La teoria Per capire i fondamenti dello stretching e importante conoscere: a) le basi dell'elasticita muscolare (vedasi Area Rossa, capitolo 30) b) l'anatomia-fisiologia del muscolo. Senza queste basi chi parla di stretching (atleti, allenatori, preparatori ecc.) parla a vanvera. Infatti lo stretching puo far ben o far male a seconda delle decine di parametri che lo caratterizzano. Infatti,a differenza di una normale contrazione muscolare, durante lo stiramento dei muscoli, l'actina e la miosina annullano l'effetto del legame elettrostatico tipico della contrazione. Interviene anche la terza proteina, la titina per garantire oltre l'elasticita, anche la resistenza, la cosiddetta tensione di riposo. Se lo stiramento continua nel tempo o nell'intensita, la struttura del sarcomero puo essere compromessa fino ad arrivare alla rottura. La ricerca ha dimostrato che in media un sarcomero puo stirarsi fino al 150% della sua lunghezza a riposo. Quando lo stretching e dannoso? - In base alle righe sopraesposte quando un esercizio eseguito male arriva troppo vicino al limite di rottura. Quando lo stretching e inutile? - Lo stretching deve interessare quei muscoli che durante il gesto atletico arrivano vicini a questa ampiezza. E del tutto inutile eseguire stretching per gruppi muscolari che non vengono coinvolti significativamente nel gesto atletico, sperando che comunque si ottenga un miglioramento generale. Personalizzato? - Da quanto detto consegue che ormai deve essere universalmente accettata la teoria di Alter e al. secondo la quale ogni sport ha il suo stretching. L'esercizio per i polpacci per un lottatore e diverso da quello di un giocatore di basket ecc. Per scegliere l'esercizio corretto, massimizzando gli effetti e diminuendo i rischi, occorre considerare l'ampiezza massima del gesto atletico. Gli organi di controllo Le fibre nervose dei muscoli striati (volontari) possiedono due tipi di recettori in grado di rilevare lo stiramento: gli organi del Golgi e l fusi neuromuscolari. L'interazione fra recettori e stimolo da origine a particolari riflessi e controlli del movimento. Gli organi del Golgi sono presenti nella zona fra muscoli e tendini, ma non all'interno dei tendini. Essi sono sensibili soprattutto alle tensioni generate dalla contrazione. I fusi invece sono posti parallelamente al muscolo con due terminazioni sensoriali, primarie e secondarie; solo le primarie reagiscono allo stiramento dinamico. La soglia di scarica degli organi del Golgi e 30 volte superiore a quella dei fusi; per questo motivo la risposta degli organi del Golgi e molto piu lenta, mentre quella dei fusi e immediata. In ogni caso un allungamento di 30 secondi e piu che sufficiente per stimolare anche gli organi del Golgi. Il funzionamento dei muscoli in genere avviene a coppie agonista/antagonista: quando si flette l'avambraccio si contrae il bicipite e si stira il tricipite, mentre accade il contrario quando si stende il braccio. Bicipite e tricipite formano la coppia. Quando un muscolo riceve un impulso di contrazione, il suo antagonista si rilascia perche non lo riceve. I riflessi Tutti conoscono il riflesso della rotula colpita con il martelletto. Il riflesso ha lo scopo di mantenere la tonicita muscolare ed e la risposta a un improvviso aumento della lunghezza del muscolo. Lo stiramento di un muscolo allunga le fibre e i fusi. Questa deformazione dei fusi attua un riflesso che contrae il muscolo per ridurre al minimo il suo allungamento (una sorta di principio di azione-reazione). Esiste pero anche un riflesso che coinvolge gli organi del Golgi: e il riflesso miotatico inverso. E inverso perche il muscolo anziche contrarsi si rilascia. Quando lo stiramento o la contrazione muscolare oltrepassano un certo limite, gli organi del Golgi (ma anche altri recettori) intervengono e si produce un riflesso per bloccare la contrazione, il muscolo si rilascia e la tensione scompare. Questo riflesso e possibile perche gli impulsi degli organi del Golgi hanno la forza di neutralizzare quelli dei fusi. In realta anche gli impulsi degli organi del Golgi possono essere neutralizzati da altri segnali provenienti da un livello superiore del sistema centrale. Spesso e proprio questa disattivazione del sistema di controllo del riflesso miotatico inverso che porta all'infortunio durante lo stretching. Come si vede e veramente molto ottimistico sperare di eseguire bene lo stretching senza un acculturamento preciso! Diffidate di chi vi propina soluzioni senza essere preparato. Riprendiamo il nostro discorso sullo stretching, dal punto in cui lo avevamo lasciato nella sezione generale: e veramente molto ottimistico sperare di eseguire bene lo stretching senza un acculturamento preciso! Diffidate di chi vi propina soluzioni senza essere preparato. Quindi se non avete letto e compreso i fondamenti dello stretching non potete aspettarvi granche. L'errore logico - La proposta dello stretching a ogni occasione deriva spesso da una fondamentale ignoranza e dalla superficiale speranza che un aumento dell'elasticita non possa che fare bene. L'errore logico abbastanza comune consiste nel: traslare sulla totalita dei soggetti indicazioni valide in casi particolari. La carnitina nei cardiopatici e eccellente, nelle persone normali non ha grande utilita; in chi e anemico il ferro puo essere utile (se l'anemia e causata da carenza marziale), in una persona con sideremia normale l'assunzione di ferro puo essere dannosa ecc. I punti da considerare sono: 1) per chi ha subito un'immobilizzazione articolare o per qualche altro motivo ha la viscoelasticita muscolo-tendinea diminuita e chiaro che lo stretching ha una finalita terapeutica; 2) in individui normali e altrettanto ovvio che tale elasticita non si puo aumentare oltre certi limiti, anzi superati certi confini si ha un danno; 3) altrettanto ovvio che se la struttura e lesionata fare stretching non fa certo bene. Contrariamente a quanto pensano molti, non puo essere curativo di lesioni che prescindono dalla diminuita elasticita (infiammazioni, calcificazioni, degenerazioni tissutali ecc.). In presenza di un tendine infiammato non si comprende quale possa essere l'utilita dello stretching; anche ammesso che l'infiammazione derivi da una carenza di elasticita, prima si deve risolvere l'infiammazione e poi si potra parlare di stretching. Lo stretching non cura l'infiammazione! Premesso tutto cio, dobbiamo chiederci: Serve? - Fino a qualche anno fa ero convinto che fare stretching fosse difficile, ma che si potesse trovare un giusto approccio. Avevo anche ideato un test che riporto: "Per capire se eseguite bene lo stretching provate ad associare all'esecuzione che state attuando una descrizione di poche parole, per esempio "una tensione al limite del dolore", "un fastidio piacevole", "uno sforzo impegnativo" ecc. Poi applicate la stessa definizione a una stretta di mano: se la definizione calca a pennello ed e positiva, state lavorando bene. Per esempio "una scioltezza energica" e OK perche indica una stretta di una persona estroversa e vitale; "un blando stiramento" indica una stretta magari lunga, ma flaccida, "una tensione fastidiosa" indica una stretta energicamente seccante, "una posizione innaturale" non e nemmeno tanto riferibile a una stretta di mano". In realta le ricerche degli ultimi anni mi hanno convinto che anche per lo stretching vale il concetto di "alta professionalita". Provate a chiedere a un terapeuta perche si deve fare stretching. La risposta piu gettonata e: "per prevenire gli infortuni". "Perche si prevengono gli infortuni?" ecc. ecc. Insomma continuando con i "perche" capite che le risposte sono generiche e apparentemente logiche, ma molto superficiali. In realta l'analisi di oltre 60 studi pubblicati negli ultimi anni sulle maggiori riviste di medicina sportiva (Area Rossa: La verita scientifica sullo stretching, capitoli 4 e 5) rivela che: lo stretching non previene gli infortuni, anzi puo contribuire a innescarli. stretchingGli stessi studi concordano che per l'amatore che vuole prevenire e molto piu importante il riscaldamento che lo stretching. Quest'ultimo e importante per il professionista che vuole dare il meglio, soprattutto in gare e sport in cui la velocita, la potenza e l'elasticita sono importanti. Si comprende facilmente che un riscaldamento non e mai traumatico (al massimo e fatto male), mentre un esercizio di stretching puo essere devastante se fatto malissimo. Basta leggere le e-mail che arrivano ai forum di stretching! Per chi non fosse ancora convinto, chiedo di illustrarmi il semplice esercizio di stretching del surale (quello che si fa spingendo contro un muro con una gamba avanti e l'altra tesa dietro): a) quanto deve durare? b) a che distanza deve essere il tacco della gamba davanti dalla punta di quella dietro? c) quante ripetizioni si devono fare? d) con che recupero fra una e l'altra? e) le gambe devono essere naturalmente divaricate o una in fila all'altra? f) e preferibile farlo a piedi nudi o con le scarpe? g) si deve fare prima o dopo il riscaldamento? Siete sicuri di saper rispondere a tutte queste domande? Impossibile, visto che gli stessi esperti (vedi articolo su Area Rossa) dissentono: il bello e che chi sostiene la tesi x condanna la y e viceversa. Riassumendo Riabilitazione da interventi o blocchi della mobilita - FONDAMENTALE Post-infortunio - MOLTO IMPORTANTE Durante la fase acuta dell'infortunio - SCONSIGLIATO Jogger o runner che non ricerca la prestazione al secondo - Meglio il riscaldamento scientifico (warming) Runner che ricerca la prestazione ottimale - CONSIGLIATO, ma solo dopo averne compreso perfettamente l'esecuzione. Il metodo dell'allungamento muscolare globale decompensato (AMGD) e l'attrezzo impiegato per realizzarlo (Pancafit) sono un'interessante variante dello stretching, utile in caso di particolari problemi di postura. Alcuni erroneamente pensano di poter estendere il metodo a tutti i soggetti, in particolare agli sportivi, proponendo il metodo per prevenire gli infortuni e migliorare la prestazione. In realta non e cosi. 1) Prevenzione degli infortuni - La scienza sportiva si e ormai sintonizzata sul vero problema degli infortuni: il sovraccarico. A prescindere da soggetti sfortunati (che sono una percentuale minima) con evidenti e gravi squilibri congeniti, l'atleta si infortuna perche pretende troppo (qualita o quantita o, peggio, entrambe) dal proprio fisico. Succede agli amatori come ai giocatori di serie A, che pure dovrebbero essere seguitissimi. Se il soggetto tende a dare il massimo ha una probabilita di infortunio X. Se si migliora la sua postura, si aumenta la sua elasticita, si aumenta la sua forza muscolare ecc., lui tendera sempre e comunque a dare il massimo, andra forse piu forte, ma la probabilita di infortunarsi restera sempre X. Il semplice concetto del sovraccarico spiega gli oltre sessanta studi americani degli ultimi due anni che hanno mostrato come lo stretching (in tutte le sue varianti) non previene gli infortuni (Area Rossa, num. 4). 2) Miglioramento della prestazione - Sicuramente con i metodi che migliorano l'elasticita (o la postura) si possono avere dei benefici, ma non bisogna illudersi piu di tanto. Se l'elasticita non e il collo di bottiglia del "sistema atleta", e illusorio sperare di migliorare. Supponiamo che io oggi riceva tre e-mail (le e-mail sono arrivate davvero, anche se in tre giorni diversi): un produttore di integratori mi dice che con i suoi integratori l'atleta migliora di 6 minuti, il chinesiologo mi dice che il soggetto con il metodo X migliora di 6 minuti, il medico che cura le intolleranze mi dice che se il soggetto si sottopone al test e mangia meglio migliora di 6 minuti. Totale 18 minuti: prendo un qualunque atleta di secondo piano (in Italia ce ne sono almeno 100) e gli faccio vincere le olimpiadi di maratona? Dove sta il difetto del ragionamento? a) Tutti lavorano sul subconscio individuale del "miglioramento" avendo, chi piu chi meno, un fine commerciale o di visibilita (spesso chi propone un'idea si innamora della stessa e perde l'oggettivita). b) Il punto a) non e grave, ma l'esagerazione (SEI minuti) porta a svelare il punto debole del ragionamento: cio che vale per tizio non e detto che valga per tutti. In realta si scopre che vale solo per soggetti "malati". Come la carnitina fa miracoli in un cardiopatico migliorando la prestazione del cuore, ma non fa nulla in un atleta sano, come la cura di una vera intolleranza (solo il 5% della popolazione e veramente intollerante) puo migliorare un soggetto malato, ma non serve in un soggetto sano falsamente intollerante, cosi l'AMGD e altre tecniche possono guarire particolari soggetti malati, ma pensare che facciano progredire tutti in modo significativo e decisamente ottimistico. 3) Cura di patologie ortopediche, sportive e non – E scorretto pensare che ogni problema dipenda da un'errata postura (come che ogni problema si risolva con un plantare o che tutto dipenda dalla muscolatura insufficiente ecc.): esistono almeno dieci cause principali predisponenti a un infortunio e almeno l'80% degli infortuni dipende solo ed esclusivamente dal sovraccarico. Tra l'altro, e anche ottimistico che l'AMGD possa risolvere ogni mal di schiena: nella maggior parte dei casi la lombalgia grave e dovuta a un'alterazione anatomica (per esempio una protrusione) che ovviamente nessun metodo puo risolvere; al piu, modificando la postura, possono diminuire gli effetti dell'alterazione anatomica (in altre parole, non si sente dolore), ma cio ovviamente non e sicuro. Gli antinfiammatori si suddividono in due categorie: non steroidei (Fans, farmaci antinfiammatori non steroidei, il piu noto dei quali e l'aspirina) e steroidei (i cortisonici). L'uso degli antinfiammatori e stato limitato sin dall'origine dai problemi gastrici che il loro uso comportava, per esempio un rischio di ulcera gastrica aumentato di dieci volte circa. Infatti i Fans tradizionali bloccano la produzione di prostaglandine, responsabili del dolore e dell'infiammazione, inibendo la cicloossigenasi, l'enzima che controlla la produzione di prostaglandine. In tal modo bloccano anche le funzioni positive delle prostaglandine, per esempio il controllo della produzione del muco gastrico che protegge lo stomaco. Dalla scoperta di P. Needleman che esistono due cicloossigenasi (1, o Cox1, e 2, o Cox2) e che solo la seconda e responsabile dei processi infiammatori (mentre la prima e quella che controlla gli aspetti positivi delle prostaglandine, come la secrezione del muco gastrico) e nata una seconda famiglia di Fans (celecoxib, rofecoxib), meno gastrolesivi. I nuovi prodotti (identificati con nomi commerciali come Vioxx, Celebrex, Artilog e Solexa) sono mutuabili attualmente solo per casi cronici; per l'acquisto e comunque necessaria la ricetta medica. In genere hanno costi piu alti e, dopo qualche anno di impiego, si e rilevato che i minori effetti collaterali sono controbilanciati da una minore efficacia. Negli USA (2002) e stata scoperta anche una terza variante dell'enzima Cox (Cox3) coinvolta nella genesi del dolore e della febbre. La scoperta spiega soprattutto perche il paracetamolo non ha funzione antinfiammatoria, ma e ancora prematuro pensare che possa dare origine a una terza generazione di farmaci. La grande illusione dei nuovi antinfiammatori E molto istruttiva la debacle che le case farmaceutiche hanno dovuto subire con gli antinfiammatori di seconda generazione (rofecoxib, colecoxib, etoricoxib, parecoxib, valdecoxib). Vediamo i passi. * Scoperta dei due tipi di cicloossigenasi. * Tentativo di sfruttare le proprieta del secondo tipo per immettere sul mercato farmaci che non avessero problemi di gastrolesivita. * Sponsorizzazione di ricerche in tutto il mondo per promuovere i farmaci. * Le ricerche, stiracchiando i dati, mostrano che i nuovi farmaci sono si un po' meno potenti, ma danneggiano un po' meno lo stomaco. * Il 30 settembre 2004 la Merck Sharp & Dohme ritira volontariamente dal mercato mondiale i medicinali a base di rofecoxib (in Italia Vioxx, Arofexx, Coxxil, Dolcoxx, Dolostop e Miraxx) a causa di un aumento del rischio di eventi cardiovascolari gravi, osservato nel corso di una sperimentazione clinica condotta per una indicazione terapeutica (poliposi recidivante in pazienti con storia di adenoma del colon-retto) diversa da quelle approvate a livello internazionale. * Nel 2005 la Pfizer ritira dal mercato europeo il Bextra (valdecoxib), sempre per gravi effetti collaterali. * L'Agenzia italiana del Farmaco rinnova l'invito a non usare farmaci antinfiammatori di seconda generazione ancora in commercio (Artilog, Celebrex, Solexa, Algix, Arcoxia, Tauxibin, Dynastat) in chi ha problemi cardiovascolari (infarto, ictus), e obeso, ha il colesterolo alto, e un forte fumatore, ha problemi alle arterie o alle vene delle gambe. La speranza di avere farmaci potenti e senza effetti collaterali sembra dunque svanita. I coxib saranno comunque impiegati in particolari importanti patologie, ma non potranno diventare un punto di riferimento per la terapia antinfiammatoria generica. L'USO - Trascurando l'azione antipiretica (posseduta da aspirina, nimesulide, piroxicam, ketoprofene), gli antinfiammatori vengono normalmente assunti per alleviare il dolore (cefalee, dolori mestruali, mal di denti, mal di schiena ecc.) o per contrastare infiammazioni (muscoli, tendini, malattie reumatiche ecc.). E da rilevare che alcuni farmaci come il paracetamolo che hanno azione antipiretica non hanno nessuna azione antinfiammatoria. Le controindicazioni riguardano le patologie gastriche, l'insufficienza renale o epatica, la gravidanza, l'allattamento e le allergie individuali. L'ABUSO - Se gli antinfiammatori sono da considerare in occasione di patologie acute, il loro impiego in patologie croniche deve essere attentamente valutato. E veramente ottimistico pensare di risolvere un mal di schiena con pesanti assunzioni di antinfiammatori. Poiche hanno anche un effetto antidolorifico, possono mascherare il dolore illudendo di un'improbabile guarigione. Cio e particolarmente grave per lo sportivo che puo sovraccaricare una parte malata ritenendola erroneamente guarita, aggravando quindi la situazione. E buona norma usare gli antinfiammatori per 2-3 giorni poi sospenderli e verificare il reale effetto (cioe il miglioramento). Alcuni medici sostengono che tale periodo e troppo limitato, ma e voluto: se una patologia richiede una somministrazione di antinfiammatori per 20 o piu giorni (ammesso che il paziente la tolleri) forse e talmente grave che il soggetto deve prendere in considerazione altre forme di cura (nel caso di una patologia sportiva un naturale periodo di stop); non e detto poi che una patologia curata con tre settimane di antinfiammatori associati a uno stop non abbia semplicemente sfruttato l'effetto tempo del riposo. Da ultimo e da rilevare che le pomate e i cerotti a base di antinfiammatori danno risultati trascurabili rispetto ai prodotti orali (che gia di per se non e detto che funzionino). Sono spesso un'attenzione psicologica del soggetto verso se stesso, un po' come il cane che si lecca continuamente la zampa malata. LA SCELTA - Oltre il 60% dei soggetti risponde alla terapia con antinfiammatori, ma la risposta e individuale nei confronti dei singoli farmaci. Nella scelta dell'antinfiammatorio si deve considerare il principio attivo (non il nome commerciale!) e il suo dosaggio. Poiche il problema maggiore e la gastrolesivita, nella tabella seguente (nostre esperienze mediate dalla valutazione del dott. S. Migliorini, Correre, Dicembre 2002) si e tenuto conto non solo dei vantaggi, ma anche delle controindicazioni. Altri farmaci (come meloxicam e ketorolac) hanno indicazioni specifiche. Antinfiammatori Antidolorifici Antifebbrile Eff. collaterali Aspirina Celecoxib Diclofenac Ibuprofene Indometacina Ketoprofene Naprossene Nimesulide Paracetamolo Piroxicam La chiropratica fu proposta da Daniel David Palmer (1895) che sottolineo l'importanza della manipolazione della colonna vertebrale e ipotizzo che la compressione di un nervo o di una radice nervosa a livello della colonna vertebrale puo causare sintomi locali e remoti dal sito della lesione. Palmer studio anche la relazione del bacino con torsioni vertebrali e alcuni tipi di scoliosi, codifico il trattamento manipolativo, dandogli dignita scientifica (The Chiropractor's Adjustor). chiropraticaIl termine chiropratica deriva dal greco (cheir, mano + praktike, pratica); e una disciplina che cura alcune patologie con specifiche manovre (aggiustamenti) sulle vertebre e su altre strutture osteoarticolari. Lo scopo dell'aggiustamento e la rimozione delle cause meccaniche all'origine dei disturbi. La chiropratica e indicata per torcicollo, disturbi del complesso collo-spalla-braccio, dolori di schiena, lombalgie, sciatica, dolori alle articolazioni sacroiliache, alcuni tipi di cefalea ecc. Puo invece essere controindicata in ernie del disco di una certa gravita. Infatti, essendo un fatto tipicamente meccanico, non puo sostituire la terapia chirurgica; in altri termini e controindicata in quei casi in cui la situazione e irreversibile, almeno meccanicamente parlando. Quando ricorrere alla chiropratica - Poiche teoricamente basta una minima alterazione delle strutture delle vertebre e/o un loro minimo spostamento per creare una compressione o uno stiramento diretto o indiretto del midollo spinale, dei nervi e/o delle formazioni vascolari che passano tra le vertebre, molti dolori indefiniti o le cui cause sono sconosciute potrebbero essere curati con la chiropratica. Occorre pero un atteggiamento scientificamente corretto e considerare la chiropratica come una delle possibili terapie e non la sola possibilita terapeutica. In realta esistono molte altre subdole cause che possono giustificare dolori a prima vista inspiegabili: riportare ogni problema a un'alterazione dell'equilibrio della colonna vertebrale e un passo arbitrario che il serio chiropratico non deve fare. Infatti in chiropratica la diagnosi e fondamentale. Si esamina attentamente la colonna vertebrale e il bacino mediante esami radiografici, ortopedici e neurologici. In base ai riscontri il chiropratico decidera se intervenire o meno. Molto meno professionale e l'atteggiamento di chi vuole estendere procedure chiropratiche alla cura di patologie che non interessano direttamente l'apparato locomotore, sostenendo (ma non esistono prove scientifiche in merito) che comunque un'alterazione a livello della colonna vertebrale puo creare problemi di svariata natura. Anche in questo caso il delirio di onnipotenza del terapeuta (che ha ottenuto buoni successi in un campo comunque ristretto) porta a un ingiustificato allargamento del suo orizzonte operativo. Ulteriori informazioni alla pagina sui manipolatori. LA MAIL Gentile Ing. Albanesi, il suo sito e molto interessante. Peccato che esprima giudizi affrettati per esempio sulla chiropratica. Io ho 27 anni, sono di Pavia (citta che lei conosce bene immagino!), sono laureato in filosofia, studio chiropratica a Parigi (IFEC) e sono figlio di un medico. Le conclusioni tirate alla voce 'chiropratica' sono alquanto affrettate e imprecise partendo proprio dalla omologazione della chiropratica stessa ad altri trattamenti manipolatori. Inoltre la frase che denota un mancato approfondimento e la seguente: ' in generale il soggetto non ha competenze mediche sofisticate'. Le allego la lista degli esami che devo sostenere durante i miei 5 anni di studio + 1 di tirocinio obbligatorio presso un chiropratico. Noti bene anche gli stage di dissezione umana, che facciamo all'istituto Rene Descartes di Parigi: 250 ore in 3 anni, nelle quali noi studenti disponiamo di un corpo ogni 4 persone sotto la guida di un professore, per lo studio dell'anatomia 'in situ' (in Italia non esiste alcun tipo di preparazione anatomica pratica nei 6 anni del corso di laurea in medicina: significa che un medico chirurgo conosce il corpo umano solo attraverso gli splendidi atlanti di Netter o Sobotta). Per fregiarsi del titolo di D.C. (Doctor of Chiropractic) biosogna essere usciti da una delle scuole riconosciute dalla federazione mondiale della chiropratica. Chi che si fregia del titolo di D.C. senza essersi immersi nei 5+1 anni totalizzanti di una di queste scuole e un ciarlatano, anche se e medico chirurgo o dentista. La metto inoltre a conoscenza del fatto che la chiropratica si occupa soprattutto di neurologia e metabolismo e la diagnosi avviene con ogni mezzo diagnostico utilizzato in medicina, piu la diagnostica chiropratica. Se poi un giorno passasse alla clinica di Parigi si potrebbe rendere conto di quante diagnosi radiologiche fallaci vengano espresse da medici radiologi e che la nostra professoressa di radiologia, Michelle Wessely, radiologa chiropratica specializzatasi a San Diego, California, in uno degli istituti piu avanzati del mondo, debba correggere, trovando una metastasi non vista prima o sostenendo che il talo di un bambino non era da ingessare perche quelle linee ossee che il radiologo medico, dopo 10 anni di studi, pensava fossero delle fratture, sono in realta linee della crescita ossea fisiologica e settimane di gesso non hanno migliorato il dolore che infatti proveniva da un'altra struttura, ma l'hanno accentuato. La chiropratica, considerando l'uomo nella sua integrita fisica e psicologica, mira alla ricerca delle cause per poterle eliminare o attenuare. In questo modo si cerca con grande impegno, studio e amore di ricomporre la dicotomia del pensiero cartesiano che separa l'uomo che pensa e che ha sentimenti dallo stesso uomo che mangia e che defeca. Possiamo non essere d'accordo sull'approccio, ma la svalutazione del lavoro dei chiropratici solamente fatta per sentito dire e una cosa che bisognerebbe evitare se si vuole far progredire la scienza e non solo una lobby piuttosto che un'altra. Mi scuso per la lunghezza. Ho cercato di essere il piu riassuntivo possibile. Cordiali saluti, Andrea Vlacos Capisco il tuo disappunto. Sono comunque convinto che le conclusioni non sia affatto e imprecise. Tu motivi cio partendo dalla mia "omologazione della chiropratica stessa ad altri trattamenti manipolatori". Il fatto che tu studi in Francia e significativo (la stessa cosa accade per esempio a osteopati che studiano in Svizzera); voglio dire che in Italia non esiste una normativa decente che tuteli le persone serie che si occupino di chiropratica o di osteopatia. Come detto piu volte i chiropratici e gli osteopati "scientifici" (leggi anche l'articolo sull'osteopatia scientifica e capirai meglio quello che voglio dire; l'articolo sull'osteopatia e genericamente negativo,ma cio non toglie che io per esempio abbia un osteopata di mia fiducia), anziche criticare i miei articoli (peraltro la critica e sempre costruttiva) dovrebbero battersi per un riconoscimento ufficiale sul nostro territorio nazionale (in una mail successiva Andrea mi ha segnalato il progetto di legge () per il riconoscimento e il suo iter parlamentare ) Tu dici: > Chi che si fregia del titolo di D.C. senza essersi immersi nei 5+1 anni totalizzanti di una di queste scuole e un ciarlatano, anche se e medico chirurgo o dentista. Sara un ciarlatano, ma puo farlo, puo cioe chiamarsi chiropratico, mentre io "per legge" non posso fregiarmi del titolo di medico senza esserlo. In altri termini, conosco la realta che mi hai descritto, ma non puoi pretendere che il termine chiropratico sia associato alla parte migliore della chiropratica quando nella pratica ci possono essere, come tu stesso riconosci, ciarlatani che si fregiano del titolo. Non so se tu ti occupi di alimentazione, ma voglio lo stesso farti un'analogia: i biscotti industriali. I biscotti che compri al supermercato sono in genere di qualita medio-bassa, nonostante le varie pubblicita che li vogliano presentare come genuini (dal mio punto di vista ci sarebbero gli estremi per una denuncia): la gran parte e ricca di ingredienti chimici come grassi vegetali idrogenati, margarina, grassi vegetali frazionati ecc. Solo una decina sui 200 e passa che sono sul mercato sono veramente "genuini". Se io uso una frase del tipo: "i biscotti che comprate al supermercato in genere sono di bassa qualita" e tu sei il produttore di uno di quelli "buoni", non puoi prendertela con me perche la mia frase e corretta. Dovresti cercare di mettere fuori legge gli ingredienti chimici o pretendere che certe pubblicita non vengano tollerate, che gli ingredienti sospetti vengano segnalati ecc. Tu dici: > la frase che denota un mancato approfondimento e la seguente: ' in generale il soggetto non ha competenze mediche sofisticate'. Io ho detto "in generale" non ho detto "tutti". Non e mancato approfondimento, e esperienza personale! Premesso che sono spesso critico anche con i medici convenzionali, i pochi chiropratici che ho incontrato diciamo che erano "vecchio stampo", pur fregiandosi del titolo. L'elettrostimolazione consente di eccitare le cellule nervose che trasportano l'impulso elettrico alla placca motrice, il loro collegamento con le fibre muscolari. Viene realizzata con apparecchi dotati di elettrodi da applicare sul muscolo; l'elettrostimolatore e un generatore di corrente con impulsi a onda quadra, ma i cui parametri elettrici possono essere programmati grazie a schede che vengono semplicemente infilate nell'apparecchio. Lo scopo dei vari e sofisticati programmi e di produrre stimoli che diano origine a contrazioni fisiologiche. I risultati - Nonostante la martellante pubblicita che da qualche anno viene fatta per promuovere gli elettrostimolatori, essi non possono essere impiegati validamente su un atleta che non abbia problemi muscolari, che cioe non sia in fase riabilitativa o che non abbia deficit muscolare (per esempio chi ha un cedimento del piede verso l'interno potrebbe provare a potenziare il tibiale posteriore). Le ragioni di cio risiedono nel fatto che l'elettrostimolazione viene applicata (con programmi comunque complessi e molto accurati dal punto di vista tecnico-scientifico) a gruppi muscolari ben definiti. Mentre in caso di riabilitazione o di deficit muscolare i risultati sono eclatanti poiche e facile indirizzare la terapia verso questo o quel muscolo, nel caso di un atleta normale i tempi necessari per realizzare un programma completo di allenamento sono decisamente piu lunghi (contrariamente a quanto pubblicizzato) rispetto a una normale seduta in palestra (dove per esempio si puo ruotare fra le varie macchine allenando un muscolo mentre l'altro riposa) o ad allenamenti naturali come la corsa in salita. D'altro canto non ha molto senso usare l'elettrostimolatore per allenare per esempio solo il quadricipite in quanto si potrebbero facilmente creare squilibri nella muscolatura dell'atleta. Inoltre occorre notare che la seduta allenante con l'elettrostimolatore non e meno impegnativa di una seduta in palestra, sia psicologicamente sia fisicamente: scordatevi di allenarvi mentre guardate la televisione! Anche le sedute di "recupero" non ottengono i risultati reclamizzati, come e dimostrato da atleti di vertice che hanno impiegato l'elettrostimolatore (o dicono di impiegarlo) dopo i loro piu importanti successi: nessuno di questi ha migliorato significativamente le prestazioni. Le controindicazioni - L'impiego esagerato dell'elettrostimolazione provoca il classico dolore del giorno dopo; la cosa e confermata da diverse ricerche a partire dal 1995. La cosa che molti non sanno e che tali dolori possono coinvolgere anche i tendini. Le controindicazioni da tenere presenti sono: donne in gravidanza problemi neurologici (anche lievi, come fascicolazioni) patologie cardiache con disturbi del ritmo (anche i portatori di pacemaker) epilessia diabete ipertensione arteriosa danni muscolari non risolti Quando non si deve usare 1) Quando la muscolatura e tonica e si pratica regolarmente un'attivita sportiva. 2) Quando diventa il surrogato di un'attivita sportiva. 3) Quando si vuole dimagrire. Con l'elettrostimolazione non si bruciano significative quantita di calorie (nonostante uno dei motivi piu comuni dell'acquisto sia proprio quello estetico). Quando si puo usare 1) Quando si vuole mantenere tonica la muscolatura e non si ha la possibilita (per infortunio) di praticare attivita sportiva. L'uso dell'elettrostimolatore e giustificato se non si possono impiegare sport alternativi e se il periodo di stop supera la settimana. 2) Quando si deve recuperare la tonicita di uno specifico gruppo muscolare, per esempio dopo un intervento chirurgico. L'efficacia delle terapie antinfortunistiche si misura (o si dovrebbe misurare) con una formula molto semplice: E=1-TG/TR dove TG e il tempo reale di guarigione, mentre TR e il tempo necessario per guarire col solo riposo. Per esempio una semplice peritendinite al tendine d'Achille richiede circa 15 gg. con il solo riposo assoluto; se si decide di curarla con la terapia x e il tendine guarisce in 10 gg., si puo affermare che il rendimento della terapia e del 33% (0,33). Poiche gran parte degli infortuni piu comuni hanno ormai un tempo standard di guarigione (per esempio una contrattura da 3 a 7 gg. a seconda della gravita, un'elongazione da 7 a 20 gg. ecc.), e possibile realmente capire quali terapie sono efficaci e quali no. fisioterapistaI risultati - Purtroppo si deve rilevare che gran parte delle terapie ha un'efficienza molto bassa: idromassaggi, ultrasuoni, laser a infrarossi, ionoforesi ecc. sembrano essere semplicemente un insieme di palliativi con cui si fa scorrere il tempo sperando che sia proprio il riposo (tempo) a effettuare la guarigione. La stessa cosa e rilevabile anche per strumentazione piu sofisticata e costosa, ma, se si analizzano i dati delle guarigioni, si scopre che per una percentuale di casi l'efficienza e altissima, cioe ci vuole pochissimo tempo per risolvere il problema. Senza entrare nel merito delle patologie si puo concludere che: * una terapia e veramente efficace se ha un'efficienza molto alta * una terapia con efficienza bassa puo essere sostituita dal solo riposo. L'ultima affermazione non vale ovviamente per i campioni per i quali anche un giorno recuperato puo essere importante; per gli amatori il costo delle cure quasi mai vale il reale tempo guadagnato (che a volte e nullo). Il ruolo del fisioterapista - Purtroppo la situazione sopradescritta e aggravata (per non dire generata) dal comportamento classico del fisioterapista. Questo articolo infatti vuole rivolgersi non solo agli atleti, ma anche ai fisioterapisti per sensibilizzarli alla massima professionalita. Di fronte a un infortunio, il fisioterapista o riesce a risolvere quasi immediatamente il problema (e allora siamo nel caso a) o interviene, ma poi prescrive il semplice riposo (e allora siamo nel caso b e di fronte a un fisioterapista molto professionale) o interviene, sa che la terapia ha un'efficienza comunque bassa, ma, per non perdere il cliente, prosegue comunque usando il riposo come "arma segreta". In quest'ultimo caso basta fare cicli di terapia a giorni alterni o addirittura un giorno si e due no ed ecco che magicamente il problema in cinque sedute, cioe in dieci-dodici giorni scompare: peccato che sarebbe scomparso anche non facendo nulla! Diverso e il caso in cui il fisioterapista usa male strumentazione sofisticata che in mano ai progettisti potrebbe avere un'efficienza non trascurabile. Purtroppo se non si capiscono i presupposti fisiologici e fisici del funzionamento, spesso non basta girare due manopole, impostare un tempo o un programma per ottenere gli stessi risultati che vengono descritti in uno studio scientifico. Anche in questo caso i tempi sono solo leggermente inferiori al recupero con il solo riposo (solo che le sedute costano di piu rispetto a terapie convenzionali!). Ultimo caso riguarda quello di strumentazione che in ambiente ospedaliero ha dato risultati interessanti. In ambulatorio fisioterapico spesso (citando la "famosa" ricerca dell'universita XYZ) si impiega la stessa terapia, ma diluita nel tempo: un conto e usare una macchina per 3-4 ore al giorno tutti i giorni (sto pensando alla strumentazione a radiofrequenza per la gestione delle fratture) e un conto e usarla 10' per volta tre volte alla settimana! La ripresa cauta - La ripresa cauta e una delle armi con cui i fisioterapisti allungano i tempi delle terapie aspettando che l'inattivita (totale o parziale) faccia effetto. E abbastanza comune sentirsi dire: "Si, puoi riprendere blandamente. Per questa settimana non fare piu di un quarto d'ora di corsa lenta.". Oggi che esistono mezzi di potenziamento efficaci nel caso di recupero da infortunio (l'elettrostimolazione), una tale posizione e ingiustificata per due motivi: a) spesso la patologia si prolunga per un carico (non allenante) su una situazione non ancora risolta; b) scientificamente un'unita fisiologica sana e in grado di espletare funzioni normali. Chi si allena tutti i giorni e prova ancora dolore facendo solo qualche chilometro, che corre a fare? E evidente che il problema non e risolto, non e possibile riprendere un allenamento serio e il carico (anche se lieve) non concorre certo a risolvere l'infortunio. Se si ha l'influenza si sta in casa per una settimana: quando si e guariti e si esce, si e nelle condizioni di fare una vita normale, non e necessario prendere mille precauzioni (se servono, e meglio stare ancora al caldo!). Come curarsi - Dopo queste considerazioni si comprende che l'atteggiamento da tenere nei confronti del fisioterapista e il seguente: a) farsi documentare sulla prognosi a riposo del problema (per esempio 20 gg.) b) farsi documentare sul ciclo di terapia e sui tempi della terapia. Il tempo della terapia deve essere quello per una ripresa funzionale completa, non parziale (quella ripresa funzionale completa che si avrebbe con il riposo). Se tali tempi non comportano un reale guadagno temporale, preferire il riposo. Il motivo dell'ultima affermazione non e solo economico. In presenza di un infortunio esiste spesso un sovraccarico; curando la parte infortunata la si porta in condizione di riprendere "prima" che il resto dell'apparato "sportivo" abbia assorbito il sovraccarico, predisponendosi a ricadute. Va da se che ogni atleta, amatore o meno, dovrebbe avere un valido fisioterapista di fiducia. Per capire cosa significhi "valido", visitate questo sito! In genere si parla di crioterapia. Il termine puo non essere felice perche sembra che il ghiaccio possa guarire. In effetti non e cosi: puo bloccare il fenomeno infiammatorio e la cosa non sempre e positiva. Nella fase acuta di molti infortuni il ghiaccio blocca le conseguenze dell'infortunio stesso, mentre nella fase cronica (per esempio un'infiammazione tendinea) puo migliorare la prognosi solo se l'infiammazione e molto lieve. In caso di infiammazioni gravi il bloccarne la normale evoluzione significa alterare anche il ripristino della situazione di normalita. Per chiarirne una volta per tutte l'impiego, il ghiaccio si usa: a) su un infortunio acuto b) su un'infiammazione lieve Come si deve applicare il ghiaccio, quante volte e quando? Quando - Il ghiaccio non va applicato sulla parte dolente prima dell'esercizio fisico, quando quest'ultimo e compatibile con l'infortunio. Se si applica prima, si raffredda la parte infortunata (per esempio un tendine), ma per contatto si puo raffreddare anche qualche parte muscolare, ingenerando potenzialmente nuovi problemi. Il ghiaccio va applicato dopo l'esercizio fisico, cioe a riposo. Come - Esistono diverse teorie. Chi usa una borsa del ghiaccio, eventualmente appoggiata su una pezza leggera per evitare il contatto con la pelle, chi usa un cubetto di ghiaccio da sfregare sulla parte infortunata fino al completo scioglimento. Il primo metodo ha il difetto di provocare solo una modesta diminuzione della temperatura della zona infortunata; il secondo quello di essere troppo rapido (e a volte troppo traumatico). La soluzione migliore consiste nell'impiego dei ghiacci sintetici racchiusi in contenitori di plastica sufficientemente fini da raffreddare realmente e al tempo stesso sufficientemente spessi da poter essere usati a diretto contatto con la pelle. Quante volte - La terapia puo essere ripetuta un paio di volte al giorno. Molti runner corrono, corrono, corrono senza mai porsi il problema dell'infortunio. Vivono nell'assurda convinzione che a loro non tocchera mai o che se succedera, bastera rivolgersi a un qualunque terapeuta per risolverlo in poco tempo. La prima posizione e assurda: chi pratica sport sa che non e immune da infortuni. Personalmente posso dire di essere stato fortunato perche in trent'anni ho avuto solo quattro o cinque infortuni veramente seri, fra cui due operazioni, al rotuleo (basket) e al tendine d'Achille (corsa). Per infortunio serio intendo quello che blocca almeno per 20 gg. la normale pratica sportiva, innescando i processi di deallenamento tanto temuti da chi ricerca un allenamento scientifico. Altri meno fortunati di me quasi annualmente hanno un periodo di stop. Quindi: se fai sport sai che prima o poi ti infortunerai. La strategia migliore e rimandare il piu possibile quel momento. Per farlo occorre sapere come si fa. Spesso ci si preoccupa delle scarpe, del terreno su cui si corre, del tipo di allenamento ecc. In realta l'esperienza ha dimostrato che le cause d'infortunio sono diverse decine e, sorpresa, quelle piu gettonate spesso non sono le piu importanti. infortuniConsideriamo per esempio le scarpe. Un runner che si allena tre volte alla settimana facendo una decina di km per volta e che corre con un qualsiasi paio di scarpe di marca non puo attribuire un eventuale infortunio alle scarpe. Si, correra male, sara pronatore o supinatore, ma molti pronatori o supinatori con quel carico sportivo corrono tranquillamente per anni con scarpacce ben peggiori di quelle del nostro amico. Per cui non fermatevi alla spiegazione piu banale, ma cercate di verificare se "regge". Spesso infatti le cause sono piu d'una, concomitanti. Per questo e importante conoscerle tutte. Per esempio chi ragiona in modo astratto e senza competenze e spesso portato a ritenere che un infortunio sia dovuto a un deficit muscolare (devi rinforzare i muscoli!); in realta, come sottolineano i migliori ortopedici sportivi, non e il deficit muscolare responsabile dell'infortunio bensi il fatto che l'atleta abbia corso con i muscoli stanchi, cioe dal mancato recupero muscolare. Apprezzate la differenza. Se io attribuisco l'infortunio al deficit, andro in palestra mi rafforzero (ammesso che sia possibile, cioe che la mia muscolatura non sia gia al top), ma poi, seguendo lo stesso piano di allenamento, continuero a eseguire sedute di allenamento con i muscoli piu forti, ma sempre stanchi e quindi non potro che infortunarmi nuovamente. Per discutere la seconda posizione di chi ritiene banalmente gestibile un infortunio (cioe che un qualunque terapeuta vada bene). vediamo un caso dalla pratica. Una delle ultime e-mail (in rosso le omissioni per motivi di privacy e per... censura): Sicuramente devo ringraziarti, perche grazie ai tuoi consigli sul sito riguardo le tendiniti ho insistito con l'ortopedico affinche mi prescrivesse una ecografia. Ho davvero verificato una realta incredibile. Te la racconto perche credo sia davvero importante fare sapere a tutti cosa avviene in giro.Dunque ad agosto ho capito che il mio tendine sinistro non andava e che era meglio fermarsi e indagare a fondo. Il problema, adesso l'ho capito e tu me l'hai ripetuto nella mail, avevo corso troppo e stancato i muscoli... Comunque... Mi sono rivolto ad un ortopedico considerato nel (zona geografica) un vero esperto di problemi del piede. Tralascio cifre spese [importante ma non troppo] Appena visitato mi ha detto che avevo un varismo al ginocchio sx molto pronunciato e che era logico il mio infortunio. Cure: 1. rottura del ginocchio, inserimento di cuneo per raddrizzare ossa, 2 mesi di rieducazione 2. indispensabile uso di plantare Gli ho risposto che per l'intervento aspettavo... e memore dei tuoi suggerimenti gli ho chiesto se non era il caso di fare una ecografia... <Voi podisti avete fretta>...mi ha risposto il professorone. <Facciamo un plantare...10 sedute di laserterapia e poi vedra che riprende a correre> Ovviamente il plantare lo si doveva fare presso un negozio di sua fiducia e le sedute di laserterapia presso uno studio di un fisioterapista ben preciso. Gli ho detto che secondo me la laserterapia era <acqua fresca> e che il plantare andava fatto da un architetto di qualita superiore. Mi ha guardato come per dire <E tu che bip ne sai? lascia fare l'ortopedico a chi fa l'ortopedico> e poi mi ha risposto secco: <Per il plantare lo studio direttamente io, per la laserterapia e senz'altro indicata. Non certo la mesoterapia, invasiva e fuori moda> Ma una cura o metodo medico possono andare <fuori moda?> Mah io sono un informatico! Non saprei... Risultato : Ho fatto il plantare. <Lo studio direttamente io!!> Una palla. Si, l'ortopedicone era presente in negozio, ma alla fine mi hanno fatto un calco e poi il plantare in base allo stesso. Nessuna <personalizzazione>. Costo del plantare? Presto detto: 150 euro. E gia li mi stavo a bippa. Erano passato 15 gg. ed il male non passava. <Facciamo un'eco?> . <Ah ma lei non la vuole capire. Semmai facciamo una risonanza, comunque mi ascolti faccia il laser> <Risonanza? Ma la risonanza non la si fa per vedere in profondita ginocchia, caviglia etc. Per i tendini non e meglio un'eco?> Dentro di me avevo deciso che era ora di mandare a bip il professorone e rivolgermi a qualcun altro. Mi sono rivolto allora al centro di medicina dello sport di citta. Li la mesoterapia e la base!! Altro che fuori moda. <Facciamo un'eco?> ... <si, si ... ma impostiamo 4 sedute di mesoterapia e cosi lei potra riprendere a correre>. <Voglio fare un'eco!!!!!!!!!> <OK OK la puo fare qui da noi. Costa 60 euro.> <Non me ne frega niente! Voglio fare l'eco subito > Fatta l'eco! Se ti interessa ti mandero il referto preciso. In sintesi. <Lo studioecografico del tendine d'Achille evidenzia a sinistra accentuazione dell'alone anecogeno periferico al tendine in corrispondenza dell'inserzione calcaneare Il quadro ecografico e suggestivo di entesite del tendine d'Achille di sinistra e tendinosi parziale con peritendinite del tendine d'Achille destro. Si consiglia riposo assoluto> Mi e stato spiegato che l'alone anecogeno significa rotture di fibre e che era proprio il caso di fermarsi!!! <Pero facciamo mesoterapia. Guarira prima> Fatta mesoterapia! Dolorrrrrrossssissssima! Benefici! Secondo me scarsi per non dire nulli. 70 gg dovevo stare fermo e 70 gg sono stato fermo. Ho fatto bici e nuoto. Io NON so stare fermo. E quindi probabilmente ho rallentato la guarigione. Il nostro amico ha sicuramente commesso una serie di errori, sintetizzabili nel fatto che non ha avuto fino in fondo il coraggio di essere il primo medico di se stesso. Una corretta gestione del problema richiedeva: a) periodo di stop assoluto (nel mio libro sugli infortuni e indicato per un problema grave al tendine d'Achille 20 gg.);. b) Durante tale periodo assunzione per qualche giorno di antinfiammatori (attenzione: non a scopo curativo, ma informativo per verificare la gravita del problema; quanto piu e grave quanto meno gli antinfiammatori funzionano). c) Sicuramente ecografia. Non c'e bisogno che la prescriva un Nobel per la medicina. E banale imparare quando serve una radiografia, un'ecografia o una risonanza. d) Dopo il periodo di stop tentativo di ripresa secondo il protocollo Albanesi. Non una ripresa del tipo faccio 10 km e vedo se fa male. Il primo passo del mio protocollo di ripresa prevede il primo giorno 1 km (si, avete letto bene un chilometro): se si avverte dolore, stop, e inutile continuare. Ci si deve rivolgere a un ortopedico sportivo. Qui si deve essere in grado di dialogare con l'ortopedico conoscendo minimamente la validita delle terapie: a) plantare. NO. Notate la finezza. Il plantare non guarisce l'infortunio, semmai aiuta a prevenire una ricaduta. Tu medico, prima mi devi far guarire, poi si parla di plantare. b) Laser. SI', se non e a infrarossi (che come dice giustamente il nostro amico e acqua fresca). c) Mesoterapia. Assolutamente no. E fuori moda per il semplice fatto che i rischi sono notevoli. Puo essere fatta in circostanze particolari, non come routine. Per convincersene basta osservare la pelle nei dintorni del punto dove e stata fatta una mesoterapia o un'infiltrazione con cortisonici. Anche dopo settimane e biancastra, completamente degenerata. Ultimo errore. Qualunque sportivo deve imparare, con un opportuno allenamento psicologico, a "stare fermo". L'infortunio acuto (o meglio improvviso, poiche potrebbe trattarsi anche di un aggravamento repentino di una situazione cronica) e un evento che altera la qualita della vita di chi e abituato a fare sport. In molti casi il problema e evidenziato dalle indagini del caso, in altri (sindrome invisibile da carico) no. Quest'ultimo dato e poco noto a medici poco attenti che concludono in modo affrettato che un loro paziente che non si fa piu vedere e brillantemente guarito. In presenza di un infortunio improvviso occorre procedere con estrema rapidita con l'intervento di personale qualificato (fisioterapista, medico sportivo ecc.). Una volta avviata la ripresa, e opportuno stabilire una strategia di ritorno. Primo punto da sottolineare: non ascoltate il terapeuta che vi invita a "provare" un eventuale miglioramento Un concetto che deve essere chiaro e che: se la guarigione dall'infortunio non e totale qualunque sovraccarico rischia una recidiva infortunioCi sono atleti che trascinano per mesi un infortunio che si risolveva in tre settimane. La causa e spesso l'amore per lo sport e il significato che esso ha nella nostra vita. Non poter esercitare la propria attivita sportiva vuol dire non frequentare un ambiente (la palestra, il parco in cui corriamo, la pista d'atletica ecc.), non vedere gli amici, non provare certe sensazioni, non poter scaricare le tensioni della giornata. Significa dover rinunciare a eventi che si erano preparati per settimane. Significa temere di perdere il proprio stato di forma (ricordatevi comunque che con un riposo attivo, per esempio usando, se e possibile, la bici anziche la corsa, non si perde poi molto, soprattutto se non siete professionisti). Occorre mantenersi lucidi e riflettere come se fossimo noi i medici e dovessimo visitare un paziente. Con questo spirito, la strategia di ritorno deve essere questa: Livello 0 - Il fastidio non deve essere presente nella normale attivita di un sedentario, deve essere completamente scomparso. Un leggero fastidio presente camminando, correndo si trasforma in una recidiva dolorosa. Un'ottima prova per il livello zero e il test della scala: salire e scendere velocemente due o tre rampe di scale senza avvertire dolore o fastidio. Livello 1 (test del chilometro) - Correte a 5'30"/km per 1 km (o 30" piu lenti se valete piu di 21' sui 5000). Se non sentite nulla passate alla fase 2. Appena avvertite fastidio o dolore, fermatevi e rimandate il test: non siete ancora pronti. Livello 2 (test del riscaldamento) - Correte 1 km a 5'30" + 1 km a 5' + 1 km a 4'30" (sempre 30" in piu se valete piu di 21' sui 5000). Come sopra, se sentite qualcosa: STOP. Livello 3 (test del lento) - Correre 6 km al ritmo del vostro fondo lento + 1 km al ritmo del 10000. Come sopra, se sentite qualcosa: STOP. Livello 4 (go!) - Dopo i 6 km di fondo lento, effettuate 500 m al ritmo dei 3000: tre minuti di sosta e, dopo il solito stretching dolce, 3 allunghi sciolti da 80 m. Se non sentite nulla, potete ricominciare con un programma di allenamento (che evidentemente dipendera dalla durata della sosta). I vari livelli possono essere provati uno al giorno, successivamente. In caso di stop si deve aspettare due o tre giorni per riprovare. ELENCO SOSTANZE DOPANTI Quello che segue non costituisce un elenco esaustivo delle sostanze proibite. Molte sostanze che non risultano incluse sono da considerarsi, comunque,vietate, in quanto rientranti nella definizione “…e sostanze affini”. Gli atleti sono tenuti ad accertarsi che tutti i farmaci, i prodotti di supplementazione e le preparazioni vendute liberamente, nonche tutte le altre sostanze utilizzate, non contengano alcuna sostanza compresa fra quelle vietate. CODICE ANTIDOPING DEL MOVIMENTO OLIMPICO Appendice A - Lista delle classi di sostanze vietate e dei metodi proibiti 1° SETTEMBRE 2001 - 31 DICEMBRE 2002 I - CLASSI DI SOSTANZE VIETATE A. Stimolanti Le sostanze vietate della classe (A) includono i seguenti esempi: amineptina , amifenazolo, amfetamina, bromantan, caffeina*, carfedon, cocaina, efedrina**, formoterolo *** , fencamfamina, mesocarbo, pentetrazolo, pipradolo, salbutamolo***, salmeterolo***, terbutalina ***, .... e sostanze affini * Per quanto attiene alla caffeina, un campione viene ritenuto positivo se la concentrazione nell'urina risulta superiore ai 12 microgrammi per millilitro. ** Per quanto riguarda la catina, un campione viene ritenuto positivo se la concentrazione nell'urina risulta superiore a 5 microgrammi per millilitro. Per l'efedrina e la metilefedrina, un campione viene ritenuto positivo se la concentrazione nell'urina risulta superiore a 10 microgrammi per millilitro. Per quanto riguarda fenilpropanolamina e pseudoefedrina, un campione viene ritenuto positivo se la concentrazione nell'urina risulta superiore a 25 microgrammi per millilitro. ***Consentiti soltanto se somministrati per inalazione allo scopo di prevenire e/o curare l'asma e l'asma indotta da esercizio. Il medico di squadra o uno specialista in malattie respiratorie dovranno comunicare per iscritto, secondo le modalita stabilite da ciascuna Federazione e nel rispetto della normativa sulla riservatezza dei dati personali, alla autorita federale competente la presenza di asma e/o di asma indotta da esercizio. NOTA: Tutti i preparati a base di imidazolo sono consentiti per uso topico I vasocostrittori possono essere somministrati assieme ad anestetici locali. I preparati per uso topico (ad es. per via nasale, oftalmologica e rettale) contenenti adrenalina e fenilefrina sono consentiti. B. Narcotici Le sostanze vietate della classe (B) includono i seguenti esempi: Le sostanze vietate della classe (B) includono i seguenti esempi: buprenorfina, destromoramide, diamorfina (eroina), metadone, morfina, pentazocina, petidina ..... e sostanze affini NOTA: E' consentito l'impiego di codeina, destrometorfano, destropropossifene, diidrocodeina, difenossilato, etilmorfina, folcodina , propossifene e tramadolo. C. Agenti anabolizzanti Le sostanze vietate della classe (C) includono i seguenti esempi: 1. Steroidi anabolizzanti androgeni a) clostebol, fluossimesterone, metandienone, metenolone, nandrolone, 19-norandrostenediolo, 19-norandrostenedione, ossandrolone, stanozololo …. e sostanze affini b) androstenediolo, androstenedione, deidroepiandrosterone (DHEA), diidrotestosterone, testosterone* …. e sostanze affini Le informazioni risultanti dall'esecuzione di profili metabolici e/o le misurazioni dei rapporti isotopici possono essere utilizzate per pervenire a conclusioni definitive. La presenza di un rapporto Testosterone (T)/Epitestosterone (E) superiore a sei (6) a uno (1), nel campione di urina di un atleta costituisce violazione, salvo nel caso in cui esistano le prove che tale rapporto sia dovuto a condizioni fisiologiche o patologiche, quali la bassa escrezione di epitestosterone, la presenza di tumori producenti androgeni, deficit enzimatici. Qualora il rapporto T/E risulti superiore a 6, le autorita competenti hanno l'obbligo di condurre degli accertamenti prima che il campione venga dichiarato positivo. A tale proposito verra redatta una relazione scritta completa che comprenda un'analisi dei tests precedenti, di quelli successivi ed eventuali risultati di indagini endocrine. Nel caso in cui non siano disponibili i risultati dei tests precedenti, l'atleta interessato sara sottoposto ad un esame senza preavviso almeno una volta al mese per un periodo di tre mesi. I risultati di questi esami svolti dovranno essere inseriti nella relazione. In assenza di collaborazione all'esecuzione di tali accertamenti, il risultato verra considerato positivo. 2. Beta-2 agonisti Bambuterolo, clenbuterolo, fenoterolo, formoterolo*, reproterolo, salbutamolo*, salmeterolo , terbutalina* ....... e sostanze affini * Uso consentito per via inalatoria, come descritto al punto (I.A) Per quanto riguarda il salbutamolo, considerato nella categoria degli agenti anabolizzanti, un campione viene ritenuto positivo se la concentrazione nell'urina risulta superiore a 1000 nanogrammi per millilitro. D. Diuretici Le sostanze vietate della classe (D) includono i seguenti esempi: acetazolamide, acido etacrinico, bumetanide, clortalidone, furosemide, idroclorotiazide, mannitolo *, mersalil, spironolattone, triamterene ....... e sostanze affini * Uso vietato per iniezione endovenosa. E. Ormoni peptidici, sostanze ad azione mimetica e analoghi Le sostanze vietate della classe (E) includono gli esempi seguenti ed i relativi analoghi, nonche le sostanze ad azione mimetica: 1. Gonadotropina corionica (hCG ) esclusivamente per gli uomini; 2. Gonadotropine ipofisarie e di sintesi esclusivamente per gli uomini; 3. Corticotropine (ACTH, tetracosactide) 4. Ormone della crescita (hGH) 5. Fattore di crescita insulino-simile (IGF-1) e tutti i rispettivi "fattori di rilascio" e loro analoghi 6. Eritropoietina (EPO) 7. Insulina: uso consentito soltanto per il trattamento di atleti affetti da forme, dichiarate, di diabete insulino-dipendente. E' necessaria la comunicazione scritta rilasciata da un endocrinologo o da un medico di squadra attestante la condizione di diabete insulino-dipendente da trasmettere secondo le modalita stabilite da ciascuna Federazione e nel rispetto della normativa sulla riservatezza dei dati personali alla autorita federale competente. La presenza di una concentrazione anomala di ormone endogeno appartenente alla classe (E) o dei suoi marcatori diagnostici nelle urine di un atleta costituisce un'infrazione, a meno che non sia stato comprovato in via definitiva che il fenomeno e dovuto esclusivamente ad una condizione fisiologica o patologica. II - PRATICHE VIETATE I seguenti metodi sono proibiti: 1. Doping ematico: consiste nella somministrazione di sangue, globuli rossi e/o emoderivati all'atleta, procedura che puo essere preceduta da un prelievo di sangue sull'atleta che continua l'allenamento in uno stato di insufficienza ematica. 2. Somministrazione di trasportatori artificiali di ossigeno o di sostituti del plasma. 3. Manipolazioni farmacologiche, chimiche e fisiche. III. CLASSI DI SOSTANZE VIETATE IN DETERMINATE CONDIZIONI A. Alcool Le Federazioni Sportive indicheranno nella Convenzione da stipulare con la FMSI la richiesta eventuale di condurre analisi per l'individuazione dell'etanolo. Le analisi per l'individuazione dell'etanolo dovranno essere obbligatoriamente condotte se cosi previsto dalla Federazione Sportiva Internazionale di appartenenza. B. Cannabinoidi Saranno condotte analisi per l'individuazione di cannabinoidi (ad es. Marijuana, Hashish). In occasione dei Giochi Olimpici, saranno svolti controlli per il rilevamento di cannabinoidi. La concentrazione nelle urine di 11-nor-delta-9-tetraidrocannabinolo-9-acido carbossilico (carbossi-THC), in misura maggiore di 15 nanogrammi per millilitro, configura un caso di doping. C. Anestetici locali L'uso di anestetici locali tramite iniezione e consentito nel rispetto delle seguenti condizioni: a) possibilita di somministrare bupivacaina, lidocaina, mepivacaina, procaina, e sostanze affini ma non cocaina. Gli agenti vasocostrittori (ad es. adrenalina) potranno essere utilizzati unitamente ad anestetici locali; b) possibilita di effettuare soltanto iniezioni locali od intra-articolari; c) soltanto quando esista una giustificazione medica. Ove la Federazione non sancisca l'obbligo di deposito della notifica preventiva, copia della idonea giustificazione medica dovra essere consegnata all'ispettore medico incaricato del prelievo perche sia inserita nella busta contenente il verbale di prelievo, in conformita alle vigenti disposizioni regolamentari. In mancanza, gli accertamenti del caso saranno svolti dall'Ufficio di Procura Antidoping del CONI. D. Glicocorticoidi L'uso sistemico dei glicocorticoidi e vietato nei casi in cui questi ultimi vengano somministrati per via orale, rettale o attraverso iniezione endovenosa o intramuscolare. In caso di necessita medica, sono consentite iniezioni locali ed intra-articolari di glicocorticoidi. Ove la Federazione non sancisca l'obbligo di deposito della notifica preventiva, copia della idonea giustificazione medica dovra essere consegnata all'ispettore medico incaricato del prelievo perche sia inserita nella busta contenente il verbale di prelievo, in conformita alle vigenti disposizioni regolamentari. In mancanza, gli accertamenti del caso saranno svolti dall'Ufficio di Procura Antidoping del CONI. E. Beta-bloccanti Le sostanze vietate della classe (E) includono i seguenti esempi: acebutololo, alprenololo, atenololo, labetalolo, metoprololo, nadololo, oxprenololo, propranololo, sotalolo ....... e sostanze affini Le Federazioni Sportive indicheranno nella Convenzione da stipulare con la FMSI la richiesta eventuale di condurre analisi per l'individuazione di Beta-bloccanti. Le analisi per l'individuazione dei Beta-bloccanti dovranno essere obbligatoriamente condotte se cosi previsto dalla Federazione Sportiva Internazionale di appartenenza. Concentrazioni urinarie al di sopra delle quali i laboratori accreditati dal CIO sono tenuti a comunicare i riscontri relativi a specifiche sostanze CAFFEINA > 12 microgrammi/millilitro CARBOSSI-THC > 15 nanogrammi/millilitro CATINA > 5 microgrammi/millilitro EFEDRINA > 10 microgrammi/millilitro EPITESTOSTERONE > 200 nanogrammi/millilitro METILEFEDRINA > 10 microgrammi/millilitro MORFINA > 1 microgrammi/millilitro 19-NORANDROSTERONE > 2 nanogrammi/millilitro per gli uomini 19-NORANDROSTERONE > 5 nanogrammi/millilitro per le donne FENILPROPANOLAMINA > 25 microgrammi/millilitro PSEUDOEFEDRINA > 25 microgrammi/millilitro SALBUTAMOLO (come stimolante) (come agente anabolizzante) > 100 nanogrammi/millilitro > 1000 nanogrammi/millilitro RAPPORTO T/E > 6 IV. CONTROLLI AL DI FUORI DELLE COMPETIZIONI I controlli effettuati al di fuori delle competizioni hanno come unico obiettivo quello di svelare le sostanze proibite appartenenti alla classe I.C (agenti anabolizzanti), I.D (diuretici), I.E (ormoni peptidici, sostanze ad azione mimetica ed analoghi) ed alla classe II (metodi proibiti). ELENCO DEGLI ESEMPI DI SOSTANZE VIETATE STIMOLANTI amfepramone, amfetamina, amifenazolo, amineptina, bambuterolo, bromantan, bupropione, caffeina, carfedon, catina, cocaina, cropropamide, crotetamide, efedrina, eptaminolo, etamivan, etilamfetamina, etilefrina, fencamfamina, fenetillina, fenfluramina, fendimetrazina, fentermina, fenilefrina, fenilpropanolamina, foledrina, formoterolo, mefenorex, mefentermina, mesocarbo, metamfetamina, metilenediossiamfetamina, metilefedrina, metilfenidato, metossifenamina, niketamide, norfenfluramina, paraidrossiamfetamina, pemolina, pentetrazolo, pipradolo, prolintano, propilesedrina, pseudoefedrina, reproterolo, salbutamolo, salmeterolo, selegilina, stricnina, terbutalina. NARCOTICI buprenorfina, destromoramide, diamorfina (eroina), idrocodone, metadone, morfina, pentazocina, petidina.. AGENTI ANABOLIZZANTI androstenediolo, androstenedione, bambuterolo, boldenone, clenbuterolo, clostebol, danazolo, deidroclormetiltestosterone, deidroepiandrosterone (DHEA), diidrotestosterone, drostanolone, fenoterolo, fluossimesterone, formebolone, formoterolo, gestrinone, mesterolone, metandienone, metenolone, metandriolo, metiltestosterone, mibolerone, nandrolone, 19-norandrostenediolo, 19-norandrostenedione, noretandrolone, ossandrolone, ossimetolone, ossimesterone, reproterolo, salbutamolo, salmeterolo, stanozololo, terbutalina, testosterone, trenbolone. DIURETICI acetazolamide, acido etacrinico, bendroflumetiazide, bumetamide, canrenone, clortalidone, furosemide, idroclorotiazide, indapamide, mannitolo (per iniezione endovenosa), mersalile, spironolattone, triamterene. AGENTI MASCHERANTI bromantan, diuretici (vedi sopra), epitestosterone, probenecid. ORMONI PEPTIDICI, SOSTANZE AD AZIONE MIMETICA E ANALOGHI eeritropoietina (EPO), ACTH, hCG*, hGH, insulina, LH*, clomifene*, ciclofenil*, tamoxifene* , inibitori dell'aromatasi * * sostanze vietate esclusivamente negli uomini BETA-BLOCCANTI acebutololo, alprenololo, atenololo, betassololo, bisoprololo, bunololo, carteololo, celiprololo, esmololo, labetalolo, levobunololo, metipranololo, metoprololo, nadololo, oxprenololo, pindololo, propranololo, sotalolo, timololo. Un'avvertenza: non barate! Non ripetetevi: "non sento nulla" se invece e presente quel piccolo fastidio o il doloretto sopportabile. Ricordatevi che la gestione di un infortunio da anche la vostra dimensione umana. Per quanto lo sport sia importante, un periodo di stop non puo mandarvi in crisi esistenziale. Nello spirito di Perche non essere felici? si puo indirizzare la propria capacita d'amare verso altri oggetti d'amore. Molti runner che l'hanno letto mi hanno confessato di essere rimasti sorpresi di come hanno affrontato positivamente un infortunio imprevisto La kinesiologia nacque nel 1964 per opera di un chiropratico americano, George Goodheart che introdusse la relazione muscolo-meridiano, grazie alla quale era convinto fosse possibile mantenere nel tempo le correzioni delle manovre chiropratiche. Stimolando opportuni punti si ottenevano secondo Goodheart risultati duraturi nel tempo. Dalla originaria impostazione di Goodheart, la kinesiologia e evoluta in moltissimi indirizzi, influenzati anche da tecniche orientali e terapie tradizionali. E pertanto difficile operare una sintesi approfondita che descriva ogni corrente. La kinesiologia ritiene che la salute sia determinata dall'equilibrio di tre fattori, rappresentati graficamente da un triangolo i cui lati rappresentano un determinato sistema del corpo umano. Ogni sistema e in relazione con gli altri due, li influenza e ne e influenzato. La base del triangolo e il sistema strutturale (articolazioni e muscoli, colonna vertebrale, piedi e bocca), campo di applicazione dei fisiatri, dei chiropratici e degli odontoiatri. Il lato di sinistra e in relazione con il metabolismo (alimentazione e organi interni) ed e di competenza dei nutrizionisti e dei medici tradizionali. Il lato di destra e in relazione allo stato psichico ed e competenza di psichiatri e psicologi. Anche per la kinesiologia e importante il concetto di equilibrio fra i vari sistemi; l'indagine ha lo scopo di stabilire la causa della disarmonia e di scoprire quel lato sia piu interessato. In base a risposte neuromuscolari a opportuni stimoli, sarebbe possibile diagnosticare e curare la patologia. Funziona? - Come si vede dalla descrizione, la confusione e terribile. Molti terapeuti, vittime del piu grande delirio di onnipotenza (dal quale parti lo stesso Goodheart), interpretano la kinesiologia in maniera personale o scolastica (nel senso di scuola all'interno della disciplina), facendo perdere ogni credibilita a cio che fanno. La lista delle patologie curabili e infinita, ma anche per la kinesiologia vale la legge di guarigione totale: non esiste alcuna patologia certamente guarita dalla terapia kinesiologica. In sostanza si tratta spesso di un'ultima spiaggia in cui l'abilita psicologica del terapeuta di usare l'effetto tempo e un cambiamento dello stile di vita del paziente vale molto di piu della terapia stessa. Per una valutazione corretta rimando all'articolo sui manipolatori. Alcune assurdita recuperate da siti Internet: "La kinesiologia applicata e una recente tecnica diagnostica e terapeutica, che, tramite la valutazione del tono muscolare permette di conoscere lo stato di salute del nostro organismo". Penso che nessuno dei lettori sia cosi scarso da non capire che il tono muscolare e influenzato piu dall'esercizio fisico che dallo stato di salute. "... praticamente ogni malattia conosciuta sia fisica che psichica puo avere come origine un'intolleranza alimentare. Il test kinesiologico risulta a tutt'oggi l'unico che permetta una valutazione completa ad ampio raggio non solo delle sostanze verso cui si sia sviluppata una intolleranza, ma anche delle cause che le hanno determinate." Qui il delirio di onnipotenza e totale. Ma non hanno mai sentito parlare delle malattie genetiche, la cui UNICA origine e un'alterazione dei geni dell'individuo? "Si parte dal principio che un muscolo e nutrito energicamente da un meridiano specifico. Quando c'e dello stress, l'energia si blocca, il muscolo non e piu nutrito e quindi diventa debole e cede ad una pressione minima." Qui crolla tutta la kinesiologia. Nata studiando i sedentari, se si analizza un body builder (o uno sportivo allenato) lo si trovera sempre sanissimo. Peccato che anche gli sportivi si ammalino Le onde d'urto sono onde acustiche ad alta energia generate da strumentazione elettrodinamica, elettromagnetica o piezoelettrica. A differenza degli ultrasuoni non hanno andamento sinusoidale, ma sono impulsive e hanno ampiezza molto maggiore (500 bar contro 0,5). Se vengono applicate a una parte del corpo, il passaggio dell'onda d'urto attraverso ai tessuti ha caratteristiche che sono funzione dei tessuti stessi e, pur non essendo ancora completamente chiare le cause, produce una rigenerazione dei vasi nella zona investita. litotritoreI meccanismi di azione sono due: quello meccanico e quello dovuto alla cavitazione, cioe la formazione di bolle di vapore all'interno di un fluido sottoposto al passaggio di onde pressorie che si susseguono ad alta velocita. Nei tessuti molli la permeabilita di membrana si modifica e aumenta lo scambio ionico intracellulare. Il meccanismo e simile a quello di una frattura quando si ha per reazione una stimolazione alla produzione di tessuti ossei per il ripristino della situazione preesistente. L'aumentata capillarizzazione locale conseguenza del trattamento con onde d'urto provoca una rimozione dei fattori infiammatori. Da dati sperimentali i migliori risultati si ottengono nelle zone in cui si ha il passaggio da tessuti molli (tendini o muscoli) a tessuti duri (per esempio ossa). Le onde d'urto erano gia applicate negli anni '80 in nefrologia per la rottura di calcoli renali (litotrissia) e la loro conseguente emissione spontanea. In ambito ortopedico il litotritore, lo strumento che applica le onde d'urto, ebbe la sua prima applicazione nel 1991. Attualmente consente di ridurre il ricorso all'intervento chirurgico, non ha effetti collaterali, e rapido (di solito bastano poche sedute, da tre a sei). E particolarmente indicato per fibrosi o calcificazioni a livello muscolare, nelle patologie inserzionali tendinee o in quelle circoscritte da sovraccarico (epicondiliti, talloniti, fascite plantare ecc.); la risoluzione del problema e completa per il 30% dei casi e parziale per un altro 30%. Il litotritore e meno indicato nelle forme non calcifiche. Per ogni trattamento si applicano 1.500-2.000 colpi con una frequenza di 120-240 colpi al minuto per una durata quindi che e di dieci minuti circa. Il trattamento puo essere doloroso e puo essere indicata un'analgesia locale o per le pseudoartrosi anche una sedazione piu generale. E controindicato in pazienti con disturbi della coagulazione, tenosinoviti infette, osteomieliti, portatori di pace maker, polineuropatie demielinizzanti, epilettici. Osteopati, chiropratici, massaggiatori, fisiokinesiologi ecc. sono terapeuti che utilizzano le proprie mani per risolvere i problemi del paziente; appare cioe logico (anche se puo apparire riduttivo) riunirli in un'unica grande categoria: i manipolatori. Come per un medico tradizionale non si puo scegliere a caso, cosi in mezzo a una tale varieta di personaggi e necessario usare alcune semplici avvertenze per scegliere bene. Effetto tempo - Se vi siete rivolti al terapeuta a scopo curativo, verificate che non vi propini la classica serie di dieci sedute. Una terapia quando funziona, di solito funziona da subito. Diluire una terapia in dieci sedute (diciamo due settimane) vuol dire sperare che il tempo faccia la sua parte e guarisca (piu della terapia!) il malanno. Delirio di onnipotenza - In genere il soggetto non ha competenze mediche sofisticate (tranne quelli che hanno seguito corsi a sfondo scientifico: richiedete il curriculum di studi e verificate nel limite del possibile che non siano titoli appariscenti, ma comprati: molte universita straniere vendono titoli senza nessun valore legale, ma dai nomi allettanti), ma, nonostante cio, molti manipolatori vanno oltre le loro competenze e decidono di curare tutto, come veri e propri santoni. Diffidate di questi personaggi. Alcuni esempi classici sono il massaggiatore che pretende di curare tendiniti o peggio distrazioni e strappi con un massaggio; l'osteopata che con aria trionfante annuncia, ancor prima di aver visitato il paziente, che lo rimettera in sesto con qualche manipolazione; il chiropratico che, qualunque sia il malanno, conclude che si tratta di un problema di masticazione (!). Effetto scenico - Diffidate anche da tutti coloro che cercano l'effetto scenico. Il crac che molti manipolatori usano per dimostrare al cliente che "qualcosa era fuori posto" ha scarse basi scientifiche. Per convincersene provate a far scrocchiare le dita della mano: ci riuscite senza essere manipolatori, eppure le vostre dita non hanno assolutamente nulla! No alla filosofia - Apprezzate quelli che umilmente si basano sulla loro esperienza; diffidate di tutti quelli che imbevono il loro operato di concetti filosofici come l'armonia interiore, l'equilibrio fra i sistemi e altre amenita simili. Concetti affascinanti, ma per nulla provati. Uso di esami tradizionali - Non si puo curare nessuno senza sapere il suo reale stato. Il manipolatore che visita un paziente senza chiedergli esami tradizionali (ecografie, radiografie ecc.) e pericolosissimo. A titolo d'esempio citiamo tutti i manipolatori che in presenza di sofferenza al tendine d'Achille non chiedono un'ecografia, ma partono con le manipolazioni sostenendo che il problema puo essere risolto rimettendo a posto muscoli e articolazioni. Se il soggetto ha un tendine degenerato, i suoi muscoli e le sue articolazioni tornano a posto (?), ma la prossima volta che corre, oltre a sentire ancora dolore, rischia di spezzare il suo achilleo con risultati disastrosi. L'osteopatia nacque in America verso la fine del XIX sec. per merito del dottor Andrew Taylor Still. Il termine deriva dal greco osteon, osso + pathos, sofferenza. L'osteopatia considera l'uomo un'unica unita funzionale, nella quale i vari apparati cooperano per mantenere il benessere dell'organismo. L'osteopata cerca le disarmonie interne per risolvere i problemi del paziente, indagando quattro sistemi funzionali: il sistema strutturale (quello che tradizionalmente e costituito da ossa, muscoli e articolazioni), quello viscerale ( gli organi interni), quello cranio-sacrale (ossa del cranio e del sacro) e quello fasciale (le guaine del tessuto connettivale). L'osteopata visita il paziente dopo una normale anamnesi e l'eventuale visione di esami tradizionali; lo scopo della visita e la percezione (con il tatto) di ogni variazione dei tessuti corporei e i lievi movimenti delle varie parti del corpo. Originariamente l'osteopatia era consigliata per problemi all'apparato osteoarticolare; poi il delirio di onnipotenza tipico di molte medicina alternative ha esteso (a sproposito) il campo di applicazione a patologie (cito da un sito Internet) in cui "si riconosca una chiara origine funzionale, in pazienti di ogni eta, dal neonato all'anziano, negli sportivi e nelle donne in gravidanza". Funziona? - Scientificamente l'osteopatia non ha basi solide; le argomentazioni di Still (ricordiamolo, risalgono al XIX sec.) sono intuizioni filosofiche (molti osteopati parlano di filosofia osteopatica) piu o meno condivisibili, ma senza nessuna prova diretta. Basare la salute dell'individuo sull'armonia e un concetto affascinante, ma che non ha riscontro reale: basta pensare a tutte le patologie che: a) sono originate da virus e da batteri b) sono originate da un difetto genetico c) sono originate da una cattiva alimentazione d) sono originate da sostanze esterne all'organismo ecc. E facile convincersi che sono veramente poche le patologie dove l'armonia e alterata da qualcosa di "interno". La genetica sta smontando comunque le basi dell'osteopatia "romantica" perche dimostra che moltissime patologie sono causate da un difetto congenito: come si puo ristabilire l'armonia se non c'e mai stata? L'osteopatia non rispetta la legge di guarigione totale e spesso chi vi si affida spesso lo fa come ultima spiaggia; i risultati che si ottengono dipendono in gran parte dall'abilita del terapeuta di indirizzare il paziente verso uno stile di vita migliore ecc. I successi e il futuro - Molti osteopati in realta non sanno nemmeno con precisione cosa sia l'osteopatia ne chi l'abbia fondata (ora che lo sapete se ne incontrate uno, provate a interrogarlo...); si tratta di personaggi che hanno fatto un corso e poi lo hanno applicato con anni di esperienza. Sono cioe dei manipolatori. Alcune correnti, sensibili all'aspetto scientifico della propria professione, hanno iniziato una revisione critica dell'osteopatia, arrivando a risultati molto interessanti. Pur mantenendo il nome originario, sono riuscite a dare dignita di scienza a una disciplina dai mille volti. Quando ci si affida a un osteopata e pertanto fondamentale capire con chi si ha a che fare. Anche l'osteopatia (nell'immagine, A. Still, il fondatore della discipina), come molte discipline nate nel secolo scorso, ha spesso conservato un'adesione quasi fideistica a ipotesi e terapie piuttosto datate. osteopatiaE pertanto fondamentale capire che tipo di osteopata si ha davanti per sapere se si e o meno in buone mani. In sostanza ci si trova di fronte a tre personaggi: a) si tratta di un manipolatore che ha seguito corsi piu o meno approfonditi, ma non ha competenze mediche e anatomiche sufficienti a gestire casi importanti. Se e modesto e non e affetto da delirio di onnipotenza, puo essere un valido terapeuta per i casi di minor gravita, soprattutto se si e costruito un'esperienza notevole. b) E un terapeuta che, pur non avendo competenze mediche profonde, si pone in contrapposizione con la medicina tradizionale. In alcuni casi ha seguito e continua a seguire molti corsi di formazione, ma la preparazione scientifica di base resta scarsa. Si affida spesso a concetti piu filosofici che medici, tende a impressionare il paziente con guarigioni tipo "alzati e cammina" ecc. E sicuramente il personaggio da evitare. c) Purtroppo i primi due casi costituiscono la maggioranza, ma sta nascendo una terza figura professionale, molto scientifica e soprattutto moderna. Esistono varie possibilita, tutte con un punto comune: preparazione medica buona, complementarieta alla medicina tradizionale (non contrapposizione), approccio scientifico (e non filosofico) ai problemi. In questo articolo ne descriveremo una particolarmente interessante. Il metodo di Reequilibration Fonctionnelle nacque molti anni fa quando Roland Solere fu indirizzato dal suo maestro Andre Brunel a un convegno di rinomati osteopati. A fronte di un'osteopatia che prendeva tutto meno che una direzione scientifica, coerente e logica, nella quale numerosi concetti, interessanti, ma "marginali" prendevano una dimensione tale da travalicare i principi piu scientifici, Solere si espresse cosi: "Signori, se questa e l'osteopatia, allora io non faccio osteopatia". A molti anni di distanza, dopo molteplici valutazioni positive fatte in un contesto ospedaliero e universitario, dove numerosi pazienti sono stati trattati da due insegnanti della scuola e da un allievo italiano estratto a sorte, un'Universita Libera (L.U. de S., Lugano) ha deciso di organizzare il primo corso di Laurea in Osteopatia in una Facolta di Medicina (da notare che le lauree rilasciate hanno valore in tutta Europa in base agli accordi bilaterali di Bologna del 1999 e che l'inserimento in Italia in Universita e previsto dalle Normative europee a partire dal 2004). Da li, la nuova volonta di mantenere il nome originario (anche se errato dal punto di vista semantico) e di portare avanti sia la "battaglia" dell'onesta scientifica sia l'osteopatia, certi che la ricerca scientifica seria smontera gli errori e le falsita in malafede. Questo articolo non e contrario al plantare, ma contro l'uso indiscriminato che se ne fa per risolvere ottimisticamente molte patologie. Di fronte a una patologia sportiva che fa sospettare come causa un appoggio scorretto, un buon terapeuta dovrebbe prima guarire la patologia (ricondurre lo sportivo a un sedentario normale) e poi indagare l'uso del plantare come soluzione definitiva. Si deve usare: * In soggetti all'inizio della loro vita sportiva (primi tre anni) che lamentino patologie riconducibili a un cattivo appoggio. * Nella riabilitazione dopo interventi chirurgici o eventi traumatici Nel caso di atleti giovani (come eta sportiva!), il plantare e sicuramente indicato quando lo specialista rileva che un infortunio e strettamente correlato a un'anomalia anatomica; ci si potrebbe chiedere che differenza c'e fra un atleta che inizia e un atleta che corre da anni se entrambi presentano lo stesso problema (piede cavo, piede piatto, eccessiva pronazione ecc.). La risposta e semplice: il podista che corre da anni con un problema anatomico (o presunto tale) ha sicuramente dei meccanismi d'equilibrio che lo hanno preservato dagli infortuni; se incorre in una fascite plantare non avrebbe molto senso attribuirla alle sue anomalie anatomiche e cercare di risolverla con un plantare, in quanto le cause sicuramente sarebbero altre: tolte quelle, ritornerebbe a correre senza problemi. Quello che sfugge ai piu e che il nostro corpo ha comunque un carico allenante massimo. In altri termini, se non si segue un criterio di gradualita e non si sta sotto il livello quantitativo e qualitativo che il proprio corpo sopporta, plantari o non plantari, si avranno sempre dei problemi. La teoria dell'allenamento non serve solo a far ottenere la miglior prestazione, ma anche a far durare a lungo l'atleta. In modo ancora piu chiaro, se 10-15 anni fa si pensava che gli infortuni fossero in gran parte dovuti a malformazioni anatomiche dell'atleta, oggi e ormai chiaro che gli infortuni sono, nel 99% dei casi, errori di sovraccarico quantitativo o qualitativo. In genere conviene guarire perfettamente da un infortunio "difficile" (anche con un lungo periodo di stop) e affrontare la ripresa con uno spirito piu orientato a durare a lungo che alla singola prestazione: aumentare le proprie capacita di recupero (vedasi articoli nell'Area Rossa), base organica molto forte (fare qualita solo con una quantita alle spalle sufficiente), potenziamento e tecnica di corsa ecc. L'altro caso in cui il plantare e certamente giustificato e nella fase di riabilitazione dopo un infortunio traumatico o un intervento chirurgico. Infatti il plantare consente di moderare il carico, consentendo un recupero graduale. Non si deve usare: * Per cercare di curare patologie sportive; il plantare previene, ma non cura. Prima si guarisce, poi si prende in considerazione l'idea del plantare. * Per cercare di prevenire patologie sportive in atleti che comunque da tempo non hanno problemi. Non si fa altro che alterare equilibri ormai consolidati. * Per cercare di "convivere" con patologie sportive. Si dilaziona solo il problema... La qualita spesso e un optional - L'uso del plantare e stato consigliato a quasi tutti i runner che calcano le strade da anni. Da una statistica che ho effettuato, su un gruppo di trenta atleti, ventisei hanno ricevuto l'indicazione di portare un plantare. Molti hanno seguito questo consiglio, salvo poi buttare il plantare poche settimane dopo averlo usato. La morale che ne ho tratto e che il plantare e spesso consigliato in tutte le patologie delle quali non si viene a capo con le terapie piu blande, una sorta di panacea che tutto dovrebbe curare. Purtroppo non e cosi, anche perche la realizzazione di un plantare dovrebbe essere un'opera di alta ingegneria biomeccanica, mentre spesso non e che la veloce preparazione di un supporto da infilare nelle scarpe sperando che faccia il miracolo. Se provate a farvi fare due plantari per lo stesso problema, scoprirete che sono simili, ma non uguali, che molti vengono realizzati senza tener conto delle scarpe in cui devono essere inseriti e che altri vengono addirittura realizzati con materiali non idonei alle patologie. Occorre rimarcare che molto spesso un cattivo plantare non fa altro che procurare nuovi problemi. PlantareIl circolo magico - Perche allora il plantare e cosi di moda? Perche fa parte di quell'insieme di tentativi che si fanno per curare patologie croniche o acute di cui non si conosce la causa. Chi non riesce a venire a capo di un infortunio entra in quella spirale che io definisco "magica": plantare, chiropratico, osteopata, agopuntura, medicine alternative, pranoterapeuta, santone. Ognuno di questi tentativi e giustificato (persino il santone se la patologia e psicosomatica da paura dell'avversario che in quel periodo e in gran forma...), ma solo con cognizione di causa. Se non si conosce (o si fa finta di non conoscere, come chi tenta di tutto per evitare un intervento chirurgico) la causa, rivolgersi al terapeuta sbagliato non puo che aggravare la situazione, facendo perdere tempo e soldi. La serieta professionale - Il problema di fondo e valutare la serieta professionale degli appartenenti al circolo magico. Come si fa? Se una persona sana va da un podologo che vende plantari o da un chiropratico, lamentando sintomi di una particolare patologia, quanti richiedono esami per valutare la gravita e quanti invece partono subito in quarta dicendo che e necessario un plantare o e necessaria una manipolazione? Un professionista e veramente tale quando ammette i limiti della proprio campo d'azione; purtroppo ci sono specialisti che pretendono di curare ogni patologia con la loro disciplina. Come deve essere - Spesso i plantari vengono usati anche da atleti professionisti (in verita in percentuale non eclatante); alcuni lo usano a scopo scaramantico, altri lo usano perche il plantare e stato realizzato sulla loro biomeccanica. Se si analizzano le caratteristiche di questi plantari si scopre perche molti plantari non funzionano. Un plantare dovrebbe: * Essere realizzato dopo una prova statica e una prova dinamica. * Essere realizzato con tecnologia computerizzata. * Essere rivisto periodicamente. * Essere realizzato in materiale idoneo (durevole, lavabile, igienico ecc.), in particolare un singolo plantare non dovrebbe pesare piu di 45 g (misura 9 USA). Il primo punto e chiaro: una semplice prova statica non e interessante per uno sportivo. Il secondo punto riguarda chi fa plantari con metodiche molto vecchie, come per esempio con un calco in gesso. L'interpretazione dell'appoggio non puo essere ricondotta a una seppur buona, ma approssimata esperienza umana. Del resto il giudizio sui plantari sportivi e nettamente cambiato solo dopo l'avvento del computer. Il terzo punto fa parte del concetto di personalizzazione. L'ultimo punto e forse il piu importante e, direi, decisivo: se il plantare non e del tutto assimilabile a una normale soletta di una scarpa da running non e utilizzabile a fini sportivi. Nella maggior parte degli infortuni che riguardano lo sportivo, e chi corre in particolare, alle normali terapie viene associato il riposo. In caso di infortunio e infatti fondamentale stabilire se esso e invalidante (per la guarigione e necessario interrompere l'attivita sportiva) oppure no. In caso negativo il soggetto puo continuare la pratica sportiva associando le cure opportune. Giudicare non invalidante un infortunio che lo e ha come effetto l'aggravamento dell'infortunio stesso e un allungamento dei tempi di guarigione. Per non sbagliare, oltre ad affidarsi a uno specialista, basta un po' di buon senso; un infortunio deve essere giudicato invalidante se: a) il dolore pregiudica le prestazioni del soggetto durante l'allenamento; b) il dolore e sempre presente e si aggrava al termine o dopo l'allenamento; c) il dolore non consente di svolgere tutte le sedute dell'allenamento ottimale. Attualmente il riposo e ancora il miglior mezzo terapeutico per risolvere un infortunio invalidante, in quanto ghiaccio, antinfiammatori, interventi del fisioterapista possono accorciare i tempi di guarigione, ma non sono in grado da soli di guarire in tempi rapidi un infortunio, se non di lieve intensita. Il riposo invece e di per se in grado di guarire ogni patologia reversibile (per quelle irreversibili c'e solo l'intervento chirurgico). Pertanto puo essere definito come terapia di primo livello; terapie di secondo livello sono quelle (come il ghiaccio o l'elevazione dell'arto) che hanno lo scopo di accorciare i tempi di guarigione; terapia di terzo e ultimo livello deve essere considerato l'intervento chirurgico. In caso di infortunio e necessario stabilire esattamente quali livelli usare e come utilizzarli. Il riposo deve avere una durata tale da risolvere effettivamente il problema, le terapie di secondo livello devono veramente ridurre i tempi di guarigione e non fingere di risolverlo solo perche aiutate dal riposo. Per comprendere se una terapia di secondo livello e utile, valutate l'impatto immediato che ha sull'infortunio: se un'applicazione non riesce a migliorare la situazione anche dieci non basteranno. Siate realistici: il miglioramento deve essere immediato; anche lieve, ma deve esserci. Il ghiaccio, quando applicato, migliora effettivamente (anche se temporaneamente) la patologia; non altrettanto puo dirsi di pomate o altri rimedi classici come ionoforesi, ultrasuoni o laser a bassa potenza (la gran parte di quelli che sono in circolazione presso i fisioterapisti). Anche la manipolazione della parte colpita deve essere valutata non solo alla luce di possibili controindicazioni, ma soprattutto alla luce dei benefici: troppi infortuni non vengono risolti perche la scarsa professionalita del terapeuta arriva a una conclusione semplicistica che rientra sempre nel suo ambito di competenza; se vi rivolgete a un massaggiatore, massaggera tutto (c'e gente che massaggerebbe uno strappo!); se vi rivolgete a un chiropratico vi dira che e tutta colpa della schiena o dell'anca, un atteggiamento estremamente semplicistico dal punto di vista scientifico; se vi rivolgete a chi fabbrica plantari in cinque minuti vi fara un bel plantare (quanti plantari sono stati poi buttati!). L'errore e sempre lo stesso: scarsa professionalita che vuole ricondurre tutto a cio che si sa perche si e troppo ignoranti per discutere d'altro, vagliando tutte le ipotesi. Quanto deve durare il riposo? Visto che la terapia degli infortuni invalidanti ha come componente essenziale il riposo, e importante definirne le caratteristiche. La durata deve essere tale da consentire la completa scomparsa dei sintomi dell'infortunio. Riprendere quando l'infortunio si e attenuato al 50% non ha senso perche si rischia una ricaduta (come nel caso di una peritendinite che si risolverebbe in quindici giorni: riprendere dopo una settimana vuol dire trascinarsi il problema a volte per mesi). In ogni caso se dopo una settimana non si notano miglioramenti, e il caso di effettuare tutti gli esami del caso (radiografia, ecografia, risonanza ecc.) per capire esattamente qual e il problema: ricordatevi che (purtroppo) esistono anche gli infortuni irreversibili e un terzo livello operativo (l'intervento chirurgico). Una mail che ho ricevuto ha posto una domanda interessante: quando si e infortunati, come si sceglie un terapeuta affidabile, visto che da ogni dove arrivano esperienze di runner che per banalita sono ormai ridotti come Enrico Toti? In effetti non e difficile accorgersi se un terapeuta e affidabile. Deve acquisire la massima informazione. Chi non propone un'ecografia (o, a seconda dei casi, una radiografia o una risonanza o un'elettromiografia ecc. ecc.) pecca di presunzione. Cosa gli costa proporre qualche esame in piu? Per esempio alcune tendiniti inserzionali dipendono dall'iperuricemia del soggetto. Anche se solo un 10% (alcuni dicono il 30 altri il 5) dipende da cio, perche in presenza di tendinopatia inserzionale non si esegue un esame del sangue? Cosa costa? Come si fa a proporre un plantare senza conoscere lo stato del tendine? Faccio mettere un plantare, il runner corre e un mese dopo il tendine si spezza (gia successo a un visitatore del mio sito). Magari il plantare poteva andare, ma bisognava prima verificare lo stato del tendine. Se ci si rivolge a un chirurgo che va dritto all'operazione, la sua scelta puo essere effettivamente l'unica, ma si puo proporre dopo aver fatto esami accurati. Per esempio se un'ecografia mostra una calcificazione al rotuleo, qualunque terapia che non risolva la calcificazione e inutile e l'operazione e inevitabile. Un altro terapeuta potrebbe dire: tentiamo con il litotritore o con il laser di potenza. Sarebbe comunque giustificato perche ha tutte le informazioni e dopo poche sedute dovrebbe indirizzare il runner verso l'operazione o (in pochi casi) avrebbe risolto il problema. Deve dare una spiegazione logica della proposta di guarigione. Questo secondo punto fa cadere l'affidabilita di molti terapeuti che confondono la causa con l'effetto. Classico il problema posturale, il problema dentale, il problema del piede ecc. ecc. Chi corre e ha avuto il problema dopo diversi mesi dall'inizio della carriera sportiva non deve confondere la causa del problema con la risoluzione dello stesso. Supponiamo che la causa possa essere uno dei problemi appena citati. Va bene, ma per diversi mesi io ho corso, quindi la guarigione della presente patologia deve farmi tornare all'inizio. Un qualunque sedentario con problemi di appoggio, di postura, di denti ecc. riesce a fare (prima di infortunarsi) diverse sedute di allenamento. Lui e sano. Ora anch'io voglio tornare sano, poi adottero le giuste contromisure. In altri termini con esempio pratico: ho una tendinite. Mi propongono un plantare, un'operazione alle ginocchia per correggere un varismo, un apparecchio per la masticazione, migliaia di sedute in palestra per potenziarmi. NO! Prima devo guarire la tendinite, magari sospendendo l'attivita. Il terapeuta, se e tale, deve curarmi la patologia. Poi si preoccupera del mio futuro atletico, consigliandomi in merito. Con questo approccio si evita di spendere tempo e soldi. Cosa succede (come avviene in molti casi) se dopo aver messo il plantare, fatto l'intervento, portato l'apparecchio il problema persiste? Alcuni rispondono che per la corsa vale la pena tentare. Ma allora perche non andare a Lourdes (o meglio Medjugorie le cui azioni sono in rialzo)? Deve fare una proposta concreta. Qui entriamo nel concetto di efficienza di una terapia, definito come "quanto tempo fa guadagnare rispetto al semplice riposo". In altri termini se una peritendinite con il riposo assoluto guarisce in 20 gg. con la terapia x guarisce in 18 gg., guadagno 2 gg., l'efficienza e del 10% (2/20). Quelle che nel mio libro L'infortunio sulla corsa chiamo terapie "SOFT" (ultrasuoni, laser a infrarossi, ionoforesi ecc. ecc.) hanno tutte un'efficienza bassissima. Il fisioterapista cosa fa? 10 sedute di ultrasuoni (in acqua perche funzionano di piu!!!) un giorno si e uno no (e pieno di lavoro), ma "non correre, mi raccomando". Dopo venti giorni sono guarito e il fisioterapista e un DIO. Gli mollo 150 euro e sono felice. Peccato che con venti giorni di stop sarei guarito lo stesso. Chi segue gli articoli che appaiono su questo sito sa che non optiamo mai per una descrizione commerciale di tutto cio che ruota attorno al mondo della corsa. Anche per cio che concerne le terapie con cui tipicamente si curano gli infortuni piu frequenti abbiamo adottato una linea di condotta molto prudente. Una terapia funziona quando riduce significativamente i tempi di recupero, paragonata alla terapia piu naturale, il riposo. Una distrazione muscolare che a riposo richiederebbe un tempo di guarigione di 30-40 gg. e curata efficacemente se guarisce in almeno venti. In realta quello che succede e che: a) spesso la terapia si prolunga (le classiche dieci sedute un giorno si e uno no: 20 gg.) b) viene consigliata una ripresa blanda (altri 10-15 gg. per esempio) c) dopo 40 gg. si conclude che il paziente e guarito. Peccato che sarebbe guarito ugualmente non facendo nulla! Il confronto con la guarigione totale a riposo e pertanto la prova piu dura che una terapia deve affrontare; tale confronto permette di eliminare molti strumenti di cura (il laser a infrarossi) o di ridimensionarne altri (gli ultrasuoni e la ionoforesi). Esistono terapie che vengono utilizzate in centri specializzati (vedasi il litotritore), con macchine decisamente costose (lo stesso laser neodimio-yag) che spesso non sono accessibili nei centri fisioterapici normali. E giusto pertanto farle conoscere anche per sottolineare i limiti attuali della scienza (non del commercio...) nella guarigione delle patologie atletiche. tecarterapiaLa tecarterapia (Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo) e una tecnica che stimola energia dall'interno dei tessuti biologici, attivando i naturali processi riparativi e antiinfiammatori. La sua ragione d'essere sta nella constatazione che ogni patologia osteo-articolare e dei tessuti molli rallenta e modifica i processi biologici che stanno alla base della riparazione del danno subito. L'idea di trasferire energia ai tessuti infortunati e comune a molte terapie (radar e Marconi terapia usano l'effetto antenna, la magnetoterapia l'effetto Faraday-Neumann ecc.), ma tutte somministrano energia proveniente dall'esterno. La tecarterapia richiama invece le cariche elettriche da tutto il corpo, sfruttando il modello del condensatore, cioe due conduttori affacciati e separati da un isolante. Se si collegano i due conduttori a un generatore elettrico di differenza di potenziale, sui conduttori si accumuleranno cariche elettriche che si opporranno alla corrente fino a ridurla a zero quando il sistema e carico. Nella tecarterapia un elettrodo e collegato a un generatore (con frequenza di 0,5 Mhz) mentre il secondo conduttore e rappresentato dal tessuto biologico. Nella zona sotto terapia si avra un flusso di cariche con attivazione metabolica ed un effetto termico endogeno (cioe che nasce dall'interno). Se l'elettrodo mobile non e elettricamente isolato, la concentrazione di cariche avviene nei tessuti a piu alta resistenza (osso e articolazioni) che fungono quindi da isolanti (contatti resistivi). Gli effetti della tecarterapia sono un aumento dell'attivita metabolica con aumento della produzione di ATP (e quindi una velocizzazione della riparazione), un aumento della circolazione ematica e del drenaggio linfatico a causa della vasodilatazione da calore (e quindi una migliore ossigenazione dei tessuti e il riassorbimento degli edemi). Il vantaggio della tecarterapia rispetto ad altre terapie energetiche e che, poiche l'energia proviene dall'interno, e possibile interessare anche strati profondi, non trattabili con trasferimenti esterni di energia per i danni alla cute causati dalle energie emesse. Qual e l'efficacia? Gli studi sono ancora limitati, alcune testimonianze (atleti) ne parlano veramente bene, soprattutto per lesioni muscolari acute e traumi distorsivi. Da un'analisi di alcune ricerche universitarie sembra si possa affermare che i tempi di recupero sono all'incirca dimezzati. Vi sono alcune grandezze che come terminologia e significato non avrebbero modo di sussistere autonomamente (sono o dei sinonimi o sono legate ad altre grandezze), ma gli allenatori le usano spesso (a sproposito), ingenerando grande confusione: sono la capacita e la resistenza aerobica. E errato parlare di capacita aerobica (CAE) e di definirla genericamente come tenuta ai ritmi elevati che l'atleta puo mantenere per 10-20 km. La definizione non e precisa; in realta: la capacita aerobica indica il tempo per il quale si riesce a mantenere il ritmo indicato dalla SAN. Per un atleta di medio livello puo essere di 40', per un atleta a livello mondiale arriva a 1h. Quindi la capacita aerobica e espressa come un tempo che va dai 40 minuti all'ora. Se corro i 10000 m in 40' e ho una SAN di 15 km/h, la mia capacita aerobica e di 40 minuti. Per migliorare posso: • aumentare il VO2max • aumentare la SAN • aumentare la CAE Aumentare la CAE non ha senso perche l'atleta riesce gia a esprimersi per tutta la gara al ritmo espresso dalla SAN attuale. Se riuscissi ad aumentare la SAN a 16 km/h, mantenendo la CAE invariata (40') riuscirei a correre i 10000 a 3'45”/km cioe in 37'20”. Aumentare la SAN vuol dire implicitamente o aumentare il VO2max o aumentare la massima percentuale di utilizzo a cui si ha concentrazione di lattato costante. In teoria per i 10000 m dovro lavorare sui primi due parametri, in particolare sulla SAN, cioe quella che gli allenatori chiamano impropriamente potenza aerobica. Se invece lo stesso atleta prepara una mezza maratona, e ovvio che aumentare la SAN potrebbe non essere significativo, soprattutto se la sua CAE resta la stessa. Potrebbe arrivare a una SAN di 16 km/h, correrli per 40', ma poi scadere decisamente di prestazioni su una maratonina. Si dovra lavorare congiuntamente sulla SAN, ma soprattutto sulla CAE. Un discorso leggermente diverso vale per la resistenza aerobica. La resistenza aerobica e sinonimo di SAE. Non ha senso dire che essa e il 75-85% della SAN, poiche la definizione e dipendente dall'atleta; e anche scorretto dire che e la velocita a cui si utilizzano prevalentemente gli acidi grassi. Infatti a ritmo di maratona il consumo di acidi grassi e del 20-25%, quindi significativo ma non prevalente. Ovviamente la resistenza aerobica e fondamentale per il maratoneta. Troppe volte mi e capitato di vedere un runner che prima della gara si inala nel naso un paio di spruzzatine o, a mo' di asmatico, inala dalla bocca un farmaco, presumibilmente un broncodilatatore. Altri invece preferiscono assumere decotti di efedra per "migliorare il fiato". Queste pratiche, oltre a essere vero e proprio doping, non hanno nessun fondamento scientifico. Infatti, contrariamente a quanto pensa la maggior parte dei runner, non ci sono differenze significative negli indici funzionali respiratori fra atleti di fondo e sedentari. Gia da tempo si sa che il massimo volume espirato, la capacita polmonare totale o la massima ventilazione volontaria non sono cioe fattori che possano indicare il valore atletico di un soggetto [Mahler, D.A. e al.: Ventilatory responses at rest and during exercise in marathon runners. J. Appl. Physiol, 52-388, 1982]. E ovvio che l'allenamento migliora la risposta ventilatoria e cio in genere si traduce in un aumento della profondita del respiro e in una diminuzione della frequenza, riducendo il costo energetico della respirazione. Al di la di questo fenomeno automatico (nel senso che viene da se con l'allenamento), non sembra che esistano tecniche che possano migliorare la situazione: visto che atleti olimpici hanno la stessa capacita polmonare di un impiegato, vuol dire che esistono molti altri fattori (cardiaci, cellulari, energetici) che mandano in crisi il sistema prima che possa diventare importante il fattore polmonare. Per chi volesse ripassare le informazioni sul colesterolo rimandiamo all'articolo corrispondente. In questa sede ricordiamo che: a) il colesterolo e contenuto in diverse lipoproteine che svolgono ruoli differenti: LDL (il colesterolo cattivo, perche le LDL liberano il colesterolo sulle pareti delle arterie, formando placche ateromatose), HDL (quello buono, perche lo asportano dalle cellule portandolo al fegato) e VLDL (la cui funzione e incerta, forse l'utilizzo del colesterolo da parte dei tessuti periferici). b) Il rischio cardiovascolare viene definito come il rapporto fra il colesterolo totale e quello HDL. Deve essere inferiore a 5 nell'uomo e a 4,5 nella donna. La differenza e dovuta al fatto che il colesterolo HDL e mediamente maggiore nella donna che nell'uomo (e quindi il rapporto deve essere minore nella donna). A prescindere da considerazioni salutistiche, perche si puo usare il colesterolo HDL per la valutazione dell'allenamento? Le lipoproteine HDL passano attraverso varie fasi (cicliche) in cui la loro composizione varia, ma sostanzialmente sono costituite da una parte proteica (apolipoproteine), da colesterolo, da fosfolipidi e da trigliceridi. Poiche le apolipoproteine APO A-I sono la componente piu importante delle HDL, sono il marker piu preciso della massa totale di HDL circolante. Per uno sportivo il concetto importante e che: le APO A-I sono incrementate dall'esercizio fisico. E questo il motivo per cui il colesterolo HDL aumenta in chi fa attivita sportiva. Fin qui niente di eclatante. Analizzando meglio i dati degli sportivi si scopre facilmente che la variazione di HDL negli sportivi e proporzionale alla quantita di esercizio fisico, ma solo a partire da una quantita minima di soglia. Cioe: a) il valore assoluto dell'HDL dipende da un valore basale del soggetto; b) l'esercizio fisico aumenta tale valore in modo dipendente dalla quantita di esercizio svolto, ma se l'esercizio e sotto un certo grado di intensita e di frequenza l'aumento e minimo. Conclusioni ovvie sono: a) per ridurre l'indice di rischio cardiovascolare conta maggiormente la quantita rispetto alla qualita degli allenamenti. Cio spiega perche le discipline di resistenza diminuiscono il rischio cardiovascolare molto di piu che quelle di forza. b) La variazione di colesterolo HDL puo servire come parametro per valutare se quantitativamente i propri allenamenti sono validi. Molti amatori hanno bassi valori di HDL (inferiori a 50). Analizzando i loro allenamenti si scopre che privilegiano la qualita alla quantita: pochi e tiratissimi allenamenti settimanali oppure allenamenti interrotti sempre a meta a causa di una sovrastima delle proprie possibilita (con conseguente quantita ridotta). A prescindere da eccezioni individuali (per fare un discorso preciso occorrerebbe conoscere il valore da sedentario, cioe dopo un periodo di almeno 4-6 mesi di stasi sportiva), un valore di colesterolo HDL inferiore a 65 indica spesso che quantitativamente il proprio allenamento puo essere migliorato. I valori riportati sono valori medi per un'ora d'attivita per un soggetto di 70 kg. I valori relativi si riferiscono alla pratica agonistica. I dati non tengono conto del dispendio metabolico (65 calorie circa) durante l'attivita, in genere gia inserito nel metabolismo basale. Ovviamente si tratta di valori medi: un conto e pescare sul greto di un torrente stando per un'ora in piedi e spostandosi continuamente lungo la riva e un conto e starsene un'ora seduti, pescando in uno stagno. Attivita Calorie Attivita Calorie Aerobica 440 Ginnastica 180 Alpinismo 600 Golf 240 Baseball 300 Judo 720 Basket 480 Karate 720 Biliardo 50 Nuoto 600 Bowling 250 Pallanuoto 720 Boxe 850 Pallavolo 540 Caccia 200 Pesca 120 Calcio 500 Ping pong 180 Canoa 350 Scherma 600 Ciclismo 660 Squash 840 Corsa 900 Tiro con l'arco 280 Equitazione (galoppo/trotto) 400 Windsurf 200 Per quanto riguarda la determinazione dei consumi della corsa, esistono ormai risultati consolidati che non e il caso di mettere in discussione per poche e non significative differenze. Consideriamo due soggetti entrambi alti 180 cm: A, allenato ottimamente, con peso 68 kg e massa grassa 9%, B, sedentario, con peso 78 kg e massa grassa 21%. Il soggetto B per un dietologo e forse qualche chilogrammo sovrappeso, ma non e di certo obeso, anche perche la gran parte della popolazione si trova nelle sue condizioni, se non peggio. Le tabelle classiche piu evolute (come quella di McArdle) tengono conto del peso del soggetto. Se si consultano queste tabelle si trova che A dovrebbe consumare andando a 3'45"/km (supponiamo il suo massimo ritmo per un'ora) la quantita di 1175 kcal (compreso il metabolismo basale che e di circa 75 kcal), mentre B (andando a 4'15"/km, la sua massima velocita per un'ora) 1365 kcal. Togliendo il metabolismo basale si scopre che A consuma 68 kcal/km cioe 1 kcal per kg di peso al km, mentre B consuma 92 kcal/km cioe 1,18 kcal per kg di peso al km. Tutto cio in accordo con i calcoli teorici che danno un'ottimizzazione nella corsa di grandi campioni a 0,9 kcal per kg di peso al km. Si puo utilizzare l'approssimazione di Margaria di 1 kcal per ogni kg di peso e per ogni km percorso. Si deve notare che e errato valutare i consumi della corsa, basandosi sul peso dell'atleta: esistono dimagramenti fittizi (Corsa e dimagramento), che sono causati dal diverso carburante impiegato per correre lo stesso chilometraggio a velocita diverse. Riassumendo: Il consumo della tua corsa puo essere calcolato facilmente a partire dal peso e dalla distanza percorsa. Se C e il consumo in calorie, P il peso in chilogrammi e d la distanza in chilometri: C=k*P*d Dove k e una costante che varia da individuo a individuo e indica l'efficienza della sua corsa. Varia fra 0,8 e 1,2 (piu e alta e meno la corsa e efficiente), ma per un gran numero di soggetti e vicina all'unita, tant'e che si puo utilizzare l'approssimazione di Margaria (k=1) che da: C=P*d Il carburante - Ben piu interessante e la considerazione sul carburante utilizzato dall'atleta; classicamente si ritiene che l'atleta usi normalmente i carboidrati e che solo a velocita basse intervenga l'uso dei grassi (per esempio nella maratona si stima un 20% di impiego dei grassi). In realta (ed e sorprendente che la visione classica non ne tenga conto) e stato ormai dimostrato da tempo che anche le proteine vengono utilizzate a fini energetici, quando le scorte di glicogeno sono basse. Il carburante impiegato dipende infatti da: a) la velocita cui si corre b) il grado di allenamento c) la capacita di correre in condizioni di deplezione di glicogeno. I primi due punti sono perfettamente d'accordo con la teoria classica; il terzo invece ci dice che quanto piu l'atleta e abituato a correre con scarse scorte di carboidrati tanto piu aumenta la sua capacita di bruciare grassi e proteine. Questo avviene in chi si allena tutti i giorni (atleta C) e spesso deve farlo senza aver recuperato completamente l'allenamento precedente. Chi si allena tre volte alla settimana (atleta D) eseguira l'allenamento avendo pienamente recuperato e il suo fisico continuera a utilizzare i carboidrati. Nel caso di un fondo lento di 20 km si puo ipotizzare che per l'atleta C la miscela sia 60% carboidrati, 30% grassi e 10% proteine mentre per l'atleta D 80% carboidrati, 15% grassi e al massimo un 5% di proteine. A parte le percentuali, si deve rilevare che la nuova visione spiega come mai atleti di tipo D abbiano di solito scarse capacita di recupero: se le loro scorte di glicogeno non sono al massimo il loro rendimento cala vistosamente, mentre per atleti di tipo C il calo e meno sensibile. Sicuramente non e fra gli scopi di questo articolo disincentivare i lettori dal donare il sangue. E pero importante rilevare che una donazione di sangue e un evento che il nostro fisico non puo assorbire semplicemente con un cappuccino e una brioche, soprattutto se si pratica un'attivita sportiva molto intensa. donazione di sangueUna donazione di sangue che comporti una perdita di 250 cc, causa una diminuzione della quantita di sangue disponibile superiore al 5%, praticamente irrilevante per un individuo sedentario in buona salute. Non e cosi per uno sportivo praticante. Concretamente siamo di fronte a un doping al contrario (si pensi alla pratica dell'autoemotrasfusione). Si supponga che il soggetto parta da un ematocrito di 44; dopo la trasfusione, la parte liquida del sangue si ripristina facilmente, mentre per la parte corpuscolata il processo e molto piu lungo e per riavere lo stesso numero di globuli rossi occorrono circa 10-12 giorni, dovuti in gran parte al fatto che un ciclo emopoietico completo dura una settimana circa. Realisticamente l'ematocrito scendera del 5%, attestandosi attorno ai 42. Se l'atleta non e conscio di questo e non rallenta gli allenamenti, puo andare incontro a uno stress notevole, sia fisico (tenta di sostenere allenamenti che il fisico non regge) sia psicologico (non capisce perche e peggiorato; tanto per dare dei numeri il peggioramento per un runner puo essere anche di 10"/km). Cosa fare dopo una donazione - La risposta dovrebbe essere gia chiara: a) non gareggiare b) non effettuare lavori di qualita (ripetute) c) diminuire il chilometraggio settimanale di un 20% (per diminuire i danni ematici da microtraumi) d) effettuare i lenti, i medi e i progressivi con un appesantimento dei tempi di circa 10"/km. Tutto questo per due settimane dalla donazione. Ai fini di una campagna antidoping corretta e fondamentale conoscere come puo variare l'ematocrito fisiologicamente. Purtroppo anche in questo campo e difficile mettere d'accordo i medici e l'impressione che se ne ricava e che ognuno tiri l'acqua al suo mulino. C'e chi dice che: a) l'ematocrito e pressoche stabile; e chi dice che: b) puo passare anche da 42 a 60. Per la poca esperienza diretta (una cinquantina di atleti monitorati per due anni) si potrebbe concludere che entrambe le affermazioni sono inesatte. La maggior parte del campione ha avuto variazioni del 10% circa (per esempio da 38 a 42). Il che vuol dire che variazioni dal 5 al 15% non possono essere considerate sospette. Che un ematocrito quindi passi da 44 a 50 puo (attenzione al "puo") essere normale. Non appare cioe giustificato lo sforzo di chi vuole sostenere a tutti i costi che una variazione di ematocrito vuol dire doping. Da http://www.sportpro.it/doping/ricerche/Ematocri.htm si ricava una lunga lista di malattie che possono far innalzare l'ematocrito. Come spiega chiaramente l'articolo non sono compatibili con la condizione di atleta in piena attivita; pertanto in un'indagine sportiva si devono considerare solo le variazioni dovute a cause non patologiche. La seguente tabella (i dati sono stati ottenuti da http://www.sportpro.it/doping/ricerche/EMAtocr2.htm sulla base delle considerazioni espresse dalla facolta di medicina dell'universita di Verona) vorrebbe dimostrare come l'ematocrito puo passare da 40 (punto di partenza) a 60, utilizzando una serie di fattori: 1) Altitudine 2.300 m. 4 punti percentuali 10% 44 2) Sudorazioni profuse, diarrea, vomito, iperventilazione (% non riportata) 3% (stimata) 45.32 3) Prelievo mattutino 5% 47.59 4) Soggiorno in posizione eretta per 18 min. 3.7% 49.35 5) Cambiamento di postura 13-20% 16,5% 57.49 6) Variabilita biologica intraindividuale 4.6% 2.3% 58.81 7) Stress psicologico 1% 59.40 8) Altre terapie (Ac.Folico, B12; % non riportata) 1% (stimata) 59.99 9) Coefficiente medio di Variabilita analitica 2.3% 61.37 10) Anticoagulante, grado di riempimento provetta, conservazione e trasporto, miscelazione del campione, emolisi, altri fattori interferenti (quali; % non riportata) 1% (stimata) 61.98 Significa veramente arrampicarsi sugli specchi considerare contemporaneamente TUTTE le varie possibilita. Inoltre ognuna di esse e comunque discutibile. In realta (http://www.sportpro.it/doping/ricerche/EMAtocr2.htm e alcuni testi classici come il McArdle o il Wintrobe) si scopre che: Altitudine - La variazione e sensibile solo per un soggiorno di almeno due settimane e ad altitudini almeno di 4000 m. Sudorazione - Se i prelievi avvengono almeno 12 ore dal termine della gara, si suppone che l'atleta si sia perfettamente reidratato (altrimenti da che medici sarebbe seguito?) Posizione eretta - Basta effettuare il prelievo in posizione supina. Cambiamento di postura, prelievo mattutino e stress - Lo studio non chiarisce come ha ottenuto i valori massimi di variabilita e risulta pertanto molto dubbio a riguardo. Altre terapie - Il dato, contrariamente a quanto detto nel sito Sportpro, e corretto, ma inininfluente: l'1% significa lo 0,4, da 40% a 40,4%. Questa e un'informazione che dovrebbe (ma purtroppo non lo e) essere conosciuta a tutti i medici generici che in presenza di ematocrito basso in atleti non sideropenici prescrivono inutilmente acido folico e vitamina B12. Punti 9 e 10 - In altre parole e ovvio che se l'analisi e malfatta i dati sono inattendibili, ma allora si puo dubitare di tutto. Come si vede ne la posizione a) (ematocrito stabile), ne la b) (ematocrito ballerino) sono logiche. La posizione piu sensata sembra quella di ammettere una variazione massima del 15%. L'emocromo e l'analisi della parte corpuscolata del sangue (globuli rossi, bianchi e piastrine). Negli sport di resistenza l'atleta dovrebbe eseguire piu o meno periodicamente almeno l'esame dell'emocromo per verificare alcuni semplici parametri che sono in stretta relazione con lo stato di forma. Vediamo i principali. Ematocrito - E la percentuale di parte corpuscolata del sangue (globuli rossi, piastrine e globuli bianchi). I suoi valori vanno da 37 a 46 nella donna, mentre nell'uomo variano da 42 a 50. Per gli atleti di discipline di resistenza i valori piu probabili sono da 40 a 45 per l'uomo e da 36 a 41 per la donna. Cio che e importante notare non e comunque il valore assoluto quanto le variazioni nell'arco dell'anno. Se un atleta mediamente ha l'ematocrito a 42, una brusca discesa a 39 causera sicuramente uno scadimento delle prestazioni. emocromoVolume corpuscolare medio (MCV) - Indica la grandezza dei globuli rossi ed e importante perche serve nella diagnosi delle anemie: i globuli rossi possono essere piu piccoli del normale (anemia microcitica) o piu grandi (anemia macrocitica). Si ricava da (ematocrito*10/numero di globuli rossi) e i valori normali vanno da 80 a 100 femtolitri. In genere gli atleti hanno globuli rossi abbastanza grandi perche in tal modo (a parita di numero) riescono a trasportare piu ossigeno. Il valore dell'MCV serve appunto a capire fino a che punto l'atleta e allenato; anche in questo caso sono fondamentali le variazioni. Per esempio dopo uno stop dovuto a un infortunio, e interessante monitorare come il valore dell'MCV ritorna ai valori ottimali per l'atleta. L'ematocrito e l'MCV danno inoltre un'interessante interpretazione di quella che volgarmente viene detta "classe dell'atleta". Alcuni soggetti possono avere normalmente in corso di allenamento un ematocrito oltre i 45 (senza che per questo si pensi subito al doping con eritropoietina). Esiste una sostanziale differenza fra MCV ed ematocrito: l'allenamento fa scendere il valore di ematocrito a valori anche molto bassi (36), mentre l'MCV in genere sale e arriva negli amatori a valori che superano i 90 e per atleti top anche i 110. E chiaro che se l'ematocrito scende troppo e l'MCV non sale si produce un quadro di reale anemia in cui l'atleta e notevolmente penalizzato. Globuli bianchi - Sono cellule del sangue che hanno il compito di difendere l'organismo da attacchi esterni. Valori normali sono: da 4.000 a 7.000 per mm3 nella donna e da 5.000 a 8.000 per mm3 nell'uomo. I globuli bianchi non sono relazionabili alla prestazione, ma, poiche una loro diminuzione e generalmente relazionabile a una diminuzione delle difese immunitarie, per chi fa sport e fondamentali tenerli sotto controllo. Avere pochi globuli bianchi vuol dire predisporsi a tutti quei malanni stagionali che possono fermare l'allenamento e far saltare ogni programmazione. E possibile usare sostanze naturali per incrementare il numero di globuli bianchi (arginina) C'e molta confusione nella terminologia legata ai parametri fisiologici di un atleta, che spesso sono usati con significati differenti da atleti e allenatori. Solo i fisiologi li definiscono e li interpretano correttamente; ho deciso pertanto di riprendere l'argomento gia trattato in Correre per vivere meglio per fare chiarezza una volta per tutte con considerazioni sia teoriche sia pratiche. Tre sono le grandezze fondamentali nella valutazione delle capacita atletiche. Per comprenderle occorre conoscere un minimo di fisiologia. E a tutti ben nota la condizione per la quale in conseguenza di un ritmo di corsa troppo sostenuto iniziamo a respirare affannosamente. E altresi ovvio che il nostro corpo ha bisogno di piu energia per andare piu forte e che cerchiamo ossigeno per sostenere i meccanismi metabolici che ci forniscono questa energia. Il massimo consumo d'ossigeno (VO2max) si ha quando in risposta a un aumento della richiesta energetica non si ha un aumento del consumo d'ossigeno. Ricordo che il massimo consumo d'ossigeno dipende dalla gittata cardiaca massima e dalla massima differenza arterovenosa. Data una distanza e un determinato VO2max, la percentuale del massimo consumo d'ossigeno alla quale l'atleta riesce a correre la distanza e detta percentuale di utilizzo. Si verifica (Peronnet) che l'atleta e in grado di prolungare lo sforzo in condizioni di VO2max per circa 7' e che la situazione corrisponde a concentrazioni di lattato nel sangue che vanno da 5 a 8 mmol (convenzionalmente 6,5). Nel tentativo di produrre maggiore energia, accanto al meccanismo aerobico (in presenza cioe di ossigeno) opera anche quello anaerobico (in assenza di ossigeno). Quest'ultimo produce idrogenioni il cui accumulo porta all'inibizione della contrazione muscolare e cio renderebbe impossibile il mantenimento della potenza meccanica. Pertanto la concentrazione di lattato nel sangue non deve essere cosi elevata da impedire la contrazione muscolare. La soglia anaerobica (SAN) e il valore massimo dell'intervallo di velocita alla quale vi e costanza di valori di lattato nel sangue per alcune decine di minuti. Convenzionalmente (puo variare da atleta ad atleta, da 3,5 a 4,5 mmol/l), corrisponde a una concentrazione di lattato nel sangue di 4 mmol/l (Mader) e alla velocita che un atleta ben allenato puo tenere per alcune decine di minuti fino all'ora. Un errore comune e quello di far coincidere la cosiddetta potenza aerobica (PAE) con la SAN. La potenza e una grandezza che esprime il lavoro nell'unita di tempo; si puo parlare di massima potenza aerobica e cio avviene al massimo consumo d'ossigeno. Si puo anche parlare della potenza erogata quando l'atleta ha la massima concentrazione stabile di lattato nel sangue (corrispondente a 4 mmol/l) e allora sta correndo alla velocita della SAN. . Poiche l'atleta riesce a mantenere la velocita della soglia anaerobica per alcune decine di minuti, se lo sforzo si prolunga oltre l'ora, deve ricercare un'altra velocita che gli consenta di mantenersi in equilibrio. La soglia aerobica (SAE) e il valore minimo dell'intervallo di velocita alla quale vi e costanza di valori di lattato nel sangue per alcune decine di minuti. Rappresenta la velocita oltre la quale aumenta la concentrazione basale di lattato Osserviamo il grafico. Per velocita piu basse della SAE la concentrazione di lattato tende a tornare a valori basali; per velocita piu alte della SAN la concentrazione s'impenna bruscamente. Convenzionalmente (puo variare da atleta ad atleta, da 1,8 a 3,2 mmol/l) la SAE corrisponde a una concentrazione di lattato nel sangue di 2 mmol/l e alla velocita che un atleta ben allenato tiene sulla maratona. Mentre l'invecchiamento biologico inizia gia a vent'anni e ormai consolidato che l'invecchiamento sportivo puo iniziare anche alle soglie dei quarant'anni. Questo secondo limite e fissato non dalla biologia, ma dalla constatazione che un atleta puo risultare competitivo fino a quarant'anni. La domanda "Quando un atleta comincia a invecchiare?", posta all'inizio degli anni Ottanta, avrebbe avuto una risposta diversa (probabilmente trenta o trentacinque anni); il concetto di atleta "vecchio" (o di invecchiamento) e cioe in continua evoluzione. Sostanzialmente oggi si puo affermare che: l'invecchiamento, dal punto di vista atletico, inizia oltre i quarant'anni. Perche questa soglia e importante? Perche l'esistenza della sola soglia dei vent'anni rendeva l'invecchiamento come qualcosa di ineluttabile, incontrastabile e definitivo. I progressi nello sport hanno invece dimostrato come ci possano essere notevoli differenze fra individui che hanno seguito un giusto stile di vita e individui che hanno fatto le scelte sbagliate. Molti studi effettuati prima del 1990 arrivavano a conclusioni piuttosto pessimistiche circa la diminuzione della capacita aerobica con l'eta (massimo consumo d'ossigeno) e dell'efficienza cardiaca (ricordo la vecchia e superata formula secondo la quale la massima frequenza cardiaca e pari a 220-eta; purtroppo tale formula e ancora utilizzata nelle palestre da istruttori di fitness poco aggiornati). In realta tali studi sono in via di correzione poiche non tenevano nel giusto conto il fatto che: gli effetti dell'invecchiamento sono meno sensibili con l'attivita sportiva e con l'alimentazione corretta. Volendo genericamente tracciare l'andamento della variazione delle funzionalita fisiologiche in funzione dell'eta, si puo dire che si ha un miglioramento fino ai 30 anni, dopo di che si assiste a un declino. In termini quantitativi, cioe volendo esprimere con numeri le perdite di prestazioni, si vede che l'effetto dell'invecchiamento e diverso a seconda della funzione considerata. Per esempio la velocita di conduzione degli impulsi nervosi diminuisce del 15% passando da 30 a 80 anni, mentre la forza muscolare decade fino a un massimo del 50% passando da 25 a 80 anni. Cio rende piu complessa la descrizione dell'invecchiamento. L'effetto, in termini quantitativi, e stato studiato in molti lavori di scienziati e fisiologi dello sport. In particolare, sono stati messi in evidenza molti risultati che motivano le perdite di prestazione degli atleti con il passare degli anni. Modifiche della composizione corporea - Dopo i 35 anni di eta gli individui, indipendentemente dal sesso, tendono ad aumentare la massa grassa fino a che raggiungono i 60 anni; in seguito la massa corporea totale si riduce. Anche la massa ossea si riduce, portando all'osteoporosi, fenomeno particolarmente allarmante specie nei soggetti femminili. La perdita di massa muscolare e il principale motivo della perdita di forza massima: nei soggetti sani e attivi, si stima che l'atrofia muscolare indotta dall'invecchiamento causa una riduzione del 40-50% della forza e delle capacita di contrazione dei muscoli, passando dai 25 agli 80 anni. Modifiche a carico dell'apparato cardiovascolare – L'invecchiamento ha un effetto notevole sulla capacita di trasportare e utilizzare ossigeno da parte del sistema cardiovascolare. Alcuni studi affermano che: il massimo consumo di ossigeno diminuisce di circa 0,4-0,5 mL kg-1 (circa l'1%) per ogni anno di eta dopo i vent'anni. Questo dato, molto pessimistico, migliora se si considerano invece gli anziani che praticano attivita sportiva, nei quali la riduzione del massimo consumo di ossigeno e quindi delle capacita funzionali di trasporto e di utilizzo dell'ossigeno, e meno marcata. La frequenza cardiaca massima diminuisce con l'eta, mentre non si hanno variazioni sulla frequenza cardiaca basale (a riposo). Diminuisce anche la gittata cardiaca, definita come la quantita di sangue che viene espulsa in un minuto dai ventricoli del cuore, portando a una riduzione della massima potenza aerobica. Modifiche al sistema respiratorio – L'invecchiamento riduce alcuni indici che contraddistinguono le capacita respiratorie. Tuttavia alcuni studi hanno dimostrato che soggetti anziani che hanno sempre praticato sport dimostrano valori di funzionalita respiratoria notevolmente superiori rispetto a gruppi di controllo sedentari della stessa eta. Modifiche all'apparato nervoso – Molti studi hanno cercato di stimare i tempi necessari a compiere movimenti semplici o complessi in vari gruppi di anziani, attivi nello sport o sedentari, confrontando i risultati con soggetti di controllo giovani. Nei soggetti anziani i tempi d'esecuzione si sono rivelati maggiori, ma sorprendentemente per gli anziani che praticavano attivita sportiva i tempi di risposta erano migliori rispetto ai giovani sedentari. Inoltre, la pratica sportiva, indipendentemente dall'eta, portava a un miglioramento dell'efficienza della funzione nervosa. Quindi, nonostante sia stato rilevato che gli effetti dell'invecchiamento portano a una perdita del 37% del numero di fibre nervose e riduzione del 10% della velocita di conduzione, molti studi hanno suggerito che mantenere uno stile di vita attivo aiuta a conservare il sistema neuromuscolare anche a livelli paragonabili a soggetti giovani, ma sedentari. I dati sperimentali - La partecipazione di soggetti anziani alle gare di maratona ha consentito di avere un quadro molto piu ottimistico della situazione. Per gli amanti della corsa si puo esprimere l'invecchiamento dopo i quarant'anni come il peggioramento di 1"/km ogni anno. Cio significa che un runner che a quarant'anni corre i 5000 m in 17'30" a sessant'anni se e invecchiato in modo ottimale puo correrli in 19'10". In effetti una buona percentuale di runner migliora addirittura i propri record quando ha piu di quarant'anni (come il sottoscritto). Cio dipende da un miglioramento dell'alimentazione e delle tecniche d'allenamento, ma sicuramente anche dal fatto che possiede uno stile di vita e caratteristiche psicofisiche che minimizzano gli effetti dell'invecchiamento. Purtroppo esistono invece soggetti che dopo i quarant'anni diventano irriconoscibili atleticamente. Cio dovrebbe far riflettere su quanto sia importante che: ognuno dopo i 35 anni dovrebbe seguire un piano antiinvecchiamento.
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