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IL CLIMA DI POSITANO - IL CLIMA ITALIANO ED IN GENERALE

Testo parzialmente tratto dal sito: http://digilander.libero.it/MeteomondoForli/pagine/pagine_principali/  di Fabio Casadei

Situata alle falde meridionali dei Monti Lattari, Positano gode di tutti i vantaggi di un clima mite, grazie a questa sua straordinaria posizione riparata dai venti del Nord. Tutto in cerchio a farle corona, si elevano i verdi Monte Comune, S. Maria del Castello, Conocchia, S. Angelo a tre Pizzi, Campo dei Galli e Paipo, mentre a Sud e ad Est la vista spazia sul mare aperto.
Raramente d'inverno la temperatura scendo sotto lo zero e d'estate il caldo non è mai troppo per la posizione ascendente del paese che favorisce il nascere dei venti e le brezze che allietano il periodo estivo. L'umidità anche, in tutte le stagioni non è mai eccessiva e per queste sue caratteristiche favorevoli Positano è meta di numerose persone che da varie parti del mondo scelgono questo paese per viverci.
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IL CLIMA ITALIANO
L'Italia, sotto l'aspetto climatico si può suddividere in 7 zone .
 
Infatti si può notare il clima alpino, caratterizzato, vista l'altezza, da temperature molto rigide e nevicate abbondandanti, specie sul settore nord-occidentale. Le temperature che vengono raggiunte sono anche di –35°c. L’altezza dei ghiacciai perenni è attorno ai 3000 m. Le Alpi condizionano molto il clima d'Italia perché fanno da scudo ai venti gelidi da nord e alle perturbazioni. Essi, se riescono a superarle, possono provocare l'effetto foehn: scendendo giù per i pendii delle Alpi, si riscalda e, anche in inverno, le zone colpite da questo vento, di solito forte, possono raggiungere temperature attorno ai 18°c. Le zone più colpite sono le regioni nord-occidentali. Scendendo più a sud si ha un clima continentale, caratterizzato da estati calde, afose e povere di precipitazioni ed inverni freddi e umidi. L'autunno e la primavera si presentano stagioni piovose e variabili.
Il settore adriatico vede estati con temperature e tassi d'umidità inferiori ed inverni con temperature leggermentee meno basse. Le nevicate sono meno numerose ma più abbondanti, parlando sempre in generale. Frequenti sono le irruzioni di aria fredda da nord-est, la tramontana, che portano freddo, secco e sereno.
 
Il clima ligure ha le estati meno calde d'Italia e inverni molto miti. Questo grazie alla forte rilevanza che ha il mare in questa regione, che, probabilmente, è la più piovosa. Quando d'inverno spira la tramontana, il golfo ligure è investito da forti venti.
Nel clima tirrenico si possono riscontrare estati calde anche se meno umide di quelle adriatiche, mentre la stagione invernale raramente vede scendere le temperature sotto lo zero lungo la costa. Caratteristico di Roma è il ponentino, un vento che in estate allieva i disagi provocati dal caldo. Complessivamente si può dire, che soprattutto nell'area centro-settentrionale, sia un clima piuttosto piovoso.
Per quanto riguarda il clima appenninico, si può dire che esso è molto freddo d'inverno, specie al al centro-nord con abbondanti nevicate soprattutto ai versanti esposti ai gelidi venti da nord-est e fresco d'estate.
 
Il clima siculo-calabrese è indubitabilmente molto caldo d'estate e molto mite d'inverno . Non è infrequente che si raggiungano temperature attorno ai 40°c. Le nevicate sono praticamente inesistenti in pianura e non tanto frequenti sugli Appennini e sull'Etna.
 
Infine il clima sardo è simile a quello tirrenico. Una delle sue peculiarità è senz'altro il maestrale, un vento che lì si presenta molto forte, con raffiche che raggiungono anche i 120 km/h, tanto è vero che la Sardegna è l'unica regione italiana in cui si produce energia eolica.
AI. L'Italia osservata dal satellite
MASSE D’ARIA E PERTURBAZIONI
 
Le masse d'aria che interessano, nel corso dell'anno, il territorio italiano, sono fondamentalmente l’aria artica, l'aria temperata e l'aria tropicale.
 
L'aria artica è l'aria tipicamente invernale. Formatasi sulla calotta polare, questa enorme massa di aria freddissima, tende a defluire verso sud, venendo ad interessare anche l'Italia. Se proviene dalla valle del Rodano (tipo marittimo) dà origine, nella sua avanzata, ad un vento molto forte e turbolento: le nubi più caratteristiche sono quelle cumuliformi, accompagnate da rovesci e temporali (in estate). L'aria artica di tipo continentale (la cui origine è il vasto territorio gelato della Russia settentrionale) giunge invece in Italia dalla "porta della bora" sotto forma di venti di estrema violenza che generano talvolta forti tempeste sul Mare Adriatico.
 
L'aria temperata o intermedia costituisce la massa d'aria che maggiormente interessa le regioni italiane in tutte la stagioni dell'anno. Per la sua origine zonale (essa ha origine, cioè, entro la fascia della zona temperata), può suddividersi in intermedia fredda e intermedia calda. Entrambi i tipi, poi, si suddividono in marittima e continentale.
 
L'aria temperata fredda marittima proviene dall'atlantico settentrionale, talvolta dal Canada, e il suo arrivo è preannunciato da forti venti maestrali; dato il suo notevole spessore, riesce a scavalcare facilmente la catena alpina e a dilagare lungo tutta la penisola italiana. Tale tipo di massa d'aria apporta tempo molto variabile, con alternanza di annuvolamenti anche intensi, accompagnati da rovesci di pioggia o temporali, e da schiarite, specialmente in primavera ed autunno: un tipo di tempo che comunemente viene definito "tempo di marzo".
L'aria temperata fredda continentale giunge sull'Italia soprattutto in inverno dalle gelide pianure russo-siberiane; essa penetra nel territorio italiano attraverso il Golfo di Trieste, accompagnata da sostenuti venti di bora ed apportando in genere tempo freddo e asciutto. Le eventuali precipitazioni risultano per lo più di scarsa entità e, nella maggior parte dei casi, sono a caratteri nevoso.
 
L'aria temperata calda marittima proviene dall'Oceano Atlantico attraverso la Spagna a il Mediterraneo occidentale; essa apporta generalmente nubi stratificate; piogge leggere ma continue.
 
L'aria temperata calda continentale è tipicamente estiva; essa giunge sul territorio italiano dai Balcani o dalla Turchia. Le precipitazioni, con tale tipo d'aria, risultano proprio scarse e si risolvono per lo più con episodi temporaleschi locali.
Le masse d'aria tropicali nella stagione estiva possono risalire anche sino all'Europa settentrionale, mentre nella stagione invernale difficilmente raggiungono la penisola italiana, fermandosi per lo più sulla parte meridionale del bacino del Mediterraneo. A seconda della loro origine, si distinguono anch'esse in marittime e continentali.
 
L'aria tropicale marittima perviene sull'Italia dalle Isole Azzorre e apporta sull'Italia nubi del tipo stratificato; le precipitazione caratteristiche sono le pioviggini.
 
L'aria tropicale continentale giunge in Italia dall'Africa settentrionale ovvero dall'Asia Minore; essa apporta generalmente le più marcate ondate di caldo.
Per quanto riguarda le perturbazioni, queste giungono sull'Italia e la attraversano secondo tre traiettorie.
 
La prima proviene dalle Isole Britanniche, passa sulla Francia, sul golfo ligure e piega poi lungo le coste tirreniche; talvolta, dal golfo ligure, attraverso l'Appennino tosco-emiliano per deviare poi verso sud-est lungo tutto l'Adriatico.
 
La seconda traiettoria ci porta le perturbazioni da ovest, ma lungo latitudini più basse, cioè alle latitudine della penisola iberica; questa perturbazioni raggiungono prima la Sardegna e successivamente l'Italia centrale e meridionale per poi portarsi sulla Grecia.
La terza traiettoria, ancora più meridionale, ci porta le perturbazioni dalle zone dell'Africa nord- occidentale che difficilmente risalgono la penisola italiana, limitando la loro influenza alle sole regioni meridionali.
METEOROLOGIA DELLE QUATTRO STAGIONI
In inverno possono susseguirsi sia le depressioni mediterranee sia l'anticiclone atlantico e quello russo. Poiché le depressioni mediterranee (autonome o derivate) interessano di più l'Italia peninsulare ed insulare, ecco che le regioni settentrionali sono poco piovose (ad eccezione di una ristretta zona sulle Venezie nord-orientali) mentre le zone più piovose sono su tutte sul versante tirrenico e la Sicilia, poiché direttamente soggette alle correnti umide a componente occidentale. Le temperature più basse si raggiungono, a parte le località montane, sulla Pianura Padana per il suo clima continentale. La Pianura Padana, ha un altro primato: quello della nebbia. La rigidità, la forte umidità della zona e la prevalente calma atmosferica sono i fattori favorevoli a questo fenomeno particolarmente persistente quando si ha un'aria di alta pressione sull'Europa centrale o centro- orientale. Tra i venti più importanti ricordiamo la bora, fredda e violenta, nel golfo di Triste, la tramontana, il foehn (discendente dalla catena delle Alpi e responsabile di repentini aumenti di temperatura e del dissolvimento delle nubi). Frequente è anche il vento di scirocco, che spesso apporta pioggia.
 
La primavera costituisce un periodo di grande variabilità meteorologica: durante il suo corso si hanno profondi rivolgimenti nella distribuzione della pressione, della temperatura e delle masse d'aria. A giornate assolate succedono, spesso bruscamente, "colpi di coda" dell'inverno, con gelate e possibili nevicate al nord. L'Anticiclone atlantico inizia in questo periodo la sua espansione verso il continente europeo, ma ciò avviene per successivi impulsi. Ne conseguono fasi di tempo mite e sereno e fasi di ritorno di freddo, pioggia e, qualche volta neve. L'Anticiclone russo, invece, responsabile dei marcati afflussi di aria fredda, tende a frazionarsi sino a dissolversi completamente entro la prima parte della stagione. Con il progressivo modificarsi della distribuzione della pressione (e di conseguenza della circolazione atmosferica), le grandi perturbazioni provenienti dall'Atlantico tendono a seguire traiettorie sempre più settentrionali: eccole sempre più frequenti e durature fasi di tempo buono sulle regioni meridionali e centrali della penisola, mentre sulle regioni settentrionali, interessate dalle parti meridionali delle perturbazioni che transitano sull'Europa centrale, possono permanere fasi di tempo incostante e variabile. Il periodo centrale della stagione primaverile è caratterizzato da un generale aumento dell'instabilità dell'aria con la formazione di nubi cumuliformi ad evoluzione diurna e tipici rovesci e temporali seguiti da rapide schiarite.
 
L'estate è determinata dal predominio dell'anticiclone atlantico che, pur mantenendo il suo massimo in prossimità delle Isole Azzorre, si estende fino ad interessare tutta l'Europa sud-occidentale, parte di quella centrale e quasi tutto il Mediterraneo. La debole circolazione fa sì che l'aria ristagni inerte anche per lunghi periodi; inoltre, il fenomeno della subsidenza, cioè il lento abbassarsi degli strati d’aria superiori e la conseguente compressione di quelli a contato col suolo, ne provoca un graduale surriscaldamento. Queste condizioni contribuiscono unitamente alla serenità del cielo e alla maggiore elevazione del Sole sull'orizzonte, a far salire ovunque sensibilmente la temperatura, che risulta più alta laddove il riscaldamento trovi condizioni ambientali più favorevoli (per esempio nella Pianura Padana, specie nel settore centrale, e nelle regioni meridionali del penisola). Per la particolare stabilità atmosferica, in estate si ha la prevalenza di venti di brezza, questi, siano di terra, di mare o di lago, costituiscono un gradito sollievo all'afa estiva in quanto mitigano sensibilmente gli eccessi termici caratteristici della stagione. La nuvolosità, dovuta soprattutto al surriscaldamento diurno, è prevalentemente costituita da nubi cumuliformi; il ripetersi giornaliero di tale nuvolosità (che si addensa specialmente lungo i rilievi montuosi) è indice di tempo stabile.
 
L'autunno inizia solitamente quando una perturbazione, seguita da una marcata corrente d'aria fredda, è dotata di sufficiente energia per scendere abbastanza a sud, invadendo il Mediterraneo occidentale e centrale. Con tale evento, l'Italia inizia ad essere interessata da maltempo tipico di questa stagione di transizione e ciò accade il più delle volte nella seconda metà di settembre. L'attenuazione delle alte pressioni e l'abbassamento della traiettoria delle basse pressioni avviene per gradi irregolari, ma col procedere del mese di settembre, l'influenza benefica dell'anticiclone si fa sempre più debole, mentre prendono sempre più vigore le perturbazioni atlantiche: ecco le prime fasi di moderato maltempo, sino alla prima vigorosa perturbazione della seconda metà di settembre che segna definitivamente l'inizio della stagione autunnale. In seguito, caratteristiche diventano le depressioni sul Mar Ligure e sul Tirreno e quelle mediterranee, che portano condizioni di maltempo. Questo assume una particolare intensità allorquando nelle aree di bassa pressione confluiscono masse d'aria fredda di origine polare e masse d'arie calda e umida di origine mediterranea o tropicale: ecco perché, sulla maggior parte delle regioni italiane, l'autunno è la stagione più piovosa dell'anno. Solo verso la metà di novembre i lineamenti generali del tempo tendono ad accostarsi sempre più a quelli del tipo invernale.
 
GLI OTTO PRINCIPALI TIPI DI TEMPO
 
Sull'Italia si instaurano otto principali tipi di tempo, anche se per la moltitudine dei diversi climi italiani, possono risultare diversi da come verranno descritti.
 
Prima situazione tipica: anticiclone su Penisola Iberica, Francia, Mediterraneo occidentale e Italia. Le perturbazioni atlantiche ruotano attorno alla zona di alta pressione in senso orario, interessando principalmente l'Europa centrale e settentrionale. Sul Mediterraneo occidentale e sull'Italia, tale situazione apporta aria tropicale, cioè secca, stabile e abbastanza calda, con cielo in prevalenza sereno e temperature relativamente alte. Le catene montuose sono orlate da imponenti ammassi nuvolosi del genere cumuliformi a evoluzione diurna. Questa situazione costituisce una delle più classiche situazioni estive: può tuttavia presentarsi anche nella tarda primavera; essa può persistere a lungo, talvolta anche due, tre settimane.
 
Seconda situazione tipica: anticiclone sull'Europa centrale. Una vasta area anticiclonica occupa gran parte dell'Europa con centro per lo più tra le Alpi e la Danimarca. Le perturbazioni a grande scala influenzano soprattutto l'Europa settentrionale. Sull'Italia, le condizioni atmosferiche risultano buone; solo sul versante adriatico italiano può talvolta presentarsi una scarsa nuvolosità per afflussi freddi da n/e. La temperatura risulta piuttosto mite in estate e notevolmente inferiore ai valori normali in inverno (il versante adriatico risulta comunque più fresco o più freddo del versante tirrenico). Di solito, con una tale situazione, in inverno si hanno sulla Pianura Padana le più estese e persistenti formazioni nebbiose. Anche questo tipo di tempo può prolungarsi per lunghi periodi: talvolta, in estate principalmente, anche per diverse settimane.
 
Terza situazione tipica: anticiclone sul Mediterraneo occidentale. Situazione simile a quella precedente, con la sola differenza che tutto il campo delle alte pressioni si trova spostato più a sud: il centro dell'area delle alte pressioni viene così a trovarsi sul Mediterraneo occidentale, e le perturbazioni atlantiche transitano sul continente a latitudini più basse venendo ad influenzare, sia pure in parte, anche zone dell'Europa centrale. Le condizioni sull'Italia si presentano buone, con cielo in prevalenza sereno; i venti risultano deboli o assenti e lungo i litorali a regime di brezza. Le temperature al suolo risultano superiori a valori medi normali del periodo. In estate, pertanto, possono essere raggiunte le temperature più alte dell'anno. Anche una tale situazione può persistere molto a lungo: è quella che caratterizza per lo più il periodo estivo, soprattutto dei suoi primi due mesi.
 
Quarta situazione tipica: fascia di alte pressioni sull'Europa centrale. Le alte pressioni sull'Atlantico (anticiclone delle Azzorre) si congiungono, attraverso una fascia o corridoio di alte pressioni sull’Europa centrale, con l'anticiclone russo-siberiano con centro nella Russia. Le perturbazioni, provenienti dall'oceano, si muovono lungo il bordo settentrionale della fascia anticiclonica. Sull'Italia il tempo risulta buono, ma freddo in inverno e fresco in estate per lo spirare di venti da nord/est e le temperature risultano quasi ovunque inferiori ai valori normali del periodo. Tale situazione si presenta per lo più nella tarda estate e ha, in media, una frequenza piuttosto bassa; la sua durata può oscillare mediamente dai sette ai dieci giorni. La fine della situazione è denunciata da una diminuzione della pressione tra i due anticicloni atlantico e russo. Le perturbazioni del Nord Atlantico piegano, raggiunta la Francia, verso sud/est, cioè verso l'Italia, dove apportano condizioni di spiccato maltempo.
 
Quinta situazione tipica: depressione da nord/ovest. E' una delle situazioni più tipiche dell'autunno e dell'inverno, alla quale si perviene, molto spesso, da quella precedente. Allorquando si verifica la "rottura" della fascia delle alte pressioni sull'Europa centrale, le perturbazioni, giunte sul continente, piegano verso sud/est, entrando nel Mediterraneo. Le singole perturbazioni o gruppi di perturbazioni si susseguono a ritmi più o meno regolari apportando sull'Italia periodi, anche lunghi, di maltempo e brusche variazioni di temperatura. Solitamente questa è la situazione meteorologica peggiore per l'Italia.
 
Sesta situazione tipica: anticiclone sull'Europa nord-occidentale. Si presenta quando un anticiclone occupa gran parte dell'Europa nord-occidentale, con il massimo di pressione sulla Scandinavia o sulla Finlandia, mentre sul Mediterraneo si ha una zona di basse pressioni, talvolta con vari minimi. In tali condizioni, i venti a componente settentrionale che spirano dall'anticiclone portano sul Mediterraneo masse d'aria fredda o addirittura artica che, venendo a contatto con le masse più calde caratteristiche del Mediterraneo, generano, sulla sua estremità occidentale, una serie si corpi nuvolosi e perturbazioni. Queste si succedono con ritmo rapido, seguendo tutte la medesima traiettoria verso levante, dirigendosi cioè verso la nostra penisola. Le condizioni del tempo risultano ovunque cattive, specialmente sulle regioni tirreniche. Questa situazione ha la maggiore frequenza d'inverno e la minore d'estate; può durare anche per parecchi giorni.
 
Settima situazione tipica: basse pressioni sul Mediterraneo occidentale e sul Tirreno. Questa situazione, che si presenta spesso nei mesi autunnali ma soprattutto in quelli invernali, è caratterizzata da una zona di basse pressioni, con vari minimi, stazionante talvolta anche sino ad una quindicina si giorni sul Mediterraneo occidentale e sul Tirreno. Le regioni dell'Europa orientale risultano interessate allo stesso tempo da una vasta area di alte pressioni. Le perturbazioni che si originano sull'Africa nord-occidentale, si dirigono velocemente verso l'Italia ma, per l'azione di blocco delle alte pressioni che si estendono dal mediterraneo orientale alla Russia, giunte all'altezza della Sardegna, rallentano, si avvicinano l'una all'altra, piegano verso nord e risalgono la penisola. Si determina così sul nostro Paese un periodo piuttosto lungo di spiccato maltempo, con piogge a carattere continuo o quasi e temperature decisamente superiori ai valori caratteristici del periodo. Con questa situazione, per i persistenti venti meridionali lungo tutto il Mare Adriatico, si ha il caratteristico fenomeno dell'acqua alta sulle lagune venete, soprattutto quando alla componente meteorologica si sovrappone anche la componente astronomica.
 
Ottava situazione tipica: depressione sul Mar Ligure. E' una situazione tipica della regione climatica italiana, caratterizzata da una bassa pressione sul Mar Ligure, associata di solito ad una vecchia perturbazione di origine atlantica. Le formazioni di basse pressioni sul Mar Ligure (dette anche "depressioni sottovento alle Alpi") sono strettamente legate alla presenza dell'imponente catena alpina e ad un energica invasione di aria fredda sul Mediterraneo occidentale proveniente dalla così detta "porta del mistral". La violenta corrente d'aria (che dalla valle del Rodano dilaga verso il Golfo del Leone e nel Mediterraneo occidentale),provoca infatti una forte diminuzione della pressione, sino alla formazione di una ben definita area depressionaria sul Mar Ligure. Il forte afflusso di aria fredda segue per lo più una vecchia perturbazione di origine atlantica: all'altezza delle Alpi occidentali tale perturbazione si spezza in due, e mentre la parte settentrionale prosegue verso nord-est, la parte meridionale, associata alla depressione originatasi nel Mar Ligure, si rinforza e si dirige verso sud-est. L'evoluzione di questa perturbazione risulta piuttosto lenta; su tutte le regioni italiane si hanno condizioni di marcato maltempo. La depressione intanto, continuando il suo autonomo movimento verso sud-est, chiude il suo ciclo sul Mare Egeo (generalmente): mentre sulle regioni settentrionali e su quelle del versante tirrenico della Liguria e della Campania si ha pertanto, dopo il transito della perturbazione, un generale e rapido miglioramento delle condizioni del tempo, sulle altre regioni italiane il cattivo tempo può persistere anche diversi giorni.
 
Da come si è potuto notare il clima italiano dipende essenzialmente de tre fattori dominanti: l’anticiclone atlantico (o anticiclone delle Azzorre), le depressioni mediterranee (autonome o che dipendono da altre più settentrionali) e l'anticiclone russo-siberiano. Per questi fattori e per altri (come la presenza della catena alpina e appenninica, la posizione geografica, …) il clima italiano, come già detto prima, è molto vario.
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 - CLIMA DEL MEZZOGIORNO
Ubicata in pieno ambiente mediterraneo, la penisola italiana presenta sensibili diversità
climatiche in dipendenza della notevole estensione nel senso della latitudine e della accentuata
caratterizzazione marittima ed orografica del territorio.
- GENERALITA' SUL CLIMA ITALIANO
A determinare il clima del Mezzogiorno intervengono:
- la posizione astronomica, compresa tra i 36° e i 47° N di latitudine, sede di un fronte di
convergenza da Nord e da Sud di masse d'aria di contrastanti caratteristiche termodinamiche;
- la posizione geografica, gravante sul lato occidentale della grande massa dei vecchi continenti,
prossima all'oceano Atlantico e all'Africa settentrionale;
- la estensione della penisola, in direzione Nord-Sud per oltre 10° di latitudine;
- la marittimità del clima, per la forma stretta e lunga della penisola nel mare Mediterraneo;
- la montuosità del territorio, influente in particolare sul clima invernale, con la barriera dell'arco
alpino a protezione dei venti freddi provenienti dal I e dal IV quadrante e con la dorsale
appenninica a riparo del versante tirrenico dai venti freddi da Nord-Est.
Ne risulta che la penisola presenta mediamente un clima temperato mediterraneo, ma con
aspetti di continentalità al Nord, oceanicità al centro e più netta mediterraneità al Sud. La stagionalità
dei suoi eventi meteorologici é legata alla variazione dell'angolo di incidenza dei raggi solari sulla
superficie terrestre che, per fare l'esempio della latitudine di Roma, va dal valore max di 71°33' del
21 luglio, solstizio di estate, al valore min di 24°39' del 21 dicembre, solstizio di inverno. Ne
consegue uno spostamento ciclico stagionale in senso meridiano dell'intero sistema atmosferico,
segnatamente del fronte intertropicale di convergenza degli alisei, della fascia subtropicale delle alte
pressioni e della corrente a getto subtropicale di provenienza occidentale fluente nella troposfera
sulla verticale della fascia stessa. L'andamento stagionale di tali eventi è evidenziato nelle Figg. 2 (a)
e (b) che forniscono le due condizioni medie invernale ed estiva.
FIG. 2 (a) e (b). Distribuzione media della pressione barometrica di superficie e del vento nel bacino
del Mediterraneo e in Africa in gennaio (a) e in luglio (b). E’ indicata la posizione della corrente a
getto tropicale e di quella subtropicale, del fronte intertropicale di convergenza e di quello
mediterraneo. Notare come l’intero sistema atmosferico risulti spostato a Nord durante l’estate.
In termini di pressione barometrica, il bacino mediterraneo ricade in inverno tra il nucleo di alta
pressione delle Azzorre, di debole valore in tale stagione, e quello ampio e freddo gravitante sul
continente asiatico. La loro influenza si alterna sulla penisola italiana determinando inverni più o
meno freddi. L'affermarsi del clima freddo-umido invernale avviene rapidamente in autunno quando,
a seguito del generale raffreddamento dell'atmosfera a nord dell'equatore, il nucleo permanente delle
Azzorre si contrae lasciando libero accesso nel bacino del mediterraneo alle masse d'aria fredda di
provenienza nord-atlantica (Fig. 3).
FIG. 3 - Famiglia di cicloni sul Nord-Atlantico e sll’Europa in una frequente situazione dell’autunnoinverno.
Le perturbazioni raggiungono l’Italia attraverso la sella di bassa pressione che taglia
diagonalmente l’Europa (Bernacca, 1972).
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La linea di confine tra tali masse d'aria e quelle calde provenienti dal Sahara e dirette a Nord-Est si
ritrova mediamente nel settore centro-orientale del bacino mediterraneo alla latitudine di 35°N. Sulla
verticale di tale fronte, cosiddetto mediterraneo, si instaura un ramo secondario della corrente a getto
polare dal cui fluire dipende il formarsi e il dislocarsi di larga parte dei nuclei depressionari della
regione. Il contrasto tra la temperatura dei venti nord-occidentali e quella relativamente più elevata
della superficie del Mediterraneo determina una condizione di instabilità convettiva sul fronte freddo
con conseguente accentuazione degli eventi piovosi di origine frontale e orografica. Esempi esaperati
di evoluzione di tali sistemi barometrici sono i ricorrenti catastrofici eventi piovosi autunnali legati
all'incontro e al successivo sollevamento delle masse d'aria provenienti da Nord e da Sud, in
corrispondenza della depressione del golfo di Genova (Fig. 4).
FIG. 4 - Particolare situazione autunno-invernale causa di forti precipitazioni sull'alto Tirreno
dovute al contrasto dell'aria fredda proveniente da Nord-Est e quella calda proveniente
da Sud-Ovest (Bernacca, 1972).
D'estate, in forza dell'accresciuto apporto termico solare, l'intero sistema risulta spostato a
Nord; il fronte intertropicale di convergenza si colloca sul continente africano sino alla latitudine del
tropico del cancro, mentre il nucleo permanente di alta pressione delle Azzorre é rafforzato
espandendosi sul bacino mediterraneo. I venti occidentali sono forzati a fluire verso est su latitudini
superiori ai 50° lasciando condizioni di tempo sereno sulla regione mediterranea (Fig. 5). Lo
spostamento dei nuclei depressionari viaggianti sui venti da nord-est é ostacolato dalle barriere
rappresentate dai grandi rilievi montagnosi del centro Europa, e,in particolare per l'Italia, dall'arco
alpino.
FIG. 5 - Famiglia di cicloni sul Nord-Atlantico e sul Nord-Europa nella tipica situazione
estiva. Le perturbazioni ruotano al bordo del nucleo di alta pressione delle Azzorre al
massimo della sua espansione (Bernacca, 1972).
Su scala locale, in contrasto con il descritto andamento medio generale, ha grande peso sulla
dinamica atmosferica di superficie il regime di brezza che condiziona, dato il notevole sviluppo delle
coste, le pianure litoranee della penisola e delle grandi isole. Durante le ore diurne, infatti, i terreni
della fascia costiera si riscaldano più velocemente della massa d'acqua marina dando origine,
nell'atmosfera che li sovrasta, ad una banda di leggera bassa pressione la quale, se le condizioni
orografiche dell'interno lo consentono, richiama aria marina umida finanche ad alcune decine di
chilometri all'interno. Al seguito di più o meno estesi nuclei di bassa pressione di origine africana in
movimento verso Nord-Est può anche determinarsi, a scala regionale e in contrasto con il descritto
andamento generale, il passaggio sulla penisola di aria calda a contenuto idrico il più vario. Più
elevata é infatti la velocità del vento, minore risulta la quantità di umidità estratta dalla superficie del
mare (scirocco secco e scirocco umido).
Circa il regime pluviometrico, la penisola italiana presenta, con esclusione dell'arco alpino, un
netto minimo estivo. Di contro, il massimo delle precipitazioni é presente con una unica punta
massima durante l'inverno nelle regioni più meridionali della penisola, mentre nelle regioni centrali
mostra un massimo principale in autunno ed uno secondario in primavera. Il valore di quest'ultimo
cresce e si sposta verso l'estate salendo alle regioni settentrionali fino a divenire unico massimo
annuale in estate nelle zone alpine (Fig. 6). L'arco alpino al confine nord della penisola e la dorsale
appenninica estendentesi lungo tutto il suo asse meridiano determinano estesi fenomeni di
sollevamento orografico delle masse d'aria in arrivo sull'intero territorio. La rilevante entità del
sollevamento e del contenuto igrometrico delle masse d'aria in spostamento sulla penisola specie nel
periodo invernale, condizionano fortemente il clima dell'interno ed il regime delle piogge, le cui
isoiete ricalcano vistosamente l'andamento dei rilievi.
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FIG. 6 - Tipi di regime pluviometrico in Italia (Eredia, 1908).
4.2- REGIONI CLIMATICHE
Considerazioni di ordine storico, economico e fisico collocano l'ideale confine nord del
Mezzogiorno d'Italia sull'allineamento che, tagliando la latitudine di 42° N, collega le città di Roma e
Pescara sui due versanti della penisola. Ne fanno parte anche le due grandi isole, Sicilia e Sardegna,
quasi a chiudere in cerchio il mare Tirreno sede delle tipiche depressioni sottovento di cui si é in
precedenza fatto cenno.
Per quanto riguarda in particolare gli aspetti fisici, il clima del Mezzogiorno si differenzia
sensibilmente da quello del resto d'Italia per la più spiccata mitezza dovuta alla più diretta influenza
delle masse d'aria di provenienza nord-africana e all'effetto termoregolatore operato dal mare per
l'elevato sviluppo costiero.
Nonostante la sostanziale unitarietà climatica, la meteorologia del Mezzogiorno presenta non
trascurabili varianti determinate dall'estendersi lungo tutta la sua lunghezza di una struttura
orografica molto differenziata per altitudine e orientamento dei versanti (Fig. 7).
FIG. 7 - Oro-idrografia del Mezzogiorno d'Italia.
Vengono comunemente distinte le seguenti regioni meridionali:
- Regione adriatica centro-meridionale, sul versante orientale della penisola, costituita dalle fasce
litoranea e subappeninica affacciate sul mare Adriatico e sul golfo di Taranto. Deve il suo
carattere unitario alla protezione dai venti occidentali operata dalla catena appenninica e ad un
certo carattere di continentalità conferito, specie in inverno, dai venti freddi e umidi da est.
Verso sud, oltre il Gargano, l'Appennino scende di quota e il clima diviene sempre più
marittimo e mediterraneo.
- Regione tirrenica centro-meridionale, distesa sul versante occidentale della penisola, é protetta dai
venti freddi da est e aperta a quelli da ovest di provenienza oceanica. Nella parte più a Nord
dove l'Appennino é caratterizzato dai rilievi più accentuati, il versante tirrenico presenta una
temperatura mediamente superiore a quella adriatica. Il livellamento estivo delle pressioni
tende ad annullare la diversità climatica tra le due regioni.
- Regione appenninica interna, costituente la spina dorsale della penisola. Le sue condizioni
prevalenti - segnate da una altitudine minima di 600-800 metri s.l.m. e da numerose punte
intorno ai 2000, o intorno ai 3000 come in Abruzzo ed in Sicilia - risentono del tempo dei due
opposti versanti, ma in prevalenza di quello tirrenico più esteso. La piovosità, prevalentemente
da sollevamento orografico, é proporzionale alle notevoli altitudini, mentre scarso risulta
l'effetto marittimo. Si precisa che tale regione é stata esclusa dalla Carta per lo scarso interesse
irriguo del territorio e per le limitate possibilità di analisi spaziale del fenomeno
evapotraspirativo dovute all'esiguo numero di stazioni meteo funzionanti a tali quote.
- Regione calabro-sicula, con carattere nettamente mediterraneo. I sistemi montuosi dell'interno
conferiscono alla regione una variabilità meteorologica particolare, che vede, specie in
Calabria, ambienti litoranei di aspetto subtropicale contrapposti, a distanza di poche decine di
chilometri, ad ambienti montani di carattere quasi alpino.
- Regione sarda. Posta alla stessa latitudine della regione tirrenica centro-meridionale, presenta un
clima alquanto diverso per la sua insularità e per essere più esposta ai venti di provenienza
nord-atlantica.
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4.3-DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEI FATTORI METEOROLOGICI NEL
MEZZOGIORNO
Al fine di mettere più facilmente in evidenza le principali caratteristiche della distribuzione
spaziale e temporale dei diversi fattori meteorologici, viene fatto riferimento:
- alla cartografia disponibile in materia sulla letteratura tecnica specializzata che, per comodità di
consultazione, viene riportata nel testo in scala e dettaglio opportunamente contenuti;
- alla meteorologia di un certo numero di stazioni selezionate dal novero di quelle utilizzate nella
redazione della Carta (più 5 stazioni montuose dell'interno non utilizzate nella Carta trovandosi a
quota > 500 m s.l.m. e 2 stazioni che, pur essendi di quota < 500 m s.l.m., non sono state utilizzate
nella Carta per una certa incompletezza delle serie storiche). Le stazioni considerate sono quelle
individuate lungo 5 allineamenti esemplificativi di profili climatici attraversanti la parte meridionale
della penisola e le isole maggiori in corrispondenza delle zone ad orografia più accentuata (Fig. 8):
- profilo Lazio-Abruzzo, alla latitudine approssimata di 42°N, sull'allinemento tra Roma e Pescara,
attraverso il complesso montano del Velino;
- profilo Campania-Puglia, alla latitudine approssimata di 41°N, sull'allineamento tra Napoli e Bari,
attraverso l'altopiano della Irpinia;
- profilo Calabria, alla latitudine approssimata di 39°N, sull'allineamento tra Belvedere Marittimo e
Isola Capo Rizzuto attraverso i monti della Sila;
- profilo Sardegna, alla latitudine approssimata di 39°N, sull'allineamento tra i Capi Frasca e
Bellavista, attraverso i monti del Gennargentu;
- profilo Sicilia, alla latitudine approssimata di 37°N, sull'allineamento tra Sciacca e Catania,
attraverso i monti Erei.
FIG. 8 - Stazioni meteorologiche e allineamenti relativi alla distribuzione geografica dei
principali fattori meteorologici influenzanti l'evapotraspirazione (vedere cap. 4.3).
I dati meteorologici mensili vengono forniti nelle Tabb. I-X per singola stazione e in forma
media per ciascun profilo in modo da facilitare, pur considerata una certa grossolanità dei
raggruppamenti, l'esame dei vari fattori meteorologici nel senso meridiano e della longitudine. Notare
che negli allineamenti sono incluse anche alcune stazioni di quota superiore a quella limite fissata per
le stazioni della Carta. Ciò per dare, attraverso le relative medie, un quadro più completo del reale
andamento climatico degli allineamenti nel senso della longitudine. Poichè però non è stato possibile
selezionare per tutti gli allineamenti stazioni di quota superiore al limite sopra detto, si sono date
nelle tabelle anche le medie escludenti tali stazioni di quota superiore, rendendo così più evidente
l'andamento climatico degli allineamenti nel senso della latitudine.
Il quadro relativo ai profili é completato dai dati di alcune stazioni di caratteristiche climatiche
estreme, in particolare:
- 2 stazioni di montagna, a regime termico medio annuo minimo, ai limiti del Mezzogiorno
rispettivamente superiore (Pescocostanzo) e inferiore (Trepidò);
- 2 stazioni di collina-pianura rispettivamente a regime termico medio annuo minimo (Norcia,
ricadente al limite nord del mezzogiorno) e massimo (Gela, ricadente al limite sud).
TEMPERATURA DELL'ARIA (Figg. 9-13; Tabb.I-VI). Tra i parametri meteorologici di più
corrente rilevamento, la temperatura dell'aria rappresenta la più diretta espressione sensibile del
bilancio energetico di superficie. Le cause che ne condizionano la distribuzione geografica sono
numerose. A parte le variazioni legate ai movimenti dell'atmosfera a grande scala sulle quali si é fatto
21
in precedenza cenno, ve ne sono altre legate alla geografia dei luoghi quali altitudine, latitudine,
marittimità, ecc.
La caratteristica più evidente é la tendenza delle isoterme a disporsi secondo le isoipse per
effetto del raffreddamento adiabatico. L'entità della diminuzione della temperatura dell'aria con
l'aumento della quota varia con le caratteristiche delle masse d'aria intercettate dalle pendici, ecc.,
assumendo per le varie regioni del Mezzogiorno i seguenti valori medi annui:
Meridione peninsulare = °C/100m 0,68
Sicilia = °C/100m 0,57
Sardegna = °C/100m 0,52
La tendenza delle isoterme a conformarsi secondo l'orografia del territorio é evidentemente più
accentuata nelle aree interessate dai massimi rilievi. Facendo riferimento alle temperature vere, cioè
non ridotte al livello del mare per non tenere conto del raffreddamento adiabatico, le temperature più
basse si manifestano infatti in corrispondenza dei grandi sistemi dell'Appennino Centrale (Gran
Sasso, Maiella e Matese), dell'Appennino Meridionale (Pollino, Sila e Aspromonte), dei Nebrodi-
Etna e del Gennargentu rispettivamente in Sicilia e in Sardegna . L'influenza dell'altitudine é più
marcata nei mesi invernali, durante i quali la differenza di temperatura tra le alte e le basse quote é
proporzionalmente maggiore.
FIG. 9 - Temperatura media annua non corretta (Ministero LL.PP., Servizio Idrografico,
1969; ridisegnata).
Facendo riferimento alla temperatura media annua (Fig. 9), i valori inferiori ai 5° si registrano
solo in corrispondenza dei rilievi più elevati dell'Appennino centrale, del Pollino e dell'Etna, mentre le
temperature superiori ai 18°, che sulla penisola compaiono in poche e ristrette aree dei litorali
campani, pugliesi e calabresi, interessano in Sicilia aree più numerose ed estese verso l'interno,
mentre non compaiono affatto in Sardegna, dove i valori registrati non vanno oltre la isoterma dei
17°. Nella fascia di bassa pianura o collinare interessata alla Carta le temperature si estendono dai
12,9 °C di Balze S. Lucia in Abruzzo ai 19,5° di Gela in Sicilia (Tab. II), mentre la maggior parte del
territorio compresa tra tali estremi si colloca tra le isoterme di 14° e 16° nel meridione peninsulare e
tra le isoterme di 16° e 18° nelle grandi isole. La fascia litoranea tirrenica presenta, specie in inverno,
temperature più elevate di quella adriatica. Tale differenza tende a scomparire scendendo di
latitudine. La isoterma dei 15°, che già é presente con continuità sin dalla costa ligure, compare sul
litorale adriatico solo all'altezza dell'Abruzzo, mentre la isoterma dei 18°, che é già presente sul
litorale poco a sud di Napoli, manca del tutto sul versante adriatico ma ricompare in più punti sul
versante ionico e più consistentemente sul perimetro litoraneo della Sicilia.
Nelle Figg. 10 e 11 viene dato l'andamento semplificato delle isoterme medie di gennaio e di
luglio non corrette per l'intera penisola.
FIG. 10 - Temperatura media di gennaio non corretta (Ministero LL.PP., Servizio Idrografico,
1969).
FIG. 11 - Temperatura media di luglio non corretta (Ministero LL.PP., Servizio Idrografico,
1969).
In un territorio montuoso come il Mezzogiorno d'Italia l'effetto della latitudine sul regime
termico risulta a prima vista alquanto nascosto. Si può notare peraltro come, sempre per i territori a
quota inferiore ai 500 metri s.l.m., la media annua aumenti progressivamente dai 14,5°
dell'allineamento Lazio-Abruzzo, ai 17,1° dell'allineamento Sicilia (Tab. II) e, sempre rispetto a
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questi due allineamenti, da 19,6° a 21,9° per media annua delle massime (Tab. III) e da 9,4° a 12,2°
per la media annua delle minime (Tab. IV). Per le stazioni estreme di Norcia a Nord e di Gela a Sud
le temperature massime e quelle minime medie annue (Tabb. III-IV) risultano rispettivamente di
17,8° e 24,3° e di 5,3° e 14,7°.
La variazione mensile della temperatura nel corso dell' anno presenta una ciclicità di andamento
piuttosto regolare in tutte le località del Mezzogiorno mostrando, sia per le minime medie che per le
massime medie, il valore inferiore in gennaio e quello più elevato nei mesi di luglio o agosto a
seconda delle stazioni (Fig. 12). In particolare, facendo ancora riferimento alle stazioni di quota <
500 m s.l.m. (comprese le 2 stazioni di cui alla nota 1 di Tab. I) degli allineamenti sopra citati, si
rileva per quello Lazio-Abruzzo una temperatura media mensile crescente da 6,5° a gennaio a 23,0°
in luglio-agosto e per l'allineamento Sicilia una temperatura media mensile di 10,0° in gennaio e di
25,5° in agosto (Tab. II). La temperatura massima media mensile (Tab. III) varia per l'allineamento
Lazio-Abruzzo dai 10,6° di gennaio ai 29,1° di luglio-agosto e per l'allineamento Sicilia dai 13,6° di
gennaio ai 31,4° di luglio. La minima media mensile (Tab.IV) va, dal canto suo, dai 2,3° di gennaio ai
17,0° di agosto nell'allineamento Lazio-Abruzzo e dai 6,4° di gennaio ai 19,7° di luglio
nell'allineamento Sicilia.
Fig. 12 – Andamento della temperatura media mensile in alcune località del Mezzogiorno (per le loro
coordinate vedi Tab. I).
Temperatura media mensile
0
5
10
15
20
25
30
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
mesi
°C
ROMA
GELA
LAZIO-ABRUZZO Roma-Fiumicino 41 41°47' 12°14' 2 AM
Guidonia 28 42°00' 12°44' 83 AM
Balze S.Lucia (1) 16 42°17' 13°01' 540 SI
L'Aquila f.c. 42°21' 13°24' 735 SI
Penne 8 42°28' 13°55' 438 SI
Pescara 10 42°26' 14°11' 16 AM
CAMPANIA-PUGLIA Campo Volturno 92 40°58' 14°06' 25 AgMez
Capua-Grazzanise 85 41°04' 14°05' 8 AM
Caserta 87 41°04' 14°20' 90 SI
Benevento 76 41°08' 14°46' 170 SI
Ariano Irpino f.c. 41°09' 15°05' 794 SI
Minervino Murge 83 41°05' 16°05' 445 SI
Corato f.c. 41°09' 16°24' 230 SI
Bari Palese 77 41°08' 16°47' 45 AM
CALABRIA Belvedere Marittimo 153 39°37' 15°51' 10 SI
Bonifati 154 39°35' 15°54' 480 AM
Fagnano Castello (1) 156 39°34' 16°03' 516 SI
Crotone-Isola Capo R. 164 39°00' 17°04' 6 AM
SARDEGNA Capo Frasca 208 39°45' 08°27' 92 AM
Meanasardo f.c. 39°57' 09°04' 585 SI
Sarcidano f.c. 39°49' 09°37' 699 SI
Capo Bellavista 204 39°56' 09°43' 156 AM
SICILIA Sciacca 253 37°31' 13°05' 129 AM
Racalmuto 256 37°24' 13°44' 475 SI
Enna f.c. 37°34' 14°07' 950 SI
Catania-Sigonella 255 37°24' 14°56' 18 AM
STAZIONI ESTREME Pescocostanzo f.c. 41°53' 14°04' 1395 SI
Trepidò f.c. 39°12' 16°40' 1295 SI
Norcia f.c. 42°48' 13°06' 604 SI
Gela 263 37°03' 14°15' 45 SI
f.c.: stazioni fuori Carta per quota > 500 m s.l.m. o per numero insufficiente degli anni di misura.
(1) : stazioni eccezionalmente incluse nella Carta nonostante siano a quota > 500 m s.l.m.
Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic ANNO
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 8,6 9,4 10,6 13,2 16,9 20,6 23,2 23,3 20,7 16,8 12,9 9,5 15,5
Guidonia 7,2 8,4 10,3 12,8 17,0 20,9 23,7 23,7 20,5 15,9 11,5 8,4 15,0
Balze S.Lucia 5,1 5,9 7,8 10,9 15,3 18,5 21,1 21,4 18,6 14,4 9,6 6,2 12,9
L'Aquila 2,0 3,6 7,0 11,3 15,0 19,1 22,0 21,8 18,6 13,1 8,1 3,7 12,1
Penne 5,4 6,7 9,6 13,6 17,1 21,6 24,3 24,2 20,8 15,6 11,2 7,2 14,7
Pescara 6,1 7,4 9,3 12,4 16,5 20,3 22,7 22,6 19,6 15,4 11,3 7,5 14,2
MEDIA 5,7 6,9 9,1 12,3 16,3 20,2 22,8 22,8 19,8 15,2 10,7 7,1 14,1
MEDIA (escl. L'Aquila) 6,5 7,5 9,5 12,5 16,5 20,4 23,0 23,0 20,0 15,6 11,3 7,7 14,5
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 7,0 7,8 9,7 11,6 15,8 19,1 21,7 21,8 19,4 15,4 10,6 8,2 14,0
Capua-Grazzanise 8,1 8,8 10,7 12,8 16,9 20,6 22,9 23,2 20,8 16,6 12,3 9,3 15,2
Caserta 9,8 10,9 12,8 15,4 19,9 23,3 25,9 25,8 23,0 18,7 14,2 10,8 17,5
Benevento 6,9 8,2 10,1 13,0 17,8 21,5 24,2 23,6 20,9 15,8 11,5 8,2 15,1
Ariano Irpino 2,2 3,4 5,9 9,3 13,1 17,3 20,4 20,4 17,3 12,3 7,6 3,5 11,0
Minervino Murge 6,1 6,4 9,2 12,4 17,3 21,3 23,7 23,5 20,1 14,9 10,7 7,4 14,4
Corato 8,5 8,9 10,2 13,2 18,2 21,9 24,3 23,8 20,8 15,4 11,9 9,2 15,5
Bari Palese 8,9 9,5 11,0 13,7 17,8 21,5 23,8 23,8 20,8 17,1 13,5 10,2 15,9
MEDIA 7,2 8,0 9,9 12,7 17,1 20,8 22,9 23,2 20,3 15,8 11,5 8,3 14,8
MEDIA(escl.Ariano I.) 7,9 8,6 10,5 13,1 17,6 21,3 23,8 23,6 20,8 16,3 12,1 9,0 15,4
CALABRIA
Belvedere Marittimo 10,5 10,5 11,9 14,1 17,9 21,5 24,1 24,4 21,7 18,2 14,7 11,7 16,8
Bonifati 7,8 8,1 9,7 11,8 16,1 19,6 22,2 22,7 20,2 16,2 12,4 9,2 14,6
Fagnano Castello 6,8 7,5 9,2 12,1 16,6 20,3 22,9 23,3 20,2 15,8 11,8 8,1 14,5
Crotone-Isola Capo R. 9,3 9,7 10,9 13,2 17,5 21,9 24,8 25,0 21,8 17,6 13,8 10,7 16,3
MEDIA 8,6 8,9 10,4 12,8 17,0 20,8 23,5 23,8 21,0 16,9 13,2 9,9 15,6
SARDEGNA
Capo Frasca 10,3 10,5 11,6 13,6 17,1 20,8 23,5 24,1 21,9 18,3 14,2 11,4 16,4
Meanasardo 7,3 7,5 9,1 11,9 16,9 20,2 24,1 24,4 20,5 16,1 11,1 8,1 14,7
Sarcidano 6,5 6,7 9,1 11,7 14,8 20,1 23,4 23,2 20,5 15,9 11,2 7,8 14,2
Capo Bellavista 11,1 11,2 12,3 14,2 17,6 21,3 24,4 24,9 22,3 18,6 15,1 12,1 17,1
MEDIA 8,8 9,0 10,5 12,8 16,6 20,6 23,8 24,1 21,3 17,2 12,9 9,8 15,6
MEDIA(escl.Sarcidano) 9,6 9,7 11,0 13,2 17,2 20,7 24,0 24,4 21,5 17,7 13,4 10,5 16,1
SICILIA
Sciacca 11,3 11,4 12,6 14,5 18,8 22,3 25,0 25,3 22,9 19,5 15,7 12,5 17,6
Racalmuto 8,3 8,8 10,4 12,9 17,8 22,4 25,1 25,2 21,8 17,1 13,0 9,5 16,0
Enna 4,5 5,0 7,0 10,7 14,8 20,6 23,8 23,2 19,9 14,4 9,8 6,3 13,3
Catania-Sigonella 10,4 11,0 12,2 14,3 18,5 23,1 26,0 26,2 23,4 19,1 14,8 11,7 17,5
MEDIA 8,6 9,0 10,5 13,1 17,5 22,1 25,0 24,9 22,0 17,5 13,3 10,0 16,1
MEDIA (escl. Enna) 10,0 10,4 11,7 13,9 18,3 22,6 25,4 25,5 22,7 18,6 14,5 11,2 17,1
STAZIONI ESTREME
Pescocostanzo -0,7 -0,4 2,3 6,0 9,8 14,4 17,1 16,7 13,6 9,1 4,7 0,7 7,8
Trepidò 0,7 1,2 3,3 6,6 10,5 14,8 17,4 17,2 14,5 10,1 6,1 2,2 8,7
Norcia 1,9 4,4 7,1 10,7 15,0 18,4 20,7 20,7 17,5 12,6 7,4 2,8 11,6
Gela 13,3 13,8 15,0 17,0 20,8 23,6 26,0 26,6 24,8 21,4 17,3 14,4 19,5
Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic ANNO
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 12,9 13,8 15,2 17,9 22,0 25,6 28,3 28,4 25,8 21,8 17,3 13,8 20,2
Guidonia 12,2 13,6 15,8 18,8 23,6 27,8 31,2 30,9 27,1 22,0 16,8 13,1 21,1
Balze S.Lucia 9,1 10,1 12,6 15,9 20,8 24,2 27,8 28,1 24,5 19,9 13,8 9,9 18,1
L'Aquila 6,4 8,7 12,7 17,3 21,1 26,1 29,7 29,7 25,7 18,8 12,9 7,7 18,1
Penne 8,6 10,5 13,8 18,4 21,9 26,9 29,8 29,6 25,7 19,7 14,7 10,3 19,2
Pescara 10,2 11,8 13,9 17,6 22,0 25,8 28,5 28,3 24,9 20,3 16,0 11,7 19,3
MEDIA 9,9 11,4 14,0 17,7 21,9 26,1 29,2 29,2 25,6 20,4 15,3 11,1 19,3
MEDIA (escl. L'Aquila) 10,6 12,0 14,3 17,7 22,1 26,1 29,1 29,1 25,6 20,7 15,7 11,8 19,6
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 12,4 13,1 15,4 17,6 22,0 25,4 28,2 28,5 25,8 21,5 16,4 13,5 20,0
Capua-Grazzanise 12,6 13,5 15,7 18,2 22,7 26,5 29,0 29,0 26,4 21,8 17,2 13,6 20,5
Caserta 13,3 14,7 16,8 20,0 25,2 28,5 31,5 31,4 28,1 23,1 18,2 14,2 22,1
Benevento 10,8 12,3 14,6 18,2 23,9 28,2 31,1 30,5 26,9 21,0 16,0 11,9 20,5
Ariano Irpino 5,7 7,4 10,3 14,0 18,1 22,9 26,2 26,4 22,6 16,9 11,5 7,1 15,8
Minervino Murge 8,7 9,5 12,9 16,5 22,2 26,3 28,9 28,5 24,4 18,5 13,9 10,2 18,4
Corato 11,4 12,2 13,9 17,2 22,6 26,4 29,0 28,2 24,8 19,1 15,4 12,3 19,4
Bari Palese 12,2 13,0 14,8 17,8 22,1 25,8 28,2 28,3 25,1 21,0 17,3 13,5 19,9
MEDIA 10,9 12,0 14,3 17,4 22,4 26,3 28,1 28,9 25,5 20,4 15,7 12,0 19,6
MEDIA (escl.Ariano I.) 11,6 12,6 14,9 17,9 23,0 26,7 29,4 29,2 25,9 20,9 16,3 12,7 20,1
CALABRIA
Belvedere Marittimo 13,0 12,9 14,6 17,0 21,2 25,1 28,0 28,8 25,3 21,5 17,3 14,2 19,9
Bonifati 10,1 10,6 12,5 14,8 19,2 22,9 25,7 26,2 23,6 19,1 15,1 11,5 17,6
Fagnano Castello 9,8 10,7 13,0 16,2 21,7 25,6 28,6 29,1 25,6 20,5 15,6 11,2 19,0
Crotone-Isola Capo R. 12,5 13,2 14,7 17,5 22,6 27,2 30,2 30,2 26,4 21,3 17,3 13,9 20,6
MEDIA 11,4 11,9 13,7 16,4 21,2 25,2 28,1 28,6 25,2 20,6 16,3 12,7 19,3
SARDEGNA
Capo Frasca 13,2 13,4 14,6 16,9 20,9 24,6 27,6 28,2 25,8 21,9 17,3 14,1 19,9
Meanasardo 10,6 11,0 13,3 16,6 22,8 26,5 31,3 31,3 26,3 20,7 14,7 11,1 19,7
Sarcidano 10,9 11,4 14,7 17,5 21,1 27,3 31,3 31,0 27,5 22,0 16,2 12,1 20,3
Capo Bellavista 13,7 14,0 15,1 17,3 20,9 24,7 28,0 28,5 25,6 21,6 17,8 14,7 20,2
MEDIA 12,1 12,5 14,4 17,1 21,4 25,8 29,6 29,8 26,3 21,6 16,5 13,0 20,0
MEDIA(escl.Sarcidano) 12,5 12,8 14,3 16,9 21,5 25,3 29,0 29,3 25,9 21,4 16,6 13,3 19,9
SICILIA
Sciacca 13,9 14,3 15,7 18,0 22,8 26,6 29,3 29,2 26,3 22,6 18,5 15,2 21,0
Racalmuto 11,6 12,6 14,7 17,9 23,5 28,6 31,6 31,8 27,2 21,9 17,3 13,0 21,0
Enna 7,2 8,0 10,5 14,9 19,5 25,8 29,3 28,4 24,4 17,9 12,6 8,9 17,3
Catania-Sigonella 15,4 16,4 18,0 20,6 25,4 30,1 33,2 33,0 29,7 24,6 20,3 16,7 23,6
MEDIA 12,0 12,8 14,7 17,9 22,8 27,8 30,9 30,6 26,9 21,8 17,2 13,5 20,7
MEDIA (escl. Enna) 13,6 14,4 16,1 18,8 23,9 28,4 31,4 31,3 27,7 23,0 18,7 15,0 21,9
STAZIONI ESTREME
Pescocostanzo 3,5 4,0 6,9 10,7 14,6 20,1 23,4 22,7 18,8 13,3 8,3 4,5 12,6
Trepidò 3,8 4,5 7,3 11,2 15,1 20,0 23,0 22,8 19,7 14,3 9,8 5,2 13,1
Norcia 6,0 9,4 13,2 17,1 22,2 25,7 28,8 28,7 24,8 19,2 12,2 6,4 17,8
Gela 17,8 18,5 20,0 22,2 26,0 28,5 30,6 31,1 29,4 26,1 22,0 18,8 24,3
Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic ANNO
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 4,2 5,0 6,0 8,4 11,8 15,6 18,0 18,2 15,6 11,8 8,4 5,2 10,7
Guidonia 2,1 3,1 4,8 6,8 10,3 14,0 16,1 16,4 13,9 9,8 6,1 3,6 8,9
Balze S.Lucia 1,1 1,6 3,0 5,8 9,8 12,8 14,3 14,6 12,6 8,8 5,3 2,4 7,7
L'Aquila -2,5 -1,6 1,3 5,3 8,8 12,0 14,2 13,8 11,4 7,3 3,3 -0,3 6,1
Penne 2,2 2,8 5,4 8,7 12,2 16,2 18,7 18,7 15,8 11,5 7,7 4,0 10,3
Pescara 1,9 3,0 4,7 7,1 10,9 14,8 16,8 16,9 14,2 10,5 6,5 3,2 9,2
MEDIA 1,5 2,3 4,2 7,0 10,6 14,2 16,4 16,4 13,9 10,0 6,2 3,0 8,8
MEDIA (escl. L'Aquila) 2,3 3,1 4,8 7,4 11,0 14,7 16,8 17,0 14,4 10,5 6,8 3,7 9,4
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 1,6 2,5 4,0 5,6 9,5 12,7 15,2 15,0 12,9 9,3 4,7 2,8 8,0
Capua-Grazzanise 3,5 4,1 5,6 7,4 11,0 14,7 16,8 17,3 15,1 11,4 7,4 4,9 9,9
Caserta 6,3 7,0 8,7 10,7 14,5 18,0 20,3 20,2 17,8 14,2 10,2 7,3 12,9
Benevento 3,0 4,1 5,5 7,7 11,7 14,8 17,3 16,7 14,8 10,6 7,0 4,5 9,8
Ariano Irpino -1,3 -0,6 1,5 4,6 8,0 11,7 14,5 14,3 11,9 7,7 3,7 -0,1 6,3
Minervino Murge 3,5 3,3 5,5 8,3 12,4 16,3 18,5 18,5 15,7 11,3 7,5 4,6 10,5
Corato 5,5 5,6 6,4 9,1 13,8 17,4 19,6 19,4 16,7 11,6 8,3 6,1 11,6
Bari Palese 5,6 6,0 7,1 9,6 13,4 17,1 19,3 19,2 16,5 13,1 9,6 6,9 12,0
MEDIA 3,5 4,0 5,5 7,9 11,8 15,3 17,7 17,6 15,2 11,2 7,3 4,6 10,1
MEDIA(escl.Ariano I.) 4,1 4,7 6,1 8,3 12,3 15,9 18,1 18,0 15,6 11,6 7,8 5,3 10,7
CALABRIA
Belvedere Marittimo 8,0 8,0 9,1 11,2 14,6 17,8 20,1 20,0 18,1 14,9 12,1 9,2 13,6
Bonifati 5,4 5,5 6,9 8,7 12,9 16,2 18,6 19,2 16,8 13,2 9,7 6,8 11,7
Fagnano Castello 3,8 4,3 5,3 7,9 11,4 14,9 17,1 17,4 14,7 11,1 8,0 4,9 10,1
Crotone-Isola Capo R. 6,0 6,2 7,1 8,9 12,4 16,5 19,4 19,7 17,2 13,9 10,3 7,4 12,1
MEDIA 5,8 6,0 7,1 9,2 12,8 16,4 18,8 19,1 16,7 13,3 10,0 7,1 11,9
SARDEGNA
Capo Frasca 7,4 7,5 8,6 10,2 13,2 16,9 19,3 19,9 17,9 14,7 11,0 8,7 12,9
Meanasardo 4,0 4,0 4,8 7,2 10,9 13,9 16,8 17,5 14,7 11,4 7,4 5,0 9,8
Sarcidano 2,0 1,9 3,4 5,8 8,5 12,9 15,5 15,4 13,4 9,8 6,2 3,4 8,2
Capo Bellavista 8,5 8,4 9,4 11,0 14,3 17,8 20,7 21,2 18,9 15,6 12,3 9,5 14,0
MEDIA 5,5 5,5 6,6 8,6 11,7 15,4 18,1 18,5 16,2 12,9 9,2 6,7 11,2
MEDIA(escl.Sarcidano) 6,6 6,6 7,6 9,5 12,8 16,2 18,9 19,5 17,2 13,9 10,2 7,7 12,2
SICILIA
Sciacca 8,7 8,4 9,4 10,9 14,7 18,0 20,7 21,3 19,5 16,4 12,8 9,7 14,2
Racalmuto 5,0 4,9 6,0 7,9 12,1 16,1 18,6 18,6 16,3 12,3 8,7 6,0 11,0
Enna 1,7 2,0 3,5 6,4 10,1 15,3 18,3 17,9 15,3 10,9 6,9 3,7 9,3
Catania-Sigonella 5,4 5,6 6,4 8,0 11,5 16,0 18,7 19,3 17,1 13,6 9,2 6,7 11,5
MEDIA 5,2 5,2 6,3 8,3 12,1 16,4 19,1 19,3 17,1 13,3 9,4 6,5 11,5
MEDIA (escl. Enna) 6,4 6,3 7,3 8,9 12,8 16,7 19,3 19,7 17,6 14,1 10,2 7,5 12,2
STAZIONI ESTREME
Pescocostanzo -4,9 -4,7 -2,3 1,2 4,9 8,7 10,8 10,6 8,3 4,8 1,0 -3,1 2,9
Trepidò -2,4 -2,2 -0,7 2,0 5,9 9,6 11,7 11,5 9,3 5,8 2,4 -0,8 4,3
Norcia -2,2 -0,7 1,0 4,2 7,7 11,0 12,6 12,7 10,2 6,0 2,5 -0,9 5,3
Gela 8,7 9,1 9,9 11,8 15,5 18,7 21,3 22,1 20,1 16,7 12,6 9,9 14,7
Tab. V - Escursione termica annua (differenza tra media del mese più caldo e media del mese più
freddo) delle stazioni meteorologiche.
Stazione
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 14,8
Guidonia 16,5
Balze S.Lucia 16,3
L'Aquila 20,0
Penne 18,9
Pescara 16,6
MEDIA 17,1
MEDIA (escl. L'Aquila) 16,6
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 14,8
Capua-Grazzanise 15,1
Caserta 16,1
Benevento 17,3
Ariano Irpino 18,2
Minervino Murge 17,6
Corato 15,9
Bari Palese 14,9
MEDIA 16,0
MEDIA(escl.Ariano I.) 15,9
CALABRIA
Belvedere Marittimo 14,0
Bonifati 15,0
Fagnano Castello 16,5
Crotone-Isola Capo R. 15,7
MEDIA 15,3
SARDEGNA
Capo Frasca 13,8
Meanasardo 17,1
Sarcidano 17,0
Capo Bellavista 13,8
MEDIA 15,3
MEDIA(escl.Sarcidano) 14,9
SICILIA
Sciacca 14,0
Racalmuto 16,9
Enna 19,4
Catania-Sigonella 15,8
MEDIA 16,4
MEDIA (escl. Enna) 15,5
STAZIONI ESTREME
Pescocostanzo 17,8
Trepidò 16,7
Norcia 18,8
Gela 13,4
Tab. VI - Escursione termica media mensile (differenza tra massima media mensile e minima media
mensile) delle stazioni meteorologiche di cui alla Tab. I (°C).
ALLINEAMENTO [1]
Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic ANNO
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 8,7 8,8 9,2 9,5 10,2 10,0 10,3 10,2 10,2 10,0 8,9 8,6 9,6
Guidonia 10,1 10,5 11,0 12,0 13,3 13,8 15,1 14,5 13,2 12,2 10,7 9,5 12,2
Balze S.Lucia 8,0 8,5 9,6 10,1 11,0 11,4 13,5 13,5 11,9 11,1 8,5 7,5 10,4
L'Aquila 8,9 10,3 11,4 12,0 12,3 14,1 15,5 15,9 14,3 11,5 9,6 8,0 12,0
Penne 6,4 7,7 8,4 9,7 9,7 10,7 11,1 10,9 9,9 8,2 7,0 6,3 8,8
Pescara 8,3 8,8 9,2 10,5 11,1 11,0 11,7 11,4 10,7 9,8 9,5 8,5 10,0
MEDIA 8,4 9,1 9,8 10,6 11,3 11,8 12,9 12,7 11,7 10,5 9,0 8,1 10,5
MEDIA (escl. L'Aquila) 8,3 8,9 9,5 10,4 11,1 11,4 12,3 12,1 11,2 10,3 8,9 8,1 10,2
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 10,8 10,6 11,4 12,0 12,5 12,7 13,0 13,5 12,9 12,2 11,7 10,7 12,0
Capua-Grazzanise 9,1 9,4 10,1 10,8 11,7 11,8 12,2 11,7 11,3 10,4 9,8 8,7 10,6
Caserta 7,0 7,7 8,1 9,3 10,7 10,5 11,2 11,2 10,3 8,9 8,0 6,9 9,2
Benevento 7,8 8,2 9,1 10,5 12,2 13,4 13,8 13,8 12,1 10,4 9,0 7,4 10,6
Ariano Irpino 7,0 8,0 8,8 9,4 10,1 11,2 11,7 12,1 10,7 9,2 7,8 7,2 9,4
Minervino Murge 5,2 6,2 7,4 8,2 9,8 10,0 10,4 10,0 8,7 7,2 6,4 5,6 7,9
Corato 5,9 6,6 7,5 8,1 8,8 9,0 9,4 8,8 8,1 7,5 7,1 6,2 7,8
Bari Palese 6,6 7,0 7,7 8,2 8,7 8,7 8,9 9,1 8,6 7,9 7,7 6,6 8,0
MEDIA 7,4 8,0 8,8 9,6 10,6 10,9 10,4 11,3 10,3 9,2 8,4 7,4 9,4
MEDIA(escl.Ariano I.) 7,5 8,0 8,8 9,6 10,6 10,9 11,3 11,2 10,3 9,2 8,5 7,4 9,4
CALABRIA
Belvedere Marittimo 5,0 4,9 5,5 5,8 6,6 7,3 7,9 8,8 7,2 6,6 5,2 5,0 6,3
Bonifati 4,7 5,1 5,6 6,1 6,3 6,7 7,1 7,0 6,8 5,9 5,4 4,7 6,0
Fagnano Castello 6,0 6,4 7,7 8,3 10,3 10,7 11,5 11,7 10,9 9,4 7,6 6,3 8,9
Crotone-Isola Capo R. 6,5 7,0 7,6 8,6 10,2 10,7 10,8 10,5 9,2 7,4 7,0 6,5 8,5
MEDIA 5,6 5,9 6,6 7,2 8,4 8,9 9,3 9,5 8,5 7,3 6,3 5,6 7,4
SARDEGNA
Capo Frasca 5,8 5,9 6,0 6,7 7,7 7,7 8,3 8,3 7,9 7,2 6,3 5,4 6,9
Meanasardo 6,6 7,0 8,5 9,4 11,9 12,6 14,5 13,8 11,6 9,3 7,3 6,1 9,9
Sarcidano 8,9 9,5 11,3 11,7 12,6 14,4 15,8 15,6 14,1 12,2 10,0 8,7 12,1
Capo Bellavista 5,2 5,6 5,7 6,3 6,6 6,9 7,3 7,3 6,7 6,0 5,5 5,2 6,2
MEDIA 6,6 7,0 7,9 8,5 9,7 10,4 11,5 11,3 10,1 8,7 7,3 6,4 8,8
MEDIA(escl.Sarcidano) 5,9 6,2 6,7 7,5 8,7 9,1 10,0 9,8 8,7 7,5 6,4 5,6 7,7
SICILIA
Sciacca 5,2 5,9 6,3 7,1 8,1 8,6 8,6 7,9 6,8 6,2 5,7 5,5 6,8
Racalmuto 6,6 7,7 8,7 10,0 11,4 12,5 13,0 13,2 10,9 9,6 8,6 7,0 9,9
Enna 5,5 6,0 7,0 8,5 9,4 10,5 11,0 10,5 9,1 7,0 5,7 5,2 8,0
Catania-Sigonella 10,0 10,8 11,6 12,6 13,9 14,1 14,5 13,7 12,6 11,0 11,1 10,0 12,2
MEDIA 6,8 7,6 8,4 9,6 10,7 11,4 11,8 11,3 9,9 8,5 7,8 6,9 9,2
MEDIA (escl. Enna) 7,3 8,1 8,9 9,9 11,1 11,7 12,0 11,6 10,1 8,9 8,5 7,5 9,6
STAZIONI ESTREME
Pescocostanzo 8,4 8,7 9,2 9,5 9,7 11,4 12,6 12,1 10,5 8,5 7,3 7,6 9,6
Trepidò 6,2 6,7 8,0 9,2 9,2 10,4 11,3 11,3 10,4 8,5 7,4 6,0 8,7
Norcia 8,2 10,1 12,2 12,9 14,5 14,7 16,2 16,0 14,6 13,2 9,7 7,3 12,5
Gela 9,1 9,4 10,1 10,4 10,5 9,8 9,3 9,0 9,3 9,4 9,4 8,9 9,6
[1] Per le coordinate delle stazioni vedere Tab. I e Fig. 8.
29
Tab. VII - Umidità relativa media mensile delle stazioni meteorologiche di cui alla Tab. I (%).
ALLINEAMENTO [1]
Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic ANNO
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 78 76 76 76 74 73 70 72 74 76 78 78 75
Guidonia 77 73 72 72 69 66 60 64 70 76 80 80 72
Balze S.Lucia - - - - - - - - - - - - -
L'Aquila - - - - - - - - - - - - -
Penne - - - - - - - - - - - - -
Pescara 81 79 75 77 74 73 71 74 78 81 79 81 77
MEDIA 79 76 74 75 72 71 67 70 74 78 79 80 75
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 75 73 72 70 71 70 70 70 72 74 75 76 72
Capua-Grazzanise 78 77 76 76 74 71 68 70 75 78 80 80 75
Caserta - - - - - - - - - - - - -
Benevento - - - - - - - - - - - - -
Ariano Irpino - - - - - - - - - - - - -
Minervino Murge - - - - - - - - - - - - -
Corato - - - - - - - - - - - - -
Bari Palese 75 73 73 70 67 65 62 64 71 75 75 76 71
MEDIA 76 74 74 72 71 69 67 68 73 76 77 77 73
CALABRIA
Belvedere Marittimo - - - - - - - - - - - - -
Bonifati 79 79 79 78 78 78 74 72 75 76 77 80 77
Fagnano Castello - - - - - - - - - - - - -
Crotone-Isola Capo R. 79 79 78 76 71 66 60 63 71 77 80 80 73
MEDIA 79 79 79 77 75 72 67 68 73 77 79 80 75
SARDEGNA
Capo Frasca 84 83 82 82 80 77 77 77 79 81 82 85 81
Meanasardo - - - - - - - - - - - - -
Sarcidano - - - - - - - - - - - - -
Capo Bellavista 70 69 71 70 72 71 69 69 69 71 69 70 70
MEDIA 77 76 77 76 76 74 73 73 74 76 76 78 75
SICILIA
Sciacca 74 73 70 68 62 59 59 63 68 70 73 75 68
Racalmuto - - - - - - - - - - - - -
Enna - - - - - - - - - - - - -
Catania-Sigonella 74 73 71 69 63 55 51 57 64 70 71 75 66
MEDIA 74 73 71 69 63 57 55 60 66 70 72 75 67
Pescocostanzo - - - - - - - - - - - - -
Trepidò - - - - - - - - - - - - -
Norcia - - - - - - - - - - - - -
Gela - - - - - - - - - - - - -
 - Eliofania effettiva media mensile delle stazioni meteorologiche di cui alla Tab. I (h).
ALLINEAMENTO [1]
Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic ANNO
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 4,4 4,8 5,3 6,2 7,8 9,2 11,2 9,7 7,8 6,2 4,7 4,2 6,8
Guidonia 4,7 5,0 5,6 6,5 7,8 9,5 11,2 9,8 8,1 6,7 5,4 4,4 7,1
Balze S.Lucia - - - - - - - - - - - - -
L'Aquila - - - - - - - - - - - - -
Penne - - - - - - - - - - - - -
Pescara 2,9 3,7 4,9 6,4 7,7 8,4 9,7 8,7 7,2 5,3 3,8 2,8 6,0
MEDIA 4,0 4,5 5,3 6,4 7,8 9,0 10,7 9,4 7,7 6,1 4,6 3,8 6,6
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 3,6 4,2 4,9 5,9 7,5 8,9 10,1 9,3 7,4 5,6 4,2 3,6 6,3
Capua-Grazzanise 4,7 4,6 5,1 5,9 7,4 9,1 10,6 9,6 7,5 6,3 5,0 4,3 6,7
Caserta - - - - - - - - - - - - -
Benevento - - - - - - - - - - - - -
Ariano Irpino - - - - - - - - - - - - -
Minervino Murge - - - - - - - - - - - - -
Corato - - - - - - - - - - - - -
Bari Palese 3,7 3,9 4,7 5,6 7,1 8,8 10,9 9,9 7,3 5,7 4,5 3,6 6,3
MEDIA 4,0 4,2 4,9 5,8 7,3 8,9 10,5 9,6 7,4 5,9 4,6 3,8 6,4
CALABRIA
Belvedere Marittimo - - - - - - - - - - - - -
Bonifati 3,6 3,4 3,8 4,4 5,6 6,8 8,9 8,1 6,5 5,2 4,2 3,3 5,3
Fagnano Castello - - - - - - - - - - - - -
Crotone-Isola Capo R. 4,0 4,9 5,5 6,3 7,8 9,2 10,0 9,3 7,6 5,9 5,2 3,8 6,6
MEDIA 3,8 4,2 4,7 5,4 6,7 8,0 9,5 8,7 7,1 5,6 4,7 3,6 6,0
SARDEGNA
Capo Frasca 4,1 4,3 5,1 5,8 7,5 9,0 10,8 9,5 7,7 5,8 4,4 3,8 6,5
Meanasardo - - - - - - - - - - - - -
Sarcidano - - - - - - - - - - - - -
Capo Bellavista 4,7 5,0 5,6 6,7 8,2 9,5 11,6 10,2 7,7 6,0 4,9 4,6 7,1
MEDIA 4,4 4,7 5,4 6,3 7,9 9,3 11,2 9,9 7,7 5,9 4,7 4,2 6,8
SICILIA
Sciacca 5,2 5,3 6,4 7,3 9,3 11,1 12,4 11,0 9,0 7,1 5,9 5,2 7,9
Racalmuto - - - - - - - - - - - - -
Enna - - - - - - - - - - - - -
Catania-Sigonella 4,9 5,2 5,7 6,8 8,4 10,6 11,9 10,7 8,2 6,5 5,9 5,1 7,5
MEDIA 5,1 5,3 6,1 7,1 8,9 10,9 12,2 10,9 8,6 6,8 5,9 5,2 7,7
Pescocostanzo - - - - - - - - - - - - -
Trepidò - - - - - - - - - - - - -
Norcia - - - - - - - - - - - - -
Gela - - - - - - - - - - - - -
[31
Tab. IX - Velocità del vento media mensile a 2 m delle stazioni meteorologiche di cui alla Tab. I
(km/d).
ALLINEAMENTO [1]
Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic ANNO
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 167 184 190 185 171 172 183 168 173 151 177 181 175
Guidonia 46 59 56 56 50 55 56 46 35 30 42 45 48
Balze S.Lucia - - - - - - - - - - - - -
L'Aquila - - - - - - - - - - - - -
Penne - - - - - - - - - - - - -
Pescara 88 107 103 102 79 77 82 71 66 68 79 91 84
MEDIA 100 117 116 114 100 101 107 95 91 83 99 106 103
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 116 142 140 140 122 112 103 97 90 97 101 134 116
Capua-Grazzanise 132 157 151 146 142 129 130 114 97 113 133 149 133
Caserta - - - - - - - - - - - - -
Benevento - - - - - - - - - - - - -
Ariano Irpino - - - - - - - - - - - - -
Minervino Murge - - - - - - - - - - - - -
Corato - - - - - - - - - - - - -
Bari Palese 164 168 160 149 129 124 133 129 125 149 149 156 145
MEDIA 138 156 150 145 131 122 122 113 104 120 128 146 131
CALABRIA
Belvedere Marittimo - - - - - - - - - - - - -
Bonifati 205 207 189 160 114 85 70 81 107 169 175 228 149
Fagnano Castello - - - - - - - - - - - - -
Crotone-Isola Capo R. 238 252 243 198 169 181 192 191 196 211 209 235 209
MEDIA 222 229 216 179 141 133 131 136 151 190 192 232 179
SARDEGNA
Capo Frasca 283 290 274 295 239 221 218 225 216 239 269 269 253
Meanasardo - - - - - - - - - - - - -
Sarcidano - - - - - - - - - - - - -
Capo Bellavista 215 252 225 192 151 138 143 152 179 200 198 213 188
MEDIA 249 271 250 243 195 179 180 188 197 219 234 241 221
SICILIA
Sciacca 218 229 237 226 192 179 162 155 159 177 198 213 195
Racalmuto - - - - - - - - - - - - -
Enna - - - - - - - - - - - - -
Catania-Sigonella 176 188 184 191 196 213 210 188 167 145 149 176 182
MEDIA 197 208 211 209 194 196 186 172 163 161 174 194 189
Pescocostanzo - - - - - - - - - - - - -
Trepidò - - - - - - - - - - - - -
Norcia - - - - - - - - - - - - -
Gela - - - - - - - - - - - - -
[- Piogge mensili totali delle stazioni meteorologiche di cui alla Tab. I (mm).
ALLINEAMENTO [1]
Stazione gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic ANNO
LAZIO-ABRUZZO
Roma-Fiumicino 87 80 71 47 28 17 7 30 73 85 108 94 727
Guidonia 81 76 62 66 62 44 30 49 92 92 101 98 853
Balze S.Lucia 132 126 110 109 81 90 37 67 113 127 184 162 1338
L'Aquila 54 62 51 61 64 44 29 30 55 80 89 76 695
Penne 68 57 65 85 56 69 61 68 82 89 78 88 866
Pescara 63 51 55 66 33 36 36 56 68 79 67 84 694
MEDIA 81 75 69 72 54 50 33 50 81 92 105 100 862
MEDIA (escl. L'Aquila) 86 78 73 75 52 51 34 54 86 94 108 105 896
CAMPANIA-PUGLIA
Campo Volturno 70 74 63 57 37 19 14 22 68 117 108 99 748
Capua-Grazzanise 103 81 67 64 45 31 14 57 79 116 130 115 902
Caserta 117 93 90 79 59 44 26 45 89 119 141 137 1039
Benevento 81 69 58 69 47 45 22 48 66 82 110 108 805
Ariano Irpino 82 82 59 57 70 53 25 33 57 87 111 103 819
Minervino Murge 53 52 50 43 39 38 30 29 74 62 53 52 575
Corato 43 62 42 41 40 30 22 36 50 61 69 49 545
Bari Palese 52 55 53 42 35 45 26 34 67 66 58 65 598
MEDIA 75 71 60 57 47 38 22 38 69 89 98 91 754
MEDIA (escl. Ariano Irpino) 74 69 60 56 43 36 22 39 70 89 96 89 744
CALABRIA
Belvedere Marittimo 122 118 94 80 44 32 15 38 72 110 133 148 1006
Bonifati 119 116 103 88 59 32 18 39 77 123 126 144 1044
Fagnano Castello 267 239 196 145 63 39 24 59 84 162 241 311 1830
Crotone-Isola Capo R. 82 59 58 33 25 9 10 20 38 107 88 109 638
MEDIA 148 133 113 87 48 28 17 39 68 126 147 178 1130
SARDEGNA
Capo Frasca 62 67 50 55 28 13 6 6 37 65 95 78 562
Meanasardo 108 104 96 82 42 36 10 17 53 94 140 119 901
Sarcidano 97 102 98 82 67 24 10 12 56 79 102 114 843
Capo Bellavista 38 48 52 35 21 13 2 15 37 82 53 86 482
MEDIA 76 80 74 64 40 22 7 13 46 80 98 99 697
MEDIA (escl. Sarcidano) 69 73 66 57 30 21 6 13 42 80 96 94 648
SICILIA
Sciacca 76 57 47 36 17 5 4 10 23 64 55 76 470
Racalmuto 94 73 70 52 28 10 9 13 38 97 72 108 664
Enna 138 102 112 60 42 28 6 18 58 100 133 159 956
Catania-Sigonella 55 52 28 40 18 6 4 15 39 99 36 60 452
MEDIA 91 71 64 47 26 12 6 14 40 90 74 101 636
MEDIA (escl. Enna) 75 61 48 43 21 7 6 13 33 87 54 81 529
STAZIONI ESTREME
Pescocostanzo 105 110 87 84 83 70 46 38 81 114 134 136 1088
Trepidò 256 174 136 74 70 38 24 25 61 117 249 248 1472
Norcia 65 73 64 72 65 64 47 64 82 76 97 82 851
Gela 59 45 36 23 12 2 2 11 26 60 42 53 371
L'escursione termica dipende prevalentemente dalla vicinanza al mare, dall'altitudine e dalla
latitudine. Facendo riferimento all'escursione annua (Tab. V; Fig.13), data dalla differenza tra la
media del mese più caldo e la media di quello più freddo, essa aumenta dalla costa verso l'interno per
la progressiva diminuzione del grado di marittimità, in altri termini, per la accresciuta continentalità
dei luoghi. Tale tendenza viene contrastata o addirittura invertita dall'effetto della altitudine. Tale
comportamento é particolarmente vistoso nel Nord Italia, dalla città di Genova (con escursione
termica minima), verso nord, attraverso l'Appennino (con un crinale intorno ai 1000 metri s.l.m. che
non determina inversione), la valle Padana (dove la continentalità é la massima d'Italia), fino al monte
Bianco (sulla cui vetta a 4810 metri s.l.m. l'escursione termica torna a ridursi a valori prossimi a
quelli del litorale ligure). Nel mezzogiorno l'inversione del gradiente si verifica su ristrette aree
corrispondenti a poche vette più elevate. Sulla maggior parte della penisola meridionale l'ampiezza
della escursione si mantiene tra i 16° e i 20°, ma con valori contenuti tra 16° e 18° sul versante
tirrenico che, affacciandosi su un mare più esteso di quello Adriatico, presenta un carattere di
marittimità più accentuato.
 - Escursione termica annua, data dalla differenza tra la temperatura media del mese
più caldo e quella del mese più freddo (Ministero LL.PP., Servizio Idrografico, 1969).
Da un originale a colori: i grigi scuri della Val Padana si riferiscono ai valori maggiori di
escursione, mentre quelli distribuiti lungo l'arco alpino e le coste rappresentano i valori
minori di escursione.
L'effetto combinato della vicinanza alla costa e della latitudine sulla escursione termica é
particolarmente evidente nella dislocazione dei valori inferiori ai 14°. Presenti seppur saltuariamente
già sulla costa ligure, compaiono su quella adriatica solo nel tratto terminale della penisola salentina.
Alle latitudini più basse, i valori di escursione inferiori ai 14° si ritrovano lungo il litorale tirrenico
della Calabria e, naturalmente sull'intero perimetro costiero della Sicilia e della Sardegna,
spingendosi, in quest'ultima, verso l'interno lungo tutta la pianura del Campidano. Negli allineamenti
indicati in Tab. V, non compaiono stazioni di quota tale da manifestare inversione della escursione.
La posizione delle stazioni selezionate consente di evidenziare l'aumento della escursione termica
all'aumentare della distanza dal mare ed alla diminuzione della latitudine. L'effetto della latitudine é
particolarmente evidente nei valori medi per allineamento, che vanno diminuendo dall'allineamento
Lazio-Abruzzo a quello Sicilia. Alcune lievi discordanze tra i dati di Tab. I e la carta di Fig. 13 sono
imputabili ad una non perfetta identità dei periodi storici utilizzati nelle due elaborazioni.
L'andamento mensile della escursione data dalla massima media mensile meno la minima media
mensile (Tab. VI) mostra il minimo in inverno ed il massimo in estate con valori che tendono, salvo
particolari situazioni, a decrescere con la latitudine e la vicinanza al mare. Riguardo quest'ultimo
aspetto va notato che alcune delle stazioni di località di mare che compaiono in tabella (esempio,
Catania e Pescara) sono di fatto installate in aeroporti distanti dalla costa una decina di chilometri, il
che contribuisce a giustificare il valore relativamente elevato della loro escursione termica.
UMIDITA' RELATIVA DELL'ARIA. In assenza di trasferimenti avvettivi di vapore, l'umidità
relativa dell'aria è inversamente proporzionale alla temperatura cosicchè la variazione dei due
parametri nel corso delle 24 ore presenta andamento tendenzialmente opposto.
In via di principio la umidità relativa dell'aria diminuisce dal mare verso l'interno. Tale tendenza
é però chiaramente espressa dai dati esposti nella Tab. VII, che risulta limitata a poche stazioni della
Aeronautica Militare e del Campo Volturno ubicate in aree interne delle pianure costiere
climaticamente simili tra loro.
Presenti, seppur contenute, le variazioni della umidità relativa nel corso dell'anno, i cui valori
estremi, ricadenti nei mesi di luglio e di gennaio (o dicembre), ammontano per l'allineamento Lazio-
Abruzzo rispettivamente al 67% e 79%, per abbassarsi nell'allineamento Sicilia al 55% e 75%. La
differenza tra i due allineamenti é imputabile prevalentemente alle minime (60-70% in gennaio e 30-
34
50% in luglio), dato che i valori massimi tendono ad appiattirsi, specie al nord, su valori piuttosto
costanti nel corso dell'anno (intorno al 90%).
Va osservato che, mentre la umidità relativa tende a diminuire dalla costa verso l'interno, la
escursione termica aumenta invece con l'allontanarsi dalle zone litoranee per l'effetto volano
dipendente dal maggiore calore specifico dell'acqua (mare e vapor d'acqua contenuto nell'atmosfera)
rispetto a quello del terreno della massa continentale. L'osservazione é particolarmente interessante
poiché di tale interdipendenza ci si é avvalsi per sostituire nella stima della evapotraspirazione
l'umidità dell'aria, disponibile per il solo numero insufficiente di stazioni della Aeronautica Militare,
con l'escursione termica disponibile invece per tutte le stazioni utilizzate nella stesura della Carta.
ELIOFANIA EFFETTIVA. L'energia solare impegnata nel processo evapotraspirativo viene
misurata con sofisticati strumenti che richiedono cure particolari in sede di installazione e di impiego.
Tali difficoltà si evitano nella più corrente pratica agrometeorologica mediante la individuazione di
semplici correlazioni (localmente tarate) tra la radiazione e la eliofania, cioè il numero di ore di
permanenza del sole libero da nubi al di sopra della linea dell'orizzonte. Il valore della eliofania
effettiva varia nel tempo in dipendenza di motivi astronomici legati al periodo dell'anno e alla
latitudine della stazione, da motivi meteorologici legati allo stato del cielo (nuvolosità, ecc.), e da
motivi orografici per presenza di rilievi su settori più o meno ampi dell'orizzonte.
La tendenza della eliofania effettiva ad aumentare verso le latitudini più basse appare evidente
nelle medie per allineamento esposte nella Tab. VIII, nonostante che le stesse derivino dal numero
piuttosto esiguo di stazioni. L'influenza dello stato del cielo sul numero di ore di sole é evidenziato
dal valore comparativamente più basso dell'allineamento calabrese tra Bonifati e Crotone, dovuto all'
inusuale estendersi sino alla linea della costiera ionica della fascia ad elevata nebulosità media annua
tipica, per il resto della penisola, di territori montuosi dell'interno.
VELOCITA' DEL VENTO. Si tratta di un parametro che dipende dalla grande circolazione
atmosferica e da una lunga serie di fattori legati alla conformazione dei luoghi. Il dominio prevalente
é quello dei venti occidentali, associato nei mesi freddi a venti prevalentemente nord-occidentali sul
versante adriatico e meridionali sul versante tirrenico e sulle isole, mentre nei mesi estivi gioca un
ruolo fondamentale lungo i litorali e le vallate dell'interno il tipico regime di brezza.
Considerando che le stazioni riportate in Tab. IX sono quelle litoranee della Aeronautica
Militare e del Campo Volturno, può notarsi che la velocità media annua del vento aumenta
orientativamente (vistosa la eccezione di Roma -Fiumicino) dai circa 100 km/d dell'Italia centrale ai
circa 200 km/d di Sicilia e Sardegna. Per quanto concerne l'andamento della velocità del vento nel
corso dell'anno, si osserva la sua tendenza ad assumere maggiore valore nei mesi invernaleprimaverili.
Il rapporto vento diurno/vento notturno, di notevole interesse nello studio dei problemi
evaporativi, si aggira sul valore di 2, con un certo aumento nei mesi estivi per l'accentuazione del
regime di brezza.
 – Andamento del rapporto della velocità del vento diurno/vento notturno per la stazione
agrometeorologica Policoro (valori mensilibe medie)
Rapporto vento diurno/notturno
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
MESI
PIOGGIA. Anche il più rapido sguardo alla cartina della precipitazione annua di Fig. 15 mostra
alcuni caratteri fondamentali del fenomeno: la sua diminuzione con il diminuire della latitudine; la
coerenza con le linee fondamentali della orografia; l'influenza sull'ammontare delle precipitazioni
dell'orientamento dei versanti rispetto la direzione dei venti dominanti. Le aree più piovose del
Mezzogiorno si trovano in corrispondenza delle quote più elevate della dorsale dell'Appennino
peninsulare, toccando punte superiori ai 2000 mm. Lungo le fasce preappenniniche predominano i
valori compresi tra i 1000 mm ed i 750 mm. Valori inferiori ai 750 mm si registrano invece su Puglia
e Lucania, cioè sul tratto più meridionale del versante adriatico protetto dalle depressioni atlantiche
ad opera dei rilievi montuosi dell'interno. Le piogge aumentano di nuovo in Calabria dove i rilievi del
Pollino, della Sila e dell'Aspromonte mantengono quote elevate sino in prossimità della costa. Anche
in Sicilia e in Sardegna le isoiete marcano le linee principali dell'orografia, lasciando più spazio alla
fascia con precipitazione inferiore ai 750 mm in Sicilia per la più bassa latitudine dell'isola e dalla
protezione operata dalla Sardegna nei confronti delle masse d'aria di provenienza nord-atlantica.
Nei mesi invernali (dicembre-gennaio), quando le formazioni cicloniche investono tutta l'Italia
(Fig. 16 e Tab. X), le piogge sono piuttosto uniformi sull'intera penisola fatta eccezione per limitate
aree nell'Appennino centrale, in Calabria (superiori a 500 mm) e sulla pianura pugliese (inferiori a
200 mm).
Nei 3 mesi estivi (giugno-agosto) si nota, di contro, una netta diminuzione della piovosità con
il diminuire della latitudine. I valori di precipitazione di poco superiori ai 100 mm
predominano su vaste aree della Italia centrale e lungo la dorsale dell'Appennino, mentre si
mantengono su valori generalmente inferiori ai 100 mm sul resto del territorio peninsulare ed ai 50
mm in Sicilia e Sardegna.
___________________
IL CLIMA IN GENERALE
Il clima è l'insieme delle condizioni atmosferiche (temperature, umidità, pressione, vento,…) presenti in una data zona: esso può essere su scala locale, nazionale o mondiale. Comunque è molto importante nella vita dell'uomo (si pensi alle calotte glaciali e ai deserti) e per le attività ad esso collegato (agricoltura o sfruttamento delle energie naturali). Lo studio su di esso è andato sempre migliorando e adesso i meteorologi si possono avvalere di potenti elaboratori e satelliti.
Il clima dipende da varie cause: la distanza del Sole dalla Terra, l'inclinazione, e di molti altri fattori di cui parleremo avanti; proprio per questo la Terra presenta molti climi diversi. Nell'atmosfera si generano tutte le perturbazioni: esse, in particolare, nascono nella troposfera, una zona della atmosfera che si estende dalla Terra per 12-13 chilometri ed è formata principalmente da azoto e ossigeno (99%); un componente che è presente inminima parte ma che è importante, è il pulviscolo atmosferico: esso favorisce l'inizio di condensazione del vapore acqueo e quindi la formazione della pioggia.                                                   
L'atmosfera regola anche la temperatura sulla Terra. Infatti ci sarebbero temperature attorno ai -150° c di notte e di 100°c di giorno (come la Luna). L'atmosfera serve anche ad imprigionare i raggi del Sole formando l'effetto serra (fig. B), il fenomeno (in aumento negli ultimi anni a causa dell’inquinamento), che si ha con il passaggio dei raggi e del calore del Sole che poi non riescono a uscire dall'atmosfera.
Il clima mondiale, comunque, come già detto è molto vario e ciò è evidenziato anche da alcuni record:
la temperatura massima è stata registrata il 13 settembre 1922 ad Al'Aziziyah, Libia, con 58°c;
la temperatura minima è stata registrata a Vostok, in Antartide, con -92°c;
la massima escursione tra temperature estreme è stata registrata a Verkhoyansk, in Siberia, dove si
è passati dai -70°c ai 33,9°c con una escursione di ben 103,9°c;
la massima escursione termica diurna è stata registrata il 23 aprile 1916 a Brownig, nel Montana, dove si passò dai 7°c di massima ai -49°c di minima; a Spearfish, nel Sud Dakota, USA, in soli 2 minuti si passò dai -20°c ai 7°c;
la massima pressione al livello del mare è stata registrata a Burnual, in Siberia, il 23 gennaio 1900, con 1079 mb;
la minima pressione al livello del mare è stata registrata durante l'uragano Tip a 480 chilometri da Guam, Oceano Pacifico, con 870 mb;
il luogo più caldo sulla base della media annuale con riferimenti presi per un periodo di 6 anni è Dallol, Etiopia, con una media di 34°c;
l'insolazione massima annua è da attribuirsi a Yuma, Arizona, USA, che ha il 91% delle possibili ore di sole (4055ore su 4456 ore di sole in un anno). A St. Ptersburg, in Florida, USA, dal 9 febbraio 1967 al 17 marzo 1969 si registrarono 768 giorni consecutivi di sole;
il luogo più freddo è il Polyus Nedostupnosti (Polo dell'Inaccessibilità), Antartide (78° S, 96° E) dove si ha una temperatura media annua calcolata per estrapolazione di -58°c. La media annuale più bassa registrata normalmente e di -57°c alla Plateau Station, Antartide;
il maggior numero di giornate piovose è stato registrato sul monte Wai-'ale-'ale (1569 metri s.l.m.), Kanuai, Hawai, dove piove più di 350 volte l'anno;
la pioggia più intensa è stata registrata a Barst, Guadalupa, nei Caraibi, il 26 novembre 1970, con 38 mm di pioggia in un minuto;
la massima precipitazione in 24 ore è stata registrata tra il 15 e il 16 marzo 1952, a Cilaos (1200 metri s.l.m.), Réunion, Oceano Indiano dove caddero ben 1870 mm di pioggia.
la massima precipitazione mensile è stata registrata a Cherrapunji, Megalaya, India, nel luglio del 1861 con 9300 mm;
la massima precipitazione annuale spetta sempre a Cherrapunji dove si sono avuto tra l'agosto del 1860 e il luglio del 1861 più di 26 metri d'acqua (26461,2);
il maggior numero di giornate temporalesche in un anno si è avuto a Tororo, Uganda, dove si hanno mediamente 251 giorni di temporale all'anno, secondo statistiche elaborate nel corso di 10 anni (1967-1977);
il massimo periodo di siccità arriva a circa 375 anni, registrato nel deserto cileno di Atacama, attraversato dal Tropico del Capricorno;
il luogo più ventoso è la Commonwealth Bay, George V Coast, Antartide, dove il vento più volte supera i 320 Km/h;
l'arcobaleno di maggior durata si ebbe a Sheffield, Yorkshire meridionale, Gran Bretagna, il quale durò per 6 ore (dalle 9 del mattino alle 3 del pomeriggio);
le nebbie più fitte e intense si hanno a Grand Banks, Terranova, Canada, dove la nebbia è presente 120 giorni all'anno;
la massima precipitazione nevosa in un anno si è avuta sul monte Rainer, Paradise, Washington, USA, dove caddero 3110,2 cm di neve;
la massima precipitazione nevosa in un'unica bufera fu di 480 cm avvenuta sul monte Shasta, Ski Bowl, USA, tra il 13 e il 19 febbraio 1959;
la massima caduta di neve in un solo giorno ha avuto luogo il 14 aprile 1921 a Silverlake nel Colorado, dove ne caddero quasi 2 metri (193 cm);
il chicco di grandine più grosso fu di 766 grammi caduto a Coffeyville, Kansas, USA
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GLI ELEMENTI E I FATTORI DEL CLIMA
GLI ELEMENTI CHE INFLUENZANO IL CLIMA
Gli elementi del clima sono l'insieme delle cause che influenzano il clima:
1) pressione;
2) temperatura;
3) umidità
LA PRESSIONE
L'aria ha un peso. Un litro d'aria, al livello del mare e alla temperatura di 0°c, pesa esattamente 1,293 grammi, mentre ai limiti esterni dell'atmosfera il suo peso è miliardi di volte inferiore. Questo perché, essendo l'oceano gassoso che avvolge la Terra compressibile, l'aria più si trova in alto più è rarefatta. Infatti a 5 km l'aria ha un peso pari alla metà di quello che ha al livello del mare. La pressione atmosferica viene definita come la forza (o peso) che, in un dato luogo o in una data superficie, viene esercitata dalla colonna d'aria sovrastante. L'aria attratta dalla forza di gravità esercita quindi su tutti gli oggetti, e su tutta la loro superficie, per il principio di Pascal, una pressione che, al livello del mare, è di circa 1 kg per centimetro quadrato.mGallileo sfatò la credenza che l'aria non avesse peso ma fu Evangelista Torricelli, un suo discepolo, ad inventare il barometro a mercurio,il quale consisteva in un tubo di vetro di 1 cm di diametro e un’altezza pari a 80 cm. Il tubo fu riempito di mercurio e capovolto in una vaschetta contenente lo stesso metallo liquido. Creandosi nella parte superiore del tubo il vuoto, fu constatato che il livello del mercurio nel tubo era sceso fino a 76 cm dal livello del liquido contenuto nella vaschetta. Fu dedotto che il peso della colonna di mercurio faceva equilibrio alla pressione atmosferica. Oggi la pressione non si misura più in millimetri. Essendo il millimetro un'unità di lunghezza, è stato rimpiazzato da un'unità di forza, cioè dal millibar (che è uguale a 1000 dine per cm2). Inoltre, in meteorologia, si fa uso delle isobare, che sono linee che congiungono punti della Terra aventi stessa pressione.
LA TEMPERATURA
La temperatura è il calore solare che la Terra immagazzina durante il giorno. La differenza da luogo a luogo dipende dal diverso riscaldamento della superficie terrestre con riferimento alla latitudine, all'altitudine e al materiale geologico, alla minore o alla maggiore vegetazione e alla diversa distribuzione delle terre e delle acque, alla diversa esposizione al sole e ai venti. Essendo trasparente, l'aria non viene riscaldata direttamente, ma riceve il calore dalla superficie terrestre. Di giorno, l'aria sarà più calda sulle terre.
C. Le isobare e le fasce isobariche che sui mari, di notte viceversa. Come per la pressione, anche per la temperatura si ricorre a delle linee che in questo caso vengono denominate isoterme.
L’UMIDITA’
L'aria non è mai completamente secca. Il vapore è fornito dall'acqua contenuta nella terreferme e nei mari; le piogge poi, restituiscono l'acqua alla superficie. La presenza dell'acqua nell'atmosfera, sotto forma di nubi, nebbie, precipitazioni è responsabile delle condizioni del tempo. Per umidità si intende la misura della quantità di vapore acqueo contenuto in una data porzione dell'atmosfera. Può essere espressa direttamente riferendosi al numero di grammi di vapore contenuto in un metro cubo (umidità assoluta) o in un chilogrammi d'aria (umidità specifica) oppure alla quantità massima che può essere contenuta in un dato volume d'aria (umidità relativa). Particolare attenzione si deve fare all'umidità relativa, che è il rapporto espresso in percentuale fra la quantità di vapore acqueo contenuto in un dato volume d'aria e la quantità massima che potrebbe esservi contenuta alla stessa temperatura, quindi il livello di saturazione. Infatti essa è importante perché è l'umidità registrata dagli igrometri, gli strumenti per la misurazione dell'umidità.
I FATTORI CHE INFLUENZANO IL CLIMA
I fattori che influenzano il clima sono la latitudine, l'altitudine, i rilievi circostanti, i mari, i fiumi ed i laghi.
LATITUDINE
La latitudine è un fattore geografico molto importante, indica infatti la distanza di una località dall’equatore. La temperatura dell'aria sull'equatore è elevata e quasi sempre costante in tutti i mesi dell'anno, mentre diminuisce sempre più gradatamente, variando poi da mese a mese, man mano che si giunge ai poli. Questa è una conseguenza del fatto, a parità di stagione, la radiazione solare incontra la superficie terrestre con diverse inclinazioni a seconda della latitudine e ha perciò un minore potere calorifico. Generalmente anche l'umidità e l'evaporazione diminuiscono passando dall'equatore ai poli. Le precipitazioni si presentano piuttosto abbondanti sulla fascia equatoriale ove si ha la convergenza dei due alisei. Sono invece variamente distribuite nell'anno nella fascia compresa tra il 30° ed il 60° di latitudine (sia Nord che Sud): nella zona cioè che comunemente viene detta "temperata" e nella quale, per il predominio in tutti i periodi dell'anno di correnti occidentali, mancano regolari stagioni asciutte. Nelle altre zone terrestri, come quelle comprese tra il 20° ed il 30° di entrambi gli emisferi o nelle calotte polari, prevale, per solito, un basso regime pluviometrico.
ALTITUDINE
L'influenza dell'altitudine si manifesta soprattutto con una diminuzione sensibile della escursione termica diurna, mensile e annua. La diminuzione della temperatura con la quota (che, in media è dicirca 0,56° C per ogni 100 metri di salita) è di minore entità durante la stagione invernale mentre in quella primaverile questo divario risulta per solito molto accentuato. Naturalmente ciò vale per località ubicate su rilievo montuosi non soggetti a venti costanti e particolari che possono modificarequesto andamento.
RILIEVO
La presenza di rilievi assume notevole importanza specie nella determinazione dei climi locali in quanto può provocare variazioni anche marcate nella temperatura e nell'andamento delle precipitazioni.
Per quanto riguarda la temperatura, si può affermare che le località situate in zone concave del suolo, in valli o bacini chiusi, mostrano un andamento termico irregolare con sensibili variazioni di temperatura, mentre le località situate in zone convesse (come le sommità dei rilievi) mostrano variazioni di temperatura generalmente più regolari e meno accentuate. Considerando le precipitazioni, poi, si può dire che sui rilievi esse aumentano con la quota: come regola generale, dal fondovalle alla montagna, si ha un incremento delle precipitazioni medie annue di circa 50 millimetri per ogni 100 metri di quota. Va sottolineato infine che la diversa esposizione dei pendii può determinare piccole zone a clima diversissimo, a seconda che la zona sia ubicata sul versante rivolto a nord o su quello rivolto a sud: tali differenziazioni climatiche possono sopravvenire anche in caso di rilievi non molto elevati.
MARI E TERRE
Le grandi distese d'acqua e di terra emersa esplicano i loro effetti soprattutto sui climi regionali: la ragione del loro influsso climatico sta nella diversa capacità di riscaldarsi e di raffreddarsi che hanno le due superfici (le terre emerse e le acque). Le terre, infatti, si riscaldano più delle distese acquee. sia durante il giorno, sia durante la stagione estiva; viceversa, sia di notte che d'inverno, le terre si raffreddano più velocemente. Il risultato di questo comportamento disuguale è che le escursioni termiche diurne e annuali sono più ampie sulla terra, specie nell'interno dei continenti, che non sul mare. I periodi dell'anno in cui si raggiungono le temperature estreme (valori massimi e minimi dell’anno) giungono in ritardo rispetto a quanto avviene nell'interno dei continenti. I climatologi hanno assunto l'escursione annua della temperatura come misura che serve per misurare la "continentalità" di un clima, costituendone l'effetto più notevole (tenendo conto, però, anche della latitudine). Per esempio, una zona del continente europeo si può definire "continentale" o di clima rigido se la differenza della temperatura media del mese più caldo e quella del mese più freddo è superiore a 20°c (per esempio Mosca), nel caso in cui risulti compresa tra 10° ed i 20° c, la località viene catalogata a clima temperato (come Napoli); mentre se l'escursione è inferiore ai 10°c essa viene classificata come località "marittima" (è il caso di San Diego). L'influenza dei mari e delle terre influisce anche sulle precipitazioni: esse risultano in genere più abbondanti sui continenti che sulle fasce costiere dei mari o degli oceani. Rispetto alle varie zone di uno stesso continente, le maggiori precipitazioni si hanno sulla fascia occidentale, in quanto più direttamente interessata dalle predominanti correnti occidentali, umide per la loro provenienza oceanica.
FIUMI E LAGHI
L'influenza delle acque interne varia, a seconda delle loro diverse caratteristiche.
I fiumi, infatti, tendono a mantenere un clima freddo ed umido e, se questo contribuisce a mitigare il clima durante l'estate, d'inverno esso favorirà formazioni nebbiose che contribuiranno ad acuire la rigidità del clima. Una temperie si può avere, nel periodo più freddo, se il corso d'acqua è alimentato da sorgenti provenienti dal sottosuolo e pertanto più calde dell'aria. In modo diverso, invece, si esplica l'influenza dei laghi sul clima: le varie caratteristiche dipendono strettamente dal tipo di acqua che li forma. La superficie di un lago ad acqua dolce, per esempio, non può raggiungere temperature al di sotto dei 4°c se prima tutta la massa d'acqua che forma il lago non ha raggiunto questa temperatura: l'inverno, lungo le rive di un lago profondono risulta mai piuttosto lungo; le città ubicate sulle rive di laghi che non gelano presentano di norma un clima temperato e dolce. Al contrario, le località che si trovano in prossimità di laghi che in inverno ghiacciano, hanno un clima notevolmente più crudo.
L'influenza dei laghi salati sul clima risulta diversa a seconda della salinità delle acque, poiché il congelamento avviene a temperature più basse quanto maggiore è il grado di salinità. La presenza, in una regione, di un lago salato produce generalmente un clima molto asciutto e caldo.
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LA PRESSIONE
 
L'aria ha un peso. Un litro d'aria, al livello del mare e alla temperatura di 0°c, pesa esattamente 1,293 grammi, mentre ai limiti esterni dell'atmosfera il suo peso è miliardi di volte inferiore. Questo perché, essendo l'oceano gassoso che avvolge la Terra compressibile, l'aria più si trova in alto più è rarefatta. Infatti a 5 km l'aria ha un peso pari alla metà di quello che ha al livello del mare. La pressione atmosferica viene definita come la forza (o peso) che, in un dato luogo o in una data superficie, viene esercitata dalla colonna d'aria sovrastante. L'aria attratta dalla forza di gravità esercita quindi su tutti gli oggetti, e su tutta la loro superficie, per il principio di Pascal, una pressione che, al livello del mare, è di circa 1 kg per centimetro quadrato.mGallileo sfatò la credenza che l'aria non avesse peso ma fu Evangelista Torricelli, un suo discepolo, ad inventare il barometro a mercurio,il quale consisteva in un tubo di vetro di 1 cm di diametro e un’altezza pari a 80 cm. Il tubo fu riempito di mercurio e capovolto in una vaschetta contenente lo stesso metallo liquido. Creandosi nella parte superiore del tubo il vuoto, fu constatato che il livello del mercurio nel tubo era sceso fino a 76 cm dal livello del liquido contenuto nella vaschetta. Fu dedotto che il peso della colonna di mercurio faceva equilibrio alla pressione atmosferica. Oggi la pressione non si misura più in millimetri. Essendo il millimetro un'unità di lunghezza, è stato rimpiazzato da un'unità di forza, cioè dal millibar (che è uguale a 1000 dine per cm2). Inoltre, in meteorologia, si fa uso delle isobare, che sono linee che congiungono punti della Terra aventi stessa pressione.
 
LA TEMPERATURA
 
La temperatura è il calore solare che la Terra immagazzina durante il giorno. La differenza da luogo a luogo dipende dal diverso riscaldamento della superficie terrestre con riferimento alla latitudine, all'altitudine e al materiale geologico, alla minore o alla maggiore vegetazione e alla diversa distribuzione delle terre e delle acque, alla diversa esposizione al sole e ai venti. Essendo trasparente, l'aria non viene riscaldata direttamente, ma riceve il calore dalla superficie terrestre. Di giorno, l'aria sarà più calda sulle terre.
 
 
 
C. Le isobare e le fasce isobariche
 
che sui mari, di notte viceversa. Come per la pressione, anche per la temperatura si ricorre a delle linee che in questo caso vengono denominate isoterme.
 
L’UMIDITA’
 
L'aria non è mai completamente secca. Il vapore è fornito dall'acqua contenuta nella terreferme e nei mari; le piogge poi, restituiscono l'acqua alla superficie. La presenza dell'acqua nell'atmosfera, sotto forma di nubi, nebbie, precipitazioni è responsabile delle condizioni del tempo. Per umidità si intende la misura della quantità di vapore acqueo contenuto in una data porzione dell'atmosfera. Può essere espressa direttamente riferendosi al numero di grammi di vapore contenuto in un metro cubo (umidità assoluta) o in un chilogrammi d'aria (umidità specifica) oppure alla quantità massima che può essere contenuta in un dato volume d'aria (umidità relativa). Particolare attenzione si deve fare all'umidità relativa, che è il rapporto espresso in percentuale fra la quantità di vapore acqueo contenuto in un dato volume d'aria e la quantità massima che potrebbe esservi contenuta alla stessa temperatura, quindi il livello di saturazione. Infatti essa è importante perché è l'umidità registrata dagli igrometri, gli strumenti per la misurazione dell'umidità.
 
 
 
I FATTORI CHE INFLUENZANO IL CLIMA
 
I fattori che influenzano il clima sono la latitudine, l'altitudine, i rilievi circostanti, i mari, i fiumi ed i laghi.
 
LATITUDINE
 
La latitudine è un fattore geografico molto importante, indica infatti la distanza di una località dall’equatore. La temperatura dell'aria sull'equatore è elevata e quasi sempre costante in tutti i mesi dell'anno, mentre diminuisce sempre più gradatamente, variando poi da mese a mese, man mano che si giunge ai poli. Questa è una conseguenza del fatto, a parità di stagione, la radiazione solare incontra la superficie terrestre con diverse inclinazioni a seconda della latitudine e ha perciò un minore potere calorifico. Generalmente anche l'umidità e l'evaporazione diminuiscono passando dall'equatore ai poli. Le precipitazioni si presentano piuttosto abbondanti sulla fascia equatoriale ove si ha la convergenza dei due alisei. Sono invece variamente distribuite nell'anno nella fascia compresa tra il 30° ed il 60° di latitudine (sia Nord che Sud): nella zona cioè che comunemente viene detta "temperata" e nella quale, per il predominio in tutti i periodi dell'anno di correnti occidentali, mancano regolari stagioni asciutte. Nelle altre zone terrestri, come quelle comprese tra il 20° ed il 30° di entrambi gli emisferi o nelle calotte polari, prevale, per solito, un basso regime pluviometrico.
 
ALTITUDINE
 
L'influenza dell'altitudine si manifesta soprattutto con una diminuzione sensibile della escursione termica diurna, mensile e annua. La diminuzione della temperatura con la quota (che, in media è dicirca 0,56° C per ogni 100 metri di salita) è di minore entità durante la stagione invernale mentre in quella primaverile questo divario risulta per solito molto accentuato. Naturalmente ciò vale per località ubicate su rilievo montuosi non soggetti a venti costanti e particolari che possono modificarequesto andamento.
 
RILIEVO
 
La presenza di rilievi assume notevole importanza specie nella determinazione dei climi locali in quanto può provocare variazioni anche marcate nella temperatura e nell'andamento delle precipitazioni.
 
Per quanto riguarda la temperatura, si può affermare che le località situate in zone concave del suolo, in valli o bacini chiusi, mostrano un andamento termico irregolare con sensibili variazioni di temperatura, mentre le località situate in zone convesse (come le sommità dei rilievi) mostrano variazioni di temperatura generalmente più regolari e meno accentuate. Considerando le precipitazioni, poi, si può dire che sui rilievi esse aumentano con la quota: come regola generale, dal fondovalle alla montagna, si ha un incremento delle precipitazioni medie annue di circa 50 millimetri per ogni 100 metri di quota. Va sottolineato infine che la diversa esposizione dei pendii può determinare piccole zone a clima diversissimo, a seconda che la zona sia ubicata sul versante rivolto a nord o su quello rivolto a sud: tali differenziazioni climatiche possono sopravvenire anche in caso di rilievi non molto elevati.
 
MARI E TERRE
 
Le grandi distese d'acqua e di terra emersa esplicano i loro effetti soprattutto sui climi regionali: la ragione del loro influsso climatico sta nella diversa capacità di riscaldarsi e di raffreddarsi che hanno le due superfici (le terre emerse e le acque). Le terre, infatti, si riscaldano più delle distese acquee. sia durante il giorno, sia durante la stagione estiva; viceversa, sia di notte che d'inverno, le terre si raffreddano più velocemente. Il risultato di questo comportamento disuguale è che le escursioni termiche diurne e annuali sono più ampie sulla terra, specie nell'interno dei continenti, che non sul mare. I periodi dell'anno in cui si raggiungono le temperature estreme (valori massimi e minimi dell’anno) giungono in ritardo rispetto a quanto avviene nell'interno dei continenti. I climatologi hanno assunto l'escursione annua della temperatura come misura che serve per misurare la "continentalità" di un clima, costituendone l'effetto più notevole (tenendo conto, però, anche della latitudine). Per esempio, una zona del continente europeo si può definire "continentale" o di clima rigido se la differenza della temperatura media del mese più caldo e quella del mese più freddo è superiore a 20°c (per esempio Mosca), nel caso in cui risulti compresa tra 10° ed i 20° c, la località viene catalogata a clima temperato (come Napoli); mentre se l'escursione è inferiore ai 10°c essa viene classificata come località "marittima" (è il caso di San Diego). L'influenza dei mari e delle terre influisce anche sulle precipitazioni: esse risultano in genere più abbondanti sui continenti che sulle fasce costiere dei mari o degli oceani. Rispetto alle varie zone di uno stesso continente, le maggiori precipitazioni si hanno sulla fascia occidentale, in quanto più direttamente interessata dalle predominanti correnti occidentali, umide per la loro provenienza oceanica.
 
FIUMI E LAGHI
 
L'influenza delle acque interne varia, a seconda delle loro diverse caratteristiche.
 
I fiumi, infatti, tendono a mantenere un clima freddo ed umido e, se questo contribuisce a mitigare il clima durante l'estate, d'inverno esso favorirà formazioni nebbiose che contribuiranno ad acuire la rigidità del clima. Una temperie si può avere, nel periodo più freddo, se il corso d'acqua è alimentato da sorgenti provenienti dal sottosuolo e pertanto più calde dell'aria. In modo diverso, invece, si esplica l'influenza dei laghi sul clima: le varie caratteristiche dipendono strettamente dal tipo di acqua che li forma. La superficie di un lago ad acqua dolce, per esempio, non può raggiungere temperature al di sotto dei 4°c se prima tutta la massa d'acqua che forma il lago non ha raggiunto questa temperatura: l'inverno, lungo le rive di un lago profondono risulta mai piuttosto lungo; le città ubicate sulle rive di laghi che non gelano presentano di norma un clima temperato e dolce. Al contrario, le località che si trovano in prossimità di laghi che in inverno ghiacciano, hanno un clima notevolmente più crudo.
 
L'influenza dei laghi salati sul clima risulta diversa a seconda della salinità delle acque, poiché il congelamento avviene a temperature più basse quanto maggiore è il grado di salinità. La presenza, in una regione, di un lago salato produce generalmente un clima molto asciutto e caldo.
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LE STAGIONI
 
 
 
Un anno è diviso in quattro stagioni, ognuna delle quali, meteorologicamente parlando, comprende tre mesi interi (vedi fig. E). Esse sono dovute interamente al modo in cui l'asse di rotazione della Terra è inclinato rispetto al piano dell'orbita, detto eclittica. L'inclinazione dell'asse terrestre è di 23°27' dalla perpendicolare al piano dell’eclittica e resta fissa nello spazio durante il viaggio della Terra attorno al Sole. Questa inclinazione è la causa delle variazioni che avvengono, mese per mese, nella quantità solare che raggiunge ciascuna parte della Terra, quindi della variazione nella durata del periodo di luce diurna nel corso dell'anno alle varie latitudini e dell'andamento stagionale del tempo.
 
Stagioni
 
Nomi Stagioni meteorologiche Stagioni astronomiche
Inverno Dicembre, gennaio, febbraio. 23 dicembre-20 marzo
Primavera Marzo, Aprile, Maggio. 21 marzo-21 giugno
Estate Giugno, Luglio, Agosto. 22 giugno-22 settembre
Autunno Settembre, ottobre, novembre. 23 settembre-22 dicembre
 
E. La suddivisione di un anno nelle quattro stagioni
 
Ogni anno le zone situate vicino ai poli hanno almeno un periodo completo di 24 ore di oscurità ed uno di 24 ore di luce; inoltre si hanno sei mesi di luce ed altri sei dove il Sole non sorge mai ma c'è un continuo crepuscolo. Così ai poli si avranno solo due stagioni: quella estiva, che dura solo da meta giugno a metà agosto, e quella invernale. Comunque, soprattutto alle più alte latitudini, anche d'estate, la temperatura rimane sempre sotto ai -10°c anche se nelle latitudini più basse la temperatura può superare di poco gli 0°c. La primavera e l'autunno qui non esistono.
 
L'inclinazione di 23°27' spiega anche la posizione dei tropici - il Tropico del Cancro a 23°27' N e il Tropico del Capricorno a 23°27' S. Qui il Sole è sulla verticale a mezzodì dei solstizi, 21-22 giugno e 22-23 dicembre, quando il calore solare ha la massima intensità, rispettivamente nell'emisfero nord e sud.
 
Anche tra i due tropici esistono solo due stagioni: quella secca e quella delle piogge.
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LE NUBI
 
COSA SONO LE NUBI?
 
Le nubi sono un insieme di minutissime goccioline d'acqua(nubi basse) o di minutissime particelle di ghiaccio (nubi alte) che "galleggiano" nell'aria e si formano a causa della condensazione del vapore acqueo. La condensazione è il passaggio del vapore dallo stato gassoso allo stato liquido o solido, visibile quando la temperatura dell'aria che lo contiene scende al di sotto del punto di condensazione o punto di rugiada. Si ha il punto di rugiada quando l'umidità relativa raggiunge il 100%, cioè quando l'aria ad una data temperatura è satura. La quantità di vapore che può essere contenuta in un certo volume d'aria è in relazione alla temperatura; l'aria è satura quando possiede quella massima quantità di vapore che può contenere in una data temperatura, cioè quando la sua umidità relativa è pari al 100%.Se in un volume di aria satura aumentiamo il vapore o diminuiamo la temperatura il vapore si condensa. In realtà, affinché una nube si formi non è sufficiente che la temperatura si abbassi oltre il punto di saturazione . L'atmosfera può contenere una quantità di vapore maggiore di quella necessaria a saturarla alla temperatura del momento, senza che avvenga la condensazione. In questo caso l'aria è detta soprassatura. Oltre ai gas e al vapore acqueo, nell'aria sono presenti particelle solide chiamate pulviscolo atmosferico. Si tratta di sali minerali, sostanze chimiche, impurità varie trasportate dal vento. Alcune di esse fanno da supporto per la condensazione del vapore acqueo e per tale motivo è stato dato a loro il nome di nuclei di condensazione. 
 
LE SETTE CAUSE DELLA FORMAZIONE DELLE NUBI
 
1) Nelle notti serene, il suolo perde una parte del calore fornitogli dal Sole. Questa perdita di calore, non compensata adeguatamente dalla successiva radiazione solare, fa sì che il suolo si raffreddi sempre di più. A contatto con il suolo freddo, l'aria - se è molto umida - può raffreddarsi al di sotto del punto di rugiada e dare origine a nubi basse stratiformi o a nebbie.
 
2) A contatto con una superficie calda che può essere una zona brulla e assolata, l'aria si riscalda anch'essa. Riscaldandosi si dilata, diventa più leggera e s'innalza. La dilatazione abbassa la temperatura e più l'aria si alza, più si raffredda. Questa perdita di calore detta raffreddamento adiabatico, che è di circa 1°c ogni 100 metri di altitudine, è la causa principale della formazione di nubi cumuloformi.
 
3) Le nubi si possono anche formarsi per il raffreddamento progressivo di venti caldi e umidi da s/e o s/o. Si avranno in questo caso nubi stratiformi.
 
4) L'aria che sovrasta una data regione può essere costretta, da aria più fredda che vi si incunea sotto, ad innalzarsi violentemente. Elevandosi, l'aria subisce il raffreddamento adiabatico e si formeranno nubi cumuliformi.
 
5) L'aria calda può anche spostarsi per scorrimento su un piano inclinato costituito da aria più fredda. Con la quota subisce il raffreddamento adiabatico e, se la temperatura dell'aria scende al di sotto del suo punto di condensazione (punto di rugiada), si avranno nubi stratificate.
 
6) Quando il vento investe una catena montuosa e l'aria è costretta a innalzarsi lungo un pendio, essa si raffredda. Se si raffredda al di sotto del punto di condensazione, si avranno nubi orografiche e, se il fenomeno è rilevante, anche piogge forti e persistenti nel lato sopravvento della montagna.
 
7) Anche la pioggia e la neve provenienti da nubi alte, attraversando uno strato relativamente caldo lo raffreddano. Se il raffreddamento scende al di sotto del punto di rugiada dell'aria attraversata, si avranno nubi di solito stratificate.
 
Le nubi più spettacolose sono i cumulus, originati dalla rapida ascesa dell'aria. Se sono piccole la loro vita sarà di 10-15 minuti, mentre se sono grandi avranno una vita di circa 30 minuti. Le nubi stratiformi basse o medie hanno vita più lunga, potendo rimanere nel cielo intere giornate. Infatti, nella porzione dell'atmosfera occupata da nubi stratiformi, l'aria è stabile, cioè non ha tendenza a salire o a scendere, per cui la nube si trova in posizione di relativa quiete o, come si dice in meteorologia, in equilibrio stabile.
 
NUBI OROGRAFICHE, LENTICOLARE E FOEHN
 
Questi fenomeni sono separati da vere e proprie perturbazioni ma sono per lo più effetti del vento. Volando sopra una catena montuosa, capita di vedere ammassi nuvolosi in un versanti e cielo sereno nell'altro. La nuvolosità in questo caso è legata dall'ascendenza dinamica o termica dell'aria. Quando un flusso d'aria trova uno sbarramento, che può essere una catena montuosa o un monte isolato, parte di essa riesce a scavalcarlo assumendo una pressione minore. Per questo se è sufficientemente umida, il vapore acqueo contenuto si condensa. In tal caso, sopravvento al rilievo si formano nubi orografiche di correnti ascendenti a grande estensione orizzontale. Se il fenomeno è vistoso e se la temperatura, a quella altitudine, e molto bassa, possono apparire anche cumulonimbus. Se lo sbarramento è costituito da un monte isolato, le nubi orografiche assumono spesso la forma di un immenso collare o di un cappuccio che ricopre la vetta. Si possono avere nubi orografiche di origine termica o di origine dinamica. Sono di origine termica quando l'aria si innalza a causa del surriscaldamento degli stati più bassi e ciò spiega la formazione di temporali in alcuni punti particolari di una regione montuosa. Sono di origine dinamica, quando è il vento che costringe l'aria a salire. Sottovento alle catene montuose, il flusso d'aria segue l'andamento del pendio. L'aria, scendendo, incontra strati più densi, si riscalda per compressione e le goccioline che formavano le nubi evaporano. A questo flusso d'aria discendente che apporta cielo sereno e ottima visibilità, si dà il nome di foehn. Il foehn è un tipico vento di caduta che si riscontra spesso sottovento alle Alpi. Sempre sottovento alle catene montuose, si possono formare nubi lenticolari che appaiono immobili nel cielo. Si formano soprattutto quando, ai livelli attorno ai 4000 metri, i venti sono costanti in forza e direzione. La presenza di questa nubi, di solito altocumulus lenticularis, non è di alcuna utilità ai fini della previsione del tempo.
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VARI TIPI DI NUVOLOSITA'
 
Semplificando la classificazione delle nubi, esse possono essere raggruppate in tre categorie:
 
1) nuvolosità cirriforme;
 
2) nuvolosità stratiforme;
 
3) nuvolosità cumuliforme.
 
NUVOLOSITA' CIRRIFORME
 
Le nubi cirriformi (cirrus), appaiono altissime nel cielo (da 6 km a 13 Km)e si formano a causa della lenta ascendenza di aria calda. Infatti si chiamano anche nubi di fronte caldo. Essendo il fronte caldo la parte più avanzata di una perturbazione, è possibile l'approssimarsi del cattivo tempo, ma non prima di una ventina d'ore. Siccome nell'atmosfera può succedere di tutto in un intervallo così ampio, i cirrus possono dissolversi senza causare fenomeni.
 
NUVOLOSITA' STATIFORME
 
Le nubi stratiformi si generano in atmosfera stabile, se occupano le regioni più basse dell'atmosfera, se il loro aspetto e grigio con una base piuttosto uniforme e se velano il cielo completamente o quasi, le nubi prendono il nome di stratus. Non sempre lo stratus da luogo a precipitazioni, ma se queste avvengono, sono sotto forma di pioviggine o nevischio. Se le nubi si presentano in banchi grigi o biancastri a forma di rotoli o di lastricato, il loro nome è stratocumulus. Queste, talvolta, danno luogo a precipitazioni sotto forma di pioggia di lieve intensità o di neve tonda, granulosa. Quando le nubi stratiformi si trovano nella regione media dell'atmosfera prendono il nome di altostratus se si presentano come uno strato grigio o azzurrognolo, d'aspetto striato. Diverse volte attraverso di esse può trasparire il Sole o la Luna. Dall'altostratus cade quasi sempre pioggia continua, neve o granuli di ghiaccio. Se le nubi sono composte di lamelle o di masse rotondeggianti, collegate o no fra loro, si chiamano altocumulus. Da essi non cade mai pioggia. Nella regione più alta della troposfera, le nubi prendono il nome di cirrostratus, se si presentano come un velo trasparente, biancastro, che copre interamente o
 
quasi il cielo; prendono il nome di cirrocumulus se si presentano come una distesa di nubi bianche, senza ombre proprie, composte di elementi molto piccoli a forma di granuli o di crespe collegati o no fra loro e disposti più o meno regolarmente. Un discorso a parte merita il nimbostratus che si può considerare un ispessimento dell’altostratus. Ha grande estensione verticale e il suo aspetto è grigio cupo, mal definito a causa delle piogge più o meno copiose cui dà luogo. Fra le nubi stratiformi, questa è la più minacciosa. La sua parte inferiore è spesso nascosta da nubi sfrangiate che corrono con il vento.
 
NUVOLOSITA' CUMULIFORME
 
Le nubi cumuliformi si sviluppano in aria instabile. L'aria è instabile quando nel suo seno si creano correnti ascendenti o convettive; correnti che si generano per lo più quando l'aria degli strati più bassi si surriscalda per effetto della radiazione solare. Queste nubi non sono normalmente collegate a perturbazioni anche se si possono trovare nella parte posteriore della perturbazione stessa. I cumulus si presentano isolati, più o meno densi, e si possono sviluppare in altezza a forma di cupola, torrioni o montagne. Le parti illuminate dal Sole sono bianche, brillanti. Quasi tutti i cumulus hanno la parte superiore simile ad un cavolfiore. Se hanno piccola estensione verticale e sono piuttosto appiattiti sono innocui (cumulus humilis o di bel tempo, foto L). Se hanno invece grande estensione verticale (cumulus congestus) con protuberanze molto accentuate che talvolta raggiungono il livello dei cirrus, possono trasformarsi nelle più minacciosa delle nubi: il cumulonimbus. Questa nube è densa, imponente, a forma di montagna e a notevole sviluppo verticale. La parte superiore non assomiglia ad un cavolfiore, ma è striata, filamentosa, quasi appiattita e, a volte, a forma di incudine (cumulonimbus incus). Sotto il cumulonimbus che, per la sua mole è visibile interamente soltanto a grande distanza, possono correre altre nubi sfrangiate. Il cumulonimbus è la sola nube che produce fulmini e tuoni, accompagnati da forti rovesci.
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I TIPI ISOBARICI, LE MASSE D’ARIA E I FRONTI
 
 
 
I TIPI ISOBARICI
 
Dopo l'invenzione del barometro, si scoprì che le condizioni del tempo erano in stretta relazione con la pressione atmosferica. Si può notare dalla cartina che nelle zone di cattivo tempo indicate con "L", la pressione è bassa;
 
 
 
M. Fasce isobariche ed isobare sull'Europa. Si possono notare campi di alta e campi di bassa pressione
 
qui le isobare sono rappresentate con linee ellittiche (spesso anche circolari)piuttosto regolari, nelle quali la pressione diminuisce dalla periferia verso il centro. Nelle zone di bel tempo indicate con "H", la pressione è alta; anche qui le isobare sono rappresentate con linee chiuse, ma meno regolari e, in esse, la pressione cresce dalla periferia al centro. Le zone di alta pressione sono chiamate anticicloni; le zone di bassa sono chiamate cicloni, o alle nostre latitudini, depressioni. Negli anticicloni, il cui diametro può superare i 3000 Km, la pressione si aggira sui 1024 mb, ma si possono anche avere valori superiori ai 1050 mb. Qui il cielo è, di solito, sereno e il vento, poco intenso, vi circola in senso orario. Nelle depressioni, il cui diametro è di poche centinaia di Km, la pressione raramente è inferiore ai 980 mb. Il vento è qui molto intenso e vi circola in senso antiorario. Questo nell'emisfero boreale, in quello australe le direzioni sono invertite. Talvolta avviene che una zona anticiclonica si estenda incuneandosi fra zone di bassa pressione. A tale configurazione barica si dà il nome di promontorio o cuneo. Il cielo è poco nuvoloso o sereno, l'atmosfera è limpida e la visibilità ottima. Tali fenomeni hanno però breve durata, potendo a breve scadenza originarsi una depressione. La saccatura è il fenomeno inverso del promontorio. Nella saccatura, è la zona di bassa pressione ad insaccarsi fra zone anticicloniche. Di solito nelle saccature i temporali e i rovesci sono violenti.
 
 
 
LE MASSE D’ARIA
 
Le masse d'aria sono porzioni dell'atmosfera le cui particelle, per essere rimaste a lungo sopra determinate regioni, hanno acquistato caratteristiche fisiche (temperatura ed umidità) ben definite. Lo spazio occupato da una massa d'aria può essere dell'ordine di migliaia di chilometri quadrati. Una massa d'aria è definita calda o fredda se essa differisce di temperatura con l'aria circostante. L'aria artica è la più fredda in assoluto, poiché proviene dal circolo polare. L'aria polare, invece, può essere fredda o calda secondo le origine e le stagioni; difatti, può provenire dalle regioni fredde o temperate. Di solito si genera in corrispondenza degli anticicloni stazionanti nelle medie latitudini.
 
 
 
I FRONTI
 
Due masse d'aria con differenti caratteristiche fisiche, scontrandosi, rifiutano di mescolarsi, e creano fra loro zone di transizione chiamate superfici di discontinuità o fronti. Le due masse d'aria separate dalla superficie di discontinuità hanno, logicamente, temperatura diversa; avremo quindi una massa d'aria calda ed una di aria fredda. Visto che le masse d'aria si muovono più o meno velocemente, può accadere che la massa d'aria calda andrà ad insediarsi in una zona occupata precedentemente dalla massa d'aria fredda oppure viceversa. Nel primo caso si chiamerà fronte caldo; nel secondo fronte freddo. Se essi si incontrano si formerà il fronte occluso.
 
 
 
IL FRONTE CALDO
 
Il primo segno dell'approssimarsi del fronte caldo è l'apparizione di nubi alte   (6-10 mila metri) la cui formazione è causata dall'innalzamento dell'aria calda sul piano inclinato costituito dall'aria fredda che risiede nella zona. Il cielo è ancora sereno, ma cominciano a comparire i cirrus (foto L) che poi si trasformano in cirrostratus invadenti il cielo completamente o quasi. Se l'aria ascendente è instabile (veloce moto in salita) e turbolenta compaiono i cirrocumulus. Dalle nubi alte non cade pioggia. A mano a mano che il fronte caldo si avvicina, l'aria calda invade altitudini più basse (3-5 mila metri) e si vedono apparire nubi medie, altocumulus, nimbostratus. Dagli altostratus comincia a cadere pioggia intermittente. Quando l'aria calda invade le regioni più basse dell'atmosfera, il fronte caldo è già arrivato nella zona e il cielo si riempie di nubi basse, stratocumulus, stratus e nimbostratus. La pioggia diventa copiosa, ma sempre minuta. Il fronte caldo si sposta alla velocità di circa 25 Km/h. Dopo il passaggio del fronte caldo, la nuvolosità può diminuire fino all'apparizione distese schiarite (100-200 Km), con la presenza delle stesse nubi che precedono il fronte caldo.
 
Cambiamento del tempo durante il passaggio del fronte caldo
 
Fenomeno
 Prima del fronte caldo
 Vicino al fronte caldo
 Nel fronte caldo
 
Vento
 S o S/E rinfrescando
 S/W, può rinfrescarsi
 Variabile, continua a rinforzare
 
Pressione
 Cade rapidamente
 Rimane stazionaria
 Può ancora abbassarsi
 
Temperatura
 Può aumentare lentamente
 Aumenta lentamente
 Rimane stazionaria
 
Visibilità
 Peggiora
 Discreta
 Scarsa
 
Nuvolosità
 Cirrus,cirrustratus,altostratus,nimbostrtus
 Altostratus,nimbostratus
 Status,stratocumulus
 
Precipitazioni
 Pioggia continua
 Pioviggine intermittente
 Pioviggine intermittente
 
 
O. Schema cambiamento del tempo al passaggio di un fronte caldo
 
 
 
IL FRONTE FREDDO
 
Nelle medie latitudini, il fronte caldo è spesso seguito immediatamente dal fronte freddo che avanza ad una velocità di circa 40 Km/h. Con questa velocità, il fronte freddo raggiunge quello caldo e l'aria fredda si incunea, come è stato detto, sotto l'aria calda, costringendola ad innalzarsi con una forza quasi esplosiva e dando origine alla linea dei groppi. Si tratta di una linea continua di nubi nere, minacciose, che si innalzano sino al livello dei cirrus.  Vista dal suolo, la linea dei groppi rassomiglia ad una muraglia nera. All'approssimarsi dei groppi, il vento cambia direzione rinforzando bruscamente.  Il passaggio del fronte freddo è caratterizzato da un improvviso aumento della pressione atmosferica e da un rapido abbassamento della temperatura. Compaiono cumulus, stratocumulus e cumulonimbus. Il vento soffia a raffiche e le piogge sono torrenziali. Ciò accade con più frequenza in estate e con perturbazioni atlantiche.
 
Cambiamento del tempo durante il passaggio del fronte freddo
 
Fenomeni
 Vicino al fronte freddo
 Dietro il fronte freddo
 
Vento
 Gira a W o N/W con raffiche
 Continua a girare diminuendo d'intensità
 
Pressione
 Sale bruscamente
 Continua a salire ma lentamente
 
Temperatura
 Si abbassa rapidamente
 Continua ad abbassarsi ma lentamente
 
Visibilità
 Discreta
 Aumenta
 
Nuvolosità
 Stratus,cumulus,statocumulus,cumulonimbus
 Cielo sereno, cumulus humilis
 
Precipitazioni
 Rovesci e temporali
 Rovesci sporadici 
 
IL FRONTE OCCLUSO
 
Viaggiando il fronte freddo a velocità superiore a quella del fronte caldo, i due fronti diventano un fronte unico, il fronte occluso. Qui il tipo di tempo non può essere descritto con precisione. La nuvolosità e le piogge possono presentarsi con le caratteristiche del fronte freddo d'estate e con quelle del fronte caldo d'inverno. Infatti, nella bella stagione l'aria che occupa la parte posteriore della perturbazione, avendo attraversato l'oceano, è più fredda di quella anteriore; d'inverno si ha il caso inverso, dato che l'aria che ha attraversato l'oceano è più calda. Pertanto, d'estate si avrà, generalmente, un'occlusione a carattere freddo, mentre d'inverno l'occlusione sarà a carattere caldo. Dopo il passaggio del fronte occluso, ritorna il sereno. I meteorologi lo chiamano intervallo.
 
 IL FRONTE POLARE. NASCITA E MORTE DI UNA PERTURBAZIONE
 
Il fronte che interessa più direttamente l'Europa occidentale è il fronte polare, che si forma fra le coste orientali del Nord America e l'Islanda fra il 40° e il 50° di latitudine. La traiettoria del fronte polare può essere tracciata sulle carte meteorologiche (fig. S) ma la sua posizione subisce fluttuazioni stagionali e accidentali. L'aria calda e umida che sovrasta il Tropico del Cancro, aggirando da Sud l'anticiclone delle Azzorre, giunge nelle Antille, piega verso Nord, per effetto della rotazione terrestre, al largo delle coste americane e arriva su Terranova, contornando, poi, le coste della Groenlandia e dell'Islanda. Arrivando su un mare più freddo, l'aria calda ed umida di origine tropicale condensa una parte del vapore in essa contenuto. Ciò spiega le basse pressioni e le nebbie spesse e persistenti che affliggono Terranova. Mentre l'aria tropicale aggira con movimento orario l'Anticiclone delle Azzorre, altra aria di origine artica o polare aggira a sua volta, in senso antiorario le zone depressionarie dell'Atlantico settentrionale. Le posizioni dell'anticiclone e delle depressioni determina la latitudine alla quale si scontrano le due masse d'aria e quindi l'altezza del fronte polare. Se le due masse d'aria che si affacciano al fronte polare sono poco differenziate, il fronte è poco attivo e, in caso di assenza di vento, può anche essere stazionario; ma appena si stabilisce uno squilibrio tra le due masse d'aria, l'andamento del fronte subisce una notevole deformazione; infatti si trasformerà in una linea ondulata. Questo perché l'aria tropicale verso N/E e l'aria polare verso S/W agiranno su di essa con spinte alternate. A mano a mano che lo squilibrio aumenta, l'ondulazione assume un aspetto più marcato e, nella sua cresta, si formano movimenti d'aria vorticosi. Si stabiliscono così due fronti: il fronte caldo con direzione E/N/E e il fronte freddo con direzione S/E ). Continuando ad accentuarsi lo squilibrio fra le due masse d'aria, la fisionomia dell'onda è ancor più pronunciata; la pressione si abbassa le masse d’aria che si fronteggiano diventano più turbolente fino a creare una circolazione ciclonica (depressionaria), con direzione antioraria del vento. Nasce così la perturbazione che ci raggiunge con i suoi fronti caldo, freddo e occluso. Oltre a quello atlantico, un altro fronte polare marittimo si stabilisce nel Pacifico settentrionale a causa dello squilibrio fra le masse d'aria di origine tropicale e quelle di origine polare. Questo fronte è responsabile delle condizioni del tempo sul settore occidentale del Nord America.
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LE METEORE
 
 
 
Le meteore sono tutti quei fenomeni meteorologici che avvengono al suolo o nell'atmosfera e si possono suddividere in idrometeore, litometeore, fotometeore ed elettrometeore.
 
IDROMETEORE
 
Con il termine generico di idrometeore è indicato qualsiasi fenomeno meteorologico, osservabile nell'atmosfera o al suolo, che abbia origine dalle modificazioni del vapore acqueo che si trasforma in un insieme di particelle d'acqua, liquide o solide, in sospensione (nubi) o in caduta (precipitazioni). A parte le nubi, di cui abbiamo già trattato la principali idrometeore sono: la pioggia, la pioviggine, la neve, la grandine, la nebbia, la rugiada, la brina, la galaverna, il vetrone, gli uragani, i tornado, i mulinelli e le trombe marine.
 
PIOGGIA
 
Abbiamo visto che la pioggia (come altre forme di precipitazioni) nasce in seno a nubi particolari e che è soprattutto il valore della temperatura a determinare la caduta di pioggia o di cristalli d'acqua. Le prime hanno un diametro medio di 1/100 di millimetro a causa di tale piccolissima dimensione non riescono a giungere al suolo, essendo la caduta un effetto della forza di gravità. Potrebbero giungere in terra, se le goccioline avessero un diametro di almeno 1/5 di millimetro e se l'aria fosse assolutamente calma, dato che, per percorrere in caduta 800 metri, dovrebbero impiegare 16 ore. Quando le goccioline di nube diventano abbastanza grosse per poter cadere, allora si chiamaano goccioline di pioggia (un gocciolina di pioggia contiene un milione di volte più acqua di una gocciolina di nube).
 
 
 
Z. Gocce di pioggia
 
Le cause della formazione della pioggia sono due: la coalescenza e un altro processo.
 
Primo processo: la coalescenza. La prima causa è attribuita ai minutissimi cristalli di ghiaccio presenti nelle parti più alte delle nubi, ove la temperatura è al di sotto degli 0°c, e al vapore acqueo che, depositandosi sui cristalli di ghiaccio, li fa ingrossare e poi cadere. Prima di giungere al suolo, i cristalli di ghiaccio possono incontrare strati d'aria a temperatura inferiore agli 0°c e allora, in superficie, arriverà neve. Se lo strato d'aria che attraversano è però superiore agli 0°c, il ghiaccio fonde e al suolo arriverà pioggia.
 
Secondo processo: avendo le goccioline di nube dimensione diverse, le più grosse si spostano più lentamente nell'aria turbolenta, assumendo traiettorie diverse da quelle delle goccioline più piccole. I tal modo, goccioline grosse e piccole si scontrano, si ingrandiscono e finiscono per cadere sotto forma di pioggia. E' questa la principale causa della pioggia che cade da nubi basse stratiformi.
 
Infine, un ultimo discorso. La pioggia può anche essere provocata con ghiaccio secco finemente polverizzato che provoca la cristallizzazione delle goccioline di nube e poi la coalescenza, oppure bruciando ioduro d'argento; questo gas, salendo nelle nubi, agiscono come il ghiaccio secco (questo deve essere proiettato con un aereo). Il secondo modo, più economico, necessita però delle condizioni favorevoli alla pioggia.
 
PIOVIGGINE
 
La pioviggine cade dallo stratus relativamente denso e così basso da toccare talvolta il suolo e formare la nebbia. Nonostante le piccolissime dimensioni delle gocce, può fornire considerevoli quantità d'acqua, fini 1 mm all'ora. E' una precipitazione molto uniforme, costituita esclusivamente di gocce d'acqua di diametro inferiore a 0,5 mm, molto vicine le une alle altre.
 
NEVE
 
Si dà il nome di neve alle precipitazioni in forma di cristalli o di aghi di ghiaccio isolati o riuniti in fiocchi. I cristalli hanno la forma di stelle a sei punti (sistema esagonale) con ramificazioni e talvolta contengono gocce d'acqua in sopraffusione. Se la temperatura è molto bassa, la neve è formata da aghi di ghiaccio lunghi e sottili. I fiocchi si formano quando la neve attraversa strati d'aria a temperature prossime agli 0°c. A queste condizioni, i cristalli fondono in parte e si agglomerano fra di loro. La neve in fiocchi è riscontrabile soltanto alle latitudini temperate. I fiocchi più grandi, aventi fino a 6 cm di diametro e composti da centinaia di cristalli singoli, si formano tra temperature comprese tra 0° e 2°c. Se la temperatura sale anche di poco, i fiocchi si sciolgono per dare pioggia o quella neve parzialmente sciolta detta acquaneve. Il fatto che le più intense nevicate avvengono quando la temperatura è attorno a 0°c rende molto difficile la previsione della neve visto che un lieve aumento di temperatura può tramutare, come già detto, la neve in pioggia. Infine, si può avere pioggia anche se la temperatura è -1°c (anche se è difficile), quando l'umidità è molto alta o ci sono correnti calde piuttosto vicino al suolo che non permettono alla neve di giungere al suolo ma di arrivarci sotto forma di pioggia. La neve, come la pioggia, è quasi sempre benefica. A parte lo spettacolo suggestivo che offre, il suo accumularsi costituisce riserve idriche molto importanti. Inoltre, ricoprendo il terreno, lo protegge dal gelo e favorisce lo sviluppo della vegetazione. La neve è pessima conduttrice di calore; ciò spiega il fatto che, pur essendo lo strato superficiale a temperature molto al di sotto degli 0°c, lo strato a immmediato contatto cl terreno si conserva a temperature superiori. Il processo di formazione dei cristalli di neve è simile a quello delle goccioline d nube con la differenza che, mentre queste ultime si formano attorno a nuclei di condensazione costituiti da particelle igroscopiche (solubili), i cristalli
 
 
 
AA. Un bello scenario prodotto dalla neve
 
di neve hanno bisogno di nuclei solidi (insolubili) quali particelle microscopiche di argilla, cenere e sabbia; inoltre la temperatura della nube deve essere compresa tra -10° e -20°c. Nelle alte latitudini, e se l'aria è soprassatura, a -40°c, la neve può formarsi anche i assenza di nuclei solidi.
 
NEVE GRANULOSA O NEVISCHIO
 
E' una precipitazione che cade dallo stratus e talvolta da un banco di nnebbia. Si presenta in piccoli granuli di ghiaccio bianchi od opachi, di diametro inferiore al millimetro. Se i granuli cadono sul terreno duro non rimbalzano e non si spezzano. La precipitazione di nevischio è, di solito, di lieve entità. Si può avere nevischio anche con cielo poco nuvoloso (cioè di copertura inferiore a 1/4 al momento dell'osservazione) quando la temperatura dell'aria è molto bassa.
 
NEVE TONDA
 
E' una precipitazione di granelli di ghiaccio, bianchi e opachi, di forma sferica e talvolta conica, con diametro che può raggiungere i 5 mm. Se i granuli cadono su terreno duro, rimbalzano e spesso si frantumano. Questa precipitazione ha luogo quando la temperatura al suolo si avvicina agli 0°c ma anche sino ai 6°c siccome cadono più velocemente dei fiocchi. La neve tonda che si presenta sotto forma di rovesci misti a neve proviene generalmente cumulonimbus (ma anche nimbostratus e altostratus) e si forma quando parte dei cristalli di ghiaccio, che si trovano nella sommità della nube, cadono prima che il processo di formazione del ghiaccio sia completo. Sembra che alla crescita dei granelli di neve tonda contribuisca il fenomeno della sublimazione.
 
GRANDINE
 
E' una precipitazione solida, a forma di chicchi, di diametro tra 5 e 50 mm. I chicchi di grandine hanno origine come palline di neve tonda oppure come gocce di pioggia gelate, che salgono e scendono nelle violente correnti d'aria della nube temporalesca e s'ingrossano quando le goccioline di nube vi si congelano sopra. La struttura a strato spesso visibile nei chicchi rileva questo movimento verso l'alto e verso il basso, che continua fino a quando la spinta ascensionale non può sorreggere il chicco, e questo cade fuori dalla nube. Gli strati riflettono anche il differente tipo di deposizione a ciascun livello. A temperature molto basse le goccioline si congelano molto rapidamente, intrappolando molte bollicine d'aria che danno origine a ghiaccio bianco. A temperature più alte il congelamento avviene più lentamente e si forma ghiaccio trasparente. I chicchi grandi presentano spesso struttura a cipolla, dato che sono pressoché sferici con strati alternati di ghiaccio bianco e trasparente. Ciò significa che i chicchi devono essere passati su e giù attraverso strati a temperature diverse. Per mantenere un frammento sospeso per i 10 minuti circa che occorrono per formare un chicco grande, sono necessarie correnti ascensionali superiori ai 110 Km/h. Sebbene normalmente sferici o quasi, i chicchi possono avere forme bizzarre. Addirittura sono stati riferiti casi di creature viventi, come le rane, cadute sulla terra inglobate in pezzi di grandine: probabilmente in precedenza aspirate in aria dalle fortissime correnti ascensionali di tornado. Il record di grandezza lo detiene un chicco di ben 766 grammi e 44 cm di circonferenza caduto a Coffeyville in Kansas (USA). Infine, la zona maggiormente colpita dalla grandine è il Nord America.
 
GRANUCOLA
 
E' una precipitazione di granuli di ghiaccio, trasparenti o translucidi, di forma sferica o irregolare, il cui diametro è inferiore a 5 mm. Se cadono sul suolo duro rimbalzano e fanno sentire un rumore caratteristico. Possono essere costituiti da granuli di neve ricoperti di un sottile strato di ghiaccio oppure possono derivare da gocce di pioggia congelata o da fiocchi di neve quasi interamente fusi e poi ricongelati in prossimità del suolo. Le nubi che danno origine alla granucola sono generalmente cumulonimbus, altostratus e nimbostratus. Questa meteora è frequente nei temporali di primavera e d'autunno ed è connessa a forti correnti convettive.
 
NEBBIA
 
E' una sospensione, negli strati dell'atmosfera vicini al suolo, di minutissime goccioline d'acqua talmente addensate da ridurre la visibilità orizzontale a meno di 1 chilometro. Allo stesso fenomeno si dà il nome di foschia quando la visibilità va oltre il chilometro. Affinché la nebbia si formi, è necessario che nell'aria ci siano delle particelle igroscopiche (nuclei di condensazione); inoltre l'umidità relativa deve raggiungere il 100%. Talvolta si può avere nebbia anche con umidità relativa inferiore al 100%; ciò accade quando l'aria è inquinata da residui volatili, igroscopici, di lavorazioni industriali. Le nebbie possono essere di irraggiamento, di avvezione e di sollevamento su un pendio. Esaminiamo brevemente questi tre casi.
 
Nebbia di irraggiamento: si forma solo e quando in una località concomitano: a) cielo sereno o poco nuvoloso; b) quasi assenza di vento; c) aria fredda e molto umida negli strati più bassi, secca e calda in altitudine; d) natura pianeggiante del terreno. Questo tipo di nebbia è dovuto all'abbassamento della temperatura del suolo a causa dello irraggiamento del calore della superficie nell'atmosfera. Ecco il meccanismo del fenomeno: durante la notte il suolo, specialmente quando la temperatura è bassa, perde una parte del calore fornitogli dal Sole; questa perdita di calore, non compensata adeguatamente dalla successiva radiazione solare, fa sì che il suolo si raffreddi sempre si più. Se l'aria è molto umida, il raffreddamento porta alla sua saturazione. Se in una porzione di aria satura la temperatura si abbassa anche di un paio di gradi, una parte del vapore acqueo si condensa e diviene visibile sotto forma di goccioline in sospensione. La nebbia di irraggiamento si instaura quando il cielo è sereno o poco nuvoloso, cioè in presenza di situazioni meteorologiche dove, a motivo del debole gradiente barico, il vento è debole o nullo. Al contrario, un cielo coperto da nuvolosità stratiforme, limitando l'irraggiamento del calore del suolo, quindi la diminuzione della temperatura, può ostacolare la formazione della nebbia. Lo spessore di queste nebbie dipende dallo stato di turbolenza dell'aria; in aria perfettamente immobile, la condensazione ha luogo soltanto in prossimità del suolo e difficilmente le nebbie si spingono oltre i 100 metri di altitudine.
 
Nebbia di avvezione: si forma quando un'aria calda e umida, spostandosi su una superficie fredda, abbassa la sua temperatura. A differenza di quella di irraggiamento, la nebbia di avvezione può spingersi fino a 500 metri di altitudine e formarsi anche in presenza di vento.
 
Nebbia di sollevamento: si stabilisce quando l'aria, risalendo un pendio, si raffredda.
 
Da quanto si è detto si possono trarre alcune conclusioni. Fintanto che permane, su una data regione, un anticiclone e la temperatura si mantiene su valori piuttosto bassi, le zone che, di solito, sono soggette alla nebbia continueranno ad esserlo. La nebbia sarà tannto più fitta quanto più bassa sarà la temperatura del suolo. Ma anche dopo lo sfaldamento dell'anticiclone si potrà avere ancora nebbia, se l'aria calda e umida da S/E o da S/O transiterà su una zona dove la temperatura sia piuttosto bassa.
 
RUGIADA
 
E' un deposito di goccioline d'acqua sugli oggetti a causa della condensazione diretta del vapore acqueo contenuto nell'aria, quando questa si raffredda al di sotto del punto di rugiada. Si tratta di un raffreddamento per irraggiamento che si verifica, di solito, durante le notti serene. Se il cielo è nuvoloso, è più difficile che la temperatura scenda sotto al punto di rugiada o anche se c'è vento il formarsi di questa meteora viene sfavorita perché l'aria fredda si mescola con quella calda soprastante.
 
BRINA
 
Nelle situazioni anticicloniche, l'intenso raffreddamento notturno durante le notti calme e serene, a causa dell'irraggiamento, può provocare il deposito, su oggetti non troppo elevati, di cristalli di ghiaccio sotto forma di scaglie, di aghi o di piume. Il deposito può essere costituito in parte da goccioline di rugiada soprafusa e in parte da ghiaccio formatosi direttamente per sublimazione del vapore acqueo. La formazione della brina è ostacolata, oltre che dalla presenza di nubi e di vento, anche dalla nebbia dato che questa idrometeora riduce il raffreddamento del suolo per irraggiamento.
 
GALAVERNA
 
A differenza della brina, che si forma in atmosfera limpida, la galaverna ha bisogno di nebbia e di temperatura molto bassa. E' un deposito di ghiaccio prodotto da gocce di nebbia soprafuse a contatto con oggetti solidi a temperatura inferiore agli 0°c. Il deposito si ingrossa nel lato degli oggetti esposti al vento; si forma raramente su terreno pianeggiante, più spesso sulle cime dei monti.
 
VETRONE
 
E' costituito di uno strato di ghiaccio, compatto e liscio, generalmente trasparente, proveniente dal congelamento di gocce di pioggia soprafusa. Si forma su superfici a temperatura inferiore o leggermente superiore agli 0°c. Si può avere vetrone anche a terra con pioggia normale che congela su terreno molto freddo oppure può nascere da neve fusa per schiacciamento prodotto dal traffico; di solito però esso si forma sui rami degli alberi a qualsiasi altezza dal suolo o su cavi elettrici e telefonici.
 
URAGANO
 
L'uragano, tifone o ciclone tropicale, è il componente individuale più spettacolare della macchina meteorologica terrestre: è, infatti, un sistema a spirale con venti furiosi e formazioni nuvolose che danno luogo alle piogge più violente note sulla Terra. Eppure, paradossalmente, proprio al centro dell'uragano c'è una piccola zona, l'occhio, in cui venti sono leggeri, il cielo limpido e l'aria calda. Gli uragani sono, in sostanza, cicloni a grande scala, ma queste enormi tempeste hanno anche due requisiti fondamentali: calore e umidità; di conseguenza si sviluppano soltanto ai tropici; tra le latitudini 5° e 20° N e S e in regioni dove la temperatura dell'acqua supera i 30°c. Quasi sempre gli uragani si muovono all'inizio verso ovest, poi curvano, allontanandosi dall'equatore e si abbattono sulla terraferma con risultati disastrosi, oppure proseguono al di sopra degli oceani fino a sorvolare acque superficiali fresche esaurendosi naturalmente. Le condizioni atmosferiche e oceaniche favoriscono lo sviluppo degli uragani, soprattutto durante l'estate e l'autunno. Le regioni in cui tali manifestazioni sono più frequenti sono il Pacifico nord- occidentale, il golfo del Bengala, l'Oceano Indiano sud-occidentale (Maddagascar e le isole Mauritius e nei mari a nord dell'Australia. Non ci sono mai due uragani esattamente uguali, ma uno tipico può avere 600 chilometri di diametro, con venti che convergono a spirale verso il centro a velocità pari a 180 Km/h; il diametro dell'occhio può variare da 6 a 40 chilometri. A volte la pressione è inferiore a 950 mb ma questi sono dati che possono benissimo variare. Infatti al centro del tifone "Tip" la pressione registrata fu di 870 mb (la più bassa mai registrata), la massima velocità del vento fu di 300 Km/h e il diametro dello uragano fu di 2200 chilometri. Considerevoli anche le quantità d'acqua: nel Baguio (Filippine) in un solo giorno ci furono 1170 mm di pioggia. Il formarsi di un uragano è dovuto, molto sommariamente, al calore latente che il vapore acqueo (dell'oceano) libera quando condensa e che fa riscaldare l'aria circostante. Questa inizia a salire e diventa più calda e, riscaldandosi, sale ancora più velocemente. Questo fatto, a sua volta, richiama altra aria calda carica di umidità, che sale anch'essa e libera ancora più calore. Una volta instaurata questa reazione a catena, la "macchina energetica" è in moto finche essa esaurirà il suo "combustibile", cioè l'aria calda e umida "aspirata" dall'oceano.
 
Infine parliamo dell'occhio dell'uragano. Esso è di solito sgombro da nubi e contiene una colonna d'aria calda che scende lentamente. Al livello del suolo c'è un piccolo aumento di temperatura, ma nella media atmosfera, circa al livello dei 500 mb (a quota 5500 metri circa) la temperatura nell'occhio può essere anche di 18°c più alta rispetto allo stesso livello sul margine esterno dell'uragano. Questo nucleo caldo è la parte essenziale dell'uragano, poiché, dato che l'aria calda è meno densa della fredda, essa esercita minor pressione: quel nucleo pertanto tiene in vita il centro di bassa pressione della tempesta, che a sua volta attira l'aria dall'esterno verso la base dell'uragano. Poche persone hanno potuto assistere allo spettacolo di vedere l'occhio del ciclone sopra se stessi. Il vento è lieve, il cielo sulla verticale è sereno, oppure appena chiazzato di piccole nubi, l'aria calda, umida e opprimente, qualche fulmine va da nube a nube e si è completamente circondati da un muro di nubi.
 
TORNADO
 
Nessuna tempesta atmosferica è paragonabile al tornado in quanto a violenza concentrata e distruttiva. Come l'uragano, il tornado consiste in una massa d'aria instabile che ruota furiosamente e che sale rapidamente intorno a un centro di bassa pressione; ma le somiglianze finiscono qui. Mentre un uragano ha in genere un diametro di 600 chilometri, un grande tornado ha un diametro di 500 m e uno piccolo anche meno di 50 m. Mentre però i danni causati da un uragano sono vasti e diffusi, la loro gravità non eguaglia la devastazione totale, seppur concentrata, che segna il cammino di un tornado. La velocità del vento non è possibile da registrare ma con varie analisi si è arrivato a pensare che il vento raggiunga velocità comprese tra i 270 e 360 Km/h e, in piccoli mulinelli secondari che si formano attorno al principale, anche di più, fino ai 450 Km/h. Il vento, comunque, non è l'unica forza devastatrice all'opera in un tornado. La pressione al centro di un tornado è estremamente bassa (anche questa impossibile da registrarla con precisione), perciò, quando la tempesta passa sopra a un particolare luogo, si verifica una improvvisa e nettissima caduta di pressione. Se ciò accade al di sopra di un edificio, il risultato è che la pressione all'interno della struttura si trova di colpo a essere molto superiore a quella esterna e l'edificio letteralmente esplode. Un altro pericolo è la presenza di violente correnti ascensionali, spesso tante impetuose da sbalzare persone e bestiame a notevoli distanze e, a volte, così furiose da alzare da terra perfino camion e locomotive. Granelli di sabbia e sassolini possono essere scagliati con la forza di proiettili, tanto da penetrare profondamente nelle carni; fili di paglia possono conficcarsi come frecce in muri di legno e nemmeno un edificio può offrire sufficiente riparo contro grandi travi e lamiere di tetti che volano roteando e rimbalzando per le vie della città. Quasi sempre appare come uno spaventoso cono nero che pende sino al suolo da una nube egualmente nera, sbucante in lontananza dalla semioscurità e spesso accompagnato o seguito da tuoni, fulmini e violenti rovesci di pioggia o grandine. I tornado possono presentarsi ovunque ma sono di gran lunga più violenti e frequenti nella regione delle Grandi Pianure degli Stati Uniti: in particolare modo nella "viale dei tornado", la fascia di territorio che va dal Texas, attraverso il Kansas e l'Illinois, fino al Canada. I tornado possono presentarsi in ogni periodo dell'anno, ma sono più frequenti da aprile a settembre e gli Stati Uniti subiscono circa duecento tornado ogni anno. Per la formazione dei tornado tutto quel che serve è una forte corrente ascendente che si mantenga per parecchi minuti. L'aria al suolo affluisce precipitosamente e il primo stadio è completato. Le masse d'aria in superficie sono dotate di una certa rotazione naturale dovuta al moto della Terra e, quando l'aria converge, la rotazione viene concentrata in una spirale che si va restringendo sempre più, mentre la velocità del movimento aumenta enormemente. I tornado ruotano quasi sempre con moto ciclonico, cioè in senso antiorario nell'emisfero nord e orario in quello sud. Quando poi, occasionalmente, i tornado si presentano in coppia, uno di essi ruota in modo anticiclonico, anche se l'esatto meccanismo non è stato ancora chiarito. Se l'aria che sale è anche umida oltre che calda, il vapore acqueo si condensa e libera il calore latente: ciò aumenta la spinta ascensionale dell'aria e la fa salire ancora più in fretta. Se l'aria in quota è secca, oltre che fredda, l'aria in ascesa diventa ancora più instabile e le correnti ascensionali vengono ulteriormente accelerate. In condizioni normali, l'aria fredda e secca non rimane mai al di sopra dell'aria calda e umida. Ciò può accadere solo se la direzione dei venti ai due livelli è molto diversa, così che una corrente d'aria fredda e secca è costretta ad attraversarne una d'aria calda e umida. Mentre questa situazione è rara in gran parte del mondo, essa è piuttosto comune nella parte centrale del Nord America, favorita dalla presenza delle Montagne Rocciose e dell'aria calda e umida del Golfo del Messico.
 
MULINELLI
 
I mulinelli di polvere sono simili a piccoli tornado e la loro forza è abbastanza intensa da ribaltare roulotte e provocare gravi danni a edifici. Sono abbastanza comuni durante giorni molto caldi in molte regioni aride o semiaride del mondo. La dinamica dei mulinelli è molto simile a quella dei tornado anche se il sistema non è connesso in alcun modo con le nubi. L'energia del mulinello proviene dall'intenso riscaldamento del terreno asciutto e dello strato d'aria in contatto con esso. Quando le bolle d'aria calda salgono e l'aria al suolo viene aspirata, si sviluppano correnti convettive, in cui la rotazione si concentra e accelera per dar luogo al mulinello. Il fuoco ovviamente è un efficiente generatore di forti correnti ascendenti d'aria. Come è prevedibile, gli incendi tendono a produrre i propri mulinelli, detti mulinelli di fuoco. Se un mulinello terrestre, vagando, viene a trovarsi sull'acqua, può trasformarsi in un mulinello d’acqua ma questo tipo di vortice svanisce rapidamente, poiché la fonte di calore viene a mancare. Certi mulinelli d'acqua si formano quando aria fresca si sposta al di sopra di una superficie d'acqua calda; questo, tuttavia, è insolito, perché in genere il terreno è più caldo dell'acqua.
 
TROMBE MARINE
 
Una tromba marina è semplicemente un tornado marino, che si forma in condizioni molto simili a quelle del tornado terrestre e anche più facilmente, se il mare è caldo. Una superficie marina calda agevola la formazione delle trombe in due modi: primo riscaldando l'aria vicina alla superficie; secondo, assicurando un facile rifornimento di umidità. Entrambi i fattori si aggiungono a una qualunque instabilità dell'atmosfera, e quindi promuovono lo sviluppo di un vortice. Come le nubi, le trombe marine si muovono con velocità differenti, tipicamente comprese fra 18 e 36 Km/h. Il diametro della tromba può essere anche solo 1 metro, oppure può raggiungere i 200 metri. Di norma le trombe marine durano da 15 a 30 minuti. Spesso la tromba si contorce qua e là e questo indica che la sua energia sta diminuendo: appena la colonna si avvolge su sé stessa comincia a disgregarsi, per l'impossibilità di mantenere l'aria in rotazione. Le trombe marine non raggiungono mai l'intensità di certi tornado, ma si presentano forti e frequenti nel Golfo del Messico e nelle isole Bahamas, mentre nelle altre zone del mondo (infatti le trombe marine si possono sviluppare in quasi tutti i mari) esse sono meno frequenti e intense. Le trombe marine si presentano spesso in "famiglie", in cui è comune averne tre o quattro nella stessa zona a pochi minuti l'una dall'altra; è stato descritto il caso in cui ce n'erano cinquanta visibili contemporaneamente.
 
LITOMETEORE
 
Con il termine generico di litometeore si intende un insieme di particelle solide, prive di acqua, in sospensione nell'atmosfera o sollevate dal vento. Sono litometeore la caligine e la tempesta di polvere o di sabbia. Queste non hanno significato per gli scopi della meteorologia applicata ma sono comunque fenomeni meteorologici.
 
CALIGINE
 
E' una sospensione nell'aria di minutissime particelle secche, invisibili ad occhio nudo, e sufficientemente numerose da dare all'aria un aspetto opalescente e ridurre la visibilità (di solito non inferiore al chilometro). Uno strato denso di caligine sta ad indicare una probabile inversione della temperatura al di sotto dei 1500 metri. Spesso le particelle che compongono la caligine sono così minute da causare la diffusione differenziata della luce contribuendo ad accentuare i colori del sorgere del Sole e del suo tramonto. La caligine non si forma se l'umidità relativa dell'aria è superiore al 95%. Essendo questa meteora prodotta anche da residui volatili di lavorazioni industriali, nelle grandi città o in prossimità di esse la visibilità può essere, talvolta, notevolmente ridotta.
 
TEMPESTA DI POLVERE E SABBIA
 
Insieme di particelle di polvere o di sabbia violentemente sollevate dal suolo, da venti forti e turbolenti fino a grandi altezze. La parte anteriore di una tempesta di polvere o di sabbia può assumere lo aspetto di una gigantesca muraglia (muro di polvere o di sabbia). La formazione di queste tempeste è in stretta relazione con la variazione diurna della temperatura. Durante la notte, anche venti di oltre 70 Km/h non sono in grado di provocare tali tempeste.
 
FOTOMETEORE
 
Le fotometeore sono fenomeni luminosi prodotti da rifrazione, riflessione, diffrazione della luce del Sole o della Luna. Possono essere osservate fotometeore con cielo sereno (miraggio), con cielo parzialmente nuvoloso (alone o corona) o durante la presenza di idrometeore (arcobaleno). Descriveremo anche l'aurora polare. Anch'essi, esclusi l'alone e la corona, non hanno significato per gli scopi della meteorologia applicata. Ce ne occupiamo brevemente per completezza d'informazione.
 
ARCOBALENO
 
E' un insieme di archi colorati, dal violetto al rosso, prodotti dalla luce del Sole su uno schermo formato di pioggia o di nebbia. La distanza delle gocce dall'osservatore può variare da pochi metri a molti chilometri. La causa del fenomeno è la rifrazione, accompagnata da dispersione, che i raggi solari subiscono passando attraverso le gocce di pioggia o di nebbia (foto AB). Nell'arcobaleno principale, il violetto è all'interno e il rosso all'esterno; nell'arcobaleno secondario, meno luminoso del principale, il rosso è all'interno e il violetto all'esterno.
 
 
 
AB. Un arcobaleno sulle Hawaii
 
CORONA SOLARE E LUNARE
 
Le corone sono anelli colorati di piccolo diametro (angolo compreso fra 1° e 10°) che si formano attorno al Sole o alla Luna tutte le volte che una nube di lieve spessore ottico (esempio: altostratus) passa davanti ai due astri. Al contrario di quanto comunemente si pensa, la corona è indizio di miglioramento del tempo quando il suo raggio è grande. Se il raggio è piccolo ciò significa che è in atto un forte processo di condensazione, ma non significa necessariamente che sta per arrivare il cattivo tempo. Il fenomeno della corona è dovuto alla diffrazione della luce attraverso le goccioline di una nube sottile.
 
ALONE
 
La riflessione e la rifrazione della luce solare o lunare attraverso i piccoli cristalli di ghiaccio costituenti i cirrostratus danno luogo al fenomeno dell'alone. E' un anello luminoso con al centro il Sole o la Luna, il cui raggio è visto sotto un angolo di 22° circa (l'angolo sotteso dalla lunghezza della mano posta verticalmente). Attorno al Sole la fascia è iridata e attorno alla Luna è biancastra. Attorno al primo alone si può talvolta osservare un secondo alone, che allora è detto grande alone (visto sotto un angolo di 45°). Poiché il fenomeno è caratteristico dei cirrostratus sta ad indicare l'avvicinarsi del cattivo tempo.
 
MIRAGGIO
 
Fenomeno ottico che si verifica nei paesi caldi e che è dovuto all'incurvamento che i raggi luminosi subiscono, quando attraversano un'atmosfera non omogenea. Il tipo più comune di miraggio è il miraggio inferiore e consiste nell'illusione di vedere l'immagine di oggetti lontani capovolti come se si riflettessero in uno specchio d'acqua. Ciò si verifica soprattutto nei deserti quando la densità dell’aria negli strati vicini al suolo risulta invertita rispetto alla condizione normale. Accade allora che, negli strati bassi, i raggi luminosi vengono ad avere un forte incurvamennto con la convessità verso i basso, invece del normale incurvamento con la convessità verso l'alto.
 
AURORA POLARE
 
Mentre il campo magnetico terrestre s'inarca allontanandosi dal luogo d'origine (poli magnetici nord e sud situati rispettivamente nel Canada settentrionale e nell'Antartide), esso cattura particelle atomiche, protoni ed elettroni, emessi dal Sole nel vento solare. A mano a mano che le particelle scendono, ad altezze tra i 100 e i 300 chilometri interagiscono con le molecole presenti nella parte superiore rarefatta dell'atmosfera terrestre e ciò produce una bellissima emissione luminosa incandescente: l'aurora polare (detta aurora boreale nell'emisfero nord e aurora australe in quello sud). Essa è visibile nelle notti più luminose delle regioni situate entro 20° di latitudine dai poli magnetici e che si trovano all'interno del cono delle aurore.
 
ELETTROMETEORE
 
L'elettrometeora è un fenomeno, visibile e udibile, con il quale si manifesta l'elettricità che, anche in condizioni normali, è sempre presente nell'atmosfera. Le principali elettrometeore sono: il temporale, il fulmine e il fuoco di S. Elmo.
 
TEMPORALE
 
Il temporale è uno fra i fenomeni meteorologici più pericolosi per i danni incalcolabili che può arrecare. La sua violenza supera, a volte, quella di una esplosione atomica, dato che le energie che si scaricano nel cielo sono incommensurabili. I temporali possono, o no, essere associati a forme isobariche (distribuzione della pressione atmosferica). Nel primo caso, si hanno i temporali frontali o ciclonici nel secondo caso si hanno i termici o di calore e i temporali orografici. La suddivisione non è, però, tassativa, poiché tutti i temporali, di qualsiasi natura, sono dovuti a moti ascendenti dell'aria in seno a masse instabili, e questi moti sono talvolta indipendenti dal surriscaldamento degli strati dell'atmosfera a contatto con il suolo. Il temporale è quasi sempre preceduto da calma di vento. Si tratta di una calma strana che non convince; guardando lontano si vedono formarsi nubi del genere cumulus congestus o cumulonimbus. Le nubi, ingrandendosi, generano nella parte centrale violente correnti ascendenti, mentre nei bordi estremi le correnti sono discendenti e se ne può avere conferma dall'aumento della pressione atmosferica. Ad un certo momento, il vento tende a disporsi dai quadranti meridionali e comincia a cadere pioggia. Repentinamente, la pressione e la temperatura si abbassano, la pioggia diventa torrenziale mentre raffiche urlanti sollevano spruzzi nel mare e fanno inclinare i rami degli alberi in terra. I fulmini e i tuoni completano questo quadro di disordine. I temporali, di solito, sono di breve durata. Subito dopo il passaggio dell'elettrometeora, le raffiche diminuiscono d'intensità mentre il vento, stabilizzandosi, può rinforzare ancora, disponendosi da N/O, o attenuarsi fino al ritorno alla normalità.
 
TEMPORALI CICLONICI O FRONTALI
 
Possono essere di fronte caldo, di fronte freddo, di fronte occluso e prefrontali.
 
Temporali di fronte caldo: si generano quando una massa d'aria instabile, sollevandosi per scorrimento sul piano inclinato della superficie frontale, sale rapidamente in altitudine. Questi temporali viaggiano insieme con fronti e la loro lunghezza orizzontale può essere di alcune centinaia di chilometri, mentre la larghezza non supera, di solito i 50 chilometri. Si possono notare osservando attentamente il cielo i cumulonimbus sparsi e le correnti ascendenti non molto intense. Nelle medie latitudini, questi moti convettivi dell'aria si manifestano con una specie di ribollimento caratteristico dei contorni del cumulonimbus. Temporali di fronte freddo: si creano quando una massa d'aria fredda s'incunea sotto l'aria calda instabile sollevandola violentemente. In questo caso, essendo le correnti ascendenti molto forti, i temporali sono più violenti.
 
Temporali di occlusione: sono riconoscibili per il fatto che la base del cumulonimbus si trova a notevole altitudine. Dopo un temporale di occlusione ritorna quasi sempre il sereno o, come si dice in meteorologia, si stabilisce l'intervallo.
 
Temporali prefrontali: si possono formarsi improvvisamente anche dopo una mattinata di cielo assolutamente sereno. Possono manifestarsi ad una distanza di parecchie centinaia di chilometri dal fronte freddo, cioè nel settore caldo della perturbazione. La loro estrema violenza è da attribuirsi a tre cause: la spinta del fronte freddo che avanza, la grande instabilità dell'aria, l'eccessivo surriscaldamento del suolo.
 
TEMPORALI OROGRAFICI
 
Sono causati dalla spinta verso l'alto di una massa d'aria ricca di vapore acqueo. Sopravvento ai rilievi si formano e si ingrandiscono le nubi temporalesche, mentre essi si dissolvono, sottovento. Anche in questo caso agisce il grado di instabilità dell'aria. Spesso si ha l'effetto combinato del sollevamento orografico e del surriscaldamento al suolo dell'aria. Questi temporali rimangono stazionari sui monti. Il cumulonimbus cresce continuamente sopravvento e poi si dissolve sottovento. Può accadere anche che i temporali orografici, dopo avere esaurito la loro attività, si riformino sugli stessi monti per alcuni giorni successivi e nelle stesse ore.
 
TEMPORALI TERMICI O DI CALORE
 
Non sono associati a forme isobariche e si manifestano a causa del surriscaldamento del suolo e di forti correnti ascendenti di aria umida e instabile. Infatti ai tropici dove l'umidità e il riscaldamento solare sono elevati, questi temporali raggiungono la loro massima intensità. Nella stagione calda, si formano nella terraferma durante le ore pomeridiane per cessare al tramonto; sul mare durante la notte. Gli altri temporali possono formarsi a qualsiasi ora del giorno e della notte, sia in mare che in terra poiché le correnti ascendenti che li determinano dipendono solo relativamente dalla variazione della temperatura. Anche i temporali termici possono manifestarsi per più giorni consecutivi, nella stessa località e alla stessa ora. Mentre la frequenza dei temporali ciclonici non può essere determinata facilmente essendo l’elettrometeore legate alla marcia delle perturbazioni, i temporali di callore possono, talvolta, esser previsti controllando l'invasione di masse d'aria calda, umida e instabile e conducendo indagini zona per zona, dato che l'influenza di fattori locali è decisiva. L'instabilità dell'aria può essere riconosciuta dall'aspetto particolare delle nubi, ove queste si siano già formate. Se in mezzo a banchi di nubi (per esempio cumulus o altocumulus) si vedono altre nubi a forma di torre (specie congestus o castellanus) che si innalzano a grandi altitudini, ciò vuol dire che in quuella zona l'aria è instabile Se perciò nella mattinata si vedono apparire tali nubi, quasi sicuramente ci sarà un temporale nel pomeriggio. I temporali di calore possono spostarsi con il vento; di solito, però, sono stazionari.
 
FULMINE
 
Il fulmine è un effetto secondario del temporale. Si tratta di un corto circuito che ha luogo quando la aria non è più capace di separare le enormi cariche elettriche che possiede. Infatti le scariche
 
possono manifestarsi tra nube e nube, fra nube e cielo sereno e fra nube e suolo. Del fulmine accenneremo solo alla elettricità di cui si carica il cumulonimbus.
 
SCARICHE ALL'INTERNO DI UNA NUBE O TRA NUBE E NUBE
 
Secondo la teoria del Simpson, in un cumulonimbus, le gocce d'acqua in sospensione nelle correnti ascendenti possono spezzarsi o scoppiare, sia perché divenute troppo grosse sia a causa dell'urto con altre gocce. In conseguenza della rottura, le gocce si caricano di elettricità: positivamente verso la sommità della nube e negativamente verso la sua base. Quando la differenza di potenziale che si viene a creare tra le gocce cariche di elettricità positiva e le gocce cariche di elettricità negativa assume valori tali da vincere la resistenza del dielettrico atmosferico, allora si produce la carica. Queste scariche elettriche sono dell'ordine di alcune migliaia di volt per centimetro.
 
SCARICHE TRA NUBE E CIELO SERENO
 
L'atmosfera, anche in assenza di nubi, è portatrice di cariche elettriche che, a differenza di quelle possedute dalla Terra, sono positive. Se queste cariche elettriche, che possono addensarsi in determinate zone dell'atmosfera, si trovano ad opportuna distanza da una nube elettrizzata a potenziale diverso, si genera la scarica.
 
SCARICHE TRA NUBE E SUOLO
 
La Terra si comporta come un corpo carico di elettricità negativa il cui campo, in prossimità della superficie, è di un volt per centimetro. Nelle zone che vengono a trovarsi sotto a un cumulonimbus, l'elettricità negativa cambia segno per effetto di influenza e diventa, perciò, positiva. Quando il dielettrico atmosferico non è più capace di separare le due cariche, ha luogo il fulmine che può essere diretto tanto dalla nube verso il suolo, quanto in senso inverso. Quando le due cariche non vengono più separate, una scarica guida scende a zig-zag verso il terreno a circa 100 Km/s, mentre cerca il percorso di minor resistenza. Nella sua scia lascia aria ionizzata che prepara il cammino al fulmine principale che deve seguire. Molti dei suoi rami muoiono, ma uno arriva vicino al terreno dove s'incontra con una brillante "banderuola" di luce che si protende dal punto più vicino sul terreno: spesso un oggetto appuntito come un albero dove il gradiente del potenziale è più grande che altrove. Avendo stabilito un cammino conduttore completo, dal terreno sale un enorme impulso d'energia a circa un decimo della velocità della luce. Una corrente elettrica di 10000 ampere viene trasportata in un'"anima" d'aria del diametro di pochi millimetri: l'aria diventa istantaneamente caldissima, ardendo con incandescenza accecante a più di 30000° c, e si espande violentemente verso l'esterno alla velocità del suono con un'onda d'urto che noi udiamo come tuono. Dopo l'impulso principale positivo dal terreno alla nube, una carica negativa si precipita giù per la stessa strada dalla nube al terreno. C'è, quindi, una pausa di circa un ventesimo di secondo, durante la quale le cariche si accumulano nuovamente, dopodiché altri fulmini si susseguono su e giù per il sentiero ionizzato: spesso tre o quattro, a volte molto di più, in una scarica multipla che dura un quarto di secondo o più. Per quanto riguarda la natura del terreno, sembra che le rocce eruttive siano più spesso colpite dal fulmine che non le rocce sedimentarie. Inoltre il fulmine preferisce determinate piante: il pioppo, la quercia, l'olmo in primo luogo; poi le piante resinose.
 
TUONO
 
Nasce, come detto prima, dal riscaldamento quasi esplosivo dell'aria al passaggio del fulmine. Si tratta di onde d'urto che possono essere udite fino ad una distanza di circa 15 chilometri, non più. Quando si vedono i lampi e non si riesce a udire il tuono, ciò vuol dire che il temporale è lontano. Si può quindi valutare la distanza del temporale (che genera sempre tuoni) contando i secondi che separano la percezione della scarica elettrica da quella del tuono. Moltiplicando per 340 (velocità del suono) il numero dei secondi trascorsi fra la percezione del fulmine e quella del tuono oppure dividendo per 3 il numero dei secondi, si può conoscere approssimativamente la distanza del temporale (nel primo caso, la distanza sarà in metri; nel secondo, in chilometri).
 
FUOCHI DI S. ELMO
 
Le scariche fra nube e suolo vengono favorite da ciò che si chiama potere della punte. Le estremità degli alberi, dei piloni, degli alberi delle navi, degli spigoli dei tetti durante il temporale si ricoprono di fiocchetti luminosi, bluastri, noti come fuochi di S. Elmo. Si tratta di un flusso di ioni positivi (particelle caricate positivamente) accompagnato da un brusio caratteristico verso cui si dirigono i fulmini. La costruzione dei parafulmini si basa appunto sul potere delle punte.
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I CLIMI DEL MONDO
 
Nel corso degli anni, vari climatologi hanno cercato vari modi per classificare il clima. Quello più veritiero e usato è la classificazione di Koeppen, che ha utilizzato temperatura e precipitazioni come elementi principali per la classificazione. Ovviamente tali valori sono stati presi in un arco di tempo molto lungo e oltre alle medie annuali si è avuto bisogno di sapere le medie mensili e le escursioni annuali e giornaliere. Con questa classificazione sono stati individuati 9 climi nel mondo: i poli, la taiga, le montagne, le zone temperate, le zone monsoniche, la steppa, i tropici, le aree mediterranee e i deserti. Un'altra specie di clima, che in realtà ne comprende varie, è il microclima.
 
I POLI
 
Sia l'Artide intorno al polo nord che l'Antartide attorno al polo sud presentano condizioni difficili per qualunque forma di vita, specialmente per l'Antartide ancora più freddo e ventoso e dove è stata registrata la temperatura record di -92°c a Vostok, una stazione russa a 3488 metri sul livello del mare. I caratteri più spiccati di questo clima sono gli inverni particolarmente rigidi, le estati brevissime e piuttosto secche. Il limite delle zone con clima polare segue per lo più l'isoterma di 10°c per il mese più caldo dell'anno: tale isoterma, infatti, coincide abbastanza bene con il limite estremo a cui possono crescere alberi. Sulla calotta polare artica il limite non scende, salvo in limitate zone, oltre il Circolo Polare Artico, mentre sulla calotta polare antartica esso può raggiungere anche una latitudine di 50°. Le quantità di precipitazioni sono minime in entrambi le calotte polari. Le temperature medie d'inverno si aggirano sui -70°c specie nell'Antartide, mentre quelle estive, soprattutto in certe zone, attorno ai -30°c. Infine, la pressione ai poli e vicino è solitamente alta.
 
LA TAIGA
 
A questo tipo climatico appartengono la Siberia e il Canada (non la parte orientale mitigata dallo oceano). Le condizioni climatiche delle foreste conifere del Nord, conosciute col nome siberiano di taiga, sono inclementi: i lunghi, freddi inverni vengono interrotti solo da estati brevi e tiepide. Le precipitazioni sono leggere, con un totale annuo inferiore ai 500 mm, e di solito sono concentrate nei mesi più caldi. Nessun altro clima esibisce inoltre un'escursione annua di temperatura così grande. I valori estremi di temperatura si hanno all'interno della massa continentale più grande, l'Eurasia, e il primato per la più grande escursione termica è detenuto da Verkhoyansk, dove il mese più freddo(gennaio) ha temperatura media di -47°c e il mese più caldo (luglio) di 16°c: una differenza di ben 63 gradi tra i due estremi. Verkhoyansk e Oymyakon (a circa 640 chilometri a sud-est) detengono il primato per la più bassa temperatura osservata sulla faccia della Terra al di fuori dell'Antartide, -70° c. Queste località sono situate entro vallate della Siberia nord-occidentale, al polo del freddo; le temperature eccezionalmente basse vengono originate dalla combinazione di venti catabatici e di raffreddamento radiativo, specie durante le lunghe notti, che si hanno d'inverno vicino al Circolo Polare Artico.
 
LE MONTAGNE
 
Uno dei fattori più importanti che influenzano i climi montani è la diminuzione di temperatura con l'aumentare della quota (circa 0,56°c ogni 100 metri). Sulle montagne tropicali, la piovosità aumenta con l'altitudine fino a circa 1500 metri, oltre ai quali invece si ha una netta diminuzione. Al di fuori dai tropici le precipitazioni continuano ad aumentare con l'altezza. Anche i venti diventano più forti con l'altezza, perché il moto dell'aria è meno influenzato dall'attrito con la superficie terrestre. L'intensità della luce solare aumenta con l'altezza, nell'aria delle montagne progressivamente più pulita, più secca e meno densa. In un giorno sereno, circa il 75% dell'energia solare penetra fino a 2000 metri, mentre solo il 50% raggiunge il livello del mare. La piovosità può essere notevolmente influenzata dai rilievi locali. Le piogge più intense hanno luogo quando l'aria calda ed umida viene costretta a salire lungo i versanti sopravvento. Per esempio, la località più piovosa della Terra è il monte Waialeale sull'isola Kanai (Hawaii), alto 1548 metri, con una media annuale di 11.680 mm di pioggia. Sulla stessa isola ha luogo un impressionante fenomeno di "ombra" causato dalla pioggia: a pochi chilometri di distanza, infatti, la quantità di pioggia scende ad appena 250 mm l'anno. Nelle zone montuose esiste una tendenza all'inversione quotidiana della direzione dei venti locali. Il riscaldamento diurno dei versanti da parte de Sole, provoca un vento che risale i pendii, o anabatico, che a volte innesca i temporali. Il raffreddamento radiativo notturno dei versanti provoca invece un vento che discende i pendii, o catabatico, e l'aria fredda nelle vallate conduce alle brinate nelle parti più basse e alle inversioni termiche. Le nevicate sono più intense e più frequenti a
 
 
 
AE. Una foto tipica del Fujihama coperto di neve
 
causa delle temperature più basse; perfino all'equatore, alcune delle montagne più alte d'Africa e Sud America hanno le vette coperte di neve. La linea delle nevi perenni sulle montagne, si abbassa al crescere della latitudine e su pendii più esposti al vento e più ombreggiati.
 
LE ZONE TEMPERATE
 
I climi temperati si estendono all'incirca tra le latitudini 30° e 60° e si distinguono per avere due stagioni estreme (inverno ed estate) ben nette e due stagioni di transizione (primavera e autunno) abbastanza ben definite. Il carattere dominante del clima temperato è la grande variabilità delle correnti aeree dovuta soprattutto all'alternanza, piuttosto frequente, delle zone di alta e di bassa pressione, apportatrici le prime di periodi secchi, le seconde di periodi di maltempo. I climi temperati, a parte la suddivisione nei tre tipi climatici basati esclusivamente sul regime pluviometrico, mostrano ulteriori differenziazioni a seconda che la zona presa in esame sia a maggiore o a minore distanza da oceani, mari o da rilievi più o meno importanti. Pertanto, tenendo conto anche di questi fattori geografici, si possono distinguere le seguenti varietà del clima temperato:
 
clima temperato marittimo: presenta temperatura media piuttosto stabile ed escursione annue e mensili contenute, umidità alquanto elevata anche nelle ore centrali della giornata e formazioni nuvolose frequenti. Le piogge presentano il loro massimo soprattutto durante il periodo invernale. Il clima temperato marittimo può distinguersi nelle due varietà:
 
-mediterranea: che forma un vero e proprio clima di cui parleremo più avanti.
 
-oceanica: si nota in tutte le coste occidentali dei continenti alle latitudini soggette, per la maggior parte dell'anno, ai venti di ponente spesso violenti ma in prevalenza dolci e umidi, che rendono poco evidente il passaggio tra le stagioni. Il tipico clima temperato oceanico si riscontra nelle Isole Azzorre, a Madera, lungo le coste meridionali del Cile, in diverse zone della nuova Zelanda e in Tasmania.
 
Clima temperato sub-continentale: costituisce il clima di transizione tra il clima dolce e uniforme delle coste e il clima più marcato del vicino entroterra. Possono sicuramente classificarsi in questo clima, per esempio, la Pianura Padana (costituita dalle zone pianeggianti di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna), l'interno della Provenza, la Germania meridionale, alcune zone della Svizzera e della Gran Bretagna.
 
Clima temperato continentale: rappresenta il clima temperato più marcato, con la stagione invernale più lunga, la stagione estiva piuttosto calda e una riduzione delle due stagioni di transizione. Le escursioni diurne della temperatura risultano per lo più notevoli; marcata inoltre è l'escursione annuatra il mese più freddo ed il mese più caldo. I più elevati quantitativi di pioggia si registrano durante il periodo estivo, e la quantità totale delle precipitazioni diminuisce procedendo verso l'interno del continente. Sono un'eccezione le zone montuose sui versanti sopravvento, dove si ha generalmente un aumento delle precipitazioni.
 
Clima degli altipiani: si trova nell'America meridionale, nella Cordigliera delle Ande compresa tra le latitudini di 10° N e di 23° S. La lunga catena montuosa si eleva fino ai 7000 metri e presenta altipiani ad altitudine media di 3500 metri. Le escursioni diurne della temperatura risultano molto pronunciate; le piogge registrano valori piuttosto alti nella stagione calda, mentre prevalgono piogge di breve durata a carattere temporalesco durante la stagione fredda. Facendo un discorso in generale, si può dire che lungo i margini occidentali delle masse continentali la piovosità è essenzialmente ciclonica, anche se c'è un forte effetto orografico nelle zone montuose. Precipitazioni piuttosto intense, più di 2500 mm l'anno, si registrano su coste e versanti esposti a ovest in Scozia, Norvegia e sull'Isola Meridionale della Nuova Zelanda. La piovosità tende a diminuire procedendo all'interno, anche se l'aumento della precipitazione dovuta alle montagne può essere localmente importante. I sistemi depressionari sono frequenti e più intensi di inverno, con il risultato che in questa stagione si ha la massima piovosità in molte zone marginali occidentali temperate. La pioggia orografica, d'altra parte, tende a toccare il massimo nella tarda estate o in autunno perché i mari, più caldi in queste stagioni, aumentano il contenuto di umidità delle masse d'aria marittime dominanti. Ancora più all'interno nei continenti diventa maggiormente importante la pioggia convettiva, che si ha soprattutto d'estate (con il caldo), e, inoltre, le depressioni e le relative fasce di maltempo tendono a penetrare più facilmente all'interno dei continenti durante l'estate. La neve è comune alle latitudini temperate, anche se di solito persiste per parecchie settimane solo nelle zone interne e in quelle orientali dei continenti, dove si accumula e costituisce la maggior parte delle precipitazioni invernali.
 
I climi temperati, infine, si distinguono nettamente per una stagione morta che dura da uno a cinque mesi, in cui la temperatura media scende sotto la soglia dei 6°c, necessari anche per la crescita delle piante.
 
LE ZONE MONSONICHE
 
I climi monsonici comprendono le classiche terre monsoniche dell'India e, inoltre, terre monsoniche temperate e zone sub-tropicali d'Africa, Australia e Sud America. In esse prevale il clima caldo, con una media di almeno 25°c e due stagioni ben definite. Il monsone d'Asia meridionale, o monsone indiano, è il più vistoso fenomeno stagionale dei tropici e spirano da nord-est per metà anno e da sud-ovest per l'altra metà. Le vere foreste monsoniche (gli alberi più comuni sono i teak) si hanno dove la pioggia è moderatamente abbondante (tra i 1000 e i 2000 mm), mentre nel Decan occidentale (India) e nella India nord-occidentale vi sono precipitazioni annue di poco superiori ai 600 mm. Le savane africane e australiane e i llanos e i campos del Sud America sono terre tropicali, con un clima dominato da un effetto monsonico. Durante la stagione secca, masse d'aria stabile e subsidenti, sospinte dagli dagli anticicloni sub-tropicali, provocano cielo sereno con temperature massime tra i attorno ai 33°c, che a volte s'avvicinano ai 40°c immediatamente prima della piogge del monsone estivo. Altre volte il tempo può essere decisamente caliginoso sul Golfo della Guinea quando dai vicini deserti soffia un forte vento da nord-est, l'harmatan, carico di polvere. Nella stagione delle piogge, le zone monsoniche vengono investite da masse d'aria instabile provenienti dalla Zona di convergenza intertropicale (ZCIT), che è una stretta fascia che varia di ampiezza da pochi chilometri fino a circa cento chilometri, vicino all'equatore. I venti alla superficie soffiano verso la ZCIT sia da nord che da sud, cosicché in generale essa è una zona d'aria ascendente. La sua posizione varia di giorno in giorno, ma di solito è situata entro l'emisfero estivo. La temperatura viene lievemente abbassata da nubi spesse e violenti acquazzoni, ma le condizioni restano sgradevoli a causa dell'umidità. La piovosità annua, che varia da 750 a 1500 mm, diminuisce allontanandosi dall'equatore e ai margini dei deserti diventa estremamente variabile. I monsoni temperati sono estensioni dei climi monsonici classici e hanno luogo sui margini orientali delle masse continentali: nella Cina centrale, in Giappone, negli Stati Uniti sud-orientali e nella Australia orientale. A differenza della versione classica, la pioggia qui cade tutto l'anno, con un totale tra 1000 e 1200 mm, ma si nota ugualmente un deciso massimo estivo. Il tempo in queste regioni è dominato da masse d'aria tropicale marittima, che danno estati torride e umide, con occasionali cicloni tropicali, e inverni miti. Nel Nord America e in Asia irruzioni di aria polare continentale possono a volte apportare condizioni di freddo fuori stagione.
 
LA STEPPA
 
Ci sono tre tipi di steppe: le steppe dell'Eurasia e le praterie del Nord America, le praterie dell’emisero sud (le pampas dell'Argentina, il veld del Sud Africa, le dune dell'Australia) e le steppe tropicali. Le prime occupano il centro delle due grandi masse continentali dell'emisfero nord. Poiché si trovano lontano dall'influenza moderatrice degli oceani, esse vanno incontro, per quanto riguarda temperatura e piovosità, ad ampie escursioni giornaliere e amplissime escursioni annue. Durante la breve, calda estate le temperature medie mensili variano tra i 17°c e 20°c. L'inverno, d'altra parte, è lungo e rigido, con temperature medie mensili ben al di sotto dello zero; e a volte si hanno tormente di neve, specie nelle praterie del Nord America. Al contrario, le praterie dell'emisfero sud, hanno in genere un clima più caldo ed uniforme: questo, perché sono più vicine all'equatore e si giovano dell'influenza mitigatrice del mare. La piovosità annua di tutte le praterie temperate è moderata: in quella nord-americana i venti occidentali apportatori di pioggia vengono bloccati dalle Montagne Rocciose, nelle pampas dalle Ande;le steppe sono al riparo grazie alla loro grande distanza dal mare. Le steppe tropicali si trovano a basse latitudini, ai margini dei torridi deserti. Esse, di solito, sono sottoposte ai venti apportatori di pioggia, e connesse perturbazioni, per un breve periodo dell'anno, il che produce climi semi-aridi piuttosto che prettamente desertici. Qui, la precipitazione annua varia da circa 300 a 700 mm, ma è strettamente imprevedibile da un anno all'altro, specialmente nelle steppe tropicali situate sul lato equatoriale dei torridi deserti. La vegetazione naturale comprende cespugli spinosi, macchia e piante grasse.
 
I TROPICI
 
I climi tropicali si trovano in una fascia tra 10° N e 10°S. La temperatura media è di 27°c, con una escursione annua inferiore a 3 gradi e diurna fra 10 e 12°c. Distribuite uniformemente in tutto l'anno, si hanno piogge intense, con totali annui di almeno 1500 mm. Situati nella zona di massima insolazione, i tropici godono di un tempo stabile e regolare. Appena il sole sorge si ha un rapido innalzamento della temperatura e la foschia mattutina svanisce rapidamente. Più tardi, si formano quasi sempre nubi cumuliformi che si trasformano in cumulonembi durante il pomeriggio con conseguenti rovesci torrenziali, spesso accompagnati da temporali, nel pomeriggio avanzato; le piogge sono in genere seguite da serate limpide. L'umidità, costantemente alta, viene attenuata sulle coste dalle brezze marine, che si instaurano con regolarità quasi cronometrica, facendosi sentire, a volte, fino a 150 chilometri all'interno. Una delle anomalie climatiche più notevoli del mondo ha luogo a ovest delle coste dell'Ecuador e del Perù, tra le longitudini 160° e 170° E. In questa zona la piovosità è inferiore a qualunque altro luogo, nei tropici: meno di 250 mm nella parte est, 750 mm nella parte ovest. Si ritiene che queste insolite condizioni siano dovute alla scissione della Zona di convergenza intertropicale in due rami stabilmente a nord e a sud dell'equatore. Il caldo e le piogge abbondanti generano la vegetazione tipica della regione, la foresta pluviale tropicale, che nella sua forma estrema è rappresentata dalle selvas del Bacino delle Amazzoni nel Sud America, soggette a selvaggi disboscamenti da parte dell'uomo che non pensa come queste grandi foreste riescono ad "aspirare" tanta dell'anidride carbonica prodotta dall'uomo stesso.
 
LE AREE MEDITERRANEE
 
I climi mediterranei si trovano soprattutto ai bordi del Mar Mediterraneo, e anche in parti della California, Cile, Sud Africa e Australia sud-occidentale. Per quanto riguarda l'Italia, esso interessa le isole, la fascia tirrenica e la parte meridionale del litorale adriatico (quest'ultimo, comunque, in inverno vede anche invasioni d'aria molto fredda provenienti da nord-est). In queste zone si hanno estati calde e secche e inverni miti e piovosi e il sole splende per buona parte dell'anno. Situati tra la fascia anticiclonica sub-tropicale e le perturbazioni mobili dei venti occidentali delle medie latitudini, i climi di queste regioni vengono determinati dallo spostamento stagionale di queste zone atmosferiche, che causa aridità sub-tropicale d'estate e moderata tempestosità d'inverno. La penetrazione estesa nell'entroterra di climi mediterranei avviene solo in Europa: nell'America, sia settentrionale che meridionale, le catene montuose che corrono da nord a sud interrompono questo tipo di clima a poca distanza dalla costa. Tipiche temperature medie mensili sono di solito tra 25 e 30°c d'estate e tra 11 e 17°c d'inverno. La piovosità annua, da leggera a moderata, varia tra 400 e 800 mm ed ha luogo soprattutto d'inverno. Molto spesso il tempo è sereno e assolato; persino d'inverno sono piuttosto rari i giorni completamente privi di sole, dato che la pioggia è di breve durata. Le gelate occasionali che avvengono d'inverno sono per lo più il risultato del raffreddamento radiativo notturno, che segua l'arrivo d'aria fredda polare. Un certo numero di venti caratteristici - scirocco, mistral, o maestrale, tramontana, estesio, santa ana - sono collegati con i climi mediterranei. Lo scirocco è un vento secco e torrido, a volte carico di polvere, che ha origine nel del deserto Sahara e soffia verso nord sul Mediterraneo. Ciò facendo raccoglie molta umidità e apporta condizioni di caldo umido e afoso su Spagna e Italia. Le catene dei Pirenei, delle Alpi e dei Balcani costituiscono barriere contro la penetrazione a grande scala dell'aria polare sulle zone d'Italia a clima mediterraneo e nel bacino del Mediterraneo stesso. Tuttavia, ci sono varchi attraverso i quali l'aria si incanala, a volte con violenza, producendo venti locali come il mistral della valle del Rodano e la tramontana (ricordiamo che la tramontana è la bora che soffia sul Nord Italia e che scendendo viene chiamata con tale nome). Il mistral può soffiare di continuo per parecchi giorni e come frangivento sono stati piantati filari di cipressi. I costanti venti etesii di nord-est o nord, presenti nel Mediterraneo orientale durante l'estate, sono relativamente secchi. A volte, pero, oltre ad causare cielo coperto, in certe località (come Atene) possono sollevare soffocanti nubi di polvere. Nelle pianure costiere della California meridionale, il rovente e secco santa ana, che soffia dall'altopiano desertico dell'entroterra attraverso le gole montuose circondanti Los Angeles, prende il nome da un particolare canyon, nel quale lo si incontra spesso. Infine, le zone con clima mediterraneo sono caratterizzate dalla macchia mediterranea, un tipo di vegetazione composta da piccoli alberi sempreverdi e da cespugli.
 
I DESERTI
 
La caratteristica essenziale dei deserti è l'estrema secchezza dell'atmosfera. La quantità annua di precipitazione è inferiore a 250 mm e si registrano intere annate senza pioggia. A causa della estrema secchezza, l'aria è molto trasparente: di giorno, pertanto, tutta la radiazione solare può giungere direttamente fino agli strati bassi dell'atmosfera a contatto del suolo, mentre, durante la notte, l'irraggiamento da parte della superficie terrestre risulta così intenso da portare le temperature sino a pochi gradi al di sopra dello zero e a volte anche al di sotto (ovviamente si sta parlando dei deserti caldi). E' per questo che i deserti presentano le massime escursioni giornaliere del mondo. Infine, i deserti caldi (fig. AD), come il Kalahari e il Sahara, hanno soltanto la stagione estiva con una media delle temperature attorno ai 35-40°c,anche di più e con temperature massime che possono toccare i 57°c. I deserti freddi, come il Gobi (Mongolia) e il Gran Bacino (Nevada, USA) hanno almeno un mese con media sotto ai 6°c.
 
I MICROCLIMI
 
La microclimatologia è lo studio dettagliato, a piccola scala, delle condizioni atmosferiche nel sottile strato d'aria situato immediatamente al di sopra della superficie terrestre. L'escursione termica giornaliera vicino al suolo è molto forte. Per esempio, se una stazione meteorologica osserva un'escursione giornaliera di 10 gradi a un'altezza di 2 metri, il valore al livello del terreno potrebbe essere tre o quattro volte superiore. Di questo effetto dà una prova visibile il deterioramento di rocce ed edifici, che è diverso secondo l'altezza. Un'altra caratteristica dello strato superficiale d'aria, al di sotto dei 2 metri, sono le rapide fluttuazioni dell'umidità:questa,infatti, vicino alla superficie terrestre deriva dell'evaporazione delle precipitazioni, della sublimazione di ghiaccio e neve e della traspirazione delle piante, sicché il vapore acqueo generalmente diminuisce con lo aumentare dell'altezza. Le foreste hanno una notevole influenza moderatrice sul clima. Le chiome fronzute di una foresta alta e densa formano una superficie praticamente ininterrotta, che in larga misura assume le funzioni del terreno. Durante il giorno, la maggior parte della radiazione solare viene assorbita dalle chiome: pertanto, le temperature più alte della foresta si hanno sulla parte superiore della copertura. A causa dell'ombra proiettata dagli alberi, la temperatura diminuisce verso il basso e il suolo della foresta è generalmente più fresco del terreno aperto circostante: in una calda giornata estiva, la differenza nelle ore centrali del giorno, può essere di 5 gradi o più. Di notte la foresta è più calda del territorio circostante. L'umidità è ordinariamente più alta nella foresta, dove le correnti d'aria vengono molto ridotte: i venti, rallentati dalla copertura, vicino al suolo diventano molto leggeri. All'interno delle aree urbane le proprietà fisiche e chimiche dello strato superficiale d'aria sono state alterate e ne è risultato un tipo ben distinto di microclima. Anche parametri meteorologici, come temperatura, visibilità e vento, presentano vistose differenze tra città e campagne. Il velo d'inquinamento presente nelle aree urbane modifica il bilancio radiativo, schermando l’insolazione durante il giorno e riemettendo la radiazione terrestre durante la notte. La maggioranza della città sono immerse in una massa d'aria calda che si estende fino oltre i 100 metri d'altezza, nota come isola di calore. Differenza tra temperature urbane e rurali di 6 gradi sono comuni; le massime differenze (10 gradi) si hanno di notte. Solo quando la velocità del vento supera i 25 Km/h la ventilazione diventa abbastanza forte da disperdere questo effetto di riscaldamento. La visibilità nelle città e spesso inferiore a quello delle aree rurali a causa della maggior concentrazione di particelle inquinanti in sospensione; queste aumentano la torbidità atmosferica sia per il loro diretto effetto di schermo, sia perché agiscono come nuclei di condensazione per la nebbia. A causa del maggior attrito con la superficie, la velocità del vento nelle grandi città è di circa il 25% inferiore rispetto alle aree rurali e la riduzione è particolarmente percepibile quando il vento è forte. Peraltro, la superficie diseguale delle arre costruite accresce la turbolenza e i vortici, e gli effetti d'incanalamento provocati dai grani edifici possono essere fastidiosi. Le differenze urbano-rurali in materia di precipitazioni sono più difficili da stabilire, ma sembra che l'urbanizzazione abbia aumentato la piovosità su molte grandi città. Atri tipi di microclimi possono essere riscontrati sulle rive dei laghi, come detto nel capitolo che tratta i fattori del clima: se essi non ghiacciano rendono mite il clima circostante ma se ghiacciano fanno diventare il clima del posto ancora più rigido. Un altro microclima può esserci dove una località venga riparata da un monte o da una catena montuosa: qui, soprattutto se è esposta al sole, ci possono essere differenze molto sensibili di temperatura e precipitazioni rispetto a zone vicine.
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IL CLIMA ITALIANO
 
 
 
L'Italia, sotto l'aspetto climatico si può suddividere in 7 zone .
 
Infatti si può notare il clima alpino, caratterizzato, vista l'altezza, da temperature molto rigide e nevicate abbondandanti, specie sul settore nord-occidentale. Le temperature che vengono raggiunte sono anche di –35°c. L’altezza dei ghiacciai perenni è attorno ai 3000 m. Le Alpi condizionano molto il clima d'Italia perché fanno da scudo ai venti gelidi da nord e alle perturbazioni. Essi, se riescono a superarle, possono provocare l'effetto foehn: scendendo giù per i pendii delle Alpi, si riscalda e, anche in inverno, le zone colpite da questo vento, di solito forte, possono raggiungere temperature attorno ai 18°c. Le zone più colpite sono le regioni nord-occidentali. Scendendo più a sud si ha un clima continentale, caratterizzato da estati calde, afose e povere di precipitazioni ed inverni freddi e umidi. L'autunno e la primavera si presentano stagioni piovose e variabili.
 
Il settore adriatico vede estati con temperature e tassi d'umidità inferiori ed inverni con temperature leggermentee meno basse. Le nevicate sono meno numerose ma più abbondanti, parlando sempre in generale. Frequenti sono le irruzioni di aria fredda da nord-est, la tramontana, che portano freddo, secco e sereno.
 
Il clima ligure ha le estati meno calde d'Italia e inverni molto miti. Questo grazie alla forte rilevanza che ha il mare in questa regione, che, probabilmente, è la più piovosa. Quando d'inverno spira la tramontana, il golfo ligure è investito da forti venti.
 
 
 
AH. L'Europa vista da Meteosat
 
Nel clima tirrenico si possono riscontrare estati calde anche se meno umide di quelle adriatiche, mentre la stagione invernale raramente vede scendere le temperature sotto lo zero lungo la costa. Caratteristico di Roma è il ponentino, un vento che in estate allieva i disagi provocati dal caldo. Complessivamente si può dire, che soprattutto nell'area centro-settentrionale, sia un clima piuttosto piovoso.
 
Per quanto riguarda il clima appenninico, si può dire che esso è molto freddo d'inverno, specie al al centro-nord con abbondanti nevicate soprattutto ai versanti esposti ai gelidi venti da nord-est e fresco d'estate.
 
Il clima siculo-calabrese è indubitabilmente molto caldo d'estate e molto mite d'inverno . Non è infrequente che si raggiungano temperature attorno ai 40°c. Le nevicate sono praticamente inesistenti in pianura e non tanto frequenti sugli Appennini e sull'Etna.
 
Infine il clima sardo è simile a quello tirrenico. Una delle sue peculiarità è senz'altro il maestrale, un vento che lì si presenta molto forte, con raffiche che raggiungono anche i 120 km/h, tanto è vero che la Sardegna è l'unica regione italiana in cui si produce energia eolica.
 
 
 
AI. L'Italia osservata dal satellite
 
MASSE D’ARIA E PERTURBAZIONI
 
Le masse d'aria che interessano, nel corso dell'anno, il territorio italiano, sono fondamentalmente l’aria artica, l'aria temperata e l'aria tropicale.
 
L'aria artica è l'aria tipicamente invernale. Formatasi sulla calotta polare, questa enorme massa di aria freddissima, tende a defluire verso sud, venendo ad interessare anche l'Italia. Se proviene dalla valle del Rodano (tipo marittimo) dà origine, nella sua avanzata, ad un vento molto forte e turbolento: le nubi più caratteristiche sono quelle cumuliformi, accompagnate da rovesci e temporali (in estate). L'aria artica di tipo continentale (la cui origine è il vasto territorio gelato della Russia settentrionale) giunge invece in Italia dalla "porta della bora" sotto forma di venti di estrema violenza che generano talvolta forti tempeste sul Mare Adriatico.
 
L'aria temperata o intermedia costituisce la massa d'aria che maggiormente interessa le regioni italiane in tutte la stagioni dell'anno. Per la sua origine zonale (essa ha origine, cioè, entro la fascia della zona temperata), può suddividersi in intermedia fredda e intermedia calda. Entrambi i tipi, poi, si suddividono in marittima e continentale.
 
L'aria temperata fredda marittima proviene dall'atlantico settentrionale, talvolta dal Canada, e il suo arrivo è preannunciato da forti venti maestrali; dato il suo notevole spessore, riesce a scavalcare facilmente la catena alpina e a dilagare lungo tutta la penisola italiana. Tale tipo di massa d'aria apporta tempo molto variabile, con alternanza di annuvolamenti anche intensi, accompagnati da rovesci di pioggia o temporali, e da schiarite, specialmente in primavera ed autunno: un tipo di tempo che comunemente viene definito "tempo di marzo".
 
L'aria temperata fredda continentale giunge sull'Italia soprattutto in inverno dalle gelide pianure russo-siberiane; essa penetra nel territorio italiano attraverso il Golfo di Trieste, accompagnata da sostenuti venti di bora ed apportando in genere tempo freddo e asciutto. Le eventuali precipitazioni risultano per lo più di scarsa entità e, nella maggior parte dei casi, sono a caratteri nevoso.
 
L'aria temperata calda marittima proviene dall'Oceano Atlantico attraverso la Spagna a il Mediterraneo occidentale; essa apporta generalmente nubi stratificate; piogge leggere ma continue.
 
L'aria temperata calda continentale è tipicamente estiva; essa giunge sul territorio italiano dai Balcani o dalla Turchia. Le precipitazioni, con tale tipo d'aria, risultano proprio scarse e si risolvono per lo più con episodi temporaleschi locali.
 
Le masse d'aria tropicali nella stagione estiva possono risalire anche sino all'Europa settentrionale, mentre nella stagione invernale difficilmente raggiungono la penisola italiana, fermandosi per lo più sulla parte meridionale del bacino del Mediterraneo. A seconda della loro origine, si distinguono anch'esse in marittime e continentali.
 
L'aria tropicale marittima perviene sull'Italia dalle Isole Azzorre e apporta sull'Italia nubi del tipo stratificato; le precipitazione caratteristiche sono le pioviggini.
 
L'aria tropicale continentale giunge in Italia dall'Africa settentrionale ovvero dall'Asia Minore; essa apporta generalmente le più marcate ondate di caldo.
 
Per quanto riguarda le perturbazioni, queste giungono sull'Italia e la attraversano secondo tre traiettorie.
 
La prima proviene dalle Isole Britanniche, passa sulla Francia, sul golfo ligure e piega poi lungo le coste tirreniche; talvolta, dal golfo ligure, attraverso l'Appennino tosco-emiliano per deviare poi verso sud-est lungo tutto l'Adriatico.
 
La seconda traiettoria ci porta le perturbazioni da ovest, ma lungo latitudini più basse, cioè alle latitudine della penisola iberica; questa perturbazioni raggiungono prima la Sardegna e successivamente l'Italia centrale e meridionale per poi portarsi sulla Grecia.
 
La terza traiettoria, ancora più meridionale, ci porta le perturbazioni dalle zone dell'Africa nord- occidentale che difficilmente risalgono la penisola italiana, limitando la loro influenza alle sole regioni meridionali.
 
 
 
METEOROLOGIA DELLE QUATTRO STAGIONI
 
In inverno possono susseguirsi sia le depressioni mediterranee sia l'anticiclone atlantico e quello russo. Poiché le depressioni mediterranee (autonome o derivate) interessano di più l'Italia peninsulare ed insulare, ecco che le regioni settentrionali sono poco piovose (ad eccezione di una ristretta zona sulle Venezie nord-orientali) mentre le zone più piovose sono su tutte sul versante tirrenico e la Sicilia, poiché direttamente soggette alle correnti umide a componente occidentale. Le temperature più basse si raggiungono, a parte le località montane, sulla Pianura Padana per il suo clima continentale. La Pianura Padana, ha un altro primato: quello della nebbia. La rigidità, la forte umidità della zona e la prevalente calma atmosferica sono i fattori favorevoli a questo fenomeno particolarmente persistente quando si ha un'aria di alta pressione sull'Europa centrale o centro- orientale. Tra i venti più importanti ricordiamo la bora, fredda e violenta, nel golfo di Triste, la tramontana, il foehn (discendente dalla catena delle Alpi e responsabile di repentini aumenti di temperatura e del dissolvimento delle nubi). Frequente è anche il vento di scirocco, che spesso apporta pioggia.
 
La primavera costituisce un periodo di grande variabilità meteorologica: durante il suo corso si hanno profondi rivolgimenti nella distribuzione della pressione, della temperatura e delle masse d'aria. A giornate assolate succedono, spesso bruscamente, "colpi di coda" dell'inverno, con gelate e possibili nevicate al nord. L'Anticiclone atlantico inizia in questo periodo la sua espansione verso il continente europeo, ma ciò avviene per successivi impulsi. Ne conseguono fasi di tempo mite e sereno e fasi di ritorno di freddo, pioggia e, qualche volta neve. L'Anticiclone russo, invece, responsabile dei marcati afflussi di aria fredda, tende a frazionarsi sino a dissolversi completamente entro la prima parte della stagione. Con il progressivo modificarsi della distribuzione della pressione (e di conseguenza della circolazione atmosferica), le grandi perturbazioni provenienti dall'Atlantico tendono a seguire traiettorie sempre più settentrionali: eccole sempre più frequenti e durature fasi di tempo buono sulle regioni meridionali e centrali della penisola, mentre sulle regioni settentrionali, interessate dalle parti meridionali delle perturbazioni che transitano sull'Europa centrale, possono permanere fasi di tempo incostante e variabile. Il periodo centrale della stagione primaverile è caratterizzato da un generale aumento dell'instabilità dell'aria con la formazione di nubi cumuliformi ad evoluzione diurna e tipici rovesci e temporali seguiti da rapide schiarite.
 
L'estate è determinata dal predominio dell'anticiclone atlantico che, pur mantenendo il suo massimo in prossimità delle Isole Azzorre, si estende fino ad interessare tutta l'Europa sud-occidentale, parte di quella centrale e quasi tutto il Mediterraneo. La debole circolazione fa sì che l'aria ristagni inerte anche per lunghi periodi; inoltre, il fenomeno della subsidenza, cioè il lento abbassarsi degli strati d’aria superiori e la conseguente compressione di quelli a contato col suolo, ne provoca un graduale surriscaldamento. Queste condizioni contribuiscono unitamente alla serenità del cielo e alla maggiore elevazione del Sole sull'orizzonte, a far salire ovunque sensibilmente la temperatura, che risulta più alta laddove il riscaldamento trovi condizioni ambientali più favorevoli (per esempio nella Pianura Padana, specie nel settore centrale, e nelle regioni meridionali del penisola). Per la particolare stabilità atmosferica, in estate si ha la prevalenza di venti di brezza, questi, siano di terra, di mare o di lago, costituiscono un gradito sollievo all'afa estiva in quanto mitigano sensibilmente gli eccessi termici caratteristici della stagione. La nuvolosità, dovuta soprattutto al surriscaldamento diurno, è prevalentemente costituita da nubi cumuliformi; il ripetersi giornaliero di tale nuvolosità (che si addensa specialmente lungo i rilievi montuosi) è indice di tempo stabile.
 
L'autunno inizia solitamente quando una perturbazione, seguita da una marcata corrente d'aria fredda, è dotata di sufficiente energia per scendere abbastanza a sud, invadendo il Mediterraneo occidentale e centrale. Con tale evento, l'Italia inizia ad essere interessata da maltempo tipico di questa stagione di transizione e ciò accade il più delle volte nella seconda metà di settembre. L'attenuazione delle alte pressioni e l'abbassamento della traiettoria delle basse pressioni avviene per gradi irregolari, ma col procedere del mese di settembre, l'influenza benefica dell'anticiclone si fa sempre più debole, mentre prendono sempre più vigore le perturbazioni atlantiche: ecco le prime fasi di moderato maltempo, sino alla prima vigorosa perturbazione della seconda metà di settembre che segna definitivamente l'inizio della stagione autunnale. In seguito, caratteristiche diventano le depressioni sul Mar Ligure e sul Tirreno e quelle mediterranee, che portano condizioni di maltempo. Questo assume una particolare intensità allorquando nelle aree di bassa pressione confluiscono masse d'aria fredda di origine polare e masse d'arie calda e umida di origine mediterranea o tropicale: ecco perché, sulla maggior parte delle regioni italiane, l'autunno è la stagione più piovosa dell'anno. Solo verso la metà di novembre i lineamenti generali del tempo tendono ad accostarsi sempre più a quelli del tipo invernale.
 
GLI OTTO PRINCIPALI TIPI DI TEMPO
 
Sull'Italia si instaurano otto principali tipi di tempo, anche se per la moltitudine dei diversi climi italiani, possono risultare diversi da come verranno descritti.
 
Prima situazione tipica: anticiclone su Penisola Iberica, Francia, Mediterraneo occidentale e Italia. Le perturbazioni atlantiche ruotano attorno alla zona di alta pressione in senso orario, interessando principalmente l'Europa centrale e settentrionale. Sul Mediterraneo occidentale e sull'Italia, tale situazione apporta aria tropicale, cioè secca, stabile e abbastanza calda, con cielo in prevalenza sereno e temperature relativamente alte. Le catene montuose sono orlate da imponenti ammassi nuvolosi del genere cumuliformi a evoluzione diurna. Questa situazione costituisce una delle più classiche situazioni estive: può tuttavia presentarsi anche nella tarda primavera; essa può persistere a lungo, talvolta anche due, tre settimane.
 
Seconda situazione tipica: anticiclone sull'Europa centrale. Una vasta area anticiclonica occupa gran parte dell'Europa con centro per lo più tra le Alpi e la Danimarca. Le perturbazioni a grande scala influenzano soprattutto l'Europa settentrionale. Sull'Italia, le condizioni atmosferiche risultano buone; solo sul versante adriatico italiano può talvolta presentarsi una scarsa nuvolosità per afflussi freddi da n/e. La temperatura risulta piuttosto mite in estate e notevolmente inferiore ai valori normali in inverno (il versante adriatico risulta comunque più fresco o più freddo del versante tirrenico). Di solito, con una tale situazione, in inverno si hanno sulla Pianura Padana le più estese e persistenti formazioni nebbiose. Anche questo tipo di tempo può prolungarsi per lunghi periodi: talvolta, in estate principalmente, anche per diverse settimane.
 
Terza situazione tipica: anticiclone sul Mediterraneo occidentale. Situazione simile a quella precedente, con la sola differenza che tutto il campo delle alte pressioni si trova spostato più a sud: il centro dell'area delle alte pressioni viene così a trovarsi sul Mediterraneo occidentale, e le perturbazioni atlantiche transitano sul continente a latitudini più basse venendo ad influenzare, sia pure in parte, anche zone dell'Europa centrale. Le condizioni sull'Italia si presentano buone, con cielo in prevalenza sereno; i venti risultano deboli o assenti e lungo i litorali a regime di brezza. Le temperature al suolo risultano superiori a valori medi normali del periodo. In estate, pertanto, possono essere raggiunte le temperature più alte dell'anno. Anche una tale situazione può persistere molto a lungo: è quella che caratterizza per lo più il periodo estivo, soprattutto dei suoi primi due mesi.
 
Quarta situazione tipica: fascia di alte pressioni sull'Europa centrale. Le alte pressioni sull'Atlantico (anticiclone delle Azzorre) si congiungono, attraverso una fascia o corridoio di alte pressioni sull’Europa centrale, con l'anticiclone russo-siberiano con centro nella Russia. Le perturbazioni, provenienti dall'oceano, si muovono lungo il bordo settentrionale della fascia anticiclonica. Sull'Italia il tempo risulta buono, ma freddo in inverno e fresco in estate per lo spirare di venti da nord/est e le temperature risultano quasi ovunque inferiori ai valori normali del periodo. Tale situazione si presenta per lo più nella tarda estate e ha, in media, una frequenza piuttosto bassa; la sua durata può oscillare mediamente dai sette ai dieci giorni. La fine della situazione è denunciata da una diminuzione della pressione tra i due anticicloni atlantico e russo. Le perturbazioni del Nord Atlantico piegano, raggiunta la Francia, verso sud/est, cioè verso l'Italia, dove apportano condizioni di spiccato maltempo.
 
Quinta situazione tipica: depressione da nord/ovest. E' una delle situazioni più tipiche dell'autunno e dell'inverno, alla quale si perviene, molto spesso, da quella precedente. Allorquando si verifica la "rottura" della fascia delle alte pressioni sull'Europa centrale, le perturbazioni, giunte sul continente, piegano verso sud/est, entrando nel Mediterraneo. Le singole perturbazioni o gruppi di perturbazioni si susseguono a ritmi più o meno regolari apportando sull'Italia periodi, anche lunghi, di maltempo e brusche variazioni di temperatura. Solitamente questa è la situazione meteorologica peggiore per l'Italia.
 
Sesta situazione tipica: anticiclone sull'Europa nord-occidentale. Si presenta quando un anticiclone occupa gran parte dell'Europa nord-occidentale, con il massimo di pressione sulla Scandinavia o sulla Finlandia, mentre sul Mediterraneo si ha una zona di basse pressioni, talvolta con vari minimi. In tali condizioni, i venti a componente settentrionale che spirano dall'anticiclone portano sul Mediterraneo masse d'aria fredda o addirittura artica che, venendo a contatto con le masse più calde caratteristiche del Mediterraneo, generano, sulla sua estremità occidentale, una serie si corpi nuvolosi e perturbazioni. Queste si succedono con ritmo rapido, seguendo tutte la medesima traiettoria verso levante, dirigendosi cioè verso la nostra penisola. Le condizioni del tempo risultano ovunque cattive, specialmente sulle regioni tirreniche. Questa situazione ha la maggiore frequenza d'inverno e la minore d'estate; può durare anche per parecchi giorni.
 
Settima situazione tipica: basse pressioni sul Mediterraneo occidentale e sul Tirreno. Questa situazione, che si presenta spesso nei mesi autunnali ma soprattutto in quelli invernali, è caratterizzata da una zona di basse pressioni, con vari minimi, stazionante talvolta anche sino ad una quindicina si giorni sul Mediterraneo occidentale e sul Tirreno. Le regioni dell'Europa orientale risultano interessate allo stesso tempo da una vasta area di alte pressioni. Le perturbazioni che si originano sull'Africa nord-occidentale, si dirigono velocemente verso l'Italia ma, per l'azione di blocco delle alte pressioni che si estendono dal mediterraneo orientale alla Russia, giunte all'altezza della Sardegna, rallentano, si avvicinano l'una all'altra, piegano verso nord e risalgono la penisola. Si determina così sul nostro Paese un periodo piuttosto lungo di spiccato maltempo, con piogge a carattere continuo o quasi e temperature decisamente superiori ai valori caratteristici del periodo. Con questa situazione, per i persistenti venti meridionali lungo tutto il Mare Adriatico, si ha il caratteristico fenomeno dell'acqua alta sulle lagune venete, soprattutto quando alla componente meteorologica si sovrappone anche la componente astronomica.
 
Ottava situazione tipica: depressione sul Mar Ligure. E' una situazione tipica della regione climatica italiana, caratterizzata da una bassa pressione sul Mar Ligure, associata di solito ad una vecchia perturbazione di origine atlantica. Le formazioni di basse pressioni sul Mar Ligure (dette anche "depressioni sottovento alle Alpi") sono strettamente legate alla presenza dell'imponente catena alpina e ad un energica invasione di aria fredda sul Mediterraneo occidentale proveniente dalla così detta "porta del mistral". La violenta corrente d'aria (che dalla valle del Rodano dilaga verso il Golfo del Leone e nel Mediterraneo occidentale),provoca infatti una forte diminuzione della pressione, sino alla formazione di una ben definita area depressionaria sul Mar Ligure. Il forte afflusso di aria fredda segue per lo più una vecchia perturbazione di origine atlantica: all'altezza delle Alpi occidentali tale perturbazione si spezza in due, e mentre la parte settentrionale prosegue verso nord-est, la parte meridionale, associata alla depressione originatasi nel Mar Ligure, si rinforza e si dirige verso sud-est. L'evoluzione di questa perturbazione risulta piuttosto lenta; su tutte le regioni italiane si hanno condizioni di marcato maltempo. La depressione intanto, continuando il suo autonomo movimento verso sud-est, chiude il suo ciclo sul Mare Egeo (generalmente): mentre sulle regioni settentrionali e su quelle del versante tirrenico della Liguria e della Campania si ha pertanto, dopo il transito della perturbazione, un generale e rapido miglioramento delle condizioni del tempo, sulle altre regioni italiane il cattivo tempo può persistere anche diversi giorni.
 
Da come si è potuto notare il clima italiano dipende essenzialmente de tre fattori dominanti: l’anticiclone atlantico (o anticiclone delle Azzorre), le depressioni mediterranee (autonome o che dipendono da altre più settentrionali) e l'anticiclone russo-siberiano. Per questi fattori e per altri (come la presenza della catena alpina e appenninica, la posizione geografica, …) il clima italiano, come già detto prima, è molto vario.
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LE PREVISIONI
 
 
 
Gli aspetti del cielo sono generalmente mutevoli. Salvo casi particolari e piuttosto rari, si assiste alla sfilata di diversi generi di nubi, in una sequenza che ubbidisce alla logica fisica del processo della loro formazione. Molto importante per la previsione locale del tempo è conoscere quali nubi costituiscono un fronte in arrivo. Infatti il sapere in che modo e con quale genere di nubi il cielo è coperto o sarà coperto può condurre l'osservatore ad avere un buon risultato circa la previsione locale. Innanzitutto se è previsto che un determinato genere di nubi passerà, ad una data ora, sulla nostra località, mentre non si vede nessuna nube nel cielo o altri tipi di nubi, ciò vorrà dire che il fronte è in ritardo, ha cambiato direzione oppure è morto. Si può prevedere il tempo osservando il tipo di nuvolosità presente in cielo. Comunque è da sottolineare che le informazioni che saranno presentate di seguente rappresentano solo una linea guida (e in più nel periodo invernale i caratteri sono meno accentuati) e che tanto dipende dalla posizione del luogo.
 
 
 
LA NUVOLOSITA’ STRATIFORME E IL SUO MESSAGGIO
 
Particolare importanza per la previsione locale del tempo bisogna darla alla nuvolosità stratiforme. La presenza di cirrostratus indica che la perturbazione arriverà entro una ventina di ore. Se, infatti, teniamo d'occhio le variazione degli strumenti meteorologici, ci accorgiamo che la pressione atmosferica si abbassa, mentre la temperatura e l'umidità aumentano. Per quanto riguarda il vento c'è da attendersi una rotazione da S o da S/E. La presenza di altostratus, che possono essere formati da più strati sovrapposti e presentare nette ondulazioni, indica che la perturbazione ci ha raggiunto e che le precipitazioni, se non sono già in atto, saranno prossime. Un cielo ad altostratus determina condizioni di tempo brutto stabile. Il venti si dispone da W o da S/W. Se la nuvolosità stratiforme è bassa, di aspetto secco e uniformemente distribuita, e cioè senza ondulazioni (le ondulazioni indicano la presenza di vento più o meno forte), da questo stratus non cadrà mai pioggia.
 
 IL MESSAGGIO DELLE NUBI
 
Le nubi alte quali cirrus, cirrostrato, cirrocumulus preannunciano l'arrivo della perturbazione, ma con molte ore di anticipo. Gli altocumulus preannunciano anch'essi la perturbazione, ma con poche ore di anticipo, mentre la presenza di altostratus vuol dire già precipitazioni. La nuvolosità bassa (stratus, stratocumulus) può dare luogo a pioviggine e a precipitazioni sotto forma di nevischio, ma i fenomeni sono di lieve entità.
 
 SISTEMI NUVOLOSI. LA SFILATA DELLE NUBI E LA PREVISIONE LOCALE DEL TEMPO
 
Nei sistemi frontali, le perturbazioni si annunciano di solito con l'apparizione di cirrus, cirrostratus, altostratus. Se si prende in considerazione una località situata davanti alla perturbazione, inizialmente su tale località ci sarà l'arrivo dell'aria fredda; il cielo sarà sereno o disseminato di cumulus humilis (di bel tempo). Molto prima che il fronte caldo della perturbazione abbia raggiunto la località, questa sarà invasa in quota, vale a dire sulla verticale, da una massa d'aria calda. In superficie l'aria è ancora fredda, ma nel cielo vediamo comparire la prime nubi alte. La comparsa di queste nubi indica il fronte caldo, e quindi la perturbazione con le sue piogge, è lontano circa 500 chilometri. La testa della perturbazione è caratterizzata dalla presenza di cirrus che vanno progressivamente ad invadere il cielo. I cirrus sono seguiti da cirrostratus, velo biancastro che spesso forma un alone attorno ai due astri di grandezza ottica maggiore, senza offuscarne lo splendore. Nella testa del sistema, il vento ha tendenza a orientarsi da S, rinforzando. La pressione atmosferica si abbassa lentamente. Il corpo del sistema è caratterizzato dalla presenza di altostratus che, se di tenue spessore, fanno vedere il Sole (o la Luna) come attraverso un vetro smerigliato, e dalla presenza di nimbostratus. Nel corpo, la pioggia è fitta, piuttosto minuta, persistente. Il vento si stabilisce da S o da S/W. Lo strascico del sistema è rilevato da un cielo abbastanza caotico in cui si possono trovare cumulus congestus (ha grande sviluppo verticale), altocumulus, stratocumulus, cumulonimbus e anche stratus. E' questo il settore delle piogge forti, dei rovesci temporaleschi con fulmini e tuoni, intervallati da schiarite. Il vento di solito si forma da N/W e può rinforzare ancora. Nel sistema nuvoloso abbiamo altre due zone dette margine freddo e margine caldo. Nel primo appaiono di solito cirrus e cirrostratus, la pressione si abbassa e il vento si orienta sa S/E. Nel secondo, invece, si hanno banchi isolati di altocumulus disposti più o meno regolarmente, spesso a forma lenticolare o di mandorla. In questo settore la variazioni di pressione e dell'intensità del vento sono molto lente. Un fronte occluso è facilmente riconoscibile per la sua imponente nuvolosità, con nubi di diverso tipo sovrapposte le una alle altre, con basi spesso sfrangiate.
 
 LA PREVISIONE LOCALE IN BASE ALL’OSSERVAZIONE DELLE NUBI
 
L'apparizione in cielo dei cirrus non vuol dire necessariamente che l'osservatore si trova nella testa della perturbazione, infatti i cirrus possono trovarsi sia nel margine freddo sia in quello caldo. Se si trovano nel margine freddo, l'osservatore vedrà soltanto una fase attenuata del passaggio della perturbazione, cioè non vedrà il corpo del sistema nuvoloso; se ne accorgerà perché i cirrus sono seguiti da cumulus e cumulonimbus. Subirà pertanto rovesci, temporali con fulmini e tuoni, tutto alternato da schiarite, ma di sicuro potrà attendere la cessazione dei fenomeni poiché il corpo del sistema nuvoloso gli passerà a S. Se i cirrus si trovano nel margine caldo, lo osservatore potrà o non potrà vedere una parte del corpo del sistema nuvoloso; in ogni caso questo gli passerà a N. Subirà piogge continue di fronte caldo, qualche forte rovescio di breve durata. L'osservatore si accorgerà di essere nel fronte caldo perché i cirrus sono seguiti da altocumulus e perché sia la pressione che la intensità del vento avranno andamento costante.
 
Dopo quanto è stato detto possiamo trarre conclusioni di ordine pratico relativamente alla previsione locale. Se vediamo dei cirrus che stanno invadendo il cielo e a questi succedere un velo di cirrostratus con formazione di alone attorno al Sole o alla Luna, mentre il barometro scende rapidamente e il vento si orienta dai quadranti meridionali, possiamo avere la certezza che, dopo 15-20 ore, ci saranno precipitazioni. Se dopo la caduta delle prime gocce di pioggia dall'altostratus, il barometro continua a scendere accelerando la caduta, ciò vuol dire che si sta preparando ad un colpo di vento. Infatti l'altostratus si inserisce e si trasforma in nimbostratus dando luogo a rovesci. Se l'avvento d’aria calda è di una certa importanza, il nimbostratus rimarrà su una data località per una mezza giornata. Di solito, però, la sua presenza è limitata a una o due ore. Infine lo strato nuvoloso si assottiglierà, lasciando intravedere squarci di cielo sereno. Ad un tratto il cielo si oscura di nuovo, mentre il barometro risale e il vento si orienta da N/W. E' il momento della pioggia torrenziale e dei veri colpi di vento provocati dal sopraggiungere dell'aria fredda. Siamo già nello strascico della perturbazione. Il cielo è bellissimo anche se caotico, ma con prevalenza di cumuli a grande sviluppo verticale. Nelle schiarite il cielo sembra lavato. Infine si possono notare i cambiamenti della pressione, alcuni dei quali detti sopra. Se la pressione ha un brusco abbassamento, ci si deve aspettare un peggioramento consistente delle condizioni del tempo, anche se esse saranno di breve durata. Se invece si assiste ad una lenta diminuzione di pressione, ciò starà a significare che ci sarà un peggioramento graduale ma di più lunga durata. Ciò vale anche per l'inverso. Difatti, se la pressione subisce un repentino aumento, ciò vuol dire che si avrà un netto ma breve miglioramento. Se si ha invece un lento aumento di pressione, si può presupporre di avere tempo bello per più tempo.
 
  Dagli strumenti Dall'aspetto del cielo Dalle nubi
Tempo stabile Bello La pressione è alta; la temperatura e l'umidità sono basse. Il cielo è azzurro chiaro; grigio chiaro al sorgere del Sole. Le nubi mancano o coprono metà del cielo. Sono alte, quasi trasparenti, con contorni sfilacciati.
Brutto La pressione diminuisce. La temperatura è in diminuzione d'estate, in aumento d'inverno. L'umidità aumenta. Il clielo è azzurro carico. Rosso al sorgere del Sole. Il Sole tramonta dietro una cortina di nubi. Si possono osservarealoni attorno al Sole e alla Luna. Le nubi non danno indizio di disslouzione; sono grosse e nere. Cielo a pecorelle.
Tempo variabile Tende a peggiorare La pressione diminuisce. La temperatura è in diminuzione d'estate, in aumento d'inverno. L'umidità aumenta. Il clielo è azzurro carico. Rosso al sorgere del Sole. Il tramonto è rosso vivo. Al tramonto l'orrizzonte è pieno di nubi. Queste tendono ad inglombarsi in masse più grandi.
Tende a migliorare La temperatura e l'umidità sono in diminuzione. La pressione ha superato il minimo ed è in aumento. Il cielo è coperto al mattino. L'alba è grigia; il tramonto è sereno. L'orrizzonte è scoperto, soprattutto dalla parte da dove provenivano le nubi. Queste si rompono qua e là e lasciano vedere l'azzurro del cielo.
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I MUTAMENTI DEL CLIMA
 
 
 
Il clima della Terra non è stato sempre lo stesso; importanti mutamenti hanno avuto luogo in diversi periodi della vita della Terra e mutamenti meno rilevanti si hanno anche nel solo corso di pochi decenni. Noi pensiamo che sia normale avere le calotte di ghiaccio ai poli. Eppure, durante la vita del nostro pianeta la presenza anche di una sola calotta era raro e di breve durata; questo perché oggi la Groenlandia e l'Antartide bloccano le correnti d'acqua calda che normalmente dovrebbero andare dall'equatore ai poli. Un'altra causa è l'inclinazione odierna dell'asse terrestre che favorisce il clima che si è instaurato ai poli. Questo esempio ci fa capire come tanti motivi influenzano l'andamento del clima. Le principali cause del cambiamento del clima sono: le macchie solari (più sono presenti nel Sole, più questo è attivo e quindi più si riscalda la Terra), il magnetismo terrestre (infatti esso non è costante ma arrivato ad un picco esso diminuisce per poi trasferirsi all'altro polo), l'eruzione dei vulcani (che con la loro caligine e il fumo impediscono ai raggi di passare più facilmente), i terremoti, gli spostamenti dei continenti e non ultimo l'effetto serra. Queste cause, tranne l'ultima, saranno spiegate molto rapidamente per la difficoltà dell'argomento. La storia del clima della Terra segue uno schema con due caratteristiche principali: ere glaciali di circa 100.000 anni, superati da periodi meno freddi, o ere interglaciali, lunghi circa 10.000. La più recente fase di glaciazione - la più recente, non l'ultima - ebbe fine circa 10.000 anni fa. Circa 18.000 anni fa una combinazione di fattori orbitali iniziò a tirare fuori la Terra dall'era glaciale, anche se solo 10.000 anni fa ebbe veramente fine. Durante l'Età del ferro si ebbe un'epoca climatica più fredda, che registrò le condizioni più dure tra 2900 e 2300 anni fa; questa fu seguita da un periodo ottimale climatico secondario, con un picco nel primo Medio Evo, circa tra l'anno 1000 e l'anno 1200. Da allora abbiamo avuto una "piccola era glaciale", cioè un ritorno a condizioni più rigide che ebbero il massimo, nell'Europa occidentale, durante il diciassettesimo, secolo e che potrebbe essere, o meno, già finita. Durante i periodo post-glaciali più caldi, il livello del mare era circa 3 metri più alto di adesso, e le temperature, in media di 2-3 gradi più alte delle corrispondenti temperature odierne. Nel periodo freddo durante l'Età del ferro, faceva più freddo rispetto ad adesso e ci fu un aumento della piovosità su tutta l'Europa. Ora stiamo probabilmente entrando in un periodo di abbassamento di temperatura ed è possibile che ci gettino nel pieno rigore della piccola era glaciale. Dal 1910 al 1940 la temperatura del globo si alzò di circa mezzo grado, ma poi invertì la sua rotta. Dal 1880 al 1938, le temperature nell'emisfero nord salirono di poco più di mezzo grado, portando con se variazione nelle precipitazioni. All'incirca dal 1950 la diminuzione è stata di 0,3 gradi e se la tendenza continuerà per altri due decenni, il tempo sarà ancora inclemente. Ultimamente questa discesa sembra che si sia invertita. Ci sono tre principali cause naturali per il cambiamento del clima: la prima è che sia variabile la quantità di calore prodotta dal Sole; la seconda possibilità è che modifiche nell'atmosfera ne alterino la trasparenza e quindi la quantità che arriva dal Sole di calore; la terza dipende dalle variazioni del campo magnetico della Terra. Oltre a queste ci sono l'effetto serra ed il pulviscolo prodotta dalla produzione industriale e agricola. La quantità di calore prodotta dal Sole sembra che debba diminuire visto che anche le macchie solari abbiano finito un ciclo (un ciclo dura 11 anni) e stanno scomparendo. La seconda possibilità è legata ad eruzioni vulcaniche molto grandi, che con il loro fumo annebbierebbero il cielo e da bombe molto potenti, che otterrebbero lo stesso risultato di raffreddare la Terra. Infine anche il magnetismo terrestre influenza il clima. Infatti esso durante periodi lunghissimi si affievolisce e si porta dal polo nord magnetico (ricordiamo che il polo magnetico si differenzia per qualche chilometro dal polo geografico) al polo sud magnetico ricominciando ad aumentare di intensità e così via. Attualmente il campo magnetico si sta' affievolendo favorendo il raffreddamento della Terra. Infatti il campo magnetico fa da scudo ai raggi cosmici. Se esso manca, i raggi cosmici possono penetrare nell'atmosfera aumentando la produzione di ossidi di azoto che farebbero diminuire la quantità di calore solare. Un'altra causa che potrebbe influenzare il clima è l'effetto serra. Esso è l'effetto che scaturisce dal fatto che la radiazione solare riscalda la Terra e il mare, che a loro volta emettono energia verso l'esterno a lunghezze d'onda maggiori, tipiche dell'infrarosso. Una parte di questo calore emesso viene assorbita dalle molecole di vapore acqueo e di anidride carbonica presenti nell'aria e riemesso all'indietro verso il suolo: ciò mantiene la Terra più calda di come sarebbe se non avesse intorno una coltre d'aria. Bruciando carbone e petrolio, utilizzando elettrodomestici e CFC, stiamo rapidamente aumentando la concentrazione di anidride carbonica nell'aria. Inoltre tagliando le piante, che assorbono questo gas, impediamo a loro di offrirci questo servizio. La valutazione attuale è che un raddoppio della concentrazione naturale di anidride carbonica nella atmosfera produrrebbe un aumento globale di temperatura di circa 2 gradi, con aumento forse triplo ai poli, zone più sensibili. Se l'aumento odierno di anidride carbonica sarà uguale, questi risultati potrebbero essere raggiunti entro 40 anni. Comunque queste sono soltanto ipotesi; infatti c'è qualche scienziato che pensa che l'anidride carbonica faccia da scudo ai raggi solari ed altri ipotizzano che l'effetto serra non abbia effetti. Inoltre non si sa di preciso se l'effetto serra sia già in atto o debba ancora iniziare. Bisogna infatti pensare come le televisioni enfatizzino tanti problemi (fra cui questo) e come la temperatura della Terra, al pari di quanto detto prima,sia stata anche di 2-3 gradi più alta di adesso. Si è notato però che si stanno svolgendo fenomeni estremii da quasi una ventina d'anni Infatti nel '72 in Russia e in Africa ci furono lunghe siccità, inoltre in Australia e Sud America non poterono pescare acciughe per deviazioni nel sistema circolatorio delle acque del Pacifico. Le bufere negli USA, le inondazione del '76 n Russia con siccità in Europa, le gelate fuori stagione nel Brasile, le inondazioni in varie parti d'Italia sono fenomeni che, se certamente si possono riscontrare, sono comunque troppo frequenti per dirsi normali. Un altro fattore che però fa pensare ad un avvicinamento di un periodo freddo è che ci stiamo avvicinando ad un sinodo. Quest'ultimo accade quando tutti i pianeti sono da una parte del Sole e la Terra è dall'altra parte. Questo, per motivi che non ci soffermeremo a spiegare, allungherebbe l'orbita della Terra di un milione e mezzo di chilometri e quindi il calore solare arriverebbe un po' affievolito sulla Terra. Questa variazione di temperatura è stata riscontrata altre volte e tutti questi fattori sono favorevoli a far presupporre che nei prossimi 40 anni le condizioni torneranno al vero stato normale del millennio passato: la piccola era glaciale. Tutto questo è influenzato però dall'uomo: infatti se l'effetto serra produce il risultato di riscaldare la Terra (la teoria che si ritiene più probabile) ci sarà un aumento di temperatura con anche una diversa distribuzione delle precipitazioni e con fenomeni meteorologici sempre più violenti e imprevedibili.
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GLOSSARIO
 
 
 
ADIABATICA
 
Trasformazione termodinamica senza riscaldamento diretto: variazioni adiabatiche di temperatura, in diminuzione o in aumento, hanno luogo in masse d'aria a causa di variazioni di pressione, che provochino espansione o contrazione.
 
 
 
CALORE LATENTE
 
Calore assorbito da una sostanza, quando dallo stato solido si trasforma in liquido oppure da liquido in gas, senza variazione di temperatura; calore liberato nelle trasformazioni inverse.
 
 
 
CELSIUS
 
Scala della temperatura introdotta, dal 1742, dal fisico Celsius. Si ottiene dividendo in 100 parti l’intervallo compreso fra la temperatura del ghiaccio fondente (gradazione della scala 0°c) e la temperatura di ebollizione dell'acqua (gradazione della scala 100°c).
 
 
 
CONVERGENZA
 
Afflusso orizzontale d'aria verso il centro di una depressione; esso genera moti ascendenti che favoriscono la formazione delle nubi.
 
 
 
CORIOLIS (forza di)
 
Forza apparente, immaginata per spiegare l'effetto di Coriolis, il quale fa deviare il vento od oggetti in moto, causandone un andamento curvo rispetto alla Terra in rotazione (S/W-N/E nell'emisfero boreale, N/W-S/E in quello australe). E' anche per ciò che la corrente del Golfo devia verso la Scandinavia.
DIELETTRICO ATMOSFERICO
 
Forza che un isolante ha di separare due cariche di verso opposto. In meteorologia quindi è la forza che permette di separare le enormi cariche delle nubi con quelle dell'atmosfera o del suolo.
DIVERGENZA
 
Deflusso orizzontale d'aria dal centro verso la periferia di una zona anticiclonica; esso genera movimenti verticali discendenti (subsidenza) che favoriscono il dissolvimento delle nubi.
FAHRENHEIT
 
Scala della temperatura introdotta nel 1709, dal fisico tedesco Fahrenheit. Si ottiene dividendo in 180 parti l'intervallo compreso fra la temperatura del ghiaccio fondente (graduazione della scala 32°) e la temperatura di ebollizione dell'acqua, alla pressione di 760 mm di mercurio (gradazione della scala 212° c).
FRONTOLISI
 
E' la sparizione o il pronunciato indebolimento di un fronte (il contrario di frontogenesi). Di solito ciò si verifica quando l'aria scivola lateralmente da una zona frontale. Il fenomeno si accompagna quasi sempre a subsidenza.
GRADIENTE
 
Questo termine è spesso usato in linguaggio scientifico e tecnico per indicare una variazione graduale di una grandezza nel passare da un punto all'altro dello spazio, in genere lungo una direzione nota. Per esempio, il gradiente termico atmosferico verticale medio è di circa -0,6°c per ogni 100 metri di altitudine. In aria secca o non satura di vapore acqueo, il gradiente risulta di -1°c ogni 100 metri.
INSTABILITA’ DELL’ARIA
 
Quando il gradiente verticale dell'aria è superadiabatico, cioè quando la temperatura decresce, con l'altitudine, di una quantità superiore a 1°c per ogni 100 metri, una porzione d'aria che è sollevata, per cause diverse, ad una data quota, risultando più leggera dell'aria circostante, continua a salire dando origine a nuvolosità cumuliforme.
INVERSIONE TERMICA
 
E' un fenomeno che si verifica quando in uno strato d'aria la temperatura aumenta con la quota, anziché diminuire come avviene di solito. Le inversioni al suolo si formano per contatto degli strati più bassi dell'atmosfera con il suolo che va a raffreddarsi per un forte irraggiamento notturno o quando l'aria calda si sposta sopra un suolo freddo. Connesse alle inversioni al suolo sono le nebbie da irraggiamento (tipiche della Pianura Padana). Le inversioni termiche costituiscono un valido ostacolo ai movimenti ascendenti dell'atmosfera.
IRRAGGIAMENTO
 
E' la propagazione del calore a distanza. I raggi solari, dopo avere attraversato lo spazio cosmico, incontrano l'atmosfera che, viene attraversata da essi sena che si riscaldi. Se i raggi solari incontrano una superficie riflettente, vengono rinviati secondo le leggi della riflessione; se, invece, incontrano corpi assorbenti (è il caso del suolo), li penetrano e li riscaldano. Di notte, poi, il suolo rimetterà nell'atmosfera parte del calore assorbito durante il giorno.
KELVIN, scala di temperature
 
Scala che inizia nel punti in cui cessa, in teoria, ogni azione molecolare (-273,15°c).
STABILITA’ DELL’ARIA
 
Quando il gradiente verticale dell'aria è subadiabatico, cioè quando la temperatura dell'atmosfera decresce, con l'altitudine, di una quantità inferiore a 1° c ogni 100 metri di quota, una porzione d'aria che, per un qualsiasi motivo, viene sollevata ad una data quota, risultando più densa e quindi più pesante dell'aria circostante, ritorna per gravità a l livello di partenza.
STAU
 
Termine tedesco usato in meteorologia per indicare il movimento ascendente di una massa d'aria per superare un ostacolo orografico. Esso dà luogo a formazioni nuvolose e a eventuali precipitazioni. Allo stau caratteristico del versante sopravvento fa riscontro sul versante sottovento il foehn.
SUBLIMAZIONE
 
In chimica è il passaggio diretto dallo stato solido allo stato gassoso. In meteorologia è anche il processo contrario (passaggio diretto del vapore acqueo allo stato solido), cioè la formazione di ghiaccio dal vapore acqueo.
SUBSIDENZA
 
Si ha subsidenza quando, in zone anticicloniche, l'aria degli strati più alti scende, a causa del suo maggior peso, verso gli strati più bassi. Il fenomeno è rafforzato dal fatto che l'aria degli strati bassi scivola lateralmente dalla zona dove la pressione è più alta. Discendendo, l'aria si riscalda per compressione e fa aumentare la temperatura al suolo.
VENTO
 
E' lo spostamento di masse d'aria atmosferiche, dovuto a differenze di temperatura e pressione fra un luogo e un altro. Di solito il vento spira da una zona di alta pressione ad una di bassa pressione ed è più forte quanto più sono vicine le isobare. Ci sono vari venti che spirano tutto l'anno o per metà da una stessa direzione come alisei e monsoni.
VENTO SOLARE
 
Flusso di particelle uscente dal Sole, che rappresenta l'espansione della corona solare.
VIRGA
 

Spesso si vedono pendere dalle nubi strie discendenti. Tali manifestazioni prendono il nome di virga. Si tratta di strie di pioggia che non raggiunge il suolo, poiché le goccioline evaporano prima di toccare la superficie. Tutte le nubi, eccetto i cirrus, i cirrostratus e gli stratus possono produrre virga.