FONTI (NOTE) DEL CAPITOLO 1:
Intervista a Andrehea, Decadent Dance Records, Milano 2001.
Courtney Love, comunicato diffuso in rete e apparso sul numero 38-39 (Luglio-Agosto 2001) della rivista musicale italiana "Blow Up", Tuttle Edizioni.
Peter Serram in aggiunta al comunicato di cui a nota 2.
Il Barocchio Occupato, No Copyright, "Ai confini delle realta", n° 0, Torino 1996. Giornale nato dallo sforzo congiunto di piu realta DiY anarchiche italiane.
H. Bay, T.A.Z., Zone Temporaneamente Autonome, Shake Edizioni Underground, Roma 1993 (NY 1985)
Intervista a Andrehea, Decadent Dance Records, Milano 2001.
Lettera personale, 25 gennaio 1994.
Intervista a Kevyn, Torino 2001.
G. McKay, Atti di insensata bellezza, Shake Edizioni Underground, Milano 2000 (Londra 1996), p. 97.
R. Ceschini, Il punk dal 76 al 94, "Conflict", n° 3, f.i.p. Ala (TN), 1994.
Johnny "Rotten" Lydon, cantante e leader dei Sex Pistols e Joe Strummer, cantante e chitarrista dei Clash.
In which Crass voluntarily blow their own, allegato a Best before 1984, Crass Records, 1986 e tradotto integralmente su "A/Rivista Anarchica" n° 140, Italia, 1986.
R. Ceschini, Il punk dal 76 al 94.
Small Wonder di Pete Stennet fu una delle prime etichette indipendenti inglesi. Tra gli altri registrarono per Small Wander anche Poison Girls e Bauhaus.
The feeding of the 5,000 e il primo 12" pubblicato dai Crass. Un 12" e un L.P. che gira a 45 gire anziche a 33 giri, una specie di maxi singolo E.P.
Crass, Il sogno e finito, "Nessuno Schema", n° 7, luglio 1997. S.n. Tratto da un dattiloscritto originariamente previsto per Dianoia, fanzine di Sondrio degli anni ’80.
Crass, Anok 4U, curato e tradotto da Marco Pandin, edizioni Catfood Press, Mestre-Venezia 1984 (Londra), s.n.
Citazione tratta dalla canzone Yes sir, I will, tratta dall’omonimo LP, Marzo 1983, Crass Records
Volantino manifesto del gruppo Wretched, Milano 1982
M. Pandin, Nel cuore della bestia, Zero in condotta, Milano, 1996, s.n.
F. Von Havoc, "HeartattaCk", n° 8, USA novembre 1995.
A. Raina, "Timeout", n° 6, Brama Editrice Srl , Milano maggio 2001.
P. Piccini, "Blast!", mensile anno VI no. 2, giugno 1991, pag. 32, ed. Iniziative Editoriali Italia
C. O’Hara, The philosophy of punk – more than noise, AK Press, San Francisco, 1999. P. 142
Mila, Agipunk Records, Pavia, gennaio 2001.
"Dismantle Baboon", n° 1, fanzine s.i.p., Danimarca. S.d.
C. Sorge, "Rumore dalla A alla Z" allegato al no° 17/18 del mensile Rumore, luglio 1993.
Intervista a Mid, ex membro del gruppo inglese Deviated Instinct, "No Barcodes Necessary" n° 4, M. Hughes, UK, 1996, U.K.
Kavyn, Torino, gennaio 2000
Nota 2, p. 20, G. McKay, Atti Insensati di Bellenza.
Joe, "Riot", n° 5, f.i.p., U.K., 1992.
Intervista a Christine Boarts apparsa su Join Kao no. 4, Danimarca.
Intervista a Dan di Profane Existence, "Aversion", n° 3, f.i.p., U.K., inverno 1996.
Intervista a Dan di Profane Existence, "Maximum Rocknroll", n° 210, s.i.p., U.S.A novembre 2000. Il verbo al passato si giustifica nel fatto che agli anizi del 2000 il collettivo pose fine a tutte le sue attivita. Nell’autunno 2001 la pubblicazione della fanzine verra ripresa.
Intervista a Dan, "Aversion" n° 3.
K. Mc Lard, editoriale di "HeartattaCk", n° 2, s.i.p.. Goleta, CA, U.S.A., giugno 1994.
A. Pomini, Stranded, "Dynamo!", anno II n° 11, Mediasette s.r.l., novembre 1995.
Kent Mc Lard, intervista tratta da "Abbestia", n° 4, A. Pomini, f.i.p., Italia 1993.
Recentemente, agli inizi del 2001, e uscita "Reason to believe" fanzine stampata in migliaia di copie a diffusione gratuita dai contenuti sia politici sia musicali e che appare pertanto essere ben radicata nella cultura DiY.
Pop Festivals: Advisory (Stevenson) Committee on Pop Festivals Report and Code of Practice, Londra 1973.
Penny Rimbaud, The last of the hippies, Crass Press. S.d., s.n.
F. Earle, A Time to travel? An Introduction to Britain’s Newer Travellers, Lyme Regis, Dorset, 1994
George McKay "free festival di Stonehenge, giugno 1984"
Dialogo tra George McKay e due zingari in Gran Bretagna, 27 maggio 1995. In Atti di Insensata Bellezza, p. 67.
Jo Waterworth, abitante del Rainbow Fields Village.
Squatters di Amsterdam negli anni Ottanta in: Anarcho-style Foundation for the Advancement of Illegal Knowledge, "Cracking the movement", s.d., s.n.
A. Natella e S. Tinari, Rave Off, Castelvecchi, Roma 1996, p. 16.
H. Bay, T.A.Z., Zone Temporaneamente Autonome.
Intervista a Alessandro di Qirex crew di Milano. Gennaio 2001.
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Mary Anna Wright, scrittrice e clubber.
H. Velena, Dal cybersex al transgender. Tecnologie, identita e politiche di liberazione, Castelvecchi 1995, p. 97.
Sarah Ferguson, in Rave Off, p. 93.
Berens, in Rave Off, p. 114.
Earth First!, "Introduzione al movimento". Silvestre, Pisa 1998, s.n.
"ALF", volantino fotocopiato a firma "animalisti contro il potere".
D. Burns, Poll tax rebellion, AK Press – Attack, Edinburgo – Londra, 1992.
A. Plows, Eco-philosophy and Popular Protest: The Siginficance and Implications of the Ideology adn Actions of the Donga Tribe, Alternative Futures and Popular Test, vol 1, Manchester 1995.
Simon Fairlie, esperto di tematiche ecologiche, citato in Iain Donald, Off Paper and On the Land
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Tra le azioni piu spettacolari del movimento, volte alla rivendicazione di spazi sicuri per l’essere umano contro il pericolo e l’inquinamento dell’automobile, vi e Critical Mass. Essa consiste sostanzialmente in un’azione di disturbo del traffico urbano, attuata in bicicletta, che si e concretizzata in tutto il mondo occidentale industrializzato. Un gran numero di ciclisti, il cui numero e estremamente variabile ma arriva anche a sorpassare il centinaio, percorre un percorso urbano prestabilito in modo che l’ingente numero riesca a paralizzare il traffico. L’intento e quello di far si che l’automobilista, e per estensione il cittadino, prenda coscienza del disagio causato dalle automobili. "Il critical mass di luglio (1998) a Minneapolis e stato il piu grande dell’anno. Piu di 130 Ciclisti sono scesi nelle strade venerdi pomeriggio, nel bel mezzo del traffico dell’ora di punta, per affermare il proprio diritto di circolare, per distruggere la cultura dell’automobile e per celebrare la bicicletta come uno stile di vita." Per molti attivisti, infatti, la bicicletta rappresenta una valida alternativa per svincolarsi da un circuito continuo e imposto di spese, doveri e controlli. Essa rappresenta inoltre un mezzo di trasporto estremamente coerente con le proprie istanze ecologiste. "La bicicletta non ha bisogno di particolari nozioni o abilita, ne per l’uso ne per il mantenimento. La bicicletta ed un umano sono totalmente sufficienti a se stessi, in culo alle regole della strada (soldi, multinazionali, meccanici, benzinai, biglietti, controllori…), a quelle dello stato (proprieta, assicurazioni, patenti, targhe, tasse…), a quelle dei trasporti a motore (aeroporti, parcheggi, autostrade, rumore, inquinamento…) a quelle del ciclismo (bicistrafiga, ciclistastrafigo, sport…), in culo a chi dice che in bicicletta non si puo (sulla mia bici ho trasportato le cose piu incredibili, sono sempre il piu veloce in citta, ho percorso distanze che neanch’io pensavo possibili, l’ho usata nelle piu avverse condizioni atmosferiche…). (…) Insomma un po’ di astuzia e la bici non e liberta ma la bici e libera." Similmente avversi alla cultura della macchina sono altri collettivi, tra cui i piu famosi e conosciuti sono gli inglesi Reclaim the Streets e Road Alert, che attraverso l’organizzazione di grossi free party coalizzano migliaia di persone nei cantieri di costruzione di nuove strade o autostrade col preciso intento di fermarne la costruzione. A queste iniziative si affianca spesso la pratica di occupare i siti (boschi, colline, campi od altro) che si vogliono proteggere dalla distruzione causata dall’avanzata del progresso. Da queste occupazioni temporanee nascono spesso dei campeggi stabili (formati da raggruppamenti di tende, capanne, furgoni e addirittura case sugli alberi e reti di tunnel sotterranei) che strutturano svariate forme di resistenza e sabotaggio per ritardare o bloccare i lavori. "Sono arrivati in venti, travellers, squatters, ecologisti, han messo su un campo permanente con tenda comune, cucina e latrine. Poi han costruito case sugli alberi e bunker sotterranei, le due fazioni di climbers (arrampicatori) e tunnelers in sfida amichevole. Autofinanziamento con donazioni in natura della gente del posto (cibo, docce, feste di tanto in tanto)." Obiettivo di questi eco-warriors non sono solo le strade ma tutti i progetti di costruzione in quelle aree naturali "(…) oggi sotto minaccia di "sviluppo" da parte di speculatori senza scrupoli e consiglieri intangentati (…)" Questo tipo di resistenza ingenera spesso una spirale di crescente violenza da parte delle forze dell’ordine, affiancate spesso da guardie private, nei confronti degli attivisti che reagendo, spesso affiancati da membri delle comunita locali stimolati dal loro esempio, innescano delle vere e proprie battaglie. Nonostante alcune di queste battaglie siano state perse, il risultato complessivo e sorprendente. La somma delle azioni di questi campi ha infatti provocato l’archiviazione per due anni, da parte del governo inglese, di tutti i progetti di costruzione di nuove strade. Molte ditte si sono ritirate da appalti controversi ed alcuni progetti sono stati abbandonati del tutto a causa degli alti costi che uno sgombero implica. Infatti esse, oltre a fronteggiare gli ingenti danni causati dalle numerose azioni di sabotaggio, sono costrette ad assumere servizi d’ordine privati per sorvegliare i cantieri durante e dopo lo sgombero. "Proteggere l’investimento materiale finisce per costargli piu dell’investimento stesso. A Newbury il costo dello sgombero ha oltrepassato il miliardo. Quella del portafoglio che si svuota spesso e l’unica voce che le loro orecchie sentono." Gli attivisti individuano un ulteriore fattore di successo in simili forme di azione. Esse infatti provocano un allargamento del dibattito e della critica al sistema a persone, in generale la popolazione locale ma non solo, che fino a quel momento non ne erano coscienti, ne tantomeno avrebbero mai pensato di trasgredire la legge per far valere i propri diritti e la propria opinione.
3.2. No compromise in defence of our Mother Earth!
Come gia accennato in precedenza l’anarchismo insito nella cultura DiY e caratterizzato da una profonda vena ecologista. Si e pertanto deciso di titolare tale paragrafo utilizzando uno dei piu efficaci slogan utilizzati dal movimento: Nessun compromesso nella difesa di Madre Terra! Centrale nel DiY e la lotta all’industrializzazione, alla distruzione dell’ecosistema e la ricerca di uno stile di vita che eviti il piu possibile ogni forma di sfruttamento delle risorse naturali e animali. La dieta vegana o vegetariana, il boicottaggio di prodotti derivati da sfruttamento animale e l’opposizione alle biotecnologie, la creazione di comunita autonome, nonche numerose forme di azione diretta sono solo alcune fra le metodologie di comportamento piu usate. Nel tentativo di dare un esauriente quadro dell’attitudine ecoradicale ne ripercorreremo lo sviluppo soffermandoci sui collettivi che hanno avuto piu impatto, o notorieta, nella "lotta in difesa di Madre Terra".
3.1.1. Green Anarchist e l’anarchismo ecologista inglese
Le origini del movimento ecologista risalgono alla meta degli anni Sessanta. Nel 1965 viene pubblicato Primavera silenziosa di Rachel Carson, libro dove si esponeva le conseguenze dannose dell’accumulo di DDT sulla catena alimentare. Il libro dava occasione per la prima volta alle persone di confrontarsi con le conseguenze ecologiche delle proprie azioni. Grossomodo negli stessi anni nasce Greenpeace che ottenne pubblicita mondiale nel fallito tentativo di fermare i test nucleari nel pacifico. La sinistra, seguendo un atteggiamento gia precedentemente adottato nei confronti del movimento delle donne, critico aspramente l’affacciarsi del movimento verde. Nei primi Settanta usci un libro che ebbe particolare rilievo per le idee anarchiche: Indicazioni per la sopravvivenza di Edward Goldsmith. Tesi cardine del libro era che la crescita economica aveva violato il principio di sostenibilita. sovrappopolazione e inquinamento, unite ad una sostanziale diminuzione delle risorse, ponevano in pericolo l’equilibrio dell’ecosistema. Il libro proponeva come possibile soluzione il ritorno a quelle che venivano definite societa vernacolari: gruppi preindustriali e tribali in armonia con la natura. Nonostante la sua importanza, l’opera di Goldsmith ricevette dure critiche dal movimento femminista in quanto nel libro veniva accettata acriticamente la logica patriarcale presente nella societa tribale. Ciononostante il libro di Goldsmith, assieme alle teorie ecologiste di Schumacher, influenzarono in maniera considerevole la controcultura delle comuni degli anni Settanta nelle quali si travisava, a differenza di quelle sviluppatesi nei ’60, la base per un modello alternativo di societa. Un altro autore che, per quanto controverso e in seguito aspramente contestato, seppe imporsi all’attenzione del nascente movimento fu Richard Hunt che in una serie di opuscoli seppe sviluppare ed arricchire l’ideologia del movimento ecologista anarchico. Hunt analizza la produzione del surplus in campo economico e cioe la quantita prodotta in piu rispetto a quella strettamente necessaria per il proprio sostentamento. Secondo questa "legge del minimo sforzo", formulata su basi antropologiche, anziche lavorare per produrre surplus l’uomo si sarebbe dedicato all’ozio. Tale situazione cambio a seguito di un impoverimento della terra disponibile in Mesopotamia causato da un cambio climatico alla fine dell’ultimo periodo glaciale (5000 A.C. circa). L’economia dei cacciatori raccoglitori entro in crisi e si sviluppo un tipo di agricoltura piu stanziale e intensiva. L’organizzazione del territorio porto alla divisione del lavoro secondo le proprie abilita. Secondo Hunt si creo una classe di organizzatori che ben presto imparo ad usare la religione per legittimare il proprio dominio sulla classe di lavoratori. Inoltre il surplus permetteva ai dominatori di mantenere una classe militare da utilizzare per imporre il proprio potere sulle classi inferiori. La sempre maggiore esigenza di surplus sara alla base delle spinte espansionistiche che si svilupperanno in due modi: il "furto" e cioe l’uso della forza bruta, la conquista, e il "baratto", il commercio, e quindi lo sviluppo di un’altra classe dominante: gli artigiani. L’unica possibilita di reazione da parte delle popolazioni vicine era la creazione di surplus, ricreando societa simili a quella da cui venivano attaccate. L’invenzione della moneta rafforzera ulteriormente il potere del commercio che unito all’istituzione del sistema delle tasse forni un efficace metodo di assoggettamento delle popolazioni colonizzate. I contadini infatti erano obbligati a produrre surplus per il mercato in modo da potere ottenere la moneta indispensabile per pagare le tasse. Nato circa due millenni fa, questo metodo venne riutilizzato anche nel XIX secolo: le autorita infatti obbligarono le popolazioni sottomesse a pagare le tasse in moneta costringendole ad accettare i lavori, sottopagati, nelle piantagioni inglesi. Chi si rifiutava di pagare veniva punito con la distruzione della propria capanna. Hunt proponeva come possibile soluzione la ricostruzione della societa in comunita piccole e indipendenti. Col successivo opuscolo Hunt, che nel frattempo era diventato membro dell’ Ecology Party fondato da Goldsmith anni prima, allargo le proprie tematiche analizzando piu in dettaglio la crisi del terzo mondo. Hunt non si limito a prendere in esame il problema della sovrappopolazione ma contestualizzo la crisi in un sistema di ingiustizie sostenuto principalmente dal mondo occidentale. Oltre a sottolineare come la maggior parte dei problemi del terzo mondo fossero diretta conseguenza di anni di colonialismo, il movimento ecologista evidenzio come due grossi interventi delle nazioni unite negli anni ’70, la Rivoluzione Verde e la crisi dell’OPEC, non solo non risolsero il problema ma lo aggravarono. Proposte per risanare le maltrattate terre del terzo mondo, le colture sperimentali sviluppate nei laboratori non riuscirono a sopravvivere al di fuori di essi. Al termine delle sperimentazioni i paesi del terzo mondo si ritrovarono ancor piu aspramente indebitati di prima. Tale indebitamento non tocco le elite locali ma creo enorme sofferenza per le popolazioni debitrici. L’opuscolo di Hunt nasce in risposta al rapporto Brandt del 1980 per le Nazioni Unite dove, alla rilevata crescente disparita tra le nazioni sviluppate e quelle del terzo mondo, si proponeva la fornitura di assistenza tecnica in modo che queste nazioni potessero competere sul mercato in modo equo. Il rapporto Brandt arriva a sostenere la necessita dello sviluppo ulteriore delle nazioni piu ricche in modo da permettere loro di fornire piu aiuti a quelle piu povere. Hunt critica aspramente questa posizione additando la responsabilita della poverta delle popolazioni del terzo mondo proprio allo sviluppo del mondo industriale occidentale che ne ha trasformato le colture di sussistenza, in origine sufficienti a sfamare le popolazioni locali, in colture intensive utili allo sviluppo dell’industrializzazione. Tale processo resiste tutt’oggi e si inserisce in un contesto di critica degli aiuti umanitari stessi in quanto essi "(…) trattano i sintomi ma non le cause della situazione, cause che vengono dimenticate." Non solo, spesso tali aiuti venivano sfruttati dai governi locali per poter spingere le proprie popolazioni verso atteggiamenti desiderati. I governi locali infatti fanno parte di uno dei tre poli del triangolo della corruzione individuato da Hunt. Partner di questo immane sfruttamento sono i governi dei paesi occidentali e le multinazionali. "Il governo del centro instaura un regime fantoccio nel terzo mondo, questo regime usa le armi importate dall’occidente per scacciare (in un modo o nell’altro) la popolazione dalla terra e garantire il via libera allo sfruttamento da parte delle multinazionali sia della terra che delle popolazioni." Per Hunt, quindi, la funzione del libero mercato non ha altro fine che aprire ulteriori mercati nel sud del mondo. Inoltre, non potendo le manifatture locali poter competere sul mercato, si creerebbe una grande massa di lavoratori urbanizzati e disoccupati a disposizione delle multinazionali come manodopera a bassissimo prezzo. Teoria che ha trovato amara conferma nelle bidonvilles e "baraccopoli" che circondano i maggiori aggregati urbani del terzo mondo dove migliaia di persone soffrono quotidianamente la fame e vivono nella speranza di trovare un lavoro saltuario nelle metropoli. In un contesto del genere Hunt vede come unica possibile soluzione l’inversione delle tendenze alla globalizzazione. Inoltre le colture dei paesi del terzo mondo dovrebbero chiudere la propria economia smettendo di essere fornitrici di materie prime necessarie ai paesi industrializzati, commercio che offre enormi benefici ad una ristretta elite ed affama tutto il resto della popolazione, in modo da poter realmente risanare le proprie terre. "Poiche e nei paesi del terzo mondo che ci sono le risorse che tengono in piedi l’economia mondiale, e il mondo industriale che ha bisogno del terzo mondo e non il contrario." Contro questo sfruttamento Hunt auspica la rivolta della popolazione non solo contro le classi dominanti ma contro la struttura della societa stessa. Il fine ultimo e un’economia sganciata dal mercato globalizzato ed un ritorno all’auto consumo. Egli cita anche alcuni esempi di simili riappropriazioni in Uganda e America Latina. Nel 1982 Hunt, assieme ad altri, abbandonera l’Ecology Party deluso dalla scarsa attivita del partito accusato di aver abbandonato le proprie origini, basate su azioni concrete, a favore di una logica piu elettorale. Nel 1984 fondera un giornale: Green Anarchist (anarchico verde). I primi anni del giornale furono molto movimentati e subirono svariati contrasti e defezioni. Causa principale fu lo stesso Hunt che negli anni sviluppo un’attitudine sempre piu orientata verso posizioni marcatamente dispotiche e fasciste sia nella conduzione del giornale sia nell’elaborazione delle proprie idee. Fattore di rinnovo furono Chris Laughton, che aveva precedentemente cercato di creare Earth First! in Inghilterra, e soprattutto Paul Rogers gia collaboratore di Peace News dalla cui redazione si stacco in quanto piu orientato all’azione diretta. Rogers riusci a riallacciare i rapporti col mondo controculturale, ormai stanco delle invettive di Hunt, e forni largo supporto alle azioni dirette degli animalisti oltre a critiche nei confronti della burocratizzazione del Green Party. Nel 1990 Laughton abbandono e, affiancato da Kevin Lano precedentemente cofondatore del "Movimento di liberazione sessuale anarchico", Rogers riusci a portare Hunt, che deteneva il controllo esclusivo dei fondi del giornale, alle dimissioni. L’occasione la forni uno stesso articolo di Hunt a favore dell’intervento nella guerra del golfo. Attivi entrambi in movimenti contro la guerra Rogers e Lano, costretti loro malgrado a pubblicare l’articolo, lo accompagnarono con un loro scritto che criticava energicamente le posizioni patriottistiche di Hunt. L’affronto porto Hunt alle dimissioni ed alla fondazione nel ’91 di un proprio giornale, Alternative Green, dove sviluppo ulteriormente le sue posizioni gerarchiche e fasciste. Finalmente libera da Hunt, la redazione di Green Anarchist pote riorganizzarsi riallacciando numerosi contatti persi in passato e riformando e integrando le proprie idee. Essi decisero "(..) di integrare le idee dell’anarchismo verde nord americano con le esperienze e le analisi di Hunt e con il pensiero piu radicale del movimento verde britannico." Un successivo passo fu la necessaria decentralizzazione sia a livello organizzativo, assicurandosi che il controllo delle risorse non potesse piu essere in mano ad una sola persona, sia sviluppando una piu ampia rete di collaborazioni anche estere. Nel corso delle proprie pubblicazioni Green Anarchist affronto in modo critico vari aspetti della tradizione anarchica verde. Nonostante Murray Bookchin, di cui si parlera piu avanti, avesse il favore delle femministe, il gruppo editoriale di Green Anarchist ne critico il modello di divisione del lavoro basato sulle differenze di genere (sesso). L’autonomia femminile viene considerata un tema centrale per la costruzione di una societa futura anarchica e verde. Una simile posizione poteva gettare le basi per eventuali discriminazioni. Sempre nel campo delle discriminazioni GA vede le origini del razzismo nell’imperialismo. Creando diffidenza nei confronti delle culture estranee alla propria civilta, si poteva caratterizzare negativamente queste popolazioni e quindi sfruttarle. "Gli africani potevano essere sfruttati legittimamente perche, seguendo l’autorita biblica, non erano cristiani, ma pagani e percio era giusto trattarli solo come bestie da soma." Green Anarchist trovera nella critica situazionista nuovi stimoli nell’analisi della societa industriale. L’internazionale situazionista, la cui storia risale al 1966, si concentro sull’analisi dell’alienazione derivante dall’organizzazione del lavoro. Principali cause di questa alienazione derivano dal distacco esistente tra il lavoratore e il prodotto finito. Il situazionismo inoltre individua nella spettacolarizzazione della societa la creazione di un distacco tra realta e rappresentazione. Attraverso la pubblicita e i mass media il prodotto smette di essere fruito in quanto tale ma si carica di un’identita particolare che ne diventa il vero motivo d’acquisto. Anche il tempo e lo spazio vengono assoggettati alle esigenze capitaliste spingendo l’individuo in un ciclo di lavoro, consumo e riposo che sfugge al suo controllo. I situazionisti sostennero la necessita di creare situazioni capaci di scioccare il popolo al fine di metterlo in condizione di prendere coscienza dell’alienazione insita in un tipo di esistenza simile. Lungi dall’accettarne acriticamente le posizioni, Green Anarchist ne sviluppo la portata concentrando la propria analisi sul concetto di massa, e quindi sulla "scala" del fenomeno trascurata dai situazionisti, evidenziando come produzione, consumo e comunicazione di massa contribuiscano alla globalizzazione di determinati valori a discapito dell’identita individuale. In una societa dove le spinte eversive sono seppellite dalla facile omologazione ad uno status quo di immediata acquisizione, il controllo risulta estremamente piu facile. "Monopolizzando i mezzi necessari alla sopravvivenza nella societa tecnologica-industriale, una piccola elite rende dipendenti le masse" utilizzando mezzi tradizionali quali quelli militari, religiosi ed economici ai quali si sono aggiunti quelli tecnologici. Resi massa informe e spersonalizzata, complice l’atomizzazione sociale, le persone si sentono prive di sicurezza e potere e tendono a cedere facilmente all’assimilazione di falsi "(…) miti paternalistici tra cui quello che sostiene che lo stato si puo prendere cura di loro meglio di quanto loro stessi poterebbero fare, quello che devono sopportare e per il loro proprio bene e per il bene della societa intera." Green Anarchist sviluppa anche una propria strategia di resistenza ritenendo che la piu appropriata forma di organizzazione anarchica sia un coordinamento di separati piccoli gruppi di affinita. Pratica direttamente influenzata dalla femminista anarchica Cathy Levine che sostenne come tutte le strutture formali, burocratiche e di massa, ma anche quelle di movimento, finiscano per replicare concetti e metodologie di tipo patriarcale (e quindi autoritario). I concetti di Hunt vengono rivisti e corretti, depurati dalle istanze nazionalistiche ed allargati nelle loro considerazioni sociali. Il concetto di periferia, principalmente i contadini del terzo mondo, sfruttato dal centro, i paesi sviluppati, viene allargato ulteriormente. L’analisi si sposta anche alle "periferie" della societa industrializzata analizzando le minoranze sessuali e culturali, gli animali, i disadattati e tutte le vittime del decadimento industriale. Essendo categorie principalmente lasciate a se stesse, esse non hanno nulla da perdere in quanto non possiedono nulla e sono quindi le piu disposte ad attaccare lo stato e le sue strutture. Secondo Green Anarchist quella che definisce come "la nuova cultura di resistenza degli anni 90" puo esprimersi efficacemente solo con attacchi autonomi e anonimi di guerriglia alle infrastrutture (strade, ferrovie, centri di comunicazione eccetera) e attraverso strategie di azione diretta volti alla disgregazione della societa tecnologico-industriale. "L’economia informale del baratto, la crescita del movimento delle occupazioni (squatters) e dei travellers, la formazione di gruppi di autodifesa degli omosessuali o degli immigrati negli ultimi anni dimostrano che queste categorie stanno cercando una soluzione ai loro problemi per conto proprio senza alcuna delega, rinforzando se stessi e rendendo possibile vivere secondo i propri valori e desideri. Inoltre il crescendo di violenza contro le forze dell’ordine, le sommosse ad ogni stagione nelle citta, la guerriglia senza spargimento di sangue che stanno conducendo nelle campagne i travellers, i sabotatori della caccia (Hunt Saboteurs), l’ALF, le cellule dell’Earth Liberation Front, dimostrano che la periferia sociale sta riprendendo ad attaccare il sistema. Lo stato e incapace di negoziare o di addomesticare questi ribelli contro l’Inghilterra civilizzata perche semplicemente essi non vogliono niente dallo stato e non credono piu alle bugie del sistema."
3.2.2. L’anarchismo verde americano
a) Earth First! e l’ecologia profonda
Fondamentale per la riorganizzazione del movimento verde furono gli attivisti radicali di Earth First!, collettivo nato negli Stati Uniti nel 1980. Concetto cardine ispiratore di Earth First! fu il biocentrismo, concetto derivato dal norvegese Arne Naess che per primo nel 1972 conio il termine di ecologia profonda. Il biocentrismo metteva al centro delle preoccupazioni nei confronti del degrado ambientale la natura stessa e non piu il solo essere umano. L’antropocentrismo, tipico dei tradizionali movimenti ecologisti ufficiali, si preoccupava esclusivamente dei problemi legati all’ambiente che avrebbero avuto ripercussioni sull’essere umano. Obiettivo del biocentrismo e invece il benessere della terra nel suo insieme. Oltre alla visione del mondo biocentrica, Earth First! sara di fondamentale importanza per l’enfasi che i suoi membri daranno alla necessita dell’utilizzo dell’azione diretta. Si e gia piu volte sottolineato come questa pratica risponda ad una generale disillusione e rifiuto nei confronti delle istituzioni, a tutto cio si aggiunge il sentimento di urgenza nei confronti di un ecosistema quotidianamente "stuprato" dall’industrializzazione. Problema chiave per il biocentrismo era il pericolo che gli stessi ecologisti avrebbero finito, essendo essi stessi uomini, per pensare in modo antropocentrico. La possibilita di una vita in armonia con la natura venne ribadita dall’australiano John Seed che in Pensando come una montagna (1988) sostenne la necessita di un ritorno alla vita in comune ispirandosi alle tradizioni ed ai modi di sentire sciamanici dei popoli tribali. Simili posizioni saranno di profonda ispirazioni per collettivi e comuni come la Donga Tribe, di cui si e parlato nel primo capitolo, o Exodus Collective nel Befordshire, comunita "rasta" multirazziale unita alla cultura rave e con una spiccata tendenza alla protesta sociale. Sempre sul piano della mediazione politica Earth First! rivendica la propria determinazione senza rinunciare all’autocritica: "Ci vediamo come un movimento radicale, ma (…) un movimento veramente radicale cercherebbe di essere diverso, avrebbe il coraggio di dire e fare quello che c’e bisogno di dire e fare, senza riguardi per eventuale popolarita o approvazione." In realta gran parte del movimento ha sviluppato una profonda tendenza a un atteggiamento simile. L’azione diretta, in quanto spesso condotta in termini illegali, ha spesso inasprito i rapporti tra movimenti radicali e organizzazioni ufficiali. Queste ultime per esempio, avendo a che fare con l’opinione pubblica, spesso prendono le distanze dalle azioni dell’ALF, talvolta condannandole, il che crea incomprensioni e dissidi da entrambe le parti. Earth First! fu un importante esempio anche per il suo modo di auto organizzarsi in maniera orizzontale e non gerarchica che favorisce la collaborazione e lo scambio mentre scoraggia i rapporti di potere. Sempre a tal fine vengono incoraggiate le azioni a livello locale, sia che siano azioni politiche sia che consistano nella creazione di propri giornali. Si cerca di evitare ogni forma di accentramento, anche le risorse finanziarie vengono gestite in comune, in modo da evitare l’instaurarsi di figure carismatiche o potenziali leader. Nel 1991 Earth First! approda anche in Inghilterra dove radicalizza ulteriormente la propria critica inserendola in un contesto sociale e politico piu ampio. Se negli Stati Uniti si dava enfasi alle proprie posizioni moderate, interessate esclusivamente alla salvaguardia della natura americana per mezzo dell’azione diretta, in Inghilterra Earth First! allarga lo spettro delle proprie iniziative e della propria critica sociale avvicinandosi sempre piu ad altre realta radicali. Dal 1992 il collettivo inglese pubblica Do Or Die – voices from Earth First!, libro che raccoglie cronache, analisi e punti di vista interni sulle azioni e proteste svolte, con contributi provenienti da tutto il mondo. Ispirata profondamente dall’etica DiY la pubblicazione non raccoglie solo temi a carattere ecologico ma anche articoli riguardanti la lotta di classe, le occupazioni, la repressione, lo sfruttamento nel terzo mondo, le discriminazioni e via dicendo. Nel 1999 l’ottavo volume cambiera il proprio sottotitolo in voices from the ecological resistance per sottolineare la sua natura di sforzo congiunto di piu collettivi provenienti da varie aree della cultura del DiY, non solo Earth First! quindi. Giunto al nono volume nel 2001, Do Or Die rappresenta una fondamentale fonte di informazione diretta e non mediata che va ad aggiungersi ad altre numerose pubblicazioni (libri, fanzine, newsletter, volantini) vitali per la creazione e l’analisi di un approccio critico all’odierna societa capitalistica.
b) L’ecologia sociale
Un altro influente autore per il movimento ecologista anarchico fu Murray Bookchin. Veterano sia del movimento anarchico sia di quello ambientalista egli sviluppo il suo pensiero in una serie di opere di cui l'ultima (L’ecologia delle liberta, 1982) rappresenta una efficace integrazione fra le idee verdi e quelle libertarie. Anche Bookchin analizza l’importanza delle comunita tribali sottolineando come l’usufrutto, un oggetto e di proprieta di qualcuno solo nel momento in cui lo sta utilizzando, ne sia un principio guida. Bookchin incontrera anche il favore di molte femministe in quanto rivalutera la figura femminile e la divisione del lavoro tra i sessi cosi spesso acriticamente accettata da altri autori. Egli ammette l’esistenza di una divisione del lavoro basata sul sesso ma ribadisce come questo non implichi una inferiorita della donna che gode anzi di grande prestigio all’interno della comunita in virtu del suo ruolo di madre. Nella "societa organica" non c’e distinzione fra cultura e natura. Tutto viene vissuto come parte integrante della stessa comunita e animali, alberi e rocce godono dello stesso rispetto dovuto all’essere umano che si vede esso stesso parte integrante della natura che lo circonda. Nonostante i riti animisti avessero lo scopo di integrare l’uomo e la natura, Bookchin vede proprio in questi riti la nascita delle gerarchie. Infatti lo sciamano, trovandosi in una posizione di potere, poteva presentare la divisione gerarchica come naturale ed oggettiva imponendo il proprio volere alla comunita inerme. Bookchin vede nel rafforzamento delle comunita locali, attraverso quello che egli definisce come municipalismo libertario, la possibilita di una riorganizzazione piu giusta e indipendente della societa.
c) Il primitivismo
La terza corrente di tradizione verde anarchica americana, il primitivismo, ha elementi provenienti dalla rivista accademica Fifth Estate di Detroit, dalla rivista della West Coast Live Wild Or Die (vivi selvaggio o muori) e risente dell’influenza del situazionismo europeo i cui lavori cominciarono a circolare negli USA durante gli anni Settanta. La loro analisi della vita moderna come alienazione colpirono molto George Bradford di Fifth Estate. Egli sostenne la necessita di una tribalizzazione dell’anarchismo, non inteso come ritorno all’antichita bensi come creazione di piccole comunita fondate sul mutuo appoggio. Bradford rifiuta la tecnologia vedendola come principale strumento di alienazione in mano ad una elite tecnocratica. Fredy Perlman pubblico nel 1983 Contro la storia contro il leviatano. Secondo Perlman l’inizio della civilizzazione e da ricercarsi nelle prime opere di irrigazione nell’antica Mesopotamia. Ne segue un’analisi dello sviluppo di una classe di guerrieri veri responsabili dell’instaurazione della gerarchia. Ma Perlman avra soprattutto il merito di contrapporre l’identita civilizzata, definita inautentica, alla spontaneita dell’umanita selvaggia. Egli sostiene inoltre che cercare di combattere la societa di massa coi suoi stessi metodi e strutture non avrebbe altri effetti che perpetrarne l’esistenza. La resistenza, vista come "(…) la naturale reazione umana alla deumanizzazione", deve essere strutturata secondo forme estranee alla societa. Un altro primitivista, Bob Black, basandosi sugli studi di Paul Goodman che sostenevano che solo il 5% del lavoro svolto nella moderna societa era realmente necessario, teorizzo una vera e propria "rivoluzione ludica". Secondo Black la moderna societa spinge l’essere umano ad una eccessiva serieta che lo allontana dalla gioia derivante dal divertimento. Nel suo opuscolo, che probabilmente fara la felicita di molti raver, attacca anche la sinistra tradizionale accusandola di aver perpetrato l’etica del lavoro come un valore accettabile e giusto. Altri primitivisti analizzeranno il conformismo imposto dalla societa come pratica di addomesticamento e la necessaria liberazione dei propri desideri dalle convenzioni repressive come primo necessario passo per indebolire la societa industriale in vista di un ritorno ad un mondo libero e selvaggio.
3.2.3. Chi sono i veri ecoterroristi?
Indipendentemente dal contesto di riferimento cio che accomuna gli anarchici ecologisti di tutto il mondo e la rinuncia alla mediazione politica sociale in favore di pratiche di azione diretta. Il boicottaggio, il sabotaggio, il danneggiamento economico, la diffusione di informazioni sulle reali conseguenze (tra le piu riportate: lo sfruttamento e la dissennata distruzione) dell’opera delle multinazionali e dei governi sono solo alcune delle azioni messe in atto dagli attivisti. Trattandosi spesso di azioni in parte o completamente illegali molti attivisti subiscono denuncie, arresti e condanne. Oltre a cio il movimento denuncia spesso abusi di potere e montature giudiziarie o poliziesche volte alla repressione di tutte le individualita controculturali, spesso anche quando queste non si sono rese colpevoli che di semplice interesse nei confronti delle idee radicali espresse dal movimento. Attorno ai prigionieri politici la cultura del DiY ha sviluppato un profondo e sentito supporto che si articola in molteplici forme. A fianco all’impegno di molti individui nascono anche numerosi collettivi a sostegno dei prigionieri politici anarchici, ma non solo, come per esempio l’Anarchist Black Cross in Inghilterra o il Comitato Difesa Anarchici in Italia. Loro intento e raccogliere fondi attraverso cene, concerti, feste, dischi benefit per i detenuti. Tali fondi servono a finanziare le spese processuali e a sostenere la difficile vita all’interno delle carceri. Le informazioni sulle vicende e gli sviluppi dei detenuti trovano ampia diffusione per mezzo di volantini, manifestazioni, fanzines, raccolte di firme, libri e in internet. Il supporto avviene anche in modo epistolare scrivendo ai detenuti per dimostrare loro solidarieta. In questo contesto si inserisce anche una critica radicale all’esistenza della struttura detentiva stessa. "Puoi finire in galera per molte ragioni. Per esserti difesa da un marito violento, per essere in possesso di una droga illegale o ancora per aver voluto tutte quelle cose che ti circondano e che non puoi pagare… in cella 23 ore su 24, vogliono che tu cambi, che divieni saggio, vogliono inquadrarti nei loro piani macro-economici, in modo che tu sia loro utile per accumulare ancora piu profitti. Fino al giorno in cui non metteremo fine a questa follia." "L’esperienza della prigione fa poco per dotare il detenuto di capacita e abilita per trovare un lavoro una volta uscito… la prigione punisce indipendentemente dal pensiero e dalle azioni. Promuove la violenta risoluzione dei conflitti personali e spezza i legami familiari e di amicizia. Essa stimola la dipendenza, l’inattivita, la violenza e il deterioramento delle relazioni umani. Tutto cio rende molto piu difficile la reintegrazione una volta usciti." Nata concettualmente da un monaco benedettino, Mabillon, sotto il regno di Luigi XIV di Francia (1643-1715) e attuata per la prima volta in forma concreta nel 1790 (il primo penitenziario sorse in Walnut street a Philadelphia) ad opera dei Quaccheri, la prigione viene vista non solo come totalmente fallimentare nei suoi intenti ma come parte fondamentale del sistema stesso, essenziale nel perpetrarne la logica di dominazione, sfruttamento e controllo. Molti attivisti sono stati definiti dalle istituzioni e dai mass media come "ecoterroristi" e cioe "terroristi ecologici" per sottolineare le motivazioni che ne hanno guidato le azioni. "Non ci stupiamo che la stampa abbia associato parole come ecologia e terrorismo nella vicenda del sabotaggio economico alla Nestle da parte dell’Animal Liberation Front. (…) Lo stato e le multinazionali stano riutilizzando il solito sistema, hanno parlato dell’ALF come un’organizzazione terroristica." Ma per gli attivisti e coloro che li supportano i veri ecoterroristi sono invece proprio quelle istituzioni che li reprimono. "Evidentemente qualcuno ha deciso che gli anarchici debbano essere il capro espiatorio per le violenze che compiono ogni giorno i governi, gli stati, le multinazionali che affamano e sfruttano il terzo mondo, che inquinano il pianeta. Bisogna distogliere l’attenzione della gente da chi e responsabile della morte per fame di 30 milioni di persone ogni anno e dello sfruttamento di milioni di altri esseri umani." Lo stesso volantino prosegue con un’analisi delle montature a danno di alcuni, presunti, attivisti e delle assoluzioni o insabbiamenti di cause intentate alle maggiori multinazionali cosi come delle assoluzioni e addirittura promozioni nei confronti dei "massacratori in divisa della scuola Diaz, i torturatori di Bolzanetto, i criminali in divisa che hanno caricato inermi manifestanti a Genova." "Il potere assolve sempre le sue violenze e incrimina come ‘violento’ e ‘sovversivo’ chi vuole giustamente rivoltare un’organizzazione sociale basata sulla violenza e sullo sfruttamento a livello planetario, che sfrutta e uccide uomini, piante e animali. Sono gli stati e le multinazionali i veri (eco) terroristi!"
3.3. Ecoconsumo e diritti animali
"Anni fa, partecipando ad una battuta anti-caccia (in pratica un’azione di disturbo) mi sono trovata un fucile puntato contro. Non potevo nascondermi, ne scappare e soprattutto non potevo difendermi, in nessun modo. Me ne stavo li ferma, incapace di reagire e lucidamente consapevole che la mia vita non aveva nessun valore per la persona che avevo di fronte. Ero convinta che avrebbe sparato, come ad uno scoiattolo o a un capriolo e quando finalmente il fucile si e abbassato ho vomitato per la paura. Questa esperienza ha cambiato radicalmente il mio modo di vivere l’animalismo e il valore "in scala" della vita dell’uomo e dell’animale che mi era stato inculcato fino a quel momento, non valeva piu un cazzo. Capisco perfettamente cosa prova un animale indifeso di fronte a un cacciatore, a un allevatore, a un vivisettore e quando penso alla sua condizione, un odio feroce mi annebbia la mente." L’animalismo ricopre una veste fondamentale nella cultura DiY. La difesa degli animali segue numerosi percorsi riguardanti sia un radicale cambio di abitudini sia azioni rivolte verso l’esterno, la societa.
3.3.1. Vegetarianesimo e veganesimo
Per gli animalisti e fondamentale adottare uno stile di vita che non implichi sofferenza animale. La dieta vegetariana fornisce un primo importante passo verso l’eliminazione di prodotti di origine animale. Piu etica e corretta rispetto all’alimentazione vegetariana viene considerata la dieta vegana. Il termine vegano deriva dall’inglese vegan che secondo alcuni dovrebbe essere la contrazione di vegetarian (vegan). Vegano e sinonimo di vegetaliano (colui che si nutre solo di vegetali), con lo stesso significato sono in uso anche le parole veganiano o veganista. Essere vegani implica eliminare completamente qualsiasi prodotto di derivazione animale e quindi anche uova, latte e derivati spesso tollerati dai vegetariani. Molti animalisti sottolineano infatti come anche il consumo di questi prodotti comporti sia sofferenza animale sia la generazione di ulteriori profitti per le stesse imprese responsabili della macellazione, produzione e vendita di carne. Contrariamente a quanto si crede, il latte non e insostituibile per l’essere umano. Esso e un alimento raccomandato per il fatto di essere ricco di calcio e proteine, elementi ottenibili da molti cibi. Entrambi presenti in tutti i prodotti derivati dalla soia essi si trovano anche nel pane, le albicocche, i fichi, le prugne, la quinoa, le mandorle, i semi di sesamo, gli spinaci e i broccoli per quanto riguarda il calcio e in tutte le noci, i fagioli, i semi, l’avena, la quinoa, la pasta, il riso e i piselli per quello che riguarda le proteine. La produzione di latte, attivita naturale per la mucca e destinata al nutrimento del proprio vitellino, cela in realta l’applicazione di metodi industriali che rispondono a logiche di sfruttamento intensivo. Per poter produrre latte, formaggi, yogurt, burro ed altri derivati, l’industria casearia spezza il legame materno fra mucca e vitello. Quest’ultimo, separato quasi immediatamente dalla madre, verra nutrito con un sostituto del latte, mentre in natura l’allattamento durerebbe 6 mesi. Solo il 20% dei vitelli raggiunge l’eta adulta, quando potra cioe produrre latte, il rimanente viene ucciso all’eta di due anni per ottenere carne, pelle (generalmente trasformata in pelle scamosciata) e caglio per la produzione di formaggi. La sorte della mucca non e meno impietosa: mantenuta in gravidanza per 9 mesi l’anno e munta per 10, viene costretta a produrre 30 litri al giorno contro i 3 che produrrebbe in natura. Passati due o tre mesi dal parto la mucca viene rimessa incinta (l’inseminazione e sempre artificiale) in modo che la produzione di latte non si fermi mai. Anche la dieta viene spesso mutata in base alle esigenze produttive e spesso vengono somministrati degli ormoni. Le mammelle piene di una mucca possono arrivare a pesare anche 50 kg., cio causa molto dolore e difficolta a camminare. La stessa vita si riduce dai 20 anni che vivrebbe in natura ad una media tra i 3 e i 7 anni dove malattie (36%), scarso prodotto (28%) e inabilita a procreare (36%) vengono ritenuti motivi sufficienti per sopprimere l’animale. Una critica spesso rivolta ai vegetariani / vegani riguarda il fatto che nonostante l’adozione di una simile dieta da parte di alcuni individui, il problema dello sfruttamento animale rimarra. "A parte la vigliaccheria di un atteggiamento del genere, volto piu a giustificare la propria inattivita che altro, tali frasi (che equivarrebbero a dire "non posso evitare che al mondo esistano guerre quindi continuo a comprare armi") sono il riflesso del modo in cui gli animali vengono considerati nella nostra societa: e cioe come oggetti e non come esseri viventi. Il sottrarsi al consumo di carne e prodotti derivati implica direttamente che per il proprio sostentamento non vengono uccisi ulteriori animali. Un risultato di non poco conto direi." La tesi per la quale l’uomo sia onnivoro, e quindi anche carnivoro, viene spesso messa in discussione. L’organismo umano, a differenza di quello dei carnivori, non e adatto al consumo di cadaveri di animali in quanto ne rimane intossicato a causa delle sostanze contenute nella carne. Per ovviare questa tossicita i carnivori cercano di espellere il piu velocemente possibile la carne attraverso un intestino che, contrariamente a quello umano che e pari a 12 volte, e lungo appena 3 volte la lunghezza del corpo. Inoltre, le mucose spesse e muscolose dei carnivori riescono a tollerare i forti succhi gastrici necessari alla digestione della carne mentre l’essere umano ne rimane danneggiato. L’uomo appartiene all’ordine dei primati antropomorfi per natura frugivori e cioe atti a consumare frutti, foglie e semi. Assunto confermato dalla neurofisiologia, dall’embriologia e dall’anatomia comparata. Sprovvisto di elementi di offesa l’uomo non e naturalmente portato alla caccia. La sua intelligenza gli ha permesso pero di sviluppare attrezzi e mezzi coi quali assoggettare gli animali, abilita che gli ha permesso la sopravvivenza, passando al consumo di carne, nei periodi di forti glaciazioni, siccita, alluvioni ed altre calamita naturali. L’immissione della carne nella dieta dell’essere umano fu quindi probabilmente un fattore di necessita e sopravvivenza. Tale incompatibilita del fisico umano al consumo di carne non e pero immune da gravi danni per l’organismo. Il consumo di carne infatti provoca diverse malattie quali cancro, disturbi cardiaci, obesita, impotenza, diabete e via dicendo. Cio incide significativamente anche sulla durata media della vita. "Oggi solo gli esquimesi restano un popolo carnivoro per necessita assoluta. Essi consumano non solo la carne ma anche gli organi interni e le interiora e bevono il sangue. La durata media della vita di questo popolo e di 25-30 anni. Muoiono vittime della arteriosclerosi causata dall’alimentazione carnivora." Oltre che problemi di salute l’adozione di una dieta vegana da parte di tutta la popolazione potrebbe contribuire a risolvere il problema della fame nel mondo. Un’affermazione che potrebbe apparire azzardata ma che viene confermata dai numeri. "Se destiniamo un ettaro di terra all’allevamento bovino otteniamo in un anno 66 kg di proteine; se invece ci coltiviamo la soia abbiamo un raccolto di 1848 kg di proteine: 28 volte in piu!" L’allevamento di animali comporta l’utilizzo di grosse quantita di vegetali di cui la maggior parte delle proteine e dell’energia servono a sostenere il metabolismo dell’animale che quindi non si trasforma in tessuti commestibili. Vi e di conseguenza una enorme perdita di risorse determinata dall’obiettivo degli allevamenti intensivi di ottenere sempre piu carne e quindi allevare sempre piu animali. L’adozione di una dieta vegan da parte di tutti riporterebbe gli animali da allevamento ad una condizione di sviluppo naturale, e non industrializzata come si descrivera piu avanti, e permetterebbe di soddisfare l’intero fabbisogno alimentare mondiale. "Tre miliardi di persone soffrono in condizioni di estrema poverta e 13 milioni di uomini, ogni anno, muoiono di fame; altrettanti muoiono invece per le malattie causate da un eccessivo consumo di carne. Si calcola che sulla terra ci siano 15 miliardi di capi di bestiame allevati dall’uomo. I paesi industrializzati impiegano ben 2/3 della loro produzione cerealicola per l’allevamento del bestiame e si accaparrano le terre migliori del terzo mondo per coltivare cereali destinati agli animali d’allevamento (36 dei 40 paesi piu poveri del mondo esportano cereali negli Stati Uniti dove il 90% del prodotto viene utilizzato per nutrire gli animali destinati al macello). Se tutti i terreni coltivabili della terra venissero usati esclusivamente per produrre alimenti vegetali, si potrebbe sfamare una popolazione 5 volte superiore a quella attuale: verrebbe quindi risolto il problema della fame nel mondo."
3.3.2. Allevamenti intensivi e sfruttamento animale
Affine a quella che potrebbe essere definita come un’ottica biocentrista della vita, il motivo che principalmente spinge gli animalisti ad adottare un tipo di alimentazione vegetariano o vegano e il rifiuto per la brutalita con la quale l’industria alimentare tratta gli animali. "Essere vegetariano per me non e un problema, in quanto per me la carne non e cibo." Non si tratta di una semplice richiesta di un trattamento piu "umano" (aggettivo sempre meno visto come nobile e sempre piu riconosciuto come sinonimo di orribili azioni) all’interno degli allevamenti, ma della loro eliminazione totale. La richiesta di carne e aumentata sempre piu esponenzialmente dagli anni Cinquanta in poi a seguito della crescita economica e dell’aumento del benessere nell’occidente industrializzato. La enorme richiesta di cibi carnei che ne e derivata e alla base dello sviluppo degli allevamenti intensivi che al giorno d’oggi sono le strutture che soddisfano gran parte del mercato. L’unico scopo di queste strutture e il profitto, scopo che e direttamente proporzionale all’abbondanza di carne che riescono a produrre. Di conseguenza ogni aspetto della vita di un animale "da carne", "da uova", "da latte" o altro e posto sotto attento controllo, tanto che l’animale e letteralmente inserito in una vera e propria "catena di montaggio" completamente al di fuori dei suoi cicli naturali. Tutta la sua vita, infatti, si svolge all’interno dell’edificio dell’allevamento e non conosce mai il contatto con l’esterno. Gli animali vengono costretti in gabbie singole dove lo spazio disponibile e talmente ridotto da eliminare qualsiasi possibilita di movimento. Gabbie che spesso hanno come pavimenti delle grate che sul lungo periodo danneggiano loro gli arti. La limitazione dello spazio ha un duplice scopo: sia la possibilita di sfruttare al massimo la struttura, sia far si che, costringendoli ad una vita sedentaria, gli animali ingrassino di piu. L’ambiente stesso e controllato: luce, temperatura e umidita sono regolati in base alle esigenze produttive dell’allevamento. L’alimentazione non risponde alle esigenze delle diverse specie di animali ma alla capacita di ingrasso fornita. Ingrasso che e ricercato anche attraverso la somministrazione di ormoni e sostanze di sintesi. Lo scandalo della "mucca pazza" ne fu uno degli effetti piu rilevanti provocato proprio dalla somministrazione di mangimi di derivazione animale ad erbivori. Le orribili condizioni nelle quali gli animali sono costretti a vivere provocano in essi patologie sia fisiche sia psicologiche: vengono quindi somministrati diversi tipi di farmaci che si aggiungono alla pratica di privare l’animale dei propri strumenti di "offesa", come le corna ad esempio, in modo da evitarne il suicidio come gia avvenuto in passato. Anche il viaggio verso i luoghi di macellazione riserva ulteriori gravi sofferenze: i mezzi di trasporto sono riempiti all’inverosimile ed i viaggi, che durano giorni, conoscono un’alta mortalita. Molti animali, infatti, privati di acqua e cibo, indeboliti dalla vita nell’allevamento e dalla mancanza d’aria nei camion si accasciano sul pavimento pieno di letame e muoiono schiacciati dei propri simili. Giunti a destinazione vengono spinti a bastonate e scosse elettriche verso le stalle di premacellazione a da qui nel cosiddetto "tunnel della morte". Lo stress del viaggio, il ritrovarsi in una situazione completamente nuova, il forte odore di sangue e feci unito alle urla degli animali gia entrati nei locali di macellazione scatena panico e resistenze. Bovini, ovini ed equini vengono storditi con una pistola detta captiva che buca il cranio dell’animale, mentre per i suini viene usata l’elettricita. Altri animali come polli, conigli e altri volatili viene omessa la pratica dello stordimento (omissione che la legge autorizza per qualsiasi animale). Infine si passa alla "giugulazione" (sgozzamento) che paradossalmente e la meno dolorosa. L’allevamento intensivo e responsabile anche di gravi disastri ambientali. L’industria alimentare e direttamente responsabile di gran parte dei disboscamenti attuati per creare nuovi pascoli o coltivazioni intensive atte a supportare l’enorme fabbisogno degli allevamenti intensivi, ove e bene non dimenticare che gli animali sono costretti tutta la vita in gabbia e l’unico movimento che faranno e quello in direzione degli istituti di macellazione. "Nella foresta Amazzonica l’88% dei terreni disboscati e adibito a pascolo e dal 1960 un quarto delle foreste dell’America centrale sono state abbattute per creare spazio agli allevamenti." Gli stessi allevamenti intensivi, in particolare l’industria casearia, appaiono essere i principali responsabili dell’inquinamento mondiale. Tali allevamenti producono migliaia di tonnellate di letame e residui ogni anno. Scarti che l’ecosistema non riesce ad assorbire e che quindi si riversano su fiumi, terreni e laghi creando enormi danni e inquinamento per l’ambiente. "Il contributo degli allevamenti all’effetto serra e pari a quello dato da tutti gli autoveicoli del mondo. Se per ottenere un chilo di farina e necessario utilizzare 22 grammi di petrolio, per un chilo di carne occorrono 193 grammi: quasi nove volte tanto."
3.3.3. Vivisezione
Il movimento DiY vanta una vasta produzione di materiale a favore del vegetarianesimo e veganesimo. Spesso molte pubblicazioni, anche musicali, trattano l’argomento riportando un consistente numero di informazioni su piu argomenti connessi all’animalismo. Oggetto di attenzione non e la semplice industria alimentare. Lo sfruttamento animale riguarda moltissimi campi industriali in particolare quello farmaceutico e cosmetico principali responsabili di un’altra pratica energicamente osteggiata: la vivisezione. La vivisezione costituisce un modello sperimentale, regolato da una anacronistica legge del 1931, che dovrebbe garantire la sicurezza di nuovi farmaci o di nuove sostanze immesse sul mercato. "Il termine (sperimentazione animale) si applica a tutte le sperimentazioni compiute su esseri viventi, atte a causare sia sofferenze fisiche sia psichiche: mutilazioni, interventi cruenti (dove l’anestesia prevista per legge e molte volte sostituita dalla recisione delle corde vocali), somministrazione di dosi massicce di sostanze tossiche, ustioni, scosse elettriche, decerebrazioni." La vivisezione e pratica largamente usata da piu branche dell’industria moderna e non solo quella farmaceutica che ne assorbe solo il 30%. Il restante 70% riguarda test per prodotti cosmetici (rossetti, deodoranti, dopobarba e via dicendo), industriali (detersivi, olio per motori, inchiostri, fluidi anticongelanti), bellici (gas nervini, radiazioni, nuovi proiettili) e studi di psicologia. La sperimentazione animale e considerata un grave errore metodologico non solo dagli animalisti ma anche da parte di molti scienziati. Innanzi tutto la vivisezione e considerata come una pratica eticamente inaccettabile. La questione, infatti, verte non sul fatto se gli animali possano ragionare o parlare, quanto piuttosto sul fatto che essi soffrono enormemente delle atroci torture subite dai vivisettori. "Crudelta, sopraffazione, conformismo, avidita, insensibilita, spietatezza sono l’antitesi del concetto di civilta, intesa nel senso piu alto del termine, soprattutto quando le vittime sono gli esseri piu indifesi. Ormai appare sempre piu evidente che gli animali non possono piu essere considerati come organismi, come macchine da utilizzare, come oggetti, ma come soggetti, invece del diritto alla vita, alla non sofferenza, al rispetto." Ciononostante per molti questo sacrificio rimane indispensabile per il bene dell’umanita. Anche questo assunto puo essere facilmente confutato in quanto la vivisezione e inaccettabile anche da un punto di vista scientifico. Essa e un errore metodologico in quanto nessuna specie animale puo fungere da valido referente per qualsiasi altra, uomini compresi. Simili agli esseri umani nella percezione del dolore, della disperazione e della paura, gli animali differiscono dall’uomo (e tra specie e specie) per quel che riguarda la struttura fisica, biochimica e i meccanismi di assimilazione. Essendo poi pratica di laboratorio essa trascura le differenze fra malattie naturali e artificiali confondendo spesso il sintomo con la malattia vera e propria. Inoltre essa trascura anche gli effetti di un ambiente naturale su un organismo vivente. La sperimentazione animale cosi largamente usata in medicina e cosmesi "vanta" una lunga storia di complicazioni (e addirittura decessi) causate da farmaci sperimentati con successo su animali e che si sono poi rilevati dannosi e pericolosi per gli uomini. La vivisezione (dietro la quale si celano gli interessi, nell’ordine di miliardi di dollari, delle multinazionali farmaceutiche, cosmetiche e industriali, degli allevamenti di animali da laboratorio e dei vivisettori stessi) quindi non fornisce alcuna garanzia valida ed anzi espone l’uomo a gravi rischi e conseguenze. L’inaffidabilita e inefficacia della sperimentazione animale fa si che, una volta immesso nel mercato il prodotto, sia l’essere umano stesso il vero banco di prova di medicinali e cosmetici e l’insorgere di gravi patologie sull’uomo, a seguito della somministrazione di molti farmaci sperimentati su animali, ne e un’ulteriore conferma.
3.3.4. Consumo critico
Per poter condurre un efficace "ecoconsumo" o "consumo ecologico" o "consumo critico", e cioe un consumo che non implichi non solo sfruttamento animale ma anche naturale, l’informazione gioca un ruolo fondamentale. Questo concetto e ben presente dalla stampa DiY autoprodotta. All’interno di un vivacissimo mondo di fanzines, libri e volantini vengono analizzate sia le metodologie di sfruttamento sia i modi per fronteggiarle. Per aiutare l’adozione di una dieta vegetariana / vegana appaiono sempre piu spesso ricette nelle fanzines cosi come interi ricettari vegani. In questo contesto si inserisce anche la produzione di opuscoli e libri che recuperano le conoscenze sulle proprieta terapeutiche e curative delle piante. Un’altra modalita efficace nella struttura di un consumo etico e il boicottaggio. L’adozione di una dieta vegana spesso non basta in quanto moltissimi prodotti presenti nel mercato contengono ingredienti anche di non esplicita derivazione animale, oppure sono stati testati su animali. Ad esempio molti coloranti, le cui sigle tra l’altro non sono universali, sono di derivazione animale. L’informazione costituisce la piu efficace arma per difendersi da tali prodotti. Obiettivo di questa vasta produzione di informazioni al riguardo e lo spingere le persone a boicottare i prodotti, e soprattutto le ditte in generale, che sfruttano gli animali e la natura (le biotecnologie hanno recentemente allargato molto il campo d’azione) a favore di un consumo piu etico. In questo contesto vengono spesso riportate anche informazioni su ditte che, volutamente o meno, non sono legate allo sfruttamento naturale e animale. C’e comunque chi critica anche queste ditte cruelty free che, per quanto animal friendly, ricreano anch’esse logiche produttive vicine al capitalismo e non contribuiscono a sviluppare una etica che si opponga realmente al consumismo, considerato tra i principali responsabili dell’odierno degrado ambientale. Una possibile risposta viene ad esempio dalla coltivazione di un proprio orto (cosa del resto quasi impossibile in un contesto urbano), dallo sviluppo di varie forme di ecologia domestica oppure anche dal riciclo di risorse. I membri del collettivo Food Not Bombs (cibo, non bombe), ad esempio, riciclano il cibo scartato da negozi e supermercati ritenuto invendibile (e quindi destinato ad essere buttato) perche non sufficientemente "bello", ma comunque sano e commestibile, e ne creano dei pasti vegetariani per i senzatetto. Questa "redistribuzione di risorse" viene spesso accompagnata da distribuzione di materiale informativo di stampo sociale. Formatosi per la prima volta nel 1980 a Cambridge nel Massachusetts da attivisti anti-nucleari, Food Not Bombs e un collettivo non violento, non gerarchico e orizzontale di volontari il cui scopo e distribuire cibo prevalentemente vegetariano, alcuni membri si chiedono se non sia il caso di riciclare anche cibo non esclusivamente tale, ai senzatetto. Raggiunte le 175 filiali autonome in tutto il territorio americano, Food Not Bombs dimostra attraverso il concetto del "riciclaggio del cibo" come la fame non sia causata da mancanza di risorse, ma sia in realta un problema di ridistribuzione delle stesse.
3.3.5. Biotecnologie
Un nuovo e piu grande pericolo per l’ecosistema si affaccia con il relativamente recente sviluppo dell’ingegneria genetica. Le biotecnologie permettono, attraverso la ricombinazione del DNA, la creazione di nuovi organismi estranei a logiche naturali. Animali, piante ed umani possono essere manipolati per cercare di ottenere qualsiasi caratteristica desiderata in un’ottica di adeguamento alla ragione economica. Gia nei laboratori di vivisezione la manipolazione genetica e stata usata per "produrre" (termine ormai sempre piu tristemente adatto) animali che potessero meglio rispondere alle esigenze degli esperimenti. E questo il caso di numerosi animali che nascono gia ammalati di pseudo-cancri, pseudo-leucemie o addirittura completamente privi di pelo come il tristemente noto "topo nudo". La produzione di Organismi Geneticamente Modificati risponde alle logiche di sfruttamento dell’agricoltura industriale che, colpevole di avere portato all’erosione milioni di ettari con conseguente estinzione di un incalcolabile numero di varieta vegetali e animali, cerca di sviluppare nuove colture piu resistenti e produttive. La stessa sperimentazione, per la maggior parte dei casi attuata in campo aperto e non in serre, causa danni immediati per l’ecosistema dovuti principalmente alla incontrollabile diffusione di polline nell’ambiente circostante. Applicata anche in campo medico-farmaceutico l’ingegneria genetica si sta sempre piu conquistando il diritto di manipolare e sperimentare sugli stessi esseri umani, sostenuta dalla paura ed il terrore generale nei confronti delle malattie. "(…) malattie che non sono altro che la conseguenza di uno stile di vita che il connubio scienza-potere ha creato. Siamo quotidianamente costretti a vivere in ambienti malsani che minano alla salute di ognuno, ambienti pesanti e voluti dagli stessi figuri che poi pretendono di venderci le cure e le soluzioni." Ancora una volta la fiducia nel ruolo delle istituzioni e scarsa o nulla. "Le multinazionali hanno messo in gioco i loro miliardi e il loro potere, e ai burattini della politica non restera che assecondarle. Qualcuno ha chiesto che gli OGM venissero etichettati, qualcun altro l’istituzione di una speciale commissione di sorveglianza, altri ancora sperimentazioni piu lunghe ed accurate o un referendum. Tutte richieste parziali concesse senza alcun problema (anche se solo sulla carta, come per l’etichettatura) non certo per arginare l’avanzata del tansgenico ma per sedare gli animi e rendere ancora piu facile la strada alle multinazionali. Gli OGM, gli animali transgenici, gli umani migliorati e qualsiasi clone non li vogliamo ne regolamentare ne sperimentare piu a lungo ma li vogliamo fermare." In tutto il mondo la resistenza alle manipolazioni genetiche si articola secondo strategie di azione diretta mettendo in atto manifestazioni e proteste continue, occupazioni di uffici, boicottaggi e sabotaggi.
3.3.6. Liberazione animale con ogni mezzo necessario
Caccia, vivisezione, industria alimentare, farmaceutica, cosmetica, abbigliamento, giardini zoologici, circhi, commercio animale e biotecnologie. La lista di strutture e campi coinvolti nello sfruttamento animale pare non avere mai fine, tanto che per molti animalisti l’ecoconsumo non basta. Diretto esclusivamente all’individuo esso nulla puo contro le atroci sofferenze che gli animali subiscono quotidianamente in allevamenti e laboratori di vivisezione. L’attesa di un cambiamento sociale viene vista, questa si, come utopica o comunque molto lontana. Nel frattempo milioni di esseri viventi vengono massacrati quotidianamente, esseri viventi che soffrono atrocemente in nome del profitto. Solo in Italia, ad esempio, vengono macellati ogni anno 27 milioni di animali ed ogni 6 secondi un animale muore in un laboratorio di vivisezione. 107 milioni di galline vengono uccise, mentre in Inghilterra ne vengono uccise 700 milioni e negli Stati Uniti 240 milioni di pulcini, sempre all’anno, vengono uccisi solo perche nati maschi. A fianco delle tradizionali manifestazioni e volantinaggi gli animalisti piu radicali ritengono che l’azione diretta sia il metodo piu efficace ed immediato per agire in opposizione a queste quotidiane stragi e torture. Si e piu volte sottolineato come l’adozione di strategie di azione diretta rispondano ad un senso di "urgenza" e "necessita" verso un mondo che perpetra indisturbato le proprie ingiustizie. Un contesto quale quello dello sfruttamento animale, cosi evidente eppure cosi nascosto e pervasivo, fornisce un significativo esempio dei sentimenti che spingono gli attivisti. Obiettivo immediato di molti animalisti e cercare di sottrarre quanti piu animali possibile da una fine altrimenti orrenda e crudele. Introdursi in un laboratorio di vivisezione, liberandone gli animali e danneggiando le strutture del laboratorio in modo da creare danno economico, oppure creare azioni di disturbo ai cacciatori nei terreni di caccia, presidi, veglie notturne, volantinaggi, banchetti, proteste, danneggiamenti sono solo alcune fra le pratiche di sabotaggio messe in atto per cercare di salvare quante piu vite possibili dalle molte industrie che fanno dello sfruttamento animale la loro principale fonte di profitto. L’azione diretta risulta essere un valido strumento anche per opporsi alle biotecnologie. "Cosi in India i contadini hanno raso al suolo i campi della Monsanto e danneggiato molti istituti di ricerca, mentre in Brasile i Sem Terra hanno sabotato svariati campi sperimentali. Nel nord, dove queste multinazionali hanno le proprie sedi e sviluppano la ricerca, si sono rilevati altrettanto efficaci nel contrastare le biotecnologie gli attacchi ai campi sperimentali, diffusi un po’ ovunque: Canada, USA, Australia, Inghilterra, Germania, Francia, Belgio e anche Italia." "Campagne contro le recinzioni stanno crescendo. Uno dei principali campi di azione degli ultimi due anni e stato riguardo all’ingegneria genetica; una sorta di enclosure dei semi. In Olanda "diggers arrabbiati" hanno distrutto siti sperimentali di piante modificate, mentre in Germania gli attivisti hanno occupato questi campi." Per gli attivisti delegare ad altri la lotta contro le nocivita e lo sfruttamento dell’ecosistema, animali e esseri umani compresi, non puo portare a nessuna effettiva liberazione. Solo il superamento della logica della delega, a favore di una iniziativa individuale, puo portare effettivi cambiamenti. Con il fine ultimo dell’eliminazione totale di tutte quelle strutture e interessi che attaccano la natura, anche i "difensori di Madre Terra" rivendicano in se stessi l’iniziativa contro lo sfruttamento e l’oppressione. Ancora una volta do it yourself: resistenza da parte di una collettivita di individui al fine di autocostruirsi un futuro migliore.
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