e (b) che forniscono le due condizioni medie
invernale ed estiva. FIG. 2 (a) e (b). Distribuzione media della pressione
barometrica di superficie e del vento nel bacino del Mediterraneo e in Africa
in gennaio (a) e in luglio (b). E’ indicata la posizione della corrente
a getto tropicale e di quella subtropicale, del fronte intertropicale di
convergenza e di quello mediterraneo. Notare come l’intero sistema
atmosferico risulti spostato a Nord durante l’estate. In termini di pressione
barometrica, il bacino mediterraneo ricade in inverno tra il nucleo di
alta pressione delle Azzorre, di debole valore in tale stagione, e quello
ampio e freddo gravitante sul continente asiatico. La loro influenza si
alterna sulla penisola italiana determinando inverni più o meno freddi.
L'affermarsi del clima freddo-umido invernale avviene rapidamente in autunno
quando, a seguito del generale raffreddamento dell'atmosfera a nord
dell'equatore, il nucleo permanente delle Azzorre si contrae lasciando libero
accesso nel bacino del mediterraneo alle masse d'aria fredda di provenienza
nord-atlantica (Fig. 3). FIG. 3 - Famiglia di cicloni sul Nord-Atlantico e
sll’Europa in una frequente situazione dell’autunnoinverno. Le perturbazioni
raggiungono l’Italia attraverso la sella di bassa pressione che
taglia diagonalmente l’Europa (Bernacca, 1972). 18 La linea di confine
tra tali masse d'aria e quelle calde provenienti dal Sahara e dirette a Nord-Est
si ritrova mediamente nel settore centro-orientale del bacino mediterraneo
alla latitudine di 35°N. Sulla verticale di tale fronte, cosiddetto
mediterraneo, si instaura un ramo secondario della corrente a getto polare
dal cui fluire dipende il formarsi e il dislocarsi di larga parte dei nuclei
depressionari della regione. Il contrasto tra la temperatura dei venti
nord-occidentali e quella relativamente più elevata della superficie del
Mediterraneo determina una condizione di instabilità convettiva sul fronte
freddo con conseguente accentuazione degli eventi piovosi di origine frontale
e orografica. Esempi esaperati di evoluzione di tali sistemi barometrici sono
i ricorrenti catastrofici eventi piovosi autunnali legati all'incontro e al
successivo sollevamento delle masse d'aria provenienti da Nord e da Sud,
in corrispondenza della depressione del golfo di Genova (Fig. 4). FIG. 4 -
Particolare situazione autunno-invernale causa di forti precipitazioni sull'alto
Tirreno dovute al contrasto dell'aria fredda proveniente da Nord-Est e quella
calda proveniente da Sud-Ovest (Bernacca, 1972). D'estate, in forza
dell'accresciuto apporto termico solare, l'intero sistema risulta spostato
a Nord; il fronte intertropicale di convergenza si colloca sul continente
africano sino alla latitudine del tropico del cancro, mentre il nucleo
permanente di alta pressione delle Azzorre é rafforzato espandendosi sul
bacino mediterraneo. I venti occidentali sono forzati a fluire verso est su
latitudini superiori ai 50° lasciando condizioni di tempo sereno sulla
regione mediterranea (Fig. 5). Lo spostamento dei nuclei depressionari
viaggianti sui venti da nord-est é ostacolato dalle barriere rappresentate
dai grandi rilievi montagnosi del centro Europa, e,in particolare per l'Italia,
dall'arco alpino. FIG. 5 - Famiglia di cicloni sul Nord-Atlantico e sul
Nord-Europa nella tipica situazione estiva. Le perturbazioni ruotano al bordo
del nucleo di alta pressione delle Azzorre al massimo della sua espansione
(Bernacca, 1972). Su scala locale, in contrasto con il descritto andamento
medio generale, ha grande peso sulla dinamica atmosferica di superficie il
regime di brezza che condiziona, dato il notevole sviluppo delle coste, le
pianure litoranee della penisola e delle grandi isole. Durante le ore diurne,
infatti, i terreni della fascia costiera si riscaldano più velocemente della
massa d'acqua marina dando origine, nell'atmosfera che li sovrasta, ad una
banda di leggera bassa pressione la quale, se le condizioni orografiche
dell'interno lo consentono, richiama aria marina umida finanche ad alcune decine
di chilometri all'interno. Al seguito di più o meno estesi nuclei di bassa
pressione di origine africana in movimento verso Nord-Est può anche
determinarsi, a scala regionale e in contrasto con il descritto andamento
generale, il passaggio sulla penisola di aria calda a contenuto idrico il più
vario. Più elevata é infatti la velocità del vento, minore risulta la
quantità di umidità estratta dalla superficie del mare (scirocco secco e
scirocco umido). Circa il regime pluviometrico, la penisola italiana
presenta, con esclusione dell'arco alpino, un netto minimo estivo. Di contro,
il massimo delle precipitazioni é presente con una unica punta massima
durante l'inverno nelle regioni più meridionali della penisola, mentre nelle
regioni centrali mostra un massimo principale in autunno ed uno secondario in
primavera. Il valore di quest'ultimo cresce e si sposta verso l'estate
salendo alle regioni settentrionali fino a divenire unico massimo annuale in
estate nelle zone alpine (Fig. 6). L'arco alpino al confine nord della penisola
e la dorsale appenninica estendentesi lungo tutto il suo asse meridiano
determinano estesi fenomeni di sollevamento orografico delle masse d'aria in
arrivo sull'intero territorio. La rilevante entità del sollevamento e del
contenuto igrometrico delle masse d'aria in spostamento sulla penisola specie
nel periodo invernale, condizionano fortemente il clima dell'interno ed il
regime delle piogge, le cui isoiete ricalcano vistosamente l'andamento dei
rilievi. 19 FIG. 6 - Tipi di regime pluviometrico in Italia (Eredia,
1908). 4.2- REGIONI CLIMATICHE Considerazioni di ordine storico, economico
e fisico collocano l'ideale confine nord del Mezzogiorno d'Italia
sull'allineamento che, tagliando la latitudine di 42° N, collega le città di
Roma e Pescara sui due versanti della penisola. Ne fanno parte anche le due
grandi isole, Sicilia e Sardegna, quasi a chiudere in cerchio il mare Tirreno
sede delle tipiche depressioni sottovento di cui si é in precedenza fatto
cenno. Per quanto riguarda in particolare gli aspetti fisici, il clima del
Mezzogiorno si differenzia sensibilmente da quello del resto d'Italia per la
più spiccata mitezza dovuta alla più diretta influenza delle masse d'aria di
provenienza nord-africana e all'effetto termoregolatore operato dal mare
per l'elevato sviluppo costiero. Nonostante la sostanziale unitarietà
climatica, la meteorologia del Mezzogiorno presenta non trascurabili varianti
determinate dall'estendersi lungo tutta la sua lunghezza di una
struttura orografica molto differenziata per altitudine e orientamento dei
versanti (Fig. 7). FIG. 7 - Oro-idrografia del Mezzogiorno
d'Italia. Vengono comunemente distinte le seguenti regioni meridionali: -
Regione adriatica centro-meridionale, sul versante orientale della penisola,
costituita dalle fasce litoranea e subappeninica affacciate sul mare
Adriatico e sul golfo di Taranto. Deve il suo carattere unitario alla
protezione dai venti occidentali operata dalla catena appenninica e ad
un certo carattere di continentalità conferito, specie in inverno, dai venti
freddi e umidi da est. Verso sud, oltre il Gargano, l'Appennino scende di
quota e il clima diviene sempre più marittimo e mediterraneo. - Regione
tirrenica centro-meridionale, distesa sul versante occidentale della penisola, é
protetta dai venti freddi da est e aperta a quelli da ovest di provenienza
oceanica. Nella parte più a Nord dove l'Appennino é caratterizzato dai
rilievi più accentuati, il versante tirrenico presenta una temperatura
mediamente superiore a quella adriatica. Il livellamento estivo delle
pressioni tende ad annullare la diversità climatica tra le due regioni. -
Regione appenninica interna, costituente la spina dorsale della penisola. Le sue
condizioni prevalenti - segnate da una altitudine minima di 600-800 metri
s.l.m. e da numerose punte intorno ai 2000, o intorno ai 3000 come in Abruzzo
ed in Sicilia - risentono del tempo dei due opposti versanti, ma in
prevalenza di quello tirrenico più esteso. La piovosità, prevalentemente da
sollevamento orografico, é proporzionale alle notevoli altitudini, mentre scarso
risulta l'effetto marittimo. Si precisa che tale regione é stata esclusa
dalla Carta per lo scarso interesse irriguo del territorio e per le limitate
possibilità di analisi spaziale del fenomeno evapotraspirativo dovute
all'esiguo numero di stazioni meteo funzionanti a tali quote. - Regione
calabro-sicula, con carattere nettamente mediterraneo. I sistemi montuosi
dell'interno conferiscono alla regione una variabilità meteorologica
particolare, che vede, specie in Calabria, ambienti litoranei di aspetto
subtropicale contrapposti, a distanza di poche decine di chilometri, ad
ambienti montani di carattere quasi alpino. - Regione sarda. Posta alla
stessa latitudine della regione tirrenica centro-meridionale, presenta
un clima alquanto diverso per la sua insularità e per essere più esposta ai
venti di provenienza nord-atlantica. 20 4.3-DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
DEI FATTORI METEOROLOGICI NEL MEZZOGIORNO Al fine di mettere più
facilmente in evidenza le principali caratteristiche della
distribuzione spaziale e temporale dei diversi fattori meteorologici, viene
fatto riferimento: - alla cartografia disponibile in materia sulla
letteratura tecnica specializzata che, per comodità di consultazione, viene
riportata nel testo in scala e dettaglio opportunamente contenuti; - alla
meteorologia di un certo numero di stazioni selezionate dal novero di quelle
utilizzate nella redazione della Carta (più 5 stazioni montuose dell'interno
non utilizzate nella Carta trovandosi a quota > 500 m s.l.m. e 2 stazioni
che, pur essendi di quota < 500 m s.l.m., non sono state utilizzate nella
Carta per una certa incompletezza delle serie storiche). Le stazioni considerate
sono quelle individuate lungo 5 allineamenti esemplificativi di profili
climatici attraversanti la parte meridionale della penisola e le isole
maggiori in corrispondenza delle zone ad orografia più accentuata (Fig. 8): -
profilo Lazio-Abruzzo, alla latitudine approssimata di 42°N, sull'allinemento
tra Roma e Pescara, attraverso il complesso montano del Velino; - profilo
Campania-Puglia, alla latitudine approssimata di 41°N, sull'allineamento tra
Napoli e Bari, attraverso l'altopiano della Irpinia; - profilo Calabria,
alla latitudine approssimata di 39°N, sull'allineamento tra Belvedere Marittimo
e Isola Capo Rizzuto attraverso i monti della Sila; - profilo Sardegna,
alla latitudine approssimata di 39°N, sull'allineamento tra i Capi Frasca
e Bellavista, attraverso i monti del Gennargentu; - profilo Sicilia, alla
latitudine approssimata di 37°N, sull'allineamento tra Sciacca e
Catania, attraverso i monti Erei. FIG. 8 - Stazioni meteorologiche e
allineamenti relativi alla distribuzione geografica dei principali fattori
meteorologici influenzanti l'evapotraspirazione (vedere cap. 4.3). I dati
meteorologici mensili vengono forniti nelle Tabb. I-X per singola stazione e in
forma media per ciascun profilo in modo da facilitare, pur considerata una
certa grossolanità dei raggruppamenti, l'esame dei vari fattori meteorologici
nel senso meridiano e della longitudine. Notare che negli allineamenti sono
incluse anche alcune stazioni di quota superiore a quella limite fissata
per le stazioni della Carta. Ciò per dare, attraverso le relative medie, un
quadro più completo del reale andamento climatico degli allineamenti nel
senso della longitudine. Poichè però non è stato possibile selezionare per
tutti gli allineamenti stazioni di quota superiore al limite sopra detto, si
sono date nelle tabelle anche le medie escludenti tali stazioni di quota
superiore, rendendo così più evidente l'andamento climatico degli
allineamenti nel senso della latitudine. Il quadro relativo ai profili é
completato dai dati di alcune stazioni di caratteristiche climatiche estreme,
in particolare: - 2 stazioni di montagna, a regime termico medio annuo
minimo, ai limiti del Mezzogiorno rispettivamente superiore (Pescocostanzo) e
inferiore (Trepidò); - 2 stazioni di collina-pianura rispettivamente a regime
termico medio annuo minimo (Norcia, ricadente al limite nord del mezzogiorno)
e massimo (Gela, ricadente al limite sud). TEMPERATURA DELL'ARIA (Figg. 9-13;
Tabb.I-VI). Tra i parametri meteorologici di più corrente rilevamento, la
temperatura dell'aria rappresenta la più diretta espressione sensibile
del bilancio energetico di superficie. Le cause che ne condizionano la
distribuzione geografica sono numerose. A parte le variazioni legate ai
movimenti dell'atmosfera a grande scala sulle quali si é fatto 21 in
precedenza cenno, ve ne sono altre legate alla geografia dei luoghi quali
altitudine, latitudine, marittimità, ecc. La caratteristica più evidente é
la tendenza delle isoterme a disporsi secondo le isoipse per effetto del
raffreddamento adiabatico. L'entità della diminuzione della temperatura
dell'aria con l'aumento della quota varia con le caratteristiche delle masse
d'aria intercettate dalle pendici, ecc., assumendo per le varie regioni del
Mezzogiorno i seguenti valori medi annui: Meridione peninsulare = °C/100m
0,68 Sicilia = °C/100m 0,57 Sardegna = °C/100m 0,52 La tendenza delle
isoterme a conformarsi secondo l'orografia del territorio é evidentemente
più accentuata nelle aree interessate dai massimi rilievi. Facendo
riferimento alle temperature vere, cioè non ridotte al livello del mare per
non tenere conto del raffreddamento adiabatico, le temperature più basse si
manifestano infatti in corrispondenza dei grandi sistemi dell'Appennino Centrale
(Gran Sasso, Maiella e Matese), dell'Appennino Meridionale (Pollino, Sila e
Aspromonte), dei Nebrodi- Etna e del Gennargentu rispettivamente in Sicilia e
in Sardegna . L'influenza dell'altitudine é più marcata nei mesi invernali,
durante i quali la differenza di temperatura tra le alte e le basse quote
é proporzionalmente maggiore. FIG. 9 - Temperatura media annua non
corretta (Ministero LL.PP., Servizio Idrografico, 1969;
ridisegnata). Facendo riferimento alla temperatura media annua (Fig. 9), i
valori inferiori ai 5° si registrano solo in corrispondenza dei rilievi più
elevati dell'Appennino centrale, del Pollino e dell'Etna, mentre
le temperature superiori ai 18°, che sulla penisola compaiono in poche e
ristrette aree dei litorali campani, pugliesi e calabresi, interessano in
Sicilia aree più numerose ed estese verso l'interno, mentre non compaiono
affatto in Sardegna, dove i valori registrati non vanno oltre la isoterma
dei 17°. Nella fascia di bassa pianura o collinare interessata alla Carta le
temperature si estendono dai 12,9 °C di Balze S. Lucia in Abruzzo ai 19,5° di
Gela in Sicilia (Tab. II), mentre la maggior parte del territorio compresa
tra tali estremi si colloca tra le isoterme di 14° e 16° nel meridione
peninsulare e tra le isoterme di 16° e 18° nelle grandi isole. La fascia
litoranea tirrenica presenta, specie in inverno, temperature più elevate di
quella adriatica. Tale differenza tende a scomparire scendendo di latitudine.
La isoterma dei 15°, che già é presente con continuità sin dalla costa ligure,
compare sul litorale adriatico solo all'altezza dell'Abruzzo, mentre la
isoterma dei 18°, che é già presente sul litorale poco a sud di Napoli, manca
del tutto sul versante adriatico ma ricompare in più punti sul versante
ionico e più consistentemente sul perimetro litoraneo della Sicilia. Nelle
Figg. 10 e 11 viene dato l'andamento semplificato delle isoterme medie di
gennaio e di luglio non corrette per l'intera penisola. FIG. 10 -
Temperatura media di gennaio non corretta (Ministero LL.PP., Servizio
Idrografico, 1969). FIG. 11 - Temperatura media di luglio non corretta
(Ministero LL.PP., Servizio Idrografico, 1969). In un territorio montuoso
come il Mezzogiorno d'Italia l'effetto della latitudine sul regime termico
risulta a prima vista alquanto nascosto. Si può notare peraltro come, sempre per
i territori a quota inferiore ai 500 metri s.l.m., la media annua aumenti
progressivamente dai 14,5° dell'allineamento Lazio-Abruzzo, ai 17,1°
dell'allineamento Sicilia (Tab. II) e, sempre rispetto a 22 questi due
allineamenti, da 19,6° a 21,9° per media annua delle massime (Tab. III) e da
9,4° a 12,2° per la media annua delle minime (Tab. IV). Per le stazioni
estreme di Norcia a Nord e di Gela a Sud le temperature massime e quelle
minime medie annue (Tabb. III-IV) risultano rispettivamente di 17,8° e 24,3°
e di 5,3° e 14,7°. La variazione mensile della temperatura nel corso dell'
anno presenta una ciclicità di andamento piuttosto regolare in tutte le
località del Mezzogiorno mostrando, sia per le minime medie che per
le massime medie, il valore inferiore in gennaio e quello più elevato nei
mesi di luglio o agosto a seconda delle stazioni (Fig. 12). In particolare,
facendo ancora riferimento alle stazioni di quota < 500 m s.l.m. (comprese
le 2 stazioni di cui alla nota 1 di Tab. I) degli allineamenti sopra citati,
si rileva per quello Lazio-Abruzzo una temperatura media mensile crescente da
6,5° a gennaio a 23,0° in luglio-agosto e per l'allineamento Sicilia una
temperatura media mensile di 10,0° in gennaio e di 25,5° in agosto (Tab. II).
La temperatura massima media mensile (Tab. III) varia per
l'allineamento Lazio-Abruzzo dai 10,6° di gennaio ai 29,1° di luglio-agosto e
per l'allineamento Sicilia dai 13,6° di gennaio ai 31,4° di luglio. La minima
media mensile (Tab.IV) va, dal canto suo, dai 2,3° di gennaio ai 17,0° di
agosto nell'allineamento Lazio-Abruzzo e dai 6,4° di gennaio ai 19,7° di
luglio nell'allineamento Sicilia. Fig. 12 – Andamento della temperatura
media mensile in alcune località del Mezzogiorno (per le loro coordinate vedi
Tab. I). Temperatura media
mensile 0 5 10 15 20 25 30 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
12 mesi °C ROMA GELA LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 41 41°47'
12°14' 2 AM Guidonia 28 42°00' 12°44' 83 AM Balze S.Lucia (1) 16 42°17'
13°01' 540 SI L'Aquila f.c. 42°21' 13°24' 735 SI Penne 8 42°28' 13°55' 438
SI Pescara 10 42°26' 14°11' 16 AM CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 92 40°58'
14°06' 25 AgMez Capua-Grazzanise 85 41°04' 14°05' 8 AM Caserta 87 41°04'
14°20' 90 SI Benevento 76 41°08' 14°46' 170 SI Ariano Irpino f.c. 41°09'
15°05' 794 SI Minervino Murge 83 41°05' 16°05' 445 SI Corato f.c. 41°09'
16°24' 230 SI Bari Palese 77 41°08' 16°47' 45 AM CALABRIA Belvedere
Marittimo 153 39°37' 15°51' 10 SI Bonifati 154 39°35' 15°54' 480
AM Fagnano Castello (1) 156 39°34' 16°03' 516 SI Crotone-Isola Capo R. 164
39°00' 17°04' 6 AM SARDEGNA Capo Frasca 208 39°45' 08°27' 92 AM Meanasardo
f.c. 39°57' 09°04' 585 SI Sarcidano f.c. 39°49' 09°37' 699 SI Capo
Bellavista 204 39°56' 09°43' 156 AM SICILIA Sciacca 253 37°31' 13°05' 129
AM Racalmuto 256 37°24' 13°44' 475 SI Enna f.c. 37°34' 14°07' 950
SI Catania-Sigonella 255 37°24' 14°56' 18 AM STAZIONI ESTREME
Pescocostanzo f.c. 41°53' 14°04' 1395 SI Trepidò f.c. 39°12' 16°40' 1295
SI Norcia f.c. 42°48' 13°06' 604 SI Gela 263 37°03' 14°15' 45 SI f.c.:
stazioni fuori Carta per quota > 500 m s.l.m. o per numero insufficiente
degli anni di misura. (1) : stazioni eccezionalmente incluse nella Carta
nonostante siano a quota > 500 m s.l.m. Stazione gen feb mar apr mag giu
lug ago set ott nov dic ANNO LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 8,6 9,4 10,6
13,2 16,9 20,6 23,2 23,3 20,7 16,8 12,9 9,5 15,5 Guidonia 7,2 8,4 10,3 12,8
17,0 20,9 23,7 23,7 20,5 15,9 11,5 8,4 15,0 Balze S.Lucia 5,1 5,9 7,8 10,9
15,3 18,5 21,1 21,4 18,6 14,4 9,6 6,2 12,9 L'Aquila 2,0 3,6 7,0 11,3 15,0
19,1 22,0 21,8 18,6 13,1 8,1 3,7 12,1 Penne 5,4 6,7 9,6 13,6 17,1 21,6 24,3
24,2 20,8 15,6 11,2 7,2 14,7 Pescara 6,1 7,4 9,3 12,4 16,5 20,3 22,7 22,6
19,6 15,4 11,3 7,5 14,2 MEDIA 5,7 6,9 9,1 12,3 16,3 20,2 22,8 22,8 19,8 15,2
10,7 7,1 14,1 MEDIA (escl. L'Aquila) 6,5 7,5 9,5 12,5 16,5 20,4 23,0 23,0
20,0 15,6 11,3 7,7 14,5 CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 7,0 7,8 9,7 11,6
15,8 19,1 21,7 21,8 19,4 15,4 10,6 8,2 14,0 Capua-Grazzanise 8,1 8,8 10,7
12,8 16,9 20,6 22,9 23,2 20,8 16,6 12,3 9,3 15,2 Caserta 9,8 10,9 12,8 15,4
19,9 23,3 25,9 25,8 23,0 18,7 14,2 10,8 17,5 Benevento 6,9 8,2 10,1 13,0 17,8
21,5 24,2 23,6 20,9 15,8 11,5 8,2 15,1 Ariano Irpino 2,2 3,4 5,9 9,3 13,1
17,3 20,4 20,4 17,3 12,3 7,6 3,5 11,0 Minervino Murge 6,1 6,4 9,2 12,4 17,3
21,3 23,7 23,5 20,1 14,9 10,7 7,4 14,4 Corato 8,5 8,9 10,2 13,2 18,2 21,9
24,3 23,8 20,8 15,4 11,9 9,2 15,5 Bari Palese 8,9 9,5 11,0 13,7 17,8 21,5
23,8 23,8 20,8 17,1 13,5 10,2 15,9 MEDIA 7,2 8,0 9,9 12,7 17,1 20,8 22,9 23,2
20,3 15,8 11,5 8,3 14,8 MEDIA(escl.Ariano I.) 7,9 8,6 10,5 13,1 17,6 21,3
23,8 23,6 20,8 16,3 12,1 9,0 15,4 CALABRIA Belvedere Marittimo 10,5 10,5
11,9 14,1 17,9 21,5 24,1 24,4 21,7 18,2 14,7 11,7 16,8 Bonifati 7,8 8,1 9,7
11,8 16,1 19,6 22,2 22,7 20,2 16,2 12,4 9,2 14,6 Fagnano Castello 6,8 7,5 9,2
12,1 16,6 20,3 22,9 23,3 20,2 15,8 11,8 8,1 14,5 Crotone-Isola Capo R. 9,3
9,7 10,9 13,2 17,5 21,9 24,8 25,0 21,8 17,6 13,8 10,7 16,3 MEDIA 8,6 8,9 10,4
12,8 17,0 20,8 23,5 23,8 21,0 16,9 13,2 9,9 15,6 SARDEGNA Capo Frasca 10,3
10,5 11,6 13,6 17,1 20,8 23,5 24,1 21,9 18,3 14,2 11,4 16,4 Meanasardo 7,3
7,5 9,1 11,9 16,9 20,2 24,1 24,4 20,5 16,1 11,1 8,1 14,7 Sarcidano 6,5 6,7
9,1 11,7 14,8 20,1 23,4 23,2 20,5 15,9 11,2 7,8 14,2 Capo Bellavista 11,1
11,2 12,3 14,2 17,6 21,3 24,4 24,9 22,3 18,6 15,1 12,1 17,1 MEDIA 8,8 9,0
10,5 12,8 16,6 20,6 23,8 24,1 21,3 17,2 12,9 9,8 15,6 MEDIA(escl.Sarcidano)
9,6 9,7 11,0 13,2 17,2 20,7 24,0 24,4 21,5 17,7 13,4 10,5
16,1 SICILIA Sciacca 11,3 11,4 12,6 14,5 18,8 22,3 25,0 25,3 22,9 19,5
15,7 12,5 17,6 Racalmuto 8,3 8,8 10,4 12,9 17,8 22,4 25,1 25,2 21,8 17,1 13,0
9,5 16,0 Enna 4,5 5,0 7,0 10,7 14,8 20,6 23,8 23,2 19,9 14,4 9,8 6,3
13,3 Catania-Sigonella 10,4 11,0 12,2 14,3 18,5 23,1 26,0 26,2 23,4 19,1 14,8
11,7 17,5 MEDIA 8,6 9,0 10,5 13,1 17,5 22,1 25,0 24,9 22,0 17,5 13,3 10,0
16,1 MEDIA (escl. Enna) 10,0 10,4 11,7 13,9 18,3 22,6 25,4 25,5 22,7 18,6
14,5 11,2 17,1 STAZIONI ESTREME Pescocostanzo -0,7 -0,4 2,3 6,0 9,8 14,4
17,1 16,7 13,6 9,1 4,7 0,7 7,8 Trepidò 0,7 1,2 3,3 6,6 10,5 14,8 17,4 17,2
14,5 10,1 6,1 2,2 8,7 Norcia 1,9 4,4 7,1 10,7 15,0 18,4 20,7 20,7 17,5 12,6
7,4 2,8 11,6 Gela 13,3 13,8 15,0 17,0 20,8 23,6 26,0 26,6 24,8 21,4 17,3 14,4
19,5 Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
ANNO LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 12,9 13,8 15,2 17,9 22,0 25,6 28,3 28,4
25,8 21,8 17,3 13,8 20,2 Guidonia 12,2 13,6 15,8 18,8 23,6 27,8 31,2 30,9
27,1 22,0 16,8 13,1 21,1 Balze S.Lucia 9,1 10,1 12,6 15,9 20,8 24,2 27,8 28,1
24,5 19,9 13,8 9,9 18,1 L'Aquila 6,4 8,7 12,7 17,3 21,1 26,1 29,7 29,7 25,7
18,8 12,9 7,7 18,1 Penne 8,6 10,5 13,8 18,4 21,9 26,9 29,8 29,6 25,7 19,7
14,7 10,3 19,2 Pescara 10,2 11,8 13,9 17,6 22,0 25,8 28,5 28,3 24,9 20,3 16,0
11,7 19,3 MEDIA 9,9 11,4 14,0 17,7 21,9 26,1 29,2 29,2 25,6 20,4 15,3 11,1
19,3 MEDIA (escl. L'Aquila) 10,6 12,0 14,3 17,7 22,1 26,1 29,1 29,1 25,6 20,7
15,7 11,8 19,6 CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 12,4 13,1 15,4 17,6 22,0
25,4 28,2 28,5 25,8 21,5 16,4 13,5 20,0 Capua-Grazzanise 12,6 13,5 15,7 18,2
22,7 26,5 29,0 29,0 26,4 21,8 17,2 13,6 20,5 Caserta 13,3 14,7 16,8 20,0 25,2
28,5 31,5 31,4 28,1 23,1 18,2 14,2 22,1 Benevento 10,8 12,3 14,6 18,2 23,9
28,2 31,1 30,5 26,9 21,0 16,0 11,9 20,5 Ariano Irpino 5,7 7,4 10,3 14,0 18,1
22,9 26,2 26,4 22,6 16,9 11,5 7,1 15,8 Minervino Murge 8,7 9,5 12,9 16,5 22,2
26,3 28,9 28,5 24,4 18,5 13,9 10,2 18,4 Corato 11,4 12,2 13,9 17,2 22,6 26,4
29,0 28,2 24,8 19,1 15,4 12,3 19,4 Bari Palese 12,2 13,0 14,8 17,8 22,1 25,8
28,2 28,3 25,1 21,0 17,3 13,5 19,9 MEDIA 10,9 12,0 14,3 17,4 22,4 26,3 28,1
28,9 25,5 20,4 15,7 12,0 19,6 MEDIA (escl.Ariano I.) 11,6 12,6 14,9 17,9 23,0
26,7 29,4 29,2 25,9 20,9 16,3 12,7 20,1 CALABRIA Belvedere Marittimo 13,0
12,9 14,6 17,0 21,2 25,1 28,0 28,8 25,3 21,5 17,3 14,2 19,9 Bonifati 10,1
10,6 12,5 14,8 19,2 22,9 25,7 26,2 23,6 19,1 15,1 11,5 17,6 Fagnano Castello
9,8 10,7 13,0 16,2 21,7 25,6 28,6 29,1 25,6 20,5 15,6 11,2 19,0 Crotone-Isola
Capo R. 12,5 13,2 14,7 17,5 22,6 27,2 30,2 30,2 26,4 21,3 17,3 13,9
20,6 MEDIA 11,4 11,9 13,7 16,4 21,2 25,2 28,1 28,6 25,2 20,6 16,3 12,7
19,3 SARDEGNA Capo Frasca 13,2 13,4 14,6 16,9 20,9 24,6 27,6 28,2 25,8
21,9 17,3 14,1 19,9 Meanasardo 10,6 11,0 13,3 16,6 22,8 26,5 31,3 31,3 26,3
20,7 14,7 11,1 19,7 Sarcidano 10,9 11,4 14,7 17,5 21,1 27,3 31,3 31,0 27,5
22,0 16,2 12,1 20,3 Capo Bellavista 13,7 14,0 15,1 17,3 20,9 24,7 28,0 28,5
25,6 21,6 17,8 14,7 20,2 MEDIA 12,1 12,5 14,4 17,1 21,4 25,8 29,6 29,8 26,3
21,6 16,5 13,0 20,0 MEDIA(escl.Sarcidano) 12,5 12,8 14,3 16,9 21,5 25,3 29,0
29,3 25,9 21,4 16,6 13,3 19,9 SICILIA Sciacca 13,9 14,3 15,7 18,0 22,8
26,6 29,3 29,2 26,3 22,6 18,5 15,2 21,0 Racalmuto 11,6 12,6 14,7 17,9 23,5
28,6 31,6 31,8 27,2 21,9 17,3 13,0 21,0 Enna 7,2 8,0 10,5 14,9 19,5 25,8 29,3
28,4 24,4 17,9 12,6 8,9 17,3 Catania-Sigonella 15,4 16,4 18,0 20,6 25,4 30,1
33,2 33,0 29,7 24,6 20,3 16,7 23,6 MEDIA 12,0 12,8 14,7 17,9 22,8 27,8 30,9
30,6 26,9 21,8 17,2 13,5 20,7 MEDIA (escl. Enna) 13,6 14,4 16,1 18,8 23,9
28,4 31,4 31,3 27,7 23,0 18,7 15,0 21,9 STAZIONI ESTREME Pescocostanzo 3,5
4,0 6,9 10,7 14,6 20,1 23,4 22,7 18,8 13,3 8,3 4,5 12,6 Trepidò 3,8 4,5 7,3
11,2 15,1 20,0 23,0 22,8 19,7 14,3 9,8 5,2 13,1 Norcia 6,0 9,4 13,2 17,1 22,2
25,7 28,8 28,7 24,8 19,2 12,2 6,4 17,8 Gela 17,8 18,5 20,0 22,2 26,0 28,5
30,6 31,1 29,4 26,1 22,0 18,8 24,3 Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago
set ott nov dic ANNO LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 4,2 5,0 6,0 8,4 11,8
15,6 18,0 18,2 15,6 11,8 8,4 5,2 10,7 Guidonia 2,1 3,1 4,8 6,8 10,3 14,0 16,1
16,4 13,9 9,8 6,1 3,6 8,9 Balze S.Lucia 1,1 1,6 3,0 5,8 9,8 12,8 14,3 14,6
12,6 8,8 5,3 2,4 7,7 L'Aquila -2,5 -1,6 1,3 5,3 8,8 12,0 14,2 13,8 11,4 7,3
3,3 -0,3 6,1 Penne 2,2 2,8 5,4 8,7 12,2 16,2 18,7 18,7 15,8 11,5 7,7 4,0
10,3 Pescara 1,9 3,0 4,7 7,1 10,9 14,8 16,8 16,9 14,2 10,5 6,5 3,2
9,2 MEDIA 1,5 2,3 4,2 7,0 10,6 14,2 16,4 16,4 13,9 10,0 6,2 3,0 8,8 MEDIA
(escl. L'Aquila) 2,3 3,1 4,8 7,4 11,0 14,7 16,8 17,0 14,4 10,5 6,8 3,7
9,4 CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 1,6 2,5 4,0 5,6 9,5 12,7 15,2 15,0 12,9
9,3 4,7 2,8 8,0 Capua-Grazzanise 3,5 4,1 5,6 7,4 11,0 14,7 16,8 17,3 15,1
11,4 7,4 4,9 9,9 Caserta 6,3 7,0 8,7 10,7 14,5 18,0 20,3 20,2 17,8 14,2 10,2
7,3 12,9 Benevento 3,0 4,1 5,5 7,7 11,7 14,8 17,3 16,7 14,8 10,6 7,0 4,5
9,8 Ariano Irpino -1,3 -0,6 1,5 4,6 8,0 11,7 14,5 14,3 11,9 7,7 3,7 -0,1
6,3 Minervino Murge 3,5 3,3 5,5 8,3 12,4 16,3 18,5 18,5 15,7 11,3 7,5 4,6
10,5 Corato 5,5 5,6 6,4 9,1 13,8 17,4 19,6 19,4 16,7 11,6 8,3 6,1
11,6 Bari Palese 5,6 6,0 7,1 9,6 13,4 17,1 19,3 19,2 16,5 13,1 9,6 6,9
12,0 MEDIA 3,5 4,0 5,5 7,9 11,8 15,3 17,7 17,6 15,2 11,2 7,3 4,6
10,1 MEDIA(escl.Ariano I.) 4,1 4,7 6,1 8,3 12,3 15,9 18,1 18,0 15,6 11,6 7,8
5,3 10,7 CALABRIA Belvedere Marittimo 8,0 8,0 9,1 11,2 14,6 17,8 20,1 20,0
18,1 14,9 12,1 9,2 13,6 Bonifati 5,4 5,5 6,9 8,7 12,9 16,2 18,6 19,2 16,8
13,2 9,7 6,8 11,7 Fagnano Castello 3,8 4,3 5,3 7,9 11,4 14,9 17,1 17,4 14,7
11,1 8,0 4,9 10,1 Crotone-Isola Capo R. 6,0 6,2 7,1 8,9 12,4 16,5 19,4 19,7
17,2 13,9 10,3 7,4 12,1 MEDIA 5,8 6,0 7,1 9,2 12,8 16,4 18,8 19,1 16,7 13,3
10,0 7,1 11,9 SARDEGNA Capo Frasca 7,4 7,5 8,6 10,2 13,2 16,9 19,3 19,9
17,9 14,7 11,0 8,7 12,9 Meanasardo 4,0 4,0 4,8 7,2 10,9 13,9 16,8 17,5 14,7
11,4 7,4 5,0 9,8 Sarcidano 2,0 1,9 3,4 5,8 8,5 12,9 15,5 15,4 13,4 9,8 6,2
3,4 8,2 Capo Bellavista 8,5 8,4 9,4 11,0 14,3 17,8 20,7 21,2 18,9 15,6 12,3
9,5 14,0 MEDIA 5,5 5,5 6,6 8,6 11,7 15,4 18,1 18,5 16,2 12,9 9,2 6,7
11,2 MEDIA(escl.Sarcidano) 6,6 6,6 7,6 9,5 12,8 16,2 18,9 19,5 17,2 13,9 10,2
7,7 12,2 SICILIA Sciacca 8,7 8,4 9,4 10,9 14,7 18,0 20,7 21,3 19,5 16,4
12,8 9,7 14,2 Racalmuto 5,0 4,9 6,0 7,9 12,1 16,1 18,6 18,6 16,3 12,3 8,7 6,0
11,0 Enna 1,7 2,0 3,5 6,4 10,1 15,3 18,3 17,9 15,3 10,9 6,9 3,7
9,3 Catania-Sigonella 5,4 5,6 6,4 8,0 11,5 16,0 18,7 19,3 17,1 13,6 9,2 6,7
11,5 MEDIA 5,2 5,2 6,3 8,3 12,1 16,4 19,1 19,3 17,1 13,3 9,4 6,5
11,5 MEDIA (escl. Enna) 6,4 6,3 7,3 8,9 12,8 16,7 19,3 19,7 17,6 14,1 10,2
7,5 12,2 STAZIONI ESTREME Pescocostanzo -4,9 -4,7 -2,3 1,2 4,9 8,7 10,8
10,6 8,3 4,8 1,0 -3,1 2,9 Trepidò -2,4 -2,2 -0,7 2,0 5,9 9,6 11,7 11,5 9,3
5,8 2,4 -0,8 4,3 Norcia -2,2 -0,7 1,0 4,2 7,7 11,0 12,6 12,7 10,2 6,0 2,5
-0,9 5,3 Gela 8,7 9,1 9,9 11,8 15,5 18,7 21,3 22,1 20,1 16,7 12,6 9,9
14,7 Tab. V - Escursione termica annua (differenza tra media del mese più
caldo e media del mese più freddo) delle stazioni
meteorologiche. Stazione LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 14,8 Guidonia
16,5 Balze S.Lucia 16,3 L'Aquila 20,0 Penne 18,9 Pescara
16,6 MEDIA 17,1 MEDIA (escl. L'Aquila) 16,6 CAMPANIA-PUGLIA Campo
Volturno 14,8 Capua-Grazzanise 15,1 Caserta 16,1 Benevento
17,3 Ariano Irpino 18,2 Minervino Murge 17,6 Corato 15,9 Bari Palese
14,9 MEDIA 16,0 MEDIA(escl.Ariano I.) 15,9 CALABRIA Belvedere
Marittimo 14,0 Bonifati 15,0 Fagnano Castello 16,5 Crotone-Isola Capo
R. 15,7 MEDIA 15,3 SARDEGNA Capo Frasca 13,8 Meanasardo
17,1 Sarcidano 17,0 Capo Bellavista 13,8 MEDIA
15,3 MEDIA(escl.Sarcidano) 14,9 SICILIA Sciacca 14,0 Racalmuto
16,9 Enna 19,4 Catania-Sigonella 15,8 MEDIA 16,4 MEDIA (escl. Enna)
15,5 STAZIONI ESTREME Pescocostanzo 17,8 Trepidò 16,7 Norcia
18,8 Gela 13,4 Tab. VI - Escursione termica media mensile (differenza tra
massima media mensile e minima media mensile) delle stazioni meteorologiche
di cui alla Tab. I (°C). ALLINEAMENTO [1] Stazione gen feb mar apr mag giu
lug ago set ott nov dic ANNO LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 8,7 8,8 9,2 9,5
10,2 10,0 10,3 10,2 10,2 10,0 8,9 8,6 9,6 Guidonia 10,1 10,5 11,0 12,0 13,3
13,8 15,1 14,5 13,2 12,2 10,7 9,5 12,2 Balze S.Lucia 8,0 8,5 9,6 10,1 11,0
11,4 13,5 13,5 11,9 11,1 8,5 7,5 10,4 L'Aquila 8,9 10,3 11,4 12,0 12,3 14,1
15,5 15,9 14,3 11,5 9,6 8,0 12,0 Penne 6,4 7,7 8,4 9,7 9,7 10,7 11,1 10,9 9,9
8,2 7,0 6,3 8,8 Pescara 8,3 8,8 9,2 10,5 11,1 11,0 11,7 11,4 10,7 9,8 9,5 8,5
10,0 MEDIA 8,4 9,1 9,8 10,6 11,3 11,8 12,9 12,7 11,7 10,5 9,0 8,1
10,5 MEDIA (escl. L'Aquila) 8,3 8,9 9,5 10,4 11,1 11,4 12,3 12,1 11,2 10,3
8,9 8,1 10,2 CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 10,8 10,6 11,4 12,0 12,5 12,7
13,0 13,5 12,9 12,2 11,7 10,7 12,0 Capua-Grazzanise 9,1 9,4 10,1 10,8 11,7
11,8 12,2 11,7 11,3 10,4 9,8 8,7 10,6 Caserta 7,0 7,7 8,1 9,3 10,7 10,5 11,2
11,2 10,3 8,9 8,0 6,9 9,2 Benevento 7,8 8,2 9,1 10,5 12,2 13,4 13,8 13,8 12,1
10,4 9,0 7,4 10,6 Ariano Irpino 7,0 8,0 8,8 9,4 10,1 11,2 11,7 12,1 10,7 9,2
7,8 7,2 9,4 Minervino Murge 5,2 6,2 7,4 8,2 9,8 10,0 10,4 10,0 8,7 7,2 6,4
5,6 7,9 Corato 5,9 6,6 7,5 8,1 8,8 9,0 9,4 8,8 8,1 7,5 7,1 6,2 7,8 Bari
Palese 6,6 7,0 7,7 8,2 8,7 8,7 8,9 9,1 8,6 7,9 7,7 6,6 8,0 MEDIA 7,4 8,0 8,8
9,6 10,6 10,9 10,4 11,3 10,3 9,2 8,4 7,4 9,4 MEDIA(escl.Ariano I.) 7,5 8,0
8,8 9,6 10,6 10,9 11,3 11,2 10,3 9,2 8,5 7,4 9,4 CALABRIA Belvedere
Marittimo 5,0 4,9 5,5 5,8 6,6 7,3 7,9 8,8 7,2 6,6 5,2 5,0 6,3 Bonifati 4,7
5,1 5,6 6,1 6,3 6,7 7,1 7,0 6,8 5,9 5,4 4,7 6,0 Fagnano Castello 6,0 6,4 7,7
8,3 10,3 10,7 11,5 11,7 10,9 9,4 7,6 6,3 8,9 Crotone-Isola Capo R. 6,5 7,0
7,6 8,6 10,2 10,7 10,8 10,5 9,2 7,4 7,0 6,5 8,5 MEDIA 5,6 5,9 6,6 7,2 8,4 8,9
9,3 9,5 8,5 7,3 6,3 5,6 7,4 SARDEGNA Capo Frasca 5,8 5,9 6,0 6,7 7,7 7,7
8,3 8,3 7,9 7,2 6,3 5,4 6,9 Meanasardo 6,6 7,0 8,5 9,4 11,9 12,6 14,5 13,8
11,6 9,3 7,3 6,1 9,9 Sarcidano 8,9 9,5 11,3 11,7 12,6 14,4 15,8 15,6 14,1
12,2 10,0 8,7 12,1 Capo Bellavista 5,2 5,6 5,7 6,3 6,6 6,9 7,3 7,3 6,7 6,0
5,5 5,2 6,2 MEDIA 6,6 7,0 7,9 8,5 9,7 10,4 11,5 11,3 10,1 8,7 7,3 6,4
8,8 MEDIA(escl.Sarcidano) 5,9 6,2 6,7 7,5 8,7 9,1 10,0 9,8 8,7 7,5 6,4 5,6
7,7 SICILIA Sciacca 5,2 5,9 6,3 7,1 8,1 8,6 8,6 7,9 6,8 6,2 5,7 5,5
6,8 Racalmuto 6,6 7,7 8,7 10,0 11,4 12,5 13,0 13,2 10,9 9,6 8,6 7,0
9,9 Enna 5,5 6,0 7,0 8,5 9,4 10,5 11,0 10,5 9,1 7,0 5,7 5,2
8,0 Catania-Sigonella 10,0 10,8 11,6 12,6 13,9 14,1 14,5 13,7 12,6 11,0 11,1
10,0 12,2 MEDIA 6,8 7,6 8,4 9,6 10,7 11,4 11,8 11,3 9,9 8,5 7,8 6,9
9,2 MEDIA (escl. Enna) 7,3 8,1 8,9 9,9 11,1 11,7 12,0 11,6 10,1 8,9 8,5 7,5
9,6 STAZIONI ESTREME Pescocostanzo 8,4 8,7 9,2 9,5 9,7 11,4 12,6 12,1 10,5
8,5 7,3 7,6 9,6 Trepidò 6,2 6,7 8,0 9,2 9,2 10,4 11,3 11,3 10,4 8,5 7,4 6,0
8,7 Norcia 8,2 10,1 12,2 12,9 14,5 14,7 16,2 16,0 14,6 13,2 9,7 7,3
12,5 Gela 9,1 9,4 10,1 10,4 10,5 9,8 9,3 9,0 9,3 9,4 9,4 8,9 9,6 [1] Per
le coordinate delle stazioni vedere Tab. I e Fig. 8. 29 Tab. VII - Umidità
relativa media mensile delle stazioni meteorologiche di cui alla Tab. I
(%). ALLINEAMENTO [1] Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov
dic ANNO LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 78 76 76 76 74 73 70 72 74 76 78 78
75 Guidonia 77 73 72 72 69 66 60 64 70 76 80 80 72 Balze S.Lucia - - - - -
- - - - - - - - L'Aquila - - - - - - - - - - - - - Penne - - - - - - - - -
- - - - Pescara 81 79 75 77 74 73 71 74 78 81 79 81 77 MEDIA 79 76 74 75
72 71 67 70 74 78 79 80 75 CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 75 73 72 70 71
70 70 70 72 74 75 76 72 Capua-Grazzanise 78 77 76 76 74 71 68 70 75 78 80 80
75 Caserta - - - - - - - - - - - - - Benevento - - - - - - - - - - - -
- Ariano Irpino - - - - - - - - - - - - - Minervino Murge - - - - - - - -
- - - - - Corato - - - - - - - - - - - - - Bari Palese 75 73 73 70 67 65
62 64 71 75 75 76 71 MEDIA 76 74 74 72 71 69 67 68 73 76 77 77
73 CALABRIA Belvedere Marittimo - - - - - - - - - - - - - Bonifati 79
79 79 78 78 78 74 72 75 76 77 80 77 Fagnano Castello - - - - - - - - - - - -
- Crotone-Isola Capo R. 79 79 78 76 71 66 60 63 71 77 80 80 73 MEDIA 79 79
79 77 75 72 67 68 73 77 79 80 75 SARDEGNA Capo Frasca 84 83 82 82 80 77 77
77 79 81 82 85 81 Meanasardo - - - - - - - - - - - - - Sarcidano - - - - -
- - - - - - - - Capo Bellavista 70 69 71 70 72 71 69 69 69 71 69 70
70 MEDIA 77 76 77 76 76 74 73 73 74 76 76 78 75 SICILIA Sciacca 74 73
70 68 62 59 59 63 68 70 73 75 68 Racalmuto - - - - - - - - - - - - - Enna
- - - - - - - - - - - - - Catania-Sigonella 74 73 71 69 63 55 51 57 64 70 71
75 66 MEDIA 74 73 71 69 63 57 55 60 66 70 72 75 67 Pescocostanzo - - - - -
- - - - - - - - Trepidò - - - - - - - - - - - - - Norcia - - - - - - - - -
- - - - Gela - - - - - - - - - - - - - - Eliofania effettiva media
mensile delle stazioni meteorologiche di cui alla Tab. I (h). ALLINEAMENTO
[1] Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
ANNO LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 4,4 4,8 5,3 6,2 7,8 9,2 11,2 9,7 7,8 6,2
4,7 4,2 6,8 Guidonia 4,7 5,0 5,6 6,5 7,8 9,5 11,2 9,8 8,1 6,7 5,4 4,4
7,1 Balze S.Lucia - - - - - - - - - - - - - L'Aquila - - - - - - - - - - -
- - Penne - - - - - - - - - - - - - Pescara 2,9 3,7 4,9 6,4 7,7 8,4 9,7
8,7 7,2 5,3 3,8 2,8 6,0 MEDIA 4,0 4,5 5,3 6,4 7,8 9,0 10,7 9,4 7,7 6,1 4,6
3,8 6,6 CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 3,6 4,2 4,9 5,9 7,5 8,9 10,1 9,3
7,4 5,6 4,2 3,6 6,3 Capua-Grazzanise 4,7 4,6 5,1 5,9 7,4 9,1 10,6 9,6 7,5 6,3
5,0 4,3 6,7 Caserta - - - - - - - - - - - - - Benevento - - - - - - - - -
- - - - Ariano Irpino - - - - - - - - - - - - - Minervino Murge - - - - -
- - - - - - - - Corato - - - - - - - - - - - - - Bari Palese 3,7 3,9 4,7
5,6 7,1 8,8 10,9 9,9 7,3 5,7 4,5 3,6 6,3 MEDIA 4,0 4,2 4,9 5,8 7,3 8,9 10,5
9,6 7,4 5,9 4,6 3,8 6,4 CALABRIA Belvedere Marittimo - - - - - - - - - - -
- - Bonifati 3,6 3,4 3,8 4,4 5,6 6,8 8,9 8,1 6,5 5,2 4,2 3,3 5,3 Fagnano
Castello - - - - - - - - - - - - - Crotone-Isola Capo R. 4,0 4,9 5,5 6,3 7,8
9,2 10,0 9,3 7,6 5,9 5,2 3,8 6,6 MEDIA 3,8 4,2 4,7 5,4 6,7 8,0 9,5 8,7 7,1
5,6 4,7 3,6 6,0 SARDEGNA Capo Frasca 4,1 4,3 5,1 5,8 7,5 9,0 10,8 9,5 7,7
5,8 4,4 3,8 6,5 Meanasardo - - - - - - - - - - - - - Sarcidano - - - - - -
- - - - - - - Capo Bellavista 4,7 5,0 5,6 6,7 8,2 9,5 11,6 10,2 7,7 6,0 4,9
4,6 7,1 MEDIA 4,4 4,7 5,4 6,3 7,9 9,3 11,2 9,9 7,7 5,9 4,7 4,2
6,8 SICILIA Sciacca 5,2 5,3 6,4 7,3 9,3 11,1 12,4 11,0 9,0 7,1 5,9 5,2
7,9 Racalmuto - - - - - - - - - - - - - Enna - - - - - - - - - - - -
- Catania-Sigonella 4,9 5,2 5,7 6,8 8,4 10,6 11,9 10,7 8,2 6,5 5,9 5,1
7,5 MEDIA 5,1 5,3 6,1 7,1 8,9 10,9 12,2 10,9 8,6 6,8 5,9 5,2
7,7 Pescocostanzo - - - - - - - - - - - - - Trepidò - - - - - - - - - - -
- - Norcia - - - - - - - - - - - - - Gela - - - - - - - - - - - -
- [31 Tab. IX - Velocità del vento media mensile a 2 m delle stazioni
meteorologiche di cui alla Tab. I (km/d). ALLINEAMENTO [1] Stazione gen
feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
ANNO LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 167 184 190 185 171 172 183 168 173 151
177 181 175 Guidonia 46 59 56 56 50 55 56 46 35 30 42 45 48 Balze S.Lucia
- - - - - - - - - - - - - L'Aquila - - - - - - - - - - - - - Penne - - - -
- - - - - - - - - Pescara 88 107 103 102 79 77 82 71 66 68 79 91 84 MEDIA
100 117 116 114 100 101 107 95 91 83 99 106 103 CAMPANIA-PUGLIA Campo
Volturno 116 142 140 140 122 112 103 97 90 97 101 134 116 Capua-Grazzanise
132 157 151 146 142 129 130 114 97 113 133 149 133 Caserta - - - - - - - - -
- - - - Benevento - - - - - - - - - - - - - Ariano Irpino - - - - - - - -
- - - - - Minervino Murge - - - - - - - - - - - - - Corato - - - - - - - -
- - - - - Bari Palese 164 168 160 149 129 124 133 129 125 149 149 156
145 MEDIA 138 156 150 145 131 122 122 113 104 120 128 146
131 CALABRIA Belvedere Marittimo - - - - - - - - - - - - - Bonifati 205
207 189 160 114 85 70 81 107 169 175 228 149 Fagnano Castello - - - - - - - -
- - - - - Crotone-Isola Capo R. 238 252 243 198 169 181 192 191 196 211 209
235 209 MEDIA 222 229 216 179 141 133 131 136 151 190 192 232
179 SARDEGNA Capo Frasca 283 290 274 295 239 221 218 225 216 239 269 269
253 Meanasardo - - - - - - - - - - - - - Sarcidano - - - - - - - - - - - -
- Capo Bellavista 215 252 225 192 151 138 143 152 179 200 198 213
188 MEDIA 249 271 250 243 195 179 180 188 197 219 234 241
221 SICILIA Sciacca 218 229 237 226 192 179 162 155 159 177 198 213
195 Racalmuto - - - - - - - - - - - - - Enna - - - - - - - - - - - -
- Catania-Sigonella 176 188 184 191 196 213 210 188 167 145 149 176
182 MEDIA 197 208 211 209 194 196 186 172 163 161 174 194
189 Pescocostanzo - - - - - - - - - - - - - Trepidò - - - - - - - - - - -
- - Norcia - - - - - - - - - - - - - Gela - - - - - - - - - - - - - [-
Piogge mensili totali delle stazioni meteorologiche di cui alla Tab. I
(mm). ALLINEAMENTO [1] Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott
nov dic ANNO LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 87 80 71 47 28 17 7 30 73 85 108
94 727 Guidonia 81 76 62 66 62 44 30 49 92 92 101 98 853 Balze S.Lucia 132
126 110 109 81 90 37 67 113 127 184 162 1338 L'Aquila 54 62 51 61 64 44 29 30
55 80 89 76 695 Penne 68 57 65 85 56 69 61 68 82 89 78 88 866 Pescara 63
51 55 66 33 36 36 56 68 79 67 84 694 MEDIA 81 75 69 72 54 50 33 50 81 92 105
100 862 MEDIA (escl. L'Aquila) 86 78 73 75 52 51 34 54 86 94 108 105
896 CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 70 74 63 57 37 19 14 22 68 117 108 99
748 Capua-Grazzanise 103 81 67 64 45 31 14 57 79 116 130 115 902 Caserta
117 93 90 79 59 44 26 45 89 119 141 137 1039 Benevento 81 69 58 69 47 45 22
48 66 82 110 108 805 Ariano Irpino 82 82 59 57 70 53 25 33 57 87 111 103
819 Minervino Murge 53 52 50 43 39 38 30 29 74 62 53 52 575 Corato 43 62
42 41 40 30 22 36 50 61 69 49 545 Bari Palese 52 55 53 42 35 45 26 34 67 66
58 65 598 MEDIA 75 71 60 57 47 38 22 38 69 89 98 91 754 MEDIA (escl.
Ariano Irpino) 74 69 60 56 43 36 22 39 70 89 96 89 744 CALABRIA Belvedere
Marittimo 122 118 94 80 44 32 15 38 72 110 133 148 1006 Bonifati 119 116 103
88 59 32 18 39 77 123 126 144 1044 Fagnano Castello 267 239 196 145 63 39 24
59 84 162 241 311 1830 Crotone-Isola Capo R. 82 59 58 33 25 9 10 20 38 107 88
109 638 MEDIA 148 133 113 87 48 28 17 39 68 126 147 178
1130 SARDEGNA Capo Frasca 62 67 50 55 28 13 6 6 37 65 95 78
562 Meanasardo 108 104 96 82 42 36 10 17 53 94 140 119 901 Sarcidano 97
102 98 82 67 24 10 12 56 79 102 114 843 Capo Bellavista 38 48 52 35 21 13 2
15 37 82 53 86 482 MEDIA 76 80 74 64 40 22 7 13 46 80 98 99 697 MEDIA
(escl. Sarcidano) 69 73 66 57 30 21 6 13 42 80 96 94 648 SICILIA Sciacca
76 57 47 36 17 5 4 10 23 64 55 76 470 Racalmuto 94 73 70 52 28 10 9 13 38 97
72 108 664 Enna 138 102 112 60 42 28 6 18 58 100 133 159
956 Catania-Sigonella 55 52 28 40 18 6 4 15 39 99 36 60 452 MEDIA 91 71 64
47 26 12 6 14 40 90 74 101 636 MEDIA (escl. Enna) 75 61 48 43 21 7 6 13 33 87
54 81 529 STAZIONI ESTREME Pescocostanzo 105 110 87 84 83 70 46 38 81 114
134 136 1088 Trepidò 256 174 136 74 70 38 24 25 61 117 249 248 1472 Norcia
65 73 64 72 65 64 47 64 82 76 97 82 851 Gela 59 45 36 23 12 2 2 11 26 60 42
53 371 L'escursione termica dipende prevalentemente dalla vicinanza al mare,
dall'altitudine e dalla latitudine. Facendo riferimento all'escursione annua
(Tab. V; Fig.13), data dalla differenza tra la media del mese più caldo e la
media di quello più freddo, essa aumenta dalla costa verso l'interno per la
progressiva diminuzione del grado di marittimità, in altri termini, per la
accresciuta continentalità dei luoghi. Tale tendenza viene contrastata o
addirittura invertita dall'effetto della altitudine. Tale comportamento é
particolarmente vistoso nel Nord Italia, dalla città di Genova (con
escursione termica minima), verso nord, attraverso l'Appennino (con un
crinale intorno ai 1000 metri s.l.m. che non determina inversione), la valle
Padana (dove la continentalità é la massima d'Italia), fino al monte Bianco
(sulla cui vetta a 4810 metri s.l.m. l'escursione termica torna a ridursi a
valori prossimi a quelli del litorale ligure). Nel mezzogiorno l'inversione
del gradiente si verifica su ristrette aree corrispondenti a poche vette più
elevate. Sulla maggior parte della penisola meridionale l'ampiezza della
escursione si mantiene tra i 16° e i 20°, ma con valori contenuti tra 16° e 18°
sul versante tirrenico che, affacciandosi su un mare più esteso di quello
Adriatico, presenta un carattere di marittimità più accentuato. -
Escursione termica annua, data dalla differenza tra la temperatura media del
mese più caldo e quella del mese più freddo (Ministero LL.PP., Servizio
Idrografico, 1969). Da un originale a colori: i grigi scuri della Val Padana
si riferiscono ai valori maggiori di escursione, mentre quelli distribuiti
lungo l'arco alpino e le coste rappresentano i valori minori di
escursione. L'effetto combinato della vicinanza alla costa e della latitudine
sulla escursione termica é particolarmente evidente nella dislocazione dei
valori inferiori ai 14°. Presenti seppur saltuariamente già sulla costa
ligure, compaiono su quella adriatica solo nel tratto terminale della penisola
salentina. Alle latitudini più basse, i valori di escursione inferiori ai 14°
si ritrovano lungo il litorale tirrenico della Calabria e, naturalmente
sull'intero perimetro costiero della Sicilia e della Sardegna, spingendosi,
in quest'ultima, verso l'interno lungo tutta la pianura del Campidano. Negli
allineamenti indicati in Tab. V, non compaiono stazioni di quota tale da
manifestare inversione della escursione. La posizione delle stazioni
selezionate consente di evidenziare l'aumento della escursione
termica all'aumentare della distanza dal mare ed alla diminuzione della
latitudine. L'effetto della latitudine é particolarmente evidente nei valori
medi per allineamento, che vanno diminuendo dall'allineamento Lazio-Abruzzo a
quello Sicilia. Alcune lievi discordanze tra i dati di Tab. I e la carta di Fig.
13 sono imputabili ad una non perfetta identità dei periodi storici
utilizzati nelle due elaborazioni. L'andamento mensile della escursione data
dalla massima media mensile meno la minima media mensile (Tab. VI) mostra il
minimo in inverno ed il massimo in estate con valori che tendono,
salvo particolari situazioni, a decrescere con la latitudine e la vicinanza
al mare. Riguardo quest'ultimo aspetto va notato che alcune delle stazioni di
località di mare che compaiono in tabella (esempio, Catania e Pescara) sono
di fatto installate in aeroporti distanti dalla costa una decina di chilometri,
il che contribuisce a giustificare il valore relativamente elevato della loro
escursione termica. UMIDITA' RELATIVA DELL'ARIA. In assenza di trasferimenti
avvettivi di vapore, l'umidità relativa dell'aria è inversamente
proporzionale alla temperatura cosicchè la variazione dei due parametri nel
corso delle 24 ore presenta andamento tendenzialmente opposto. In via di
principio la umidità relativa dell'aria diminuisce dal mare verso l'interno.
Tale tendenza é però chiaramente espressa dai dati esposti nella Tab. VII,
che risulta limitata a poche stazioni della Aeronautica Militare e del Campo
Volturno ubicate in aree interne delle pianure costiere climaticamente simili
tra loro. Presenti, seppur contenute, le variazioni della umidità relativa
nel corso dell'anno, i cui valori estremi, ricadenti nei mesi di luglio e di
gennaio (o dicembre), ammontano per l'allineamento Lazio- Abruzzo
rispettivamente al 67% e 79%, per abbassarsi nell'allineamento Sicilia al 55% e
75%. La differenza tra i due allineamenti é imputabile prevalentemente alle
minime (60-70% in gennaio e 30- 34 50% in luglio), dato che i valori
massimi tendono ad appiattirsi, specie al nord, su valori piuttosto costanti
nel corso dell'anno (intorno al 90%). Va osservato che, mentre la umidità
relativa tende a diminuire dalla costa verso l'interno, la escursione termica
aumenta invece con l'allontanarsi dalle zone litoranee per l'effetto
volano dipendente dal maggiore calore specifico dell'acqua (mare e vapor
d'acqua contenuto nell'atmosfera) rispetto a quello del terreno della massa
continentale. L'osservazione é particolarmente interessante poiché di tale
interdipendenza ci si é avvalsi per sostituire nella stima della
evapotraspirazione l'umidità dell'aria, disponibile per il solo numero
insufficiente di stazioni della Aeronautica Militare, con l'escursione
termica disponibile invece per tutte le stazioni utilizzate nella stesura della
Carta. ELIOFANIA EFFETTIVA. L'energia solare impegnata nel processo
evapotraspirativo viene misurata con sofisticati strumenti che richiedono
cure particolari in sede di installazione e di impiego. Tali difficoltà si
evitano nella più corrente pratica agrometeorologica mediante la individuazione
di semplici correlazioni (localmente tarate) tra la radiazione e la
eliofania, cioè il numero di ore di permanenza del sole libero da nubi al di
sopra della linea dell'orizzonte. Il valore della eliofania effettiva varia
nel tempo in dipendenza di motivi astronomici legati al periodo dell'anno e
alla latitudine della stazione, da motivi meteorologici legati allo stato del
cielo (nuvolosità, ecc.), e da motivi orografici per presenza di rilievi su
settori più o meno ampi dell'orizzonte. La tendenza della eliofania effettiva
ad aumentare verso le latitudini più basse appare evidente nelle medie per
allineamento esposte nella Tab. VIII, nonostante che le stesse derivino dal
numero piuttosto esiguo di stazioni. L'influenza dello stato del cielo sul
numero di ore di sole é evidenziato dal valore comparativamente più basso
dell'allineamento calabrese tra Bonifati e Crotone, dovuto all' inusuale
estendersi sino alla linea della costiera ionica della fascia ad elevata
nebulosità media annua tipica, per il resto della penisola, di territori
montuosi dell'interno. VELOCITA' DEL VENTO. Si tratta di un parametro che
dipende dalla grande circolazione atmosferica e da una lunga serie di fattori
legati alla conformazione dei luoghi. Il dominio prevalente é quello dei
venti occidentali, associato nei mesi freddi a venti prevalentemente
nord-occidentali sul versante adriatico e meridionali sul versante tirrenico
e sulle isole, mentre nei mesi estivi gioca un ruolo fondamentale lungo i
litorali e le vallate dell'interno il tipico regime di brezza. Considerando
che le stazioni riportate in Tab. IX sono quelle litoranee della
Aeronautica Militare e del Campo Volturno, può notarsi che la velocità media
annua del vento aumenta orientativamente (vistosa la eccezione di Roma
-Fiumicino) dai circa 100 km/d dell'Italia centrale ai circa 200 km/d di
Sicilia e Sardegna. Per quanto concerne l'andamento della velocità del vento
nel corso dell'anno, si osserva la sua tendenza ad assumere maggiore valore
nei mesi invernaleprimaverili. Il rapporto vento diurno/vento notturno, di
notevole interesse nello studio dei problemi evaporativi, si aggira sul
valore di 2, con un certo aumento nei mesi estivi per l'accentuazione
del regime di brezza. – Andamento del rapporto della velocità del vento
diurno/vento notturno per la stazione agrometeorologica Policoro (valori
mensilibe medie) Rapporto vento
diurno/notturno 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 MESI PIOGGIA. Anche il più rapido sguardo alla cartina
della precipitazione annua di Fig. 15 mostra alcuni caratteri fondamentali
del fenomeno: la sua diminuzione con il diminuire della latitudine;
la coerenza con le linee fondamentali della orografia; l'influenza
sull'ammontare delle precipitazioni dell'orientamento dei versanti rispetto
la direzione dei venti dominanti. Le aree più piovose del Mezzogiorno si
trovano in corrispondenza delle quote più elevate della dorsale
dell'Appennino peninsulare, toccando punte superiori ai 2000 mm. Lungo le
fasce preappenniniche predominano i valori compresi tra i 1000 mm ed i 750
mm. Valori inferiori ai 750 mm si registrano invece su Puglia e Lucania, cioè
sul tratto più meridionale del versante adriatico protetto dalle depressioni
atlantiche ad opera dei rilievi montuosi dell'interno. Le piogge aumentano di
nuovo in Calabria dove i rilievi del Pollino, della Sila e dell'Aspromonte
mantengono quote elevate sino in prossimità della costa. Anche in Sicilia e
in Sardegna le isoiete marcano le linee principali dell'orografia, lasciando più
spazio alla fascia con precipitazione inferiore ai 750 mm in Sicilia per la
più bassa latitudine dell'isola e dalla protezione operata dalla Sardegna nei
confronti delle masse d'aria di provenienza nord-atlantica. Nei mesi
invernali (dicembre-gennaio), quando le formazioni cicloniche investono tutta
l'Italia (Fig. 16 e Tab. X), le piogge sono piuttosto uniformi sull'intera
penisola fatta eccezione per limitate aree nell'Appennino centrale, in
Calabria (superiori a 500 mm) e sulla pianura pugliese (inferiori a 200
mm). Nei 3 mesi estivi (giugno-agosto) si nota, di contro, una netta
diminuzione della piovosità con il diminuire della latitudine. I valori di
precipitazione di poco superiori ai 100 mm predominano su vaste aree della
Italia centrale e lungo la dorsale dell'Appennino, mentre si mantengono su
valori generalmente inferiori ai 100 mm sul resto del territorio peninsulare ed
ai 50 mm in Sicilia e Sardegna.
___________________
IL CLIMA IN GENERALE
Il clima è l'insieme delle condizioni atmosferiche (temperature, umidità,
pressione, vento,…) presenti in una data zona: esso può essere su scala locale,
nazionale o mondiale. Comunque è molto importante nella vita dell'uomo (si pensi
alle calotte glaciali e ai deserti) e per le attività ad esso collegato
(agricoltura o sfruttamento delle energie naturali). Lo studio su di esso è
andato sempre migliorando e adesso i meteorologi si possono avvalere di potenti
elaboratori e satelliti.
Il clima dipende da varie cause: la distanza del Sole dalla Terra,
l'inclinazione, e di molti altri fattori di cui parleremo avanti; proprio per
questo la Terra presenta molti climi diversi. Nell'atmosfera si generano tutte
le perturbazioni: esse, in particolare, nascono nella troposfera, una zona della
atmosfera che si estende dalla Terra per 12-13 chilometri ed è formata
principalmente da azoto e ossigeno (99%); un componente che è presente inminima
parte ma che è importante, è il pulviscolo atmosferico: esso favorisce l'inizio
di condensazione del vapore acqueo e quindi la formazione della
pioggia.
L'atmosfera regola anche la temperatura sulla Terra. Infatti ci sarebbero
temperature attorno ai -150° c di notte e di 100°c di giorno (come la Luna).
L'atmosfera serve anche ad imprigionare i raggi del Sole formando l'effetto
serra (fig. B), il fenomeno (in aumento negli ultimi anni a causa
dell’inquinamento), che si ha con il passaggio dei raggi e del calore del Sole
che poi non riescono a uscire dall'atmosfera.
Il clima mondiale, comunque, come già detto è molto vario e ciò è
evidenziato anche da alcuni record:
la temperatura massima è stata registrata il 13 settembre 1922 ad
Al'Aziziyah, Libia, con 58°c;
la temperatura minima è stata registrata a Vostok, in Antartide, con
-92°c;
la massima escursione tra temperature estreme è stata registrata a
Verkhoyansk, in Siberia, dove si
è passati dai -70°c ai 33,9°c con una escursione di ben 103,9°c;
la massima escursione termica diurna è stata registrata il 23 aprile 1916 a
Brownig, nel Montana, dove si passò dai 7°c di massima ai -49°c di minima; a
Spearfish, nel Sud Dakota, USA, in soli 2 minuti si passò dai -20°c ai
7°c;
la massima pressione al livello del mare è stata registrata a Burnual, in
Siberia, il 23 gennaio 1900, con 1079 mb;
la minima pressione al livello del mare è stata registrata durante
l'uragano Tip a 480 chilometri da Guam, Oceano Pacifico, con 870 mb;
il luogo più caldo sulla base della media annuale con riferimenti presi per
un periodo di 6 anni è Dallol, Etiopia, con una media di 34°c;
l'insolazione massima annua è da attribuirsi a Yuma, Arizona, USA, che ha
il 91% delle possibili ore di sole (4055ore su 4456 ore di sole in un anno). A
St. Ptersburg, in Florida, USA, dal 9 febbraio 1967 al 17 marzo 1969 si
registrarono 768 giorni consecutivi di sole;
il luogo più freddo è il Polyus Nedostupnosti (Polo dell'Inaccessibilità),
Antartide (78° S, 96° E) dove si ha una temperatura media annua calcolata per
estrapolazione di -58°c. La media annuale più bassa registrata normalmente e di
-57°c alla Plateau Station, Antartide;
il maggior numero di giornate piovose è stato registrato sul monte
Wai-'ale-'ale (1569 metri s.l.m.), Kanuai, Hawai, dove piove più di 350 volte
l'anno;
la pioggia più intensa è stata registrata a Barst, Guadalupa, nei Caraibi,
il 26 novembre 1970, con 38 mm di pioggia in un minuto;
la massima precipitazione in 24 ore è stata registrata tra il 15 e il 16
marzo 1952, a Cilaos (1200 metri s.l.m.), Réunion, Oceano Indiano dove caddero
ben 1870 mm di pioggia.
la massima precipitazione mensile è stata registrata a Cherrapunji,
Megalaya, India, nel luglio del 1861 con 9300 mm;
la massima precipitazione annuale spetta sempre a Cherrapunji dove si sono
avuto tra l'agosto del 1860 e il luglio del 1861 più di 26 metri d'acqua
(26461,2);
il maggior numero di giornate temporalesche in un anno si è avuto a Tororo,
Uganda, dove si hanno mediamente 251 giorni di temporale all'anno, secondo
statistiche elaborate nel corso di 10 anni (1967-1977);
il massimo periodo di siccità arriva a circa 375 anni, registrato nel
deserto cileno di Atacama, attraversato dal Tropico del Capricorno;
il luogo più ventoso è la Commonwealth Bay, George V Coast, Antartide, dove
il vento più volte supera i 320 Km/h;
l'arcobaleno di maggior durata si ebbe a Sheffield, Yorkshire meridionale,
Gran Bretagna, il quale durò per 6 ore (dalle 9 del mattino alle 3 del
pomeriggio);
le nebbie più fitte e intense si hanno a Grand Banks, Terranova, Canada,
dove la nebbia è presente 120 giorni all'anno;
la massima precipitazione nevosa in un anno si è avuta sul monte Rainer,
Paradise, Washington, USA, dove caddero 3110,2 cm di neve;
la massima precipitazione nevosa in un'unica bufera fu di 480 cm avvenuta
sul monte Shasta, Ski Bowl, USA, tra il 13 e il 19 febbraio 1959;
la massima caduta di neve in un solo giorno ha avuto luogo il 14 aprile
1921 a Silverlake nel Colorado, dove ne caddero quasi 2 metri (193 cm);
il chicco di grandine più grosso fu di 766 grammi caduto a Coffeyville,
Kansas, USA
_________________
GLI ELEMENTI E I FATTORI DEL CLIMA
GLI ELEMENTI CHE INFLUENZANO IL CLIMA
Gli elementi del clima sono l'insieme delle cause che influenzano il
clima:
1) pressione;
2) temperatura;
3) umidità
LA PRESSIONE
L'aria ha un peso. Un litro d'aria, al livello del mare e alla temperatura
di 0°c, pesa esattamente 1,293 grammi, mentre ai limiti esterni dell'atmosfera
il suo peso è miliardi di volte inferiore. Questo perché, essendo l'oceano
gassoso che avvolge la Terra compressibile, l'aria più si trova in alto più è
rarefatta. Infatti a 5 km l'aria ha un peso pari alla metà di quello che ha al
livello del mare. La pressione atmosferica viene definita come la forza (o peso)
che, in un dato luogo o in una data superficie, viene esercitata dalla colonna
d'aria sovrastante. L'aria attratta dalla forza di gravità esercita quindi su
tutti gli oggetti, e su tutta la loro superficie, per il principio di Pascal,
una pressione che, al livello del mare, è di circa 1 kg per centimetro
quadrato.mGallileo sfatò la credenza che l'aria non avesse peso ma fu
Evangelista Torricelli, un suo discepolo, ad inventare il barometro a
mercurio,il quale consisteva in un tubo di vetro di 1 cm di diametro e
un’altezza pari a 80 cm. Il tubo fu riempito di mercurio e capovolto in una
vaschetta contenente lo stesso metallo liquido. Creandosi nella parte superiore
del tubo il vuoto, fu constatato che il livello del mercurio nel tubo era sceso
fino a 76 cm dal livello del liquido contenuto nella vaschetta. Fu dedotto che
il peso della colonna di mercurio faceva equilibrio alla pressione atmosferica.
Oggi la pressione non si misura più in millimetri. Essendo il millimetro
un'unità di lunghezza, è stato rimpiazzato da un'unità di forza, cioè dal
millibar (che è uguale a 1000 dine per cm2). Inoltre, in meteorologia, si fa uso
delle isobare, che sono linee che congiungono punti della Terra aventi stessa
pressione.
LA TEMPERATURA
La temperatura è il calore solare che la Terra immagazzina durante il
giorno. La differenza da luogo a luogo dipende dal diverso riscaldamento della
superficie terrestre con riferimento alla latitudine, all'altitudine e al
materiale geologico, alla minore o alla maggiore vegetazione e alla diversa
distribuzione delle terre e delle acque, alla diversa esposizione al sole e ai
venti. Essendo trasparente, l'aria non viene riscaldata direttamente, ma riceve
il calore dalla superficie terrestre. Di giorno, l'aria sarà più calda sulle
terre.
C. Le isobare e le fasce isobariche che sui mari, di notte viceversa. Come
per la pressione, anche per la temperatura si ricorre a delle linee che in
questo caso vengono denominate isoterme.
L’UMIDITA’
L'aria non è mai completamente secca. Il vapore è fornito dall'acqua
contenuta nella terreferme e nei mari; le piogge poi, restituiscono l'acqua alla
superficie. La presenza dell'acqua nell'atmosfera, sotto forma di nubi, nebbie,
precipitazioni è responsabile delle condizioni del tempo. Per umidità si intende
la misura della quantità di vapore acqueo contenuto in una data porzione
dell'atmosfera. Può essere espressa direttamente riferendosi al numero di grammi
di vapore contenuto in un metro cubo (umidità assoluta) o in un chilogrammi
d'aria (umidità specifica) oppure alla quantità massima che può essere contenuta
in un dato volume d'aria (umidità relativa). Particolare attenzione si deve fare
all'umidità relativa, che è il rapporto espresso in percentuale fra la quantità
di vapore acqueo contenuto in un dato volume d'aria e la quantità massima che
potrebbe esservi contenuta alla stessa temperatura, quindi il livello di
saturazione. Infatti essa è importante perché è l'umidità registrata dagli
igrometri, gli strumenti per la misurazione dell'umidità.
I FATTORI CHE INFLUENZANO IL CLIMA
I fattori che influenzano il clima sono la latitudine, l'altitudine, i
rilievi circostanti, i mari, i fiumi ed i laghi.
LATITUDINE
La latitudine è un fattore geografico molto importante, indica infatti la
distanza di una località dall’equatore. La temperatura dell'aria sull'equatore è
elevata e quasi sempre costante in tutti i mesi dell'anno, mentre diminuisce
sempre più gradatamente, variando poi da mese a mese, man mano che si giunge ai
poli. Questa è una conseguenza del fatto, a parità di stagione, la radiazione
solare incontra la superficie terrestre con diverse inclinazioni a seconda della
latitudine e ha perciò un minore potere calorifico. Generalmente anche l'umidità
e l'evaporazione diminuiscono passando dall'equatore ai poli. Le precipitazioni
si presentano piuttosto abbondanti sulla fascia equatoriale ove si ha la
convergenza dei due alisei. Sono invece variamente distribuite nell'anno nella
fascia compresa tra il 30° ed il 60° di latitudine (sia Nord che Sud): nella
zona cioè che comunemente viene detta "temperata" e nella quale, per il
predominio in tutti i periodi dell'anno di correnti occidentali, mancano
regolari stagioni asciutte. Nelle altre zone terrestri, come quelle comprese tra
il 20° ed il 30° di entrambi gli emisferi o nelle calotte polari, prevale, per
solito, un basso regime pluviometrico.
ALTITUDINE
L'influenza dell'altitudine si manifesta soprattutto con una diminuzione
sensibile della escursione termica diurna, mensile e annua. La diminuzione della
temperatura con la quota (che, in media è dicirca 0,56° C per ogni 100 metri di
salita) è di minore entità durante la stagione invernale mentre in quella
primaverile questo divario risulta per solito molto accentuato. Naturalmente ciò
vale per località ubicate su rilievo montuosi non soggetti a venti costanti e
particolari che possono modificarequesto andamento.
RILIEVO
La presenza di rilievi assume notevole importanza specie nella
determinazione dei climi locali in quanto può provocare variazioni anche marcate
nella temperatura e nell'andamento delle precipitazioni.
Per quanto riguarda la temperatura, si può affermare che le località
situate in zone concave del suolo, in valli o bacini chiusi, mostrano un
andamento termico irregolare con sensibili variazioni di temperatura, mentre le
località situate in zone convesse (come le sommità dei rilievi) mostrano
variazioni di temperatura generalmente più regolari e meno accentuate.
Considerando le precipitazioni, poi, si può dire che sui rilievi esse aumentano
con la quota: come regola generale, dal fondovalle alla montagna, si ha un
incremento delle precipitazioni medie annue di circa 50 millimetri per ogni 100
metri di quota. Va sottolineato infine che la diversa esposizione dei pendii può
determinare piccole zone a clima diversissimo, a seconda che la zona sia ubicata
sul versante rivolto a nord o su quello rivolto a sud: tali differenziazioni
climatiche possono sopravvenire anche in caso di rilievi non molto
elevati.
MARI E TERRE
Le grandi distese d'acqua e di terra emersa esplicano i loro effetti
soprattutto sui climi regionali: la ragione del loro influsso climatico sta
nella diversa capacità di riscaldarsi e di raffreddarsi che hanno le due
superfici (le terre emerse e le acque). Le terre, infatti, si riscaldano più
delle distese acquee. sia durante il giorno, sia durante la stagione estiva;
viceversa, sia di notte che d'inverno, le terre si raffreddano più velocemente.
Il risultato di questo comportamento disuguale è che le escursioni termiche
diurne e annuali sono più ampie sulla terra, specie nell'interno dei continenti,
che non sul mare. I periodi dell'anno in cui si raggiungono le temperature
estreme (valori massimi e minimi dell’anno) giungono in ritardo rispetto a
quanto avviene nell'interno dei continenti. I climatologi hanno assunto
l'escursione annua della temperatura come misura che serve per misurare la
"continentalità" di un clima, costituendone l'effetto più notevole (tenendo
conto, però, anche della latitudine). Per esempio, una zona del continente
europeo si può definire "continentale" o di clima rigido se la differenza della
temperatura media del mese più caldo e quella del mese più freddo è superiore a
20°c (per esempio Mosca), nel caso in cui risulti compresa tra 10° ed i 20° c,
la località viene catalogata a clima temperato (come Napoli); mentre se
l'escursione è inferiore ai 10°c essa viene classificata come località
"marittima" (è il caso di San Diego). L'influenza dei mari e delle terre
influisce anche sulle precipitazioni: esse risultano in genere più abbondanti
sui continenti che sulle fasce costiere dei mari o degli oceani. Rispetto alle
varie zone di uno stesso continente, le maggiori precipitazioni si hanno sulla
fascia occidentale, in quanto più direttamente interessata dalle predominanti
correnti occidentali, umide per la loro provenienza oceanica.
FIUMI E LAGHI
L'influenza delle acque interne varia, a seconda delle loro diverse
caratteristiche.
I fiumi, infatti, tendono a mantenere un clima freddo ed umido e, se questo
contribuisce a mitigare il clima durante l'estate, d'inverno esso favorirà
formazioni nebbiose che contribuiranno ad acuire la rigidità del clima. Una
temperie si può avere, nel periodo più freddo, se il corso d'acqua è alimentato
da sorgenti provenienti dal sottosuolo e pertanto più calde dell'aria. In modo
diverso, invece, si esplica l'influenza dei laghi sul clima: le varie
caratteristiche dipendono strettamente dal tipo di acqua che li forma. La
superficie di un lago ad acqua dolce, per esempio, non può raggiungere
temperature al di sotto dei 4°c se prima tutta la massa d'acqua che forma il
lago non ha raggiunto questa temperatura: l'inverno, lungo le rive di un lago
profondono risulta mai piuttosto lungo; le città ubicate sulle rive di laghi che
non gelano presentano di norma un clima temperato e dolce. Al contrario, le
località che si trovano in prossimità di laghi che in inverno ghiacciano, hanno
un clima notevolmente più crudo.
L'influenza dei laghi salati sul clima risulta diversa a seconda della
salinità delle acque, poiché il congelamento avviene a temperature più basse
quanto maggiore è il grado di salinità. La presenza, in una regione, di un lago
salato produce generalmente un clima molto asciutto e caldo.
________________
LA PRESSIONE
L'aria ha un peso. Un litro d'aria, al livello del mare e alla temperatura
di 0°c, pesa esattamente 1,293 grammi, mentre ai limiti esterni dell'atmosfera
il suo peso è miliardi di volte inferiore. Questo perché, essendo l'oceano
gassoso che avvolge la Terra compressibile, l'aria più si trova in alto più è
rarefatta. Infatti a 5 km l'aria ha un peso pari alla metà di quello che ha al
livello del mare. La pressione atmosferica viene definita come la forza (o peso)
che, in un dato luogo o in una data superficie, viene esercitata dalla colonna
d'aria sovrastante. L'aria attratta dalla forza di gravità esercita quindi su
tutti gli oggetti, e su tutta la loro superficie, per il principio di Pascal,
una pressione che, al livello del mare, è di circa 1 kg per centimetro
quadrato.mGallileo sfatò la credenza che l'aria non avesse peso ma fu
Evangelista Torricelli, un suo discepolo, ad inventare il barometro a
mercurio,il quale consisteva in un tubo di vetro di 1 cm di diametro e
un’altezza pari a 80 cm. Il tubo fu riempito di mercurio e capovolto in una
vaschetta contenente lo stesso metallo liquido. Creandosi nella parte superiore
del tubo il vuoto, fu constatato che il livello del mercurio nel tubo era sceso
fino a 76 cm dal livello del liquido contenuto nella vaschetta. Fu dedotto che
il peso della colonna di mercurio faceva equilibrio alla pressione atmosferica.
Oggi la pressione non si misura più in millimetri. Essendo il millimetro
un'unità di lunghezza, è stato rimpiazzato da un'unità di forza, cioè dal
millibar (che è uguale a 1000 dine per cm2). Inoltre, in meteorologia, si fa uso
delle isobare, che sono linee che congiungono punti della Terra aventi stessa
pressione.
LA TEMPERATURA
La temperatura è il calore solare che la Terra immagazzina durante il
giorno. La differenza da luogo a luogo dipende dal diverso riscaldamento della
superficie terrestre con riferimento alla latitudine, all'altitudine e al
materiale geologico, alla minore o alla maggiore vegetazione e alla diversa
distribuzione delle terre e delle acque, alla diversa esposizione al sole e ai
venti. Essendo trasparente, l'aria non viene riscaldata direttamente, ma riceve
il calore dalla superficie terrestre. Di giorno, l'aria sarà più calda sulle
terre.
C. Le isobare e le fasce isobariche
che sui mari, di notte viceversa. Come per la pressione, anche per la
temperatura si ricorre a delle linee che in questo caso vengono denominate
isoterme.
L’UMIDITA’
L'aria non è mai completamente secca. Il vapore è fornito dall'acqua
contenuta nella terreferme e nei mari; le piogge poi, restituiscono l'acqua alla
superficie. La presenza dell'acqua nell'atmosfera, sotto forma di nubi, nebbie,
precipitazioni è responsabile delle condizioni del tempo. Per umidità si intende
la misura della quantità di vapore acqueo contenuto in una data porzione
dell'atmosfera. Può essere espressa direttamente riferendosi al numero di grammi
di vapore contenuto in un metro cubo (umidità assoluta) o in un chilogrammi
d'aria (umidità specifica) oppure alla quantità massima che può essere contenuta
in un dato volume d'aria (umidità relativa). Particolare attenzione si deve fare
all'umidità relativa, che è il rapporto espresso in percentuale fra la quantità
di vapore acqueo contenuto in un dato volume d'aria e la quantità massima che
potrebbe esservi contenuta alla stessa temperatura, quindi il livello di
saturazione. Infatti essa è importante perché è l'umidità registrata dagli
igrometri, gli strumenti per la misurazione dell'umidità.
I FATTORI CHE INFLUENZANO IL CLIMA
I fattori che influenzano il clima sono la latitudine, l'altitudine, i
rilievi circostanti, i mari, i fiumi ed i laghi.
LATITUDINE
La latitudine è un fattore geografico molto importante, indica infatti la
distanza di una località dall’equatore. La temperatura dell'aria sull'equatore è
elevata e quasi sempre costante in tutti i mesi dell'anno, mentre diminuisce
sempre più gradatamente, variando poi da mese a mese, man mano che si giunge ai
poli. Questa è una conseguenza del fatto, a parità di stagione, la radiazione
solare incontra la superficie terrestre con diverse inclinazioni a seconda della
latitudine e ha perciò un minore potere calorifico. Generalmente anche l'umidità
e l'evaporazione diminuiscono passando dall'equatore ai poli. Le precipitazioni
si presentano piuttosto abbondanti sulla fascia equatoriale ove si ha la
convergenza dei due alisei. Sono invece variamente distribuite nell'anno nella
fascia compresa tra il 30° ed il 60° di latitudine (sia Nord che Sud): nella
zona cioè che comunemente viene detta "temperata" e nella quale, per il
predominio in tutti i periodi dell'anno di correnti occidentali, mancano
regolari stagioni asciutte. Nelle altre zone terrestri, come quelle comprese tra
il 20° ed il 30° di entrambi gli emisferi o nelle calotte polari, prevale, per
solito, un basso regime pluviometrico.
ALTITUDINE
L'influenza dell'altitudine si manifesta soprattutto con una diminuzione
sensibile della escursione termica diurna, mensile e annua. La diminuzione della
temperatura con la quota (che, in media è dicirca 0,56° C per ogni 100 metri di
salita) è di minore entità durante la stagione invernale mentre in quella
primaverile questo divario risulta per solito molto accentuato. Naturalmente ciò
vale per località ubicate su rilievo montuosi non soggetti a venti costanti e
particolari che possono modificarequesto andamento.
RILIEVO
La presenza di rilievi assume notevole importanza specie nella
determinazione dei climi locali in quanto può provocare variazioni anche marcate
nella temperatura e nell'andamento delle precipitazioni.
Per quanto riguarda la temperatura, si può affermare che le località
situate in zone concave del suolo, in valli o bacini chiusi, mostrano un
andamento termico irregolare con sensibili variazioni di temperatura, mentre le
località situate in zone convesse (come le sommità dei rilievi) mostrano
variazioni di temperatura generalmente più regolari e meno accentuate.
Considerando le precipitazioni, poi, si può dire che sui rilievi esse aumentano
con la quota: come regola generale, dal fondovalle alla montagna, si ha un
incremento delle precipitazioni medie annue di circa 50 millimetri per ogni 100
metri di quota. Va sottolineato infine che la diversa esposizione dei pendii può
determinare piccole zone a clima diversissimo, a seconda che la zona sia ubicata
sul versante rivolto a nord o su quello rivolto a sud: tali differenziazioni
climatiche possono sopravvenire anche in caso di rilievi non molto
elevati.
MARI E TERRE
Le grandi distese d'acqua e di terra emersa esplicano i loro effetti
soprattutto sui climi regionali: la ragione del loro influsso climatico sta
nella diversa capacità di riscaldarsi e di raffreddarsi che hanno le due
superfici (le terre emerse e le acque). Le terre, infatti, si riscaldano più
delle distese acquee. sia durante il giorno, sia durante la stagione estiva;
viceversa, sia di notte che d'inverno, le terre si raffreddano più velocemente.
Il risultato di questo comportamento disuguale è che le escursioni termiche
diurne e annuali sono più ampie sulla terra, specie nell'interno dei continenti,
che non sul mare. I periodi dell'anno in cui si raggiungono le temperature
estreme (valori massimi e minimi dell’anno) giungono in ritardo rispetto a
quanto avviene nell'interno dei continenti. I climatologi hanno assunto
l'escursione annua della temperatura come misura che serve per misurare la
"continentalità" di un clima, costituendone l'effetto più notevole (tenendo
conto, però, anche della latitudine). Per esempio, una zona del continente
europeo si può definire "continentale" o di clima rigido se la differenza della
temperatura media del mese più caldo e quella del mese più freddo è superiore a
20°c (per esempio Mosca), nel caso in cui risulti compresa tra 10° ed i 20° c,
la località viene catalogata a clima temperato (come Napoli); mentre se
l'escursione è inferiore ai 10°c essa viene classificata come località
"marittima" (è il caso di San Diego). L'influenza dei mari e delle terre
influisce anche sulle precipitazioni: esse risultano in genere più abbondanti
sui continenti che sulle fasce costiere dei mari o degli oceani. Rispetto alle
varie zone di uno stesso continente, le maggiori precipitazioni si hanno sulla
fascia occidentale, in quanto più direttamente interessata dalle predominanti
correnti occidentali, umide per la loro provenienza oceanica.
FIUMI E LAGHI
L'influenza delle acque interne varia, a seconda delle loro diverse
caratteristiche.
I fiumi, infatti, tendono a mantenere un clima freddo ed umido e, se questo
contribuisce a mitigare il clima durante l'estate, d'inverno esso favorirà
formazioni nebbiose che contribuiranno ad acuire la rigidità del clima. Una
temperie si può avere, nel periodo più freddo, se il corso d'acqua è alimentato
da sorgenti provenienti dal sottosuolo e pertanto più calde dell'aria. In modo
diverso, invece, si esplica l'influenza dei laghi sul clima: le varie
caratteristiche dipendono strettamente dal tipo di acqua che li forma. La
superficie di un lago ad acqua dolce, per esempio, non può raggiungere
temperature al di sotto dei 4°c se prima tutta la massa d'acqua che forma il
lago non ha raggiunto questa temperatura: l'inverno, lungo le rive di un lago
profondono risulta mai piuttosto lungo; le città ubicate sulle rive di laghi che
non gelano presentano di norma un clima temperato e dolce. Al contrario, le
località che si trovano in prossimità di laghi che in inverno ghiacciano, hanno
un clima notevolmente più crudo.
L'influenza dei laghi salati sul clima risulta diversa a seconda della
salinità delle acque, poiché il congelamento avviene a temperature più basse
quanto maggiore è il grado di salinità. La presenza, in una regione, di un lago
salato produce generalmente un clima molto asciutto e caldo.
________________
LE STAGIONI
Un anno è diviso in quattro stagioni, ognuna delle quali,
meteorologicamente parlando, comprende tre mesi interi (vedi fig. E). Esse sono
dovute interamente al modo in cui l'asse di rotazione della Terra è inclinato
rispetto al piano dell'orbita, detto eclittica. L'inclinazione dell'asse
terrestre è di 23°27' dalla perpendicolare al piano dell’eclittica e resta fissa
nello spazio durante il viaggio della Terra attorno al Sole. Questa inclinazione
è la causa delle variazioni che avvengono, mese per mese, nella quantità solare
che raggiunge ciascuna parte della Terra, quindi della variazione nella durata
del periodo di luce diurna nel corso dell'anno alle varie latitudini e
dell'andamento stagionale del tempo.
Stagioni Nomi Stagioni meteorologiche Stagioni astronomiche
Inverno Dicembre, gennaio, febbraio. 23 dicembre-20 marzo Primavera
Marzo, Aprile, Maggio. 21 marzo-21 giugno Estate Giugno, Luglio, Agosto. 22
giugno-22 settembre Autunno Settembre, ottobre, novembre. 23 settembre-22
dicembre
E. La suddivisione di un anno nelle quattro stagioni
Ogni anno le zone situate vicino ai poli hanno almeno un periodo completo
di 24 ore di oscurità ed uno di 24 ore di luce; inoltre si hanno sei mesi di
luce ed altri sei dove il Sole non sorge mai ma c'è un continuo crepuscolo. Così
ai poli si avranno solo due stagioni: quella estiva, che dura solo da meta
giugno a metà agosto, e quella invernale. Comunque, soprattutto alle più alte
latitudini, anche d'estate, la temperatura rimane sempre sotto ai -10°c anche se
nelle latitudini più basse la temperatura può superare di poco gli 0°c. La
primavera e l'autunno qui non esistono.
L'inclinazione di 23°27' spiega anche la posizione dei tropici - il Tropico
del Cancro a 23°27' N e il Tropico del Capricorno a 23°27' S. Qui il Sole è
sulla verticale a mezzodì dei solstizi, 21-22 giugno e 22-23 dicembre, quando il
calore solare ha la massima intensità, rispettivamente nell'emisfero nord e
sud.
Anche tra i due tropici esistono solo due stagioni: quella secca e quella
delle piogge.
_________________
LE NUBI
COSA SONO LE NUBI?
Le nubi sono un insieme di minutissime goccioline d'acqua(nubi basse) o di
minutissime particelle di ghiaccio (nubi alte) che "galleggiano" nell'aria e si
formano a causa della condensazione del vapore acqueo. La condensazione è il
passaggio del vapore dallo stato gassoso allo stato liquido o solido, visibile
quando la temperatura dell'aria che lo contiene scende al di sotto del punto di
condensazione o punto di rugiada. Si ha il punto di rugiada quando l'umidità
relativa raggiunge il 100%, cioè quando l'aria ad una data temperatura è satura.
La quantità di vapore che può essere contenuta in un certo volume d'aria è in
relazione alla temperatura; l'aria è satura quando possiede quella massima
quantità di vapore che può contenere in una data temperatura, cioè quando la sua
umidità relativa è pari al 100%.Se in un volume di aria satura aumentiamo il
vapore o diminuiamo la temperatura il vapore si condensa. In realtà, affinché
una nube si formi non è sufficiente che la temperatura si abbassi oltre il punto
di saturazione . L'atmosfera può contenere una quantità di vapore maggiore di
quella necessaria a saturarla alla temperatura del momento, senza che avvenga la
condensazione. In questo caso l'aria è detta soprassatura. Oltre ai gas e al
vapore acqueo, nell'aria sono presenti particelle solide chiamate pulviscolo
atmosferico. Si tratta di sali minerali, sostanze chimiche, impurità varie
trasportate dal vento. Alcune di esse fanno da supporto per la condensazione del
vapore acqueo e per tale motivo è stato dato a loro il nome di nuclei di
condensazione.
LE SETTE CAUSE DELLA FORMAZIONE DELLE NUBI
1) Nelle notti serene, il suolo perde una parte del calore fornitogli dal
Sole. Questa perdita di calore, non compensata adeguatamente dalla successiva
radiazione solare, fa sì che il suolo si raffreddi sempre di più. A contatto con
il suolo freddo, l'aria - se è molto umida - può raffreddarsi al di sotto del
punto di rugiada e dare origine a nubi basse stratiformi o a nebbie.
2) A contatto con una superficie calda che può essere una zona brulla e
assolata, l'aria si riscalda anch'essa. Riscaldandosi si dilata, diventa più
leggera e s'innalza. La dilatazione abbassa la temperatura e più l'aria si alza,
più si raffredda. Questa perdita di calore detta raffreddamento adiabatico, che
è di circa 1°c ogni 100 metri di altitudine, è la causa principale della
formazione di nubi cumuloformi.
3) Le nubi si possono anche formarsi per il raffreddamento progressivo di
venti caldi e umidi da s/e o s/o. Si avranno in questo caso nubi
stratiformi.
4) L'aria che sovrasta una data regione può essere costretta, da aria più
fredda che vi si incunea sotto, ad innalzarsi violentemente. Elevandosi, l'aria
subisce il raffreddamento adiabatico e si formeranno nubi cumuliformi.
5) L'aria calda può anche spostarsi per scorrimento su un piano inclinato
costituito da aria più fredda. Con la quota subisce il raffreddamento adiabatico
e, se la temperatura dell'aria scende al di sotto del suo punto di condensazione
(punto di rugiada), si avranno nubi stratificate.
6) Quando il vento investe una catena montuosa e l'aria è costretta a
innalzarsi lungo un pendio, essa si raffredda. Se si raffredda al di sotto del
punto di condensazione, si avranno nubi orografiche e, se il fenomeno è
rilevante, anche piogge forti e persistenti nel lato sopravvento della
montagna.
7) Anche la pioggia e la neve provenienti da nubi alte, attraversando uno
strato relativamente caldo lo raffreddano. Se il raffreddamento scende al di
sotto del punto di rugiada dell'aria attraversata, si avranno nubi di solito
stratificate.
Le nubi più spettacolose sono i cumulus, originati dalla rapida ascesa
dell'aria. Se sono piccole la loro vita sarà di 10-15 minuti, mentre se sono
grandi avranno una vita di circa 30 minuti. Le nubi stratiformi basse o medie
hanno vita più lunga, potendo rimanere nel cielo intere giornate. Infatti, nella
porzione dell'atmosfera occupata da nubi stratiformi, l'aria è stabile, cioè non
ha tendenza a salire o a scendere, per cui la nube si trova in posizione di
relativa quiete o, come si dice in meteorologia, in equilibrio stabile.
NUBI OROGRAFICHE, LENTICOLARE E FOEHN
Questi fenomeni sono separati da vere e proprie perturbazioni ma sono per
lo più effetti del vento. Volando sopra una catena montuosa, capita di vedere
ammassi nuvolosi in un versanti e cielo sereno nell'altro. La nuvolosità in
questo caso è legata dall'ascendenza dinamica o termica dell'aria. Quando un
flusso d'aria trova uno sbarramento, che può essere una catena montuosa o un
monte isolato, parte di essa riesce a scavalcarlo assumendo una pressione
minore. Per questo se è sufficientemente umida, il vapore acqueo contenuto si
condensa. In tal caso, sopravvento al rilievo si formano nubi orografiche di
correnti ascendenti a grande estensione orizzontale. Se il fenomeno è vistoso e
se la temperatura, a quella altitudine, e molto bassa, possono apparire anche
cumulonimbus. Se lo sbarramento è costituito da un monte isolato, le nubi
orografiche assumono spesso la forma di un immenso collare o di un cappuccio che
ricopre la vetta. Si possono avere nubi orografiche di origine termica o di
origine dinamica. Sono di origine termica quando l'aria si innalza a causa del
surriscaldamento degli stati più bassi e ciò spiega la formazione di temporali
in alcuni punti particolari di una regione montuosa. Sono di origine dinamica,
quando è il vento che costringe l'aria a salire. Sottovento alle catene
montuose, il flusso d'aria segue l'andamento del pendio. L'aria, scendendo,
incontra strati più densi, si riscalda per compressione e le goccioline che
formavano le nubi evaporano. A questo flusso d'aria discendente che apporta
cielo sereno e ottima visibilità, si dà il nome di foehn. Il foehn è un tipico
vento di caduta che si riscontra spesso sottovento alle Alpi. Sempre sottovento
alle catene montuose, si possono formare nubi lenticolari che appaiono immobili
nel cielo. Si formano soprattutto quando, ai livelli attorno ai 4000 metri, i
venti sono costanti in forza e direzione. La presenza di questa nubi, di solito
altocumulus lenticularis, non è di alcuna utilità ai fini della previsione del
tempo.
______________
VARI TIPI DI NUVOLOSITA'
Semplificando la classificazione delle nubi, esse possono essere
raggruppate in tre categorie:
1) nuvolosità cirriforme;
2) nuvolosità stratiforme;
3) nuvolosità cumuliforme.
NUVOLOSITA' CIRRIFORME
Le nubi cirriformi (cirrus), appaiono altissime nel cielo (da 6 km a 13
Km)e si formano a causa della lenta ascendenza di aria calda. Infatti si
chiamano anche nubi di fronte caldo. Essendo il fronte caldo la parte più
avanzata di una perturbazione, è possibile l'approssimarsi del cattivo tempo, ma
non prima di una ventina d'ore. Siccome nell'atmosfera può succedere di tutto in
un intervallo così ampio, i cirrus possono dissolversi senza causare
fenomeni.
NUVOLOSITA' STATIFORME
Le nubi stratiformi si generano in atmosfera stabile, se occupano le
regioni più basse dell'atmosfera, se il loro aspetto e grigio con una base
piuttosto uniforme e se velano il cielo completamente o quasi, le nubi prendono
il nome di stratus. Non sempre lo stratus da luogo a precipitazioni, ma se
queste avvengono, sono sotto forma di pioviggine o nevischio. Se le nubi si
presentano in banchi grigi o biancastri a forma di rotoli o di lastricato, il
loro nome è stratocumulus. Queste, talvolta, danno luogo a precipitazioni sotto
forma di pioggia di lieve intensità o di neve tonda, granulosa. Quando le nubi
stratiformi si trovano nella regione media dell'atmosfera prendono il nome di
altostratus se si presentano come uno strato grigio o azzurrognolo, d'aspetto
striato. Diverse volte attraverso di esse può trasparire il Sole o la Luna.
Dall'altostratus cade quasi sempre pioggia continua, neve o granuli di ghiaccio.
Se le nubi sono composte di lamelle o di masse rotondeggianti, collegate o no
fra loro, si chiamano altocumulus. Da essi non cade mai pioggia. Nella regione
più alta della troposfera, le nubi prendono il nome di cirrostratus, se si
presentano come un velo trasparente, biancastro, che copre interamente o
quasi il cielo; prendono il nome di cirrocumulus se si presentano come una
distesa di nubi bianche, senza ombre proprie, composte di elementi molto piccoli
a forma di granuli o di crespe collegati o no fra loro e disposti più o meno
regolarmente. Un discorso a parte merita il nimbostratus che si può considerare
un ispessimento dell’altostratus. Ha grande estensione verticale e il suo
aspetto è grigio cupo, mal definito a causa delle piogge più o meno copiose cui
dà luogo. Fra le nubi stratiformi, questa è la più minacciosa. La sua parte
inferiore è spesso nascosta da nubi sfrangiate che corrono con il vento.
NUVOLOSITA' CUMULIFORME
Le nubi cumuliformi si sviluppano in aria instabile. L'aria è instabile
quando nel suo seno si creano correnti ascendenti o convettive; correnti che si
generano per lo più quando l'aria degli strati più bassi si surriscalda per
effetto della radiazione solare. Queste nubi non sono normalmente collegate a
perturbazioni anche se si possono trovare nella parte posteriore della
perturbazione stessa. I cumulus si presentano isolati, più o meno densi, e si
possono sviluppare in altezza a forma di cupola, torrioni o montagne. Le parti
illuminate dal Sole sono bianche, brillanti. Quasi tutti i cumulus hanno la
parte superiore simile ad un cavolfiore. Se hanno piccola estensione verticale e
sono piuttosto appiattiti sono innocui (cumulus humilis o di bel tempo, foto L).
Se hanno invece grande estensione verticale (cumulus congestus) con protuberanze
molto accentuate che talvolta raggiungono il livello dei cirrus, possono
trasformarsi nelle più minacciosa delle nubi: il cumulonimbus. Questa nube è
densa, imponente, a forma di montagna e a notevole sviluppo verticale. La parte
superiore non assomiglia ad un cavolfiore, ma è striata, filamentosa, quasi
appiattita e, a volte, a forma di incudine (cumulonimbus incus). Sotto il
cumulonimbus che, per la sua mole è visibile interamente soltanto a grande
distanza, possono correre altre nubi sfrangiate. Il cumulonimbus è la sola nube
che produce fulmini e tuoni, accompagnati da forti rovesci.
________________
I TIPI ISOBARICI, LE MASSE D’ARIA E I FRONTI
I TIPI ISOBARICI
Dopo l'invenzione del barometro, si scoprì che le condizioni del tempo
erano in stretta relazione con la pressione atmosferica. Si può notare dalla
cartina che nelle zone di cattivo tempo indicate con "L", la pressione è
bassa;
M. Fasce isobariche ed isobare sull'Europa. Si possono notare campi di alta
e campi di bassa pressione
qui le isobare sono rappresentate con linee ellittiche (spesso anche
circolari)piuttosto regolari, nelle quali la pressione diminuisce dalla
periferia verso il centro. Nelle zone di bel tempo indicate con "H", la
pressione è alta; anche qui le isobare sono rappresentate con linee chiuse, ma
meno regolari e, in esse, la pressione cresce dalla periferia al centro. Le zone
di alta pressione sono chiamate anticicloni; le zone di bassa sono chiamate
cicloni, o alle nostre latitudini, depressioni. Negli anticicloni, il cui
diametro può superare i 3000 Km, la pressione si aggira sui 1024 mb, ma si
possono anche avere valori superiori ai 1050 mb. Qui il cielo è, di solito,
sereno e il vento, poco intenso, vi circola in senso orario. Nelle depressioni,
il cui diametro è di poche centinaia di Km, la pressione raramente è inferiore
ai 980 mb. Il vento è qui molto intenso e vi circola in senso antiorario. Questo
nell'emisfero boreale, in quello australe le direzioni sono invertite. Talvolta
avviene che una zona anticiclonica si estenda incuneandosi fra zone di bassa
pressione. A tale configurazione barica si dà il nome di promontorio o cuneo. Il
cielo è poco nuvoloso o sereno, l'atmosfera è limpida e la visibilità ottima.
Tali fenomeni hanno però breve durata, potendo a breve scadenza originarsi una
depressione. La saccatura è il fenomeno inverso del promontorio. Nella
saccatura, è la zona di bassa pressione ad insaccarsi fra zone anticicloniche.
Di solito nelle saccature i temporali e i rovesci sono violenti.
LE MASSE D’ARIA
Le masse d'aria sono porzioni dell'atmosfera le cui particelle, per essere
rimaste a lungo sopra determinate regioni, hanno acquistato caratteristiche
fisiche (temperatura ed umidità) ben definite. Lo spazio occupato da una massa
d'aria può essere dell'ordine di migliaia di chilometri quadrati. Una massa
d'aria è definita calda o fredda se essa differisce di temperatura con l'aria
circostante. L'aria artica è la più fredda in assoluto, poiché proviene dal
circolo polare. L'aria polare, invece, può essere fredda o calda secondo le
origine e le stagioni; difatti, può provenire dalle regioni fredde o temperate.
Di solito si genera in corrispondenza degli anticicloni stazionanti nelle medie
latitudini.
I FRONTI
Due masse d'aria con differenti caratteristiche fisiche, scontrandosi,
rifiutano di mescolarsi, e creano fra loro zone di transizione chiamate
superfici di discontinuità o fronti. Le due masse d'aria separate dalla
superficie di discontinuità hanno, logicamente, temperatura diversa; avremo
quindi una massa d'aria calda ed una di aria fredda. Visto che le masse d'aria
si muovono più o meno velocemente, può accadere che la massa d'aria calda andrà
ad insediarsi in una zona occupata precedentemente dalla massa d'aria fredda
oppure viceversa. Nel primo caso si chiamerà fronte caldo; nel secondo fronte
freddo. Se essi si incontrano si formerà il fronte occluso.
IL FRONTE CALDO
Il primo segno dell'approssimarsi del fronte caldo è l'apparizione di nubi
alte (6-10 mila metri) la cui formazione è causata dall'innalzamento dell'aria
calda sul piano inclinato costituito dall'aria fredda che risiede nella zona. Il
cielo è ancora sereno, ma cominciano a comparire i cirrus (foto L) che poi si
trasformano in cirrostratus invadenti il cielo completamente o quasi. Se l'aria
ascendente è instabile (veloce moto in salita) e turbolenta compaiono i
cirrocumulus. Dalle nubi alte non cade pioggia. A mano a mano che il fronte
caldo si avvicina, l'aria calda invade altitudini più basse (3-5 mila metri) e
si vedono apparire nubi medie, altocumulus, nimbostratus. Dagli altostratus
comincia a cadere pioggia intermittente. Quando l'aria calda invade le regioni
più basse dell'atmosfera, il fronte caldo è già arrivato nella zona e il cielo
si riempie di nubi basse, stratocumulus, stratus e nimbostratus. La pioggia
diventa copiosa, ma sempre minuta. Il fronte caldo si sposta alla velocità di
circa 25 Km/h. Dopo il passaggio del fronte caldo, la nuvolosità può diminuire
fino all'apparizione distese schiarite (100-200 Km), con la presenza delle
stesse nubi che precedono il fronte caldo.
Cambiamento del tempo durante il passaggio del fronte
caldo Fenomeno Prima del fronte caldo Vicino al fronte
caldo Nel fronte caldo Vento S o S/E rinfrescando S/W, può
rinfrescarsi Variabile, continua a rinforzare Pressione Cade
rapidamente Rimane stazionaria Può ancora
abbassarsi Temperatura Può aumentare lentamente Aumenta
lentamente Rimane
stazionaria Visibilità Peggiora Discreta Scarsa
Nuvolosità Cirrus,cirrustratus,altostratus,nimbostrtus Altostratus,nimbostratus Status,stratocumulus Precipitazioni Pioggia
continua Pioviggine intermittente Pioviggine intermittente
O. Schema cambiamento del tempo al passaggio di un fronte caldo
IL FRONTE FREDDO
Nelle medie latitudini, il fronte caldo è spesso seguito immediatamente dal
fronte freddo che avanza ad una velocità di circa 40 Km/h. Con questa velocità,
il fronte freddo raggiunge quello caldo e l'aria fredda si incunea, come è stato
detto, sotto l'aria calda, costringendola ad innalzarsi con una forza quasi
esplosiva e dando origine alla linea dei groppi. Si tratta di una linea continua
di nubi nere, minacciose, che si innalzano sino al livello dei cirrus. Vista
dal suolo, la linea dei groppi rassomiglia ad una muraglia nera.
All'approssimarsi dei groppi, il vento cambia direzione rinforzando
bruscamente. Il passaggio del fronte freddo è caratterizzato da un improvviso
aumento della pressione atmosferica e da un rapido abbassamento della
temperatura. Compaiono cumulus, stratocumulus e cumulonimbus. Il vento soffia a
raffiche e le piogge sono torrenziali. Ciò accade con più frequenza in estate e
con perturbazioni atlantiche.
Cambiamento del tempo durante il passaggio del fronte
freddo Fenomeni Vicino al fronte freddo Dietro il fronte
freddo Vento Gira a W o N/W con raffiche Continua a girare
diminuendo d'intensità Pressione Sale bruscamente Continua a
salire ma lentamente Temperatura Si abbassa rapidamente Continua
ad abbassarsi ma
lentamente Visibilità Discreta Aumenta Nuvolosità Stratus,cumulus,statocumulus,cumulonimbus Cielo
sereno, cumulus humilis Precipitazioni Rovesci e
temporali Rovesci sporadici
IL FRONTE OCCLUSO
Viaggiando il fronte freddo a velocità superiore a quella del fronte caldo,
i due fronti diventano un fronte unico, il fronte occluso. Qui il tipo di tempo
non può essere descritto con precisione. La nuvolosità e le piogge possono
presentarsi con le caratteristiche del fronte freddo d'estate e con quelle del
fronte caldo d'inverno. Infatti, nella bella stagione l'aria che occupa la parte
posteriore della perturbazione, avendo attraversato l'oceano, è più fredda di
quella anteriore; d'inverno si ha il caso inverso, dato che l'aria che ha
attraversato l'oceano è più calda. Pertanto, d'estate si avrà, generalmente,
un'occlusione a carattere freddo, mentre d'inverno l'occlusione sarà a carattere
caldo. Dopo il passaggio del fronte occluso, ritorna il sereno. I meteorologi lo
chiamano intervallo.
IL FRONTE POLARE. NASCITA E MORTE DI UNA PERTURBAZIONE
Il fronte che interessa più direttamente l'Europa occidentale è il fronte
polare, che si forma fra le coste orientali del Nord America e l'Islanda fra il
40° e il 50° di latitudine. La traiettoria del fronte polare può essere
tracciata sulle carte meteorologiche (fig. S) ma la sua posizione subisce
fluttuazioni stagionali e accidentali. L'aria calda e umida che sovrasta il
Tropico del Cancro, aggirando da Sud l'anticiclone delle Azzorre, giunge nelle
Antille, piega verso Nord, per effetto della rotazione terrestre, al largo delle
coste americane e arriva su Terranova, contornando, poi, le coste della
Groenlandia e dell'Islanda. Arrivando su un mare più freddo, l'aria calda ed
umida di origine tropicale condensa una parte del vapore in essa contenuto. Ciò
spiega le basse pressioni e le nebbie spesse e persistenti che affliggono
Terranova. Mentre l'aria tropicale aggira con movimento orario l'Anticiclone
delle Azzorre, altra aria di origine artica o polare aggira a sua volta, in
senso antiorario le zone depressionarie dell'Atlantico settentrionale. Le
posizioni dell'anticiclone e delle depressioni determina la latitudine alla
quale si scontrano le due masse d'aria e quindi l'altezza del fronte polare. Se
le due masse d'aria che si affacciano al fronte polare sono poco differenziate,
il fronte è poco attivo e, in caso di assenza di vento, può anche essere
stazionario; ma appena si stabilisce uno squilibrio tra le due masse d'aria,
l'andamento del fronte subisce una notevole deformazione; infatti si trasformerà
in una linea ondulata. Questo perché l'aria tropicale verso N/E e l'aria polare
verso S/W agiranno su di essa con spinte alternate. A mano a mano che lo
squilibrio aumenta, l'ondulazione assume un aspetto più marcato e, nella sua
cresta, si formano movimenti d'aria vorticosi. Si stabiliscono così due fronti:
il fronte caldo con direzione E/N/E e il fronte freddo con direzione S/E ).
Continuando ad accentuarsi lo squilibrio fra le due masse d'aria, la fisionomia
dell'onda è ancor più pronunciata; la pressione si abbassa le masse d’aria che
si fronteggiano diventano più turbolente fino a creare una circolazione
ciclonica (depressionaria), con direzione antioraria del vento. Nasce così la
perturbazione che ci raggiunge con i suoi fronti caldo, freddo e occluso. Oltre
a quello atlantico, un altro fronte polare marittimo si stabilisce nel Pacifico
settentrionale a causa dello squilibrio fra le masse d'aria di origine tropicale
e quelle di origine polare. Questo fronte è responsabile delle condizioni del
tempo sul settore occidentale del Nord America.
___________________
LE METEORE
Le meteore sono tutti quei fenomeni meteorologici che avvengono al suolo o
nell'atmosfera e si possono suddividere in idrometeore, litometeore, fotometeore
ed elettrometeore.
IDROMETEORE
Con il termine generico di idrometeore è indicato qualsiasi fenomeno
meteorologico, osservabile nell'atmosfera o al suolo, che abbia origine dalle
modificazioni del vapore acqueo che si trasforma in un insieme di particelle
d'acqua, liquide o solide, in sospensione (nubi) o in caduta (precipitazioni). A
parte le nubi, di cui abbiamo già trattato la principali idrometeore sono: la
pioggia, la pioviggine, la neve, la grandine, la nebbia, la rugiada, la brina,
la galaverna, il vetrone, gli uragani, i tornado, i mulinelli e le trombe
marine.
PIOGGIA
Abbiamo visto che la pioggia (come altre forme di precipitazioni) nasce in
seno a nubi particolari e che è soprattutto il valore della temperatura a
determinare la caduta di pioggia o di cristalli d'acqua. Le prime hanno un
diametro medio di 1/100 di millimetro a causa di tale piccolissima dimensione
non riescono a giungere al suolo, essendo la caduta un effetto della forza di
gravità. Potrebbero giungere in terra, se le goccioline avessero un diametro di
almeno 1/5 di millimetro e se l'aria fosse assolutamente calma, dato che, per
percorrere in caduta 800 metri, dovrebbero impiegare 16 ore. Quando le
goccioline di nube diventano abbastanza grosse per poter cadere, allora si
chiamaano goccioline di pioggia (un gocciolina di pioggia contiene un milione di
volte più acqua di una gocciolina di nube).
Z. Gocce di pioggia
Le cause della formazione della pioggia sono due: la coalescenza e un altro
processo.
Primo processo: la coalescenza. La prima causa è attribuita ai minutissimi
cristalli di ghiaccio presenti nelle parti più alte delle nubi, ove la
temperatura è al di sotto degli 0°c, e al vapore acqueo che, depositandosi sui
cristalli di ghiaccio, li fa ingrossare e poi cadere. Prima di giungere al
suolo, i cristalli di ghiaccio possono incontrare strati d'aria a temperatura
inferiore agli 0°c e allora, in superficie, arriverà neve. Se lo strato d'aria
che attraversano è però superiore agli 0°c, il ghiaccio fonde e al suolo
arriverà pioggia.
Secondo processo: avendo le goccioline di nube dimensione diverse, le più
grosse si spostano più lentamente nell'aria turbolenta, assumendo traiettorie
diverse da quelle delle goccioline più piccole. I tal modo, goccioline grosse e
piccole si scontrano, si ingrandiscono e finiscono per cadere sotto forma di
pioggia. E' questa la principale causa della pioggia che cade da nubi basse
stratiformi.
Infine, un ultimo discorso. La pioggia può anche essere provocata con
ghiaccio secco finemente polverizzato che provoca la cristallizzazione delle
goccioline di nube e poi la coalescenza, oppure bruciando ioduro d'argento;
questo gas, salendo nelle nubi, agiscono come il ghiaccio secco (questo deve
essere proiettato con un aereo). Il secondo modo, più economico, necessita però
delle condizioni favorevoli alla pioggia.
PIOVIGGINE
La pioviggine cade dallo stratus relativamente denso e così basso da
toccare talvolta il suolo e formare la nebbia. Nonostante le piccolissime
dimensioni delle gocce, può fornire considerevoli quantità d'acqua, fini 1 mm
all'ora. E' una precipitazione molto uniforme, costituita esclusivamente di
gocce d'acqua di diametro inferiore a 0,5 mm, molto vicine le une alle
altre.
NEVE
Si dà il nome di neve alle precipitazioni in forma di cristalli o di aghi
di ghiaccio isolati o riuniti in fiocchi. I cristalli hanno la forma di stelle a
sei punti (sistema esagonale) con ramificazioni e talvolta contengono gocce
d'acqua in sopraffusione. Se la temperatura è molto bassa, la neve è formata da
aghi di ghiaccio lunghi e sottili. I fiocchi si formano quando la neve
attraversa strati d'aria a temperature prossime agli 0°c. A queste condizioni, i
cristalli fondono in parte e si agglomerano fra di loro. La neve in fiocchi è
riscontrabile soltanto alle latitudini temperate. I fiocchi più grandi, aventi
fino a 6 cm di diametro e composti da centinaia di cristalli singoli, si formano
tra temperature comprese tra 0° e 2°c. Se la temperatura sale anche di poco, i
fiocchi si sciolgono per dare pioggia o quella neve parzialmente sciolta detta
acquaneve. Il fatto che le più intense nevicate avvengono quando la temperatura
è attorno a 0°c rende molto difficile la previsione della neve visto che un
lieve aumento di temperatura può tramutare, come già detto, la neve in pioggia.
Infine, si può avere pioggia anche se la temperatura è -1°c (anche se è
difficile), quando l'umidità è molto alta o ci sono correnti calde piuttosto
vicino al suolo che non permettono alla neve di giungere al suolo ma di
arrivarci sotto forma di pioggia. La neve, come la pioggia, è quasi sempre
benefica. A parte lo spettacolo suggestivo che offre, il suo accumularsi
costituisce riserve idriche molto importanti. Inoltre, ricoprendo il terreno, lo
protegge dal gelo e favorisce lo sviluppo della vegetazione. La neve è pessima
conduttrice di calore; ciò spiega il fatto che, pur essendo lo strato
superficiale a temperature molto al di sotto degli 0°c, lo strato a immmediato
contatto cl terreno si conserva a temperature superiori. Il processo di
formazione dei cristalli di neve è simile a quello delle goccioline d nube con
la differenza che, mentre queste ultime si formano attorno a nuclei di
condensazione costituiti da particelle igroscopiche (solubili), i cristalli
AA. Un bello scenario prodotto dalla neve
di neve hanno bisogno di nuclei solidi (insolubili) quali particelle
microscopiche di argilla, cenere e sabbia; inoltre la temperatura della nube
deve essere compresa tra -10° e -20°c. Nelle alte latitudini, e se l'aria è
soprassatura, a -40°c, la neve può formarsi anche i assenza di nuclei
solidi.
NEVE GRANULOSA O NEVISCHIO
E' una precipitazione che cade dallo stratus e talvolta da un banco di
nnebbia. Si presenta in piccoli granuli di ghiaccio bianchi od opachi, di
diametro inferiore al millimetro. Se i granuli cadono sul terreno duro non
rimbalzano e non si spezzano. La precipitazione di nevischio è, di solito, di
lieve entità. Si può avere nevischio anche con cielo poco nuvoloso (cioè di
copertura inferiore a 1/4 al momento dell'osservazione) quando la temperatura
dell'aria è molto bassa.
NEVE TONDA
E' una precipitazione di granelli di ghiaccio, bianchi e opachi, di forma
sferica e talvolta conica, con diametro che può raggiungere i 5 mm. Se i granuli
cadono su terreno duro, rimbalzano e spesso si frantumano. Questa precipitazione
ha luogo quando la temperatura al suolo si avvicina agli 0°c ma anche sino ai
6°c siccome cadono più velocemente dei fiocchi. La neve tonda che si presenta
sotto forma di rovesci misti a neve proviene generalmente cumulonimbus (ma anche
nimbostratus e altostratus) e si forma quando parte dei cristalli di ghiaccio,
che si trovano nella sommità della nube, cadono prima che il processo di
formazione del ghiaccio sia completo. Sembra che alla crescita dei granelli di
neve tonda contribuisca il fenomeno della sublimazione.
GRANDINE
E' una precipitazione solida, a forma di chicchi, di diametro tra 5 e 50
mm. I chicchi di grandine hanno origine come palline di neve tonda oppure come
gocce di pioggia gelate, che salgono e scendono nelle violente correnti d'aria
della nube temporalesca e s'ingrossano quando le goccioline di nube vi si
congelano sopra. La struttura a strato spesso visibile nei chicchi rileva questo
movimento verso l'alto e verso il basso, che continua fino a quando la spinta
ascensionale non può sorreggere il chicco, e questo cade fuori dalla nube. Gli
strati riflettono anche il differente tipo di deposizione a ciascun livello. A
temperature molto basse le goccioline si congelano molto rapidamente,
intrappolando molte bollicine d'aria che danno origine a ghiaccio bianco. A
temperature più alte il congelamento avviene più lentamente e si forma ghiaccio
trasparente. I chicchi grandi presentano spesso struttura a cipolla, dato che
sono pressoché sferici con strati alternati di ghiaccio bianco e trasparente.
Ciò significa che i chicchi devono essere passati su e giù attraverso strati a
temperature diverse. Per mantenere un frammento sospeso per i 10 minuti circa
che occorrono per formare un chicco grande, sono necessarie correnti
ascensionali superiori ai 110 Km/h. Sebbene normalmente sferici o quasi, i
chicchi possono avere forme bizzarre. Addirittura sono stati riferiti casi di
creature viventi, come le rane, cadute sulla terra inglobate in pezzi di
grandine: probabilmente in precedenza aspirate in aria dalle fortissime correnti
ascensionali di tornado. Il record di grandezza lo detiene un chicco di ben 766
grammi e 44 cm di circonferenza caduto a Coffeyville in Kansas (USA). Infine, la
zona maggiormente colpita dalla grandine è il Nord America.
GRANUCOLA
E' una precipitazione di granuli di ghiaccio, trasparenti o translucidi, di
forma sferica o irregolare, il cui diametro è inferiore a 5 mm. Se cadono sul
suolo duro rimbalzano e fanno sentire un rumore caratteristico. Possono essere
costituiti da granuli di neve ricoperti di un sottile strato di ghiaccio oppure
possono derivare da gocce di pioggia congelata o da fiocchi di neve quasi
interamente fusi e poi ricongelati in prossimità del suolo. Le nubi che danno
origine alla granucola sono generalmente cumulonimbus, altostratus e
nimbostratus. Questa meteora è frequente nei temporali di primavera e d'autunno
ed è connessa a forti correnti convettive.
NEBBIA
E' una sospensione, negli strati dell'atmosfera vicini al suolo, di
minutissime goccioline d'acqua talmente addensate da ridurre la visibilità
orizzontale a meno di 1 chilometro. Allo stesso fenomeno si dà il nome di
foschia quando la visibilità va oltre il chilometro. Affinché la nebbia si
formi, è necessario che nell'aria ci siano delle particelle igroscopiche (nuclei
di condensazione); inoltre l'umidità relativa deve raggiungere il 100%. Talvolta
si può avere nebbia anche con umidità relativa inferiore al 100%; ciò accade
quando l'aria è inquinata da residui volatili, igroscopici, di lavorazioni
industriali. Le nebbie possono essere di irraggiamento, di avvezione e di
sollevamento su un pendio. Esaminiamo brevemente questi tre casi.
Nebbia di irraggiamento: si forma solo e quando in una località
concomitano: a) cielo sereno o poco nuvoloso; b) quasi assenza di vento; c) aria
fredda e molto umida negli strati più bassi, secca e calda in altitudine; d)
natura pianeggiante del terreno. Questo tipo di nebbia è dovuto all'abbassamento
della temperatura del suolo a causa dello irraggiamento del calore della
superficie nell'atmosfera. Ecco il meccanismo del fenomeno: durante la notte il
suolo, specialmente quando la temperatura è bassa, perde una parte del calore
fornitogli dal Sole; questa perdita di calore, non compensata adeguatamente
dalla successiva radiazione solare, fa sì che il suolo si raffreddi sempre si
più. Se l'aria è molto umida, il raffreddamento porta alla sua saturazione. Se
in una porzione di aria satura la temperatura si abbassa anche di un paio di
gradi, una parte del vapore acqueo si condensa e diviene visibile sotto forma di
goccioline in sospensione. La nebbia di irraggiamento si instaura quando il
cielo è sereno o poco nuvoloso, cioè in presenza di situazioni meteorologiche
dove, a motivo del debole gradiente barico, il vento è debole o nullo. Al
contrario, un cielo coperto da nuvolosità stratiforme, limitando l'irraggiamento
del calore del suolo, quindi la diminuzione della temperatura, può ostacolare la
formazione della nebbia. Lo spessore di queste nebbie dipende dallo stato di
turbolenza dell'aria; in aria perfettamente immobile, la condensazione ha luogo
soltanto in prossimità del suolo e difficilmente le nebbie si spingono oltre i
100 metri di altitudine.
Nebbia di avvezione: si forma quando un'aria calda e umida, spostandosi su
una superficie fredda, abbassa la sua temperatura. A differenza di quella di
irraggiamento, la nebbia di avvezione può spingersi fino a 500 metri di
altitudine e formarsi anche in presenza di vento.
Nebbia di sollevamento: si stabilisce quando l'aria, risalendo un pendio,
si raffredda.
Da quanto si è detto si possono trarre alcune conclusioni. Fintanto che
permane, su una data regione, un anticiclone e la temperatura si mantiene su
valori piuttosto bassi, le zone che, di solito, sono soggette alla nebbia
continueranno ad esserlo. La nebbia sarà tannto più fitta quanto più bassa sarà
la temperatura del suolo. Ma anche dopo lo sfaldamento dell'anticiclone si potrà
avere ancora nebbia, se l'aria calda e umida da S/E o da S/O transiterà su una
zona dove la temperatura sia piuttosto bassa.
RUGIADA
E' un deposito di goccioline d'acqua sugli oggetti a causa della
condensazione diretta del vapore acqueo contenuto nell'aria, quando questa si
raffredda al di sotto del punto di rugiada. Si tratta di un raffreddamento per
irraggiamento che si verifica, di solito, durante le notti serene. Se il cielo è
nuvoloso, è più difficile che la temperatura scenda sotto al punto di rugiada o
anche se c'è vento il formarsi di questa meteora viene sfavorita perché l'aria
fredda si mescola con quella calda soprastante.
BRINA
Nelle situazioni anticicloniche, l'intenso raffreddamento notturno durante
le notti calme e serene, a causa dell'irraggiamento, può provocare il deposito,
su oggetti non troppo elevati, di cristalli di ghiaccio sotto forma di scaglie,
di aghi o di piume. Il deposito può essere costituito in parte da goccioline di
rugiada soprafusa e in parte da ghiaccio formatosi direttamente per sublimazione
del vapore acqueo. La formazione della brina è ostacolata, oltre che dalla
presenza di nubi e di vento, anche dalla nebbia dato che questa idrometeora
riduce il raffreddamento del suolo per irraggiamento.
GALAVERNA
A differenza della brina, che si forma in atmosfera limpida, la galaverna
ha bisogno di nebbia e di temperatura molto bassa. E' un deposito di ghiaccio
prodotto da gocce di nebbia soprafuse a contatto con oggetti solidi a
temperatura inferiore agli 0°c. Il deposito si ingrossa nel lato degli oggetti
esposti al vento; si forma raramente su terreno pianeggiante, più spesso sulle
cime dei monti.
VETRONE
E' costituito di uno strato di ghiaccio, compatto e liscio, generalmente
trasparente, proveniente dal congelamento di gocce di pioggia soprafusa. Si
forma su superfici a temperatura inferiore o leggermente superiore agli 0°c. Si
può avere vetrone anche a terra con pioggia normale che congela su terreno molto
freddo oppure può nascere da neve fusa per schiacciamento prodotto dal traffico;
di solito però esso si forma sui rami degli alberi a qualsiasi altezza dal suolo
o su cavi elettrici e telefonici.
URAGANO
L'uragano, tifone o ciclone tropicale, è il componente individuale più
spettacolare della macchina meteorologica terrestre: è, infatti, un sistema a
spirale con venti furiosi e formazioni nuvolose che danno luogo alle piogge più
violente note sulla Terra. Eppure, paradossalmente, proprio al centro
dell'uragano c'è una piccola zona, l'occhio, in cui venti sono leggeri, il cielo
limpido e l'aria calda. Gli uragani sono, in sostanza, cicloni a grande scala,
ma queste enormi tempeste hanno anche due requisiti fondamentali: calore e
umidità; di conseguenza si sviluppano soltanto ai tropici; tra le latitudini 5°
e 20° N e S e in regioni dove la temperatura dell'acqua supera i 30°c. Quasi
sempre gli uragani si muovono all'inizio verso ovest, poi curvano,
allontanandosi dall'equatore e si abbattono sulla terraferma con risultati
disastrosi, oppure proseguono al di sopra degli oceani fino a sorvolare acque
superficiali fresche esaurendosi naturalmente. Le condizioni atmosferiche e
oceaniche favoriscono lo sviluppo degli uragani, soprattutto durante l'estate e
l'autunno. Le regioni in cui tali manifestazioni sono più frequenti sono il
Pacifico nord- occidentale, il golfo del Bengala, l'Oceano Indiano
sud-occidentale (Maddagascar e le isole Mauritius e nei mari a nord
dell'Australia. Non ci sono mai due uragani esattamente uguali, ma uno tipico
può avere 600 chilometri di diametro, con venti che convergono a spirale verso
il centro a velocità pari a 180 Km/h; il diametro dell'occhio può variare da 6 a
40 chilometri. A volte la pressione è inferiore a 950 mb ma questi sono dati che
possono benissimo variare. Infatti al centro del tifone "Tip" la pressione
registrata fu di 870 mb (la più bassa mai registrata), la massima velocità del
vento fu di 300 Km/h e il diametro dello uragano fu di 2200 chilometri.
Considerevoli anche le quantità d'acqua: nel Baguio (Filippine) in un solo
giorno ci furono 1170 mm di pioggia. Il formarsi di un uragano è dovuto, molto
sommariamente, al calore latente che il vapore acqueo (dell'oceano) libera
quando condensa e che fa riscaldare l'aria circostante. Questa inizia a salire e
diventa più calda e, riscaldandosi, sale ancora più velocemente. Questo fatto, a
sua volta, richiama altra aria calda carica di umidità, che sale anch'essa e
libera ancora più calore. Una volta instaurata questa reazione a catena, la
"macchina energetica" è in moto finche essa esaurirà il suo "combustibile", cioè
l'aria calda e umida "aspirata" dall'oceano.
Infine parliamo dell'occhio dell'uragano. Esso è di solito sgombro da nubi
e contiene una colonna d'aria calda che scende lentamente. Al livello del suolo
c'è un piccolo aumento di temperatura, ma nella media atmosfera, circa al
livello dei 500 mb (a quota 5500 metri circa) la temperatura nell'occhio può
essere anche di 18°c più alta rispetto allo stesso livello sul margine esterno
dell'uragano. Questo nucleo caldo è la parte essenziale dell'uragano, poiché,
dato che l'aria calda è meno densa della fredda, essa esercita minor pressione:
quel nucleo pertanto tiene in vita il centro di bassa pressione della tempesta,
che a sua volta attira l'aria dall'esterno verso la base dell'uragano. Poche
persone hanno potuto assistere allo spettacolo di vedere l'occhio del ciclone
sopra se stessi. Il vento è lieve, il cielo sulla verticale è sereno, oppure
appena chiazzato di piccole nubi, l'aria calda, umida e opprimente, qualche
fulmine va da nube a nube e si è completamente circondati da un muro di
nubi.
TORNADO
Nessuna tempesta atmosferica è paragonabile al tornado in quanto a violenza
concentrata e distruttiva. Come l'uragano, il tornado consiste in una massa
d'aria instabile che ruota furiosamente e che sale rapidamente intorno a un
centro di bassa pressione; ma le somiglianze finiscono qui. Mentre un uragano ha
in genere un diametro di 600 chilometri, un grande tornado ha un diametro di 500
m e uno piccolo anche meno di 50 m. Mentre però i danni causati da un uragano
sono vasti e diffusi, la loro gravità non eguaglia la devastazione totale,
seppur concentrata, che segna il cammino di un tornado. La velocità del vento
non è possibile da registrare ma con varie analisi si è arrivato a pensare che
il vento raggiunga velocità comprese tra i 270 e 360 Km/h e, in piccoli
mulinelli secondari che si formano attorno al principale, anche di più, fino ai
450 Km/h. Il vento, comunque, non è l'unica forza devastatrice all'opera in un
tornado. La pressione al centro di un tornado è estremamente bassa (anche questa
impossibile da registrarla con precisione), perciò, quando la tempesta passa
sopra a un particolare luogo, si verifica una improvvisa e nettissima caduta di
pressione. Se ciò accade al di sopra di un edificio, il risultato è che la
pressione all'interno della struttura si trova di colpo a essere molto superiore
a quella esterna e l'edificio letteralmente esplode. Un altro pericolo è la
presenza di violente correnti ascensionali, spesso tante impetuose da sbalzare
persone e bestiame a notevoli distanze e, a volte, così furiose da alzare da
terra perfino camion e locomotive. Granelli di sabbia e sassolini possono essere
scagliati con la forza di proiettili, tanto da penetrare profondamente nelle
carni; fili di paglia possono conficcarsi come frecce in muri di legno e nemmeno
un edificio può offrire sufficiente riparo contro grandi travi e lamiere di
tetti che volano roteando e rimbalzando per le vie della città. Quasi sempre
appare come uno spaventoso cono nero che pende sino al suolo da una nube
egualmente nera, sbucante in lontananza dalla semioscurità e spesso accompagnato
o seguito da tuoni, fulmini e violenti rovesci di pioggia o grandine. I tornado
possono presentarsi ovunque ma sono di gran lunga più violenti e frequenti nella
regione delle Grandi Pianure degli Stati Uniti: in particolare modo nella "viale
dei tornado", la fascia di territorio che va dal Texas, attraverso il Kansas e
l'Illinois, fino al Canada. I tornado possono presentarsi in ogni periodo
dell'anno, ma sono più frequenti da aprile a settembre e gli Stati Uniti
subiscono circa duecento tornado ogni anno. Per la formazione dei tornado tutto
quel che serve è una forte corrente ascendente che si mantenga per parecchi
minuti. L'aria al suolo affluisce precipitosamente e il primo stadio è
completato. Le masse d'aria in superficie sono dotate di una certa rotazione
naturale dovuta al moto della Terra e, quando l'aria converge, la rotazione
viene concentrata in una spirale che si va restringendo sempre più, mentre la
velocità del movimento aumenta enormemente. I tornado ruotano quasi sempre con
moto ciclonico, cioè in senso antiorario nell'emisfero nord e orario in quello
sud. Quando poi, occasionalmente, i tornado si presentano in coppia, uno di essi
ruota in modo anticiclonico, anche se l'esatto meccanismo non è stato ancora
chiarito. Se l'aria che sale è anche umida oltre che calda, il vapore acqueo si
condensa e libera il calore latente: ciò aumenta la spinta ascensionale
dell'aria e la fa salire ancora più in fretta. Se l'aria in quota è secca, oltre
che fredda, l'aria in ascesa diventa ancora più instabile e le correnti
ascensionali vengono ulteriormente accelerate. In condizioni normali, l'aria
fredda e secca non rimane mai al di sopra dell'aria calda e umida. Ciò può
accadere solo se la direzione dei venti ai due livelli è molto diversa, così che
una corrente d'aria fredda e secca è costretta ad attraversarne una d'aria calda
e umida. Mentre questa situazione è rara in gran parte del mondo, essa è
piuttosto comune nella parte centrale del Nord America, favorita dalla presenza
delle Montagne Rocciose e dell'aria calda e umida del Golfo del Messico.
MULINELLI
I mulinelli di polvere sono simili a piccoli tornado e la loro forza è
abbastanza intensa da ribaltare roulotte e provocare gravi danni a edifici. Sono
abbastanza comuni durante giorni molto caldi in molte regioni aride o semiaride
del mondo. La dinamica dei mulinelli è molto simile a quella dei tornado anche
se il sistema non è connesso in alcun modo con le nubi. L'energia del mulinello
proviene dall'intenso riscaldamento del terreno asciutto e dello strato d'aria
in contatto con esso. Quando le bolle d'aria calda salgono e l'aria al suolo
viene aspirata, si sviluppano correnti convettive, in cui la rotazione si
concentra e accelera per dar luogo al mulinello. Il fuoco ovviamente è un
efficiente generatore di forti correnti ascendenti d'aria. Come è prevedibile,
gli incendi tendono a produrre i propri mulinelli, detti mulinelli di fuoco. Se
un mulinello terrestre, vagando, viene a trovarsi sull'acqua, può trasformarsi
in un mulinello d’acqua ma questo tipo di vortice svanisce rapidamente, poiché
la fonte di calore viene a mancare. Certi mulinelli d'acqua si formano quando
aria fresca si sposta al di sopra di una superficie d'acqua calda; questo,
tuttavia, è insolito, perché in genere il terreno è più caldo dell'acqua.
TROMBE MARINE
Una tromba marina è semplicemente un tornado marino, che si forma in
condizioni molto simili a quelle del tornado terrestre e anche più facilmente,
se il mare è caldo. Una superficie marina calda agevola la formazione delle
trombe in due modi: primo riscaldando l'aria vicina alla superficie; secondo,
assicurando un facile rifornimento di umidità. Entrambi i fattori si aggiungono
a una qualunque instabilità dell'atmosfera, e quindi promuovono lo sviluppo di
un vortice. Come le nubi, le trombe marine si muovono con velocità differenti,
tipicamente comprese fra 18 e 36 Km/h. Il diametro della tromba può essere anche
solo 1 metro, oppure può raggiungere i 200 metri. Di norma le trombe marine
durano da 15 a 30 minuti. Spesso la tromba si contorce qua e là e questo indica
che la sua energia sta diminuendo: appena la colonna si avvolge su sé stessa
comincia a disgregarsi, per l'impossibilità di mantenere l'aria in rotazione. Le
trombe marine non raggiungono mai l'intensità di certi tornado, ma si presentano
forti e frequenti nel Golfo del Messico e nelle isole Bahamas, mentre nelle
altre zone del mondo (infatti le trombe marine si possono sviluppare in quasi
tutti i mari) esse sono meno frequenti e intense. Le trombe marine si presentano
spesso in "famiglie", in cui è comune averne tre o quattro nella stessa zona a
pochi minuti l'una dall'altra; è stato descritto il caso in cui ce n'erano
cinquanta visibili contemporaneamente.
LITOMETEORE
Con il termine generico di litometeore si intende un insieme di particelle
solide, prive di acqua, in sospensione nell'atmosfera o sollevate dal vento.
Sono litometeore la caligine e la tempesta di polvere o di sabbia. Queste non
hanno significato per gli scopi della meteorologia applicata ma sono comunque
fenomeni meteorologici.
CALIGINE
E' una sospensione nell'aria di minutissime particelle secche, invisibili
ad occhio nudo, e sufficientemente numerose da dare all'aria un aspetto
opalescente e ridurre la visibilità (di solito non inferiore al chilometro). Uno
strato denso di caligine sta ad indicare una probabile inversione della
temperatura al di sotto dei 1500 metri. Spesso le particelle che compongono la
caligine sono così minute da causare la diffusione differenziata della luce
contribuendo ad accentuare i colori del sorgere del Sole e del suo tramonto. La
caligine non si forma se l'umidità relativa dell'aria è superiore al 95%.
Essendo questa meteora prodotta anche da residui volatili di lavorazioni
industriali, nelle grandi città o in prossimità di esse la visibilità può
essere, talvolta, notevolmente ridotta.
TEMPESTA DI POLVERE E SABBIA
Insieme di particelle di polvere o di sabbia violentemente sollevate dal
suolo, da venti forti e turbolenti fino a grandi altezze. La parte anteriore di
una tempesta di polvere o di sabbia può assumere lo aspetto di una gigantesca
muraglia (muro di polvere o di sabbia). La formazione di queste tempeste è in
stretta relazione con la variazione diurna della temperatura. Durante la notte,
anche venti di oltre 70 Km/h non sono in grado di provocare tali tempeste.
FOTOMETEORE
Le fotometeore sono fenomeni luminosi prodotti da rifrazione, riflessione,
diffrazione della luce del Sole o della Luna. Possono essere osservate
fotometeore con cielo sereno (miraggio), con cielo parzialmente nuvoloso (alone
o corona) o durante la presenza di idrometeore (arcobaleno). Descriveremo anche
l'aurora polare. Anch'essi, esclusi l'alone e la corona, non hanno significato
per gli scopi della meteorologia applicata. Ce ne occupiamo brevemente per
completezza d'informazione.
ARCOBALENO
E' un insieme di archi colorati, dal violetto al rosso, prodotti dalla luce
del Sole su uno schermo formato di pioggia o di nebbia. La distanza delle gocce
dall'osservatore può variare da pochi metri a molti chilometri. La causa del
fenomeno è la rifrazione, accompagnata da dispersione, che i raggi solari
subiscono passando attraverso le gocce di pioggia o di nebbia (foto AB).
Nell'arcobaleno principale, il violetto è all'interno e il rosso all'esterno;
nell'arcobaleno secondario, meno luminoso del principale, il rosso è all'interno
e il violetto all'esterno.
AB. Un arcobaleno sulle Hawaii
CORONA SOLARE E LUNARE
Le corone sono anelli colorati di piccolo diametro (angolo compreso fra 1°
e 10°) che si formano attorno al Sole o alla Luna tutte le volte che una nube di
lieve spessore ottico (esempio: altostratus) passa davanti ai due astri. Al
contrario di quanto comunemente si pensa, la corona è indizio di miglioramento
del tempo quando il suo raggio è grande. Se il raggio è piccolo ciò significa
che è in atto un forte processo di condensazione, ma non significa
necessariamente che sta per arrivare il cattivo tempo. Il fenomeno della corona
è dovuto alla diffrazione della luce attraverso le goccioline di una nube
sottile.
ALONE
La riflessione e la rifrazione della luce solare o lunare attraverso i
piccoli cristalli di ghiaccio costituenti i cirrostratus danno luogo al fenomeno
dell'alone. E' un anello luminoso con al centro il Sole o la Luna, il cui raggio
è visto sotto un angolo di 22° circa (l'angolo sotteso dalla lunghezza della
mano posta verticalmente). Attorno al Sole la fascia è iridata e attorno alla
Luna è biancastra. Attorno al primo alone si può talvolta osservare un secondo
alone, che allora è detto grande alone (visto sotto un angolo di 45°). Poiché il
fenomeno è caratteristico dei cirrostratus sta ad indicare l'avvicinarsi del
cattivo tempo.
MIRAGGIO
Fenomeno ottico che si verifica nei paesi caldi e che è dovuto
all'incurvamento che i raggi luminosi subiscono, quando attraversano
un'atmosfera non omogenea. Il tipo più comune di miraggio è il miraggio
inferiore e consiste nell'illusione di vedere l'immagine di oggetti lontani
capovolti come se si riflettessero in uno specchio d'acqua. Ciò si verifica
soprattutto nei deserti quando la densità dell’aria negli strati vicini al suolo
risulta invertita rispetto alla condizione normale. Accade allora che, negli
strati bassi, i raggi luminosi vengono ad avere un forte incurvamennto con la
convessità verso i basso, invece del normale incurvamento con la convessità
verso l'alto.
AURORA POLARE
Mentre il campo magnetico terrestre s'inarca allontanandosi dal luogo
d'origine (poli magnetici nord e sud situati rispettivamente nel Canada
settentrionale e nell'Antartide), esso cattura particelle atomiche, protoni ed
elettroni, emessi dal Sole nel vento solare. A mano a mano che le particelle
scendono, ad altezze tra i 100 e i 300 chilometri interagiscono con le molecole
presenti nella parte superiore rarefatta dell'atmosfera terrestre e ciò produce
una bellissima emissione luminosa incandescente: l'aurora polare (detta aurora
boreale nell'emisfero nord e aurora australe in quello sud). Essa è visibile
nelle notti più luminose delle regioni situate entro 20° di latitudine dai poli
magnetici e che si trovano all'interno del cono delle aurore.
ELETTROMETEORE
L'elettrometeora è un fenomeno, visibile e udibile, con il quale si
manifesta l'elettricità che, anche in condizioni normali, è sempre presente
nell'atmosfera. Le principali elettrometeore sono: il temporale, il fulmine e il
fuoco di S. Elmo.
TEMPORALE
Il temporale è uno fra i fenomeni meteorologici più pericolosi per i danni
incalcolabili che può arrecare. La sua violenza supera, a volte, quella di una
esplosione atomica, dato che le energie che si scaricano nel cielo sono
incommensurabili. I temporali possono, o no, essere associati a forme isobariche
(distribuzione della pressione atmosferica). Nel primo caso, si hanno i
temporali frontali o ciclonici nel secondo caso si hanno i termici o di calore e
i temporali orografici. La suddivisione non è, però, tassativa, poiché tutti i
temporali, di qualsiasi natura, sono dovuti a moti ascendenti dell'aria in seno
a masse instabili, e questi moti sono talvolta indipendenti dal surriscaldamento
degli strati dell'atmosfera a contatto con il suolo. Il temporale è quasi sempre
preceduto da calma di vento. Si tratta di una calma strana che non convince;
guardando lontano si vedono formarsi nubi del genere cumulus congestus o
cumulonimbus. Le nubi, ingrandendosi, generano nella parte centrale violente
correnti ascendenti, mentre nei bordi estremi le correnti sono discendenti e se
ne può avere conferma dall'aumento della pressione atmosferica. Ad un certo
momento, il vento tende a disporsi dai quadranti meridionali e comincia a cadere
pioggia. Repentinamente, la pressione e la temperatura si abbassano, la pioggia
diventa torrenziale mentre raffiche urlanti sollevano spruzzi nel mare e fanno
inclinare i rami degli alberi in terra. I fulmini e i tuoni completano questo
quadro di disordine. I temporali, di solito, sono di breve durata. Subito dopo
il passaggio dell'elettrometeora, le raffiche diminuiscono d'intensità mentre il
vento, stabilizzandosi, può rinforzare ancora, disponendosi da N/O, o attenuarsi
fino al ritorno alla normalità.
TEMPORALI CICLONICI O FRONTALI
Possono essere di fronte caldo, di fronte freddo, di fronte occluso e
prefrontali.
Temporali di fronte caldo: si generano quando una massa d'aria instabile,
sollevandosi per scorrimento sul piano inclinato della superficie frontale, sale
rapidamente in altitudine. Questi temporali viaggiano insieme con fronti e la
loro lunghezza orizzontale può essere di alcune centinaia di chilometri, mentre
la larghezza non supera, di solito i 50 chilometri. Si possono notare osservando
attentamente il cielo i cumulonimbus sparsi e le correnti ascendenti non molto
intense. Nelle medie latitudini, questi moti convettivi dell'aria si manifestano
con una specie di ribollimento caratteristico dei contorni del cumulonimbus.
Temporali di fronte freddo: si creano quando una massa d'aria fredda s'incunea
sotto l'aria calda instabile sollevandola violentemente. In questo caso, essendo
le correnti ascendenti molto forti, i temporali sono più violenti.
Temporali di occlusione: sono riconoscibili per il fatto che la base del
cumulonimbus si trova a notevole altitudine. Dopo un temporale di occlusione
ritorna quasi sempre il sereno o, come si dice in meteorologia, si stabilisce
l'intervallo.
Temporali prefrontali: si possono formarsi improvvisamente anche dopo una
mattinata di cielo assolutamente sereno. Possono manifestarsi ad una distanza di
parecchie centinaia di chilometri dal fronte freddo, cioè nel settore caldo
della perturbazione. La loro estrema violenza è da attribuirsi a tre cause: la
spinta del fronte freddo che avanza, la grande instabilità dell'aria,
l'eccessivo surriscaldamento del suolo.
TEMPORALI OROGRAFICI
Sono causati dalla spinta verso l'alto di una massa d'aria ricca di vapore
acqueo. Sopravvento ai rilievi si formano e si ingrandiscono le nubi
temporalesche, mentre essi si dissolvono, sottovento. Anche in questo caso
agisce il grado di instabilità dell'aria. Spesso si ha l'effetto combinato del
sollevamento orografico e del surriscaldamento al suolo dell'aria. Questi
temporali rimangono stazionari sui monti. Il cumulonimbus cresce continuamente
sopravvento e poi si dissolve sottovento. Può accadere anche che i temporali
orografici, dopo avere esaurito la loro attività, si riformino sugli stessi
monti per alcuni giorni successivi e nelle stesse ore.
TEMPORALI TERMICI O DI CALORE
Non sono associati a forme isobariche e si manifestano a causa del
surriscaldamento del suolo e di forti correnti ascendenti di aria umida e
instabile. Infatti ai tropici dove l'umidità e il riscaldamento solare sono
elevati, questi temporali raggiungono la loro massima intensità. Nella stagione
calda, si formano nella terraferma durante le ore pomeridiane per cessare al
tramonto; sul mare durante la notte. Gli altri temporali possono formarsi a
qualsiasi ora del giorno e della notte, sia in mare che in terra poiché le
correnti ascendenti che li determinano dipendono solo relativamente dalla
variazione della temperatura. Anche i temporali termici possono manifestarsi per
più giorni consecutivi, nella stessa località e alla stessa ora. Mentre la
frequenza dei temporali ciclonici non può essere determinata facilmente essendo
l’elettrometeore legate alla marcia delle perturbazioni, i temporali di callore
possono, talvolta, esser previsti controllando l'invasione di masse d'aria
calda, umida e instabile e conducendo indagini zona per zona, dato che
l'influenza di fattori locali è decisiva. L'instabilità dell'aria può essere
riconosciuta dall'aspetto particolare delle nubi, ove queste si siano già
formate. Se in mezzo a banchi di nubi (per esempio cumulus o altocumulus) si
vedono altre nubi a forma di torre (specie congestus o castellanus) che si
innalzano a grandi altitudini, ciò vuol dire che in quuella zona l'aria è
instabile Se perciò nella mattinata si vedono apparire tali nubi, quasi
sicuramente ci sarà un temporale nel pomeriggio. I temporali di calore possono
spostarsi con il vento; di solito, però, sono stazionari.
FULMINE
Il fulmine è un effetto secondario del temporale. Si tratta di un corto
circuito che ha luogo quando la aria non è più capace di separare le enormi
cariche elettriche che possiede. Infatti le scariche
possono manifestarsi tra nube e nube, fra nube e cielo sereno e fra nube e
suolo. Del fulmine accenneremo solo alla elettricità di cui si carica il
cumulonimbus.
SCARICHE ALL'INTERNO DI UNA NUBE O TRA NUBE E NUBE
Secondo la teoria del Simpson, in un cumulonimbus, le gocce d'acqua in
sospensione nelle correnti ascendenti possono spezzarsi o scoppiare, sia perché
divenute troppo grosse sia a causa dell'urto con altre gocce. In conseguenza
della rottura, le gocce si caricano di elettricità: positivamente verso la
sommità della nube e negativamente verso la sua base. Quando la differenza di
potenziale che si viene a creare tra le gocce cariche di elettricità positiva e
le gocce cariche di elettricità negativa assume valori tali da vincere la
resistenza del dielettrico atmosferico, allora si produce la carica. Queste
scariche elettriche sono dell'ordine di alcune migliaia di volt per
centimetro.
SCARICHE TRA NUBE E CIELO SERENO
L'atmosfera, anche in assenza di nubi, è portatrice di cariche elettriche
che, a differenza di quelle possedute dalla Terra, sono positive. Se queste
cariche elettriche, che possono addensarsi in determinate zone dell'atmosfera,
si trovano ad opportuna distanza da una nube elettrizzata a potenziale diverso,
si genera la scarica.
SCARICHE TRA NUBE E SUOLO
La Terra si comporta come un corpo carico di elettricità negativa il cui
campo, in prossimità della superficie, è di un volt per centimetro. Nelle zone
che vengono a trovarsi sotto a un cumulonimbus, l'elettricità negativa cambia
segno per effetto di influenza e diventa, perciò, positiva. Quando il
dielettrico atmosferico non è più capace di separare le due cariche, ha luogo il
fulmine che può essere diretto tanto dalla nube verso il suolo, quanto in senso
inverso. Quando le due cariche non vengono più separate, una scarica guida
scende a zig-zag verso il terreno a circa 100 Km/s, mentre cerca il percorso di
minor resistenza. Nella sua scia lascia aria ionizzata che prepara il cammino al
fulmine principale che deve seguire. Molti dei suoi rami muoiono, ma uno arriva
vicino al terreno dove s'incontra con una brillante "banderuola" di luce che si
protende dal punto più vicino sul terreno: spesso un oggetto appuntito come un
albero dove il gradiente del potenziale è più grande che altrove. Avendo
stabilito un cammino conduttore completo, dal terreno sale un enorme impulso
d'energia a circa un decimo della velocità della luce. Una corrente elettrica di
10000 ampere viene trasportata in un'"anima" d'aria del diametro di pochi
millimetri: l'aria diventa istantaneamente caldissima, ardendo con incandescenza
accecante a più di 30000° c, e si espande violentemente verso l'esterno alla
velocità del suono con un'onda d'urto che noi udiamo come tuono. Dopo l'impulso
principale positivo dal terreno alla nube, una carica negativa si precipita giù
per la stessa strada dalla nube al terreno. C'è, quindi, una pausa di circa un
ventesimo di secondo, durante la quale le cariche si accumulano nuovamente,
dopodiché altri fulmini si susseguono su e giù per il sentiero ionizzato: spesso
tre o quattro, a volte molto di più, in una scarica multipla che dura un quarto
di secondo o più. Per quanto riguarda la natura del terreno, sembra che le rocce
eruttive siano più spesso colpite dal fulmine che non le rocce sedimentarie.
Inoltre il fulmine preferisce determinate piante: il pioppo, la quercia, l'olmo
in primo luogo; poi le piante resinose.
TUONO
Nasce, come detto prima, dal riscaldamento quasi esplosivo dell'aria al
passaggio del fulmine. Si tratta di onde d'urto che possono essere udite fino ad
una distanza di circa 15 chilometri, non più. Quando si vedono i lampi e non si
riesce a udire il tuono, ciò vuol dire che il temporale è lontano. Si può quindi
valutare la distanza del temporale (che genera sempre tuoni) contando i secondi
che separano la percezione della scarica elettrica da quella del tuono.
Moltiplicando per 340 (velocità del suono) il numero dei secondi trascorsi fra
la percezione del fulmine e quella del tuono oppure dividendo per 3 il numero
dei secondi, si può conoscere approssimativamente la distanza del temporale (nel
primo caso, la distanza sarà in metri; nel secondo, in chilometri).
FUOCHI DI S. ELMO
Le scariche fra nube e suolo vengono favorite da ciò che si chiama potere
della punte. Le estremità degli alberi, dei piloni, degli alberi delle navi,
degli spigoli dei tetti durante il temporale si ricoprono di fiocchetti
luminosi, bluastri, noti come fuochi di S. Elmo. Si tratta di un flusso di ioni
positivi (particelle caricate positivamente) accompagnato da un brusio
caratteristico verso cui si dirigono i fulmini. La costruzione dei parafulmini
si basa appunto sul potere delle punte.
___________________
I CLIMI DEL MONDO
Nel corso degli anni, vari climatologi hanno cercato vari modi per
classificare il clima. Quello più veritiero e usato è la classificazione di
Koeppen, che ha utilizzato temperatura e precipitazioni come elementi principali
per la classificazione. Ovviamente tali valori sono stati presi in un arco di
tempo molto lungo e oltre alle medie annuali si è avuto bisogno di sapere le
medie mensili e le escursioni annuali e giornaliere. Con questa classificazione
sono stati individuati 9 climi nel mondo: i poli, la taiga, le montagne, le zone
temperate, le zone monsoniche, la steppa, i tropici, le aree mediterranee e i
deserti. Un'altra specie di clima, che in realtà ne comprende varie, è il
microclima.
I POLI
Sia l'Artide intorno al polo nord che l'Antartide attorno al polo sud
presentano condizioni difficili per qualunque forma di vita, specialmente per
l'Antartide ancora più freddo e ventoso e dove è stata registrata la temperatura
record di -92°c a Vostok, una stazione russa a 3488 metri sul livello del mare.
I caratteri più spiccati di questo clima sono gli inverni particolarmente
rigidi, le estati brevissime e piuttosto secche. Il limite delle zone con clima
polare segue per lo più l'isoterma di 10°c per il mese più caldo dell'anno: tale
isoterma, infatti, coincide abbastanza bene con il limite estremo a cui possono
crescere alberi. Sulla calotta polare artica il limite non scende, salvo in
limitate zone, oltre il Circolo Polare Artico, mentre sulla calotta polare
antartica esso può raggiungere anche una latitudine di 50°. Le quantità di
precipitazioni sono minime in entrambi le calotte polari. Le temperature medie
d'inverno si aggirano sui -70°c specie nell'Antartide, mentre quelle estive,
soprattutto in certe zone, attorno ai -30°c. Infine, la pressione ai poli e
vicino è solitamente alta.
LA TAIGA
A questo tipo climatico appartengono la Siberia e il Canada (non la parte
orientale mitigata dallo oceano). Le condizioni climatiche delle foreste
conifere del Nord, conosciute col nome siberiano di taiga, sono inclementi: i
lunghi, freddi inverni vengono interrotti solo da estati brevi e tiepide. Le
precipitazioni sono leggere, con un totale annuo inferiore ai 500 mm, e di
solito sono concentrate nei mesi più caldi. Nessun altro clima esibisce inoltre
un'escursione annua di temperatura così grande. I valori estremi di temperatura
si hanno all'interno della massa continentale più grande, l'Eurasia, e il
primato per la più grande escursione termica è detenuto da Verkhoyansk, dove il
mese più freddo(gennaio) ha temperatura media di -47°c e il mese più caldo
(luglio) di 16°c: una differenza di ben 63 gradi tra i due estremi. Verkhoyansk
e Oymyakon (a circa 640 chilometri a sud-est) detengono il primato per la più
bassa temperatura osservata sulla faccia della Terra al di fuori dell'Antartide,
-70° c. Queste località sono situate entro vallate della Siberia
nord-occidentale, al polo del freddo; le temperature eccezionalmente basse
vengono originate dalla combinazione di venti catabatici e di raffreddamento
radiativo, specie durante le lunghe notti, che si hanno d'inverno vicino al
Circolo Polare Artico.
LE MONTAGNE
Uno dei fattori più importanti che influenzano i climi montani è la
diminuzione di temperatura con l'aumentare della quota (circa 0,56°c ogni 100
metri). Sulle montagne tropicali, la piovosità aumenta con l'altitudine fino a
circa 1500 metri, oltre ai quali invece si ha una netta diminuzione. Al di fuori
dai tropici le precipitazioni continuano ad aumentare con l'altezza. Anche i
venti diventano più forti con l'altezza, perché il moto dell'aria è meno
influenzato dall'attrito con la superficie terrestre. L'intensità della luce
solare aumenta con l'altezza, nell'aria delle montagne progressivamente più
pulita, più secca e meno densa. In un giorno sereno, circa il 75% dell'energia
solare penetra fino a 2000 metri, mentre solo il 50% raggiunge il livello del
mare. La piovosità può essere notevolmente influenzata dai rilievi locali. Le
piogge più intense hanno luogo quando l'aria calda ed umida viene costretta a
salire lungo i versanti sopravvento. Per esempio, la località più piovosa della
Terra è il monte Waialeale sull'isola Kanai (Hawaii), alto 1548 metri, con una
media annuale di 11.680 mm di pioggia. Sulla stessa isola ha luogo un
impressionante fenomeno di "ombra" causato dalla pioggia: a pochi chilometri di
distanza, infatti, la quantità di pioggia scende ad appena 250 mm l'anno. Nelle
zone montuose esiste una tendenza all'inversione quotidiana della direzione dei
venti locali. Il riscaldamento diurno dei versanti da parte de Sole, provoca un
vento che risale i pendii, o anabatico, che a volte innesca i temporali. Il
raffreddamento radiativo notturno dei versanti provoca invece un vento che
discende i pendii, o catabatico, e l'aria fredda nelle vallate conduce alle
brinate nelle parti più basse e alle inversioni termiche. Le nevicate sono più
intense e più frequenti a
AE. Una foto tipica del Fujihama coperto di neve
causa delle temperature più basse; perfino all'equatore, alcune delle
montagne più alte d'Africa e Sud America hanno le vette coperte di neve. La
linea delle nevi perenni sulle montagne, si abbassa al crescere della latitudine
e su pendii più esposti al vento e più ombreggiati.
LE ZONE TEMPERATE
I climi temperati si estendono all'incirca tra le latitudini 30° e 60° e si
distinguono per avere due stagioni estreme (inverno ed estate) ben nette e due
stagioni di transizione (primavera e autunno) abbastanza ben definite. Il
carattere dominante del clima temperato è la grande variabilità delle correnti
aeree dovuta soprattutto all'alternanza, piuttosto frequente, delle zone di alta
e di bassa pressione, apportatrici le prime di periodi secchi, le seconde di
periodi di maltempo. I climi temperati, a parte la suddivisione nei tre tipi
climatici basati esclusivamente sul regime pluviometrico, mostrano ulteriori
differenziazioni a seconda che la zona presa in esame sia a maggiore o a minore
distanza da oceani, mari o da rilievi più o meno importanti. Pertanto, tenendo
conto anche di questi fattori geografici, si possono distinguere le seguenti
varietà del clima temperato:
clima temperato marittimo: presenta temperatura media piuttosto stabile ed
escursione annue e mensili contenute, umidità alquanto elevata anche nelle ore
centrali della giornata e formazioni nuvolose frequenti. Le piogge presentano il
loro massimo soprattutto durante il periodo invernale. Il clima temperato
marittimo può distinguersi nelle due varietà:
-mediterranea: che forma un vero e proprio clima di cui parleremo più
avanti.
-oceanica: si nota in tutte le coste occidentali dei continenti alle
latitudini soggette, per la maggior parte dell'anno, ai venti di ponente spesso
violenti ma in prevalenza dolci e umidi, che rendono poco evidente il passaggio
tra le stagioni. Il tipico clima temperato oceanico si riscontra nelle Isole
Azzorre, a Madera, lungo le coste meridionali del Cile, in diverse zone della
nuova Zelanda e in Tasmania.
Clima temperato sub-continentale: costituisce il clima di transizione tra
il clima dolce e uniforme delle coste e il clima più marcato del vicino
entroterra. Possono sicuramente classificarsi in questo clima, per esempio, la
Pianura Padana (costituita dalle zone pianeggianti di Piemonte, Lombardia,
Veneto ed Emilia-Romagna), l'interno della Provenza, la Germania meridionale,
alcune zone della Svizzera e della Gran Bretagna.
Clima temperato continentale: rappresenta il clima temperato più marcato,
con la stagione invernale più lunga, la stagione estiva piuttosto calda e una
riduzione delle due stagioni di transizione. Le escursioni diurne della
temperatura risultano per lo più notevoli; marcata inoltre è l'escursione
annuatra il mese più freddo ed il mese più caldo. I più elevati quantitativi di
pioggia si registrano durante il periodo estivo, e la quantità totale delle
precipitazioni diminuisce procedendo verso l'interno del continente. Sono
un'eccezione le zone montuose sui versanti sopravvento, dove si ha generalmente
un aumento delle precipitazioni.
Clima degli altipiani: si trova nell'America meridionale, nella Cordigliera
delle Ande compresa tra le latitudini di 10° N e di 23° S. La lunga catena
montuosa si eleva fino ai 7000 metri e presenta altipiani ad altitudine media di
3500 metri. Le escursioni diurne della temperatura risultano molto pronunciate;
le piogge registrano valori piuttosto alti nella stagione calda, mentre
prevalgono piogge di breve durata a carattere temporalesco durante la stagione
fredda. Facendo un discorso in generale, si può dire che lungo i margini
occidentali delle masse continentali la piovosità è essenzialmente ciclonica,
anche se c'è un forte effetto orografico nelle zone montuose. Precipitazioni
piuttosto intense, più di 2500 mm l'anno, si registrano su coste e versanti
esposti a ovest in Scozia, Norvegia e sull'Isola Meridionale della Nuova
Zelanda. La piovosità tende a diminuire procedendo all'interno, anche se
l'aumento della precipitazione dovuta alle montagne può essere localmente
importante. I sistemi depressionari sono frequenti e più intensi di inverno, con
il risultato che in questa stagione si ha la massima piovosità in molte zone
marginali occidentali temperate. La pioggia orografica, d'altra parte, tende a
toccare il massimo nella tarda estate o in autunno perché i mari, più caldi in
queste stagioni, aumentano il contenuto di umidità delle masse d'aria marittime
dominanti. Ancora più all'interno nei continenti diventa maggiormente importante
la pioggia convettiva, che si ha soprattutto d'estate (con il caldo), e,
inoltre, le depressioni e le relative fasce di maltempo tendono a penetrare più
facilmente all'interno dei continenti durante l'estate. La neve è comune alle
latitudini temperate, anche se di solito persiste per parecchie settimane solo
nelle zone interne e in quelle orientali dei continenti, dove si accumula e
costituisce la maggior parte delle precipitazioni invernali.
I climi temperati, infine, si distinguono nettamente per una stagione morta
che dura da uno a cinque mesi, in cui la temperatura media scende sotto la
soglia dei 6°c, necessari anche per la crescita delle piante.
LE ZONE MONSONICHE
I climi monsonici comprendono le classiche terre monsoniche dell'India e,
inoltre, terre monsoniche temperate e zone sub-tropicali d'Africa, Australia e
Sud America. In esse prevale il clima caldo, con una media di almeno 25°c e due
stagioni ben definite. Il monsone d'Asia meridionale, o monsone indiano, è il
più vistoso fenomeno stagionale dei tropici e spirano da nord-est per metà anno
e da sud-ovest per l'altra metà. Le vere foreste monsoniche (gli alberi più
comuni sono i teak) si hanno dove la pioggia è moderatamente abbondante (tra i
1000 e i 2000 mm), mentre nel Decan occidentale (India) e nella India
nord-occidentale vi sono precipitazioni annue di poco superiori ai 600 mm. Le
savane africane e australiane e i llanos e i campos del Sud America sono terre
tropicali, con un clima dominato da un effetto monsonico. Durante la stagione
secca, masse d'aria stabile e subsidenti, sospinte dagli dagli anticicloni
sub-tropicali, provocano cielo sereno con temperature massime tra i attorno ai
33°c, che a volte s'avvicinano ai 40°c immediatamente prima della piogge del
monsone estivo. Altre volte il tempo può essere decisamente caliginoso sul Golfo
della Guinea quando dai vicini deserti soffia un forte vento da nord-est,
l'harmatan, carico di polvere. Nella stagione delle piogge, le zone monsoniche
vengono investite da masse d'aria instabile provenienti dalla Zona di
convergenza intertropicale (ZCIT), che è una stretta fascia che varia di
ampiezza da pochi chilometri fino a circa cento chilometri, vicino all'equatore.
I venti alla superficie soffiano verso la ZCIT sia da nord che da sud, cosicché
in generale essa è una zona d'aria ascendente. La sua posizione varia di giorno
in giorno, ma di solito è situata entro l'emisfero estivo. La temperatura viene
lievemente abbassata da nubi spesse e violenti acquazzoni, ma le condizioni
restano sgradevoli a causa dell'umidità. La piovosità annua, che varia da 750 a
1500 mm, diminuisce allontanandosi dall'equatore e ai margini dei deserti
diventa estremamente variabile. I monsoni temperati sono estensioni dei climi
monsonici classici e hanno luogo sui margini orientali delle masse continentali:
nella Cina centrale, in Giappone, negli Stati Uniti sud-orientali e nella
Australia orientale. A differenza della versione classica, la pioggia qui cade
tutto l'anno, con un totale tra 1000 e 1200 mm, ma si nota ugualmente un deciso
massimo estivo. Il tempo in queste regioni è dominato da masse d'aria tropicale
marittima, che danno estati torride e umide, con occasionali cicloni tropicali,
e inverni miti. Nel Nord America e in Asia irruzioni di aria polare continentale
possono a volte apportare condizioni di freddo fuori stagione.
LA STEPPA
Ci sono tre tipi di steppe: le steppe dell'Eurasia e le praterie del Nord
America, le praterie dell’emisero sud (le pampas dell'Argentina, il veld del Sud
Africa, le dune dell'Australia) e le steppe tropicali. Le prime occupano il
centro delle due grandi masse continentali dell'emisfero nord. Poiché si trovano
lontano dall'influenza moderatrice degli oceani, esse vanno incontro, per quanto
riguarda temperatura e piovosità, ad ampie escursioni giornaliere e amplissime
escursioni annue. Durante la breve, calda estate le temperature medie mensili
variano tra i 17°c e 20°c. L'inverno, d'altra parte, è lungo e rigido, con
temperature medie mensili ben al di sotto dello zero; e a volte si hanno
tormente di neve, specie nelle praterie del Nord America. Al contrario, le
praterie dell'emisfero sud, hanno in genere un clima più caldo ed uniforme:
questo, perché sono più vicine all'equatore e si giovano dell'influenza
mitigatrice del mare. La piovosità annua di tutte le praterie temperate è
moderata: in quella nord-americana i venti occidentali apportatori di pioggia
vengono bloccati dalle Montagne Rocciose, nelle pampas dalle Ande;le steppe sono
al riparo grazie alla loro grande distanza dal mare. Le steppe tropicali si
trovano a basse latitudini, ai margini dei torridi deserti. Esse, di solito,
sono sottoposte ai venti apportatori di pioggia, e connesse perturbazioni, per
un breve periodo dell'anno, il che produce climi semi-aridi piuttosto che
prettamente desertici. Qui, la precipitazione annua varia da circa 300 a 700 mm,
ma è strettamente imprevedibile da un anno all'altro, specialmente nelle steppe
tropicali situate sul lato equatoriale dei torridi deserti. La vegetazione
naturale comprende cespugli spinosi, macchia e piante grasse.
I TROPICI
I climi tropicali si trovano in una fascia tra 10° N e 10°S. La temperatura
media è di 27°c, con una escursione annua inferiore a 3 gradi e diurna fra 10 e
12°c. Distribuite uniformemente in tutto l'anno, si hanno piogge intense, con
totali annui di almeno 1500 mm. Situati nella zona di massima insolazione, i
tropici godono di un tempo stabile e regolare. Appena il sole sorge si ha un
rapido innalzamento della temperatura e la foschia mattutina svanisce
rapidamente. Più tardi, si formano quasi sempre nubi cumuliformi che si
trasformano in cumulonembi durante il pomeriggio con conseguenti rovesci
torrenziali, spesso accompagnati da temporali, nel pomeriggio avanzato; le
piogge sono in genere seguite da serate limpide. L'umidità, costantemente alta,
viene attenuata sulle coste dalle brezze marine, che si instaurano con
regolarità quasi cronometrica, facendosi sentire, a volte, fino a 150 chilometri
all'interno. Una delle anomalie climatiche più notevoli del mondo ha luogo a
ovest delle coste dell'Ecuador e del Perù, tra le longitudini 160° e 170° E. In
questa zona la piovosità è inferiore a qualunque altro luogo, nei tropici: meno
di 250 mm nella parte est, 750 mm nella parte ovest. Si ritiene che queste
insolite condizioni siano dovute alla scissione della Zona di convergenza
intertropicale in due rami stabilmente a nord e a sud dell'equatore. Il caldo e
le piogge abbondanti generano la vegetazione tipica della regione, la foresta
pluviale tropicale, che nella sua forma estrema è rappresentata dalle selvas del
Bacino delle Amazzoni nel Sud America, soggette a selvaggi disboscamenti da
parte dell'uomo che non pensa come queste grandi foreste riescono ad "aspirare"
tanta dell'anidride carbonica prodotta dall'uomo stesso.
LE AREE MEDITERRANEE
I climi mediterranei si trovano soprattutto ai bordi del Mar Mediterraneo,
e anche in parti della California, Cile, Sud Africa e Australia sud-occidentale.
Per quanto riguarda l'Italia, esso interessa le isole, la fascia tirrenica e la
parte meridionale del litorale adriatico (quest'ultimo, comunque, in inverno
vede anche invasioni d'aria molto fredda provenienti da nord-est). In queste
zone si hanno estati calde e secche e inverni miti e piovosi e il sole splende
per buona parte dell'anno. Situati tra la fascia anticiclonica sub-tropicale e
le perturbazioni mobili dei venti occidentali delle medie latitudini, i climi di
queste regioni vengono determinati dallo spostamento stagionale di queste zone
atmosferiche, che causa aridità sub-tropicale d'estate e moderata tempestosità
d'inverno. La penetrazione estesa nell'entroterra di climi mediterranei avviene
solo in Europa: nell'America, sia settentrionale che meridionale, le catene
montuose che corrono da nord a sud interrompono questo tipo di clima a poca
distanza dalla costa. Tipiche temperature medie mensili sono di solito tra 25 e
30°c d'estate e tra 11 e 17°c d'inverno. La piovosità annua, da leggera a
moderata, varia tra 400 e 800 mm ed ha luogo soprattutto d'inverno. Molto spesso
il tempo è sereno e assolato; persino d'inverno sono piuttosto rari i giorni
completamente privi di sole, dato che la pioggia è di breve durata. Le gelate
occasionali che avvengono d'inverno sono per lo più il risultato del
raffreddamento radiativo notturno, che segua l'arrivo d'aria fredda polare. Un
certo numero di venti caratteristici - scirocco, mistral, o maestrale,
tramontana, estesio, santa ana - sono collegati con i climi mediterranei. Lo
scirocco è un vento secco e torrido, a volte carico di polvere, che ha origine
nel del deserto Sahara e soffia verso nord sul Mediterraneo. Ciò facendo
raccoglie molta umidità e apporta condizioni di caldo umido e afoso su Spagna e
Italia. Le catene dei Pirenei, delle Alpi e dei Balcani costituiscono barriere
contro la penetrazione a grande scala dell'aria polare sulle zone d'Italia a
clima mediterraneo e nel bacino del Mediterraneo stesso. Tuttavia, ci sono
varchi attraverso i quali l'aria si incanala, a volte con violenza, producendo
venti locali come il mistral della valle del Rodano e la tramontana (ricordiamo
che la tramontana è la bora che soffia sul Nord Italia e che scendendo viene
chiamata con tale nome). Il mistral può soffiare di continuo per parecchi giorni
e come frangivento sono stati piantati filari di cipressi. I costanti venti
etesii di nord-est o nord, presenti nel Mediterraneo orientale durante l'estate,
sono relativamente secchi. A volte, pero, oltre ad causare cielo coperto, in
certe località (come Atene) possono sollevare soffocanti nubi di polvere. Nelle
pianure costiere della California meridionale, il rovente e secco santa ana, che
soffia dall'altopiano desertico dell'entroterra attraverso le gole montuose
circondanti Los Angeles, prende il nome da un particolare canyon, nel quale lo
si incontra spesso. Infine, le zone con clima mediterraneo sono caratterizzate
dalla macchia mediterranea, un tipo di vegetazione composta da piccoli alberi
sempreverdi e da cespugli.
I DESERTI
La caratteristica essenziale dei deserti è l'estrema secchezza
dell'atmosfera. La quantità annua di precipitazione è inferiore a 250 mm e si
registrano intere annate senza pioggia. A causa della estrema secchezza, l'aria
è molto trasparente: di giorno, pertanto, tutta la radiazione solare può
giungere direttamente fino agli strati bassi dell'atmosfera a contatto del
suolo, mentre, durante la notte, l'irraggiamento da parte della superficie
terrestre risulta così intenso da portare le temperature sino a pochi gradi al
di sopra dello zero e a volte anche al di sotto (ovviamente si sta parlando dei
deserti caldi). E' per questo che i deserti presentano le massime escursioni
giornaliere del mondo. Infine, i deserti caldi (fig. AD), come il Kalahari e il
Sahara, hanno soltanto la stagione estiva con una media delle temperature
attorno ai 35-40°c,anche di più e con temperature massime che possono toccare i
57°c. I deserti freddi, come il Gobi (Mongolia) e il Gran Bacino (Nevada, USA)
hanno almeno un mese con media sotto ai 6°c.
I MICROCLIMI
La microclimatologia è lo studio dettagliato, a piccola scala, delle
condizioni atmosferiche nel sottile strato d'aria situato immediatamente al di
sopra della superficie terrestre. L'escursione termica giornaliera vicino al
suolo è molto forte. Per esempio, se una stazione meteorologica osserva
un'escursione giornaliera di 10 gradi a un'altezza di 2 metri, il valore al
livello del terreno potrebbe essere tre o quattro volte superiore. Di questo
effetto dà una prova visibile il deterioramento di rocce ed edifici, che è
diverso secondo l'altezza. Un'altra caratteristica dello strato superficiale
d'aria, al di sotto dei 2 metri, sono le rapide fluttuazioni
dell'umidità:questa,infatti, vicino alla superficie terrestre deriva
dell'evaporazione delle precipitazioni, della sublimazione di ghiaccio e neve e
della traspirazione delle piante, sicché il vapore acqueo generalmente
diminuisce con lo aumentare dell'altezza. Le foreste hanno una notevole
influenza moderatrice sul clima. Le chiome fronzute di una foresta alta e densa
formano una superficie praticamente ininterrotta, che in larga misura assume le
funzioni del terreno. Durante il giorno, la maggior parte della radiazione
solare viene assorbita dalle chiome: pertanto, le temperature più alte della
foresta si hanno sulla parte superiore della copertura. A causa dell'ombra
proiettata dagli alberi, la temperatura diminuisce verso il basso e il suolo
della foresta è generalmente più fresco del terreno aperto circostante: in una
calda giornata estiva, la differenza nelle ore centrali del giorno, può essere
di 5 gradi o più. Di notte la foresta è più calda del territorio circostante.
L'umidità è ordinariamente più alta nella foresta, dove le correnti d'aria
vengono molto ridotte: i venti, rallentati dalla copertura, vicino al suolo
diventano molto leggeri. All'interno delle aree urbane le proprietà fisiche e
chimiche dello strato superficiale d'aria sono state alterate e ne è risultato
un tipo ben distinto di microclima. Anche parametri meteorologici, come
temperatura, visibilità e vento, presentano vistose differenze tra città e
campagne. Il velo d'inquinamento presente nelle aree urbane modifica il bilancio
radiativo, schermando l’insolazione durante il giorno e riemettendo la
radiazione terrestre durante la notte. La maggioranza della città sono immerse
in una massa d'aria calda che si estende fino oltre i 100 metri d'altezza, nota
come isola di calore. Differenza tra temperature urbane e rurali di 6 gradi sono
comuni; le massime differenze (10 gradi) si hanno di notte. Solo quando la
velocità del vento supera i 25 Km/h la ventilazione diventa abbastanza forte da
disperdere questo effetto di riscaldamento. La visibilità nelle città e spesso
inferiore a quello delle aree rurali a causa della maggior concentrazione di
particelle inquinanti in sospensione; queste aumentano la torbidità atmosferica
sia per il loro diretto effetto di schermo, sia perché agiscono come nuclei di
condensazione per la nebbia. A causa del maggior attrito con la superficie, la
velocità del vento nelle grandi città è di circa il 25% inferiore rispetto alle
aree rurali e la riduzione è particolarmente percepibile quando il vento è
forte. Peraltro, la superficie diseguale delle arre costruite accresce la
turbolenza e i vortici, e gli effetti d'incanalamento provocati dai grani
edifici possono essere fastidiosi. Le differenze urbano-rurali in materia di
precipitazioni sono più difficili da stabilire, ma sembra che l'urbanizzazione
abbia aumentato la piovosità su molte grandi città. Atri tipi di microclimi
possono essere riscontrati sulle rive dei laghi, come detto nel capitolo che
tratta i fattori del clima: se essi non ghiacciano rendono mite il clima
circostante ma se ghiacciano fanno diventare il clima del posto ancora più
rigido. Un altro microclima può esserci dove una località venga riparata da un
monte o da una catena montuosa: qui, soprattutto se è esposta al sole, ci
possono essere differenze molto sensibili di temperatura e precipitazioni
rispetto a zone vicine.
_________________
IL CLIMA ITALIANO
L'Italia, sotto l'aspetto climatico si può suddividere in 7 zone .
Infatti si può notare il clima alpino, caratterizzato, vista l'altezza, da
temperature molto rigide e nevicate abbondandanti, specie sul settore
nord-occidentale. Le temperature che vengono raggiunte sono anche di –35°c.
L’altezza dei ghiacciai perenni è attorno ai 3000 m. Le Alpi condizionano molto
il clima d'Italia perché fanno da scudo ai venti gelidi da nord e alle
perturbazioni. Essi, se riescono a superarle, possono provocare l'effetto foehn:
scendendo giù per i pendii delle Alpi, si riscalda e, anche in inverno, le zone
colpite da questo vento, di solito forte, possono raggiungere temperature
attorno ai 18°c. Le zone più colpite sono le regioni nord-occidentali. Scendendo
più a sud si ha un clima continentale, caratterizzato da estati calde, afose e
povere di precipitazioni ed inverni freddi e umidi. L'autunno e la primavera si
presentano stagioni piovose e variabili.
Il settore adriatico vede estati con temperature e tassi d'umidità
inferiori ed inverni con temperature leggermentee meno basse. Le nevicate sono
meno numerose ma più abbondanti, parlando sempre in generale. Frequenti sono le
irruzioni di aria fredda da nord-est, la tramontana, che portano freddo, secco e
sereno.
Il clima ligure ha le estati meno calde d'Italia e inverni molto miti.
Questo grazie alla forte rilevanza che ha il mare in questa regione, che,
probabilmente, è la più piovosa. Quando d'inverno spira la tramontana, il golfo
ligure è investito da forti venti.
AH. L'Europa vista da Meteosat
Nel clima tirrenico si possono riscontrare estati calde anche se meno umide
di quelle adriatiche, mentre la stagione invernale raramente vede scendere le
temperature sotto lo zero lungo la costa. Caratteristico di Roma è il ponentino,
un vento che in estate allieva i disagi provocati dal caldo. Complessivamente si
può dire, che soprattutto nell'area centro-settentrionale, sia un clima
piuttosto piovoso.
Per quanto riguarda il clima appenninico, si può dire che esso è molto
freddo d'inverno, specie al al centro-nord con abbondanti nevicate soprattutto
ai versanti esposti ai gelidi venti da nord-est e fresco d'estate.
Il clima siculo-calabrese è indubitabilmente molto caldo d'estate e molto
mite d'inverno . Non è infrequente che si raggiungano temperature attorno ai
40°c. Le nevicate sono praticamente inesistenti in pianura e non tanto frequenti
sugli Appennini e sull'Etna.
Infine il clima sardo è simile a quello tirrenico. Una delle sue
peculiarità è senz'altro il maestrale, un vento che lì si presenta molto forte,
con raffiche che raggiungono anche i 120 km/h, tanto è vero che la Sardegna è
l'unica regione italiana in cui si produce energia eolica.
AI. L'Italia osservata dal satellite
MASSE D’ARIA E PERTURBAZIONI
Le masse d'aria che interessano, nel corso dell'anno, il territorio
italiano, sono fondamentalmente l’aria artica, l'aria temperata e l'aria
tropicale.
L'aria artica è l'aria tipicamente invernale. Formatasi sulla calotta
polare, questa enorme massa di aria freddissima, tende a defluire verso sud,
venendo ad interessare anche l'Italia. Se proviene dalla valle del Rodano (tipo
marittimo) dà origine, nella sua avanzata, ad un vento molto forte e turbolento:
le nubi più caratteristiche sono quelle cumuliformi, accompagnate da rovesci e
temporali (in estate). L'aria artica di tipo continentale (la cui origine è il
vasto territorio gelato della Russia settentrionale) giunge invece in Italia
dalla "porta della bora" sotto forma di venti di estrema violenza che generano
talvolta forti tempeste sul Mare Adriatico.
L'aria temperata o intermedia costituisce la massa d'aria che maggiormente
interessa le regioni italiane in tutte la stagioni dell'anno. Per la sua origine
zonale (essa ha origine, cioè, entro la fascia della zona temperata), può
suddividersi in intermedia fredda e intermedia calda. Entrambi i tipi, poi, si
suddividono in marittima e continentale.
L'aria temperata fredda marittima proviene dall'atlantico settentrionale,
talvolta dal Canada, e il suo arrivo è preannunciato da forti venti maestrali;
dato il suo notevole spessore, riesce a scavalcare facilmente la catena alpina e
a dilagare lungo tutta la penisola italiana. Tale tipo di massa d'aria apporta
tempo molto variabile, con alternanza di annuvolamenti anche intensi,
accompagnati da rovesci di pioggia o temporali, e da schiarite, specialmente in
primavera ed autunno: un tipo di tempo che comunemente viene definito "tempo di
marzo".
L'aria temperata fredda continentale giunge sull'Italia soprattutto in
inverno dalle gelide pianure russo-siberiane; essa penetra nel territorio
italiano attraverso il Golfo di Trieste, accompagnata da sostenuti venti di bora
ed apportando in genere tempo freddo e asciutto. Le eventuali precipitazioni
risultano per lo più di scarsa entità e, nella maggior parte dei casi, sono a
caratteri nevoso.
L'aria temperata calda marittima proviene dall'Oceano Atlantico attraverso
la Spagna a il Mediterraneo occidentale; essa apporta generalmente nubi
stratificate; piogge leggere ma continue.
L'aria temperata calda continentale è tipicamente estiva; essa giunge sul
territorio italiano dai Balcani o dalla Turchia. Le precipitazioni, con tale
tipo d'aria, risultano proprio scarse e si risolvono per lo più con episodi
temporaleschi locali.
Le masse d'aria tropicali nella stagione estiva possono risalire anche sino
all'Europa settentrionale, mentre nella stagione invernale difficilmente
raggiungono la penisola italiana, fermandosi per lo più sulla parte meridionale
del bacino del Mediterraneo. A seconda della loro origine, si distinguono
anch'esse in marittime e continentali.
L'aria tropicale marittima perviene sull'Italia dalle Isole Azzorre e
apporta sull'Italia nubi del tipo stratificato; le precipitazione
caratteristiche sono le pioviggini.
L'aria tropicale continentale giunge in Italia dall'Africa settentrionale
ovvero dall'Asia Minore; essa apporta generalmente le più marcate ondate di
caldo.
Per quanto riguarda le perturbazioni, queste giungono sull'Italia e la
attraversano secondo tre traiettorie.
La prima proviene dalle Isole Britanniche, passa sulla Francia, sul golfo
ligure e piega poi lungo le coste tirreniche; talvolta, dal golfo ligure,
attraverso l'Appennino tosco-emiliano per deviare poi verso sud-est lungo tutto
l'Adriatico.
La seconda traiettoria ci porta le perturbazioni da ovest, ma lungo
latitudini più basse, cioè alle latitudine della penisola iberica; questa
perturbazioni raggiungono prima la Sardegna e successivamente l'Italia centrale
e meridionale per poi portarsi sulla Grecia.
La terza traiettoria, ancora più meridionale, ci porta le perturbazioni
dalle zone dell'Africa nord- occidentale che difficilmente risalgono la penisola
italiana, limitando la loro influenza alle sole regioni meridionali.
METEOROLOGIA DELLE QUATTRO STAGIONI
In inverno possono susseguirsi sia le depressioni mediterranee sia
l'anticiclone atlantico e quello russo. Poiché le depressioni mediterranee
(autonome o derivate) interessano di più l'Italia peninsulare ed insulare, ecco
che le regioni settentrionali sono poco piovose (ad eccezione di una ristretta
zona sulle Venezie nord-orientali) mentre le zone più piovose sono su tutte sul
versante tirrenico e la Sicilia, poiché direttamente soggette alle correnti
umide a componente occidentale. Le temperature più basse si raggiungono, a parte
le località montane, sulla Pianura Padana per il suo clima continentale. La
Pianura Padana, ha un altro primato: quello della nebbia. La rigidità, la forte
umidità della zona e la prevalente calma atmosferica sono i fattori favorevoli a
questo fenomeno particolarmente persistente quando si ha un'aria di alta
pressione sull'Europa centrale o centro- orientale. Tra i venti più importanti
ricordiamo la bora, fredda e violenta, nel golfo di Triste, la tramontana, il
foehn (discendente dalla catena delle Alpi e responsabile di repentini aumenti
di temperatura e del dissolvimento delle nubi). Frequente è anche il vento di
scirocco, che spesso apporta pioggia.
La primavera costituisce un periodo di grande variabilità meteorologica:
durante il suo corso si hanno profondi rivolgimenti nella distribuzione della
pressione, della temperatura e delle masse d'aria. A giornate assolate
succedono, spesso bruscamente, "colpi di coda" dell'inverno, con gelate e
possibili nevicate al nord. L'Anticiclone atlantico inizia in questo periodo la
sua espansione verso il continente europeo, ma ciò avviene per successivi
impulsi. Ne conseguono fasi di tempo mite e sereno e fasi di ritorno di freddo,
pioggia e, qualche volta neve. L'Anticiclone russo, invece, responsabile dei
marcati afflussi di aria fredda, tende a frazionarsi sino a dissolversi
completamente entro la prima parte della stagione. Con il progressivo
modificarsi della distribuzione della pressione (e di conseguenza della
circolazione atmosferica), le grandi perturbazioni provenienti dall'Atlantico
tendono a seguire traiettorie sempre più settentrionali: eccole sempre più
frequenti e durature fasi di tempo buono sulle regioni meridionali e centrali
della penisola, mentre sulle regioni settentrionali, interessate dalle parti
meridionali delle perturbazioni che transitano sull'Europa centrale, possono
permanere fasi di tempo incostante e variabile. Il periodo centrale della
stagione primaverile è caratterizzato da un generale aumento dell'instabilità
dell'aria con la formazione di nubi cumuliformi ad evoluzione diurna e tipici
rovesci e temporali seguiti da rapide schiarite.
L'estate è determinata dal predominio dell'anticiclone atlantico che, pur
mantenendo il suo massimo in prossimità delle Isole Azzorre, si estende fino ad
interessare tutta l'Europa sud-occidentale, parte di quella centrale e quasi
tutto il Mediterraneo. La debole circolazione fa sì che l'aria ristagni inerte
anche per lunghi periodi; inoltre, il fenomeno della subsidenza, cioè il lento
abbassarsi degli strati d’aria superiori e la conseguente compressione di quelli
a contato col suolo, ne provoca un graduale surriscaldamento. Queste condizioni
contribuiscono unitamente alla serenità del cielo e alla maggiore elevazione del
Sole sull'orizzonte, a far salire ovunque sensibilmente la temperatura, che
risulta più alta laddove il riscaldamento trovi condizioni ambientali più
favorevoli (per esempio nella Pianura Padana, specie nel settore centrale, e
nelle regioni meridionali del penisola). Per la particolare stabilità
atmosferica, in estate si ha la prevalenza di venti di brezza, questi, siano di
terra, di mare o di lago, costituiscono un gradito sollievo all'afa estiva in
quanto mitigano sensibilmente gli eccessi termici caratteristici della stagione.
La nuvolosità, dovuta soprattutto al surriscaldamento diurno, è prevalentemente
costituita da nubi cumuliformi; il ripetersi giornaliero di tale nuvolosità (che
si addensa specialmente lungo i rilievi montuosi) è indice di tempo
stabile.
L'autunno inizia solitamente quando una perturbazione, seguita da una
marcata corrente d'aria fredda, è dotata di sufficiente energia per scendere
abbastanza a sud, invadendo il Mediterraneo occidentale e centrale. Con tale
evento, l'Italia inizia ad essere interessata da maltempo tipico di questa
stagione di transizione e ciò accade il più delle volte nella seconda metà di
settembre. L'attenuazione delle alte pressioni e l'abbassamento della
traiettoria delle basse pressioni avviene per gradi irregolari, ma col procedere
del mese di settembre, l'influenza benefica dell'anticiclone si fa sempre più
debole, mentre prendono sempre più vigore le perturbazioni atlantiche: ecco le
prime fasi di moderato maltempo, sino alla prima vigorosa perturbazione della
seconda metà di settembre che segna definitivamente l'inizio della stagione
autunnale. In seguito, caratteristiche diventano le depressioni sul Mar Ligure e
sul Tirreno e quelle mediterranee, che portano condizioni di maltempo. Questo
assume una particolare intensità allorquando nelle aree di bassa pressione
confluiscono masse d'aria fredda di origine polare e masse d'arie calda e umida
di origine mediterranea o tropicale: ecco perché, sulla maggior parte delle
regioni italiane, l'autunno è la stagione più piovosa dell'anno. Solo verso la
metà di novembre i lineamenti generali del tempo tendono ad accostarsi sempre
più a quelli del tipo invernale.
GLI OTTO PRINCIPALI TIPI DI TEMPO
Sull'Italia si instaurano otto principali tipi di tempo, anche se per la
moltitudine dei diversi climi italiani, possono risultare diversi da come
verranno descritti.
Prima situazione tipica: anticiclone su Penisola Iberica, Francia,
Mediterraneo occidentale e Italia. Le perturbazioni atlantiche ruotano attorno
alla zona di alta pressione in senso orario, interessando principalmente
l'Europa centrale e settentrionale. Sul Mediterraneo occidentale e sull'Italia,
tale situazione apporta aria tropicale, cioè secca, stabile e abbastanza calda,
con cielo in prevalenza sereno e temperature relativamente alte. Le catene
montuose sono orlate da imponenti ammassi nuvolosi del genere cumuliformi a
evoluzione diurna. Questa situazione costituisce una delle più classiche
situazioni estive: può tuttavia presentarsi anche nella tarda primavera; essa
può persistere a lungo, talvolta anche due, tre settimane.
Seconda situazione tipica: anticiclone sull'Europa centrale. Una vasta area
anticiclonica occupa gran parte dell'Europa con centro per lo più tra le Alpi e
la Danimarca. Le perturbazioni a grande scala influenzano soprattutto l'Europa
settentrionale. Sull'Italia, le condizioni atmosferiche risultano buone; solo
sul versante adriatico italiano può talvolta presentarsi una scarsa nuvolosità
per afflussi freddi da n/e. La temperatura risulta piuttosto mite in estate e
notevolmente inferiore ai valori normali in inverno (il versante adriatico
risulta comunque più fresco o più freddo del versante tirrenico). Di solito, con
una tale situazione, in inverno si hanno sulla Pianura Padana le più estese e
persistenti formazioni nebbiose. Anche questo tipo di tempo può prolungarsi per
lunghi periodi: talvolta, in estate principalmente, anche per diverse
settimane.
Terza situazione tipica: anticiclone sul Mediterraneo occidentale.
Situazione simile a quella precedente, con la sola differenza che tutto il campo
delle alte pressioni si trova spostato più a sud: il centro dell'area delle alte
pressioni viene così a trovarsi sul Mediterraneo occidentale, e le perturbazioni
atlantiche transitano sul continente a latitudini più basse venendo ad
influenzare, sia pure in parte, anche zone dell'Europa centrale. Le condizioni
sull'Italia si presentano buone, con cielo in prevalenza sereno; i venti
risultano deboli o assenti e lungo i litorali a regime di brezza. Le temperature
al suolo risultano superiori a valori medi normali del periodo. In estate,
pertanto, possono essere raggiunte le temperature più alte dell'anno. Anche una
tale situazione può persistere molto a lungo: è quella che caratterizza per lo
più il periodo estivo, soprattutto dei suoi primi due mesi.
Quarta situazione tipica: fascia di alte pressioni sull'Europa centrale. Le
alte pressioni sull'Atlantico (anticiclone delle Azzorre) si congiungono,
attraverso una fascia o corridoio di alte pressioni sull’Europa centrale, con
l'anticiclone russo-siberiano con centro nella Russia. Le perturbazioni,
provenienti dall'oceano, si muovono lungo il bordo settentrionale della fascia
anticiclonica. Sull'Italia il tempo risulta buono, ma freddo in inverno e fresco
in estate per lo spirare di venti da nord/est e le temperature risultano quasi
ovunque inferiori ai valori normali del periodo. Tale situazione si presenta per
lo più nella tarda estate e ha, in media, una frequenza piuttosto bassa; la sua
durata può oscillare mediamente dai sette ai dieci giorni. La fine della
situazione è denunciata da una diminuzione della pressione tra i due anticicloni
atlantico e russo. Le perturbazioni del Nord Atlantico piegano, raggiunta la
Francia, verso sud/est, cioè verso l'Italia, dove apportano condizioni di
spiccato maltempo.
Quinta situazione tipica: depressione da nord/ovest. E' una delle
situazioni più tipiche dell'autunno e dell'inverno, alla quale si perviene,
molto spesso, da quella precedente. Allorquando si verifica la "rottura" della
fascia delle alte pressioni sull'Europa centrale, le perturbazioni, giunte sul
continente, piegano verso sud/est, entrando nel Mediterraneo. Le singole
perturbazioni o gruppi di perturbazioni si susseguono a ritmi più o meno
regolari apportando sull'Italia periodi, anche lunghi, di maltempo e brusche
variazioni di temperatura. Solitamente questa è la situazione meteorologica
peggiore per l'Italia.
Sesta situazione tipica: anticiclone sull'Europa nord-occidentale. Si
presenta quando un anticiclone occupa gran parte dell'Europa nord-occidentale,
con il massimo di pressione sulla Scandinavia o sulla Finlandia, mentre sul
Mediterraneo si ha una zona di basse pressioni, talvolta con vari minimi. In
tali condizioni, i venti a componente settentrionale che spirano
dall'anticiclone portano sul Mediterraneo masse d'aria fredda o addirittura
artica che, venendo a contatto con le masse più calde caratteristiche del
Mediterraneo, generano, sulla sua estremità occidentale, una serie si corpi
nuvolosi e perturbazioni. Queste si succedono con ritmo rapido, seguendo tutte
la medesima traiettoria verso levante, dirigendosi cioè verso la nostra
penisola. Le condizioni del tempo risultano ovunque cattive, specialmente sulle
regioni tirreniche. Questa situazione ha la maggiore frequenza d'inverno e la
minore d'estate; può durare anche per parecchi giorni.
Settima situazione tipica: basse pressioni sul Mediterraneo occidentale e
sul Tirreno. Questa situazione, che si presenta spesso nei mesi autunnali ma
soprattutto in quelli invernali, è caratterizzata da una zona di basse
pressioni, con vari minimi, stazionante talvolta anche sino ad una quindicina si
giorni sul Mediterraneo occidentale e sul Tirreno. Le regioni dell'Europa
orientale risultano interessate allo stesso tempo da una vasta area di alte
pressioni. Le perturbazioni che si originano sull'Africa nord-occidentale, si
dirigono velocemente verso l'Italia ma, per l'azione di blocco delle alte
pressioni che si estendono dal mediterraneo orientale alla Russia, giunte
all'altezza della Sardegna, rallentano, si avvicinano l'una all'altra, piegano
verso nord e risalgono la penisola. Si determina così sul nostro Paese un
periodo piuttosto lungo di spiccato maltempo, con piogge a carattere continuo o
quasi e temperature decisamente superiori ai valori caratteristici del periodo.
Con questa situazione, per i persistenti venti meridionali lungo tutto il Mare
Adriatico, si ha il caratteristico fenomeno dell'acqua alta sulle lagune venete,
soprattutto quando alla componente meteorologica si sovrappone anche la
componente astronomica.
Ottava situazione tipica: depressione sul Mar Ligure. E' una situazione
tipica della regione climatica italiana, caratterizzata da una bassa pressione
sul Mar Ligure, associata di solito ad una vecchia perturbazione di origine
atlantica. Le formazioni di basse pressioni sul Mar Ligure (dette anche
"depressioni sottovento alle Alpi") sono strettamente legate alla presenza
dell'imponente catena alpina e ad un energica invasione di aria fredda sul
Mediterraneo occidentale proveniente dalla così detta "porta del mistral". La
violenta corrente d'aria (che dalla valle del Rodano dilaga verso il Golfo del
Leone e nel Mediterraneo occidentale),provoca infatti una forte diminuzione
della pressione, sino alla formazione di una ben definita area depressionaria
sul Mar Ligure. Il forte afflusso di aria fredda segue per lo più una vecchia
perturbazione di origine atlantica: all'altezza delle Alpi occidentali tale
perturbazione si spezza in due, e mentre la parte settentrionale prosegue verso
nord-est, la parte meridionale, associata alla depressione originatasi nel Mar
Ligure, si rinforza e si dirige verso sud-est. L'evoluzione di questa
perturbazione risulta piuttosto lenta; su tutte le regioni italiane si hanno
condizioni di marcato maltempo. La depressione intanto, continuando il suo
autonomo movimento verso sud-est, chiude il suo ciclo sul Mare Egeo
(generalmente): mentre sulle regioni settentrionali e su quelle del versante
tirrenico della Liguria e della Campania si ha pertanto, dopo il transito della
perturbazione, un generale e rapido miglioramento delle condizioni del tempo,
sulle altre regioni italiane il cattivo tempo può persistere anche diversi
giorni.
Da come si è potuto notare il clima italiano dipende essenzialmente de tre
fattori dominanti: l’anticiclone atlantico (o anticiclone delle Azzorre), le
depressioni mediterranee (autonome o che dipendono da altre più settentrionali)
e l'anticiclone russo-siberiano. Per questi fattori e per altri (come la
presenza della catena alpina e appenninica, la posizione geografica, …) il clima
italiano, come già detto prima, è molto vario.
_________________
LE PREVISIONI
Gli aspetti del cielo sono generalmente mutevoli. Salvo casi particolari e
piuttosto rari, si assiste alla sfilata di diversi generi di nubi, in una
sequenza che ubbidisce alla logica fisica del processo della loro formazione.
Molto importante per la previsione locale del tempo è conoscere quali nubi
costituiscono un fronte in arrivo. Infatti il sapere in che modo e con quale
genere di nubi il cielo è coperto o sarà coperto può condurre l'osservatore ad
avere un buon risultato circa la previsione locale. Innanzitutto se è previsto
che un determinato genere di nubi passerà, ad una data ora, sulla nostra
località, mentre non si vede nessuna nube nel cielo o altri tipi di nubi, ciò
vorrà dire che il fronte è in ritardo, ha cambiato direzione oppure è morto. Si
può prevedere il tempo osservando il tipo di nuvolosità presente in cielo.
Comunque è da sottolineare che le informazioni che saranno presentate di
seguente rappresentano solo una linea guida (e in più nel periodo invernale i
caratteri sono meno accentuati) e che tanto dipende dalla posizione del
luogo.
LA NUVOLOSITA’ STRATIFORME E IL SUO MESSAGGIO
Particolare importanza per la previsione locale del tempo bisogna darla
alla nuvolosità stratiforme. La presenza di cirrostratus indica che la
perturbazione arriverà entro una ventina di ore. Se, infatti, teniamo d'occhio
le variazione degli strumenti meteorologici, ci accorgiamo che la pressione
atmosferica si abbassa, mentre la temperatura e l'umidità aumentano. Per quanto
riguarda il vento c'è da attendersi una rotazione da S o da S/E. La presenza di
altostratus, che possono essere formati da più strati sovrapposti e presentare
nette ondulazioni, indica che la perturbazione ci ha raggiunto e che le
precipitazioni, se non sono già in atto, saranno prossime. Un cielo ad
altostratus determina condizioni di tempo brutto stabile. Il venti si dispone da
W o da S/W. Se la nuvolosità stratiforme è bassa, di aspetto secco e
uniformemente distribuita, e cioè senza ondulazioni (le ondulazioni indicano la
presenza di vento più o meno forte), da questo stratus non cadrà mai
pioggia.
IL MESSAGGIO DELLE NUBI
Le nubi alte quali cirrus, cirrostrato, cirrocumulus preannunciano l'arrivo
della perturbazione, ma con molte ore di anticipo. Gli altocumulus preannunciano
anch'essi la perturbazione, ma con poche ore di anticipo, mentre la presenza di
altostratus vuol dire già precipitazioni. La nuvolosità bassa (stratus,
stratocumulus) può dare luogo a pioviggine e a precipitazioni sotto forma di
nevischio, ma i fenomeni sono di lieve entità.
SISTEMI NUVOLOSI. LA SFILATA DELLE NUBI E LA PREVISIONE LOCALE DEL
TEMPO
Nei sistemi frontali, le perturbazioni si annunciano di solito con
l'apparizione di cirrus, cirrostratus, altostratus. Se si prende in
considerazione una località situata davanti alla perturbazione, inizialmente su
tale località ci sarà l'arrivo dell'aria fredda; il cielo sarà sereno o
disseminato di cumulus humilis (di bel tempo). Molto prima che il fronte caldo
della perturbazione abbia raggiunto la località, questa sarà invasa in quota,
vale a dire sulla verticale, da una massa d'aria calda. In superficie l'aria è
ancora fredda, ma nel cielo vediamo comparire la prime nubi alte. La comparsa di
queste nubi indica il fronte caldo, e quindi la perturbazione con le sue piogge,
è lontano circa 500 chilometri. La testa della perturbazione è caratterizzata
dalla presenza di cirrus che vanno progressivamente ad invadere il cielo. I
cirrus sono seguiti da cirrostratus, velo biancastro che spesso forma un alone
attorno ai due astri di grandezza ottica maggiore, senza offuscarne lo
splendore. Nella testa del sistema, il vento ha tendenza a orientarsi da S,
rinforzando. La pressione atmosferica si abbassa lentamente. Il corpo del
sistema è caratterizzato dalla presenza di altostratus che, se di tenue
spessore, fanno vedere il Sole (o la Luna) come attraverso un vetro smerigliato,
e dalla presenza di nimbostratus. Nel corpo, la pioggia è fitta, piuttosto
minuta, persistente. Il vento si stabilisce da S o da S/W. Lo strascico del
sistema è rilevato da un cielo abbastanza caotico in cui si possono trovare
cumulus congestus (ha grande sviluppo verticale), altocumulus, stratocumulus,
cumulonimbus e anche stratus. E' questo il settore delle piogge forti, dei
rovesci temporaleschi con fulmini e tuoni, intervallati da schiarite. Il vento
di solito si forma da N/W e può rinforzare ancora. Nel sistema nuvoloso abbiamo
altre due zone dette margine freddo e margine caldo. Nel primo appaiono di
solito cirrus e cirrostratus, la pressione si abbassa e il vento si orienta sa
S/E. Nel secondo, invece, si hanno banchi isolati di altocumulus disposti più o
meno regolarmente, spesso a forma lenticolare o di mandorla. In questo settore
la variazioni di pressione e dell'intensità del vento sono molto lente. Un
fronte occluso è facilmente riconoscibile per la sua imponente nuvolosità, con
nubi di diverso tipo sovrapposte le una alle altre, con basi spesso
sfrangiate.
LA PREVISIONE LOCALE IN BASE ALL’OSSERVAZIONE DELLE NUBI
L'apparizione in cielo dei cirrus non vuol dire necessariamente che
l'osservatore si trova nella testa della perturbazione, infatti i cirrus possono
trovarsi sia nel margine freddo sia in quello caldo. Se si trovano nel margine
freddo, l'osservatore vedrà soltanto una fase attenuata del passaggio della
perturbazione, cioè non vedrà il corpo del sistema nuvoloso; se ne accorgerà
perché i cirrus sono seguiti da cumulus e cumulonimbus. Subirà pertanto rovesci,
temporali con fulmini e tuoni, tutto alternato da schiarite, ma di sicuro potrà
attendere la cessazione dei fenomeni poiché il corpo del sistema nuvoloso gli
passerà a S. Se i cirrus si trovano nel margine caldo, lo osservatore potrà o
non potrà vedere una parte del corpo del sistema nuvoloso; in ogni caso questo
gli passerà a N. Subirà piogge continue di fronte caldo, qualche forte rovescio
di breve durata. L'osservatore si accorgerà di essere nel fronte caldo perché i
cirrus sono seguiti da altocumulus e perché sia la pressione che la intensità
del vento avranno andamento costante.
Dopo quanto è stato detto possiamo trarre conclusioni di ordine pratico
relativamente alla previsione locale. Se vediamo dei cirrus che stanno invadendo
il cielo e a questi succedere un velo di cirrostratus con formazione di alone
attorno al Sole o alla Luna, mentre il barometro scende rapidamente e il vento
si orienta dai quadranti meridionali, possiamo avere la certezza che, dopo 15-20
ore, ci saranno precipitazioni. Se dopo la caduta delle prime gocce di pioggia
dall'altostratus, il barometro continua a scendere accelerando la caduta, ciò
vuol dire che si sta preparando ad un colpo di vento. Infatti l'altostratus si
inserisce e si trasforma in nimbostratus dando luogo a rovesci. Se l'avvento
d’aria calda è di una certa importanza, il nimbostratus rimarrà su una data
località per una mezza giornata. Di solito, però, la sua presenza è limitata a
una o due ore. Infine lo strato nuvoloso si assottiglierà, lasciando intravedere
squarci di cielo sereno. Ad un tratto il cielo si oscura di nuovo, mentre il
barometro risale e il vento si orienta da N/W. E' il momento della pioggia
torrenziale e dei veri colpi di vento provocati dal sopraggiungere dell'aria
fredda. Siamo già nello strascico della perturbazione. Il cielo è bellissimo
anche se caotico, ma con prevalenza di cumuli a grande sviluppo verticale. Nelle
schiarite il cielo sembra lavato. Infine si possono notare i cambiamenti della
pressione, alcuni dei quali detti sopra. Se la pressione ha un brusco
abbassamento, ci si deve aspettare un peggioramento consistente delle condizioni
del tempo, anche se esse saranno di breve durata. Se invece si assiste ad una
lenta diminuzione di pressione, ciò starà a significare che ci sarà un
peggioramento graduale ma di più lunga durata. Ciò vale anche per l'inverso.
Difatti, se la pressione subisce un repentino aumento, ciò vuol dire che si avrà
un netto ma breve miglioramento. Se si ha invece un lento aumento di pressione,
si può presupporre di avere tempo bello per più tempo.
Dagli strumenti Dall'aspetto del cielo Dalle nubi Tempo stabile Bello
La pressione è alta; la temperatura e l'umidità sono basse. Il cielo è azzurro
chiaro; grigio chiaro al sorgere del Sole. Le nubi mancano o coprono metà del
cielo. Sono alte, quasi trasparenti, con contorni sfilacciati. Brutto La
pressione diminuisce. La temperatura è in diminuzione d'estate, in aumento
d'inverno. L'umidità aumenta. Il clielo è azzurro carico. Rosso al sorgere del
Sole. Il Sole tramonta dietro una cortina di nubi. Si possono osservarealoni
attorno al Sole e alla Luna. Le nubi non danno indizio di disslouzione; sono
grosse e nere. Cielo a pecorelle. Tempo variabile Tende a peggiorare La
pressione diminuisce. La temperatura è in diminuzione d'estate, in aumento
d'inverno. L'umidità aumenta. Il clielo è azzurro carico. Rosso al sorgere del
Sole. Il tramonto è rosso vivo. Al tramonto l'orrizzonte è pieno di nubi. Queste
tendono ad inglombarsi in masse più grandi. Tende a migliorare La
temperatura e l'umidità sono in diminuzione. La pressione ha superato il minimo
ed è in aumento. Il cielo è coperto al mattino. L'alba è grigia; il tramonto è
sereno. L'orrizzonte è scoperto, soprattutto dalla parte da dove provenivano le
nubi. Queste si rompono qua e là e lasciano vedere l'azzurro del cielo.
_________________
I MUTAMENTI DEL CLIMA
Il clima della Terra non è stato sempre lo stesso; importanti mutamenti
hanno avuto luogo in diversi periodi della vita della Terra e mutamenti meno
rilevanti si hanno anche nel solo corso di pochi decenni. Noi pensiamo che sia
normale avere le calotte di ghiaccio ai poli. Eppure, durante la vita del nostro
pianeta la presenza anche di una sola calotta era raro e di breve durata; questo
perché oggi la Groenlandia e l'Antartide bloccano le correnti d'acqua calda che
normalmente dovrebbero andare dall'equatore ai poli. Un'altra causa è
l'inclinazione odierna dell'asse terrestre che favorisce il clima che si è
instaurato ai poli. Questo esempio ci fa capire come tanti motivi influenzano
l'andamento del clima. Le principali cause del cambiamento del clima sono: le
macchie solari (più sono presenti nel Sole, più questo è attivo e quindi più si
riscalda la Terra), il magnetismo terrestre (infatti esso non è costante ma
arrivato ad un picco esso diminuisce per poi trasferirsi all'altro polo),
l'eruzione dei vulcani (che con la loro caligine e il fumo impediscono ai raggi
di passare più facilmente), i terremoti, gli spostamenti dei continenti e non
ultimo l'effetto serra. Queste cause, tranne l'ultima, saranno spiegate molto
rapidamente per la difficoltà dell'argomento. La storia del clima della Terra
segue uno schema con due caratteristiche principali: ere glaciali di circa
100.000 anni, superati da periodi meno freddi, o ere interglaciali, lunghi circa
10.000. La più recente fase di glaciazione - la più recente, non l'ultima - ebbe
fine circa 10.000 anni fa. Circa 18.000 anni fa una combinazione di fattori
orbitali iniziò a tirare fuori la Terra dall'era glaciale, anche se solo 10.000
anni fa ebbe veramente fine. Durante l'Età del ferro si ebbe un'epoca climatica
più fredda, che registrò le condizioni più dure tra 2900 e 2300 anni fa; questa
fu seguita da un periodo ottimale climatico secondario, con un picco nel primo
Medio Evo, circa tra l'anno 1000 e l'anno 1200. Da allora abbiamo avuto una
"piccola era glaciale", cioè un ritorno a condizioni più rigide che ebbero il
massimo, nell'Europa occidentale, durante il diciassettesimo, secolo e che
potrebbe essere, o meno, già finita. Durante i periodo post-glaciali più caldi,
il livello del mare era circa 3 metri più alto di adesso, e le temperature, in
media di 2-3 gradi più alte delle corrispondenti temperature odierne. Nel
periodo freddo durante l'Età del ferro, faceva più freddo rispetto ad adesso e
ci fu un aumento della piovosità su tutta l'Europa. Ora stiamo probabilmente
entrando in un periodo di abbassamento di temperatura ed è possibile che ci
gettino nel pieno rigore della piccola era glaciale. Dal 1910 al 1940 la
temperatura del globo si alzò di circa mezzo grado, ma poi invertì la sua rotta.
Dal 1880 al 1938, le temperature nell'emisfero nord salirono di poco più di
mezzo grado, portando con se variazione nelle precipitazioni. All'incirca dal
1950 la diminuzione è stata di 0,3 gradi e se la tendenza continuerà per altri
due decenni, il tempo sarà ancora inclemente. Ultimamente questa discesa sembra
che si sia invertita. Ci sono tre principali cause naturali per il cambiamento
del clima: la prima è che sia variabile la quantità di calore prodotta dal Sole;
la seconda possibilità è che modifiche nell'atmosfera ne alterino la trasparenza
e quindi la quantità che arriva dal Sole di calore; la terza dipende dalle
variazioni del campo magnetico della Terra. Oltre a queste ci sono l'effetto
serra ed il pulviscolo prodotta dalla produzione industriale e agricola. La
quantità di calore prodotta dal Sole sembra che debba diminuire visto che anche
le macchie solari abbiano finito un ciclo (un ciclo dura 11 anni) e stanno
scomparendo. La seconda possibilità è legata ad eruzioni vulcaniche molto
grandi, che con il loro fumo annebbierebbero il cielo e da bombe molto potenti,
che otterrebbero lo stesso risultato di raffreddare la Terra. Infine anche il
magnetismo terrestre influenza il clima. Infatti esso durante periodi
lunghissimi si affievolisce e si porta dal polo nord magnetico (ricordiamo che
il polo magnetico si differenzia per qualche chilometro dal polo geografico) al
polo sud magnetico ricominciando ad aumentare di intensità e così via.
Attualmente il campo magnetico si sta' affievolendo favorendo il raffreddamento
della Terra. Infatti il campo magnetico fa da scudo ai raggi cosmici. Se esso
manca, i raggi cosmici possono penetrare nell'atmosfera aumentando la produzione
di ossidi di azoto che farebbero diminuire la quantità di calore solare.
Un'altra causa che potrebbe influenzare il clima è l'effetto serra. Esso è
l'effetto che scaturisce dal fatto che la radiazione solare riscalda la Terra e
il mare, che a loro volta emettono energia verso l'esterno a lunghezze d'onda
maggiori, tipiche dell'infrarosso. Una parte di questo calore emesso viene
assorbita dalle molecole di vapore acqueo e di anidride carbonica presenti
nell'aria e riemesso all'indietro verso il suolo: ciò mantiene la Terra più
calda di come sarebbe se non avesse intorno una coltre d'aria. Bruciando carbone
e petrolio, utilizzando elettrodomestici e CFC, stiamo rapidamente aumentando la
concentrazione di anidride carbonica nell'aria. Inoltre tagliando le piante, che
assorbono questo gas, impediamo a loro di offrirci questo servizio. La
valutazione attuale è che un raddoppio della concentrazione naturale di anidride
carbonica nella atmosfera produrrebbe un aumento globale di temperatura di circa
2 gradi, con aumento forse triplo ai poli, zone più sensibili. Se l'aumento
odierno di anidride carbonica sarà uguale, questi risultati potrebbero essere
raggiunti entro 40 anni. Comunque queste sono soltanto ipotesi; infatti c'è
qualche scienziato che pensa che l'anidride carbonica faccia da scudo ai raggi
solari ed altri ipotizzano che l'effetto serra non abbia effetti. Inoltre non si
sa di preciso se l'effetto serra sia già in atto o debba ancora iniziare.
Bisogna infatti pensare come le televisioni enfatizzino tanti problemi (fra cui
questo) e come la temperatura della Terra, al pari di quanto detto prima,sia
stata anche di 2-3 gradi più alta di adesso. Si è notato però che si stanno
svolgendo fenomeni estremii da quasi una ventina d'anni Infatti nel '72 in
Russia e in Africa ci furono lunghe siccità, inoltre in Australia e Sud America
non poterono pescare acciughe per deviazioni nel sistema circolatorio delle
acque del Pacifico. Le bufere negli USA, le inondazione del '76 n Russia con
siccità in Europa, le gelate fuori stagione nel Brasile, le inondazioni in varie
parti d'Italia sono fenomeni che, se certamente si possono riscontrare, sono
comunque troppo frequenti per dirsi normali. Un altro fattore che però fa
pensare ad un avvicinamento di un periodo freddo è che ci stiamo avvicinando ad
un sinodo. Quest'ultimo accade quando tutti i pianeti sono da una parte del Sole
e la Terra è dall'altra parte. Questo, per motivi che non ci soffermeremo a
spiegare, allungherebbe l'orbita della Terra di un milione e mezzo di chilometri
e quindi il calore solare arriverebbe un po' affievolito sulla Terra. Questa
variazione di temperatura è stata riscontrata altre volte e tutti questi fattori
sono favorevoli a far presupporre che nei prossimi 40 anni le condizioni
torneranno al vero stato normale del millennio passato: la piccola era glaciale.
Tutto questo è influenzato però dall'uomo: infatti se l'effetto serra produce il
risultato di riscaldare la Terra (la teoria che si ritiene più probabile) ci
sarà un aumento di temperatura con anche una diversa distribuzione delle
precipitazioni e con fenomeni meteorologici sempre più violenti e
imprevedibili.
_______________
GLOSSARIO
ADIABATICA
Trasformazione termodinamica senza riscaldamento diretto: variazioni
adiabatiche di temperatura, in diminuzione o in aumento, hanno luogo in masse
d'aria a causa di variazioni di pressione, che provochino espansione o
contrazione.
CALORE LATENTE
Calore assorbito da una sostanza, quando dallo stato solido si trasforma in
liquido oppure da liquido in gas, senza variazione di temperatura; calore
liberato nelle trasformazioni inverse.
CELSIUS
Scala della temperatura introdotta, dal 1742, dal fisico Celsius. Si
ottiene dividendo in 100 parti l’intervallo compreso fra la temperatura del
ghiaccio fondente (gradazione della scala 0°c) e la temperatura di ebollizione
dell'acqua (gradazione della scala 100°c).
CONVERGENZA
Afflusso orizzontale d'aria verso il centro di una depressione; esso genera
moti ascendenti che favoriscono la formazione delle nubi.
CORIOLIS (forza di)
Forza apparente, immaginata per spiegare l'effetto di Coriolis, il quale fa
deviare il vento od oggetti in moto, causandone un andamento curvo rispetto alla
Terra in rotazione (S/W-N/E nell'emisfero boreale, N/W-S/E in quello australe).
E' anche per ciò che la corrente del Golfo devia verso la Scandinavia.
DIELETTRICO ATMOSFERICO
Forza che un isolante ha di separare due cariche di verso opposto. In
meteorologia quindi è la forza che permette di separare le enormi cariche delle
nubi con quelle dell'atmosfera o del suolo.
DIVERGENZA
Deflusso orizzontale d'aria dal centro verso la periferia di una zona
anticiclonica; esso genera movimenti verticali discendenti (subsidenza) che
favoriscono il dissolvimento delle nubi.
FAHRENHEIT
Scala della temperatura introdotta nel 1709, dal fisico tedesco Fahrenheit.
Si ottiene dividendo in 180 parti l'intervallo compreso fra la temperatura del
ghiaccio fondente (graduazione della scala 32°) e la temperatura di ebollizione
dell'acqua, alla pressione di 760 mm di mercurio (gradazione della scala 212°
c).
FRONTOLISI
E' la sparizione o il pronunciato indebolimento di un fronte (il contrario
di frontogenesi). Di solito ciò si verifica quando l'aria scivola lateralmente
da una zona frontale. Il fenomeno si accompagna quasi sempre a subsidenza.
GRADIENTE
Questo termine è spesso usato in linguaggio scientifico e tecnico per
indicare una variazione graduale di una grandezza nel passare da un punto
all'altro dello spazio, in genere lungo una direzione nota. Per esempio, il
gradiente termico atmosferico verticale medio è di circa -0,6°c per ogni 100
metri di altitudine. In aria secca o non satura di vapore acqueo, il gradiente
risulta di -1°c ogni 100 metri.
INSTABILITA’ DELL’ARIA
Quando il gradiente verticale dell'aria è superadiabatico, cioè quando la
temperatura decresce, con l'altitudine, di una quantità superiore a 1°c per ogni
100 metri, una porzione d'aria che è sollevata, per cause diverse, ad una data
quota, risultando più leggera dell'aria circostante, continua a salire dando
origine a nuvolosità cumuliforme.
INVERSIONE TERMICA
E' un fenomeno che si verifica quando in uno strato d'aria la temperatura
aumenta con la quota, anziché diminuire come avviene di solito. Le inversioni al
suolo si formano per contatto degli strati più bassi dell'atmosfera con il suolo
che va a raffreddarsi per un forte irraggiamento notturno o quando l'aria calda
si sposta sopra un suolo freddo. Connesse alle inversioni al suolo sono le
nebbie da irraggiamento (tipiche della Pianura Padana). Le inversioni termiche
costituiscono un valido ostacolo ai movimenti ascendenti dell'atmosfera.
IRRAGGIAMENTO
E' la propagazione del calore a distanza. I raggi solari, dopo avere
attraversato lo spazio cosmico, incontrano l'atmosfera che, viene attraversata
da essi sena che si riscaldi. Se i raggi solari incontrano una superficie
riflettente, vengono rinviati secondo le leggi della riflessione; se, invece,
incontrano corpi assorbenti (è il caso del suolo), li penetrano e li riscaldano.
Di notte, poi, il suolo rimetterà nell'atmosfera parte del calore assorbito
durante il giorno.
KELVIN, scala di temperature
Scala che inizia nel punti in cui cessa, in teoria, ogni azione molecolare
(-273,15°c).
STABILITA’ DELL’ARIA
Quando il gradiente verticale dell'aria è subadiabatico, cioè quando la
temperatura dell'atmosfera decresce, con l'altitudine, di una quantità inferiore
a 1° c ogni 100 metri di quota, una porzione d'aria che, per un qualsiasi
motivo, viene sollevata ad una data quota, risultando più densa e quindi più
pesante dell'aria circostante, ritorna per gravità a l livello di
partenza.
STAU
Termine tedesco usato in meteorologia per indicare il movimento ascendente
di una massa d'aria per superare un ostacolo orografico. Esso dà luogo a
formazioni nuvolose e a eventuali precipitazioni. Allo stau caratteristico del
versante sopravvento fa riscontro sul versante sottovento il foehn.
SUBLIMAZIONE
In chimica è il passaggio diretto dallo stato solido allo stato gassoso. In
meteorologia è anche il processo contrario (passaggio diretto del vapore acqueo
allo stato solido), cioè la formazione di ghiaccio dal vapore acqueo.
SUBSIDENZA
Si ha subsidenza quando, in zone anticicloniche, l'aria degli strati più
alti scende, a causa del suo maggior peso, verso gli strati più bassi. Il
fenomeno è rafforzato dal fatto che l'aria degli strati bassi scivola
lateralmente dalla zona dove la pressione è più alta. Discendendo, l'aria si
riscalda per compressione e fa aumentare la temperatura al suolo.
VENTO
E' lo spostamento di masse d'aria atmosferiche, dovuto a differenze di
temperatura e pressione fra un luogo e un altro. Di solito il vento spira da una
zona di alta pressione ad una di bassa pressione ed è più forte quanto più sono
vicine le isobare. Ci sono vari venti che spirano tutto l'anno o per metà da una
stessa direzione come alisei e monsoni.
VENTO SOLARE
Flusso di particelle uscente dal Sole, che rappresenta l'espansione della
corona solare.
VIRGA
Spesso si vedono pendere dalle nubi strie discendenti. Tali manifestazioni
prendono il nome di virga. Si tratta di strie di pioggia che non raggiunge il
suolo, poiché le goccioline evaporano prima di toccare la superficie. Tutte le
nubi, eccetto i cirrus, i cirrostratus e gli stratus possono produrre
virga.
|