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MACCHIA MEDITERRANEA
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La vegetazione
caratteristica di Positano è quella della
cosiddetta Macchia Mediterranea.
L'altimetria discontinua di Positano che va
da zero a 1444 metri sul livello del mare
permette una varietà di vegetazione molto
ricca e varia. LA FLORA DEL MEDITERRANEO
1. LE REGIONI A CLIMA MEDITERRANEO
“La piovosità e la temperatura caratterizzano insieme il clima di una determinata regione”
Le regioni mediterranee sono situate sui versanti occidentali e sud-occidentali dei
continenti e presentano un’eccezionale ricchezza floristica, con oltre 24.000 specie
ed approssimativamente un 35% di endemismi, rappresentando così uno dei centri
di maggiore biodiversità vegetale del pianeta.
Cinque aree del nostro pianeta (situate fra 30 e 40 gradi di latitudine sia a Nord sia
a Sud dall’Equatore), condividono il clima di tipo mediterraneo. Due di queste regioni
si trovano nell’emisfero settentrionale (bacino del Mediterraneo, California),
le altre tre in quello meridionale (Cile centrale, Provincia del Capo, Australia sudoccidentale
e meridionale).
Nella letteratura scientifica, il termine italiano Macchia e quello francese Maquis indicano
la vegetazione arbustiva a sclerofille sempreverdi del clima mediterraneo.
Questa vegetazione viene, inoltre, indicata localmente con termini specifici: Matorral
nei paesi a lingua spagnola (Spagna e Cile), Chaparral in California, Strandveld e
Renosterveld (secondo la composizione floristica dominante) in Sudafrica, Mallee in
Australia. Quando, con l’aumento dell’aridità estiva o per aumentata pressione
delle attività antropiche, la vegetazione diventa bassa e diradata, prende il nome
di Gariga in Italia, Garrigue in Francia, Phrygana in Grecia, Batha in Israele, Jaral in
Cile e Coastal Sage in California, Fynbos in Sudafrica, Busch in Australia.
2. IL BACINO DEL MEDITERRANEO
“La Regione dell’olivo”
L’habitat di coltivazione dell’olivo dà un’indicazione sufficientemente approssimativa
dell’estensione della regione mediterranea. La vegetazione mediterranea tipica,
rappresentata dal bosco sempreverde e dalla macchia mediterranea con formazioni
a sclerofille, ha un areale di distribuzione limitato alle regioni intorno al mar
Mediterraneo, e si trova nell'Africa settentrionale, nella Grecia meridionale, in Sicilia
e in genere sulle coste meridionali del bacino mediterraneo.
3. IL CLIMA DI TIPO MEDITERRANEO
“Inverno mite e piovoso, estate calda e arida”
Il clima mediterraneo è caratterizzato: durante i mesi caldi, da giornate serene e a
cielo terso, con temperature elevate e aria asciutta; durante i mesi freddi, da cielo
variabile con piogge frequenti e temperature basse, ma miti. D’estate, il clima è influenzato
dalla presenza d’alta pressione (che determina assenza di pioggia) e
d’inverno da sistemi di bassa pressione. La temperatura non è mai inferiori a 0
gradi Celsius e mai superiori a 50 °C (medie annuali: 14-18 °C); le piogge sono distribuite
al di fuori della stagione estiva e variano da un minimo di 400 ad un massimo
di 1.500 mm annui.
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Il clima mediterraneo con riferimento alla vegetazione, viene correttamente rappresentato
mediante i diagrammi di Bagnouls-Gaussen, basati sul presupposto
che, per le piante e con riferimento ad un certo periodo, una piovosità (in mm) pari
al doppio della temperatura (in °C) rappresenta la soglia dello stress da aridità. In
questi climatogrammi, i valori delle ordinate sull’asse di destra del diagramma si
riferiscono ai mm di pioggia e sono doppi rispetto ai corrispondenti sull’asse di
sinistra, che riguardano le temperature; l’ampiezza dell’intersezione tra le due
curve è una misura visuale dello stress da aridità, corrispondendo al periodo
dell’anno caratterizzato da aridità.
4. IL BIOMA DI TIPO MEDITERRANEO
“Il clima determina il tipo di vegetazione che può crescere in una determinata regione”
Il bioma mediterraneo è costituito da piante adatte all’aridità stagionale. Anche se
la composizione in specie è molto diversa nelle diverse aree, la comunità che si sviluppa
è sorprendentemente simile dal punto di vista strutturale e nella morfologia
delle specie vegetali dominanti. I paesaggi mediterranei devono, infatti, molto del
loro aspetto alla loro vegetazione così particolare, tra cui dominano le specie xerofile.
Si tratta di piante capaci di vivere in condizioni di deficiente umidità atmosferica.
Alcune presentano un enorme sviluppo dell’apparato radicale assorbente, rispetto
a quello aereo traspirante; altre hanno meccanismi adatti a contenere la traspirazione
(ad esempio stomi situati in cripte stomatiche provviste di peli), altre
ancora possiedono particolari tessuti nei quali riescono ad immagazzinare molta
acqua durante il periodo delle piogge (piante grasse, a fusto succulento).
Nel bioma mediterraneo il fuoco rappresenta un fattore ecologico molto importante,
che tende a mantenere la dominanza degli arbusti a scapito degli alberi e incrementa
la biodiversità, determinando la coesistenza di aree di diversa età. Infatti,
il caldo, le estati secche e gli oli volatili prodotti da molte piante rendono la vegetazione
facilmente infiammabile. Gran parte delle piante mediterranee possono
sopravvivere al fuoco e alcune ne sono addirittura stimolate nella crescita (poiché
il fuoco libera i semi dai duri involucri legnosi).
5. LE PIANTE MEDITERRANEE
“Sono quelle specie che per ben vegetare esigono di un clima di tipo mediterraneo”
Si tratta di arbusti e/o alberi con foglie sempreverdi, piccole, dure, con spessa cuticola,
pochi stomi e poca clorofilla. La flora presenta uno spiccato endemismo: abbondano,
soprattutto, le orchideacee, le labiate, le gigliacee e le cistacee. Anche fra
le piante coltivate, molte sono caratteristiche: olivo, vite, fico, agrumi, palme, Dracaena,
agavi, acacie, eucalipti. Tra le specie erbacee si possono ricordare le forme
selvatiche della grande famiglia delle graminacee, come frumento e orzo, che, 10
000 anni fa, furono tra i primi vegetali ad essere coltivati
La macchia è particolarmente sviluppate nelle zone a terreno siliceo fresco e profondo;
generalmente deriva dalla foresta mediterranea sempreverde (pini, sugheri
e Quercus ilex) in seguito al diradamento di questa operato dall’uomo. Vi è la mac-
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chia bassa, formata da suffrutici e arbusti alti circa un metro (ginepro, cisto, fillirea);
la macchia alta, di arbusti che possono raggiungere i 2-3 m (Arbutus unendo, lentisco,
erica arborea); la macchia-foresta, caratterizzata da oleandro, alloro e dagli
stessi arbusti della precedente. Le macchie di arbusti non modificate dall’uomo,
sono spesso impenetrabili e si possono considerare una ripetizione in piccolo dei
boschi. Sono costituite prevalentemente da arbusti e suffrutici giunchiformi, sempreverdi
(erica, Rhododendron, conifere arbustacee) o a foglie caduche (ginestra,
mimosa, rosa). Il suolo più spesso permette la crescita di boschi, specialmente
quelli a lecci, che ad una certa altezza si ritrovano con altri alberi a foglia caduca
(castagni), per lasciare il posto, alle quote alte, a conifere e a roveri. Là dove non
crescono più gli alberi ed il terreno è calcareo, la macchia si trasforma in una formazione
vegetale detta Gariga, dominata da cespugli.
Le fasce di vegetazione del bacino del Mediterraneo sono rappresentate nelle zone
meno calde, dalle foreste di latifoglie sempreverdi sclerofille. Man mano che il clima
si fa più caldo, la foresta si dirada e viene sostituita dalla macchia, un ambiente
divenuto quasi sinonimo di vegetazione mediterranea: zone alberate qua e là, con
ampi spazi aperti di arbusti e piante erbacee. La temperatura media invernale delle
regioni del bacino del Mediterraneo è compresa tra +7 e +12 gradi Celsius, quella
estiva tra +22 e +26 °C; questi valori aumentano dal Nord al Sud e dall'Ovest
all’Est. Le precipitazioni annue sono in media di 760 mm. Sotto gli aspetti geografici,
la loro distribuzione si può considerare inversa a quella delle temperature:
diminuiscono dal Nord al Sud e dall'Est all'Ovest.
Il paesaggio vegetale mediterraneo, un nastro verde lungo le coste, un tempo era
molto diverso da quello attuale: dominavano le foreste sempreverdi e in particolare
quelle a leccio, che si estendevano, dense e impenetrabili, dalla costa fino a 800
metri sul livello del mare. Ma millenni di storia umana hanno trasformato quel tipo
di associazione vegetale: il bisogno di spazi per l'agricoltura e l'allevamento, e
in seguito per l'insediamento di villaggi e strutture permanenti, ha provocato la
distruzione di quelle immense foreste.
L’eventualità di incendi occasionali spontanei deve essere inclusa nel modello di
gestione umana di questo bioma.
La macchia è abitata da molte specie che vivono anche nella foresta temperata,
come i cinghiali, i daini, gli scoiattoli. Altre specie animali sono invece caratteristiche
delle coste, come i gabbiani, i cormorani, le tartarughe marine. Conservazione e gestione del paesaggio vegetale L’antropizzazione ha
determinato una consistente trasformazione degli ambienti naturali,
attraverso tradizionali pratiche agro-silvo-pastorali in uso nelle zone
mediterranee da migliaia di anni.Tale trasformazione, contrariamente a ciò
che molti pensano, ha determinato un aumento della diversità di specie e
di habitat, trasformando un paesaggio monotono di foresta primaria, dominata
dal leccio e poche altre essenze, in un movimentato mosaico di macchia,
gariga, pascoli aridi e foresta secondaria. Così le comunità animali si sono
arricchite di specie opportuniste e ad alta valenza ecologica che si sono
diffuse lungo le coste, a partire dagli habitat più interni. Tuttavia, se è
vero che l’uomo, con i suoi interventi, ha spesso favorito l’incremento della
biodiversità in tempi passati, come ci dimostra la lettura dinamica del
paesaggio, ciò non è più valido attualmente, con i potenti mezzi della
moderna tecnologia, che risultano invadenti e distruttivi del fragile
equilibrio biologico. Nel caso specifico della macchia, ove essa insista su
una stretta fascia costiera, l’attività antropica di edificazione di
insediamenti turistici o di infrastrutture stradali o ferroviarie può ridurre
al di sotto del minimo la superficie indispensabile ad uno sviluppo
equilibrato e ben strutturato delle diverse formazioni vegetali. D’altra
parte, paragonando la situazione attuale della vegetazione con quella
presente anche solo alcuni decenni fa, notiamo che l’inurbamento e
l’abbandono delle colture successivo all’ultimo dopoguerra hanno fatto sì che
la copertura vegetale “naturale” sia talmente aumentata che alcuni aspetti di
paesaggio vegetale, allora dati da fitocenosi di sostituzione, risultano
quasi completamente scomparsi. Ne consegue un impoverimento
floristico. Attualmente ciò che influisce maggiormente sulla trasformazione
della vegetazione causando la regressione da tipi più evoluti e meglio
strutturati a tipi degradati è il ripetersi degli incendi; ciò infatti porta
da un lato alla eliminazione delle specie che hanno minore capacità di
ripresa dopo l’incendio e dall’altro ad un progressivo impoverimento ed
assottigliamento del suolo. Come conseguenza quindi del passaggio del fuoco,
a breve intervallo di tempo (da uno a pochi anni) si registra una involuzione
delle caratteristiche strutturali e floristiche della vegetazione. Dove i
pendii sono ripidi, il dilavamento può essere molto intenso, soprattutto se
all’incendio fa seguito una pioggia di forte intensità. 131 Aspetti di
conservazione e gestione Una passeggiata sulle colline della riviera ligure o sulla costa
amalfitana o in altre località climatiche di insediamento turistico può
riservare delle sorprese: fra gli alaterni e i lentischi, che ci aspettiamo
di trovare, ci imbattiamo in una serie di piante assolutamente fuori
luogo, ben integrate e inserite nella lussureggiante vegetazione naturale.
Si tratta di specie esotiche, ossia di specie che sono al di fuori del
loro areale naturale. La storica presenza di giardini di acclimatazione e
attività vivaistiche produttive e commerciali ha causato un
incessante processo di arricchimento floristico di specie esotiche
ornamentali. Se si tratta di specie provenienti da situazioni
bioclimatiche affini a quelle mediterranee, esse si integrano in maniera
stabile fino a sostituire specie indigene locali. Si possono ricordare, ad
esempio, arbusti ornamentali come i pitosfori ( Pittosporum
tobira, diffuso ovunque, e Pittospor um undulatum), la pittosporacea
australiana dai bei fiori blu, Sollya heterophylla, naturalizzata nei
dintorni de La Mortola, le gialle mimose australiane ( Acacia dealbata
e A. cyanophylla), che formano veri e propri boschetti (in Francia
meridionale hanno addirittura dato il nome alla località Bornes- les
Mimosas), l’olivagno pungente ( Elaeagnus pungens), il ligustro a
foglie lucide ( Ligustrum lucidum) e la rosa a mazzetti ( Rosa banksiae)
che provengono dalla Cina e dal Giappone. Troviamo anche liane come i
seneci sudafricani ( Senecio deltoideus, Senecio angulatus), o Danaë
racemosa, proveniente dall’Asia Minore, specie introdotta in coltura in
Liguria come fronda verde e diffusa nel circondario perché
disseminata dagli uccelli. Altre specie, come la mimosa a foglie intere
( Acacia saligna) e la robinia o falsacacia ( Robinia pseudacacia), sono
state piantate estensivamente in territori interessati da una forte
antropizzazione per rimboschimento o per contenimento di scarpate
stradali. Un discorso a parte merita l’ailanto o albero del paradiso (
Ailanthus altissima), proveniente dall’estremo oriente.Venne introdotto in
Italia nel 1760 come pianta utile e, grazie alla sua forte capacità
pollonifera e alla sua abbondante disseminazione, ha assunto in ambiente
mediterraneo l’invadenza che in ambito padano è propria della robinia. In
particolare è stata documentata una sua costante espansione nella Riserva
Naturale dell’Isola di Montecristo. Infatti, non essendo controllato dagli
erbivori, che lo trovano scarsamente appetibile per il suo sgradevole
sapore, si è espanso negli spazi creati dal sovrappascolo della capra di
Montecristo, creando un forte squilibrio biologico. Le specie
esotiche Ailanto o albero del paradiso ( Ailanthus altissima) Pitosforo (
Pittosporum tobira) Mimosa ( Acacia dealbata) quindi ovvio che il susseguirsi
dei due eventi, incendio e pioggia intensa, porti al dilavamento delle
particelle più fini con conseguente eliminazione degli orizzonti
superficiali del suolo. Ne risulta un suolo ciottoloso, povero di sostanze
nutritizie, sul quale possono sopravvivere solo formazioni
discontinue costituite da specie poco esigenti. L’impoverimento floristico
è perciò dovuto più all’impoverimento del suolo che al danno diretto sulle
piante da parte del fuoco. C’è una stretta correlazione tra tipo di
vegetazione e frequenza degli incendi. Di qui scaturisce l’opportunità
dell’individuazione delle aree a maggior rischio di incendio. Una carta della
vegetazione reale permetterebbe di localizzare i tipi di vegetazione che sono
statisticamente più soggetti al fenomeno, ottenendo di fatto una carta del
rischio di incendio, con possibilità quindi di finalizzare oculatamente la
prevenzione e la progettazione degli interventi di gestione ambientale. A
lungo termine, tali interventi devono mirare a costituire coperture
vegetali arboree (in particolare la lecceta), scegliendo formazioni vegetali
specifiche per la località. Questa ricostituzione deve tenere conto delle
tappe dinamiche naturali e quindi programmare l’evoluzione del bosco non con
l’impianto diretto delle specie finali, ma attraverso l’utilizzo di specie
intermedie capaci di preparare le condizioni ecologiche adatte alla
situazione finale progettata. Come stadio intermedio verso la copertura a
bosco, devono essere programmati interventi che si inseriscano nel naturale
dinamismo delle formazioni arbustive, favorendo le specie che più facilmente
e rapidamente si propagano, in pratica le principali specie arbustive della
macchia, da scegliere in accordo con le condizioni ecologiche e le vicende
vegetazionali locali. Ogni intervento locale deve essere studiato e
strutturato in modo specifico, così da renderlo adatto alle caratteristiche
ecologiche e vegetazionali dell’area oggetto di gestione È ovvio che il
territorio, profondamente trasformato dalle attività umane, non potrà più
tornare alle condizioni primigenie. Del resto abbiamo visto che spesso, nel
caso della vegetazione mediterranea, naturalità e biodiversità
sono inversamente proporzionali. Perciò si deve agire in base a
comportamenti gestionali razionali e precisi, avendo come principale
obiettivo il mantenimento di livelli di biodiversità elevati, conservando un
certo livello di naturalità risultante da un antico equilibrio dinamico tra
l’uomo protostorico e l’ambiente. 134 135 Uno spazio aperto nella macchia
per la coltivazione dell’olivo; attorno alla pianta un muretto
protettivo Macchia nei dintorni di Arbatax (Sardegna) ra del 2001, già si
osservavano numerose specie di coleotteri fitofagi che frequentavano i fiori
prodotti dalle piante in rigenerazione. Durante tutta la primavera e
l’estate, i fiori dei cisti e delle composite gialle erano pieni di edemeridi
e scarabeoidei in attività. Una specie del genere Amphimallon è risultata
essere molto più abbondante nelle zone di pineta bruciata che in quelle non
toccate dall’incendio. Una cosa assolutamente certa è che l’eterogeneità
ambientale determina un enorme incremento della diversità faunistica. Se le
autorità di gestione di un’area protetta di macchia mediterranea riuscissero
a portare avanti la successione fino a quella che viene considerata la fase
climacica, ottenendo lecceta matura su tutta la superficie, la diversità di
specie animali nell’area subirebbe un grande crollo e la comunità sarebbe
povera e monotona, formata solo da specie sciafile e igrofile. Il sottobosco
sarebbe povero di specie vegetali appetibili per gli erbivori, non
ospiterebbe fiori per gli insetti floricoli né cibo per gli uccelli
insettivori, e non consentirebbe la termoregolazione necessaria a
tanti animali, per esempio rettili e farfalle. Gli incendi spontanei e la
caduta degli alberi, in generale, determinano la presenza di un prezioso
mosaico di radure, di un’alternanza tra aree chiuse ed aree aperte, mantenuta
a lungo tale dall’attività dei mammiferi erbivori con la loro attività di
“giardinieri”. In questo complesso mosaico di parcelle a diverse fasi della
successione, specie sciafile ed eliofile sia animali sia vegetali si alter- ■
La gestione della fauna Come in tutti gli ecosistemi di macchia del mondo (in
California, in Cile, nel Sudafrica e in Australia), il fuoco è uno degli
argomenti più dibattuti in tema di conservazione e gestione della fauna.
Infatti, a parte le conseguenze dirette (positive o negative che siano) sulle
piante, ci si chiede quale sia l’impatto del fuoco sugli animali. Qui la
risposta si complica perché, oltre a considerare in termini ecologici
l’effetto degli incendi sulla conservazione della fauna, molti si preoccupano
in termini etici degli effetti che gli incendi stessi possono avere sugli
animali come individui. Poiché gran parte dell’opinione pubblica è
animalista più che ambientalista, e quindi agisce sotto spinte emotive più
che razionali, ignorando i meccanismi evolutivi ed il funzionamento degli
ecosistemi, molto spesso vengono richiesti o realizzati interventi nocivi per
la conservazione stessa. Un esempio tipico e reale di queste situazioni è il
caso di quelle aree protette dove sono state catturate le testuggini e messe
dentro recinti protetti per evitare che muoiano durante gli incendi. Ciò
ovviamente significa distruggere una popolazione naturale in equilibrio
con il suo ambiente, azzerare la delicata rete di rapporti territoriali e
sociali tra gli individui e la distribuzione spaziale che essi avevano
realizzato in base alla disponibilità delle risorse. Il fatto che un certo
numero di testuggini muoia durante gli incendi fa parte di un processo
naturale e i loro corpi vengono poi consumati da altri animali contribuendo
al flusso dell’energia. Ovviamente, quando gli incendi sono dolosi e quindi
troppo ripetuti nel tempo, il numero di testuggini e di altri animali che
perdono la vita può essere troppo alto e minacciare la sopravvivenza della
popolazione. Gli incendi vanno quindi combattuti quando sono troppo frequenti
o interessano percentuali troppo elevate di un’area protetta. D’altra parte,
non si tiene presente l’effetto che possono avere sugli animali le sostanze
schiumogene usate per spegnere il fuoco. Molte nidiate di uccelli, molti
rettili, mammiferi e un enorme numero di invertebrati muoiono durante gli
incendi, ma questo fa parte di un ciclo che alimenta e vivifica gli organismi
della macchia sempreverde. Come esistono piante pirofile (pirofite), così
esistono animali che risultano favoriti degli incendi, che forse li aiutano
ad evitare la concorrenza con altre specie. Un caso particolare è dato dai
coleotteri buprestidi del genere Melanophila (vedi il paragrafo sugli
insetti) che depongono le uova sui tronchi bruciati. I cinghiali accorrono
presto ad alimentarsi nelle schiarite formate dagli incendi, dove cercano
cadaveri di animali bruciati e scavano facilmente nel suolo libero dalla
vegetazione, alla ricerca di radici, tuberi e larve. Il recente incendio
che il 4 luglio 2000 ha devastato la pineta e la macchia di Castelfusano (nei
dintorni di Roma) ha rappresentato l’occasione per studiare la
ricolonizzazione degli ambienti bruciati da parte degli animali. Nella
primave- 136 137 Cinciarella in cova 139 nano. Non a caso, i sentieri
che attraversano la macchia rappresentano tante strisce ecotonali dove la
diversità di specie è assai alta e, durante la notte, rappresentano le vie
aeree lungo le quali volano le falene inseguite dai pipistrelli loro
predatori. La gestione della macchia mediterranea deve tener presente tutto
questo e non fissarsi sul perseguimento di un paesaggio uniforme che
corrisponda ad un modello ideale di climax, e che può significare
l’impoverimento della comunità. La strategia migliore potrebbe essere quella
di garantire un grado elevato di anisotropia nella vegetazione, controllando
gli incendi senza demonizzarli, e cercando di ricostruire equilibri tra
piante, erbivori e predatori. Inoltre, non deve fermarsi su posizioni rigide
dal punto di vista etico, ma considerare l’eventualità di interventi
finalizzati al controllo numerico delle popolazioni animali quando queste
minacciano la conservazione di altre specie. Dovunque in Italia si osserva
l’aumento numerico delle cornacchie, degli storni e dei cinghiali, specie
infestanti perché favorite dalle attività dell’uomo. Cornacchie e storni
possono essere il motivo della rarefazione e talvolta della scomparsa
di molte specie di piccoli uccelli e di insetti, mentre i cinghiali possono
rappresentare una minaccia per molte specie di piante (orchidacee, liliacee,
amarillidacee, iridacee) e di animali. La presenza di mammiferi erbivori è
importante in tutti gli ecosistemi e quindi anche nella macchia sempreverde
che però, data la sua fisionomia, si presta ad ospitare soltanto il capriolo.
Daini e muflo- 138 ni, introdotti dall’uomo in tempi più o meno antichi, sono
oggetto di animata discussione. Nonostante la loro origine medio-orientale,
questi animali sono oggi presenti in molte aree protette e rappresentano
spesso la principale attrazione per i visitatori. Togliere i daini dal Parco
naturale della Maremma o i mufloni dalla Sardegna sarebbe oggi un intervento
accademico e assolutamente impopolare. Conviene però ridurre le loro
popolazioni nei casi in cui esiste il rischio di danno per la vegetazione;
inoltre è opportuno mantenere questi animali in vaste aree recintate, in
vicinanza delle aree da pic-nic, che possono funzionare da vere “zone
cuscinetto”, cioè destinate ad attirare il pubblico concentrando e sostenendo
l’impatto antropico in pochi punti. Così si evita che l’impatto del turismo
di massa si risenta sulle aree con più elevato grado di naturalità. La
gestione dell’attività venatoria nella macchia mediterranea dovrebbe
inoltre essere pianificata tenendo conto di particolari criteri di tutela
della biodiversità locale. In questo habitat, infatti, alcune entità
tradizionalmente oggetto di prelievo sono particolarmente preziose perché
specificamente adattate a questo ambiente. Il caso più notevole è
certamente quello della lepre italica ( Lepus corsicanus), da secoli nota ai
cacciatori dell’Italia centrale con il nome vernacolare di
“macchiarola”. Nonostante il sapere popolare ne avesse già da tempo
individuato la peculiarità, il riconoscimento del rango specifico a questo
splendido endemita Lepre italica ( Lepus corsicanus): si distingue dalla
lepre comune per i fianchi nettamente bicolori Un moscardino ( Muscardinus
avellanarius) su cassetta-nido italico è arrivato soltanto da una decina
d’anni, grazie ad alcuni studi di morfologia e genetica. La sua conservazione
richiede l’adozione di misure speciali di gestione di alcune attività
antropiche, fra le quali spiccano l’attenta pianificazione del prelievo
venatorio nelle zone di maggiore importanza per la specie, e drastiche misure
di contenimento (Italia centro-meridionale) o interruzione (Sicilia)
dell’immissione ad uso venatorio di lepre europea ( Lepus
europaeus). Quest’ultima, infatti, compete con la lepre italica nell’utilizzo
delle risorse, costringendola a contrarre le sue popolazioni rifugiandosi
negli habitat meno produttivi. Anche il capriolo italico ( Capreolus
capreolus italicus) mostra di essere ben adattato alle dure condizioni
ambientali della macchia mediterranea. La sua peculiarità è testimoniata sia
dalla piccola taglia e dal caratteristico colore giallastro dello specchio
anale, sia dalla presenza di alcuni marcatori nucleari tipici del suo genoma.
Decimato da secoli di prelievo venatorio, esso sembra sopravvivere soltanto
in alcune popolazioni isolate dell’Italia centro-meridionale (Lazio: Tenuta
di Castelporziano; Puglia: Foresta Umbra, Promontorio del Gargano; Calabria:
Monti di Orsomarso). Il principale pericolo per queste popolazioni è
rappresentato dall’inquinamento genetico dovuto alla pratica del sostegno
popolazionale ad uso venatorio. L’immissione dei più grossi caprioli
centroeuropei, infatti, sembra aver già portato a discreti fenomeni di
ibridazione in diverse zone della Toscana meridionale (Maremma e Colline
senesi). La conservazione del pool genico del capriolo italico è dunque
legata a misure che ne favoriscano l’autonoma espansione dai residui nuclei
popolazionali, eliminando nel contempo la pratica dell’immissione di caprioli
alloctoni ad uso venatorio. Per quando riguarda invece la conservazione della
testuggine di Hermann, di cui l’Italia possiede diverse preziose popolazioni,
l’attenzione delle autorità dovrebbe essere dedicata non soltanto a impedire
il prelievo di questi animali a scopo commerciale e amatoriale, ma anche a
contenere le popolazioni di alcune specie introdotte (testuggine moresca e
testuggine marginata) che localmente competono sul piano alimentare con
quella indigena e abbassano il suo tasso di natalità attraverso la produzione
di ibridi sterili. Pertanto, gestire la fauna significa anche impedire che
l’attività di alcune specie, introdotte oppure favorite dall’uomo, finisca
per causare l’estinzione di molte altre e l’impoverimento delle comunità
biologiche. La macchia mediterranea rappresenta comunque un ambiente di
grande importanza per la conservazione di numerose specie inserite nella
Direttiva Habitat (92/43/CE): oltre alla già citata Testudo hermanni, sempre
fra l’erpetofauna, la Direttiva ricorda anche il cervone ( Elaphe
quatuorlineata), il colubro leopardino ( E. situla) e il discoglosso sardo
( Discoglossus sardus), la cui sopravvivenza è almeno in parte legata a
quella della macchia mediterranea. 140 141 Schiusa delle uova di
testuggine di Hermann ( Testudo hermanni) 143 Proposte
didattiche MARGHERITA SOLARI Macchia nell’Isola di Zannone (Lazio): le
piante in primo piano sono defoliate a causa della
salsedine Introduzione L’ambiente della macchia mediterranea rappresenta
un patrimonio che, pur essendo sempre sotto i nostri occhi, pochi sanno
apprezzare nella sua totalità. Le schede seguenti propongono alcuni itinerari
didattici che possono fornire spunti o suggerimenti agli insegnanti ed
educatori che vogliano far scoprire la ricchezza dell’ambiente della macchia
mediterranea a ragazzi di tutte le fasce d’età. ■ Gli incendi: modelli di
studio ● Obiettivi: maturare la consapevolezza dei danni che gli incendi
ripetuti provocano negli ambienti della macchia mediterranea; maturare
comportamenti consapevoli e capacità di giudizio e analisi; imparare
l’importanza dell’uso dei modelli per la previsione dei rischi; comprendere
l’utilità della prevenzione. ● Livello: bambini e ragazzi della scuola
elementare e di quella media inferiore (8-13 anni). ● Attrezzatura:
immagini di boschi, ambienti di macchia e gariga; illustrazioni e schemi
sull’accrescimento delle piante pollonifere. Materiale per la
realizzazione dei modelli, eventuale attrezzatura per il campionamento della
fauna del suolo ad invertebrati e materiale per il relativo
riconoscimento. ● Eventuali collaboratori: guardie forestali,
naturalisti. FASE PRELIMINARE 1. Stesura di una lista delle possibili
cause di incendio, suddividendole in varie tipologie: naturali e antropiche,
dolose o per incuria, ecc. 2. Discussione sulle cause degli incendi; l’esame
del problema può essere condotto alla luce di fatti di cronaca o dati
statistici. 3. Stesura, in base a quanto emerso dai punti precedenti, di un
elenco delle norme che secondo i ragazzi sarebbero maggiormente efficaci per
ridurre il fenomeno incendi. Confronto con le principali leggi vigenti.
Eventuale analisi di alcuni spot televisivi e depliant informativi con
discussione sui messaggi e sulla loro efficacia. 4. Sintesi delle varie
tipologie di vegetazione della macchia mediterranea e della gariga (in modo
semplificato). Illustrazione del meccanismo di ricaccio dei polloni in alcune
specie di macchia, ad esempio erica e corbezzolo. ANALISI DEL PROBLEMA 5.
Ipotizzare gli effetti dell’incendio in differenti tipi di copertura vegetale,
ad esempio pineta senza sottobosco arbustivo, pineta con sottobosco
arbustivo ad arbusti polloniferi, macchia a corbezzolo, erica e ginestra
spinosa (vedi figura di pag. 31). 6. Costruzione di modelli in polistirolo
o compensato o cartone, con sagome per le differenti tipologie vegetali, come
alberi, arbusti ed erbe. Per ogni modello ipotizzare le conseguenze di un
incendio isolato e di incendi ripetuti. Completare i modelli con fase
iniziale pre-incendio, intermedia e finale. I risultati potrebbero essere
così schematizzati: - Pineta con sottobosco assente: dopo un incendio i danni
sono limitati ai pini giovani, il fuoco non raggiunge le chiome dei pini più
alti; si ricostituisce l’ecosistema quando il terreno ridiventa maturo. Dopo
vari incendi i danni possono essere consistenti. - Pineta con sottobosco
arbustivo ad arbusti polloniferi: dopo un incendio veloce, in quanto gli
arbusti portano le fiamme fino alle chiome più alte, muoiono pini ed arbusti;
gli arbusti polloniferi ricostituiscono in breve tempo il sottobosco
arbustivo, impedendo l’attecchimento di specie estranee alla cenosi iniziale.
Dopo vari incendi i danni sono irreparabili e portano a regressione della
cenosi. - Macchia a corbezzolo, erica e ginestra spinosa: dopo un incendio,
che si propaga rapidamente, si può ricostituire nel giro di 8-10 anni la
situazione iniziale, essendo queste specie capaci di ricacciare polloni. Dopo
vari incendi i danni sono irreparabili e portano a regressione della
cenosi. - In tutti i tipi di vegetazione, quindi, un singolo incendio può non
essere un fatto grave, e anzi può portare beneficio, soprattutto se si
considera il fatto che il territorio incendiato presenta caratteri nuovi,
favorevoli a specie sia animali che vegetali, differenti da quelle presenti
prima: ciò comporta di fatto un aumento della biodiversità. - In tutti i
casi è altresì vero che una serie di incendi ripetuti crea scompenso e
abbassa il grado di evoluzione di un ambiente, portando di fatto ad
impoverimento: si instaurano in tali situazioni ambienti di gariga e praterie
povere e discontinue. ESCURSIONE 7. Studio sul territorio degli effetti
di un incendio sull’ecosistema attraverso l’analisi della fauna ad
invertebrati del suolo quale buon elemento bioindicatore per una ricerca
comparata. Lo studio può procedere con una serie di campionamenti in un’area
che abbia subito un incendio da poco tempo (ad esempio meno 144
145 Macchia in ripresa dopo il passaggio del fuoco: lecci, eriche e saracchi
sono in piena attività vegetativa foglie di queste specie; microscopio e
sezioni sottili delle stesse foglie; manuale di riconoscimento di alberi e
arbusti; manuale di istologia vegetale. Abbigliamento adeguato
all’escursione. FASE PRELIMINARE 1. Ricerca ed analisi degli andamenti
della temperatura e della piovosità in alcuni climi di tipo mediterraneo, che
presentino differenze relative ai periodi di aridità: termo-mediterraneo (7-8
mesi di aridità), meso-mediterraneo (5-6 mesi di aridità) e sub-mediterraneo
(3-4 mesi di aridità). Analisi dei relativi termopluviogrammi. Riflessione
sull’aridità e l’irraggiamento solare estivo negli ambienti soggetti a tali
climi. 2. Discussione sui probabili fattori che possono influenzare la
vegetazione: di primaria importanza si evidenzierà la siccità estiva,
secondariamente le basse temperature invernali mal sopportate dalle specie di
clima caldo. 3. Approfondimento su forma e funzioni dei vari organi della
pianta: fusto, apparato radicale e foglie, con riferimenti ai processi
metabolici di sintesi che avvengono in queste ultime (fotosintesi,
respirazione e traspirazione). 4. Ricerca bibliografica sui differenti
adattamenti delle piante come mezzi di resistenza all’aridità estiva. Si
potrà concentrare l’attenzione per esempio su alcuni aspetti della biologia,
come la concentrazione dell’attività vegetativa in primavera, il riposo
vegetativo e l’estivazione (con perdita delle foglie) in estate, la
concentrazione dei due o tre mesi vegetativi in primavera per le piante
annuadi un anno) e attraverso il confronto dei risultati ottenuti con la
struttura del popolamento di un’area integra (con caratteristiche analoghe a
quelle originarie della zona incendiata). La ripetizione dell’indagine dopo
uno o due anni incrementa notevolmente la significatività dello studio. Per
la fauna del suolo è possibile effettuare una ricerca diretta (rilevando il
maggior numero di specie presenti) oppure posizionare trappole a caduta per
il monitoraggio della fauna attiva negli strati superficiali del suolo. Dati
complementari per altri raggruppamenti faunistici si possono ottenere
prelevando di campioni di suolo. Questi possono poi essere trattati in
laboratorio mediante il riscaldamento superficiale e la raccolta degli
invertebrati che rifuggono la fonte di calore artificiale
(metodo Berlese). 8. Analisi dei dati faunistici: dai confronti delle
strutture delle comunità ad invertebrati può emergere l’assenza o la
riduzione, ad esempio, della fauna propria di lettiera (diplopodi,
collemboli) nelle aree incendiate; la presenza di molluschi gasteropodi
fitofagi e anellidi decompositori risentirà anch’essa degli effetti
dell’incendio. Nell’ambito di alcuni gruppi di coleotteri del suolo si
registrerà una contrazione dei popolamenti di specie propriamente silvicole,
con ridotta o limitata capacità di volo, ed un incremento del numero di
specie alate, ubiquiste e a maggior potere di dispersione. Nella fase di
ricolonizzazione aumenta sensibilmente sia il numero di specie sia il numero
di individui, con un sostanziale incremento della biodiversità. Si assiste
infatti alla penetrazione di specie tipiche di aree aperte e di ecotono che
tendono ad occupare i nuovi ambienti resi disponibili; gli elementi silvicoli
tenderanno a rioccupare le aree incendiate contemporaneamente alla
ricostituzione del bosco. 9. Dibattito e conclusioni: dalla riflessione
condotta sulle conseguenze degli incendi nell’ambiente di macchia
mediterranea dovrebbe emergere il desiderio di diffondere e promuovere
comportamenti consapevoli e responsabili tra i cittadini, senza però
dimenticare che anche questi eventi hanno una loro importanza e significato
nella naturale evoluzione della vegetazione e della fauna; essi possono, se
sporadici, produrre arricchimento, e l’azione estrema dell’uomo talvolta è
non indispensabile o addirittura nociva: l’uso di schiume per spegnere gli
incendi, ad esempio, arreca molti danni a numerose specie viventi. ■
Morfologia delle foglie di alcune specie di macchia mediterranea ● Obiettivi:
sviluppare capacità di analisi, osservazione e confronto e formulazione di
ipotesi; comprendere il delicato equilibrio tra forma e funzione negli
organi vegetali; comprendere i rapporti tra biologia, fenologia, clima e
ambiente. ● Livello: ragazzi della scuola media superiore (dai 14 anni in
poi); gli argomenti, semplificati, possono essere affrontati anche con
ragazzi più giovani. ● Attrezzatura: carte di diffusione di specie quali
leccio, oleandro, lentisco; 146 147 Macchia bassa a timo ed
elicriso PROSECUZIONE DEL LAVORO IN CLASSE 8. Osservazione e confronto di
foglie di essenze differenti, quali ad esempio leccio, alloro, oleandro,
olivo che si presentano coriacee, con spessa cuticola ed eventuale pelosità
nella pagina inferiore. Confronto con foglie di specie differenti di clima
continentale, quali ad esempio carpino o faggio. Osservazione di una carta
della distribuzione areale delle specie e confronto con la fascia a clima
mediterraneo. 9. Osservazione al microscopio e confronto di una sezione
trasversale di una foglia preferibilmente di olivo, oppure di leccio o alloro
(questi ultimi più complessi da sezionare, meglio utilizzare vetrini
reperibili in commercio) oppure di oleandro (che però rappresenta un caso
estremo altamente specializzato). Porre estrema attenzione nel taglio della
sezione, soprattutto se compiuto dai ragazzi, e utilizzare sempre adeguate
protezioni (ad esempio guanti adeguati al ritaglio o tratti di tubo di gomma
da infilare sulle dita). Nell’osservazione concentrare l’attenzione sulla
cuticola superficiale e sull’affossamento degli stomi in cavità con peli
protettivi atti a limitare al massimo la traspirazione. Nella sezione di
solito si possono facilmente riconoscere: dalla pagina superiore: -
epidermide rivestita da spessa cuticola - ipodermide profonda alcuni strati
cellulari - tessuto a palizzata - tessuto lacunoso dalla pagina
inferiore: - eventuali cripte tappezzate da peli con funzione di isolamento e
limitazione della traspirazione - aperture stomatiche (entro le
cripte) 10.Raccolta dei dati e delle impressioni in una relazione
finale. ■ Oli essenziali delle piante mediterranee ● Obiettivi: sviluppare
la capacità di osservazione e di collegamento; creare l’abitudine
all’indagine personale che favorisca l’esperienza e l’uso di tutti i sensi
nella conoscenza; maturare la consapevolezza del legame tra territorio
e cultura (gastronomia) ● Livello: ragazzi delle scuole elementari (6-10
anni). ● Attrezzatura: abbigliamento adeguato, manuale di riconoscimento dei
vegetali, libro di ricette o pubblicazione divulgativa sulle applicazioni
delle piante officinali. ESCURSIONE PRELIMINARE 1. Individuare una
zona, o più zone, in cui vi sia la possibilità di osservare tra la li. Altri
adattamenti che riguardano la morfologia sono la modificazione delle foglie
che divengono spinose per limitare la traspirazione, lo sviluppo di
foglie coriacee con fitta peluria che riduce irraggiamento e traspirazione, e
spessa cuticola protettiva, lo sviluppo di fusti legnosi piuttosto che
erbacei. ESCURSIONE 5. Una volta scelta una zona di macchia mediterranea
accessibile, che presenti una vegetazione rappresentativa, programmare
l’escursione, possibilmente in periodo primaverile. 6. Rilevare
individualmente i caratteri della vegetazione più significativi tra quelli
studiati. 7. Compiute le osservazioni ed eventualmente scattate le fotografie
ritenute utili, limitare la raccolta delle foglie allo stretto necessario per
il lavoro in classe, al fine di non trasmettere o indurre comportamenti poco
rispettosi, dal momento che comunque si farebbe un danno inutile agli scopi
dello studio; eventualmente raccogliere le foglie secche a terra. 148
149 Sentiero naturalistico nel Parco del Cilento (Campania) vegetazione
della macchia mediterranea le essenze più utilizzate nella
vita quotidiana: rosmarino, timo, santoreggia, lentisco, ginepro, alloro,
salvia, mirto, asparago, caprifoglio, e anche corbezzolo, alaterno. 2.
Escursione con i ragazzi nel periodo primaverile, a fioritura avanzata. 3.
Assegnare ai ragazzi il compito individuale di osservare forme e
colori, sentire al tatto la forma e la consistenza di foglie e fusti,
utilizzare l’olfatto per sentire i profumi, eventualmente
stropicciando foglie o bacche; fornire soltanto le poche informazioni
perché evitino le piante tossiche (es. lentisco) e non si avvicinino con
la faccia a terra in macereti dove potrebbero essere rintanati rettili
velenosi. 4. Guidare le osservazioni su alcune piante, le più
rappresentative, utilizzate nella quotidianità, ovvero le più abbondanti
nell’area o le meno conosciute a scelta. 5. Disegnare le quattro o cinque
piante su cui si è concentrata l’attenzione. Osservare i dintorni per
individuare la presenza di eventuali alveari. PROSECUZIONE DEL LAVORO IN
CLASSE 6. Raccolta e scambio delle informazioni da parte dei ragazzi, previa
indagine in famiglia, sull’uso di queste piante nella vita quotidiana, non
soltanto in cucina. Confronto del nome italiano, latino ed eventualmente
locale. 7. Approfondimento sulle ragioni per cui le piante del clima
mediterraneo sono ricche di olii essenziali come adattamento eco-fisiologico
all’ambiente (resistenza al calore, richiamo per insetti, inappetenza per
fitofagi e altre funzioni). Soltanto con ragazzi più grandi potranno essere
svolti approfondimenti sulla natura chimica di queste sostanze (idrocarburi,
alcooli, aldeidi, ecc.). 8. Ricerca sugli eventuali usi terapeutici di alcune
di queste specie. 9. Creazione di un archivio con descrizione, proprietà,
usi, ricette e ritratto di ciascuna specie (le schede potranno contenere
informazioni varie reperibili sulle fonti bibliografiche ma anche dalla
tradizione orale). CONCLUSIONE DEL LAVORO 10.Eventuale coltivazione in
classe di alcune specie della macchia mediterranea tra quelle
studiate. 151 150 Lentisco ( Pistacia lentiscus) Asparago ( Asparagus
acutifolius) 153 152 Bibliografia AA. VV., 2000 - Natura
d’Italia. Istituto Geografico De Agostini, Novara. Opera divulgativa in 8
volumi (usciti nelle edicole in 100 fascicoli). Comprende articoli monografici
dedicati a singole specie, gruppi tassonomici, tipi di habitat ed aree
protette. Testi elaborati da zoologi e botanici di università e musei
italiani. ANPA, 2001 - La biodiversità nella regione biogeografica
mediterranea. Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente,
Roma. Documento sulla biodiversità del mediterraneo con particolare riguardo
agli ecosistemi italiani, scritto da numerosi esperti. Articolato in sezioni
monografiche e box che trattano di argomenti specifici, fornisce descrizioni
di habitat, esempi di utilizzo da parte dell’uomo ed iniziative per la tutela. GIACOMINI V., FENAROLI L., 1958 -
La Flora. Collana “Conosci l’Italia”. Touring Club
Italiano,Milano. Organica, ampia e accessibile trattazione della vegetazione
italiana, tuttora valida nella sua impostazione generale nonostante il tempo
trascorso dalla sua pubblicazione. MARIOTTI M. G.,1998 - La vegetazione a
sclerofille mediterranee. In: CORBETTA F., ABBATE G., FRATTAROLI A. R.,
PIRONE G., 1998 - S.O.S. Verde. Vegetazioni e specie da
conservare. Edagricole,Bologna. Accessibile trattazione della vegetazione
mediterranea anche dal punto di vista della sua tutela. MINELLI A., CHEMINI
C., ARGANO A., LA POSTA S., RUFFO A. (a cura di), 2002 - La fauna in
Italia. Touring Club Italiano e Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio, Roma. Aggiornata e completa trattazione della fauna
d’Italia, con ampi riferimenti anche agli aspetti legislativi
e conservativi. MINELLI A., RUFFO S., LA POSTA S., 1993-1995 - Checklist
delle specie della fauna italiana. Calderini, Bologna. Elenca tutte le
specie note della fauna italiana, rendendo possibile l’uso di una nomenclatura
corretta e unificata. La collana è costituita da 110 fascicoli. PIGNATTI
S., 1994 - Ecologia del paesaggio. UTET, Torino. Interessante trattazione
del paesaggio italiano con particolare riguardo agli aspetti vegetazionali. Il
volume è completato da capitoli dedicati alla conservazione dell’ambiente ed
agli aspetti culturali. SCHNFELDER I., SCHNFELDER P., 1986 - Impariamo a
conoscere la flora mediterranea. Istituto Geografico
De Agostini,Novara. Manuale illustrato con fotografie corredato da
descrizioni delle specie trattate e chiavi dicotomiche per la loro
determinazione. Un’ampia introduzione descrive i vari ambienti
mediterranei. Glossario > Acidofilo: riferito a formazioni
vegetazionali che prediligono substrati acidi. > Alloctono: identifica
un organismo estraneo al territorio in cui vive. > Antropofilo:
organismo che ama vivere a contatto con l’uomo o comunque presso i suoi
manufatti. > Aposematica: riferito a colorazione, odore, struttura o
atteggiamento in qualche modo atto a segnalare ad un potenziale predatore la
presenza di sistemi tossici di autodifesa. Atteggiamenti, colorazioni o
strutture aposematiche sono talora presenti anche in organismi che sono privi
di queste difese (cfr. mimetismo batesiano). > Bioma: sostantivo che
identifica un insieme di habitat con fisionomia vegetazionale e
climatica particolarmente omogenea, ma contemporaneamente diffuso in
diverse zone della terra. I nomi dei biomi cambiano nei diversi continenti,
ma si riferiscono ai medesimi modelli
(chaparral=macchia mediterranea=maquis; tropical rain forest
=foresta pluviale; ecc.). > Biotopo: sostantivo riferito al luogo
fisico dove si svolge la vita. Per definizione esso viene
individuato dalle sole variabili abiotiche della stazione di cui si
tratta. > Calcicolo: riferito ad un organismo legato a
substrati particolarmente ricchi di calcio. > Detritivoro: identifica
un organismo che si nutre di detriti organici. > ecosistema: sostantivo
che identifica il reticolo di relazioni (trofiche, demografiche, ecc.) fra
gli organismi viventi in un determinato habitat, o in un insieme di
habitat. Per questo il termine viene quasi sempre seguito o preceduto da
indicazioni di specificazione territoriale (ecosistema della
foresta pluviale, agro-ecosistema, ecc.) > Ecotonali: riferito a specie
legate ad ambienti di transizione fra habitat ben definiti (ad es. fra
una faggeta ed una prateria cacuminale). > Edafico: riferito a un
parametro dell’edafon, oppure ad un organismo che vive nell’edafon.
L’edafon è uno strato superficiale di suolo dove le condizioni ambientali
e trofiche sono compatibili con la vita. > Eliofilo: organismo che
ricerca la diretta esposizione ai raggi del sole. > Endemita: organismo
originario ed esclusivo di un’area limitata, viene quasi sempre seguito
da indicazioni di specificazione geografica. Il fenomeno corrispondente si
definisce endemismo. > Euriece: specie viventi che tollerano
ampie variazioni dei parametri fisico-chimici che condizionano la
vita. > Forteto: particolare fisionomia della vegetazione, costituita
da una bassa e impenetrabile boscaglia che si sviluppa su substrati duri e
sassosi. > Frugivoro: organismo che si nutre prevalentemente di
frutta. > Igrofilo: organismo che ricerca condizioni di elevata umidità
ambientale. > Litoclasifilo:organismo che ama vivere nelle cavità fra
le rocce. > Macroterma: specie o formazione vegetazionale tipica di
climi caldi. > Mesofilo: organismo che rifugge condizioni di vita
estreme. > Meso-mediterranea: formazione vegetazionale che rifugge le
condizioni climatiche ed ambientali più estreme delle regioni
mediterranee. > Nemorale: organismo vegetale legato al
sottobosco, generalmente a fioritura precoce. > Ofiolite: roccia
metamorfica basica; si tratta in particolare di una varietà di
serpentino. > Oligofago: riferito ad un organismo molto
specializzato dal punto di vista trofico. Gli organismi oligofagi
utilizzano un ambito particolarmente ristretto di categorie di alimenti,
essendo talora legati ad un’unica risorsa trofica. > Polifago:
organismo poco specializzato dal punto di vista trofico. Gli organismi
polifagi sono dei generalisti in grado di utilizzare una grande varietà di
risorse alimentari. > Ripariale: organismo o formazione
vegetazionale legata agli argini di un lago o di un fiume. > Sciafilo:
organismo legato ad habitat freschi ed ombrosi, ad esempio quelli tipici del
più fitto sottobosco. > Silicicolo: organismo legato a substrati
particolarmente ricchi di biossido di silicio. > Sinantropico:
organismo che nella maggior parte dei casi non può fare a meno della
presenza dell’uomo. > Termofilo: organismo genericamente
amante delle alte temperature. > Termo-mediterranea: specie vivente
amante delle plaghe più calde del Bacino del Mediterraneo. >
Termoxerofilo: organismo che contemporaneamente ricerca elevate temperature
ambientali e condizioni di elevata aridità. > Umicola: riferito ad una
specie animale che vive nell’humus. > Xerofilo: identifica un organismo
che ricerca condizioni di elevata aridità. > Xerofitico: riferito ad
orizzonte vegetazionale dominato da condizioni di elevata aridità. >
Xerotermico: riferito ad un habitat caldo e arido. > Xilofago: organismo
in grado di nutrirsi di legno. > Zoocenosi: comunità di animali retta da
rapporti ecologici. 154 155 Indice delle specie Celtis australis -
69 Cerambice della quercia - 102 Cerambyx - 102 Cerambyx cerdo -
102 Ceratis faceta - 96 Ceratonia siliqua - 13, 64 Ceratophyus rossii -
106 Cercis siliquastrum - 61 Cernuella virgata - 81 Cerro - 33, 60,
61 Cervo - 121, 128 Cervone - 112, 141 Cervus elaphus - 121 Cetonia
- 106 Chaetophiloscia cellaria - 85 Chaetophiloscia elongata -
85 Chaetophiloscia sicula - 85 Chalcides chalcides - 112 Chalcides
ocellatus - 112 Chalcophora - 103 Chamaecytisus hirsutus - 14 Chamaecytisus
spinescens - 64 Chamaerops humilis - 14, 39 Charaxes - 92 Charaxes
jasius - 90, 91, 92 Chemerina caliginearia - 98 Chionomys nivalis -
125 Cicada orni - 89 Cicala - 87, 89, 117, 124 Ciclamino - 60, 67,
70 Cicoria - 121 Ciliegio canino - 70 Ciliellopsis oglasae - 82 Cimice
delle piante - 87 Cinciarella - 137 Cinghiale - 76, 92, 121, 127, 129,
136, 138 Cinghiali maremmani - 129 Circaetus gallicus - 75, 118 Cistapion
cyanescens - 106 Cisto - 9, 13, 28, 33, 39, 44, 45, 46, 50, 53, 55, 60,
61, 62, 67, 71, 72, 73, 80, 87, 106, 137 Cisto di Creta - 44, 45, 59,
60, 61, 67, 69 Cisto di Montpellier - 14, 44, 45, 46, 52, 56, 58, 63,
73 Cisto femmina - 14, 37, 39, 45, 46, 55, 58, 60, 61, 63, 67 Cisto
giallo - 45, 73 Cisto rosa - 44, 45 Cistus - 44, 59, 104, 105 Cistus
albidus - 14, 44, 45 Cistus creticus - 14, 44 Cistus creticus
ssp. eriocephalus - 44, 45 Cistus monspeliensis - 14, 44 Cistus
salvifolius - 14, 44 Citiso peloso - 14, 65 Citiso spinoso - 64 Citiso
trifloro - 14, 71 Civetta - 119 Clamator glandarius - 117 Clematide - 25,
43, 58, 70 Clematis flammula - 25 Cleopatra - 91 Clitocybe font-queri -
53 Clonopsis gallica - 87 Cobite - 108 Cobitis taenia - 108 Cocciniglia
- 87 Cochlicella acuta - 81, 82 Coeliodes ilicis - 106 Coleottero - 107,
117, 122, 137 Coluber hippocrepis - 112 Coluber viridiflavus - 112 Colubro
ferro di cavallo - 112 Colubro lacertino - 113 Colubro leopardino - 112,
141 Coniglio - 123 Coniglio selvatico - 76, 77, 84, 118, 122, 127
Coracias garrulus - 117 Corbezzolo - 13, 22, 24, 25, 28, 29, 30, 33, 34,
36, 37, 40, 46, 50, 55, 56, 60, 61, 62, 63, 65, 68, 72, 73, 79, 90, 121,
127, 145, 150 Coris di Montpellier - 45 Coris monspeliensis -
45 Cornacchia - 77, 138 Cornacchia grigia - 117 Coronilla di Valenza -
40, 58, 68 Coronilla dondolina - 40, 67, 68, 69, 70 Coronilla emerus
ssp. emeroides - 40 Coronilla giunchiforme - 45 Coronilla juncea -
45 Coronilla valentina - 40 Cortinario - 53 Cortinario violaceo -
53 Cortinarius - 53 Cortinarius glaucopus - 53 Cortinarius ionochlorus
- 53 Cortinarius splendens - 53 Corylus avellana - 50 Cotinus coggygria
- 69 Coturnix coturnix - 119 Crataegus monogyna - 72 Crocidura - 121
Crocidura leucodon - 124 Crocidura minore - 122, 124 Crocidura russula -
124 Crocidura russula - 124 Crocidura siciliana - 124, 125 Crocidura
sicula - 124, 125 Crocidura suaveolens - 122, 124 Crocidura ventre bianco
- 124 Cryptocephalus bimaculatus - 101 Cryptocephalus blanduloides - 101
Cryptocephalus fulvus - 101 Cryptocephalus hypochoeridis - 101
Cryptocephalus ilicis - 101 Cryptocephalus labiatus - 101 Cryptocephalus
marginellus - 101 Cryptocephalus trimaculatus - 101 Cryptops - 84
Ctenomeropsis nigra - 106 Cuculo comune - 117 Cuculo dal ciuffo -
117 Cuculus canorus - 117 Cyclamen purpurascens - 60, 70 Cyprinus
carpio - 108 Cyrtopodion kotschyi - 110 Cytisus - 104 Cytisus scoparius -
14 Cytisus villosus - 14 Dafne gnidio - 39, 55, 60, 71 Dafne olivella -
68 Daino - 76, 120, 127, 128, 139 Dama dama - 120, 128 Danaë racemosa -
132 Daphne gnidium - 39 Daphne sericea - 68 Daphnis nerii - 94, 95
Daubeplusia daubei - 96 Decticus albifrons - 88 Deroplia troberti -
103 Deschampsia - 92 Dignathodon - 84 Discoglosso dipinto -
110 Discoglosso sardo - 110, 141 Discoglossus pictus - 110 Discoglossus
sardus - 110, 141 Dociostaurus maroccanus - 88 Donnola - 127 Dorycnium
hirsutum - 59 Drepana binaria - 96 Drepana uncinula - 96 Echinodera
brisouti - 106 Edera - 13, 46, 50, 67, 70 Efedra - 43 Efemera - 86
Elaeagnus pungens - 132 Elaphe lineata - 112 Elaphe longissima -
112 Elaphe quatuorlineata - 112, 141 Elaphe situla - 112, 141 Elicriso
- 43, 55, 59, 60 Eliomys quercinus - 123, 124, 125 Emberiza cirlus -
116 Empusa - 87 Eobania vermiculata - 81 Erica - 28, 30, 34, 36, 37,
46, 59, 73, 144, 145 Erica arborea - 13, 29, 30, 33, 34, 36, 37, 43,
50, 55, 56, 57, 58, 60, 61, 62, 63, 65, 69, 71, 72, 73, 91, 106 Erica
arborea - 13, 36 Erica manipuliflora - 45 Erica multiflora - 13 Erica
multiflora - 13, 22, 33, 43, 45, 58, 59, 60, 62, 63, 64, 67, 69, 71,
72 Erica pugliese - 45 Erica scoparia - 13 Erica scoparia - 13, 21, 22,
39, 46, 55, 56, 58, 61, 73 Erinaceus concolor - 121, 122, 125 Acacia
cyanophylla - 132 Acacia dealbata - 132, 133 Acacia saligna - 132 Acer
monspessulanus - 46 Acero minore - 46, 61, 65, 70 Acherontia atropos -
95 Acmaeodera - 103, 104 Acmaeodera degener - 104 Acmaeodera
quadrifasciata - 104 Acmaeoderella virgulata - 104 Aedes geniculatus -
98 Afide - 87 Agarico vinato - 53 Agnocasto - 49, 61, 65, 71 Agrilus -
104 Agrilus marozzinii - 104 Agrius convolvuli - 95 Ailanthus altissima -
132 Ailanto - 132 Akis - 105 Alaterno - 13, 33, 34, 35, 37, 39, 40,
43, 46, 55, 56, 58, 60, 61, 67, 68, 69, 70, 73, 91, 132, 150 Albanella
reale - 118 Albero del paradiso vedi ailanto - 132 Albero di Giuda -
61, 63, 69 Alborella meridionale - 108 Alburnus albidus - 108 Alectoris
barbara - 119 Algiroide magnifico - 110, 111 Algiroide nano - 111
Algyroides fitzingeri - 111 Algyroides nigropunctatus -
110, 111 Allocco - 119 Alloro - 13, 47, 49, 60, 61, 62, 69, 149, 150
Alnus glutinosa - 46 Amanita - 52 Amanita aspera - 52 Amanita caesarea -
52 Amanita curtipes - 52 Amanita echinocephala - 52 Amanita ovoidea - 52
Amanita phalloides - 52 Amanita ponderosa - 52 Amanita proxima -
52 Amanita verna - 52 Ameles - 87 Ammopolia witzenmanni - 96,
97 Ampelodesmetum mauritanicae - 40 Amphimallon - 106, 137 Anacridium
aegyptium - 88 Anagyris aphyllus - 73 Andrena - 107 Anepia silens -
96 Anguis fragilis - 112 Anillus - 99 Anomala - 106 Anopheles plumbeus -
98 Anoxia - 106 Anthaxia - 103, 104 Anthaxia dimidiata - 104 Anthaxia
elegans - 105 Anthaxia funerula - 104 Anthaxia nigritula - 104 Anthaxia
pisanus - 105 Anthaxia praeclara - 104 Anthophora canescens -
107 Anthyllis barba-jovis - 14 Ape - 89, 107, 117 Aphaenogaster -
107 Aphthona nigriceps - 101 Aphthona pygmaea - 101 Apochima
flabellaria - 97 Apodemus sylvaticus - 124 Aquila del Bonelli - 118
Arbutus unedo - 13, 24, 36 Arhopalus syriacus - 103 Arisaro comune -
55 Arisarum vulgare - 55 Armadillidium - 85 Armadillidium vulgare -
85 Armadillo - 85 Armadillo officinalis - 85 Artemisia arborea - 62
Artemisia arborescens - 62 Arvicola delle nevi - 125 Ascalaphus
vedi Libelloides - 89 Asparago - 13, 37, 56, 58, 59, 60, 61, 65, 67,
68, 69, 70, 71, 72, 150 Asparago marino - 73 Asparagus acutifolius -
13, 150 Asparagus aphyllus - 73 Asplenio maggiore - 55, 56 Asplenium
onopteris - 55 Assiolo - 119 Athene noctua - 119 Auletobius pubescens -
106 Averla - 116 Averla capirossa - 116, 130 Averla cenerina -
116 Averla piccola - 116 Bacillus atticus - 87 Bacillus rossius - 86,
87 Bagolaro - 69 Barba di giove - 14, 39, 45, 58, 59, 60,
62 Barbagianni - 119 Barbo - 108 Barbus plebejus - 108 Biacco -
112 Biancone - 75, 118 Biancospino - 72, 73 Blatta - 87 Boleto - 52
Boletus impolitus - 52 Boletus rhodoxanthus - 53 Bombo - 107, 117 Bombus -
107 Bosso - 50, 57, 61, 68, 69 Bruco - 91 Bufo bufo - 109 Bufo viridis
- 108, 109 Buxus sempervirens - 57 Calathus montivagus - 99 Calicotome
- 104, 105 Calicotome infesta vedi Calicotome villosa - 14 Calicotome
spinosa - 14, 48 Calicotome villosa - 14 Calliptamus barbarus -
88 Calluna - 58 Calospilos pantarius - 97, 98 Camedrio doppio - 57, 68,
105 Camedrio femmina - 13, 58, 60, 70, 71 Camedrio siciliano - 65, 71
Campaea honoraria - 98 Campalita maderae - 100 Canis lupo - 121 Cantareus
apertus - 82 Capnodis cariosa - 104 Capra aegagrus - 128 Capra
selvatica di Montecristo - 128 Capreolus capreolus - 121 Capreolus capreolus
italicus - 141 Caprifoglio - 39, 46, 65, 67, 150 Caprifoglio mediterraneo
- 13, 37, 43, 55, 58, 68, 69, 71, 92 Caprimulgus europaeus -
119 Capriolo - 121, 127, 139 Capriolo italico - 141 Carabus lefebvrei -
99 Carabus rossii - 99 Carpa - 108 Carpino - 149 Carpino nero - 61,
63, 65, 67, 69 Carpino orientale - 50, 61, 63 Carpinus orientalis -
50 Carrubazzo - 73 Carrubo - 13, 25, 33, 39, 64, 65, 70, 71, 72
Carterus dama - 100 Castagno - 50 Castanea sativa - 50 Catocala nymphagoga
- 96 Caulostrophus subsulcatus - 106 Cavalletta - 87, 121 Cavolaia -
91 Cefalo - 108 157 156 Erinaceus europaeus - 121, 125 Erithacus
rubecula - 115 Erodius - 105 Esox lucius - 108 Eucera numida -
107 Eucera oraniensis - 107 Eucera parvula - 107 Eucrostes indigenata -
97 Euforbia arborea - 13, 22, 38, 39, 40, 43, 56, 58, 62, 63, 64, 65,
67, 68, 70, 72, 73 Euleptes europaea - 110 Eupeodes - 99 Euphorbia dendroides
- 13, 38 Eupithecia simpliciata - 97, 98 Eupithecia unedonata -
97 Euplagia quadripunctata - 95 Eupolybothrus - 84 Euscorpius -
82 Euscorpius flavicaudis - 82 Euthycera alaris - 98 Faggio -
149 Fagiano - 119 Faina - 127 Falco cuculo - 119 Falco della regina
- 118 Falco eleonorae - 118 Falco pecchiaiolo - 113, 118 Falco peregrinus
- 118 Falco subbuteo - 119 Falco vespertinus - 119 Falcone pellegrino -
118 Falena - 122, 138 Falsa acacia vedi robinia - 132 Farfalla - 89,
137 Farfalla del corbezzolo - 91 Farnetto - 65 Felce - 50 Felce
aquilina - 21, 29 Fico - 50 Ficus carica - 50 Fillirea - 33, 34, 46, 50,
67, 73, 79, 106 Fillirea a foglie strette - 14, 39, 41, 43, 55, 57, 58,
59, 67, 70, 73 Finocchio di mare - 72 Fiorrancino - 114, 115 Forbicina
- 87 Formica - 89, 93, 107, 119 Formicaleone - 89 Frassino - 46
Fraxinus angustifolia - 46 Fraxinus ornus - 13 Gabbiano - 124 Gabbiano
reale - 77 Ganoderma lucidum - 53 Garrulus glandarius - 116 Gatto
domestico - 77 Gatto randagio - 77 Gazza - 116, 117 Geco comune -
110 Geco verrucoso - 110 Gegenes pumilio - 93 Genista - 13, 104, 105
Genista corsica - 72 Genista ephedroides - 73 Genista pilosa - 46 Genista
salzmannii - 57 Genista tyrrhena - 63 Ghiandaia - 116 Ghiandaia marina
- 117 Gimnodattilo dell’Egeo - 110, 111 Ginepro - 22, 25, 33, 43, 57,
67, 73, 79, 103, 104. 106, 127, 150 Ginepro coccolone - 13, 40, 43, 57,
58, 59, 60, 67, 72, 73 Ginepro comune - 43 Ginepro fenicio - 13, 40, 43,
56, 58, 59, 60, 62, 63, 65, 67, 72, 73 Ginepro rosso - 13, 34, 38,
40, 43, 50, 67, 68, 69 Ginestra - 13, 39, 46 Ginestra a foglie di
efedra - 73 Ginestra dei carbonai - 14, 21, 61 Ginestra della Corsica -
72, 73 Ginestra di Salzmann - 57 Ginestra di Spagna - 14, 22, 40, 41,
49, 57, 58, 61, 63, 68, 69, 105 Ginestra pelosa - 46 Ginestra spinosa -
14, 22, 29, 30, 37, 46, 48, 50, 65, 67, 71, 145 Ginestra villosa - 14, 39,
49, 58, 73 Ginestrone - 50, 51, 57 Globularia alypum - 45 Gonepteryx
cleopatra - 91 Gongilo - 112 Grillo - 87 Grillone - 88 Gruccione -
117 Gryllomorpha dalmatina - 88 Gryllus bimaculatus - 88 Haemaphysalis
erinacei - 84 Halimium halimifolium - 45, 73 Haplidia - 106 Hebeloma
cistophilum - 53 Hedera helix - 13 Helichrysum stoechas - 43 Helleria
brevicornis - 85 Hemidactylus turcicus - 110 Henia - 84 Heptaulacus rasettii
- 106 Hesperophanes sericeus - 103 Hieraaetus fasciatus -
118 Hormogaster redii - 82 Hyalomma lusitanicum - 84 Hygrophorus
nemoreus - 53 Hygrophorus pseudodiscoideus var. cistophilus -
53 Hygrophorus russula - 53 Hygrophorus unicolor - 53 Hyla intermedia -
109 Hyla meridionalis - 109 Hyla sarda - 109 Hyles euphorbiae -
95 Hylesinus oleiperda - 106 Hypena lividalis - 96 Hypoponera -
107 Hystrix - 127 Hystrix cristata - 126 Icosium tomentosum - 103 Idaea
- 97 Idaea distinctaria - 97 Idaea efflorata - 97 Idaea infirmaria -
97 Idaea obsoletaria - 97 Idaea ruficostata vedi Idaea distinctaria
- 97 Idaea subsericeata - 97 Idaea virgularia - 97 Ilione trifaria - 98
Ilione unipunctata - 98, 99 Incensaria odorosa - 37, 65 Insetto stecco -
86, 87 Iphiclides podalirius - 91 Iphthimus italicus - 106 Iris -
87 Istrice - 126 Ixodes gibbosus - 84 Juniperus - 103 Juniperus
communis - 43, 57 Juniperus oxycedrus - 13, 38, 57 Juniperus oxycedrus
ssp. macrocarpa - 13 Juniperus phoenicea - 13 Jynx torquilla -
119 Lacerta bilineata - 111 Lactarius - 53 Lactarius atlanticus -
53 Lactarius mairei - 53 Lactarius mairei var. ilicis - 53 Lactarius
tesquorum - 53 Laemostenus algerinus - 99 Lanius collurio - 116 Lanius
minor - 116 Lanius senator - 116, 130 Lasioglossum - 107 Latrodectus
tredecimguttatus - 83 Laurus nobilis - 13, 47 Lavanda selvatica - 22, 33,
46, 58, 63, 73 Lavandula stoechas - 22 Leccino - 52 Leccinum -
52 Leccinum corsicum - 52 Leccinum lepidum - 52 Leccio - 13, 20, 22,
25, 26, 27, 28, 33, 34, 37, 43, 50, 52, 53, 56, 58, 60, 61, 62, 63, 65,
67, 68, 69, 71, 73, 79, 86, 87, 91, 93, 96, 104, 106, 116, 122,
131, 144, 146, 149 Lentaggine - 13, 25, 50, 61, 63, 67, 73 Lentisco
- 14, 33, 34, 35, 37, 39, 40, 43, 46, 50, 55, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64,
65, 67, 68, 70, 71, 72, 73, 87, 104, 105, 132, 146, 150, 151 Lepre -
76, 122, 123 Lepre comune vedi lepre europea - 139 Lepre europea -
141 Lepre italica - 122, 123, 139 Leptanilla - 107 Leptotes pirithous -
93 Lepus corsicanus - 122, 139 Lepus europaeus - 141 Leucania putrescens -
96 Libelloides - 89 Libelloides coccajus - 89 Libellula - 86,
117 Ligustro a foglie lucide - 132 Ligustrum lucidum - 132 Lillatro -
13, 41, 55, 58, 60, 61, 62, 64, 65, 67, 69, 70, 71, 73 Limeniti - 92
Limenitis - 92 Limenitis camilla - 92 Limenitis reducta - 92, 93 Lithobius -
84 Liza - 108 Lodolaio - 119 Lombrico - 122, 127 Longitarsus ballotae -
101 Longitarsus jacobaeae - 101 Longitarsus lateripunctatus -
101 Longitarsus luridus - 101 Longitarsus pratensis - 101 Longitarsus
succineus - 101 Longitarsus tabidus - 101 Lonicera etrusca -
39 Lonicera implexa - 13, 68, 69 Lotus - 96 Luccio - 108 Lucertola
adriatica - 111 Lucertola campestre - 111 Lucertola di Wagler -
111 Lucertola muraiola - 111 Lucertola ocellata - 111 Lucertola
tirrenica - 111 Lupo - 121, 129 Luscengola - 112 Lycosa tarentula -
83 Macaone - 91 Macaone sardo - 91 Magnanina - 114 Magnanina sarda -
114 Malmignatta o vedova nera mediterranea - 83 Malpolon monspessulanum
- 113 Mandorlo selvatico - 70 Mantide - 86, 87 Mantide religiosa -
87 Mantis - 87 Marruca - 60, 61, 96 Martes foina - 127 Martes martes -
127 Martora - 127 Megachile atratula - 107 Megachile variscopa -
107 Megascolia sexmaculata - 101 Melanargia arge - 92 Melanofila - 104
Melanophila - 104, 136 Melanophila acuminata - 104 Melanophila cuspidata -
104 Meles meles - 127 Meligethes - 105 Meligethes distinctus -
105 Meligethes fuscus - 105 Meligethes grenieri - 105 Meligethes
immundus - 105 Meligethes lindbergi - 105 Meligethes nigritus - 105
Meligethes punctatus - 105 Meligethinus pallidulus - 105 Merlo - 115
Merops apiaster - 117 Messor - 107 Messor barbarus - 107 Messor capitatus -
107 Messor meridionalis - 107 Messor minor - 107 Messor sanctus -
107 Metadromius - 99 Microlestes - 99 Micromeria graeca -
45 Micromeria juliana - 45 Mimosa - 132, 133 Mimosa a foglie intere -
132 Mirto - 13, 15, 25, 37, 39, 43, 47, 58, 59, 60, 61, 62, 64, 65,
67, 68, 71, 73, 79, 150 Molosso di Cestoni - 122 Monachella - 115, 116
Monticola solitarius - 115 Mosca - 89 Moscardino - 123, 124, 126, 127,
138 Muflone - 128, 139 Mugil - 108 Mus domesticus - 124 Muscardinus
avellanarius - 123, 124, 138 Mustela nivalis - 127 Mustiolo - 122, 124,
125 Myiathropa florea - 98 Myrtus communis - 13, 15, 47 Nanodiscus
transversus - 106 Nerium oleander - 46 Niphona picticornis -
103 Nocciolo - 50 Nomisia aussereri - 83 Nomisia exornata -
83 Notiophilus rufipes - 99 Occhiocotto - 114 Ochropleura leucogaster -
96 Odontoscelis - 89 Oedemera atrata - 101 Oedemera barbara -
101 Oedemera caudata - 101 Oedemera flavipes - 101 Oedemera lurida -
101 Oedemera nobilis - 101 Oedemera podagrariae - 101 Oedemera simplex
- 101 Oedipoda coerulescens - 88 Oenanthe hispanica - 115 Olea europaea
var. sylvestris - 13 Oleandro - 8, 46, 48, 49, 65, 71, 146,
149 Oleastro - 13, 25, 33, 34, 39, 43, 46, 50, 58, 61, 62, 63, 64,
65, 67, 70, 71, 73, 106 Olisthopus - 99 Olivagno pungente - 132 Olivo -
26, 104, 134 149 Olmo - 60 Ontano - 46 Ophiusa tirhaca - 97 Ophonus
incisus - 100 Orbettino - 112 Origano - 124 Orniello - 13, 50, 60, 61,
62, 63, 64, 65, 67, 68, 69 Ornithodorus erraticus - 84 Orthosia rorida -
96 Oryctolagus cuniculus - 77, 122 Osiride - 34, 40, 69 Osmia latreillei -
107 Osmia signata - 107 Osmoderma eremita - 106 Osyris alba - 34 Otus
scops - 119 Ovis orientalis - 128 Ovolo buono - 52 Oxychilus oglasicola -
82 Oxychilus pilula - 82 Oxythyrea funesta - 107 Pachybrachis exclusus
- 101 Pachybrachis salfii - 101 Pachypus - 106 Paliurus spina-christi -
60, 61 Palma nana - 14, 39, 43, 54, 58, 62, 70, 71, 72, 73, 105 Palpares
libelluloides - 89 Pamphagus - 88 Pamphagus sardus - 88 Papilio
hospiton - 91 Papilio machaon - 91 Papillifera papillaris -
81 Papillifera solida - 81 Paradromius - 99 Paratettix meridionalis -
88 Paratriodonta romana - 80 Parmena algirica - 103 Parmena solieri -
103 Parophonus hispanus - 100 Passera scopaiola - 113, 115 Passero
solitario - 115, 116 Pennellini - 45, 55 Pentodon - 106 Perdix perdix -
119 Perni apivorus - 113, 118 Pernice sarda - 119 Pero mandorlino - 70,
72 Pero selvatico - 57 Pettirosso - 115 Phalloniscus verhoeffi -
85 Phasianus colchicus - 119 Phellinus torulosus - 53 Pherbina
mediterranea - 98 Phillyrea angustifolia - 14, 41 Phillyrea latifolia -
13, 41 Philorhizus - 99 Philoscia affinis - 85 Phrissotrichum tubiferum -
106 Phyllognathus - 106 Pica pica - 116 158 159 Picchio -
119 Picchio rosso minore - 119 Picchio verde - 119 Piccione - 118
Picoides minor - 119 Picus viridis - 119 Pieris mannii - 91 Pimelia
- 105 Pino - 30, 31, 43, 58, 87, 89, 103, 104 Pino d’Aleppo - 22, 29,
45, 55, 67, 68, 69, 89 Pino domestico - 59, 89, 127 Pino marittimo -
21, 29, 57, 59, 89 Pinus - 103 Pinus halepensis - 22, 29, 104 Pinus
pinaster - 21, 104 Pinus pinea - 59, 104 Pipistrello - 119, 122,
138 Pipistrello albolimbato - 122 Pipistrello di Savi - 122 Pipistrellus
kuhlii - 122 Pipistrellus savii - 122 Pistacia lentiscus - 14, 35,
151 Pistacia terebinthus - 13, 64 Pitosforo - 132 Pittosporum tobira -
132 Pittosporum undulatum - 132 Platyarthrus - 85 Platyarthrus caudatus
- 85 Platyarthrus costulatus - 85 Platyarthrus hoffmannseggi -
85 Platycleis intermedia - 88 Podalirio - 91 Podarcis melisellensis -
111 Podarcis muralis - 111 Podarcis sicula - 111 Podarcis tiliguerta -
111 Podarcis wagleriana - 111 Poecilium glabratum - 103 Poecilium
lividum - 103 Pogonocherus neuhausi - 103 Polydrusus parallelus -
106 Polyphylla - 106 Polyporus meridionalis - 53 Pomatias elegans -
81 Porcellino di terra - 85 Porcellio - 86 Porcellio laevis -
86 Porcellio orarum - 86 Porcellio spatulatus - 86 Porcellionides -
86 Porcellionides pruinosus - 86 Porcellionides sexfasciatus -
86 Potosia - 106 Prasium majus - 39 Prinobius myardi - 103 Prugnolo
- 91, 127 Prunella modularis - 113, 115 Prunus amygdaliformis - 70 Prunus
mahaleb - 70 Prunus spinosa - 91 Pseudosphegesthes cinereus - 103 Psithyrus -
107 Psylliodes chrysocephalus - 101 Psylliodes cupreus - 101 Psylliodes
gibbosus - 101 Pteridium aquilinum - 21 Pulicaria odora - 37 Pungitopo
- 13, 50, 61, 65, 67, 71, 73 Pyronia cecilia - 92 Pyrus amygdaliformis -
70 Pyrus pyraster - 57 Quaglia - 119 Quercia - 65, 79 Quercia
castagnara - 65 Quercia da sughero - 13, 21, 22, 32, 33, 43, 52, 60, 61,
62, 65, 71, 79 Quercia spinosa - 43, 70, 73 Quercino - 123, 124, 126,
127 Quercus calliprinos - 14 Quercus cerris - 33 Quercus coccifera -
14 Quercus crenata - 61 Quercus frainetto - 65 Quercus ilex - 13, 20
Quercus pubescens - 33 Quercus suber - 13, 32, 71 Quercus virgiliana -
65 Raganella - 109 Raganella italiana - 109 Raganella mediterranea -
109 Raganella tirrenica - 109 Ragno - 122 Ramarro occidentale - 111
Raphidia - 89 Ratto - 77 Ratto nero - 124, 126, 127 Rattus rattus - 124,
126 Regulus ignicapillus - 114, 115 Renna - 76 Rhamnus alaternus - 13,
35 Rhipicephalus pusillus - 84 Rhodocyrtus cribripennis -
106 Rhodometra sacraria - 97 Riccio - 84, 121, 125 Riccio orientale -
121, 122, 125 Ripartites strigiceps - 53 Robbia - 13, 37, 40, 56, 60,
61, 65, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73 Robinia - 132 Robinia pseudacacia -
132 Rosa - 13, 25, 50 Rosa a mazzetti - 132 Rosa banksiae - 132 Rosa
sempervirens - 13 Rosmarino - 13, 22, 33, 37, 39, 45, 53, 55, 56, 58, 59,
60, 61, 64, 67, 71, 72, 73, 105, 150 Rosmarinus officinalis - 13 Rospo -
108, 109 Rospo comune - 109 Rospo smeraldino - 108, 109 Rovella -
108 Roverella - 33, 37, 50, 68, 69, 114 Rovo - 49, 87, 127 Rubia
peregrina - 13, 37 Rubus ulmifolius - 49 Ruscus aculeatus - 13 Russula -
53 Russula atramentosa - 53 Russula cistoadelpha - 53 Russula cyanoxantha -
53 Russula delica - 53 Russula heterophylla - 53 Russula ilicis - 53
Russula monspeliensis - 53 Russula nigricans - 53 Russula nuragica -
53 Russula prinophila - 53 Russula vesca - 53 Rutilus rubilio -
108 Sablia prominens - 96 Sablia sicula - 96 Saettone - 112 Salice -
46, 49 Salsapariglia vedi strappabraghe - 48 Saltimpalo - 115 Salvia
- 124, 150 Santoreggia - 150 Santoreggia di San Giuliano -
45 Santoreggia greca - 45 Santoreggia montana - 50, 64 Saracco - 40,
61, 62, 68, 72, 144 Sarcopoterium spinosum - 45 Sarothamnus - 104 Satureja
montana - 50, 64 Saturnia del pero - 96 Saturnia pyri - 96 Satyrium ilicis
- 93 Saxicola rubetra - 113, 115 Saxicola torquata - 115 Scabiosa -
104 Scannabecco vedi ginestra spinosa - 48 Scarabaeus - 106 Scarabaeus
laticollis - 106 Scarabaeus typhon - 106 Scarabaeus variolosus -
106 Scarabeo - 89, 122 Scaurus - 105 Schendyla - 84 Scheroteca targionii -
82 Sciurus vulgaris - 127 Scoiattolo comune - 127 Scoiattolo rosso
europeo vedi scoiattolo comune - 127 Scolopendra - 85 Scolopendra
cingulata - 84, 85 Scolopendra oraniensis - 85 Scorpione - 82 Scotano -
69, 70 Scricciolo - 115 Semiothisa aestimaria - 98 Senecio angulatus - 132
Senecio deltoideus - 132 Serinus serinus - 116 Serpente gatto europeo -
113 Sfinge del convolvolo - 95 Sfinge del ligustro - 95 Sfinge
dell’euforbia - 95 Sfinge dell’oleandro - 94, 95 Sfinge testa di morto -
95 Silybum marianum - 107 Sisyphus schaefferi - 106 Smilax aspera - 13,
42, 48 Smithistruma - 107 Sollya heterophylla - 132 Sommacco vedi
scotano - 97 Spartium - 104 Spartium junceum - 14, 41 Spazzaforno - 45,
71, 72, 73 Sphinx ligustri - 95 Spinaporci - 45, 67 Spine da forno vedi
ginestra spinosa - 48 Sputacchina - 89 Staehelina dubia - Storace -
61 Storno - 138 Strappabraghe - 13, 25, 34, 37, 42, 43, 46, 48, 50, 56,
58, 60, 61, 65, 67, 68, 70, 71, 73 Strix aluco - 119 Styrax officinalis -
61 Succiacapre - 119 Suncus etruscus - 122, 124, 125 Sus scrofa - 121,
129 Sus scrofa majori - 129 Sylvia cantillans - 114 Sylvia conspicillata -
114 Sylvia melanocephala - 114 Sylvia sarda - 114 Sylvia undata -
114 Syntomus - 99 Tacheocampylaea tacheoides - 82 Tadarida teniotis -
122 Talpa romana - 122 Talpa romana - 122 Tamarix africana - 49 Tamarix
gallica - 49 Tamaro - 55, 64, 67 Tamerice - 49, 65, 71 Tamerice
africana - 49, 61 Tamus communis - 55 Tarantolino - 110 Tarentola
mauritanica - 110 Tasso - 127 Tè siciliano - 39, 40, 58, 62, 67, 73
Telescopus fallax - 113 Tentyria - 105 Terebinto - 13, 34, 50, 63,
64, 65, 69, 70, 97, 105 Termite - 87, 119 Testudo graeca - 110,
141 Testudo hermanni - 110, 140, 141 Testudo marginata - 110,
141 Testuggine - 136 Testuggine di Hermann - 110, 140,
141 Testuggine marginata - 76, 110, 141 Testuggine moresca - 76,
110, 141 Teucrium - 105 Teucrium flavum - 57 Teucrium fruticans -
13 Teucrium siculum - 65 Thera cupressata - 97 Thymelaea hirsuta -
45 Thymus capitatus - 45 Thymus vulgaris - 9, 45 Timo - 9, 45, 46, 124,
150 Timo arbustivo - 45, 67, 70, 71 Timon lepidus - 111 Tinca - 108
Tinca tinca - 108 Tiroloscia corsica - 85 Tiroloscia macchiae - 85 Topo
selvatico - 124 Topolino domestico - 124 Toporagno - 121 Toporagno
crocidurino - 124 Torcicollo - 119 Tordo - 118 Trachyzelotes barbatus -
83 Trachyzelotes mutabilis - 83 Trechus quadristriatus -
99 Trichoniscus pusillus - 86 Trifoglino irsuto - 59, 105 Trochoidea
pyramidata - 81 Troglodytes troglodytes - 115 Trox litoralis -
106 Turdus merula - 115 Typhloreicheia - 99 Tyto alba - 119 Ulex -
104 Ulex europaeus - 50, 51 Ulmus minor - 60 Upupa - 116, 117 Upupa
epops - 116, 117 Valgus - 106 Vedovelle cespugliose - 45, 58 Verzellino
- 116 Vespa - 89, 107, 117 Viburnum tinus - 13 Vipera - 121 Vipera
ammodytes - 125 Vipera aspis - 113 Vipera comune - 113 Vite -
26 Vite selvatica - 46 Vitex agnus-castus - 49 Volpe - 127 Vulpes
vulpes - 127 Xenochlorodes beryllaria - 97 Xerocomus dryophilus -
53 Xerocomus persicolor - 53 Xerocomus rubellus -53 Xerotrica
conspurcata - 81 Xylocopa - 107 Zanzara - 77, 89, 98 Zelotes carmeli - 83
Zelotes fuscotestaceus - 83 Zelotes nilicola - 83 Zelotes tenuis -
83 Zigolo nero - 116
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