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STORIA DELLE ERESIE - JACOPONE DA TODI
Testi tratti dal sito: www.eresie.it di Douglas Swannie

GLI ERETICI - JACOPONE DA TODI

Pastorelli (o Pastoureaux) (Movimenti del XIII secolo)



Due movimenti popolari del XIII secolo:


Primo movimento (1250-1251)
Nel 1250 il re di Francia, e futuro santo, Luigi IX (1226-1270), durante la
sfortunata VII crociata, fu fatto prigioniero a Mansura dai mussulmani.
L'energica madre, Bianca di Castiglia, cercò di organizzare una spedizione
di soccorso, ma il suo appello cadde nel vuoto presso la nobiltà e clero. Fu
invece raccolto dalla popolazione più umile, pastori e contadini, infiammati
dalle prediche di un ex monaco cistercense di sessant'anni, di nome Jacob,
originario dell'Ungheria, che venne quindi chiamato Maestro d'Ungheria.
Jacob predicava la Crociata nel nome della Vergine Maria, con un pugno
sempre chiuso, nel quale egli affermava esserci una mappa datagli dalla
Madonna.
La predicazione ebbe un successo fenomenale: in poco tempo si raccolse un
esercito di crociati di 30.000 persone, ma purtroppo con infiltrazioni di
delinquenti ed assassini, i quali si lasciarono andare ad ogni sorta di
atrocità, particolarmente contro il clero. A Parigi, a Rouen, a Orléans, a
Tours vi furono massacri di monaci, maltrattamenti di vescovi, dissacrazione
di chiese.
Il Papa Innocenzo IV (1243-1254) allora li scomunicò e Bianca di Castiglia,
rendendosi conto che il movimento non era più controllabile, ne ordinò la
distruzione.
E infatti a Bourges, dopo i soliti saccheggi, questa volta ai danni degli
ebrei poiché i monaci erano riusciti a fuggire in tempo, i crociati furono
accerchiati dalle truppe inviate dalla regina madre. Riuscirono
momentaneamente a liberarsi, tuttavia furono raggiunti e massacrati presso
Villeneuve-sur-Cher, dove anche il Maestro d'Ungheria fu ucciso.
Alcune frange arrivarono in Guascogna allora appartenente al re
d'Inghilterra, altri direttamente in Inghilterra stessa, ma furono tutti
scovati e trucidati.


Secondo movimento (1320)
Durante il regno di Filippo V il Lungo (1317-1322), nel 1320 si formò un
altro movimento spontaneo di Pastorelli, esasperati per l'indifferenza della
nobiltà francese alla sorte della Palestina.
Come in un copione, già visto nel 1251, i Pastorelli (circa 40.000)
saccheggiarono Parigi, Berry, Saintonge e nell'Aquitania, sfogandosi
soprattutto contro gli ebrei, colpevoli, secondo loro, di essere degli
usurai ed in questo, purtroppo, furono aiutati e incoraggiati dalle
popolazioni cattoliche locali. A Verdun-sur-Garonne 500 ebrei si suicidarono
per non cadere vivi nelle loro mani.
Allora intervenne Papa Giovanni XXII (1316-1334) con una scomunica, ma essi
sfidarono l'autorità papale, marciando sulla sede pontificia di Avignone.
Tuttavia, prima di arrivarci, furono intercettati dalle truppe del
siniscalco di Carcassonne e  dispersi nelle paludi della foce del Rodano,
dove la fame e le frequenti retate dei soldati li eliminarono
definitivamente.


Giacobiti (XVII secolo) o Congregazione Jacob-Lathrop-Jessey



La setta dei giacobiti, da non confondere con la Chiesa dei Giacobiti
fondata da Giacomo Baradeo nel VI secolo, e neanche con il movimento
politico (1688-1760) che voleva riportare in Scozia i discendenti di Giacomo
VII di Scozia e II d'Inghilterra (1686-1688), fu invece un movimento
religioso protestante inglese del XVII secolo fondato da Henry Jacob nel
1605.


Henry Jacob (1563-1624)
Nato nel 1563, Henry Jacob studiò ad Oxford, alla St, Mary's Hall, ottenendo
il baccalaureato nel 1583 e la laurea nel 1586. Egli fu in seguito ordinato
sacerdote anglicano e divenne maestro del coro al collegio Corpus Christi, a
Cambridge.
Essendo caduto sotto l'influenza dei brownisti nel 1590, J. venne
perseguitato per le sue idee e esiliato in Olanda dal 1593 al 1597. In
seguito egli si impegnò per una riforma interna della Chiesa Anglicana,
entrando in polemica con Francis Johnson (1562-1618) (un seguace del
congregazionalista Henry Barrow), che J. visitò in prigione per cercare di
convincerlo dell'errore nel separarsi dalla Chiesa Anglicana. Gli scritti di
J., assieme a quelli del puritano Thomas Cartwright, furono la base delle
richieste formulate dai puritani nella Millenary Petition (petizione
millenaria) del 1603, inoltrata al nuovo re d'Inghilterra Giacomo I (già
Giacomo VI di Scozia)(1603-1625), che indisse una conferenza a Hampton Court
nel 1604.
Tuttavia ben poche concessioni vennero fatte ai puritani e Giacomo I, che
era profondamente convinto che la tesi di fondo della petizione puritana
fosse di eliminare i vescovi con l'intento successivo di eliminare il re
stesso, ovviamente appoggiò apertamente la posizione dei vescovi anglicani
con la famosa frase No bishop, no king [nessun vescovo (equivale a) nessun
re]. L'unica concessione, degna di nota, fu l'autorizzazione alla
pubblicazione di una versione della Bibbia, compilata da un panel di teologi
e studiosi e denominata Authorised Version (versione autorizzata) o King
James Bible (Bibbia di Re Giacomo).
J., intervenne nella riforma con il suo trattato Reasons taken out of Gods
Word and the best humane Testimonies proving a necessitie of reforming our
Church in England (Ragioni tratte dalla Parola di Dio e dalle migliori
testimonianze umane per provare la necessità di riformare la nostra chiesa
in Inghilterra), che gli costò 8 mesi di carcere e il successivo esilio in
Olanda nel 1605.
Qui egli fondò una suo congregazione, di ispirazione calvinista, a
Middleburg, nella regione dello Zeeland e fino al 1616 aiutò diverse altre
congregazioni ad avviarsi ed ebbe contatti con il separatista John Robinson,
il futuro capo del viaggio dei Padri Pellegrini, che aveva fondato una sua
chiesa a Leida. J. convinse in seguito Robinson a modificare le sue idee
separatiste.
Nel 1616 J. ritornò in Inghilterra, dove fondò una congregazione separatista
a Southwark (un sobborgo di Londra), ma non troppo scissa dalla Chiesa di
Inghilterra: J. infatti non rifiutò l'autorità ecclesiastica, ma obiettò che
potevano coesistere altre chiese all'infuori del controllo della Chiesa
Anglicana. La congregazione di J. fu quindi denominata semi-separatista e
poté godere di una notevole popolarità a causa della tolleranza e apertura
praticata dal suo pastore verso teologi della Chiesa Anglicana, liberi
pensatori, dissidenti vari e per questo egli fu quasi bollato come traditore
dalle altre congregazioni separatiste, che nulla volevano avere a che fare
con la corrotta Chiesa ufficiale.
Nel 1622 J. decise di lasciare la sua congregazione per emigrare nelle
colonie americane, dove fondò una congregazione a Jacobopolis, in Virginia.
Rientrato in Inghilterra nel 1624, J. vi morì nello stesso anno.


John Lathrop (1584-1632)
Poiché la regola della congregazione di Jacob era che essa venisse gestita
da un sacerdote ordinato, e non da predicatori laici come le altre comunità
separatiste, la chiesa di Southwark rimase, dal 1622 al 1624, senza guida
fino all'insediamento di John Lathrop (o Lothropp).
Questi era un prete, nato ad Etton, nella contea del Humberside, e laureato
a Cambridge, trasferitosi nel 1624 a Londra, dopo aver abbandonato la sua
parrocchia di Egerton, nel Kent.
A Londra L. divenne pastore della congregazione di Southwark fino al 1632,
anno in cui le spie del vescovo di Londra Wlliam Laud (1573-1645) scoprirono
la chiesa di L. ed arrestarono i suoi membri: L. stesso passò due anni in
carcere e fu multato.
Al suo rilascio nel 1634, L. seguì l'esempio di Jacob e si trasferì nelle
colonie americane, fondando una chiesa puritana a Scituate, nella colonia di
Plymouth nel 1635. In seguito egli fu anche ministro del culto a Barnstable,
nel Massachusetts, dove morì nel 1653.


Henry Jessey (ca. 1603-1664)
Nuovamente, dal 1634, la congregazione di Jacob-Lathrop era senza guida e in
tale stato rimase fino al 1637, anno in cui si insediò Henry Jessey.
Quest'ultimo, nato nello Yorkshire nel 1603 (secondo altri fonti nel 1601),
aveva studiato a Cambridge, al St. John's College, ottenendo il
baccalaureato nel 1623 e diventando sacerdote nel 1624. Fu dapprima un
valente studioso di ebraico e tesi rabbinici, poi vicario a Aughton, nella
Yorkshire fino al 1634, quando il vicariato gli venne tolto.
J. si trasferì allora a Londra nel 1635 e, come detto, nel 1637 divenne
pastore della congregazione di Southwark. La comunità si ingrandì a tal
punto, che nel 1640 con un mutuo accordo, si decise di dividerla in due: una
parte rimase con J. e l'altra si trasferì in Fleet Street, a Londra, sotto
la guida di Praise-God Barebone (ca. 1596-1680), diventato poi famoso come
politico per aver guidato la brevissima parentesi del Parlamento Barebone,
sciolto per ordine di Oliver Cromwell (1599-1658) nel dicembre 1653.
Nel frattempo, la congregazione rimasta con J. sviluppò una teologia molto
più radicale con tendenze battiste (dal 1645 venne regolarmente praticato il
battesimo degli adulti) rispetto a quella dei suoi predecessori e lo stesso
J. si accostò alle idee sabbatariane, e frequentò ambienti vicini ai
battisti e ai quinto-monarchisti. Nel 1641 J. fu arrestato su mandato del
sindaco di Londra, ma successivamente liberato per ordine del parlamento.
Poco dopo egli entrò in polemica con un membro della comunità, di nome
William Kiffin (1616-1701), il quale si separò creando una congregazione
anch'essa con orientamenti battisti: fu la prima delle comunità firmatarie
della Prima Confessione di Fede del 1643, il documento originario dei
battisti particolari, dai quali discendono le chiese battiste attualmente
esistenti, molto diffuse soprattutto in Stati Uniti.
Nel 1652 egli fu scelto come uno dei nove esperti, che dovevano lavorare su
una nuova traduzione della Bibbia e impiegò i proventi ottenuti da questo
lavoro per aiutare le famiglie ebree povere di Londra, confidando di poterle
in seguito convertire al Cristianesimo.
Ma, dal 1653 J. fu identificato con il crescente movimento dei
quinto-monarchisti, soprattutto grazie all'amicizia con il loro capo, il
commerciante in botti, Thomas Venner (m. 1661). Questi, alla morte del
fondatore Thomas Harrison (1610-1660), divenne il capo supremo del movimento
e organizzò una disperata insurrezione nel gennaio 1661 contro il re Carlo
II (1649-1685). Come era prevedibile, il colpo fallì e Venner e gli altri
capi della rivolta furono decapitati.
Le successive repressioni stroncarono definitivamente il movimento
quinto-monarchista, oltre a perseguitare anche altre sette, a causa delle
loro dottrine simili, come i quaccheri, i sabbatariani e i giacobiti stessi.
J. fu infatti imprigionato in questo periodo, fino alla sua liberazione nel
1663. In seguito egli si recò in Olanda per fare nuovamente ritorno in
Inghilterra nell'agosto 1664.
Qui si ammalò e morì il 4 settembre 1664: un indice della sua notevole
popolarità fu la partecipazione ai suoi funerali di ben 4/5.000 persone.


Le Fèvre (o Lefèvre) d'Étaples, Jacques (o Jacobus Faber Stapulensis),
(ca.1455-1536)



Jacques Le Fèvre, il famoso umanista noto anche come Jacobus Faber
Stapulensis, era nato ad Étaples, in Piccardia (Francia) nel 1455 circa e si
era laureato come magister artium all'università di Parigi.
Dopo un viaggio in Italia, L. si stabilì a Parigi, entrando come docente nel
collegio fondato nel XIII secolo dal Cardinale Lemoine(1250-1313), dove ebbe
come discepoli il riformatore Guillaume Farel ed il futuro vescovo
riformatore di Meaux, Guillaume Briçonnet.
Nel 1507, su invito dell'abate Brinonnet, L. pose la sua residenza presso il
monastero di Saint Germain-des-Prés per poter approfondire i suoi studi
sulla Bibbia. Questi portarono alla pubblicazione di diversi opuscoli, come
il Psalterium quintuplex, i Commentarii in epistolas Sancti Pauli (che tanto
influenzarono Martin Lutero) e 2 lavori sulla figura di Maria Maddalena, dal
titolo De Maria Magdalena e De tribus et unica Magdalena discepatio secunda,
dove L. ipotizzò che le figure di Maria sorella di Lazzaro, di Maria
Maddalena, e della donna pentita che aveva unto i piedi di Cristo, erano tre
persone distinte.
I lavori su Maria Maddalena facevano tipicamente parte di quell'ampio
dibattito, spesso foriero di tensioni, che nei secoli XV e XVI si sviluppò
tra teologi cattolici e umanisti, come, ad esempio Lorenzo Valla, Johannes
Reuchlin, Pico della Mirandola, Erasmo da Rotterdam, i quali introdussero un
metodo di lettura critica delle Sacre Scritture. Purtroppo le critiche in
tal senso non erano ben accette e gli umanisti dovettero subire censure e
persecuzioni.
Anche L. fu aspramente criticato per i suoi lavori su Maria Maddalena e
condannato ufficialmente dall'università della Sorbona nel 1521.
Tuttavia già nel 1520, L. aveva abbandonato Parigi per recarsi a Meaux, dal
vescovo Briçonnet, suo ex-allievo, che lo nominò vicario generale e nel 1521
fu seguito da un suo altro ex-allievo, il riformatore Guillaume Farel.
L. e Briçonnet avevano in mente un progetto di riforma, dall'interno e pur
accettandone la gerarchia, della Chiesa cattolica, ma l'esperimento della
chiesa riformata a Meaux durò solo fino al 1546, quando le persecuzioni
della Controriforma decimarono i protestanti.
A Meaux L. continuò nei suoi studi pubblicando i Commentarii in quartuor
Evangelia e una traduzione del Nuovo Testamento e dei Salmi. In questi
lavori, pur rifiutando la predestinazione e cercando di far convivere libero
arbitrio e grazia, furono palesi le crescenti simpatie di L. verso le
dottrine riformiste, che costarono un'ulteriore condanna nel 1523 da parte
della Sorbona.
L. rimase comunque intoccabile sotto la protezione personale del re di
Francia, Francesco I (1515-1547) e dell'influente sorella Margherita di
Angoulême. Tutto ciò fino alla battaglia di Pavia del febbraio 1525, nella
quale Francesco I fu inopinatamente fatto prigioniero dall'imperatore Carlo
V (1519-1558).
L. pensò bene di darsi alla fuga e non rientrò in patria se non dopo la
liberazione del re, che lo nominò prontamente bibliotecario del suo castello
di Blois nel 1526: qui L. completò la traduzione dell'Antico Testamento.
Diventò inoltre insegnante della cugina/cognata del re, Renata di Francia,
futura duchessa d'Este e protettrice della causa riformista a Ferrara.
Nel 1531 L. accompagnò la sorella del re, Margherita di Angoulême, diventata
nel 1527 regina di Navarra, alla sua corte di Nérac (nella regione
meridionale francese del Béarn), dalla quale non avrebbe mai più fatto
ritorno a Parigi. A Nérac L. fu visitato nel 1534 da Calvino, in fuga da
Noyon, dove era stato imprigionato.
L. morì a Nérac nel 1536.


Jacopone da Todi (c. 1230-1306)



La vita
Jacopo Benedetti nacque a Todi nel 1230 ca. da famiglia nobile e studiò
legge a Bologna.
Ritornato a Todi, esercitò la professione di procuratore e nel 1267 sposò
una nobildonna, Vanna di Guidone, figlia, secondo alcune fonti, di
Bernardino, Conte di Collemedio o Colledimezzo.
La moglie ebbe un anno dopo, durante una tragica circostanza, un'influenza
decisiva sulle decisioni spirituali di J. Infatti nel 1268, mentre assisteva
ad una festa dall'alto di una tribuna provvisoria, Vanna morì per il crollo
della stessa. J., accorso affranto presso la consorte morente, scoprì che
sotto le vesti, essa portava un tessuto di crine, in segno di penitenza per
i peccati del marito.
J. rimase sconvolto da questa scoperta e decise di abbandonare la sua
professione e di vendere i suoi beni. Per i successivi 10 anni visse secondo
le usanze dei terziari francescani e, vestito con un saio, compì delle
frequenti penitenze pubbliche sull'orlo della follia mistica, diventando lo
zimbello dei ragazzi di Todi e guadagnandosi il soprannome spregiativo di
Jacopone.
Nel 1278, dopo qualche esitazione egli fu accettato nell'ordine francescano,
e si ritirò nel convento di San Fortunato a Todi. Tuttavia, neppure qui
ottenne la pace, poiché i suoi confratelli parteggiavano per la corrente dei
francescani conventuali, interessati ad un ammorbidimento della dura Regola
francescana, mentre le simpatie di J. andavano per l'altra corrente, quella
degli spirituali, che volevano mantenere lo spirito di povertà e di rinuncia
ai beni dell'originario spirito francescano e che furono sempre più
perseguitati dalla Chiesa.
Nel 1294 J. fu tra gli spirituali, capeggiati da Angelo Clareno da Cingoli,
che chiesero ed ottennero da Papa Celestino V (1294) di poter vivere isolati
per praticare l'ascetismo in maniera più incisiva. Tuttavia la situazione
cambiò radicalmente con il successore Papa Bonifacio VIII (1294-1303), che
annullò e perseguitò gli spirituali.
A questo si aggiunse la malaugurata decisione di J. di schierarsi a fianco
dei due cardinali, Jacopo e suo nipote Pietro, membri di quella famiglia
Colonna, oppositrice dei modi e dei metodi, utilizzati da Benedetto Caetani
per accedere al soglio pontificio come Bonifacio VIII, dopo il "gran
 rifiuto" di Celestino V.
In particolare essi appesero in tutte le chiese di Roma il 10 Maggio 1297 un
manifesto, detto di Longhezza, compilato da J. in persona, che chiedeva la
convocazione di un nuovo concilio e denunciava le malefatte di Bonifacio,
dichiarato decaduto. Lo stesso J. prese ad attaccare Bonifacio nei suoi
versi con una notevole violenza.
Il Papa non fece attendere la sua risposta: scomunicò sia i due cardinali
che J. e nel Settembre del 1298 fece espugnare dalle sue truppe la
roccaforte della famiglia Colonna, la città di Palestrina.
J. fu catturato e imprigionato nella rocca della città dove rimase per ben 5
anni, non potendo usufruire neppure di un perdono in occasione del giubileo
del 1300. Infatti solo dopo la morte di Bonifacio, nel 1303, J. fu liberato
e si ritirò nel monastero delle Clarisse di San Lorenzo di Collazzone, dove
morì la notte di Natale del 1306.
Egli viene comunemente definito Beato, sebbene un vero proprio processo di
beatificazione a suo carico non è mai stato iniziato.


Le opere
J. è famoso per le sue (circa) 100 laudi (ballate di argomento sacro) in
volgare e per la probabile attribuzione a lui degli inni in latino: Stabat
Mater Dolorosa e Stabat Mater Speciosa.


Reublin (o Röuble o Röblin o Reubel), Wilhelm (ca. 1480/4- ca.1559)



Wilhelm Reublin (la grafia del cognome è riportata anche nelle varianti
Röuble o Röblin o Reubel) nacque a Rottenberg sul Neckar, nella Germania
meridionale, in un anno imprecisato tra il 1480 ed il 1484, studiò alle
università di Friburgo e Tübingen e, ordinato sacerdote, fu nominato parroco
a Griessen, vicino a Waldshut, nel Baden Würtemberg.
Nel 1510 R. ottenne il Magister artium e nel 1521 prese servizio come
predicatore nella chiesa di Sant'Albano a Basilea, dove venne apprezzato dal
popolo per le sue notevoli doti di predicatore riformista. Tuttavia egli
iniziò ben presto a manifestare una posizione alquanto radicale e, per
questo, entrò in rotta di collisione con il suo vescovo Christoph von
Otenheim (vescovo:1502-1527). Un primo intervento contro la messa gli fu
perdonato, stante il seguito e la popolarità che aveva riscosso in città, ma
un secondo, in cui osò sostituire le ossa di un reliquiario con la Bibbia
gli costò il posto e l'espulsione dalla città il 27 Giugno 1522.


Reublin a Zurigo
Nell'autunno 1522 R. si recò a Zurigo, entrando nei circoli cittadini, che
gravitavano intorno a Zwingli, e si fece apprezzare come predicatore,
venendo successivamente, nel 1523, nominato, dalla comunità locale, pastore
del villaggio di Wytikon, dove fu il primo sacerdote a sposarsi
pubblicamente in chiesa il 23 Aprile.
Tuttavia, già dal Gennaio 1523, R. ed altri radicali, come Felix Mantz, Hans
Brötli e Simon Stumpf, avevano solidarizzato con le idee anabattiste di
Conrad Grebel ed incominciato a contestare la linea riformista di Zwingli.
In particolare la materia del contendere era la superiorità della Sacra
Scrittura, propugnata da Grebel e compagni, rispetto all'autorità dello
stato, voluto da Zwingli, che lavorava per ottenere il consenso unanime del
corpus christianum, inteso come l'unità dei fedeli.
All'inizio del 1524 il gruppo di Grebel, propugnatore del battesimo solo in
età adulta, entrò in rotta di collisione con Zwingli, proprio quando R., nel
suo villaggio di Wytikon, si rifiutò di far battezzare i bambini, cosa che
gli costò qualche giorno di arresto.
La polemica montò fino ad una disputa pubblica il 10 e 17 Gennaio 1525 tra
gli anabattisti, da poco rinforzati dall'adesione dell'ex sacerdote Jörg
Blaurock, e i riformatori svizzeri nelle persone di Zwingli e Johann
Heinrich Bullinger. Ma il risultato fu scontato: il Consiglio cittadino di
Zurigo censurò la posizione del gruppo di Grebel, ordinando il battesimo
immediato di tutti i bambini entro otto giorni dalla loro nascita.
Poco dopo, il 21 Gennaio 1525, lo stesso Consiglio cittadino, nell'ambito
delle misure repressive contro gli anabattisti, ordinò l'espulsione dalla
città e dal cantone di tutti gli anabattisti non cittadini zurighesi, tra
cui R. stesso.


Reublin a Waldshut
R. allora si recò, con Hans Brötli, a Hallau, nel cantone Sciaffusa, e
successivamente, da solo, a Waldshut, vicino al confine con la Svizzera, nel
sud del Baden Württenberg, principato sotto il dominio degli Asburgo dal
1520 al 1534.
Qui R. convertì alla causa anabattista Balthasar Hubmaier, battezzandolo il
16 Aprile 1525, assieme ad altre 60 persone. Hubmaier e R. fondarono a
Waldshut la prima comunità anabattista tedesca.
Tuttavia, poco dopo, il contrasto con i cattolici Asburgo prese una piega
molto drammatica: nell'autunno 1525 Ferdinando d'Asburgo fece porre
d'assedio Waldshut, con il pretesto della repressione della nota Rivolta dei
contadini (vedi Müntzer), ma anche con l'obiettivo di riportare il
Cattolicesimo nella città.
Waldshut si arrese il 5 Dicembre 1525 e R. fuggì, comparendo a Strasburgo
nel Marzo 1526, ospite del riformatore Wolfgang Capito (1478-1541): la sua
permanenza a Strasburgo fu alquanto breve a causa di alcune sue incaute
dichiarazioni, nelle quali R. si vantò di aver convinto Capito ed altri
riformatori della bontà delle idee anabattiste. Tuttavia R. fu smentito e
invitato per ben tre volte dagli stessi riformatori ad un dibattito
pubblico, che lui preferì rifiutare, decidendo poi di lasciare la città.
Si recò quindi nella zona di Horb sul Neckar e di Rottenburg, il suo paese
natale, organizzando con l'amico Michael Sattler (da R. ribattezzato a
Zurigo nel 1525) la predicazione anabattista nel Baden Württenberg.


La riunione di Schleitheim
Il 24 Febbraio 1527 R. probabilmente partecipò, con altri anabattisti
(sicuramente Sattler e forse Blaurock e Brötli), ad una riunione a
Schleitheim, nel cantone svizzero di Sciaffusa, al termine della quale
furono stillati da Sattler i Sette articoli di Schleitheim, un documento che
contiene la dottrina fondamentale dell'anabattismo.
I sette articoli erano:
1. Battesimo, dato in seguito ad un sincero pentimento e promessa di
cambiamento di vita.
2. Scomunica, intesa come esclusione dalla Cena del Signore e comminata a
chi veniva ammonito per tre volte contro l'errore ed il peccato.
3. Cena del Signore, con la precisazione di chi aveva diritto di accedervi.
4. Separazione dal mondo: una volta battezzato, il fedele doveva la sua
lealtà alla Chiesa e a Cristo, e non più al suo paese e ai suoi governanti.
5. I pastori e loro funzioni.
6. Non resistenza: i veri cristiani non potevano svolgere un ruolo pubblico,
come il giudice, o partecipare ad  azioni militari.
7. I giuramenti, vietati ai fedeli.


Poco dopo la conclusione della riunione di Schleitheim, Sattler, la moglie
ed altri 18 anabattisti (tra cui la moglie di R., la quale rimase a lungo in
carcere e fu liberata solo dopo la sua ritrattazione) furono arrestati a
Horb. Dopo un processo a Rottenburg, Sattler e la moglie furono condannati a
morte: il 20 Maggio 1527 a Sattler fu mozzata la lingua, strappati pezzi di
carne con tenaglie roventi ed infine bruciato sul rogo, mentre la moglie fu
annegata nel fiume Neckar. R., scosso dalla tragedia, si ritirò allora
presso una sua sorella nella vicina Reutlingen a scrivere un memorandum sul
processo e martirio di Sattler e sulle persecuzioni degli anabattisti nel
Baden Württenberg.
In seguito R. riprese le pellegrinazioni, recandosi a Ulm, dove incontrò
Hans Denck: con quest'ultimo R. dovette intervenire a Esslingen (vicino a
Stoccarda), per calmare le acque, poiché la locale comunità anabattista
voleva vendicare la morte di Sattler con le armi.
R. resse con mano ferma la gestione della comunità di Esslingen fino al
Febbraio 1528, data della sua espulsione, richiesta al consiglio cittadino
dalla Lega (cattolica) Sveva, fondata dagli Asburgo per contrastare le
attività riformatrici nel sud della Germania.
R. decise allora di ritornare a Strasburgo, dove, assieme al predicatore
anabattista Jakob Kautz (un giovane predicatore di Bockenheim che aveva
affisso, a mo' di Lutero anabattista, un manifesto in sette punti in difesa
del pensiero di Hans Denck alla porta della Predigerkirche a Worms nel
1527), prese una posizione fortemente polemica nei confronti della Chiesa
riformata della città, la quale, manco a dirlo, li fece imprigionare il 22
Ottobre 1528 ed espellere nel 1529, con la minaccia di affogamento nel caso
di un ritorno in città.


Reublin in Moravia
Fu allora che R. si decise, nel 1530, di emigrare, con moglie e figli, in
Moravia, ad Austerlitz, dove si era formata una fiorente comunità
anabattista, sotto la protezione del signore del luogo, Ulrich von Kaunitz.
Qui, però R. entrò in aperto contrasto con Jakob Wideman, detto Jakob il
guercio (m.1535 ca.), capo della comunità, colpevole di gestire in malo
modo, secondo R., la vita degli anabattisti di Austerlitz: lo scontro tra
Widemann e il gruppo dissidente capitanato da R. e dal tirolese Jörg
Zaunring (m.1533 ca.) sfociò in un esodo, nel Gennaio 1531, di questi ultimi
verso la comunità anabattista di Auspitz, sempre in Moravia: tuttavia anche
qui ci furono problemi per R., che, in contrasto con le rigide leggi della
comunità in tema di gestione di tutti i beni in comune, fece una pessima
figura facendosi beccare con un gruzzolo personale di denaro in casa e per
questo fu espulso con ignominia dalla comunità stessa. Lo stesso Zaunring,
colpevole di aver riaccolto in casa la moglie adultera senza il consenso
preventivo della comunità, fu successivamente scomunicato e scacciato.


Gli ultimi anni
R. non si perse d'animo e ritornò nuovamente al suo paese natale, Rottenberg
sul Neckar, dove rilanciò l'attività anabattista in zona, ma dove provocò
nuovamente l'intervento della potente Lega Sveva, che vanificò tutti i suoi
sforzi.
Scoraggiato e deluso, R. si allontanò gradualmente alla causa anabattista e
già nel 1535, pare l'avesse abbandonato definitivamente.
Non se ne seppe più nulla di lui fino al 1554, quando i testi riportano che
R. si era ritirato a vita privata in Svizzera, dove morì dopo il 1559 nel
cantone Basilea.
R. fu uno dei pochi capi anabattisti, che riuscì a morire nel proprio letto
e nonostante la sua predicazione presenti molte luci e ombre, indubbiamente
fu uno degli anabattisti più importanti del suo tempo.


Arnaud, Henri (Enrico) (1641-1721) e il Glorioso Rimpatrio



La vita
Il pastore e leader valdese Henri (Enrico) Arnaud nacque nel 1641 a Embrun
(nel Delfinato francese) e fu educato dapprima a Torre Pellice (in Val
Pellice, in provincia di Torino), paese d'origine della sua famiglia, quindi
a Basilea e all'accademia calvinista a Ginevra. In seguito A. divenne
pastore valdese in varie valli valdesi, ed in particolare, nel 1685, nella
stessa Torre Pellice.
Egli fu quindi il naturale riferimento dei Valdesi quando il duca di Savoia,
Vittorio Amedeo II, detto la Volpe (Renard) (1684-1730), dovette cedere alle
pesanti pressioni dello zio, il re di Francia, Luigi XIV (1654-1715), che
aveva appena abolito l'editto di Nantes, e organizzò, nel 1686, una
spedizione di 10.000 soldati contro le valli valdesi: nonostante l'accanita
resistenza organizzata dal capitano Giosuè Janavel (detto Gianavello) in
luoghi strategicamente difendibili, come il vallone di Subiasco, la
"crociata" si concluse con un bagno di sangue, tristemente noto come
Massacro delle Pasque Piemontesi. Sopravvissero circa 3.800 persone, le
quali, non accettando di conformarsi alla religione cattolica, ripararono in
Svizzera. Anche A. andò in esilio con i suoi confratelli, e con essi tentò,
inutilmente, per due volte (nel 1687 e 1688) di rientrare nelle valli.
Ma fu soltanto con il mutare della situazione politica europea che le
condizioni per questa impresa furono rese più agevoli: in particolare con la
deposizione del re cattolico inglese, Giacomo II (1685-1688) e la salita al
trono del protestante Guglielmo III d'Orange (1689-1702), i Valdesi
guadagnarono alla loro causa un potente alleato e nel 1689 fecero un
ulteriore tentativo, finanziato da ambienti inglesi e olandesi, vicini a
Guglielmo d'Orange.


Il Glorioso Rimpatrio
Il 27 agosto 1689, avvenne il Glorioso Rimpatrio (Glorieuse Rentrée): A.,
seguendo le istruzioni di Janavel (troppo vecchio per partecipare
direttamente), condusse un piccolo esercito di 972 uomini, compresi alcuni
ugonotti francesi, da Prangins, sul lago di Ginevra, verso le valli valdesi,
attraversando la Savoia per 200 chilometri e scavalcando passi oltre 2.500
metri d'altezza.
All'altezza di Salbertrand (in Val Susa), i Valdesi furono intercettati
dalle truppe franco-piemontesi, che sconfissero sonoramente, e poco
distante, a Prali, in Val Germanasca, A., con la spada in una mano e la
Bibbia nell'altra, poté finalmente celebrare una funzione religiosa in un
tempio valdese. Proseguendo la marcia, i Valdesi arrivarono in Val Pellice,
a Bobbio, e nella vicina Sibaoud, pronunciarono un solenne giuramento.
Tuttavia la reazione franco-savoiardo non si fece attendere e i circa 400
sopravvissuti dovettero arroccarsi a Balsiglia, in Val Germanasca, dove, tra
l'ottobre 1689 e il maggio 1690, respinsero diversi attacchi dei 5.000
soldati nemici, comandati dal generale Catinat. Ma il 14 maggio, logorati
dal cannoneggiamento nemico, essi abbandonarono le posizioni, approfittando
della fitta nebbia e si dispersero sui monti sopra Torre Pellice.
A questo punto, la situazione internazionale voltò a loro favore: proprio
nel maggio 1690 il duca di Savoia abbandonò la sua alleanza con la Francia
per firmarne uno con Inghilterra e Olanda e quindi gli divenne
strategicamente utile impiegare i valdesi in funzione anti-francese. Liberò
i prigionieri, favorì il rientro dalla Svizzera degli esiliati e offrì il
cosiddetto Editto di reintegrazione, con il quale i Valdesi vennero
riconosciuti legittimi proprietari dei loro territori.


Nuove persecuzioni
Tuttavia la situazione rimase favorevole ai Valdesi solo fino al 1696,
quando, grazie al trattato di pace firmato con la Francia, Vittorio Amedeo
II si mise nuovamente a perseguitarli. 3.000 di essi, sotto il comando di
A., si rifugiarono nel ducato di Württemberg, in Germania, sotto la
protezione del duca Eberardo Luigi (1677-1733), e qui A. divenne pastore di
Durrmenz-Schonenberg, vicino a Stoccarda, nel 1699.
Negli ultimi anni della sua vita, A. si dedicò alla stesura della sua
Histoire de la glorieuse rentrée des Vadois dans leurs vallées (Storia del
glorioso rimpatrio dei valdesi nelle loro valli), che fu pubblicata nel
1710.
A. morì a Schonenberg nel 1721.


Jean de Jandun (Giovanni di Janduno) (ca.1280-1328)



La vita
Giovanni di Janduno, filosofo averroista, teologo e scrittore, nacque a
Jandun (nella regione delle Ardenne, nell'attuale Belgio) nel 1280 ca. e
studiò teologia all'università di Parigi, laureandosi come maestro nella
facoltà di arti al Collegio di Navarra, dove dal 1315 diventò docente.
Come scrittore compose dapprima un'opera dal titolo De Laudibus Parisiis, ma
fu soprattutto famoso per aver scritto nel 1324, assieme a Marsilio da
Padova, il celebre libro Defensor pacis, una appassionata difesa della
supremazia dell'Impero sulla Chiesa, la quale, secondo gli autori, non
doveva occuparsi di faccende secolari, come le punizioni ed esecuzioni di
eretici, ma soltanto di conversioni o punizioni spirituali (vedi Marsilio da
Padova per maggiori dettagli).
Questo libro mise nei guai i due autori presso Papa Giovanni XXII
(1316-1334), il cui concetto del potere papale era quanto di più distante si
potesse immaginare dalle tesi espresse nel Defensor pacis.
Infatti nel 1327 G. e Marsilio furono scomunicati dal papa (che li definì:
duos perditionis filios et maledictionis alumnos): tuttavia essi erano già
riusciti a fuggire nel 1326 presso l'imperatore Ludovico IV il Bavaro, e lo
seguirono nella sua calata in Italia del 1327. Vennero raggiunti a Pisa nel
1328 da altri due celebri perseguitati da Papa Giovanni: il generale dei
Francescani Michele di Cesena e il famoso filosofo della Scuola Scolastica
Guglielmo di Ockham.
G. morì a Todi nel 1328.


Le opere e il pensiero
Come si diceva, G. fu un filosofo averroista: scrisse infatti diversi
commentari alle opere, come la Metafisica e la Fisica, di Aristotele. Il suo
principale punto fermo fu la divisione tra fede e ragione ed alcuni critici
lo accusò di "doppia verità", quando egli ammetteva che l'intelletto agente
era inconfutabile dal punto di vista filosofico, ma, nel contempo, che ogni
uomo aveva un'anima intellettiva, secondo la rivelazione cristiana.
Questa doppia verità si applicava anche all'eternità del mondo, che era,
secondo G., filosoficamente dimostrabile essere vero, ma che, al contrario,
non lo era teologicamente, in quanto per il cristiano il mondo era stato
creato, secondo le Scritture.


Janko e Livin di Wirsberg (att. 1467)



I fratelli Janko e Livin erano due ricchi giovani della città di Wirsberg,
in Boemia.
Essi si misero a predicare il ritorno nel 1467 del "Salvatore unto", che
avrebbe sconfitto l'Anticristo, il Papa ed il clero (eccetto i Francescani
spirituali) e avrebbe dato inizio ad una nuova era del mondo: tutti si
sarebbero dovuto preparare abolendo la proprietà privata e i titoli
nobiliari.
Pare che queste profezie, di chiara ispirazione gioachimita, derivassero
dall'influenza esercitata da un ex-francescano sui due fratelli.
Comunque J. e L. raccolsero un tale seguito, perfino in Germania, da
preoccupare seriamente le autorità ceche, che, su consiglio del legato
papale, arrestarono i due prima della scadenza della data fatidica.
Livin morì in carcere a Ratisbona alcuni anni dopo, mentre di Janko non si
seppe più niente: pare che fosse riuscito a fuggire.


Mathis (Matteo o Mattia) di Janow (m. 1394)



Mathis di Janow nacque in Boemia intorno alla metà del XIV secolo e dal 1372
studiò a Praga presso la scuola per la formazione dei predicatori della
comunità "Nuova Gerusalemme", fondata da Jan Milìc.
Successivamente M. completò i suoi studi teologici a Parigi dal 1373 al
1381, rientrando in patria con il titolo di Magister Parisiensis (Maestro di
Parigi).
Nel 1381 fu nominato canonico e confessore della cattedrale di Praga e tra
il 1388 ed il 1392 compose diversi trattati, riuniti in cinque volumi sotto
il titolo Regulae Veteris et Novi Testamenti, nei quali M. criticò gli
eccessi nel culto dei santi, delle immagini sacre e delle reliquie, il
traffico delle indulgenze, l'immoralità diffusa tra gli ecclesiastici. Per
M. l'unica salvezza dalla malvagità, in attesa del ritorno di Cristo per la
battaglia finale contro l'Anticristo, consisteva in frequentissime
confessioni e comunioni, ma questa sua interpretazione della via salvifica
fu condannata nel sinodo di Praga del 1389.
Nel 1391, assieme ad altri discepoli di Milìc, M. fondò la Casa del Pane,
poi Cappella di Betlemme, una comunità religiosa che auspicava un ritorno
all'originale Chiesa di Cristo e degli Apostoli, e che formava i futuri
predicatori nella lingua boema e della quale fu nominato predicatore Jan
Hus.
M. morì a Praga nel 1394.


Jansen (Giansenio), Cornelius (o Cornelis) Otto (1585-1638) e giansenismo



La vita
Il famoso teologo olandese Cornelius Otto Jansen (nome umanistico:
Giansenio) nacque il 28 ottobre 1585 ad Ackoy, vicino a Utrecht, in Olanda.
Dal 1602 studiò all'università di Lovanio (Louvain), dove conobbe e diventò
amico di Jean Du Vergier de Hauranne, futuro abate di Saint Cyran. Dopo il
baccalaureato in filosofia, J. si trasferì dapprima a Parigi per studiare
greco antico ed in seguito a Bayonne, presso la casa di Du Vergier, per
insegnare nel collegio della locale cattedrale, dove l'amico era diventato
canonico. Per circa 12 anni J. e Du Vergier studiarono approfonditamente gli
scritti dei Padri della Chiesa, e in particolare Sant'Agostino (354-430).
Nel 1617 J. ritornò a Lovanio per occuparsi del collegio di Santa Pulcheria
e nel 1619,  diventato dottore in teologia, iniziò ad insegnare
all'università.
Dal 1618 J., come già detto appassionato e profondo conoscitore delle opere
di Sant'Agostino, iniziò a scrivere il suo più famoso trattato,
l'Augustinus, inserendosi nella polemica sul concetto di grazia, iniziato
circa 50 anni prima da Michel de Bay, docente anche lui, nel secolo
precedente, dell'università di Lovanio.
Nel 1630 J. fu ufficialmente nominato regio professore di Sacre Scritture
all'università di Lovanio, da dove si impegnò a difesa delle idee di René
Descartes, detto Cartesio (1596-1650) in una polemica con il teologo
calvinista Gisbertus Voetius, mentre nel 1635 egli ottenne l'incarico di
rettore della stessa università.
Mentre stava ancora lavorando sulla sua opera, fu proclamato nel 1636
vescovo cattolico di Ypres, in Belgio. Due anni dopo, il 6 maggio 1638,
avvenne la sua morte per peste sempre a Ypres.
L'Augustinus fu pubblicata solo nel 1640 e questa uscita tardiva risparmiò
l'autore dal putiferio di polemiche e condanne che si scatenarono contro la
sua dottrina.


La dottrina del giansenismo
Come precedentemente il baianismo (la dottrina teorizzata da de Bay), anche
il giansenismo desiderava proseguire nell'arduo compito di mantenersi
equidistante sia dalle tendenze controriformiste di ispirazione gesuita e
molinista [dal teologo Luis de Molina (1535-1600)], che dalle tentazioni
riformiste di tipo protestante.
J. riprese alcuni concetti espressi (e condannati dalla Chiesa) dal de Bay:
come per il suo predecessore, per J. pensava che l'uomo fosse
irrimediabilmente corrotto e indotto al male dalla concupiscenza, trasmessa
in maniera ereditaria anche ai bambini innocenti, e, nonostante il libero
arbitrio, l'uomo non era capace altro che di peccare: quindi, senza la
grazia divina, per l'uomo era impossibile obbedire ai voleri divini.
All'atto della creazione, Dio aveva dotato l'uomo, cioè Adamo, di una grazia
"sufficiente", ma l'uomo l'aveva persa per sempre a causa del peccato
originale. In seguito Dio aveva deciso di donare, con una scelta che non
poteva, e non può, essere compreso da parte dell'uomo, la grazia "efficace"
(a vincere il peccato) solo ai predestinati, giustificati per fede, ma
anche, contrariamente al credo protestante, grazie alle opere buone.
Per quanto concerne il rapporto tra questa grazia divina e libero arbitrio
dell'uomo, il giansenismo cercò di assumere una posizione equidistante tra
il molinismo, che privilegiava una grazia assoggettata alla volontà umana, e
il protestantesimo, che riteneva la volontà umana uno strumento nelle mani
di Dio. Per il giansenismo, invece, la grazia e la volontà dell'uomo giusto
si compenetravano in maniera tale che la volontà diventava parte della
divinità stessa.
La teologia, sostanzialmente pessimista, del giansenismo si rifletté
soprattutto nella sua moralità, piuttosto severa e rigorosa, in contrasto
con il cosiddetto lassismo dei gesuiti.


Il giansenismo
Il giansenismo va comunque visto come un fenomeno di dissidenza interna nel
Cattolicesimo senza pretese di secessionismo (escluso il caso della Chiesa
di Utrecht) ed ebbe un grande sviluppo soprattutto in Francia, per merito di
Du Vergier de Hauranne, il quale, diventato abate di Saint Cyran, propagò il
pensiero giansenista presso i propri discepoli, incluse le suore del
convento cistercense di Port-Royal (27 km. ovest a Parigi, vicino a
Versailles) e le loro badesse Jacqueline Arnauld (detta Madre Angélique) e
la sorella Agnès. Sempre dalla famiglia Arnaud venne il miglior teologo del
movimento, Antoine, successore di Du Vergier e artefice della diffusione
delle dottrine gianseniste presso l'alta borghesia francese dell'epoca. Il
convento di Port-Royal divenne il centro di riferimento del giansenismo in
Francia e si trasferì nel 1626 a Parigi.
Tra gli altri personaggi dell'epoca influenzati dal giansenismo, possiamo
annoverare il teologo Pierre Nicole, lo scrittore Pasquier Quesnel, ma
soprattutto il famoso filosofo e matematico Blaise Pascal.
Dopo ripetuti anatemi papali [decreto del Santo Uffizio del 1641, bolla In
eminenti di Urbano VIII (1623-1644) del 1642, bolla Cum occasione di
Innocenzo X (1644-1655) del 1653, bolle Ad sanctam beati Petri sedem del
1656 e Regiminis Apostolici del 1664 di Alessandro VII (1655-1667)] e
continui attacchi da parte dei gesuiti, il giansenismo giunse, nel 1668, ad
una temporanea tregua con i cattolici denominata Pace della Chiesa, ma, in
seguito alla ripresa delle attività gianseniste nel 1679, il movimento fu
perseguitato con sempre più accanimento.
Nel 1665 fu chiusa la sede parigina del convento di Port-Royal e nel 1704 fu
soppresso il convento originario, denominato Port-Royal-des-Champs (nel 1710
gli edifici furono rasi al suolo e i cadaveri addirittura esumati dal
cimitero) e le suore furono disperse tra i conventi della zona.
Poco dopo divampò la polemica in seguito alla pubblicazione delle Réflexions
morales (riflessioni morali) un Nuovo Testamento in francese con commento
giansenista di Pasquier Quesnel, già imprigionato a Bruxelles per questo
testo nel 1703.
Papa Clemente XI (1700-1721), a riguardo, intervenne con l'ennesima condanna
mediante la bolla Unigenitus del 1713, di una insolita durezza e che
condannava perfino frasi perfettamente ortodosse contenute nel testo. Questo
fatto provocò una momentanea scissione nella Chiesa Cattolica francese
quando il cardinale Louis Antoine De Noailles, arcivescovo di Parigi
(1651-1729), e otto (in seguito diciotto) altri vescovi, appoggiati dalle
facoltà di Parigi, Reims e Nantes, oltre a circa 3.000 ecclesiastici, non
accettarono affatto i contenuti della bolla e si appellarono al sinodo
generale francese. La reazione di Clemente XI fu durissima con l'emissione
della bolla Pastoralis officii (1718), che condannava l'appello e
scomunicava gli appellanti. Tuttavia i dissidenti rimasero sulle loro
posizioni ed anche il ritorno di De Noailles all'ortodossia nel 1728 non
riportò la situazione alla normalità: il parlamento francese continuò ancora
per molto tempo a rifiutare la bolla Unigenitus.
Ma questo episodio più che una difesa del giansenismo pareva invece
inserirsi nei frequenti fenomeni di gallicanesimo e non poté certo frenare
il graduale declino del giansenismo in Francia, che ebbe un ultimo colpo di
coda con l'apparizione dei convulsionari.
Costoro, fanatici giansenisti, apparvero in seguito alla morte (nel 1727)
del diacono François Paris (Francesco di Parigi), la cui tomba nel cimitero
di Saint Médard era diventato meta di pellegrinaggi e presso la quale si
raccontava avvenissero dei miracoli. Il cimitero fu chiuso per ordine della
corte di giustizia il 27 gennaio 1732, ma i convulsionari proseguirono con
le loro manifestazioni di fanatismo in case private, dove giovani fanciulle
invasate venivano sottoposte ad atroci prove: erano sospese sopra fuochi
accesi, mangiavano escrementi, grandi pietre appoggiate sopra i loro corpi
venivano rotte a colpi di mazza; il tutto apparentemente senza danno fisico
grazie all'incrollabile fede giansenista.
Tuttavia, già nella seconda metà del XVIII secolo il giansenismo era stato
notevolmente ridimensionato in Francia, dove comunque sopravvisse, a
sorpresa, alla Rivoluzione stessa: l'atto finale con il quale si estinse il
movimento in Francia fu il ritorno al Cattolicesimo dell'ultima
congregazione religiosa, le Sorelle di Santa Marta, nel 1847.


Il giansenismo negli altri paesi europei
Ebbe invece sorte migliore in altri paesi europei: soprattutto in Olanda, ma
anche negli stati italiani, come il Ducato di Parma, il Regno delle Due
Sicilie, e, più importante, nel Granducato di Toscana, del Granduca Pietro
Leopoldo I (1765-1790), dove il giansenismo ebbe la possibilità di
influenzare alcuni punti delle conclusioni del famoso sinodo di Pistoia del
1786, voluto dal vescovo Scipione de' Ricci per proporre una moderata
riforma della Chiesa Cattolica, ma che venne condannato senza pietà dalla
bolla Auctorem fidei di Papa Pio VI (1775-1799) del 1794.
Come detto, però, fu soprattutto in Olanda dove il giansenismo venne
ampiamente tollerato, soprattutto sotto i vicari generali, arcivescovi
Johann Van Neercassel (arcivescovo: 1663-1686, m. 1686) e Petrus Codde
(arcivescovo: 1686-1704, m. 1710), che accolsero i fuggitivi dalla Francia,
come Arnauld, Nicole e Quesnel.
Codde fu deposto nel 1704 per ordine del Papa Clemente XI, ma la nomina del
successore, Gerard Potkamp, fu rifiutata da parte del clero olandese,
provocando nel 1713 una scissione dalla Chiesa Cattolica con la fondazione
della Chiesa cattolica romana del clero antico episcopale o Chiesa
(giansenista) olandese di Utrecht, prima di una serie di chiese cosiddette
"vecchio-cattoliche", rinforzata nel 1724 dall'ordinazione del primo vescovo
giansenista di Utrecht, Cornelius Steenhoven (m.1725). L'ordinazione, almeno
formalmente, fu regolare in quanto eseguita da Monsignor Varlet, vescovo
missionario cattolico di Babilonia. Nel 1742 e 1757, alla diocesi originaria
di Utrecht si affiancarono le diocesi di Haarlem e Deventer, tutte e tre
operanti oggigiorno.
La Chiesa di Utrecht è diventata la capostipite delle chiese nazionali
vecchio-cattoliche, sorte in particolare dopo il Primo Concilio Vaticano del
1869-70 e federate come Unione di Utrecht e riunite definitivamente nella
Convenzione di Utrecht del 1952.

Mathis (Matteo o Mattia) di Janow (m. 1394)



Mathis di Janow nacque in Boemia intorno alla metà del XIV secolo e dal 1372
studiò a Praga presso la scuola per la formazione dei predicatori della
comunità "Nuova Gerusalemme", fondata da Jan Milìc.
Successivamente M. completò i suoi studi teologici a Parigi dal 1373 al
1381, rientrando in patria con il titolo di Magister Parisiensis (Maestro di
Parigi).
Nel 1381 fu nominato canonico e confessore della cattedrale di Praga e tra
il 1388 ed il 1392 compose diversi trattati, riuniti in cinque volumi sotto
il titolo Regulae Veteris et Novi Testamenti, nei quali M. criticò gli
eccessi nel culto dei santi, delle immagini sacre e delle reliquie, il
traffico delle indulgenze, l'immoralità diffusa tra gli ecclesiastici. Per
M. l'unica salvezza dalla malvagità, in attesa del ritorno di Cristo per la
battaglia finale contro l'Anticristo, consisteva in frequentissime
confessioni e comunioni, ma questa sua interpretazione della via salvifica
fu condannata nel sinodo di Praga del 1389.
Nel 1391, assieme ad altri discepoli di Milìc, M. fondò la Casa del Pane,
poi Cappella di Betlemme, una comunità religiosa che auspicava un ritorno
all'originale Chiesa di Cristo e degli Apostoli, e che formava i futuri
predicatori nella lingua boema e della quale fu nominato predicatore Jan
Hus.
M. morì a Praga nel 1394.


Giacobiti (XVII secolo) o Congregazione Jacob-Lathrop-Jessey



La setta dei giacobiti, da non confondere con la Chiesa dei Giacobiti
fondata da Giacomo Baradeo nel VI secolo, e neanche con il movimento
politico (1688-1760) che voleva riportare in Scozia i discendenti di Giacomo
VII di Scozia e II d'Inghilterra (1686-1688), fu invece un movimento
religioso protestante inglese del XVII secolo fondato da Henry Jacob nel
1605.


Henry Jacob (1563-1624)
Nato nel 1563, Henry Jacob studiò ad Oxford, alla St, Mary's Hall, ottenendo
il baccalaureato nel 1583 e la laurea nel 1586. Egli fu in seguito ordinato
sacerdote anglicano e divenne maestro del coro al collegio Corpus Christi, a
Cambridge.
Essendo caduto sotto l'influenza dei brownisti nel 1590, J. venne
perseguitato per le sue idee e esiliato in Olanda dal 1593 al 1597. In
seguito egli si impegnò per una riforma interna della Chiesa Anglicana,
entrando in polemica con Francis Johnson (1562-1618) (un seguace del
congregazionalista Henry Barrow), che J. visitò in prigione per cercare di
convincerlo dell'errore nel separarsi dalla Chiesa Anglicana. Gli scritti di
J., assieme a quelli del puritano Thomas Cartwright, furono la base delle
richieste formulate dai puritani nella Millenary Petition (petizione
millenaria) del 1603, inoltrata al nuovo re d'Inghilterra Giacomo I (già
Giacomo VI di Scozia)(1603-1625), che indisse una conferenza a Hampton Court
nel 1604.
Tuttavia ben poche concessioni vennero fatte ai puritani e Giacomo I, che
era profondamente convinto che la tesi di fondo della petizione puritana
fosse di eliminare i vescovi con l'intento successivo di eliminare il re
stesso, ovviamente appoggiò apertamente la posizione dei vescovi anglicani
con la famosa frase No bishop, no king [nessun vescovo (equivale a) nessun
re]. L'unica concessione, degna di nota, fu l'autorizzazione alla
pubblicazione di una versione della Bibbia, compilata da un panel di teologi
e studiosi e denominata Authorised Version (versione autorizzata) o King
James Bible (Bibbia di Re Giacomo).
J., intervenne nella riforma con il suo trattato Reasons taken out of Gods
Word and the best humane Testimonies proving a necessitie of reforming our
Church in England (Ragioni tratte dalla Parola di Dio e dalle migliori
testimonianze umane per provare la necessità di riformare la nostra chiesa
in Inghilterra), che gli costò 8 mesi di carcere e il successivo esilio in
Olanda nel 1605.
Qui egli fondò una suo congregazione, di ispirazione calvinista, a
Middleburg, nella regione dello Zeeland e fino al 1616 aiutò diverse altre
congregazioni ad avviarsi ed ebbe contatti con il separatista John Robinson,
il futuro capo del viaggio dei Padri Pellegrini, che aveva fondato una sua
chiesa a Leida. J. convinse in seguito Robinson a modificare le sue idee
separatiste.
Nel 1616 J. ritornò in Inghilterra, dove fondò una congregazione separatista
a Southwark (un sobborgo di Londra), ma non troppo scissa dalla Chiesa di
Inghilterra: J. infatti non rifiutò l'autorità ecclesiastica, ma obiettò che
potevano coesistere altre chiese all'infuori del controllo della Chiesa
Anglicana. La congregazione di J. fu quindi denominata semi-separatista e
poté godere di una notevole popolarità a causa della tolleranza e apertura
praticata dal suo pastore verso teologi della Chiesa Anglicana, liberi
pensatori, dissidenti vari e per questo egli fu quasi bollato come traditore
dalle altre congregazioni separatiste, che nulla volevano avere a che fare
con la corrotta Chiesa ufficiale.
Nel 1622 J. decise di lasciare la sua congregazione per emigrare nelle
colonie americane, dove fondò una congregazione a Jacobopolis, in Virginia.
Rientrato in Inghilterra nel 1624, J. vi morì nello stesso anno.


John Lathrop (1584-1632)
Poiché la regola della congregazione di Jacob era che essa venisse gestita
da un sacerdote ordinato, e non da predicatori laici come le altre comunità
separatiste, la chiesa di Southwark rimase, dal 1622 al 1624, senza guida
fino all'insediamento di John Lathrop (o Lothropp).
Questi era un prete, nato ad Etton, nella contea del Humberside, e laureato
a Cambridge, trasferitosi nel 1624 a Londra, dopo aver abbandonato la sua
parrocchia di Egerton, nel Kent.
A Londra L. divenne pastore della congregazione di Southwark fino al 1632,
anno in cui le spie del vescovo di Londra Wlliam Laud (1573-1645) scoprirono
la chiesa di L. ed arrestarono i suoi membri: L. stesso passò due anni in
carcere e fu multato.
Al suo rilascio nel 1634, L. seguì l'esempio di Jacob e si trasferì nelle
colonie americane, fondando una chiesa puritana a Scituate, nella colonia di
Plymouth nel 1635. In seguito egli fu anche ministro del culto a Barnstable,
nel Massachusetts, dove morì nel 1653.


Henry Jessey (ca. 1603-1664)
Nuovamente, dal 1634, la congregazione di Jacob-Lathrop era senza guida e in
tale stato rimase fino al 1637, anno in cui si insediò Henry Jessey.
Quest'ultimo, nato nello Yorkshire nel 1603 (secondo altri fonti nel 1601),
aveva studiato a Cambridge, al St. John's College, ottenendo il
baccalaureato nel 1623 e diventando sacerdote nel 1624. Fu dapprima un
valente studioso di ebraico e tesi rabbinici, poi vicario a Aughton, nella
Yorkshire fino al 1634, quando il vicariato gli venne tolto.
J. si trasferì allora a Londra nel 1635 e, come detto, nel 1637 divenne
pastore della congregazione di Southwark. La comunità si ingrandì a tal
punto, che nel 1640 con un mutuo accordo, si decise di dividerla in due: una
parte rimase con J. e l'altra si trasferì in Fleet Street, a Londra, sotto
la guida di Praise-God Barebone (ca. 1596-1680), diventato poi famoso come
politico per aver guidato la brevissima parentesi del Parlamento Barebone,
sciolto per ordine di Oliver Cromwell (1599-1658) nel dicembre 1653.
Nel frattempo, la congregazione rimasta con J. sviluppò una teologia molto
più radicale con tendenze battiste (dal 1645 venne regolarmente praticato il
battesimo degli adulti) rispetto a quella dei suoi predecessori e lo stesso
J. si accostò alle idee sabbatariane, e frequentò ambienti vicini ai
battisti e ai quinto-monarchisti. Nel 1641 J. fu arrestato su mandato del
sindaco di Londra, ma successivamente liberato per ordine del parlamento.
Poco dopo egli entrò in polemica con un membro della comunità, di nome
William Kiffin (1616-1701), il quale si separò creando una congregazione
anch'essa con orientamenti battisti: fu la prima delle comunità firmatarie
della Prima Confessione di Fede del 1643, il documento originario dei
battisti particolari, dai quali discendono le chiese battiste attualmente
esistenti, molto diffuse soprattutto in Stati Uniti.
Nel 1652 egli fu scelto come uno dei nove esperti, che dovevano lavorare su
una nuova traduzione della Bibbia e impiegò i proventi ottenuti da questo
lavoro per aiutare le famiglie ebree povere di Londra, confidando di poterle
in seguito convertire al Cristianesimo.
Ma, dal 1653 J. fu identificato con il crescente movimento dei
quinto-monarchisti, soprattutto grazie all'amicizia con il loro capo, il
commerciante in botti, Thomas Venner (m. 1661). Questi, alla morte del
fondatore Thomas Harrison (1610-1660), divenne il capo supremo del movimento
e organizzò una disperata insurrezione nel gennaio 1661 contro il re Carlo
II (1649-1685). Come era prevedibile, il colpo fallì e Venner e gli altri
capi della rivolta furono decapitati.
Le successive repressioni stroncarono definitivamente il movimento
quinto-monarchista, oltre a perseguitare anche altre sette, a causa delle
loro dottrine simili, come i quaccheri, i sabbatariani e i giacobiti stessi.
J. fu infatti imprigionato in questo periodo, fino alla sua liberazione nel
1663. In seguito egli si recò in Olanda per fare nuovamente ritorno in
Inghilterra nell'agosto 1664.
Qui si ammalò e morì il 4 settembre 1664: un indice della sua notevole
popolarità fu la partecipazione ai suoi funerali di ben 4/5.000 persone.


Jorisz (Joriszoon), Jan (in seguito Joris, David) (1501-1556)



Jan Jorisz, pittore anabattista, nacque nel 1501 nelle Fiandre,
probabilmente a Gherit o a Bruges. Il padre era Georgius Joris, un
negoziante e attore dilettante e la madre Marytje de Gorter proveniva da una
buona famiglia di Delft.
J. sviluppò da giovane una notevole capacità artistica di dipingere su vetro
e dal 1522 si mise a viaggiare per decorare le vetrate delle chiese in
Olanda.
Nel 1524 J. sposò a Delft Dirckgen Willems e si convertì al luteranesimo,
assumendo ben presto una posizione molto radicale che manifestò mediante
feroci pezzi di prosa e poesie contro la Messa e il Papa. Il giorno
dell'Ascensione 1528, inoltre, J. fece pubblico oltraggio contro il
Sacramento portato in processione e fu per questo esposto alla gogna e
successivamente bandito per tre anni da Delft. In seguito J. si avvicinò
all'anabattismo e fu ribattezzato dall'alfiere dell'anabattismo moderato
Obbe Philips (1500-1568) nel Settembre 1534: in quella occasione egli decise
di abbandonare il proprio nome originario per assumere quello biblico
profetico di David.
Negli anni successivi J. entrò in rapporti epistolari e di amicizia con Jan
Laski, Menno Simonsz e Melchior Hofmann, ma si dissociò sempre dalla
violenza fanatica degli anabattisti di Münster.
Nel 1537 la madre, convertita nel frattempo all'anabattismo, soffrì il
martirio e J. aumentò gradualmente il tono millenaristico della propria
predica: come Hofmann, anche J. aveva diviso la storia della Chiesa in tre
ere: l'antico testamento con il profeta re Davide, il nuovo testamento con
le rivelazioni di Gesù Cristo, discendente della famiglia di Davide, e l'era
dello Spirito, di cui egli, rinominato per l'appunto David, riteneva di
essere il "terzo" profeta.
Nell'Aprile 1544 si trasferì a Basilea, che egli considerava la nuova
Gerusalemme, con la famiglia e alcuni dei suoi seguaci. Nella città svizzera
J. si nascose sotto lo pseudonimo di Jan van Brugge (Jan de Bruges), e, pur
mantenendo la fitta corrispondenza con i suoi seguaci, denominati daviditi o
davidisti, in Olanda e Frisia, nulla trapelò se non ben tre anni dopo la sua
morte, avvenuta nel 1556.
Nel 1559, infatti, quando l'identità anabattista del signor "Jan van Brugge"
venne alla luce, le autorità cittadine disposero che la salma e gli scritti
fossero bruciati sul rogo.


Dàvid, Ferenc (1510-1579) e Chiesa Unitariana di Transilvania



La gioventù
Ferenc Dàvid nacque nel 1510 circa a Kolozsvár (in romeno Cluj e in tedesco
Klausenburg), l'allora capitale ufficiosa del principato di Transilvania, da
una famiglia borghese probabilmente di origine sassone. 35 anni più tardi,
proprio in Kolozsvár fu pubblicata per la prima volta la traduzione completa
della Bibbia in ungherese a cura di Gaspar Heltai (m.1574), punto
fondamentale per lo sviluppo della Riforma nel paese.
Il giovane D. studiò alla scuola dei frati francescani di Kolozsvár, ed in
seguito si recò alla scuola della cattedrale di Gyulafehérvár (Alba Julia),
dove fu particolarmente brillante negli studi e dove fu impiegato al
servizio della chiesa per un breve periodo.
Egli finì i suoi studi in università estere, prima a Wittenberg poi a Padova
e finalmente nel 1551 rientrò in Ungheria per trovare una situazione
politica molto seria.


Situazione politica dell'Ungheria nel XVI secolo
Infatti, dopo la disfatta degli ungheresi contro i turchi a Mohacs nel 1526,
il paese magiaro era stato spartito nel 1533 in tre zone: la parte
principale all'impero ottomano, una striscia a nord-ovest agli Asburgo e la
parte orientale alla Transilvania del voivoda (poi principe) Giovanni I
Zapolya (1529-1540), che si era proclamato re d'Ungheria nonostante
l'opposizione degli Asburgo. A Giovanni I era succeduto il figlio minorenne
Giovanni II Sigismondo Zapolya (1541-1571, eccetto il periodo 1551-1556
quando il trono venne reclamato da Ferdinando d'Asburgo), ma, a causa della
sua giovanissima età, il suo regno venne governato fino al 1559 dalla
reggente, la madre Isabella (figlia di Sigismondo I Iagellone di Polonia e
di Bona Sforza) e la sua corte era posta a Gyulafehérvár.


Dàvid luterano
Tornando a D., dapprima egli si stabilì nel nord dell'Ungheria
(corrispondente all'attuale Slovacchia) diventando rettore della scuola
cattolica di Besztercze e successivamente parroco in una cittadina della
zona, ma verso il 1554, D. si accostò alle dottrine luterane e fu nominato
pastore nella sua città natale, Kolozsvár, e solo l'anno dopo, grazie alla
sua notevole popolarità, diventò rettore della scuola luterana nel 1555 e
pastore capo nell'anno successivo.
Nel 1557 arrivò al vertice della sua carriera luterana, quando fu
considerato capo della Riforma in Transilvania e sovrintendente dei luterani
ungheresi.
Egli incontrò in vari dibattiti pubblici il modalista Francesco Stancaro ed
esponenti del calvinismo locale, da cui ne uscì vincitore, ma fu un momento
di riflessione sulle proprie convinzioni religiose.


Dàvid calvinista
Infatti poco dopo entrò in crisi dopo aver riflettuto sulla visione
calvinista della Cena del Signore e fu convertito nel 1559 alla fede
riformata da Peter Juhász (nome umanistico Melius)(ca. 1536-1572) . Fu per
questo espulso dalla Chiesa luterana nel 1560, sebbene cercò di evitare,
purtroppo inutilmente, la spaccatura tra le due principali anime della
Riforma ungherese, il che avvenne irreparabilmente nel 1564.
Sempre nel 1564 D. fu eletto vescovo della Chiesa Riformata di Transilvania,
una delle poche chiese calviniste con un sistema episcopale, e divenne
cappellano personale del re Giovanni II Sigismondo.


Dàvid antitrinitriano
Nel frattempo, nel 1562, era giunto a Gyulafehérvár (Alba Julia),
proveniente dalla Polonia, il medico italiano e dissidente religioso Giorgio
Biandrata, che divenne amico di D. e gli fece leggere una copia della famosa
 Christianismi restitutio (La restaurazione del Cristianesimo) di Miguel
Serveto, introducendolo all'antitrinitarismo o unitarismo.
La conversione di D. alla nuova fede fu evidente nel 1566, quando egli fece
rimuovere un professore della scuola di Kolozsvár per aver osato insegnare
la dottrina della Trinità: ma il docente licenziato, assieme al calvinista
Melius, chiese ed ottenne dal re la convocazione di un sinodo nazionale a
Gyulafehérvár, che si svolse nello stesso 1566 per essere poi aggiornato in
una nuova sede, a Torda (sempre in Transilvania).
Il sinodo risultò poi un trionfo per gli unitariani: D. e Biandrata poterono
battere così la concorrenza di Melius, che si consolò con la conferma, al
sinodo di Debrecen, della ortodossia calvinista nella rimanente parte
dell'Ungheria.
Nel frattempo Biandrata fece pubblicare il libro di D. De vera et falsa
unius Dei, Filii et Spiritus Sanctii cognitione (Della falsa e vera
conoscenza dell'unità di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo), nel quale il
riformatore transilvano ridicolizzava la dottrina della Trinità e perorava
la causa della tolleranza religiosa per tutte le fedi.
Questo discorso venne poi ripreso durante la Dieta di Torda nel gennaio
1568, dove  Giovanni II Sigismondo riconobbe la piena libertà a tutte le
confessioni religiose: fu la prima dichiarazione, al mondo, di tolleranza
religiosa mai pronunciata da un regnante.
Oltre a questo, il re aderì apertamente all'unitarismo con molti nobili
della corte e D. divenne il capo della Chiesa Unitariana di Transilvania.
Nel 1570 D. entrò in contatto, e ne fu influenzato, con lo studioso
italo-greco Giacomo Paleologo e il suo discepolo locale, il rettore del
ginnasio di Kolozsvár, János Sommer (1540-1574). Paleologo polemizzava con
un altro famoso antitrinitariano, Fausto Sozzini, a riguardo della figura di
Gesù Cristo, che, per il Sozzini, era un vero uomo crocefisso, il cui
compito era di rivelare Dio agli uomini, permettendo loro di raggiungere
così la salvezza, seguendo il Suo esempio. Il Paleologo, invece, negava il
ruolo di guida del Cristo, per i fedeli verso la salvezza, e rifiutava,
conseguentemente, ogni forma di adorazione di Gesù Cristo. Per questo, il
Paleologo e i suoi seguaci, tra cui si associò anche D., vennero denominati
antitrinitariani non-adoranti in contrapposizione al pensiero sociniano di
tipo adorante. Alla corrente non-adorante aderì anche l'ex vescovo cattolico
e ambasciatore (di madre italiana) Andrea Dudith-Sbardellati.
Purtroppo il momento magico per D. finì solo tre anni dopo, nel 1571 con la
morte a soli 31 anni di Giovanni II Sigismondo e la salita al trono del
cattolico Stefano I Báthory (1571-1586), divenuto in seguito anche re di
Polonia dal 1576 al 1586.
Stefano I Báthory tolse a D. l'incarico di cappellano personale del re e gli
impedì di pubblicare altri scritti: fu un momento molto amaro per D., che
oltretutto, pochi anni dopo, entrò in conflitto sia con Sozzini, che con
l'ex amico Biandrata, per la sopramenzionata polemica tra adoranti e
non-adoranti.
Dopo essere stato accusato di blasfemia da parte di Biandrata nell'aprile
1579, fu fatto arrestare in giugno e imprigionare nella fortezza di Déva
dove, a causa del clima rigido e del fisico debilitato, D.  morì il 15
novembre dello stesso anno.
La Chiesa Unitariana di Transilvania, fondata da D., pur attraverso mille
traversie, spietate persecuzioni da parte degli Asburgo cattolici e
spedizioni punitive da parte di fanatici rumeni ortodossi, esiste ancora
oggi formata da 125 chiese, sebbene divisa dal 1918 in un troncone ungherese
(di circa 70/80.000 fedeli) ed uno rumeno.


Cabala o Kabbalah o Qabbalah (XV secolo)



Serie di dottrine esoteriche e mistiche di origine ebraica. Secondo alcuni
autori, le tre grafie possibili della parola, che in ebraico significa
tradizione, indicano tre momenti di sviluppo di questa scuola:


Kabbalah
E' la scuola mistica ebraica nata circa 2000 anni fa. Il suo fondamento è lo
studio per arrivare al segreto della conoscenza di Dio, come manifestata
dalle seguenti 10 sefirôth, cioè stadi o emanazioni o attributi di Dio
stesso:
Keter (Corona eccelsa)
Chokhmah (Sapienza)
Binah (Intelligenza)
Chesod (Amore)
Dîn (Giustizia)
Rachamîn (Pietà)
Nezach (Eternità)
Hôd (Maestà)
Jesôd (Fondamento)
Malkûth (Regno)


Benché la K. sia strettamente collegata alla tradizione ebraica, e quindi,
osservante della halakhah (norme di comportamento) e della haggadah
(letteratura ebraica e scopo didattico), essa fa comunque uso di complesse
tecniche alfanumeriche, come:
notariqon, dove ogni parola può diventare l'acronimo di altre parole.
gematriah, dove ad ogni parola viene dato un valore numerico
temurah, dove avviene uno scambio di lettere di una parola per trasformarla
in un'altra.
Nella K. lo scopo degli studiosi si indirizzava verso due direzioni: la K.
speculativa, il cui fine era la conoscenza di Dio e la K. magica, che
approfondiva lo studio della magia dei numeri e delle lettere.


Cabala
Nel XIV e XV secolo, il mondo cristiano venne in contatto con i concetti
della Kabbalah, attraverso gli ebrei spagnoli convertiti al Cristianesimo (i
cosiddetti conversos), ma soprattutto per mezzo dei lavori di Pico della
Mirandola, in particolare alcune sue tesi contenute nelle Conclusiones
philosophiae, cabalisticae et theologicae, condannate nel 1486 dalla Chiesa
durante il papato di Innocenzo VIII (1484-1492).
In Europa, la C. si fuse con l'occultismo cristiano: infatti anche lo stesso
Pico affermò che la C. poteva servire a provare dottrine come la divinità di
Cristo e la Trinità.
Famosi studiosi di C. dell'epoca furono Johannes Reuchlin, Cornelius
Agrippa, Guillaume Postel e Paracelso (Bombast von Hohenheim).


Qabbalah
Inizio del XX secolo un revival delle Cabala, denominata Qabbalah, si
mischiò con elementi magici e fu largamente impiegato dal mago Aleister
Crowley (1875-1947) e dalla società ermetica dell'Alba Dorata (Golden Dawn).


Bodenstein, Andreas Rudolf, detto Karlstadt o Carlostadio (ca. 1480-1541) e
Sagramentari



Andreas Rudolf Bodenstein (nome umanistico: Carlostadio dalla città natale),
figlio del cantiniere Peter (o Rudolf) Bodenstein e di Anna von Mochau,
nacque nel 1480 ca. a Karlstadt, nella Bassa Franconia.
Egli studiò alle Università di Erfurt, Colonia e, dal 1504, di Wittenberg,
laureandosi in teologia nel 1510 (anno nel quale fu ordinato sacerdote) e in
diritto a Roma nel 1516. Durante quest'ultimo viaggio, B. ebbe una profonda
crisi religiosa, convincendosi sempre più dell'inutilità della volontà umana
contrapposta alla predestinazione.
Aderì abbastanza presto al luteranesimo, diventando amico del suo collega
(ambedue erano docenti a Wittenberg) Martin Lutero, assieme al quale
sostenne le ragioni dei Protestanti nella disputa con il teologo Johann Eck
(1486-1543) a Lipsia nel 1519.
Intervenne inoltre a favore della Riforma anche in Danimarca alla corte del
re Cristiano II (1513-1523), nipote di Federico III di Sassonia, detto il
Saggio (1486-1525).
Nel 1521 Lutero fu messo al sicuro da Federico di Sassonia nella rocca di
Wartburg mediante un finto rapimento, in seguito all'editto di Worms del 8
Maggio, che condannava  e ordinava il rogo dei suoi scritti. Qui Lutero
rimase per 10 mesi, scrivendo diverse opere e lavorando sulla traduzione del
Nuovo Testamento in tedesco.
Ma, in sua assenza, fu B. a distinguersi per il suo estremismo: mettendosi
alla testa di un movimento, detto dei Sagramentari, egli fece distruggere le
immagini sacre, abolire le messe private, la musica sacra e gli abati
talari. Fu il primo riformatore a celebrare la messa in tedesco senza
paramenti o canone e facendo comunicare i fedeli sotto ambedue le forme.
Oltretutto B. rifiutò il battesimo dei bambini e negò la presenza reale di
Gesù Cristo nell'eucaristia. Nello stesso periodo sposò la figlia di un
nobile caduto in povertà.
Nel Marzo 1522 Lutero, travestito da cavaliere, si decise di ricomparire in
pubblico per bloccare questi estremismi di B. e dei cosiddetti "Profeti di
Zwickau", Nicholas Storch e Markus Stübner, radicali fanatici detti
abecedariani, che volevano eliminare tutti i preti e fondare il regno di Dio
in terra. Essi erano stati espulsi da Zwickau, quindi si erano recati a
Wittenberg per fare proselitismo.
In seguito B. divenne parroco di Orlamünde, in Sassonia, ma, applicando i
suoi principi precedentemente descritti, entrò in polemica con Lutero
scrivendo nel 1523 la sua opera Dell'abbattimento delle immagini , alla
quale Lutero rispose l'anno dopo, coinvolgendo anche i profeti di Zwickau,
con la sua Contro i profeti celesti.
Per Lutero B. era un provocatore troppo pericoloso per rimanere al proprio
posto ed oltretutto era pure sospettato di fare combutta con l'ultraradicale
Thomas Münster, perciò nel 1524 Lutero riuscì a convincere Federico di
Sassonia a fare bandire dai territori del principato B., che perse anche la
cattedra a Wittenberg.
Iniziò, a questo punto, una serie di peregrinazioni, che lo portò in giro
per la Germania, passando da Zwickau e Strasburgo, da dove fu espulso, per
arrivare in Svizzera, a Zurigo. Qui fu accolto nel 1530 da Ulrich Zwingli,
riformatore, che, come B., negava la presenza di Gesù nell'eucaristia.
Grazie ai buoni uffici di Zwingli, B. divenne pastore e cappellano
dell'ospedale e consigliere della città.
Ma dopo la morte di Zwingli nella battaglia di Kappel del 1531 contro i
cantoni cattolici, B. dovette emigrare ad Altstätten, nella Svizzera
nord-orientale, dove fu pastore fino al 1532. Infine nel 1534 egli fu
chiamato da Heinrich Bullinger ad diventare professore di teologia alla
Università di Basilea, e qui rimase fino alla sua morte avvenuta il 24
Dicembre 1541.



Karbeas (o Corbeas) (fondatore stato pauliciano) (IX secolo)

All'inizio del IX secolo, la situazione della setta pauliciana in Armenia e
in Ponto (nella Turchia nordoccidentale) era alquanto disperata sotto
l'incalzare delle truppe imperiali, inviate per estirpare definitivamente
questa eresia.
Infatti gli imperatori della dinastia amoriana, come Teofilo (829-842),
Teodora (reggente 842-865) e Michele III (842-867), avevano ripreso le
persecuzioni, dopo il periodo di relativa calma sotto la precedente dinastia
isaurica, causando la ribellione dei pauliciani, i quali, nonostante gli
appelli pacifisti del loro capo Sergio, si allearono con i mussulmani (in
particolare con l'emiro di Melitene), i nemici del momento dell'impero
bizantino.
Artefice di questa alleanza fu Karbeas, il cui padre era stato ucciso dagli
imperiali, aumentando il suo risentimento contro Bisanzio.
Nel 844, K., essendo sufficientemente sicuro della tenuta delle sue truppe,
fondò lo stato pauliciana e nel 856 ne fissò la capitale a Tephrike
(l'odierno Divrigu, nella Turchia nordoccidentale).
K. riuscì a tenere testa agli attacchi bizantini fino alla sua morte nel
863.


Reublin (o Röuble o Röblin o Reubel), Wilhelm (ca. 1480/4- ca.1559)



Wilhelm Reublin (la grafia del cognome è riportata anche nelle varianti
Röuble o Röblin o Reubel) nacque a Rottenberg sul Neckar, nella Germania
meridionale, in un anno imprecisato tra il 1480 ed il 1484, studiò alle
università di Friburgo e Tübingen e, ordinato sacerdote, fu nominato parroco
a Griessen, vicino a Waldshut, nel Baden Würtemberg.
Nel 1510 R. ottenne il Magister artium e nel 1521 prese servizio come
predicatore nella chiesa di Sant'Albano a Basilea, dove venne apprezzato dal
popolo per le sue notevoli doti di predicatore riformista. Tuttavia egli
iniziò ben presto a manifestare una posizione alquanto radicale e, per
questo, entrò in rotta di collisione con il suo vescovo Christoph von
Otenheim (vescovo:1502-1527). Un primo intervento contro la messa gli fu
perdonato, stante il seguito e la popolarità che aveva riscosso in città, ma
un secondo, in cui osò sostituire le ossa di un reliquiario con la Bibbia
gli costò il posto e l'espulsione dalla città il 27 Giugno 1522.


Reublin a Zurigo
Nell'autunno 1522 R. si recò a Zurigo, entrando nei circoli cittadini, che
gravitavano intorno a Zwingli, e si fece apprezzare come predicatore,
venendo successivamente, nel 1523, nominato, dalla comunità locale, pastore
del villaggio di Wytikon, dove fu il primo sacerdote a sposarsi
pubblicamente in chiesa il 23 Aprile.
Tuttavia, già dal Gennaio 1523, R. ed altri radicali, come Felix Mantz, Hans
Brötli e Simon Stumpf, avevano solidarizzato con le idee anabattiste di
Conrad Grebel ed incominciato a contestare la linea riformista di Zwingli.
In particolare la materia del contendere era la superiorità della Sacra
Scrittura, propugnata da Grebel e compagni, rispetto all'autorità dello
stato, voluto da Zwingli, che lavorava per ottenere il consenso unanime del
corpus christianum, inteso come l'unità dei fedeli.
All'inizio del 1524 il gruppo di Grebel, propugnatore del battesimo solo in
età adulta, entrò in rotta di collisione con Zwingli, proprio quando R., nel
suo villaggio di Wytikon, si rifiutò di far battezzare i bambini, cosa che
gli costò qualche giorno di arresto.
La polemica montò fino ad una disputa pubblica il 10 e 17 Gennaio 1525 tra
gli anabattisti, da poco rinforzati dall'adesione dell'ex sacerdote Jörg
Blaurock, e i riformatori svizzeri nelle persone di Zwingli e Johann
Heinrich Bullinger. Ma il risultato fu scontato: il Consiglio cittadino di
Zurigo censurò la posizione del gruppo di Grebel, ordinando il battesimo
immediato di tutti i bambini entro otto giorni dalla loro nascita.
Poco dopo, il 21 Gennaio 1525, lo stesso Consiglio cittadino, nell'ambito
delle misure repressive contro gli anabattisti, ordinò l'espulsione dalla
città e dal cantone di tutti gli anabattisti non cittadini zurighesi, tra
cui R. stesso.


Reublin a Waldshut
R. allora si recò, con Hans Brötli, a Hallau, nel cantone Sciaffusa, e
successivamente, da solo, a Waldshut, vicino al confine con la Svizzera, nel
sud del Baden Württenberg, principato sotto il dominio degli Asburgo dal
1520 al 1534.
Qui R. convertì alla causa anabattista Balthasar Hubmaier, battezzandolo il
16 Aprile 1525, assieme ad altre 60 persone. Hubmaier e R. fondarono a
Waldshut la prima comunità anabattista tedesca.
Tuttavia, poco dopo, il contrasto con i cattolici Asburgo prese una piega
molto drammatica: nell'autunno 1525 Ferdinando d'Asburgo fece porre
d'assedio Waldshut, con il pretesto della repressione della nota Rivolta dei
contadini (vedi Müntzer), ma anche con l'obiettivo di riportare il
Cattolicesimo nella città.
Waldshut si arrese il 5 Dicembre 1525 e R. fuggì, comparendo a Strasburgo
nel Marzo 1526, ospite del riformatore Wolfgang Capito (1478-1541): la sua
permanenza a Strasburgo fu alquanto breve a causa di alcune sue incaute
dichiarazioni, nelle quali R. si vantò di aver convinto Capito ed altri
riformatori della bontà delle idee anabattiste. Tuttavia R. fu smentito e
invitato per ben tre volte dagli stessi riformatori ad un dibattito
pubblico, che lui preferì rifiutare, decidendo poi di lasciare la città.
Si recò quindi nella zona di Horb sul Neckar e di Rottenburg, il suo paese
natale, organizzando con l'amico Michael Sattler (da R. ribattezzato a
Zurigo nel 1525) la predicazione anabattista nel Baden Württenberg.


La riunione di Schleitheim
Il 24 Febbraio 1527 R. probabilmente partecipò, con altri anabattisti
(sicuramente Sattler e forse Blaurock e Brötli), ad una riunione a
Schleitheim, nel cantone svizzero di Sciaffusa, al termine della quale
furono stillati da Sattler i Sette articoli di Schleitheim, un documento che
contiene la dottrina fondamentale dell'anabattismo.
I sette articoli erano:
1. Battesimo, dato in seguito ad un sincero pentimento e promessa di
cambiamento di vita.
2. Scomunica, intesa come esclusione dalla Cena del Signore e comminata a
chi veniva ammonito per tre volte contro l'errore ed il peccato.
3. Cena del Signore, con la precisazione di chi aveva diritto di accedervi.
4. Separazione dal mondo: una volta battezzato, il fedele doveva la sua
lealtà alla Chiesa e a Cristo, e non più al suo paese e ai suoi governanti.
5. I pastori e loro funzioni.
6. Non resistenza: i veri cristiani non potevano svolgere un ruolo pubblico,
come il giudice, o partecipare ad  azioni militari.
7. I giuramenti, vietati ai fedeli.


Poco dopo la conclusione della riunione di Schleitheim, Sattler, la moglie
ed altri 18 anabattisti (tra cui la moglie di R., la quale rimase a lungo in
carcere e fu liberata solo dopo la sua ritrattazione) furono arrestati a
Horb. Dopo un processo a Rottenburg, Sattler e la moglie furono condannati a
morte: il 20 Maggio 1527 a Sattler fu mozzata la lingua, strappati pezzi di
carne con tenaglie roventi ed infine bruciato sul rogo, mentre la moglie fu
annegata nel fiume Neckar. R., scosso dalla tragedia, si ritirò allora
presso una sua sorella nella vicina Reutlingen a scrivere un memorandum sul
processo e martirio di Sattler e sulle persecuzioni degli anabattisti nel
Baden Württenberg.
In seguito R. riprese le pellegrinazioni, recandosi a Ulm, dove incontrò
Hans Denck: con quest'ultimo R. dovette intervenire a Esslingen (vicino a
Stoccarda), per calmare le acque, poiché la locale comunità anabattista
voleva vendicare la morte di Sattler con le armi.
R. resse con mano ferma la gestione della comunità di Esslingen fino al
Febbraio 1528, data della sua espulsione, richiesta al consiglio cittadino
dalla Lega (cattolica) Sveva, fondata dagli Asburgo per contrastare le
attività riformatrici nel sud della Germania.
R. decise allora di ritornare a Strasburgo, dove, assieme al predicatore
anabattista Jakob Kautz (un giovane predicatore di Bockenheim che aveva
affisso, a mo' di Lutero anabattista, un manifesto in sette punti in difesa
del pensiero di Hans Denck alla porta della Predigerkirche a Worms nel
1527), prese una posizione fortemente polemica nei confronti della Chiesa
riformata della città, la quale, manco a dirlo, li fece imprigionare il 22
Ottobre 1528 ed espellere nel 1529, con la minaccia di affogamento nel caso
di un ritorno in città.


Reublin in Moravia
Fu allora che R. si decise, nel 1530, di emigrare, con moglie e figli, in
Moravia, ad Austerlitz, dove si era formata una fiorente comunità
anabattista, sotto la protezione del signore del luogo, Ulrich von Kaunitz.
Qui, però R. entrò in aperto contrasto con Jakob Wideman, detto Jakob il gue
rcio (m.1535 ca.), capo della comunità, colpevole di gestire in malo modo,
secondo R., la vita degli anabattisti di Austerlitz: lo scontro tra Widemann
e il gruppo dissidente capitanato da R. e dal tirolese Jörg Zaunring (m.1533
ca.) sfociò in un esodo, nel Gennaio 1531, di questi ultimi verso la
comunità anabattista di Auspitz, sempre in Moravia: tuttavia anche qui ci
furono problemi per R., che, in contrasto con le rigide leggi della comunità
in tema di gestione di tutti i beni in comune, fece una pessima figura
facendosi beccare con un gruzzolo personale di denaro in casa e per questo
fu espulso con ignominia dalla comunità stessa. Lo stesso Zaunring,
colpevole di aver riaccolto in casa la moglie adultera senza il consenso
preventivo della comunità, fu successivamente scomunicato e scacciato.


Gli ultimi anni
R. non si perse d'animo e ritornò nuovamente al suo paese natale, Rottenberg
sul Neckar, dove rilanciò l'attività anabattista in zona, ma dove provocò
nuovamente l'intervento della potente Lega Sveva, che vanificò tutti i suoi
sforzi.
Scoraggiato e deluso, R. si allontanò gradualmente alla causa anabattista e
già nel 1535, pare l'avesse abbandonato definitivamente.
Non se ne seppe più nulla di lui fino al 1554, quando i testi riportano che
R. si era ritirato a vita privata in Svizzera, dove morì dopo il 1559 nel
cantone Basilea.
R. fu uno dei pochi capi anabattisti, che riuscì a morire nel proprio letto
e nonostante la sua predicazione presenti molte luci e ombre, indubbiamente
fu uno degli anabattisti più importanti del suo tempo.


Dee, John (1527-1608)



La vita
Il matematico, mago e astrologo inglese John Dee nacque il 13 luglio 1527 a
Londra, figlio unico di Roland Dee (m. 1555), un ricco mercante in tessuti
di origine gallese e sarto alla corte di Enrico VIII d'Inghilterra
(1509-1547), e di sua moglie Jane Wild.
Dal 1537 il giovane D. fu mandato a studiare alla Chantry School di
Chelmsford, nella contea dell'Essex, poi entrò, nel 1542, nella St. John's
College, a Cambridge, dove studiò matematica e astronomia, ottenendo il suo
baccalaureato nel 1546, anno in cui fu nominato membro della Trinity
College, a Cambridge, fondata da Enrico VIII.
Nel 1547 D. decise di recarsi in Olanda per motivi di studio: ritornato dopo
un anno ottenne il laurea in arti liberali, ma dopo poco dovette riparare
all'estero sotto l'accusa di congiura.
Ritornò quindi nuovamente nei Paesi Bassi, a Lovanio e Bruxelles, e in
Francia, a Riems, abitandovi tra il 1548 ed il 1551 e studiando con famosi
studiosi locali, come il cartografo Gerardo Mercatore (1512-1594) e il
matematico Pedro Nunez (Nonius) (1492-1577).
D. rientrò in Inghilterra nel 1551 e ottenne una rendita di 100 corone dal
re Edoardo VI (1547-1553) e la posizione di rettore di Upton-upon-Severn.
Tuttavia, dopo la salita al trono della regina Maria Tudor, detta la
Sanguinaria (1553-1558), D. fu, nel 1555, accusato di stregoneria, ed in
particolare di aver attentato alla vita della regina per mezzo di sortilegi
maligni e calcoli matematici (pare che la futura regina Elisabetta gli
avesse chiesto di calcolare la data della morte della sorellastra!) e fu
quindi imprigionato a Hampton Court.
Dopo la sua liberazione, le sue fortune iniziarono a migliorare con l'ascesa
sul trono d'Inghilterra proprio di Elisabetta I (1558-1603), in particolare
quando il favorito della regina, Lord Robert Dudley (1532-1588), chiese a D.
di scegliere una data propizia per l'incoronazione della sovrana, che in
questa occasione prese alcune lezioni di astrologia dal mago, rimanendone
molto impressionata.
Nei successivi cinque anni D. si dedicò ai suoi studi di astrologia,
astronomia, alchimia, matematica, occultismo e magia bianca, e ad ampliare
la sua ricca biblioteca, ma nonostante i favori di Elisabetta I, egli non
riuscì ad ottenere una totale tranquillità economica, quindi, per tagliare
le spese, andò ad abitare da sua madre a Mortlake, nella contea del Surrey.
In questa casa (che ereditò nel 1580) egli pose la sua biblioteca di 4.000
volumi e 700 manoscritti, oltre a rari e strani oggetti, alcuni dei quali
andarono distrutti a causa di successive incursioni e devastazioni
(soprattutto durante i suoi frequenti viaggi all'estero) da parte di
teppisti superstiziosi, i quali lo ritenevano amico del Diavolo.
Tra il 1564 e il 1571 egli fece diversi viaggi in Europa [tra l'altro regalò
una copia della sua Monas hieroglyphica al neo-eletto imperatore
Massimiliano II (1564-1578)], mentre in patria, nello stesso periodo, fu
impiegato per istruire gli equipaggi delle navi della Compagnia di
Navigazione anglo-russa Muscovy, fondata dal celebre esploratore Sebastiano
Caboto (1474-1557). Nel 1577 egli pubblicò il trattato Perfect Arte of
Navigation (L'arte perfetta della navigazione), in realtà un testo di
propaganda per la creazione di un impero britannico, mentre l'anno dopo
(1578), dopo due matrimoni senza eredi, si sposò con Jane Fromands, da cui
ebbe otto figli.
Dal 1581 egli iniziò ad indagare sempre di più il mondo del soprannaturale,
soprattutto degli angeli, dapprima con esperimenti di cristallomanzia, una
tecnica divinatoria usando sfere di cristallo o bacinelle d'acqua, e
successivamente con ben più inquietanti sedute di divinazione, mediante
rievocazione di morti (necromanzia), con l'aiuto di Edward Kelly
(1555-1593), un medium, sensitivo e alchimista, comunque un vero truffatore,
a cui, per punizione, erano state tagliate le orecchie, e che D. conobbe nel
1582. Tuttavia non tutti gli autori concordano sul fatto che D. abbia mai
partecipato agli esperimenti di necromanzia organizzati da Kelly.
I due, con le proprie famiglie, viaggiarono tra il 1583 ed il 1589 in
Polonia, dove furono ospitati e sponsorizzati dal conte palatino di Siradz,
Albert Laski, nipote del famoso riformatore Jan Laski.
A Cracovia nel 1585 D. incontrò e fece amicizia con il pensatore utopistico
Francesco Pucci, che accompagnò D. e Kelly  i due nel loro viaggio a Praga
per andare a visitare l'imperatore Rodolfo II (1578-1612). Qui il loquace e
polemico Pucci abbandonò la compagnia dei due maghi (con sollievo di D., che
lo considerava pericolosamente chiacchierone e utopico: aveva perfino
cercato di convincere D. ad andare a Roma per presentare al papa i suoi
esperimenti di necromanzia!). A Praga i due furono ricevuti da Rodolfo II,
al quale, si dice, D. abbia venduto il misterioso (e tuttora non decifrato)
manoscritto Voynich.
Sempre a Praga l'alchimista ebreo Jacob Eliezer, noto come il Rabbi Nero,
donò a D. un libro di magia nera e necromanzia denominato Necronomicon, ma
il mago fu fortemente impressionato dalla lettura e dallo studio del testo.
Poco dopo D. e Kelly litigarono e si separarono in seguito alla disinvolta
(e indecente) proposta di Kelly di mettere le mogli in comune (sic!): D.,
ammalato e a corto di quattrini, decise di rientrare a Mortlake nel 1589,
per amaramente constatare che la sua biblioteca, in sua assenza, era stata
saccheggiata dai teppisti.
Kelly andò incontro ad un ben più tragico destino: spacciandosi come lo
scopritore della Pietra Filosofale e dell'Elisir di Lunga Vita, fu
eventualmente arrestato come eretico e stregone, dapprima a Praga poi nella
Germania meridionale, dove, nel corso di un tentativo di evasione nel 1593,
cadde rompendosi due coste e ambedue le gambe e riportando ferite così gravi
che ne morì poco dopo.
Per D. il rovescio economico creato dal furto dei libri ed oggetti nella sua
biblioteca fu molto grave e per anni egli si dibatté in condizioni molto
disagiate finché la regina Elisabetta, nel 1596, non lo nominò dapprima
cancelliere della Cattedrale di San Paolo a Londra, poi sovrintendente del
Christ College di Manchester, dove egli si trasferì con la sua famiglia:
purtroppo nella città inglese scoppiò nel 1605 un'epidemia di peste, che
uccise sua moglie e diversi suoi figli.
Precedentemente egli aveva lavorato sulla traduzione in inglese del
famigerato Necronomicon, che però non venne mai stampato e probabilmente
contribuì alle accuse di stregoneria, contro le quali egli dovette
difendersi negli ultimi anni della sua vita.
D. morì poverissimo a Mortlake il 26 marzo 1609.


Le opere
Come già detto, la vastità degli studi di D. sulla astrologia, astronomia,
alchimia, matematica e magia bianca, è veramente notevole. Le opere più
importanti sono:
Monas hieroglyphica (1564), un testo di ermetismo, cabala ed alchimia.
Propaedeumata Aphoristica (1568), una miscela di concetti di fisica,
matematica, astrologia e magia.
Parallacticae commentationis praxosque (1573), un trattato di metodi
trigonometrici per calcolare le distanze delle stelle.
Perfect arte of navigation (1577), un libro di propaganda per la creazione
di un impero britannico.
Inoltre l'esperienza fatta nelle comunicazioni con gli angeli di D. e Kelly
venne riassunta nel libro A true and faithful relation of what passed
between Dr. Dee and some spirits (Una vera e fedele relazione delle
comunicazioni tra il Dr. Dee e alcuni spiriti), scritto da Méric Casaubon
(1599-1671), figlio del più noto Isaac, basandosi sulle annotazioni
originali del mago inglese, rinvenute dopo la sua morte.



Stregoneria (dal XIV secolo)



Origine della stregoneria come eresia
Contrariamente ad altre eresie, che si basavano su riletture
dell'insegnamento cristiano, oppure movimenti riformatori nell'ambito della
Chiesa, oppure riformulazioni della dottrina cristiana, la stregoneria è
sempre sfuggita ad una classificazione precisa, sebbene alcuni autori
moderni propendono per un proseguimento di antichi riti pagani precristiani.
Altri ipotizzano addirittura che la stregoneria fosse stata "inventata"
dall'Inquisizione, quando, alla metà del XIV secolo, debellati i grandi
movimenti eretici come i catari, o presunti tali come i templari, gli
inquisitori, per non rimanere disoccupati, avevano creato questa nuova
eresia.
Effettivamente, fino a quel momento, vigeva la posizione ufficiale,
stabilita dal Canon Episcopi, un documento ecclesiastico scritto intorno al
906 da Regino di Prüm, abate di Treviri (in Germania), che affermava che la
vera eresia stava nel credere all'esistenza della stregoneria, e non la
stregoneria in sé.


Il caso di Lady Alice Kyteler
Questo fu uno dei primi casi di processi per stregoneria del Medioevo che si
ricordi.
Alice Kyteler (o Kettle), una facoltosa nobildonna irlandese di Kilkenny, fu
accusata nel 1324 di stregoneria ed eresia, ed in particolare di aver ucciso
i suoi tre (o forse quattro) mariti e di aver compiuto le solite cose,
rinfacciate alle streghe per tutti i secoli successivi: aver avuto rapporti
sessuali con il diavolo (apparso a lei sotto il nome di Robin Artisson),
aver compiuto sacrifici di animali, aver parodiato cerimonie religiose, aver
fatto delle profezie attraverso i demoni e aver preparato delle pozioni
magiche, facendole bollire nel teschio di un ladro decapitato sopra un fuoco
di legno scuro.
Essa, pur scomunicata, si difese contrattaccando e riuscendo perfino a
convincere le autorità a far imprigionare per 17 giorni il suo accusatore,
il vescovo di Ossory, Riccardo di Ledrede. Tuttavia Ledrede lanciò
l'interdizione sull'intera diocesi (nessuno poteva ricevere alcun
sacramento) e quindi Alice, aiutata da alcuni nobili locali, pensò bene di
fuggire in Inghilterra per chiedere protezione al re Edoardo II (1307-1327).
Non così bene andò alla sua cameriera, Petronilla de Meath, che fu
catturata, torturata e bruciata sul rogo il 3 Novembre dello stesso 1324.


L'Inquisizione e la stregoneria
Nello stesso periodo, durante il papato di Giovanni XXII (1316-1334), il
pontefice esortò gli inquisitori a perseguitare stregoni e maghi come
eretici e i casi di processi per stregoneria si moltiplicarono negli anni
successivi: nel 1390, in Francia, fu trascritto agli atti il primo processo
ufficiale con questa causale.
L'interesse degli inquisitori incrementò con l'aumento delle pubblicazioni,
che, soprattutto nella seconda metà del XV secolo, trattavano di
stregoneria, come Fortalicium fidei, scritta nel 1459 dal francescano
Alfonso de Spina, Flagellum Haereticorum Fascinariorum, scritta dal
domenicano Nicholas Jacquier nel 1458, ma soprattutto il famigerato Malleus
Maleficarum (martello delle streghe), scritto in Germania dai domenicani
Heinrich Krämer e Jakob Sprenger intorno al 1485.
Quest'ultimo testo, un vero e proprio manuale per l'inquisitore alle prese
con casi di stregoneria, fu stampato per ben 28 volte e fu usato dai giudici
cattolici, ma anche da quelli protestanti, nella caccia alle streghe, che
seguì nei secoli successivi e che portò alla morte di 200.000/300.000
persone, soprattutto donne. Tuttavia, secondo altri testi, ben 3 milioni (o
addirittura 9!) di vittime caddero in 5 secoli di persecuzioni contro la
stregoneria.
Un caso molto famoso si ebbe anche nelle colonie inglesi dell'America: nel
1692 nella cittadina di Salem, nel Massachusetts, il puritano Cotton Mather
guidò una serie di processi, nei quali 20 persone furono uccise con l'accusa
di stregoneria.


Khunrath (o Kunrath), Heinrich (ca. 1560-1605)



Il mistico ed alchimista tedesco Heinrich Khunrath nacque a Lipsia nel 1560
ca.
Fratello (probabilmente) del medico Conrad Khunrath (m. ca. 1614), anch'egli
seguace di Paracelso, Heinrich studiò per diventare medico, dapprima
all'università di Lipsia, poi a quella di Basilea, dove si laureò nel 1588.
In seguito egli esercitò la professione medica ad Amburgo (nel 1598) e a
Dresda, dove morì l'9 settembre 1605.
Il più famoso testo di K. fu l'Amphitheatrum sapientiae aeternae, un testo
alchemico misto a magia naturale cristiana, scritto nel 1595, ma pubblicato
postumo nel 1609 e condannato dall'università parigina della Sorbona nel
1625.
K., che si riteneva un adepto dell'alchimia spirituale, come Paracelso, era
convinto che la strada alla conoscenza passasse attraverso una lunga e
complessa iniziazione, mediata dall'aiuto divino e dalla riscoperta della
pietra filosofale.


Knipperdolling, Bernhard (o Bernt)(m.1536)



Nel 1527 Bernhard (o Bernt) Knipperdolling, un ricco mercante di panni di
Münster, capitale della Westfalia, divenne capo della gilda cittadina e si
alleò con il predicatore luterano Bernhard Rothmann per scalzare il potere d
el vescovo cattolico Franz von Waldeck (vescovo: 1532-1534, m. 1553).
Tuttavia nel gennaio 1534 K. subì l'influenza ed il fascino del predicatore
anabattista olandese Jan Bockelson, inviato a Münster dal profeta
apocalittico Jan Matthys.
Nella città Bockelson e K. riuscirono a diffondere l'anabattismo in maniera
capillare e a creare una tale esaltazione delle masse da far espellere
l'odiato vescovo e portare la propria confessione a vincere la maggioranza
nel consiglio comunale, durante le elezioni del 23 febbraio 1534.
Immediatamente Matthys vi si trasferì, dichiarando che quella era la Nuova
Gerusalemme dove attendere il ritorno di Cristo.
K. fu dichiarato borgomastro e furono prese misure radicali, come
l'espulsione, anche con la violenza, di tutti i cattolici e luterani (a
fatica K. e Bockelson riuscirono a convincere Matthys dell'assurdità di
massacrarli tutti, come invece il profeta pretendeva!) e confisca dei loro
beni, ribattesimo di coloro che era rimasti in città, abolizione della
proprietà privata, incluso il denaro, falò di tutti i libri della città
eccetto la Bibbia.
A quel punto, Matthys proclamò la Nuova Sion in terra ed invitò tutti gli
anabattisti ad accorrere a Münster: nonostante che l'ex vescovo oramai
cingesse d'assedio la città con le sue truppe (per la verità non molto
numerose): circa 2.500 fedeli risposero all'appello, tra cui i due fratelli
ed ex preti Bernhard ed Hinrich Krechting, che avrebbero assunto in seguito
incarichi ufficiali nel governo della città.
All'interno della città i capi si spartirono i compiti: Matthys assunse il
comando della dittatura teocratica, Bockelson il governatorato, Rothmann si
occupò della propaganda e K. della difesa, ma poco dopo, il giorno di
Pasqua, 4 aprile 1534, Matthys guidò una folle sortita con soli 20 compagni
contro le truppe del vescovo e cercò perfino di arringare i soldati per
passare dalla parte degli assediati, ma fu ucciso da un ufficiale con un
colpo di spada al petto.
Caduto il profeta Matthys, si poteva ipotizzare che l'intero pazzesco
complesso da lui architettato sarebbe crollato ed invece se ne approfittò
Bockelson per prendere il potere: egli fu investito del titolo di profeta di
Sion in seguito ad un quanto mai opportuno sogno di K., nel quale Dio in
persona gli aveva comunicato che il nuovo profeta sarebbe stato proprio.l'ex
sarto di Leida.
Preso il potere, Bockelson si dimostrò purtroppo ancora più fanatico e
sanguinario di Matthys stesso e non rinunciò al solito metodo di imporre
decisioni spiacevoli alla popolazione, presentandole come una parte, non
discutibile, di suoi trasporti mistici.
Il delirio di potere di Bockelson andò crescendo sempre più in un regime di
repressione e decisioni pazzesche (come ad esempio la poligamia
obbligatoria) fino alla sua nomina come novello Re Davide del regno della
Nuova Gerusalemme.
I dissidi interni tra gli immigrati, favoriti da Bockelson, e gli abitanti
originari di Münster, portarono a nuove esecuzioni capitali, a causa dei
quali lo stesso K. si ribellò, guidando una congiura per rovesciare il "re":
K. fu scoperto fu imprigionato, ma almeno conservò la vita (per il momento)
grazie alla "generosità" di Bockelson, altrimenti spietato con i nemici.
Tuttavia dal gennaio 1535 l'assedio da parte delle truppe del vescovo
Waldeck divenne rigorosissimo: nulla poteva passare, neanche i viveri che
precedentemente riuscivano a filtrare attraverso le maglie dell'assedio. La
fame avanzò rapidamente e quando finì il cibo, gli abitanti si misero a
mangiare di tutto: cani, gatti, topi, erbe, scarpe bollite e quant'altro.
L'espugnazione della città avvenne il 24 giugno 1535 grazie al tradimento di
un cittadino di Münster, che apri le porte della città durante un violento
temporale. Le truppe del vescovo poterono quindi entrare, procedendo ad un
massacro sistematico dei difensori, nonostante la strenua lotta organizzata
da Bernhard Krechting.
Furono catturati Bockelson, K. e Bernhard Krechting, mentre di Rothmann non
si seppe mai più niente e il solo dei capi a sfuggire fu Hinrich Krechting,
che finì i suoi giorni come ministro calvinista in Olanda.
I tre prigionieri furono interrogati e torturati per farli invano abiurare.
Infine il 22 gennaio 1536 K. e gli altri due furono portati sulla piazza del
mercato per essere giustiziati: furono loro strappati pezzi di carne con
tenaglie roventi fino all'agonia, e successivamente finiti a colpi di
pugnale. I cadaveri furono poi appesi in gabbie di ferro sul campanile della
chiesa di san Lamberto.


Knox, John (ca. 1505-1572) e la Chiesa Presbiteriana Scozzese



La vita
John Knox, il più famoso riformatore scozzese, nacque a Haddington,a pochi
chilometri da Edimburgo, nella contea scozzese del East Lothian nel 1505
ca., sebbene altri autori propendono per una data di nascita più tarda,
intorno cioè al 1513.
Suo padre, William Knox, era un proprietario di una piccola fattoria e la
madre era originaria del clan dei Sinclair. John ricevette una prima
educazione alla scuola del paese, fu poi inviato all'università di Glasgow a
frequentare le lezioni di filosofia e teologia del suo compaesano, John
Major (Joannes Majoris) (1496-1550), uno dei migliori teologi dell'epoca,
che non insegnava solamente basandosi sui testi fondamentali della teologia
scolastica, ma anche riferendosi direttamente al testo latino della Bibbia.
K. era molto portato per lo studio del latino e francese (con una certa
conoscenza del greco e dell'ebraico), ma studiando i Padri della Chiesa, in
particolare San Girolamo e Sant'Agostino, si rese conto dell'assurdità degli
insegnamenti della filosofia scolastica e decise quindi di abbandonare gli
studi senza conseguire la laurea.
Nel 1530 circa K. fu ordinato prete ed per 10 anni esercitò il sacerdozio a
Haddington, dove svolgeva anche le funzioni di notaio (nel Medioevo spesso i
chierici avevano questa seconda funzione).


Knox e Wishart
Nel 1543, in un momento molto turbolento della storia del paese, rientrò in
Scozia il più noto riformatore scozzese del momento, George Wishart,
intenzionato a propagandare la Riforma, da lui appreso nei suoi viaggi in
Germania e a Ginevra. Wishart venne protetto durante questo periodo dai
proprietari terrieri protestanti e fu così che conobbe K., tutore all'epoca
dei figli di uno di questi proprietari, aderente al clan dei Cockburn di
Ormiston.
K. divenne quindi un discepolo di Wishart e ne proseguì l'opera dopo la
morte il 28 marzo 1546 sul rogo del maestro, fatto condannare dal cardinale
e legato pontificio David Beaton (ca. 1494-1546), arcivescovo di Saint
Andrews. Quest'ultimo fu, a sua volta, ucciso il 29 maggio 1546, due mesi
dopo il rogo, da parte di un gruppo di sedici seguaci di Wishart.
L'assassinio fu imprudentemente lodato da K., il quale, già compromesso con
Wishart, al posto di trovare rifugio all'estero, fece l'errore di riparare
all'interno del castello di Saint Andrews. La decisione non fu certo saggia,
perché il castello fu posto sotto assedio da parte delle forze cattoliche di
James Hamilton (m. 1575), 2° conte di Arran, reggente del trono della
regina, ancora bambina, Maria Stuarda (1542-1587). La guarnigione capitolò
nel luglio 1547, dopo l'intervento di una flotta francese in appoggio delle
truppe cattoliche, e K., come gli altri, fu imprigionato sulle galee
francesi per 19 mesi.


Knox in Inghilterra
Rilasciato solo nel febbraio 1549, pare per intercessione personale del re
inglese Edoardo VI (1547-1553), K. si recò quindi in Inghilterra, accolto
cordialmente dall'arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer. K. rimase in
Inghilterra per 5 anni, predicando dapprima per due anni a Berwick upon
Tweed, una città sul confine con la Scozia, dove entrò in conflitto con il
suo superiore, il vescovo di Durham, Cuthbert Tunstall (1474-1559) a causa
della sua opposizione al rito della messa e delle modifiche da lui apportate
alla pratica della Cena del Signore (faceva fare la Comunione stando seduti
e usava pane comune), poi a Newcastle, dove rimase fino al 1553.
Nel 1551 gli fu offerto il vescovato di Rochester, un'abile mossa della
corte per poter controllare le attività del riformatore scozzese (sempre più
critico verso la struttura della Chiesa anglicana), inquadrandolo nella
gerarchia stessa, ma K. rifiutò e nel 1554, dopo la salita al trono della
regina cattolica Maria Tudor (1553-1558), detta Maria la Sanguinaria, egli
ritenne più prudente emigrare in Francia, a Dieppe.


Tra Svizzera e Scozia
Da qui K. si recò a Ginevra, dove visse nell'estate 1554, e, dopo una breve
permanenza a Francoforte, dove si oppose all'uso dei cerimoniali anglicani e
del Book of Common Prayer nella comunità di protestanti inglesi, egli
ritornò a Ginevra per diventare pastore della locale comunità inglese.
Nell'agosto 1555 K. visitò la Scozia predicando il credo calvinista, ma fu
chiamato ben presto a rispondere del suo operato davanti alla gerarchia
ecclesiastica di Edimburgo. Tuttavia, poiché nel frattempo egli era già
rientrato a Ginevra con la moglie appena sposata Marjorie Bowes, i giudici
scozzesi poterono solo condannarlo in contumacia, bruciando sul rogo la sua
effigie.
K. rimase a Ginevra fino al 1558 e in questo periodo scrisse molti dei suoi
lavori principali, principalmente sotto forma di epistole, e soprattutto il
polemico The first blast of the trumpet against the monstrous regiment of
women (Il primo squillo di tromba contro la mostruosa moltitudine delle
donne), in cui K. si scagliò contro Maria Tudor d'Inghilterra, la reggente
di Scozia Maria di Guisa e Lorena (1515-1560), Caterina de'  Medici
(1519-1589) e Maria Stuarda. L'attacco contro Maria Tudor risultò un po'
fuori tempo, perché nel frattempo la regina cattolica era morta, ma il tono
misogino (oggigiorno si direbbe anti-femminista) del libello probabilmente
indispettì la nuova regina d'Inghilterra, Elisabetta I (1558-1603), che negò
il permesso di transito per il predicatore scozzese nella primavera 1559.
K. quindi, dovendo raggiungere la Scozia, ci arrivò via mare, giungendo in
un altro dei tanti momenti critici della storia di questo tormentato paese.
Si era infatti sull'orlo della guerra civile tra riformatori e cattolici
guidati dalla reggente Maria di Lorena. K., trincerato nella città
fortificata di Perth, fu riconosciuto ben presto come capo del partito
riformatore e i suoi discorsi infiammarono la folla, che si diede alla
distruzione di chiese e monasteri. La guerra civile, con inserimenti di
truppe inglesi a fianco dei riformatori e francesi con i cattolici, volse
finalmente a favore della fazione riformatrice e la fine fu accelerata dalla
morte di Maria di Lorena il 10 giugno 1560 nel castello di Edimburgo.
Il 17 agosto 1560 K. ed il proprio partito, denominato Congregazione,
poterono presentare e far votare la Confessione Scozzese di stampo riformato
calvinista. Poco dopo fu approvato anche il Primo libro della Disciplina, il
piano di K. per il governo ecclesiastico.
Purtroppo il momento favorevole a K. fu funestato dalla morte della moglie
Marjorie nel novembre 1560.


Maria Stuarda di Scozia
Un'altra morte, un mese dopo, avrebbe influenzato il futuro di K.: quella
del giovane Francesco II di Francia (1559-1560), marito di Maria Stuarda di
Scozia, la quale, oramai diciottenne, decise di rientrare in patria
nell'agosto dell'anno successivo per reclamare il proprio trono.
Nonostante che in un primo momento Maria sembrasse accettare lo status quo
religioso ed in particolare la proibizione delle messe sul territorio
scozzese, la convivenza tra il riformatore e la giovane regina cattolica
risultò immediatamente molto problematica: la celebrazione poco dopo della
messa, in forma privata, nella cappella della regina nel palazzo reale di
Edimburgo scatenò immediate proteste e disordini di piazza.
Per molto tempo Maria Stuarda cercò di tirare K. dalla sua, con lusinghe,
lacrime e minacce, e cercò perfino di convincere il consiglio reale a
pronunciare una condanna per tradimento nei suoi confronti, ma
clamorosamente il processo, svolto nel dicembre 1562, assolse K. da ogni
accusa.
Tuttavia la situazione rimase tesa, anche per l'influenza nefasta che
avevano i vari consiglieri di Maria sulla regina stessa: in particolare
William Maitland di Lethington (ca. 1525-1573), che all'assemblea generale
del parlamento il 4 giugno 1564 cercò con ogni mezzo di screditare K.
Questi, a sua volta, riuscì a tirarsi addosso un bel po' di critiche per
aver sposato nel marzo 1564 Margaret Stewart di Ochiltre, 34 anni più
giovane del riformatore (50 anni contro 16) ed oltretutto di sangue reale:
per i detrattori egli aveva potuto impalmare la giovane sposa solo
ottenebrando la sua mente con l'uso della stregoneria!


Lord Darnley
Ma anche la sua "nemica" Maria Stuarda faceva parlare di sé per le sue
discutibili scelte matrimoniali: tramontata l'ipotesi di sposare l'Infante
di Spagna, il famoso Don Carlos (1545-1568), Maria sposò il 29 luglio 1565
il proprio cugino di primo grado, Henry Stewart, Lord Darnley (1545-1567),
un ambizioso e collerico nobile cattolico imparentato con la famiglia reale
inglese (era pronipote di Enrico VII d'Inghilterra).
I protestanti, guidati da K., temerono per la sopravvivenza del loro credo e
Darnley, che aveva inutilmente cercato di convincere Maria a nominarlo suo
successore in mancanza di eredi, attaccò con furia K., accusandolo di aver
predicato contro il "Re" (come Darnley si faceva chiamare) paragonando la
sua situazione all'episodio biblico del Re Achab e di Jezebel (Isaia 26:
13-21).
Una rivolta dei lord protestanti, guidati dall'ex consigliere della regina e
suo fratellastro, James Stewart, conte di Moray (ca. 1531-1570) fallì
miseramente nel settembre 1565 e la successiva repressione esiliò, entro il
febbraio 1566, un considerevole numero di nobili riformisti.
Ma il 9 marzo 1566 furono nuovamente i problemi familiari della regina ad
avere il sopravvento: un gruppo di congiurati, istigati da Darnley, irruppe
negli appartamenti della regina incinta, uccidendo a pugnalate l'amante
della sovrana, il musicista italiano Davide Rizzio (o Riccio)(1533-1566): lo
scopo di Darnley era di provocare uno choc mortale a Maria e di salire al
trono lui stesso, ma la regina sopravvisse e diede alla luce il 19 giugno
1566 il suo unico figlio, James (Giacomo), che sarebbe diventato re Giacomo
VI di Scozia l'anno dopo, il 24 luglio 1567, dopo l'abdicazione della madre,
e Giacomo I d'Inghilterra nel 1603, alla morte di Elisabetta I.


L'abdicazione di Maria Stuarda e gli ultimi anni di Knox
Il 9 febbraio 1567 Darnley fu fatto uccidere da un complotto organizzato da
James Douglas, conte di Morton (m. 1581), già da lui implicato nella morte
di Rizzio, e da James Hepburne, conte di Bothwell (1535-1578).
Quest'ultimo divenne il nuovo marito di Maria Stuarda, ma lo sdegno popolare
e una rivolta dei nobili li obbligò a fuggire: Maria fu catturata e
imprigionata nel castello di Lochleven, mentre K. chiedeva a gran voce la
sua esecuzione capitale: come sopra detto, la regina fu comunque costretta
ad abdicare a favore del figlio James.
L'anno dopo la regina fuggì e, radunato un esercito, affrontò i protestanti,
guidati da James Douglas, nella battaglia di Langside del 13 maggio 1568: la
sconfitta definitiva di Maria e la sua fuga in Inghilterra dalla cugina
Elisabetta I, che la tenne in cattività per ben 19 anni e poi la fece
decapitare nel 1587, spianò finalmente la strada all'affermazione della
Chiesa Riformata in Scozia. La denominazione di Chiesa Presbiteriana sarebbe
arrivata con il suo successore Andrew Melville.
K. continuò a chiedere pubblicamente la morte di Maria Stuarda e questo gli
alienò le simpatie di diversi nobili. Decise quindi di ritirarsi a Saint
Andrews a scrivere e predicare, quando la salute glielo permetteva.
Alla fine di agosto del 1572, K. ritornò a Edimburgo, e apprese con immenso
dolore le notizie appena giunte dalla Francia sulla strage degli ugonotti
durante la notte di San Bartolomeo (23 agosto). Il 24 novembre 1572 K. morì
di polmonite nella sua casa di Edimburgo.


Cocceius (Coch o Koch o Koken), Johannes (1603-1669)



La vita
Il teologo calvinista Johannes Cocceius (nome umanistico di Johannes Coch o
Koch o Koken) nacque il 9 agosto (o forse il 30 luglio) 1603 a Brema, in
Germania. Il padre, Timann Coch, era segretario comunale e allevò il figlio
in un clima severo tipico da famiglia riformata (Brema era una delle poche
città tedesche non a maggioranza luterana).
C. venne avviato allo studio della teologia, ma mostrò anche una notevole
attitudine per le lingue, imparando il greco, l'ebraico, il caldeo e l'arabo
(per esercitarsi su quest'ultima lingua, C. lesse tutto il Corano).
Nel 1625 C. si recò ad Amburgo per approfondire i suoi studi di greco e di
dottrina rabbinica, ma nel 1629, disgustato della vita licenziosa degli
universitari tedeschi, decise di andare in Olanda, all'università di
Franeker, per studiare con il teologo calvinista inglese William Ames
(1576-1633) e con l'orientalista Sixtinus Amana, che lo esortò a pubblicare
studi sul Talmud.
L'anno successivo (1630) C. divenne professore di filologia biblica al
Gymnasium illustre di Brema, dove insegnò per sei anni, ma nel 1636 egli
ritornò a Franeker, per accettare l'incarico di docente di lingua ebraica e,
grazie ai suoi commentari sulla figura dell'Anticristo e sulla lettera di
San Paolo agli Efesini, di teologia dal 1643 al 1650.
C. è noto in questo periodo per la feroce polemica sviluppata con il teologo
calvinista ortodosso Gisbertus Voetius, non solo perché C. aveva preso le
difese del famosissimo Cartesio (René Descartes, 1596-1650), residente in
Olanda dal 1629 e difensore della tolleranza religiosa e dei diritti
dell'uomo, ma soprattutto perché aveva osato criticare Voetius e i suoi
seguaci di essere troppo scolastici.
La polemica tra Voetius e C. continuò per tutta la loro vita, influenzando
pesantemente la vita accademica olandese dell'epoca: si arrivò a tal punto
che nei vari atenei il numero di voetiani e di cocceiani veniva
rigorosamente mantenuto uguale pur di non favorire nessuna fazione.
Nel 1650, dopo la morte del titolare Friedrich  Spanheim (1600-1649), C.
accettò il ruolo di professore di teologia all'università di Leida e
mantenne questa posizione fino alla morte avvenuta il 14 novembre 1669 per
un attacco febbrile.


Il pensiero
Il punto centrale del pensiero di C., espresso nelle opere Summa doctrinae
de Foedere et Testamento Dei (1648) e Summa teologiae ex sacris Scripturis
repetita (1662), era il Patto biblico della Legge stipulato tra Dio e l'uomo
prima della Caduta.
Esso fu sostituito in seguito con il Patto della Grazia, per onorare il
quale era necessaria la Venuta di Cristo ed infatti, il Vecchio Testamento
era pieno, secondo C., di riferimenti a Cristo.
Inoltre, dall'alto della sua immensa cultura biblica, C. aveva scritto
un'esegesi biblica, più personale e pratica delle interminabili
elucubrazioni mentali dei teologi "sistematici" della scuola di Voetius, e
che tenesse conto del vero (secondo lui) significato del testo sacro. Le
Sacre Scritture infatti venivano man mano elaborate dai vari sconosciuti
redattori di allora per i popoli loro contemporanei sulla base del loro
livello di comprensione del messaggio divino (una sorta di rivelazione
progressiva).
Tuttavia nella disamina di C. il messaggio del Nuovo Testamento diventava
decisamente diverso dal Vecchio Testamento ed alcune cose del Vecchio, come
ad esempio l'osservanza del giorno di riposo (Sabbath), non erano
considerate più valide e proprio quest'ultima osservazione fu il casus belli
per lo scatenamento della polemica con Voetius.


Haller, Berthold (1492-1536)



Berthold Haller nacque nel 1492 nella regione tedesca del Würtemberg. In
gioventù studiò teologia e fu compagno di studi e amico del riformatore
Philipp Melantone.
Completati i suoi studi di teologia, nel 1518, H. si recò a Berna, dapprima
come insegnante, poi come predicatore e riformatore: nel 1521 fu nominato
pastore della Cattedrale.
La sua adesione convinta alla Riforma risale al 1525, quando egli cessò di
dire Messa, ed si attivò per la diffusione del protestantesimo, assieme ad
altri compagni di fede, come l'ex francescano Sebastian Meyer, l'ex monaco
Franz Kolb (1465-1535) ed il pittore Niclaus Manuel (Deutsch) (1484-1530).
Le attività di proselitismo di H. lo portarono spesso in pericolo di vita e
la cosa non mancava di turbare il cauto e timido predicatore, il quale
doveva essere ogni tanto rincuorato dall'amico Ulrich Zwingli.
Per esempio, non privo di pericoli fu la trasferta di H. e di Johannes
Ecolampadio, che difesero coraggiosamente le posizioni riformiste nel
dibattito di Baden (nel cantone Aargau, una roccaforte cattolica)
organizzato dai cantoni cattolici (Uri, Schwyz e Unterwalden) nel 1526 con
l'invito al noto teologo cattolico Johann Eck (1486-1543), proprio quello
della disputa di Lipsia del 1519 con Carlostadio e Lutero. Era stato
invitato, in realtà, Zwingli, ma questi, temendo per la propria incolumità,
decise di non presenziare di persona. Ovviamente ambedue le parti
proclamarono la propria vittoria alla fine del dibattito.
Al suo rientro a Berna, H. dovette subire una reazione anti-riforma,
scaturita dalle conseguenze della Guerra dei Contadini del 1525, che portò
all'espulsione di Meyer e a pesanti intimidazioni contro H., revocate nel
1527, quando le elezioni portarono i riformisti al potere.
Nel Giugno 1528 si tenne nella stessa città i cosiddetti Colloqui di Berna,
da alcuni autori definiti la reazione protestante a Baden: il clima non
proprio favorevole ai cattolici portò ad una serie di rifiuti alla
partecipazione da parte dei cantoni, degli ecclesiastici e dei più noti
teologi cattolici, come ad esempio Eck. Quindi di fronte ad una massiccia e
qualificata partecipazione protestante (Zwingli, H., Ecolampadio, Kolb,
Capito e Bucero), i cattolici contrapposero una delegazione non di grande
rilievo.
I riformatori ottennero quindi una scontata vittoria e H. in persona fu
incaricato di redigere le seguenti dieci tesi o conclusioni adottate dalla
chiesa di Berna come confessione di fede:
La Chiesa Cristiana, il cui capo è Cristo, nasce dalla Parola di Dio, e
tiene fede solo ad essa.
La Chiesa Cristiana non fa leggi senza la Parola di Dio. Le tradizioni sono
vincolanti se fondate sulla Parola di Dio.
Cristo è l'unica saggezza, rettitudine, soddisfazione e redenzione per i
peccati del mondo. Quindi neghiamo Cristo quando confessiamo un altro modo
di salvezza.
La presenza essenziale e corporale del sangue e corpo di Cristo
(nell'Eucaristia) non è dimostrabile attraverso le Sacre Scritture.
L'attuale forma della Messa, in cui Cristo viene offerto a Dio Padre per i
peccati dei vivi e dei morti è contrario alle Scritture, una blasfemia
contro il santissimo sacrificio, passione e morte di Cristo, ed un abominio
davanti a Dio.
Poiché solo Cristo è morto per noi, solo Lui deve essere adorato come
difensore e mediatore tra Dio Padre e i credenti. Perciò è contrario alla
Parola di Dio proporre e invocare alti mediatori.
Le Scritture non fanno menzione di un purgatorio dopo questa vita. Perciò
tutte le messe e altre funzioni per i morti sono inutili.
L'adorazione di immagini è contraria alle Scritture. Perciò le immagini
devono essere abolite quando diventano fonte di adorazione.
Nelle Scritture il matrimonio non è proibito ad alcuna classe di uomini, ma
la fornicazione e la lascivia sono proibite a tutti.
Poiché, secondo le Scritture, un fornicatore manifesto deve essere
scomunicato, ne consegue che la lascivia e il celibato impuro sono più
perniciosi al clero che a qualsiasi altra classe di uomini.


Queste tesi del 1528 e una liturgia protestante furono il maggiore successo
dell'attività riformatrice di H., che morì a Berna nel 1536.



Taboriti (XV secolo)



I Taboriti furono gli aderenti alla fazione estremista, fondata da Vaclav
Koranda, del movimento hussita, formata da contadini e poveri.
Essi presero questo nome dal Monte Tabor, una collina vicino alla città di
Serimovo Ústí, nella Boemia meridionale, ribattezzata così in onore del
monte della trasfigurazione di Cristo.
I T. divennero universalmente noti nel Luglio 1419, quando, condotti da Jan
Troznowski, detto Zizka, il leggendario condottiero cieco da un occhio, essi
defenestrarono i magistrati del re Venceslao IV (1378-1419), detto il Pigro,
che non intendevano rilasciare alcuni loro compagni: i giudici trovarono una
orribile morte infilzati sulla punta delle lance dei soldati appostati nel
cortile sottostante.
I T. rappresentarono l'ala più radicale e militare degli hussiti e, sotto il
comando di Zizka e successivamente di Andreas Prokop (o Procopius)
(1380-1434), detto il Grande o lo Sbarbato, si distinsero nelle varie
battaglie delle guerre hussite (1420-1431).
Tuttavia essi non accettarono il compromesso con i cattolici, ottenuto dalla
fazione moderata degli Utraquisti al Concilio di Basilea (1431-1439), dove
si era arrivati alla stesura delle Compactata, una serie di deroghe
dottrinali, che riproducevano i Quattro Articoli di Praga.
L'inevitabile frizione fra le due anime del movimento hussite portò alla
guerra civile, conclusasi con la definitiva sconfitta dei T. nella battaglia
di Lipau del 30 Maggio 1434, dove fu ucciso anche Prokop.



Crell (o Krell), Nicholas (ca. 1551-1601)



Nicholas Crell (o Krell), nacque a Lipsia nel 1551 circa e si laureò
nell'università della sua città. Nel 1580 egli divenne consigliere di
Cristiano, figlio di Augusto I, principe elettore di Sassonia (1541-1586).
Cristiano (1586-1591) succedette poi al padre nel 1586 e nominò C. suo
cancelliere.
Il pensiero religioso di C. era allineato con la dottrina dei filippisti,
seguaci di Philipp Melantone, cioè una forma di luteranesimo
"cripto-calvinista", con simpatie verso alcuni punti della dottrina di
Giovanni Calvino, soprattutto il concetto calvinista della presenza
spirituale di Cristo nella Cena del Signore, diverso dalla dottrina luterana
della presenza fisica di Cristo. Inoltre C., come cancelliere, rimosse
l'obbligo di giuramento della Formula di Concordia, l'atto di fede luterana
stillato nel 1577.
Grazie al suo potere, C. favorì la promozione di calvinisti a posizioni di
rilievo e prestigio e nella gestione della politica estera del principato
cercò alleanze e accordi con stati calvinisti, come la Renania Palatinato
del reggente Giovanni Casimiro (m. 1592), zio del principe minorenne
Federico IV il Giusto (1583-1610) e  la Francia di Enrico IV (1589-1610),
calvinista fino alla sua abiura nel 1593, ma queste azioni suscitarono
gelosie e fecero diventare il cancelliere molto impopolare presso la nobiltà
sassone di fede luterana.
Fu quindi scontato che, alla morte del principe Cristiano nell'ottobre 1591,
i nemici di C. approfittassero subito della nuova situazione: al cancelliere
furono immediatamente revocati gli incarichi ufficiali ed egli fu gettato in
prigione per ordine del duca Federico Guglielmo di Sassonia-Altenburg,
reggente del principe minorenne Cristiano II (1591-1611).
Il processo contro C. venne rinviato continuamente fino al 1595, ma anche
dopo quella data fu lungo e laborioso: infatti solo nel 1601, a causa delle
pressioni dell'imperatore Rodolfo (1576-1612), la pratica fu esaminata da
una corte d'appello a Praga, che emise la sentenza di morte.
C. fu decapitato a Dresda il 9 ottobre 1601.



Matthys (o Matthijsz o Mathussen o Mathis), Jan (m.1534) e la dittatura di
Münster



Jan Matthys
Jan Matthys, un fornaio di Haarlem (Olanda) di cui non si sa niente prima
della sua conversione, venne avviato all'anabattismo da Melchior Hofmann nel
1532, durante un viaggio di quest'ultimo in Olanda.
Precedentemente, nel dicembre 1530, a causa dell'arresto ed esecuzione di
Jan Trijpmacher e altri nove anabattisti, Hofmann aveva prudentemente
ordinato agli adepti un arresto temporaneo (Stillstand) di tutte le attività
religiose per due anni, ma M., appena convertito, si mise in luce
contestando da subito l'ordine di sospensione.
Del resto, il fornaio di Haarlem, privo di cultura, era molto fanatico e
intransigente, di temperamento rozzo e collerico, e tutto compreso nel suo
ruolo di novello profeta apocalittico.
Si recò dapprima ad Amsterdam con la giovane amante (e futura moglie)
Divara, figlia di un birraio ed ex religiosa, e spodestò il predicatore
anabattista Cornelis Polderman, precedentemente riconosciuto come nuovo
Enoch, il profeta citato dall'Apocalisse: M. fece delle incredibili
sceneggiate di collera finché i radicali olandesi della capitale non
riconobbero e accettarono solo lui come capo e profeta.
M. sviluppò quindi il movimento anabattista nel vasto territorio che andava
dall'Olanda fino a Colonia, risalendo la valle del Reno, e inviò a tutti i
fedeli un messaggio fortemente apocalittico, simile a quello di Hofmann (nel
frattempo arrestato a Strasburgo nel maggio 1533), ma con un forte rilievo
dato allo sterminio di tutti gli empi e alla propria figura di profeta di
Dio.
Trascorso poco tempo, gli anabattisti si scordarono dell'infelice Hofmann e
seguirono senza riserve l'esaltato M., che già dal novembre 1533, si poteva
considerare l'unico profeta dell'imminente parusia (la nuova venuta di
Cristo), da lui prevista per la Pasqua del 1534.


M. a Münster
Il 23 febbraio 1534 una circostanza fortunata inviò un segno del destino
atteso da M.: gli anabattisti, durante le elezioni, riuscirono a conquistare
il consiglio comunale di Münster, capitale della Westphalia ed
immediatamente M. vi si trasferì, dichiarando che quella era la Nuova
Gerusalemme dove attendere il ritorno di Cristo. Fu dichiarato borgomastro
Bernhard Knipperdolling, e si misero in luce altri predicatori come il sarto
Jan Bockelson (Giovanni da Leida) e l'ex pastore luterano Bernhard Rothmann.
Furono prese misure radicali, come l'espulsione, anche con la violenza, di
tutti i cattolici e luterani (a fatica Knipperdolling e Bockelson riuscirono
a convincere M. dell'assurdità di massacrarli tutti, come invece il profeta
pretendeva!) e confisca dei loro beni, ribattesimo di coloro che era rimasti
in città, abolizione della proprietà privata, incluso il denaro, falò di
tutti i libri della città eccetto la Bibbia.
M. proclamò la Nuova Sion in terra ed invitò tutti gli anabattisti ad
accorrere a Münster: nonostante che l'ex vescovo, Franz von Waldeck
(vescovo: 1532-1534, m. 1553), oramai cingesse d'assedio la città con le sue
truppe (per la verità non molto numerose): circa 2.500 fedeli risposero
all'appello, tra cui i due fratelli ed ex preti Bernhard ed Hinrich
Krechting, che avrebbero assunto in seguito incarichi ufficiali nel governo
della città.
All'interno della città i capi si spartirono i compiti: M. assunse il
comando della dittatura teocratica, Bockelson il governatorato, Rothmann si
occupò della propaganda e Knipperdolling della difesa. I metodi di M. furono
rapidi e non ammettevano discussioni: quando un fabbro, tale Hubert Ruecher,
osò criticare la gestione di M., fu arrestato e sommariamente ucciso in
pubblico da M. in persona.
Il giorno di Pasqua, 4 aprile 1534, giorno previsto per la fine del mondo,
M. guidò una folle sortita con soli 20 compagni contro le truppe del vescovo
e cercò perfino di arringare i soldati per passare dalla parte degli
assediati, ma fu ucciso da un ufficiale con un colpo di spada al petto.
Successivamente le truppe cattoliche sfogarono la loro rabbia, riducendo in
mille pezzi il corpo senza vita del profeta anabattista.
Come mai M. si decise a questo passo, un vero e proprio suicidio deliberato?
Probabilmente ciò era derivato dalla consapevolezza che nessun aiuto sarebbe
giunto dall'esterno e che l'esperimento di Münster fosse destinato a
fallire. O forse M. era così invasato da pensare che il Padreterno
desiderasse un suo sacrificio per dare luogo alla parusia?


Il regno di Münster
Caduto il profeta M., si poteva ipotizzare che l'intero pazzesco complesso
da lui architettato sarebbe crollato ed invece se ne approfittò Jan
Bockelson per prendere il potere. Ancora più fanatico e sanguinario di M.
stesso, Bockelson fu investito del titolo di profeta di Sion in seguito ad
un quanto mai "opportuno" sogno di Knipperdolling, nel quale Dio in persona
gli aveva comunicato che il nuovo profeta sarebbe stato proprio.l'ex sarto
di Leida.
Questi non rinunciò ad una sceneggiata di fanatismo, pochi giorni dopo,
sotto forma di delirio mistico, nel quale comunicò che il governo della
città sarebbe stato gestito da un consiglio di dodici anziani, che sarebbero
state varate delle nuove leggi molto severe, che ogni insubordinazione
sarebbe stata punita con la morte.
Ma fu soprattutto la pazzesca pretesa, dal luglio 1534, di introdurre la
poligamia obbligatoria, idea che ricordava gli Adamiti e i Fratelli del
Libero Spirito, a minare l'unità degli assediati. Bockelson stesso sposò 15
mogli, tutte giovani e belle, tra cui la vedova di M., Divara, mentre
Rothmann si accontentò di 9 mogli e via di seguito.
La disposizione, imposta con la forza, incontrò una crescente resistenza:
una congiura fu repressa nel sangue e tutte le donne che rifiutavano il
matrimonio forzato venivano orribilmente torturate ed uccise.
In Settembre nuova puntata della farsa di Bockelson: un suo fedelissimo, ex
orefice di Warendorf, raccontò di aver sognato che Dio gli comunicava la
designazione di Bockelson come novello Re Davide del regno della Nuova
Gerusalemme.
L'ex sarto si schermì giusto il necessario per salvare la faccia e poi
dichiarò di accettare, minacciando di morte coloro che si fossero opposti.
Si fece quindi sfarzosamente incoronare, con la sua regina Divara al suo
fianco, circondato da dignitari e guardie del corpo: un bello smacco per la
sincera umiltà e povertà dei primi anabattisti!
Tra ottobre e dicembre 1534 Rothmann scrisse e pubblicò due opuscoli
cercando di sostenere la causa degli assediati, ma i dissidi interni tra gli
immigrati, favoriti da Bockelson, e gli abitanti originari di Münster,
portarono a nuove esecuzioni capitali, a causa dei quali lo stesso
Knipperdolling si ribellò, guidando una congiura per rovesciare il "re":
scoperto fu imprigionato, ma almeno conservò la vita (per il momento) grazie
alla "generosità" di Bockelson.
Oramai le follie sanguinarie di Bockelson erano all'ordine del giorno: una
volta convocò un banchetto per tutti, dove decapitò di persona un mercenario
del vescovo von Waldeck, da poco catturato, e poco dopo, come se nulla
fosse, celebrò la Cena del Signore!
Tuttavia la pazienza del vescovo e dei principi tedeschi della zona era agli
sgoccioli, e dal gennaio 1535 l'assedio divenne rigorosissimo: nulla poteva
passare, neanche i viveri che precedentemente riuscivano a filtrare
attraverso le maglie dell'assedio. La fame avanzò rapidamente e quando finì
il cibo, gli abitanti si misero a mangiare di tutto: cani, gatti, topi,
erbe, scarpe bollite e quant'altro.
Una profezia di Bockelson che a Pasqua sarebbero stati liberati si rivelò la
solita bufala ed in seguito allo scoramento generale, il re dovette lasciar
partire un gruppo di circa 500 persone che desideravano andarsene.
Sfortunatamente gli ordini del vescovo erano di non lasciar uscire nessuno e
quindi la maggior parte degli esuli furono uccisi dai mercenari vescovili.
Era il preludio dell'espugnazione della città avvenuta il 24 giugno 1535
grazie al tradimento di un cittadino di Münster, che apri le porte della
città durante un violento temporale. Le truppe del vescovo poterono quindi
entrare, procedendo ad un massacro sistematico dei difensori, nonostante la
strenua lotta organizzata da Bernhard Krechting.
Furono catturati Bockelson, Knipperdolling e Bernhard Krechting, mentre di
Rothmann non si seppe mai più niente e il solo dei capi a sfuggire fu
Hinrich Krechting, che finì i suoi giorni come ministro calvinista in
Olanda.
I tre prigionieri furono interrogati e torturati per farli invano abiurare.
Infine il 22 gennaio 1536 i tre furono portati sulla piazza del mercato per
essere giustiziati: furono loro strappati pezzi di carne con tenaglie
roventi fino all'agonia, e successivamente finiti a colpi di pugnale. I
cadaveri furono poi appesi in gabbie di ferro sul campanile della chiesa di
san Lamberto.


Butzer (Bucero), Martin (1491-1551)



Martin Kuhhorn o Butzer (nome umanistico Bucero) nacque a Schlettstadt
(Sélestat) in Alsazia l'11 Novembre 1491.
Dopo aver ricevuto una prima educazione di base alla scuola di latino della
sua città, B., all'età di quindici anni (nel 1506) entrò nell'ordine
domenicano, dove proseguì gli studi diventando prete. Successivamente fu
inviato all'università di Heidelberg dove si iscrisse alla facoltà di
teologia nel 1517.
L'anno seguente (1518) durante un incontro dell'ordine agostiniano, B. ebbe
l'opportunità di ascoltare Martin Lutero, che esponeva la propria dottrina e
ne fu talmente conquistato che nel 1521 chiese al Papa Leone X (1513-1521),
ed ottenne, la dispensa dai voti monastici.
Sempre nel 1521 B. si trasferì a Magonza (Mainz), diventando cappellano di
corte del principe elettore del Palatinato, Luigi V, detto il Pacifico
(1508-1544), ma già l'anno dopo fu nominato pastore a Landstuhl, vicino a
Kaiserslauten: qui si sposò con l'ex suora Elizabeth Silbereisen.
Tuttavia a causa della sua intensa attività di predicazione riformista, egli
fu scomunicato e trovò un primo rifugio nel castello di Weissenburg
(Wissembourg), in bassa Alsazia, di proprietà del cavaliere Franz von
Sickingen (1481-1523), difensore di molti riformisti e dissidenti, come
Johannes Reuchlin e Johannes Ecolampadio.
Successivamente, nel 1523, B. si trasferì a Strasburgo, dove la Riforma era
stata da poco introdotta con successo dal predicatore Mathias Zell
(1477-1548), nonostante diversi tentativi di assassinarlo.
A Strasburgo B. lavorò per venticinque anni come principale predicatore
della città, collaborando con gli altri noti riformisti, come il già citato
Zell, Wolfgang Capito (1478-1541) e Caspar Hedio (1491-1552). Egli si attivò
anche per una riforma della vita non solo ecclesiastica, ma anche sociale
della città, ed in questo fu sorretto da Jacob Strum (m. 1553), che divenne,
a livello del consiglio cittadino, il più accesso sostenitore della causa
protestante.
Nel 1527 B. pubblicò un libro di teologia, che influenzò notevolmente
Calvino, con il quale aveva in comune le stesse idee sulla predestinazione e
sul ruolo dello Spirito Santo.
Nel Giugno 1528 si tenne a Berna i cosiddetti Colloqui, con una massiccia e
qualificata partecipazione protestante svizzera (Zwingli, Berthold Haller,
Ecolampadio, Franz Kolb, Capito e B. stesso), alla quale i cattolici
contrapposero una delegazione non di grande rilievo, scelta dettata da una
serie di rifiuti alla partecipazione da parte degli ecclesiastici e dei
teologi cattolici più noti, come ad esempio Eck. Il risultato fu una
scontata vittoria dei riformatori e la redazione, a cura di Haller, delle
dieci tesi di Berna.
Come pensiero riformatore, B. aderì alla corrente zwingliana, ma ciò non gli
impedì, in varie occasioni, di cercare di agire come mediatore tra le
posizioni svizzere e quelle tedesche luterane. B. fu infatti uno degli
artefici dei colloqui di Marburg del 1529 tra Lutero e Zwingli per dirimere
la questione dei valore attribuito al sacramento dell'Eucaristia, pur
conclusisi con un nulla di fatto.
Nell'anno successivo, 1530, egli fu uno dei protagonisti della prima dieta
di Augusta, dove, assieme ai riformisti delle città di Costanza, di
Memmingen e di Lindau, presentò la Confessio Tetrapolitana (cioè, per
l'appunto, delle quattro città). La riunione si concluse con la
conciliatoria Confessio Augustana, tracciata da Philipp Melantone, che
tuttavia B. non accettò.
Ciò nonostante, la pace, almeno formale e di breve durata, tra Lutero e
Zwingli avvenne nel 1536 alla Concordia di Wittenberg, dove perlomeno si
ottenne un accordo, per quanto concerne l'Eucaristia, tra i luterani
tedeschi del nord e i riformatori della Germania del sud, capitanati da B.
stesso. Alla stesura dei cosiddetti Capitoli di Concordia, B. fu aiutato dal
riformatore italiano Bartolomeo Fonzio, un suo fedele collaboratore.
Dal 1538 al 1541, B. ebbe la possibilità di confrontarsi con Calvino, che
risiedeva a Strasburgo, dopo essere stato mandato in esilio da Ginevra.
Nel 1540, B. fu purtroppo protagonista, assieme a Lutero e Melantone,
dell'assenso alla bigamia del Langravio Filippo di Assia (Hesse)(1504-1567),
fatto che provocò un grave scandalo.
L'anno successivo (1541) la moglie Elizabeth Silbereisen morì di peste e B.
sposò la trentanovenne Willibrandis Rosenblatt, precedentemente vedova di
ben 3 riformatori: Ludwig Keller (Cellarius), Johann Ecolampadio e Wolfgang
Capito! Willibrandis gli diede 3 figli.
Negli anni successivi, B. partecipò a diverse conferenze tra cattolici e
protestanti (Hagenau 1540 e Regensburg 1541) e tentò inutilmente, nel 1542,
assieme a Melantone, di portare la Riforma a Colonia (Köln).
Nel 1548 B. respinse l'interim di Augusta, la formula dottrinale provvisoria
fra protestanti e cattolici in attesa delle risultanze del Concilio di
Trento. In seguito a ciò, dovette lasciare Strasburgo: diversi riformatori
come Calvino e Melantone gli offrirono ospitalità, ma egli decise di
accettare l'offerta dell'arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer di
stabilirsi in Inghilterra, dove si recò nel 1549.
Qui B. fu altamente apprezzato sia da Cranmer che dal re Edoardo VI
(1547-1553) e finì i suoi giorni come professore di teologia a Cambridge,
dove lavorò alla sua opera De regno Christi e contribuì alla stesura del
Book of Common Prayer (il fondamentale libro delle funzioni religiose
anglicane).
B. morì il 28 Febbraio 1551 a Cambridge, ma non ebbe vita tranquilla,
neanche da morto: infatti nel 1556, sotto il regno della regina Maria Tudor
la Cattolica (detta la Sanguinaria) (1553-1558), la sua tomba fu distrutta e
le sue ossa bruciate sul rogo.
Toccò alla sorellastra di Maria, la regina Elisabetta I (1558-1603) di far
restaurare la tomba di B. con tutti gli onori dovuti.
B. fu, dopo Lutero e Melantone, il più influente dei riformatori tedeschi,
presso i quali si distinse nel tentativo di conciliare posizioni spesso non
coincidenti. Si può inoltre attribuire a B. il ruolo di ponte tra la Riforma
tedesca e quella inglese, che lui poté influenzare negli ultimi anni della
sua vita.



Kuhlmann, Quirinus (1651-1689) e Gesueliti



Premessa
Alla morte di Jacob Boehme, i suoi seguaci, detti behmenisti, si diffusero
ovviamente in Germania, dove l'eredità spirituale di Boehme fu raccolta da
Abraham von Franckenberg (1593-1652) e dal discepolo di questi, il luterano
Johannes Schleffer (1624-1677), convinto quest'ultimo che il misticismo di
Boehme potesse abbattere le barriere esistenti tra le varie confessioni
religiose. Perseguitato dalle autorità luterane, Schleffer negli ultimi anni
si convertì al Cattolicesimo e scrisse alcune opere con lo pseudonimo di
Angelo Silesio.
Il discepolo più noto di Schleffer fu Quirinus Kuhlmann.


La vita
Il poeta mistico Quirinus Kuhlmann nacque a Breslavia il 25 febbraio 1651 da
una famiglia luterana. Dopo aver studiato presso il locale ginnasio, K.
scrisse tra il 1668 ed il 1670 svariati libri di poesie.
Nel 1670 K. fu inviato a Jena per studiare giurisprudenza all'università, e
qui ricevette attestati di stima nei suoi confronti, anche per la sua
originalissima maniera di concepire la poesia: infatti la sua Himmlische
Liebes-küsse (Baci d'amore divino) del 1671 fu una forma eccentrica di
sonetto, ottenuto utilizzando un automa meccanico, in cui le parole
intercambiabili tra loro generavano una serie di combinazioni esprimibile da
un numero a 117 cifre!
Nonostante la fama, K. decise di abbandonare l'ateneo tedesco per recarsi
nel 1673 in Olanda all'università di Leida. Qui conobbe Schleffer, che lo
introdusse alle opere di Boehme e questo fu l'ispirazione per uno dei suoi
lavori più famosi, il Neubegeisterten Böhme (i nuovi entusiasti di Boehme),
che lo rese popolare nell'ambiente dei mistici cristiani.
Nello stesso periodo, K. scrisse un'apologia dei Rosacroce, affermando che i
contenuti della Fama Fraternitas (il testo base rosacrociano) erano in
accordo con la Bibbia, e che la Sesta Era, ancora da venire, sarebbe stato
chiamata l'Era Rosacrociana. K. desiderava accelerare l'avvento di questa
nuova era e per questo fondò una confraternita denominata dei Gesueliti.
Tra il 1674 ed il 1677 K. visse, in giro per l'Europa, ad Amsterdam,
Groningen, Lubecca, Amburgo, in Inghilterra ed in Francia. Fermamente
convinto, come il suo maestro, che l'insegnamento potesse unire le
confessioni religiose, K. si recò in Medio Oriente per cercare di convertire
alla Cristianità, ovviamente senza successo, il Sultano turco [probabilmente
Maometto IV (1648-1687), o suo fratello Solimano III (1687-1691)].
Ma il passo fatale lo fece poco dopo in Russia: K. fu invitato a Mosca
nell'aprile 1689 dai circoli behmenisti, fondati dal mercante tedesco Konrad
Nordemann (m. 1689) e dal pittore Otto Henin (m. 1689). Qui K. non fece
troppo mistero sui suoi sogni millenaristici (la Russia doveva essere il
luogo dove realizzare l'Era Rosacrociana) e inviò diversi petizione al
reggente e futuro zar Pietro I, detto il Grande [come reggente di Ivan V:
1682-1696, come zar (poi imperatore): 1696-1725].
Ma le idee millenaristiche di K. e soci richiamarono l'attenzione del
pastore protestante di Mosca Meinecke, che li denunciò alle autorità. Si può
legittimamente supporre che dette idee non piacessero neppure al Patriarca
di Mosca Yakimovich (1674-1690) e alle autorità ecclesiastiche ortodosse,
già alle prese a reprimere tentativi di scissioni interne (nel 1682
l'arciprete dissidente Avvakum era stato bruciato sul rogo).
Quindi nello stesso 1689, K., Nordemann e Henin furono catturati a Mosca e
processati. Henin non resistette alle torture in carcere e si suicidò,
mentre K. e Nordemann furono condannati a morte per eresia. La sentenza fu
eseguita il 4 ottobre 1689: i due furono rinchiusi in una gabbia di legno
assieme a tutti gli scritti di K., considerati eretici, e bruciati vivi sul
rogo.


Curiosità
L'episodio della condanna ed esecuzione di K. fu descritto anche nel romanzo
Pietro I dello scrittore russo Aleksei Nikolaevic Tolstoy (1887-1945).