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STORIA DEL MAR
MEDITERRANEO
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MARE MEDITERRANEO |
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Per meglio capire il Mediterraneo, il cui nome significa letteralmente
“centro del mondo”, sarebbe utile conoscere la sua lunga e varia storia.
Geografia Circa cinque milioni di anni fa, il Mar Mediterraneo era una vallata
profonda e secca che divideva tre continenti: Europa, Africa e Asia, fino a
quando un cataclisma fece una breccia nel muro di contenimento dell’oceano
Atlantico ad ovest, verso l’odierna Gibilterra. In un processo durato molti,
molti anni, una gigantesca cascata di acqua ha incominciato ad inondare l’intero
bacino mediterraneo, facendo nascere un nuovo mare. Analizzando più
attentamente la configurazione di questo nuovo mare troviamo che è formato
piuttosto da un insieme di mari: il mar Alboran, Golfo di Lione, il Tirreno, lo
Ionio, il mar Egeo, l’Adriatico, ognuno con caratteristiche proprie.
Nell’insieme il Mediterraneo è un mare profondo: dai 3000 ai 4000 metri. Questa
profondità permette ad alcune specie di balene di viverci, come anche il pesce
spada, il tonno e il delfino, quest’ultimo spesso incontrato dalle moderne
barche da diporto durante le crociere. Il Mediterraneo è un mare piuttosto
chiuso. Vi è un piccolo scambio delle acque con l’Atlantico sullo stretto di
Gibilterra e con il mar Nero sullo stretto del Bosforo ad Istanbul. All’estremo
est, il canale di Suez, sebbene navigabile, è soltanto una comunicazione
artificiale con il mar Rosso. Le coste africane ed asiatiche sono aride e
piatte, mentre le coste europee, anche se non soggette a piogge pesanti, sono
verdi e montagnose, con un clima più temperato. Il continente
africano da sempre si spinge lentamente verso il continente europeo e questo ha
causato l’innalzamento delle Alpi. La conseguente frattura nella crosta
terrestre ha formato i vulcani: Etna, Stromboli e Vesuvio in Italia e Santorino
in Grecia. Questo movimento verso il continente europeo è anche la causa della
attività sismica in questa area. In generale, il clima è tiepido e
temperato: per l’appunto definito “mediterraneo”. Il clima è influenzato
dall’aria calda e secca proveniente dal Sahara durante l’estate creando
temperature ideali per le vacanze, e dall’aria più umida e fredda dall’Atlantico
durante l’inverno. In effetti, questo clima si è dimostrato assai favorevole
allo sviluppo della civiltà umana ________________ L’arrivo
dell’uomo L’uomo è arrivato piuttosto tardi sulla scena del Mediterraneo. Vi
sono tracce dell’uomo di Neanderthal nelle caverne del Circeo a sud di Roma,
nella costa ligure, a Gibilterra, in Francia ed in alcune altre aree. L’arrivo
del nostro più diretto antenato, “Homo Sapiens”, si può datare intorno a 100.000
anni fa. Vista la sua attitudine alla guerra, si può legittimamente ipotizzare
che l’Homo Sapiens Sapiens ha avuto un ruolo nel processo di estinzione
dell’uomo di Neanderthal circa 30.000 anni fa. Ogni ricorrente era glaciale
ha prodotto drastici abbassamenti nei livelli del mare, mentre la stessa
quantità d’acqua veniva depositata, sotto forma di alti strati di ghiaccio,
nelle regioni polari. Questo ha permesso all’uomo primitivo di spostarsi e di
popolare molte terre, comprese quelle che in seguito sarebbero diventate isole,
una volta che il clima si fosse riscaldato, innalzando di nuovo i mari. E’ in
questo modo che la Sardegna è stata popolata. Tribù erranti provenienti dalla
attuale Toscana attraversarono l’Elba e la Corsica e arrivarono fino in
Sardegna, circa 40.000 anni fa. Con l’innalzamento del mare queste prime
tribù sarde rimasero isolate per un lungo periodo, fino a quando visitatori, in
barca, non vi approdarono molto più tardi. Oggi, il popolo sardo rimane unico
rispetto alle altre popolazioni europee ed è un esempio relativamente “puro”
delle tribù indo-europee che erravano l’Europa 40.000 anni fa. Un esempio simile
è la popolazione basca che rimase isolata nelle montagne dei Pirenei tra la
Spagna e la Francia. L’uomo primitivo non si è fermato per molto davanti alle
distese d’acqua limitate. La curiosità innata e la sete per l’avventura lo
spinsero a costruire zattere primitive e barchette costruite con canne con cui
hanno remato o si sono lasciati trasportare attraverso le acque, raggiungendo
isole come Cipro e Malta 5000 anni fa, formando le basi delle popolazioni
odierne. L’uomo ha lentamente popolato tutto il bacino mediterraneo. E in questo
speciale e favorevole ambiente ha prosperato. Oggi, il Mediterraneo
rappresenta il crocevia della civiltà occidentale formato da molte e diverse
culture. Città romane si trovano in tutto il Mediterraneo, città greche in
Sicilia, la cultura araba pervade la Spagna, l’Islam è presente in Jugoslavia.
Per il turista-navigatore ciò rappresenta un miscuglio intrigante ed
affascinante. ______________
Agricultura Quando i mammut ancora vagavano per le dense foreste,
l’Europa era popolata da qualche tribù nomade che viveva di caccia e raccoglieva
frutta, bacche e grani di cereali. In seguito queste tribù iniziarono a
pascolare il bestiame che era riuscito ad addomesticare e scoprirono la
possibilità di coltivare i semi dei preziosi cereali circa 9000 anni fa. E’
probabile che questo ebbe inizio nell’area curda della Turchia attuale.
Abitarono le coste alte del Mediterraneo, più adatte ai loro bisogni. Queste
zone davano una produzione più efficiente e abbondante di cibo, che permise
all’uomo di prosperare e di crescere numericamente. Presto però era
necessario scendere nei terreni più fertili dove si trovavano campi più grandi
per coltivare i preziosi cereali, sempre più vitali per sfamare le crescenti
popolazioni insediate in colonie, che in seguito sarebbero diventate villaggi e
poi città. Coloro che decisero di rimanere nelle terre più in alto hanno
dovuto combattere continuamente contro la natura per poter sopravvivere. Nei
secoli hanno faticosamente costruito i campi terrazzati su ripidi pendii delle
colline, che oggi formano una veduta molto pittoresca del paesaggio
mediterraneo. Fu anche un piano strategico rimanere nelle pendenze più
inaccessibili: in tal modo era più facile fuggire ai frequenti saccheggiatori
che infestavano le coste del Mediterraneo. Oggi possiamo ancora ammirare le
splendide cittadine sulle sommità delle colline circondate da alte mura e torri
difensive, sorte proprio per sfuggire ai predatori. Invece, le coste
orientali e del Nord Africa erano aride, mentre le terre fertili si trovavano
nel bacino dei fiumi Tigri ed Eufrate, in Mesopotamia (“tra i fiumi”), in Persia
e lungo il delta del Nilo in Egitto. Queste aree hanno avuto un maggior sviluppo
dopo l’avvento dell’agricoltura e sono questi i luoghi che hanno visto la vera
nascita dell’uomo moderno. Sono numerosi i popoli che prosperarono intorno
al Mediterraneo laddove vi erano provviste di acqua pura e terre fertili e dove
le conformazioni collinose garantivano una certa sicurezza contro gli attacchi
esterni. In condizioni favorevoli, gli insediamenti si svilupparono in civiltà.
Queste civiltà crebbero ed estesero la loro influenza e il loro potere a seconda
delle ambizioni del loro capo, arrivando alla creazione di veri imperi. Alcune
civiltà sviluppatesi lungo le coste del Mediterraneo, durarono qualche
generazione, altre, come nel caso degli Egizi, 3000 anni. Ad ogni modo,
l’influenza di queste civiltà è sempre presente, perché noi siamo ciò che
eravamo. Le mescolanze delle razze attraverso le migrazioni, le dominazioni, gli
stupri e le seduzioni, fa sì che da queste popolazioni ognuno di noi conservi
una parte dei loro geni, dei loro pensieri, della loro arte e delle loro
religioni. Conoscerli e capirli, è conoscere e capire meglio noi
stessi. _______________ Gli Egizi L’allagamento, due volte all’anno,
del vasto delta del Nilo, era per gli Egizi, un regalo divino. Portava acqua
preziosa, concime per i campi e quindi abbondanti raccolti. Il cibo costante
permise al popolo egizio di prosperare e la loro civiltà, in costante crescita,
diventò una delle civiltà che durò più a lungo in tutto il Mediterraneo. La loro
fiorente civiltà, sviluppatasi 5000 anni fa, durò ben 3000 anni.
Svilupparono una forma di scrittura illustrativa chiamato geroglifico.
Adoravano molti dei, i quali davano loro la certezza di una vita ultraterrena.
Infatti, le piramidi vennero costruite per proteggere i corpi mummificati e per
preservare gli utensili necessari per la loro vita nell’aldilà. I venti
costanti che soffiavano verso l’interno favorirono l’estendersi della loro
influenza lungo tutto il Nilo, piuttosto che verso il Mediterraneo o lungo le
sue aride coste. Sicuramente avranno anche capito che le loro barche da fiume
con fondo piatto, non erano indicate per la navigazione in mare. Il popolo
della Mesopotamia Le città-stato sviluppatesi in civiltà in Mesopotamia, sono
state quelle dei Sumeri (la loro capitale era UR), dei Babilonesi (capitale,
Babilonia) e degli Assiri (capitale, Nineve). Hanno inventato una forma
cuneiforme di scrittura su tavole di argilla. Queste civiltà prosperarono dal
3000 A.C. fino a 550 A.C. Erano appassionati dell’astronomia e gli odierni nomi
dei giorni della settimana derivano proprio dai loro studi. I giardini pensili a
Babilonia erano una delle sette meraviglie del mondo antico.
Successivamente, i vicini Persiani dell’Iran centrale odierna, dalla loro
capitale, Persepolis, incominciarono ad espandere la loro influenza su tutta
l’area. I Persiani hanno iniziato a commerciare le loro merci e il loro
abbondante cibo, sia a valle lungo il fiume verso l’oceano Indiano, sia
attraverso il deserto fino alle rive del Mediterraneo, dove incontrarono i
Fenici. Il loro impero comprendeva tutta la Mesopotamia, la Siria, l’Egitto e
parte dell’Asia Minore. Attaccarono anche la Grecia senza successo e trovarono,
in fine, la sconfitta con Alessandro il Grande nel 331 A.C. I
Palestinesi La Palestina, situata sulla costa orientale del Mediterraneo, era
una terra abitata da pastori, gli ebrei, che predicavano un solo Dio, mentre
fino a quel momento i popoli adoravano molteplici figure divine. Questa piccola
area avrebbe dato origine a tre religioni diverse: l’ebraica, la cristiana e
l’islamica, che in seguito avrebbero raggiunto i complessivi 3 miliardi di
fedeli in tutto il mondo. La città di Gerusalemme sarebbe stata contesa da
ognuna di queste religioni come capitale propria. Questa contesa è ancora la
causa dei conflitto ai giorni nostri. _________________ I
Fenici L’attitudine al commercio dei Persiani è stata tramandata ai Fenici,
che abitarono la costa libanese del Mediterraneo nelle città antiche di Biblos,
Sidon e di Tiro. Mentre gli Egizi commerciarono fra di loro principalmente lungo
il Nilo, i Fenici, che disponevano solo di una striscia stretta di terra fertile
lungo la costa per sostenersi, non potevano che guardare verso il mare per
sperare in uno sviluppo. E’ da qui che l’uomo ha iniziato a navigare verso
ovest, conquistando altri territori. I Fenici erano ben forniti di foreste
di magnifici cedri ed utilizzando questo legno, costruirono barche abbastanza
potenti per affrontare il mar Mediterraneo. Con queste barche viaggiarono verso
ovest colonizzando nuove terre. Le loro barche erano dotate sia di vele, sia di
uomini che remavano e man mano diventarono sempre più grandi. Vi erano tre
rotte per navigare verso ovest: 1. A nord costeggiando la
Turchia, la Grecia, Corfu, il tacco dell’Italia, lo stretto di Messina, la costa
italiana fino all’Elba, poi l’attraversata per raggiungere la Corsica ed infine
la Sardegna. 2. La rotta verso sud seguiva la costa del nord Africa,
sempre rimanendo a vista della terraferma, dove di notte si fermavano. Molti dei
porti odierni distavano, per i Fenici, un giorno di navigazione dal successivo.
3. La terza rotta, verso ovest, venne usata in seguito da marinai più
esperti e con strumenti più sofisticati. Questa rotta prevedeva una navigazione
in alto mare verso ovest senza terra a vista. Da Tiro navigarono fino a Cipro,
poi verso Creta e Malta, arrivando a Cartagine. Navigarono di notte orientandosi
con le stelle.
I Fenici erano dei mercanti pacifici. Erano interessati
ad incrementare i loro commerci e di fondare nuove colonie nel “Far West” di
allora: in Cipro, a Rodi e nelle isole dell’Egeo. Spingendosi ancora più lontano
fondarono Tharros e Nora in Sardegna; Tashish, una grande colonia commerciale
sulla costa della Spagna, e la città che sarebbe divenuta la capitale di tutte
le colonie, Cartagine, nell’odierna Tunisia, che si trovava esattamente al
centro del Mediterraneo. (Le rovine di queste città puniche, così
straordinariamente ben preservate, sono assolutamente da visitare.) A
proposito, i Fenici sono gli inventori della scrittura moderna. Adoperarono un
alfabeto di 22 lettere, utilizzate ancora oggi. La scrittura si è dimostrata
rivoluzionaria per l’epoca. Ha permesso la comunicazione, e di conseguenza il
commercio, tra le colonie distanti. _____________ I Greci Durante
questo stesso periodo, alcune tribù erranti si stabilirono in Grecia. Gli Eoli
si fermarono nel nord, gli Ioni, che erano dei bravi navigatori, ad Atene ed i
Dori nel Peloponneso e a Sparta. Erano dei popoli litigiosi, sempre in
guerra tra di loro. Erano insoddisfatti e irrequieti e di conseguenza sempre
desiderosi di cambiamento e di miglioramenti. Forse sono state proprio queste
caratteristiche a portarli ad uno sviluppo nelle arti, nella fisica ed in campo
culturale. I Greci hanno realizzato grandi imprese: in guerra, nelle
colonizzazioni, nello sport, nella democrazia (vedi Pericle), nell’architettura,
nella scultura (Fidia, Polykleitos, Lisippo, Prassile), nella mitologia,
nell’astronomia, in geografia (Tolomeo), nel teatro (Sofocle, Eschilo) nella
filosofia (Socrate, Platone, Aristotele, Parmenide) e nella matematica (Euclide,
Archimede, Pitagora). Queste imprese sono largamente riconosciute e le loro
opere sono alla base del pensiero occidentale. I Greci odiavano i Persiani
ed esultavano ad ogni confronto fisico. Vi sono infinite storie di guerre e
battaglie fra questi due popoli. I Greci colonizzarono la Sicilia ed il sud
dell’Italia. Hanno costruito magnifici templi a Paestum e ad Agrigento (anche
questi due siti archeologici meritano di essere visitati), che non sfigurarono
con l’Acropoli stessa di Atene. I Persiani, che conquistarono Babilonia e
l’Egitto, crearono un nuovo impero minacciando gli stessi Greci. Una imponente
armata attaccò i Greci a Maratona, ma fallì, come fallì anche il secondo
tentativo di conquistare Atene, dieci anni più tardi. Questo fallimento è stata
la fortuna nostra, perché nei successivi 100 anni, Atene avrebbe prodotto tali
imprese culturali che molte altre nazioni non avrebbero potuto produrre in 1000
anni. Comunque, solo 100 anni più tardi la Grecia era indebolita dalla
guerra tra Atene e Sparta e fu sopraffatta dai vicini Macedoni. I Macedoni
volevano conquistare l’intero mondo conosciuto! Questa grande avventura,
iniziata da Re Filippo, proseguì brillantemente con il figlio, che presto
sarebbe stato conosciuto come Alessandro il Grande. Egli conquistò gran parte
del mondo allora conosciuto, che andava dalla Grecia, fino in Egitto ed in
Persia, spingendosi fino in India, in pochissimo tempo. Passarono soltanto dieci
anni dalla conquista di Atene, da parte di Filippo, fino alla morte di Alessando
il Grande nel 323 A.C. Si può dire che la cultura della antica Grecia ha
dominato il mondo fino ai giorni nostri. Le loro magnifiche sculture erano fonte
di ispirazione per gli scultori romani, i quali hanno accuratamente copiato i
capolavori dei Greci per adornare i palazzi di Roma. L’architetture greca, con
la sua grazia, potenza e bellezza, veniva considerata un ideale di simmetria
artistica. I Romani hanno spesso disegnato i loro edifici pubblici prendendo
come modello i templi greci ed in particolare il Partenone. Durante il
Rinascimento, gli Europei riscoprirono l’arte romana e greca. Con il tempo
l’architettura di influenza greca sarebbe stata usata in molte nazioni. Oggi le
colonne doriche e ioniche, di ispirazione greca, dominano moltissimi palazzi
governativi sparsi nel mondo. ______________ L'Odissea di Ulisse Ulisse
era l’eroe greco che conquistò Troia, nascondendosi dentro il cavallo di legno,
che fu poi trascinato dentro le mura dal nemico troiano. Lo scrittore Omero
raccontò le tante successive avventure di Ulisse che navigava in giro per il
Mediterraneo inesplorato. Questa epica storia è intitola “L’Odissea” ed è un
racconto di fantasia, ma sicuramente è stata ispirata da tanti paurosi e
stravaganti racconti di marinai dell’antichità al ritorno dalle loro
esplorazioni dell’allora sconosciuto Mare Mediterraneo. Omero inventa nomi
nuovi per i luoghi dei suoi racconti e per gli storici è stato un lieto
passatempo sin dai tempi dell’antica Grecia e Roma, a cercare di individuare i
veri luoghi descritti nell’Odissea. C’è anche sempre stata un’accesa concorrenza
da varie località turistiche che rivendicavano paternità per i luoghi visitati
da Ulisse. Comunque c’è una certa concordia riguardo a vari episodi
dell’Odissea che si individuano in località situate in Sicilia, nella costa
sud-ovest dell’Italia ed in Sardegna. In tempi antichi si trattava per i greci,
di zone inesplorate del Mediterraneo e quindi ideale per l’ambientazione di un
racconto avventuroso. A proposito di questa zona, che per i greci era il
“Far West”, una recente teoria di uno studiose sardo, Sergio Frau, ritiene che
le Colonne di Ercole fossero situate, non nello Stretto di Gibilterra, ma più
vicine: tra l’Africa e la Sicilia e che Atlantide sarebbe stato la Sardegna.
Questo perché, alla fine dell’ultima era glaciale, il livello del mare era molto
più basso e quindi lo Stretto molto più stretto, oltre il quale c’era
l’ignoto. Nell’Odissea di Omero, possiamo constatare che lo Stretto di
Messina, con i suoi paurosi (ma innocui) vortici marini, era il luogo ideale per
domiciliare i mostri marini Scilla e Cariddi. Il vulcano Etna poi, era
l’ispirazione che creò la caverna di Polifemo, il gigante con l’occhio solo, che
divorò parte dell’equipaggio di Ulisse. Le isole a nord della Sicilia, le
Eolie, tra cui Stromboli e Vulcano, con il sempre presente vento furono per
Omero un ovvio domicilio per Eolo, il dio del vento. Le bellissime falesie
di Capri sono diventate la dimora delle sirene che cercarono di incantare
l’Ulisse legato all’albero della sua barca, per sentire i loro canti. I
Campi Flegrei vicino a Napoli sono ancora zona vulcanica ed attualmente in
sussidenza, che sta lentamente immergendo le rovine romane nelle onde del mare.
Dove altro poteva Ulisse scendere negli inferi per parlare con i morti? Il
promontorio roccioso del Circeo, l’unico in tutta la costa a sud di Roma, ha
rivelato la presenza umana fin dai tempi preistorici, con la scoperta delle ossa
dell’ uomo di neanderthal nelle sue caverne. Era qui che Ulisse fu ammaliato
dalla bella maga Circe. Il nostro eroe marinaio deve essersi spinto fino in
Sardegna, dato che gli storici hanno individuato nella baia di Porto Pozzo a
nord-est dell’isola e nelle Bocche di Bonifacio, come località dei Lestrigoni.
Ulisse, come tutti i marinai dell’antichità, non avevano le carte nautiche,
né il GPS, né le immagini meteo satellitari, per guidarli nelle loro navigazioni
e dovevano per forza essere dei veri esperti marinai ed avere anche una certa
dose di fortuna, per districarsi tra le tante isole e scogli e poter ritornare a
casa. Infatti sono tanti a non esserci riusciti ed il fondo del mare
mediterraneo è disseminato con tante navi antiche e con i loro carichi di anfore
e tesori. Oggi invece il marinaio moderno può navigare in tutta sicurezza e
visitare le tante meraviglie del Mediterraneo, e ripercorre le rotte
faticosamente seguite dai nostri famosi eroi
nell’antichità. _______________ I Romani La tradizione vuole che Roma
fu fondata nel 753 A.C. da Romolo e Remo, due trovatelli allevati da una lupa.
In quel periodo la penisola italica era popolata a nord da selvagge tribù
celtiche ed al centro da un popolo con una cultura abbastanza sviluppata, gli
Etruschi. Gli abitanti di Roma avevano grande determinazione ed erano molto
legati alle loro terre ed alla loro città, che volevano forte e potente. Non
avevano una predisposizione all’arte ed alla cultura come gli Ateniesi, ma una
cosa era assai importante per loro: la legge. Lentamente e con tenacia i Romani
hanno esteso la loro autorità da città a città, lungo la costa della penisola,
formando una federazione forte, con un potente esercito per far rispettare la
legge e mantenere l’ordine. L’attività sportiva per i Romani aveva un'altra
importanza rispetto ai Greci. Piuttosto che praticarla personalmente
partecipando a corse e lanciando giavellotti, i Romani preferivano lasciare
queste attività ai loro schiavi, lasciandoli combattere l’uno contro l’altro e
contro le bestie feroci nelle arene come il Colosseo. Ormai i Greci avevano
dovuto cedere il controllo delle loro colonie che avevano nel sud dell’Italia ai
Fenici, che avevano conquistato gran parte del Mediterraneo. Tuttavia, Roma ora
stava crescendo e stava diventando una forza contro cui fare i conti. Ben presto
si sviluppò una grande rivalità tra Roma e Cartagine. I Romani non erano un
popolo marinaio ed avevano dovuto copiare le navi fenicie ed infatti costruirono
molte navi per contrastare la flotta nemica. Nel 241 A.C. conquistarono la
Sicilia e poi Cartagine stessa nel 146 A.C., divenendo i nuovi dominatori del
mare Mediterraneo, da allora conosciuto come il “Mare Nostrum”. L’impero
romano, che controllava tutte le coste del Mediterraneo, si estese fino in
Inghilterra e lungo il fiume Reno in Germania e ad est fino in Ungheria,
compresa la Romania, la Turchia ed il vicino oriente. Lo splendore
dell’impero romano durò alcuni secoli, fino a circa il 400 D.C. quando gli
invasori, i Goti ed i Vandali, discersero dal nord, e gli Unni dall’Asia
capeggiati da Attila, portando con sé terrore e devastazione. L’impero romano
finì con la destituzione dell’ultimo imperatore nel 476 D.C., quando incominciò
una nuova era: il Medioevo. _______________ Storia Recente Da allora il
Mediterraneo ha visto molti tumulti, dati dalla sete di ricchezza e di potere di
alcuni capi. Molti imperi nacquero e morirono, alcuni nati dalla spada ed altri
dal commercio. Le navi divennero più grandi e più adatti ad affrontare gli
oceani, cosicché i lontani discendenti dei Fenici navigarono verso sempre ovest
e scoprirono e conquistarono e popolarono le nuove terre delle Americhe. La
pirateria, le violenze carnali e le razzie continuarono nelle coste più isolate,
fino al diciottesimo secolo. Ecco perché la Sardegna, particolarmente esposta
agli attacchi via mare, non ha città lunghe le coste, tranne quelle fondate dai
Fenici. Per il popolo della Sardegna, il mare era fonte di terrore. Tuttora si
trovano le vecchie case di campagna costruite nei recessi delle rocce, ben
nascoste dal mare. Pisa, Genova, Ravenna e Venezia divennero le dominanti
potenze marinare, accumulando molta ricchezza. Queste ricchezze si riflettono
nei bellissimi edifici e nelle chiese e nei tesori artistici lì conservati.
Durante il Rinascimento, l’Italia ha prodotto qualcosa come il 70% degli attuali
tesori artistici di tutto il mondo! Ad ogni modo, le provviste locali di
legname cominciarono a diminuire, con l’impoverimento delle foreste. Non era più
possibile mantenere o rinnovare le flotte ed il dominio dei mari quindi passò ad
altre nazioni al di fuori del Mediterraneo: al Portogallo, all’Olanda ed in
fine, all’Inghilterra. Gibilterra rappresenta uno delle ultime roccaforti
britanniche nel Mediterraneo, presidio a cui l’Inghilterra non vuole rinunciare.
Come non rinuncia la Spagna al suo presidio, Ceuta, di fronte sulla costa
marocchina. Più recentemente vediamo che la protezione del Mediterraneo è stata
affidata alle forze NATO, capeggiate dagli Stati Uniti. La NATO possiede molte
basi aeree e navali in questa area: Rota (Spagna), Napoli, Verona, Sigonella (in
Sicilia), La Maddalena e Teulada (in Sardegna), Corfù, Malta, Turchia, Kosovo.
La storia del Mediterraneo si sta ancora scrivendo: stiamo vivendo gli ultimi
cambiamenti nei Balcani, in Palestina, i confini tra i paesi europei che vengono
eliminati e le drammatiche migrazioni dai paesi più poveri a quelli più ricchi.
Vi è ora un crescente senso di responsabilità da parte di tutti i paesi
confinanti con il Mediterraneo verso questo mare. Si stanno finalmente compiendo
passi concreti per la sua protezione, per mantenerlo pulito, sano e sicuro, per
tutti coloro che sono abbastanza fortunati da poterlo navigare e da poterlo
esplorare nelle sue molteplici meraviglie.
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ACCIUGA Engraulis encrasicolus L. Cro.: Brgljun, incun. Dan.: Ansjos.
Fra.: Anchois commun. Gre.: Antjoga, gíavros. Ing.: Anchovy. Nor.:
Ansjos. Ola.:Ansjovis. Por.: Biquerão, enchova. Spa.: Anchoa, boquerón.
Ted.: Sardelle. NOMI DIALETTALI L'Acciuga è chiamata anche Alice. Il
novellame è conosciuto con il nome, comune a tutto il pesce azzurro, di
Bianchetto. I nomi dialettali in letteratura per indicare, adulti e
giovanili, sono: Argentini e Nudini (nov.) (Abruzzo); Aliciàstra,
Aliciastrùni (Calabria); Alice `e sperone, Alice annure (giov.) (Campania);
Sardela, Sardòn (Friuli Venezia Giulia); Amarou, Ancioa (Liguria); Sardela,
Sardone (Marche); Aléce, Alice de sperone (Puglia); Aléce Masculina
(Sicilia); Anciona, Angioja (Sardegna); Anchiò, Sardòn (Veneto). DOVE
VIVE Engraulis encrasicolus è una specie pelagica, che vive in autunno ed
inverno a profondità maggiori (100-200 m), mentre soggiorna più vicina alla
costa per il resto dell'anno. COME VIVE L'Acciuga è una specie
eurialina (si adatta bene a differenti salinità) e tollera variazioni
comprese tra il 5 ed il 41 ä. questa caratteristica le permette di penetrare
per alimentarsi in lagune, laghi salmastri od estuari. gli individui,
giovanili ed adulti, hanno abitudini gregarie (vivono in branchi numerosi) ed
effettuano limitate migrazioni. LA RIPRODUZIONE L'Acciuga ha sessi
separati. La maturità sessuale è raggiunta al termine del primo anno di vita
(taglia di circa 9 cm). La riproduzione avviene da aprile a novembre sotto
costa. Le uova emesse (fino a 40.000 per femmina) sono galleggianti, senza
gocce oleose, ellittiche, con diametro di circa 1 mm. Queste dopo 2-3 giorni
schiudono e le larve, lunghe circa 2 mm, danno avvio alla vita
gregaria. COSA MANGIA L'Acciuga si nutre di plancton (piccoli Crostacei,
larve di Molluschi, ecc.), compreso il fitoplancton (plancton
vegetale). COME RICONOSCERLA L'Acciuga è un Pesce di piccole dimensioni
dal corpo affusolato con ventre liscio ed arrotondato. La testa è allungata
(circa 25% della lunghezza totale) con ampie aperture branchiali. Il muso è
prominente ed acuto. La bocca, nella parte inferiore della testa, è grande ed
oltrepassa il margine posteriore degli occhi, che sono di notevoli dimensioni
e negli adulti presentano una membrana adiposa. La mascella inferiore, più
corta della superiore, porta piccoli denti. L'unica pinna dorsale è situata
circa a metà del corpo in posizione avanzata rispetto alle pinne anali;
queste sono di piccole dimensioni e situate in posizione mediana. Le pinne
pettorali sono sottili ed allungate e in posizione ventrale. Le squame sono
presenti, ma facilmente stac-cabili. Non è evidente linea laterale. La
lunghezza massima degli individui mediterranei è di 18-20 cm, comune 11-12
cm. La vita massima è circa 4 anni. La colorazione, tipica delle specie
pelagiche, è azzurro con sfumature verdastre sul dorso, argentea sui fianchi
e sul ventre. Le pinne sul dorso e della coda sono di colore grigio chiaro,
le altre biancastre. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI L'Acciuga è
l'unica specie della famiglia Engraulidi nei mari europei. Secondo alcuni
Autori, una sottospecie è l'Acciuga di Faro (E. encrasicolus roussoi),
considerata da altri una specie distinta. Questa acciuga, conosciuta come
"Amaredda" per le sue carni, è presente solo nei laghi salmastri di Giannizzi
e Faro (Messina); E. encrasicolus differisce dall'Acciuga di Faro per
maggiore lunghezza, minore profondità (altezza) e per colorazione diversa sul
dorso (grigio sabbia con punteggiatura brunastra in E. encrasicolus roussoi).
L'Acciuga può essere anche confusa per la colorazione, l'aspetto o le
dimensioni con specie appartenenti agli Argentinidi (Argentina), agli
Aterinidi (Latterino) ed ai Clupeidi (Alaccia, Sardina, Spratto). Tra le
marcate differenze, per la distinzione sono sufficienti due caratteristiche
assenti nell'Acciuga: due pinne dorsali negli Argentinidi (la seconda
adiposa) e negli Aterinidi ed esistenza sul ventre di una carenatura, più o
meno profonda, nei Clupeidi (Alaccia, Sardina, Spratto). DIFFUSIONE E
PESCA L'Acciuga è diffusa in tutto il Mediterraneo, nel Mar Nero e nel Mar
d'Azov ed ampiamente presente lungo le nostre coste. Questa specie è
distribuita anche in Atlantico orientale, dalla parte meridionale del Mare
del Nord ed Isole Britanniche fino al Senegal. Engraulis encrasicolus è
pescata in modo professionale principalmente con reti da traino pelagico
(volanti) e da circuizione (lampara o cianciolo). L'Acciuga nel 1986 e nel
1995 ha raggiunto rispettivamente il 5° ed il 3° posto della speciale
classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione di
acciughe è passata dalle 32.413 tonnellate prodotte nel 1986, alle 42.746
tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO L'Acciuga è
commercializzata fresca, congelata, salata, sott'olio, in salsa ed in pasta
(succo salato e concentrato). Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato
13.471 tonnellate di acciughe fresche, con una diminuzione del 12.2 %
rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 9.545
lire, con una diminuzione del 14.6 % rispetto al
1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Engraulis encrasicolus è dal punto di
vista alimentare un pesce classificabile come semigrasso (in alcuni mesi il
contenuto in grassi è maggiore) e discretamente digeribile. L'Istituto
Nazionale della Nutrizione riferisce che 100 grammi di parte edibile (carni)
di acciughe fresche contengono 16.8 g di proteine, 1.51 g di carboidrati e un
basso contenuto in grassi (2.6 g), un alto contenuto in vitamine e sali
minerali: vitamina A (100 UI), complesso B (B1: 80 e B2: 210 mcg), Calcio
(148 mg); Ferro (2.8 mg) e Fosforo (196 mg), mentre 100 grammi di parte
edibile di acciughe sott'olio contengono 25.9 g di proteine, 0.2 g di
carboidrati e 11.3 g di grassi, Calcio (44 mg); Ferro (1.3 mg) e Fosforo (351
mg). Alcuni elementi sono persi (vitamine, sali minerali, ecc.), in parte o
completamente, nel prodotto trasformato (pasta d'acciughe, acciughe sotto
sale), dove 100 grammi di parte edibile di acciughe sotto sale contengono
25.0 g di proteine e 3.1 g di grassi, LA RICETTA Proponiamo per le
acciughe un antipasto di facile preparazione Acciughe crude al limone 600
g di acciughe freschissime succo di 5 limoni 2 cucchiai di olio extra
vergine di oliva sale pepe Pulire accuratamente, levando testa e spina,
le acciughe, asciugarle e disporle ben distese in un piatto piuttosto
ampio.Salare, pepare e cospargere le acciughe con il succo di 4
limoni.Lasciare a macerare per 12 ore. Una volta schiarite, togliere le
acciughe dalla marinata e condirle con olio ed il succo di limone. Servire.
E' possibile conservare in frigorifero le acciughe per una
giornata. ______________ ANGUILLA Anguilla anguilla L. Cro.:
Jegulja. Dan.: Ål. Fra.: Anguille d'Europe. Gre.: Chéli. Ing.: European eel.
Nor.: Ål. Ola.: Ål. Por.: Enguia, eiró. Spa.: Anguila. Ted.: Aal,
Flussaal.NOMI DIALETTALI Le femmine mature più vecchie e grandi sono chiamati
Capitoni. Alcuni dei nomi dialettali usati in letteratura sono: Anguella
(Abruzzo); Angidda, Capituni (Calabria); Cuzzutella, Storta campagnola
(Campania); Anzile, Burattèl (Friuli Venezia Giulia); Ciriòla (Lazio);
Anhilla, Anghilla (Liguria); Anguella, Bisciatto (Marche); Angarone,
Capomazzo (Puglia); Anguid-da, Zuncurrunu (Sardegna); Ancidda, Anguidda
(Sicilia); Cannaiola (giovani), Cieche (novellame) (Toscana); Anguila,
Buratèli (Veneto). DOVE VIVE L'Anguilla è una specie di fondo che può
vivere in mare, in acque salmastre, in acque dolci, sotterranee (anche
caverne e pozzi) e termali. COME VIVE Anguilla anguilla può resistere a
lungo fuori dall'acqua, grazie al muco che ne ricopre la pelle ed alla
capacità di mantenere umide le branchie. LA RIPRODUZIONE L'Anguilla si
riproduce in mare, ma vive per molto tempo (7 anni o più nel caso dei
capitoni) in acque dolci (anguilla gialla) fino a raggiungere la maturità
sessuale, quando migra verso il mare (migrazione catadroma).
Il differenziamento sessuale inizia ad una lunghezza di circa 14-18 cm.
La maturità sessuale è raggiunta nei maschi a 20-40 cm e nelle femmine a più
di 40 cm. In inverno (ottobre - dicembre), gli individui europei
maturi (anguille argentine) discendono i fiumi (calata) per raggiungere
l'area di riproduzione (Mar dei Sargassi nell'Oceano Atlantico) dove si
riprodu-cono. Le larve (leptocefali) sono trasportate dalla corrente del
Golfo fino alle coste europee, dove completano la metamorfosi e ne risalgono
i fiumi. A questo stadio, le larve (ceche) sono trasparenti, fino a divenire
ragani (5-15 g). Non è esclusa la presenza di altre aree di riproduzione
nel Mediterraneo. COSA MANGIA A. anguilla è un predatore vorace,
notturno, e si serve del fine olfatto per individuare larve di Insetti,
Vermi, Molluschi, Crostacei, Pesci e piccoli Anfibi. Le larve si nutrono di
piccoli organismi (Plancton) animali. COME RICONOSCERLA L'Anguilla adulta
è un Pesce osseo dal corpo subcilindrico, allungato, serpentiforme. La testa
è allungata con le estremità della bocca che terminano sotto il centro
dell'occhio. La bocca è munita di minuscoli denti in serie. La mandibola è
più lunga della mascella. Sono presenti una narice anteriore situata
all'apice del muso, dotata di un piccolo tubulo ed una narice posteriore.
L'occhio è rotondo. La pinna dorsale è unita alla pinna caudale, mentre le
pinne pettorali sono molto corte e tondeggianti. La pelle, viscida per la
presenza di un'abbondante sostanza mucosa, è dotata di squame minute più o
meno nascoste. Le anguille gialle (immaturi) si distinguono dagli adulti per
i piccoli occhi, il muso largo e la colorazione verde-bruna sul dorso e
giallo limone sui fianchi. La colorazione negli adulti è bruno-verdastra,
talora grigia o quasi nera; il ventre è argenteo, bianco o giallastro. Le
femmine, più grandi dei maschi, possono rag-giungere una lunghezza di circa 1
metro e pesare fino a 6 kg (capitoni); i maschi rimangono, quasi sempre,
sotto i 50 cm, con un peso di 150-200 g. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE
SIMILI La variabilità individuale spiega come a questo pesce siano stati
assegnati, in passato, diversi nomi. Tutti gli individui europei appartengono
alla specie A. anguilla; questa è molto simile alla specie nordamericana
A. rostrata. Le due specie sono considerate da alcuni studiosi una sola
specie. DIFFUSIONE E PRODUZIONE L'Anguilla è presente in tutto il
Mediterraneo ed in Oceano Atlantico, dalle isole Azzorre ed alle coste del
Marocco fino alle coste islandesi, norvegesi e finlandesi. Lungo le nostre
coste, è più comune sul versante Adriatico (mare ed acque interne).La pesca
professionale di questa specie è effettuata in vari modi, ma soprattutto,
nelle valli, nelle lagune e negli stagni costieri, per mezzo di bertovelli e
lavorieri. Queste trappole sfruttano la migrazione verso il mare degli
individui maturi. Anguilla anguilla è uno dei pesci più allevati (allevamento
estensivo ed intensivo) in tutto il mondo. La Cina è oggi il maggior
produttore mondiale di questa specie, allevata per produrre il famoso
kabajaki. L'Italia è stata nel 1995 il primo produttore in Europa con 3000 t
di prodotto ingrassato.L'Anguilla nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto
rispet-tivamente il 23° ed il 32° posto della speciale classifica delle prime
50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 5.528 tonnellate
(di cui 3.300 in acquacoltura) prodotte nel 1986, alle 3.886 tonnellate
(3.000 in acquacoltura) del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO Specie di notevole interesse, è commercializzata viva,
fresca, congelata, affumicata ed in scatola. CONSUMO L'Anguilla è una
specie conosciuta ed apprezzata già nell'antichità. In Oriente, era
considerata un animale sacro e, come ricorda lo storico latino Plinio, la sua
effigie adornava templi ad Eloro (Sicilia) ed in Caria. Aristotele racconta
che già nell'antica Grecia questa specie era pescata nel fiume Stirmione per
essere trasportata in vasche per l'allevamento. La carne di Anguilla, ceche
ed adulti, è anche oggi molto apprezzata dai consumatori in tutto il mondo.
Le sue carni sono bianche e gustose. Dal punto di vista nutrizionale, la
composizione in grassi, zuccheri e proteine dell'Anguilla di fiume è diversa
da quelle dell'Anguilla di mare. L'Istituto Nazionale della Nutrizione indica
infatti che 100 g di parte edibile (carni) di Anguilla di fiume contengono un
maggiore contenuto in proteine e zuccheri ed un minor contenuto in grassi
(14.6 g di proteine, 0.67 g di carboidrati e 19.63 g di grassi, contro gli
11.18 g di proteine, 0.06 g di zuccheri e 23.74 g di grassi dell'Anguilla di
mare). Al contrario, il contenuto in sali minerali e vitamine è lo stesso
(vitamina B1: 80 mcg , vitamina B2: 210 mcg, Calcio: 38 mg, Fosforo: 264 mg e
Ferro: 1.2 g. LA RICETTA L'Anguilla ha preparazioni classiche (marinata,
al sugo o fritta), ma da anche ottimi risultati se arrostita. Proponiamo
una ricetta legata alla tradizione peschereccia: Spiedini di anguilla alla
brace Per 4 persone 1 Anguilla di circa 0.5 Kg alloro (o
rosmarino) 2 cucchiai di aceto sale, pepe Lavare l'Anguilla in acqua e
sale, privarla delle testa e tagliarla a tronchetti (se grandi incidendoli).
Condire i tronchetti di Anguilla con pepe ed alloro (o rosmarino) ed infilare
gli spiedini, preferibilmente di legno aromatico (pino, ginepro, alloro).
Preparare la brace preferibilmente di legno di pino in un barbecue e cuocere
gli spiedini, bagnandoli durante la cottura con un ramoscello di alloro (o
rosmarino) intinto nell'aceto, in modo da sgrassare il pesce. Gli spiedini
saranno pronti quando la pelle sarà divenuta
croccante. _______________ ARAGOSTA MEDITERRANEA Palinurus elephas
(Fabricius) Cro.: Iseebi. Dan.: Languster. Fra.: Langouste rouge. Gre.:
Astakos. Ing.: Common spiny lobster. Nor.: Languster. Ola.: Langoesten. Por.:
Lagosta. Spa.: Langosta common. Ted.: Languste. NOMI DIALETTALI I nomi
dialettali disponibili in letteratura per questa specie sono: Aligusta,
Aliusta (Abruzzo); Aravosta, Ravosta (Campania); Agosta, Agusta (Friuli
Venezia Giulia); Aragusta, Alagousta (Liguria); Aligusta, Aliusta (Lazio);
Aligusta, Aliusta (Marche); Gravosta, Ravuosta, (Puglia); Arausta, Ariusta
(Sicilia); Aagusta (Sardegna); Ragosta (Toscana); Agosta,
Langusta (Veneto). DOVE VIVE L'Aragosta mediterranea vive comunemente a
profondità comprese tra i 20 ed i 70 m, ma è possibile trovarla anche oltre i
200 m.E' specie demersale, che vive di preferenza su fondi rocciosi o
ghiaiosi. Si trova raramente su fondali sabbiosi. COME VIVE Palinurus
elephas alterna nel corso della vita compor-tamenti solitari e di gruppo ed è
presente a profondità minori da marzo a novembre, mentre migra a profondità
maggiori nella restante parte dell'anno. LA RIPRODUZIONE La specie è a
sessi separati. I maschi attaccano le spermatofore sul ventre della femmine
e, all'emissione delle uova, avviene la fecondazione. Le femmine portano le
uova aderenti all'addome (femmine ovigere) anche per mesi, ossigenandole con
il movimento degli arti natatori, fino alla schiusa. Le larve sono piatte,
con lunghi arti e nuotano orizzontalmente in superficie conducendo vita
pelagica, per poi mutare più volte, fino a diventare giovanili e posarsi sul
fondo.Il periodo riproduttivo è variabile: nel Mediterraneo occidentale è
settembre-ottobre, nell'Adriatico, marzo-giugno e agosto-settembre,
dicembre-gennaio, lungo le coste sarde. COME RICONOSCERLA L'Aragosta
mediterranea è un Crostaceo di taglia medio-grande, dal corpo robusto,
allungato, di forma tubulare, diviso in una parte anteriore (cefalotorace:
fusione tra testa e torace) ed una parte posteriore (addome) segmentata. Il
cefalotorace è ricoperto di un robusta corazza calcificata (carapace), con
numerose spine coniche e poco appuntite.Caratteristica la presenza di due
antenne lunghe più del corpo. Gli occhi sono peduncolati, mobili e sormontati
da grosse spine trian-golari, divergenti verso l'esterno a forma di V, con
interposto un piccolissimo rostro. Al cefalotorace sono unite 13 paia di
appendici, tra cui 5 sono arti per camminare (pereiopodi). Questi, a
differenza di altre specie della stessa famiglia, non hanno chele, anche se
presentano spine. L'addome è costituito da 6 segmenti mobili; i primi 5
dispongono di un paio di appendici per il nuoto (pleiopodi). I segmenti
dell'addome sono lisci ed intersecati longitudinalmente da una piega e con il
bordo segmentato e terminano con un ampio ventaglio caudale (telson) ben
sviluppato. La colorazione del corpo è bruno rossastra o bruno violacea con
macchie chiare sul corpo. Caratteristica la presenza sui primi 5 segmenti
addominali di un paio di grandi macchie simmetriche chiare. La lunghezza
massima di questa specie è di 50 cm, comune a 20-40 cm. COME DISTINGUERLA
DALLE SPECIE SIMILI Delle 32 specie di Aragosta presenti nei mari di tutto il
mondo, 3 sono presenti nel Mediterraneo; tra queste, Palinurus regius,
diffusa unicamente lungo brevi tratti della costa sud della Francia e della
Penisola iberica, è facilmente distinguibile dalle altre per la colorazione
verde a diverse tonalità. L'altra Aragosta presente nei nostri mari è
Palinurus mauritanicus, distinguibile da P. elephas per la presenza di
caratteristiche bande trasversali distinte sui pereiopodi, per le numerose
macchie chiare su carapace ed addome e per la minore divergenza delle spine
sopra gli occhi. DIFFUSIONE E PESCA L'Aragosta mediterranea è
uniformemente diffusa lungo le nostre coste, occupando l'intero bacino del
Mediterraneo, ad eccezione della parte sudorientale. Questa specie è presente
inoltre in buona parte del versante est dell'Oceano Atlantico, dalla Norvegia
alle Isole Britanniche a nord e dal Marocco alle Isole Azzorre a sud. Il
limite sud di distribuzione è Capo Bojador (Marocco).Palinurus elephas è
oggetto di pesca professionale essenzialmente con attrezzi fissi (reti e
nasse), sono possibili catture lungo le nostre coste con reti di
profondità. MERCATO L'Aragosta è commercializzata principalmente viva, ma
anche fresca o congelata. Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 137
tonnellate di aragoste fresche, con una diminuzione del 17 % rispetto al
1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 56.102 lire, con un
aumento del 26.3 % rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Palinurus
elephas ha carni di grande pregio, apprezzate sin
dall'antichità. Raffigurazioni di questa specie sono presenti nei mosaici dei
vivai pompeiani, dove è anche raffigurata in un combattimento con un
polpo.Il valore nutrizionale di questa specie è molto buono, in particolare
per l'apporto proteico, di carboidrati e sali minerali.I dati
dell'Istituto Nazionale della Nutrizione indicano infatti che 100 grammi di
parte edibile (carni) di Aragosta contengono 16.20 g di proteine, 1.90 g di
carboidrati e 1.00 g di grassi insaturi. L'Aragosta ha un buon contenuto in
sali minerali (Calcio: 60 mg; Fosforo: 280 mg, Ferro: 0.8 mg) ed in vitamine
(B1: 150 mcg; B2: 180 mcg). LA RICETTA Riportiamo una ricetta, sugo per
condire pasta o riso, di facile preparazione: Salsa con aragosta al
curry Per 4 persone 300 g di polpa di Aragosta 1 cucchiaio di cipolla
tritata finemente 30 g di burro 1 cucchiaio di curry brodo di pesce (2
decilitri) concentrato di pomodoro (1 cucchiaio) Tagliare a pezzetti
piccolissimi l'aragosta. Mettere in una padella il burro e farlo rosolare con
la cipolla. Aggiungere aragosta, curry, brodo di pesce e concentrato di
pomodoro.Sobbollire fino a quando la salsa sarà divenuta densa e cremosa.
Sugo ottima per pasta e riso, anche pilaf. _______________ CALAMARO
MEDITERRANEO Loligo vulgaris Lamarck Cro.: Lignja, lignjun. Dan.:
Blæksprutte. Fra.: Encornet. Gre.: Kalamári, téftis. Ing.: Common squid,
European squid. Nor.: Blekksprut. Ola.: Inkvitvis, pijlinktvis. Por.: Lula,
potra. Spa.: Calamar. Ted.: Tintenfisch, Kalmar. NOMI DIALETTALI I nomi
dialettali utilizzati in letteratura per gli adulti di questa specie sono:
Calamare (Abruzzo); Calamaro verace, Calamaio, (Campania); Totano del riso
(Friuli Venezia Giulia); Caamàri, Totano gentile (Liguria); Calamaio (Lazio);
Trufello (Marche); Calamàre (Puglia); Calamàri, Calàmaio (Sicilia); Calamàri,
Tòtanu (Sardegna); Tòtano (Toscana); Calamàr (Veneto). DOVE VIVE Il
Calamaro vive in mare aperto tra i 20 ed i 250 m, raggiungendo anche i 500 m.
Si sposta in acque più profonde nel tardo autunno. COME VIVE Loligo
vulgaris effettua migrazioni verticali ed orizzontali (verso la costa). Il
Calamaro si nutre durante le ore notturne, di preferenza e maggiormente nel
periodo estivo. LA RIPRODUZIONE La specie è a sessi separati. A maturità,
i maschi producono spermatofore (speciali sacchetti che contengono i gameti
maschili), che introducono nel corpo della femmina tramite un braccio
modificato. Le femmine producono una notevole quantità di uova di 2 mm di
diametro circa), che depongono in tubi gelatinosi (di circa 50-100 uova) che
attaccano a supporti solidi. Le larve a 22°C schiudono dopo circa 25 giorni.
Nel Mediterraneo, questa specie si riproduce durante gran parte dell'anno ed
in misura maggiore all'inizio della primavera e dell'autunno. COSA
MANGIA Il Calamaro adulto si nutre di Pesce (che predilige), Molluschi,
Crostacei e Policheti. I giovanili mangiano larve di Crostacei. E' comune
il cannibalismo. COME RICONOSCERLA Il Calamaro è un Mollusco con corpo
fusiforme e allungato. Il mantello cilindrico contiene gran parte degli
organi interni e nella parte apicale porta due pinne unite a formare un rombo
ad angoli smussati. All'interno del mantello, c'è una conchiglia cornea
(calamo, piuma o gladio) a forma di lancia.La testa presenta lateralmente due
occhi coperti da membrana cornea, al centro dei quali è situato un organo di
senso, presumibilmente olfattorio o tattile. Al centro, è situata la bocca,
da dove partono otto braccia corte e non retrattili (due file di ventose) e
due tentacoli più lunghi con estremità clavata (4 file di ventose, di cui le
2 centrali più grandi). Nei maschi, una delle braccia ha le ventose
modificate in papille e viene utilizzata come organo copulatorio. Sul dorso
del mantello sono presenti cromatofori (speciali cellule per la variazione di
colorazione), che vengono utilizzati per la trasmissione di segnali
comportamentali (lotta tra maschi, corteggiamento, ecc.).La colorazione è
variabile, con diverse sfumature, che vanno dal rossiccio-rosato al bruno. La
specie vive dai due (femmine) ai tre anni (maschi). Nel Mediterraneo, la
lunghezza massima raggiungibile è di 30-40 cm (alcuni Autori riportano 50
cm); comuni sono individui di 15-25 cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE
SIMILI Due specie di Calamaro vivono nel Mediterraneo (Loligo forbesi e
L. vulgaris). L. vulgaris può essere distinto per la presenza sulle clave
di una fila mediana di ventose più grandi (stesse dimensioni in L. forbesi)
e di occhi più piccoli. L. vulgaris è spesso commercializzato insieme ad
altri calamari (genere Alloteuthis), da cui è facilmente riconoscibile
per l'estremità del mantello meno appuntita ed allungata (estremità
più appuntita ed allungata nel genere Alloteuthis). Il Calamaro mediterraneo
è spesso confuso con il Totano (Todares sagittatus e Illex coindetii).
La distinzione tra le specie è possibile dal momento che in L. vulgaris
le pinne, unite a formare un triangolo, oltre-passano la metà del mantello
(2/3 circa), mentre in T. sagittatus e I. coindetii non ne superano la
metà. DIFFUSIONE E PESCA Il Calamaro mediterraneo è comune e presente
lungo le nostre coste. La specie è distribuita nell'intero bacino del
Mediterraneo ed in Atlantico orientale da circa 55oN a 20oS (Isole
Britanniche e Mare del Nord, fino al Sud Africa). Loligo vulgaris è oggetto
di pesca professionale con reti a strascico, con reti a circuizione, con
numerosi attrezzi da posta, ami ed esche artificiali. E' catturato anche
durante la notte utilizzando fonti luminose.L'insieme delle specie Loligo nel
1986 e nel 1995 hanno raggiunto il 20° posto della speciale classifica delle
prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione di calamari è passata dalle
7.548 tonnellate prodotte nel 1986, alle 5.734 tonnellate del 1995 (dati FAO,
elaborazione ISMEA). MERCATO Il Calamaro è commercializzato fresco o
congelato, intero o lavorato (anelli). Le famiglie italiane nel 1998 hanno
acquistato 11.932 tonnellate di calamari freschi, con una diminuzione del 14
% rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 13.887
lire (aumento del 7.9 % rispetto al 1997) (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Il
Calamaro è specie apprezzata fin dall'antichità. Raffigurazioni di
questa specie sono presenti su piatti di epoca Attica e della Magna
Grecia. L'Istituto Nazionale della Nutrizione indica che 100 grammi di parte
edibile (carni) di Loligo vulgaris contengono 250 UI di vitamina A, 70 mcg
di vitamina B1, 160 mcg di vitamina B2, 144 mg di Calcio, 189 mg di Fosforo
e 17.4 mg di Ferro. Infine, 100 g di Calamaro mediterraneo fresco
contengono 12.60 g di proteine, 1.74 g di grassi e 0.64 g di carboidrati.
Tali valori diventano di 1.31. g di proteine e 1.5 di lipidi nel calamaro
congelato. Una prova per verificare la residua vitalità di questo come di
altri Molluschi è toccarne leggermente la superficie: il contatto provoca un
mutamento dei colori dell'area e delle zone limitrofe dove è stato praticato
lo stimolo. Un modo agevole di riconoscere gli individui freschi è osservare
la colorazione che deve essere intensa, nitida e brillante. Questa col
passare del tempo si opacizza, sbiadisce; infine, compare un lieve
ingiallimento generale. LA RICETTA Tra i vari modi di cucinare i
calamari, proponiamo: Calamari ai frutti di mare Per 4 persone 600 g di
calamari; 50 g di gamberetti (anche surgelati); 50 g di polpa di granchio
(anche in scatola); 1 spicchio di aglio tritato finemente; 1 cucchiaio di
prezzemolo tritato finemente; 3 filetti di acciuga; 1 cucchiaio di pane
grattugiato; 1 cucchiaio di pecorino grattugiato; 1 uovo; succo di 1
limone; 1 bicchiere di vino bianco; sale, pepe q.b. Lavare i calamari,
eliminando occhi ed interiora. Far bollire tentacoli e braccia, insieme ai
gamberetti, in acqua salata e resa acidula con succo di limone. Tritare il
tutto. Unire la polpa di granchio, aglio, prezzemolo, pecorino e pane
grattugiato e i filetti di acciuga. Amalgamare l'insieme con l'uovo, salare e
pepare. Riempire il mantello dei calamari con l'impasto e chiudere con uno
stecchino. Disporre i calamari preparati in una pirofila, cospargerli con il
vino e mettere in forno a fuoco medio (200 gradi circa), dopo averli coperti
con un foglio di alluminio. A cottura ultimata, i calamari dovranno risultare
teneri al tocco della forchetta. ______________ CEFALO Mugil
cephalus L. Cro.: Cipli. Dan.: Multe. Fra.: Mulet cabot. Gre.: Képhalos.
Ing.: Common grey mullet. Nor.: Multe. Ola.: Diklipharder. Por.: Taênha,
mugem. Spa.: Lisa, galupe, capiton, mujol. Ted.: Meeräsche. NOMI
DIALETTALI Mugil cephalus è anche chiamato Volpina o Muggine. I nomi
dialettali in letteratura sono: Cefalo mazzone, Mugella (Abruzzo); Cefalu
verace (Calabria); Cefalo verace, Cefaro mazzone (Campania); Zòevli
(Emilia); Zèvoli, Maciato (Friuli Venezia Giulia); Cefalo vero, Cefalo comune
(Lazio) Carida, Mussao (Liguria); Baldighera, Mazzone (Marche) Capocefalo,
Capuozzo (Puglia); Capulatu, Lustru (Sicilia); Cefalu, Cafanu (Sardegna);
Muggine caparello, Mazzone (Toscana); Volpina e mecie (adulti), Meciati
(giovanili) (Veneto). DOVE VIVE Il Cefalo è una specie che vive su
fondi rocciosi sabbiosi e melmosi. E' comune sotto costa, ma anche in mare
aperto (fino a profondità di oltre 300 m), alla foce di fiumi e di scarichi
fognari. Penetra in acqua salmastra e può vivere anche in acqua
dolce. COME VIVE Mugil cephalus vive in piccoli branchi e può Compiere
frequenti balzi fuori dall'acqua. La specie tollera ampie variazioni di
temperatura (euriterma) e di salinità (eurialina), vivendo a temperature dai
2-3 ai 32-34 C ed a salinità da 4 a 40 ä. I giovani in particolare migrano
dal mare in laguna (montata) in primavera. LA RIPRODUZIONE Il Cefalo
raggiunge la maturità sessuale nei due sessi a circa tre anni d'età. La
riproduzione avviene in mare da agosto ad ottobre (nel Mediterraneo). Le uova
sono pelagiche, sferiche (diametro di circa 0.70 mm) e con una goccia oleosa.
Alla schiusa, le larve sono lunghe 2.5 mm e con pigmento nero e
giallo. COSA MANGIA Il Cefalo è onnivoro e detritivoro; la sua dieta di
base è composta di particellato inorganico ed organico, Plancton vegetale e
microorganismi (Crostacei, Molluschi e larve di Insetti). COME
RICONOSCERLA Il Cefalo è un Pesce dal corpo fusiforme, robusto, cilindrico al
centro e più compresso in direzione della coda, coperto da 41-45 grandi
squame caduche. La testa è allargata, appiattita e coperta da piccole
squame accessorie, presenti anche sul dorso. La bocca è provvista di denti
piccoli con la parte inferiore sottile, mentre quella superiore più
pronunciata. Le narici sono ben separate. Gli occhi sono ricoperti di una
membrana trasparente (palpebra adiposa), più evidente negli adulti. Le pinne
dorsali sono due, di cui la prima situata a metà tra testa e coda ha quattro
raggi spinosi. Le pinne pettorali sono arrotondate e più lunghe delle
pinne ventrali e presentano alla base superiore un carat-teristico sviluppo
osseo. La linea laterale è assente. La vescica gassosa è di notevoli
dimensioni. L'intestino è caratterizzato da evaginazioni tubolari a fondo
cieco (ciechi pilorici), che in questa specie sono due e che, per
disposizione e numero, costituiscono un carattere distintivo in particolare
nei giovanili. La colorazione del dorso è grigio-cinereo scuro con riflessi
azzurri o verdastri, i fianchi ed il ventre sono argentati. Longitudinalmente
sono evidenti 6-7 fasce di colore bruno nerastro. Una macchia nerastra è
presente alla base delle pinne pettorali.Nel Mediterraneo, Mugil cephalus è
il Cefalo di maggiori dimensioni, raggiungendo una lunghezza massima di 70 cm
e 8 Kg di peso.L'accrescimento è rapido in particolare al primo anno di vita
(14 cm); successivamente raggiunge 24 cm (secondo) e 33 cm (terzo
anno). COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Nel Mediterraneo sono
presenti 6 specie di Mugilidi, di cui 5 con maggiore valore economico (Cefalo
dorato o Liza aurata, Calamita o Liza ramada, Verzelata o Liza saliens e
Bosega o Chelon labrosus). Alcune delle caratteristiche che permettono la non
facile distinzione di Mugil cephalus dalle altre 4 specie sono la palpebra
adiposa molto estesa che circonda gli occhi ed il numero minore di ciechi
pilorici. Inoltre, Liza aurata, L. ramada e L. saliens sono distinguibili da
Mugil anche per il labbro superiore più sottile. Al contrario, C. labrosus ha
un il labbro superiore più sviluppato e che presenta caratteristiche papille
negli adulti. DIFFUSIONE E PRODUZIONE Mugil cephalus è diffuso in tutto il
Mediterraneo, nel Mar Nero ed ampiamente presente lungo le nostre coste.
Questa specie è distribuita anche nell'Atlantico nord orientale, dalla Baia
di Biscay fino al nord Africa (Isole Azzorre e Madeira comprese). Nei nostri
mari, il Cefalo è pescato professionalmente con reti da traino pelagico
(volanti), da circuizione (cianciolo), reti da posta, sciabiche, bilance,
ecc.E' catturato in laguna con i lavorieri (barriere fisse che sfruttano le
migrazioni a scopo alimentare, termico e riproduttivo). Il Cefalo è allevato
(estensivo ed intensivo) in tutto il mondo.Mugil cephalus nel 1986 e nel 1995
ha raggiunto il 37° ed il 35° della speciale classifica delle prime 50 specie
prodotte in Italia. La produzione, interamente da acquacoltura, è passata
dalle 3.200 tonnellate prodotte nel 1986, alle 3.000 tonnellate del 1995
(dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO Il Cefalo è commercializzato
fresco o congelato. Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 2.669
tonnellate di cefali freschi, con un aumento del 3.8 % rispetto al 1997. Il
prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 18.903 lire, con un aumento
del 12.7 % rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Mugil cephalus ha
carni sode e saporite, il cui gusto dipende dall'alimentazione e dalla
qualità dell'ambiente in cui vive. Apprezzamento particolare è riservato dai
buongustai alla bottarga (ovario salato ed essiccato). Il Cefalo è una specie
apprezzata dai consumatori fin dall'antichità. Lo scrittore greco Diomede
narra della pesca nel Nilo di questa specie nell'antico Egitto e della
lavorazione delle uova per produrre una sorta di bottarga. Raffigurazioni di
questa specie ornano piatti di epoca Attica e della Magna Grecia. Lo
scrittore latino Plinio descrive le tecniche di pesca a questa specie in
Fenicia e nella Provincia romana della Narborense e descrive i vivai per il
mantenimento di questa specie di quel periodo. Dal punto di vista
nutrizionale, il Cefalo è un pesce semigrasso, ma digeribile. L'Istituto
Nazionale della Nutrizione riferisce infatti che 100 grammi di parte edibile
(carni) di Mugil cephalus fresco contengono 15.80 g di proteine, 0.71 g di
carboidrati e 6.78 g di grassi; sono presenti inoltre vitamine: complesso B
(B1: 80 e B2: 210 mcg), vitamina A (100 UI), e sali minerali: Calcio (38 mg);
Fosforo (264 mg) e Ferro (1.2 mg), mentre 100 grammi di parte edibile di
bottarga contengono 35.5 g di proteine e 25.7 g di grassi; non sono presenti
vitamine e sali minerali: LA RICETTA Il Cefalo, come altro pesce bianco,
ha una delle migliori preparazioni nella "grigliata" . Proponiamo una
preparazione con bottarga di cefalo: Pasta con la bottarga Per 4
persone 30 g di bottarga olio extravergine di oliva prezzemolo tritato
finemente 1 spicchio d'aglio peperoncino Mettere in un tegame olio,
aglio e peperoncino, a piacere, e soffriggere. Lasciare raffreddare e
aggiungere la bottarga, tagliata a lamelle o grattata, ed il prezzemolo.
Condire gli spaghetti e servire. ______________ CERNIA Epinephelus
guaza L. Cro.: Kirnja. Fra.: Mérou noir. Gre.: Rophós. Ing.: Dusky grouper.
Ola.: Tandbaars. Por.: Mero legítimo. Spa.: Mero. Ted.:
Riesen-Zackenbarsch. NOMI DIALETTALI I nomi dialettali usati in
letteratura per indicare questa specie sono: Cernia di scoglio, Cernia nera
(Campania); Cerna, Tenca de mar (Friuli Venezia Giulia); Zerola, Cernia di
scoglio (Lazio); Anfouson, Luxerna de scheuggio (Liguria); Ngernia (Puglia);
Cerna, Gernia (Sardegna); Gerna, Perchia di mari (Sicilia); Cernia di scoglio
(Toscana); Tenca de mar (Veneto). DOVE VIVE La Cernia vive su fondi
rocciosi, ricchi di grotte e anfratti, a profondità comprese tra 8 e 100 m.
Occasionalmente, si spinge su fondi detritici ai margini di praterie di
Posidonia. COME VIVE Gli esemplari di Epinephelus guaza sono solitari,
prediligendo occupare un territorio proprio e annidarsi fra le rocce. LA
RIPRODUZIONE Nel Mediterraneo, la riproduzione è in estate, quando gli
individui maturi sessualmente si riuniscono a profondità di 15-30 metri per
emettere le uova e gli spermatozoi (gameti). La Cernia è una specie che nel
corso della vita, inverte il proprio sesso, maturando successivamente la
gonade femminile e quella maschile. Gli ovari maturano prima: per i primi
10-12 anni di vita la Cernia ha caratteristiche sessuali femminili,
successivamente acquisisce caratteri maschili (ermafrodita proteroginica). La
maturità sessuale è raggiunta ad una lunghezza di circa 40-80 cm. COSA
MANGIA La Cernia è un predatore vorace che si nutre di Molluschi, in
prevalenza cefalopodi, Crostacei e Pesci. COME RICONOSCERLA La Cernia è
un Pesce di notevoli dimensioni. Il corpo è massiccio e di forma ovale. La
bocca è ampia, più sporgente nella parte inferiore (mandibola) rispetto alla
superiore (mascella); su entrambe, è presente una fila esterna di denti
anteriori caniniformi ed inclinati verso l'interno, seguiti da serie più
interne di denti mobili e depressibili La struttura ossea che racchiude la
camera branchiale (opercolo) ha tre spine: il margine superiore è dentellato,
quello inferiore liscio.La pinna dorsale è unica, con 11 robusti raggi
spiniformi nella parte anteriore. Il margine della pinna della coda è
convesso (arrotondato). La colorazione, bruno-rossiccia con
macchie irregolari chiare (grigie o giallastre) più evidenti negli
esemplari giovani, è bruno scura negli adulti. Sul bordo della pinna della
coda è presente una evidente stria bianca, che non è ben visibile negli
adulti. Gli occhi sono di colore azzurro. La lunghezza massima raggiunta da
questa specie è più di 1 m ed un peso di 60 - 70 kg; è comune a 20 - 80 cm.
La Cernia vive anche 40-50 anni ed esemplari sono sopravvissuti in
acquario anche più di 20 anni. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE
SIMILI Nei mari italiani, sono presenti quattro specie di Cernia appartenenti
al genere (E. aeneus, E. alexandrinus, E. caninus e E. guaza). E. guaza
è facilmente distinguibile dalle altre tre cernie del genere Epinephelus
per il margine della pinna caudale che è arrotondato (convesso), mentre
è concavo in E. alexandrinus e dritto (giovani) o leggermente concavo
(adulti) in E. caninus e per l'assenza di striature chiare laterali nella
testa (presenti al contrario in E. aeneus). Inoltre, a differenza di E.
guaza, la colorazione delle altre specie tende maggiormente al grigio.Comune
è anche il Dotto o Cernia (Polyprion americanus). Il Dotto è distinguibile
dalle altre quattro cernie del Mediterraneo per la presenza di una spessa
cresta orizzontale ossea, che attraversa l'opercolo. DIFFUSIONE E
PESCA Ephinephelus guaza è presente in tutto il Mediterraneo, in
Atlantico orientale (dal Golfo di Guascogna all'Angola) ed in Atlantico
occidentale (Brasile e Isole Bermuda). La Cernia è catturata
professionalmente nei nostri mari soprattutto con palangaro di profondità ed
occasionalmente con reti a strascico e da posta. E. guaza nel 1986 e nel 1995
ha raggiunto rispettivamente il 34° ed il 46° della speciale classifica delle
prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 3.379
tonnellate prodotte nel 1986, alle 1.454 tonnellate del 1995 (dati FAO,
elaborazione ISMEA). E' una preda ambita dai pescatori
subacquei. MERCATO La Cernia è normalmente presente sui mercati italiani,
commercializzata generalmente fresca. Le famiglie italiane nel 1998 hanno
acquistato 2.075 tonnellate di cernie (diverse specie) fresche, con una
diminuzione del 41.3 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel
1998 è stato di 18.445 lire, con un aumento del 55.9 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO La Cernia ha carni ottime, molto conosciute dai
consu-matori sin dall'antichità. Raffigurazioni di questa specie ornano i
mosaici di Pompei.Dal punto di vista nutrizionale, la Cernia è un pesce
classificabile come mediamente digeribile. L'Istituto Nazionale della
Nutrizione indica che 100 grammi di parte edibile (carni) di Cernia surgelata
contengono 17 g di proteine, 2 g di grassi, 11 mg di Calcio, 128 mg di
Fosforo, 0.3 mg di Ferro, 0.04 mg di Vitamina B1, 0.12 mg di Vitamina
B2. LA RICETTA La Cernia può essere preparata al forno, sfilettata e
fritta, ecc. La testa può essere cotta in un ottimo sugo. Proponiamo una
ricetta gustosa e di facile preparazione: Zuppa di cernia Per 4
persone 1 kg circa di cernia in tranci 300 g di pomodori maturi 300 g
di patate tagliate a fette ? bicchiere di vino bianco secco cipolla,
aglio, sedano, alloro e timo olio extravergine di oliva fette di pane
abbrustolito prezzemolo tritato finemente sale, pepe In un tegame,
mettere olio, cipolla a fettine, 2 spicchi d'aglio e un mazzetto di sedano,
alloro e timo. Soffriggere a fuoco lento ed aggiungere i pomodori, dopo
averli spellati e tagliati. Salare, pepare e mescolare. Aggiungere il vino
bianco, facendo asciugare, e quindi le fette di patate, coprendo il tutto con
acqua fredda, e proseguire la cottura. A cottura avanzata delle patate,
togliere mazzetto di odori ed aglio, aggiungendo le fette di Cernia e
proseguire la cottura ad ebollizione accennata. A cottura ultimata, spegnere
il fuoco, aggiungere prezzemolo tritato e un cucchiaio d'olio. Dopo aver
strofinato il pane abbrustolito con l'aglio, metterlo in un piatto da portata
e coprirlo con le fette di cernia, le patate e versarvi quindi il liquido di
cottura. Servire ben caldo. _______________ COZZA Mytilus
galloprovincialis Lamarck Cro.: Dagnje. Dan.: BlOmusling. Fra.: Moule
commune. Gre.: M?di. Ing.: Blue Mussel. Nor.: BlOskjell. Ola.: Mossel. Por.:
Mexilh<o. Spa.: Mejillón. Ted.: Miesmuschel, Pfahlmuschel. NOMI
DIALETTALI La Cozza è anche chiamata Mitilo. I nomi regionali in letteratura
sono: Cozza nera, Cozzica (Campania); Peocio, Pedòcio (Friuli Venezia
Giulia); Dattero nero, Musculu (Liguria); Dattero nero, Muscolo (Lazio);
Coppola musciolino, Peocio (Marche); Cozzica, Cozzela (Puglia); Anapinnula,
Arcella niura (Sicilia); Cocciula de niaccara, Cozzula niudda (Sardegna);
Peocio, Peocio de vale (Veneto). DOVE VIVE Mytilus galloprovincialis è
presente su fondi costieri. Vive, in condizioni particolari, in lagune o
laghi costieri. COME VIVE La Cozza vive in comunità molto numerose, su
rocce o substrati duri, a cui aderisce mediante il bisso (composto a base di
cheratina che solidifica a contatto con l'acqua) emesso a più riprese nel
corso della vita. La salinità di crescita è intorno al 28-34 ä (ottimale:
27-30 ä). Non sopravvive a temperature maggiori di 28°C. LA
RIPRODUZIONE La riproduzione ha luogo alle nostre latitudini durante l'intero
arco dell'anno (massima attività in primavera ed autunno). La maturità
sessuale viene raggiunta a 5-8 mesi dopo il fissaggio (35 mm). L'attività
sessuale dura per l'intero arco della vita. I gameti (spermi ed uova) sono
emessi nell'acqua, dove avviene la fecondazione. Il mantello cambia colore
ed aspetto a seconda dello stadio di maturità sessuale: mantello spesso e
di colore bianco giallastro o avorio (riposo sessuale); disegno a rete (I e
II stadio di maturità); massimo spessore e colorazione giallo-crema nei
maschi e rosso-arancio nelle femmine (maturità sessuale ed emissione dei
gameti). Sono presenti diversi stadi di sviluppo larvale, fino a quello (500
micron) in cui la larva simile all'adulto si fissa con il bisso. COSA
MANGIA Mytilus galloprovincialis è un animale filtratore e si nutre di
plancton e particelle organiche in sospensione. Il processo di filtrazione si
arresta a salinità inferiori al 13 ä ed a temperature inferiori agli
8°C. COME RICONOSCERLA La Cozza è un Mollusco con la conchiglia divisa in
due valve (bivalve). La conchiglia è di carbonato di calcio estratto
dall'acqua di mare. Le valve sono tenute insieme da un meccanismo a cerniera
costituito da 3-4 dentelli. La singola valva ha forma di ovale allungato,
squadrato e cuneiforme, con bordo appiattito e ben arrotondato su un lato ed
appuntito con uncino terminale lievemente curvato sull'altro. La superficie
esterna della valva è formata da sottili cerchi (accrescimento) radiali e
concentrici; internamente è liscia. All'interno della conchiglia, il mantello
racchiude gli organi interni (branchie, cuore, centri nervosi, intestino,
muscoli adduttori, organi riproduttivi, palpi labiali, sifone inalante ed
esalante e stomaco). La vita media di questa specie è di circa 4 anni.La
colorazione esterna della conchiglia è nerastra o nero violacea. La
colorazione interna è madreperlacea, mentre il bordo del mantello è violetto
o violetto porpora.La specie può raggiungere una lunghezza massima di 11 cm;
la taglia di mercato è di 6 cm, raggiunta in circa 14 mesi. COME
DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Con il nome di Cozza o Mitilo è anche
conosciuto il Mytlius edulis e in qualche zona la Modiola (Cozza pelosa). Le
caratteristiche che permettono la distinzione tra le diverse specie di mitili
sono legate alle forma ed alla colorazione delle valve. M. galloprovincialis
differisce da M. edulis per la forma più squadrata, meno allungata e conica;
inoltre la colorazione esterna di M. edulis è bruno nerastra o nerastra e la
colorazione interna del bordo del mantello è bruno giallastra. Ben
riconoscibile la Modiola (Modiolus barbatus) per la presenza di una
consistente peluria sulla parte inferiore della conchiglia. Tra le specie a
distribuzione atlantica, ricordiamo Perna perna che ha colorazione esterna
bruno fulva con riflessi verdastri. DIFFUSIONE E PRODUZIONE La Cozza vive
nel Mediterraneo, nel Mar Nero ed in Atlantico, dalla Manica fino alle coste
del Marocco. Mytilus galloprovincialis è oggetto di pesca professionale,
principalmente effettuata da operatori subacquei professionali. La pesca non
ad uso commerciale, effettuata senza l'impiego di attrezzi e nel rispetto
delle normative sanitarie vigenti, è regolamentata dal DM del 10 aprile 1997
che fissa un prelievo massimo pro capite di 3 Kg.E' intensamente allevata con
diversi sistemi. La Cozza nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto il 1° posto della
speciale classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione
di cozze è passata dalle 78.561 tonnellate (di cui 67.000 in acquacoltura)
prodotte nel 1986, alle 116.425 tonnellate (95.000 in acquacoltura) del 1995
(dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO Mytilus galloprovincialis è
commercializzata viva, surgelata, sgusciata e preparata in conserva. Le
famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 23.575 tonnellate di cozze
fresche, con una diminuzione del 4.4 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al
chilogrammo nel 1998 è stato di 3.748 lire, con un aumento del 3.5 % rispetto
al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO La Cozza ha carni gustose apprezzate dai
consumatori. A tale proposito, l'Ismea-Nielsen indica questa specie tra le 10
specie di fresco più acquistate in Italia nel 1996, gradita tanto ai
consumatori del nord, che a quelli del centro e del sud Italia. Dal punto di
vista nutrizionale, 100 grammi di parte edibile (carni) come indica
l'Istituto Nazionale della Nutrizione di Cozza contengono 2.7 g di grassi,
3.4 g di carboidrati 11.7 g di proteine, sali minerali (88 mg di Calcio, 236
mg di Fosforo e 5.8 mg di Ferro) e vitamina B1 (0.10 mg) e B2 (0.14
mg). LA RICETTA Una preparazione molto gustosa per i frutti di mare
(cozze, cappesante, canestrelli, cannolicchi, fasolari) di
tradizione marinara è: Frutti di mare gratinati Occorrono, oltre ai
frutti di mare, pangrattato, olio, sale e pepe. Lavare con cura le cozze.
Metterle a cuocere in una padella per farle aprire. A cottura, separare i
frutti di mare dalle valve. In una insalatiera mescolare pangrattato, olio,
sale e pepe, aggiungendo le cozze. Riempire le valve vuote con l'impasto e
disporle in una teglia da forno. Porre la teglia in forno per pochi minuti
fino a quando l'impasto incomincia ad indorare. Servire tiepidi, aggiungendo
a piacere gocce di limone. _______________ GAMBERO ROSSO
MEDITERRANEO Aristeus antennatus (Risso) Ingl.: Blue and red shrimp.
Franc.: Crevette rouge. Spagn.: Gamba rosada. NOMI DIALETTALI I nomi
dialettali disponibili in letteratura per questa specie sono:
Gambào rossuciãeo (Liguria); Ammiru cani (Sicilia). Il nome scientifico di
questa specie deriva Aristeus (Aristèo), figura mitologica greca, figlio di
Apollo e di Climene e pastore nella valle di Tempe (antica
Tessaglia). DOVE VIVE Il Gambero rosso mediterraneo è una specie
demersale, predilige fondi fangosi e vive tra i 200 e 1000 m, ma è più comune
a profondità comprese tra i 300 e gli 800 m. COME VIVE Aristeus
antennatus è una specie gregaria, che vive in gruppi numerosi, effettuando
spostamenti verticali da profondità minori (circa 200 m) dove è presente
durante la notte, a profondità maggiori (circa 800 m), dove soggiorna durante
il giorno.Il Gambero rosso mediterraneo effettua anche migrazioni stagionali,
stazionando in acque meno profonde nei periodi più freddi. LA
RIPRODUZIONE La specie è a sessi separati. Le femmine raggiungono la maturità
sessuale in estate.Le larve alla schiusa sono piatte, con lunghi arti e
nuotano in superficie conducendo vita pelagica, per poi mutare più volte fino
a diventare giovanili e posarsi sul fondo. COSA MANGIA Aristeus
antennatus si nutre di detrito inorganico ed organico (piccoli organismi
animali o vegetali morti od in decomposizione). COME RICONOSCERLA Il
Gambero rosso mediterraneo è un Crostaceo di taglia media, con
corpo compresso lateralmente, costituito da una parte anteriore
(cefalotorace, fusione tra testa e torace) ed una parte posteriore (addome)
segmentata. Il cefalotorace è ricoperto di una robusta corazza (carapace) con
numerose spine ed è provvisto di 13 paia di appendici, tra cui un paio di
antennule, di antenne, di mandibole, 2 paia di mascelle, 5 paia di arti per
la locomozione (o pereiopodi). Quattro paia di pereiopodi terminano con
una piccola pinza.Il cefalotorace è seguito dalla regione posteriore o
addome, che è costituita da 6 segmenti articolati, lisci ed
intersecati longitudinalmente da una piega, di cui i primi 5 sono muniti
ciascuno di un paio di appendici per il nuoto (pleopodi) ed il sesto è
formato da appendici a lamelle (uropodi) e termina con un venta-glio (telson
o coda). Il carapace è armato da un rostro munito nella parte superiore di
tre denti. Il rostro presenta un dimorfismo sessuale (più lungo nelle
femmine), particolare che permette una sommaria identificazione del sesso. I
grossi occhi sono localizzati su un peduncolo sotto il rostro e che sormonta
l'apparato boccale.La colorazione del corpo è rosso-chiara o rosea, con
sfumature violacee nella parte superiore del carapace e lungo le giunture dei
segmenti dell'addome. La lunghezza massima di questa specie è di circa 22 cm,
comune a da 10 a 18 cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Aristeus
antennatus viene spesso commercializzato con un'altra specie denominata
Gambero rosso mediterraneo (Aristaeomorpha foliacea). Il carattere che
permette la distinzione delle due specie è il numero di denti nella parte
superiore del rostro (3 in A. antennatus e 5-6 in A. foliacea). Aristeus
antennatus può essere scambiato per la colorazione anche con il Gambero rosso
atlantico (Plesiopenaeus edwardsianus). Un carattere che permette la
distinzione tra le specie è la presenza in Plesiopenaeus edwardsianus di
un'appendice del cefalotorace (massillipede), frangiata da una doppia fila di
lunghi peli a formare una piuma. DIFFUSIONE E PESCA Il Gambero rosso
mediterraneo è ampiamente presente lungo le nostre coste, ad eccezione di
alto e medio Adriatico.A. antennatus è diffuso nell'intero bacino del
Mediterraneo e presente anche in Oceano Atlantico, dal Portogallo al Marocco
fino alle Isole di Capo Verde.Il Gambero rosso mediterraneo è catturato dalla
pesca professionale con reti a strascico.I gamberi e le mazzancolle (insieme
di specie dif-ferenti) nel 1986 e nel 1995 hanno raggiunto il 10° e l'11°
posto della speciale classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia.La
produzione di gamberi e le mazzancolle è passata dalle 14.270 tonnellate
prodotte nel 1986, alle 10.348 tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO A. antennatus è commercializzato fresco o congelato
(intero o decapitato), spesso insieme ad altre specie come A. foliacea e P.
edwardsianus Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 5.445 tonnellate
di gamberi e mazzancolle fresche, con una diminuzione del 22.5 % rispetto al
1997. Il prezzo medio al chilogrammo di gamberi e mazzancolle nel 1998 è
stato di 23.853 lire, con un aumento del 3.3 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO Il Gambero rosso mediterraneo ha carni delicate,
molto apprezzate dai consumatori.Il valore nutrizionale di questa specie è
buono, in particolare per l'apporto di carboidrati, vitamine e sali minerali.
I dati dell'Istituto Nazionale della Nutrizione indicano che 100 grammi di
parte edibile (carni) di A. antennatus fresco contengono 13.59 g di proteine,
2.98 g di carboidrati e 0.57 g di grassi insaturi. Il Gambero rosso
mediterraneo ha un ottimo contenuto in sali minerali (Calcio: 110 mg;
Fosforo: 349 mg, Ferro: 1.8 mg) ed in vitamine (A: 1000 UI, B1: 80 mcg; B2:
99 mcg).Gli individui freschi hanno colori intensi, nitidi, lucidi e
brillanti, ed occhi nero lucenti, turgidi e prominenti. LA RICETTA Il
Gambero rosso, come altri Crostacei, può essere gustato lessato, "grigliato"
od in padella. Proponiamo una preparazione per gli spaghetti: Pasta con i
gamberi Per 4 persone 500 g di gamberi 500 g di pomodori pelati 2
cucchiai di prezzemolo tritato finemente 2 spicchi d'aglio olio,
peperoncino Far lessare i gamberi per circa 5 minuti, quindi scolarli
togliendo le teste e code. Sgusciare i gamberi e tagliarli a fette sottili.
Mettere in un tegame olio, aglio e peperoncino, a piacere, le teste e le code
e far soffriggere. Aggiungere quindi i pelati e far cuocere, dopo aver
eliminato gli spicchi d'aglio. Quando il sugo si sarà ritirato, aggiungere le
fette di gambero e terminare la cottura. Condire gli spaghetti, spolverandoli
con il prezzemolo tritato, e
servire. _______________ NASELLO Merluccius merluccius L. Cro.:
Oslic. Dan.: Kulmule. Fra.: Merlù commun, merluche, colinet (giovani). Gre.:
Bakaliáros. Ing.: European hake. Nor.: Lysing. Ola.: Heek. Por.: Pescada,
pescada-branca, pescada-marmorata, pescadinha. Spa.: Merluza europea,
Pescadilla (giovanili). Ted.: Seehecht. NOMI DIALETTALI I nomi dialettali
in letteratura per indicare, adulti e giovanili, sono: Merluzzo (Abruzzo);
Mirruzzu, Mirruzzu giannettino (Calabria); Merluzzo, Merluzziello (Campania);
Merluzzo, Pesse prete (Friuli Venezia Giulia); Merlan, Capelan (Liguria);
Merluzzo, Pesce Lupo (Marche); Mazzune, Maggime (Puglia); Marluzzu, Pisci
incànu (Sardegna); Maruzzo, Merruzzu (Sicilia); Merluzzo (Toscana); Merluzzo,
Lova (Veneto).Il termine Merluccius deriva secondo alcuni Autori da Maris
lucius (luccio di mare). DOVE VIVE Il Nasello vive su fondali sabbiosi e
fangosi. Gli adulti sono comuni a profondità comprese tra i 70 ed i 370 m, ma
sono stati trovati individui anche dai 30 a 1000 m. COME
VIVE Merluccius merluccius migra verso acque più profonde nella
stagione invernale, mentre è presente a minori profondità nella stagione
estiva. Gli adulti durante il giorno lasciano il fondo per alimentarsi. Gli
stadi larvali e giovanili vivono presso la costa, senza relazioni con il
fondo. A circa 3 cm di lunghezza, i giovani si dirigono verso il largo,
spostandosi sul fondo, dove dimorano gli adulti. LA RIPRODUZIONE Ha
sessi separati.Nelle nostre acque, Merluccius merluccius si riproduce durante
l'intero arco dell'anno, ma principalmente da dicembre a giugno, a profondità
comprese tra i 100 ed i 150 m.Le uova, da 2 a 7 milioni per femmina, sono
sferiche, con diametro circa 1 mm, e galleggianti (provviste di una goccia
oleosa). Nel periodo riproduttivo, gli adulti maturi formano grandi branchi,
per poi disperdersi a riproduzione avvenuta. COSA MANGIA Il Nasello adulto
si nutre principalmente di piccoli pesci (piccoli della sua specie, pesce
azzurro, ecc.) e Calamari, mentre in età giovanile, essenzialmente, di
piccoli Crostacei. COME RICONOSCERLA Il Nasello è un Pesce di taglia
media, con corpo allungato e poco compresso. La testa è lunga, con la parte
superiore appiattita, bocca grande, con mascelle con due o tre serie di
denti, di cui quelli interni mobili. Gli occhi sono vicini al profilo
superiore della testa. Da notare, la presenza di un'incisione a forma di V
con apice sulla sommità della testa, rivolta posteriormente. Il Nasello ha
due pinne dorsali distinte, di cui la prima alta e triangolare e la seconda
lunga e con la parte posteriore più alta. La pinna caudale è triangolare.La
colorazione è grigio acciaio sul dorso, argentea lungo i fianchi e bianca sul
ventre. Le pinne sono grigie. Negli adulti, la bocca è nerastra. Gli
individui del Mediterraneo sono comuni ad una taglia compresa tra 30 e 40 cm,
ma possono anche raggiungere i 110 cm (140 cm e 15 Kg, in Atlantico). Da
notare che nel Mediterraneo la crescita dei naselli è più veloce alle basse
latitudini e nelle femmine. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Al
genere Merluccius appartengono 13 specie, di cui dieci vivono parzialmente o
totalmente in Oceano Atlantico. M. merluccius è l'unica, che vive anche in
Mediterraneo. La specie più vicina al Mediterraneo come distribuzione è il M.
senegalensis, che occupa la costa nordoccidentale dell'Africa, dal Marocco
alla Costa d'Avorio. M. merluccius è distinguibile da M. senegalensis per la
colorazione sul dorso (più scura o tendente al nerastro in quest'ultimo. La
distinzione con le altre specie di Naselli è non semplicissima ad un primo
esame, in quanto basata sulla differenza nel numero di raggi delle pinne, di
squame sulla linea laterale, di archi branchiali o sul numero di vertebre. Il
nome Merluzzo può generare confusioni con le specie appartenenti al genere
Gadus e caratteristiche del nord Atlantico; queste sono molto diverse dal
Nasello e si distinguono facilmente per la presenza di una piccola appendice
(barbiglio) nella parte inferiore della bocca, dalla forma e colorazione più
scura e dalla presenza di caratteristiche macchie sul dorso e sui
fianchi. DIFFUSIONE E PESCA Il Nasello è molto comune ed uniformemente
distribuito nei mari italiani.Merluccius merluccius è presente in tutto il
Mediterraneo, nella parte meridionale del Mar Nero ed in Atlantico, lungo
tutte le coste europee, dalla Penisola scandinava alla Mauritania. Questa
specie è stata, sin dall'antichità, una importante fonte di cibo per le
popolazioni dell'Europa occidentale.Merluccius merluccius è oggetto di
pesca professionale con reti da traino (strascico e pelagiche), con palangari
di profondità e con attrezzi fissi. Il Nasello nel 1986 e nel 1995 ha
raggiunto rispettivamente il 7° ed il 6° posto della speciale classifica
delle prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle
24.372 tonnellate prodotte nel 1986, alle 38.051 tonnellate del 1995 (dati
FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO Il Nasello è presente normalmente sui
mercati italiani, commercializzato principalmente fresco, refrigerato o
congelato. Al contrario, il Merluzzo atlantico, intero od in filetti, è
reperibile sui mercati italiani, essiccato (stoccafisso), salinato ed
essiccato (baccalà). Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 1.911
tonnellate di naselli freschi, con una diminuzione del 31.4 % rispetto al
1997.Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 19.904 lire, con un
aumento del 0.7 % rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Il Nasello
ha carni bianche, pregiate, molto apprezzate dai consumatori italiani ed
europei sin dall'antichità quale importante fonte di cibo. Il Nasello è un
pesce magro e particolarmente digeribile.Il valore nutrizionale di M.
merluccius è alto, come in tutti i pesci, per il buon apporto proteico,
vitaminico e di sali minerali. Dai dati dell'Istituto Nazionale della
Nutrizione risulta che 100 grammi di parte edibile (carni) di
Nasello contengono 13.91 g di proteine, 0.76 g di carboidrati, con un
contenuto basso in grassi (2.65 g); sono presenti inoltre vitamine del
complesso B (B1: 50 mcg e B2: 80 mg), mentre è assente la vitamina A. Il
Nasello ha un contenuto medio in sali minerali (Calcio: 25 mg; Fosforo: 150
mg e Ferro: 0.7 mg). LA RICETTA Proponiamo una ricetta di facile
preparazione: Nasello al burro fuso Per 4 persone 1 nasello da circa 1
kg e 1/2 250 g di burro fuso 300 g di patate sale Mettere il Nasello
in una pentola e farlo sobbollire fino a completa cottura in acqua
leggermente salata. A cottura ultimata, lasciare riposare per alcuni minuti
il Nasello nell'acqua di cottura e quindi pulirlo. A parte, lessare le patate
a spicchi. Porre il Nasello in un piatto da portata e guarnirlo con le
patate. Servire il Nasello, con a parte il burro
fuso. _______________ ORATA Sparus aurata L. Cro.: Komarca. Fra.:
Dorade royale. Gre.: Bakaliáros. Ing.: (Gilt-head) Sea bream. Ola.:
Goudbrasem. Por.: Dourada. Spa.: Dorada. Ted.: Seehecht. NOMI DIALETTALI I
nomi dialettali usati in letteratura per indicare questa specie sono: Orada,
Dorada (Abruzzo); Aurata (Campania); Doràda, Oràda (Friuli Venezia Giulia);
Dorata (Lazio); Auràda, Aurata (Liguria); Aurada, Orada (Marche); Arata,
Arate (Puglia); Cagnina, Canina (Sardegna); Aràta, Auràta (Sicilia); Aurata,
Dorata (Toscana); Doràda, Oràda (Veneto). DOVE VIVEL'Orata vive su fondi
sabbiosi e tra praterie di Posidonia: i giovanili fino a 40 metri di
profondità, gli adulti fino a circa 100 metri. COME VIVE Sparus aurata
vive solitaria od in piccoli gruppi di individui di diverse età. E' una
specie che tollera salinità da 20 a 45ä (eurialina), caratteristica che le
permette di penetrare in lagune e stagni costieri in cui migra, in genere,
all'inizio della primavera e che abbandona al sopraggiungere dell'inverno. In
questa stagione, si sposta in acque più profonde, sia per evitare le basse
temperature, che a scopo riproduttivo. La sua resistenza alle basse
temperature è scarsa (valori minori di 5 ¼ C rappresentano la soglia
letale). LA RIPRODUZIONE L'Orata, nel corso della vita, inverte il proprio
sesso: per i primi 2 anni di vita ha caratteristiche sessuali maschili,
successivamente acquisisce caratteri femminiIi (ermafrodita proterandrica). I
maschi raggiungono la maturità sessuale a 20-30 cm, le femmine a 35-40 cm. Il
periodo riproduttivo è tra ottobre e dicembre, quando la temperatura
dell'acqua è compresa tra 14 e 16¼C. Le uova sono sferiche (diametro di circa
1 mm), pelagiche (una goccia oleosa). COSA MANGIA Sparus aurata si
nutre di Crostacei, Policheti, Oloturie e soprattutto di Molluschi; per tale
motivo, è una specie temuta dagli allevatori. COME RICONOSCERLA L'Orata è
un Pesce di medie dimensioni. Il corpo è ovale, alto e compresso ai lati. La
testa è robusta con la parte anteriore dal profilo decisamente ripido. La
parte superiore della bocca (mascella) è leggermente sporgente rispetto a
quella inferiore (mandibola). I denti sono robusti: caniniformi nella parte
anteriore e, in serie, molariformi e via via più grandi (adatti a frantumare
i gusci di conchiglie e Crostacei) nella parte posteriore della bocca.
L'unica pinna dorsale, come anche quella anale, presenta sia raggi spinosi
che molli. Le pinne pettorali sono lunghe, le addominali notevolmente più
corte. La pinna della coda è formata da due lobi ben distinti. Le squame sono
assenti sul muso. La linea laterale è evidente.La colorazione del dorso è
grigia, con riflessi azzurro-dorati sul dorso e argentea sui fianchi. Alla
sommità della testa è evidente, tra gli occhi, una caratteristica fascia
dorata. Una banda nera colora l'opercolo fino all'inizio della linea
laterale. In corrispondenza della pinna pettorale, si trova una macchia rossa
più o meno evidente. La pinna dorsale ha sfumature grigio-azzurastre, quella
della coda grigio-verdi. L'intensità e la distribuzione dei colori è comunque
dipendente dall'età degli individui.L'Orata può raggiungere i 20 anni di
vita. La massima lunghezza raggiunta è di 70 cm; comuni sono gli esemplari
lunghi 30-35 cm e del peso di kg o poco più. COME DISTINGUERLA DALLE
SPECIE SIMILI L'Orata è facilmente distinguibile dalle specie che
appartengono agli altri 8 generi della stessa famiglia (Sparidi) nel
Mediterraneo (Dentex, Diplodus, Pagellus, Lithognathus, Spondyliosoma,
Oblada, Boops e Sarpa) principalmente per la colorazione. Infatti, Sparus
aurata si distingue per l'inconfondibile banda dorata al centro del muso.
Altri caratteri distintivi sono diversa forma e presenza di denti
caratteristici del tipo di alimentazione. L'Orata è l'unica specie del genere
Sparus nel Mediterraneo. DIFFUSIONE E PRODUZIONE Sparus aurata è comune in
tutto il Mediterraneo, soprattutto occidentale e settentrionale; presente in
Atlantico orientale (dalla Gran Bretagna al Senegal). L'Orata è pescata
professionalmente nei nostri mari con reti a strascico, con palangari e da
posta. In Italia, è una delle principali specie impiegate nella vallicoltura
e nella gestione lagunare ed in acquacoltura intensiva.Sparus aurata nel 1986
e nel 1995 ha raggiunto rispettivamente il 40° ed il 23° posto della speciale
classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione di orate è
passata dalle 2.875 tonnellate (450 in acquacoltura) prodotte nel 1986, alle
5.276 tonnellate (5.100 in acquacoltura) del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA).E' una preda ambita dai pescatori sportivi. MERCATO L'Orata è
commercializzata fresca o congelata. Le famiglie italiane nel 1998 hanno
acquistato 12.171 tonnellate di orate fresche, con un aumento del 5.3 %
rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 18.451
lire, con un aumento del 0.9 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO Sparus aurata ha carni ottime, conosciute ed
apprez-zate dai consumatori sin dall'antichità. Secondo lo scrittore latino
Colummella, presso i Romani, orate e spigole pescate in mare erano allevate
nei laghi interni. Successivamente, tale pratica fu sostituita dall'utilizzo
di piscine alimentate con acqua di mare.Lo scrittore latino Marziale ricorda
la bontà delle carni di orate allevate con Molluschi (ostriche) nel lago
Lucrino da Sergius Orata, che secondo un altro autore (Varrone) avrebbe preso
il cognome dalla sua predilezione per questo pesce. Orate sono
frequentemente raffigurate nei mosaici di Pompei Dal punto di vista
alimentare, l'Istituto nazionale della Nutrizione informa che 100 grammi di
parte edibile (carni) di Orata contengono 19.8 g di proteine, 1.2 g di
grassi, vitamine e sali minerali (B1: 0.04 mg, B2: 0.14 mg, Potassio: 309 mg,
Fosforo: 125 mg e Calcio: 12 mg). LA RICETTA L'Orata, come altro pesce
bianco e Sparidi in genere, ha una delle migliori preparazioni nella
"grigliata", ma il prodotto fresco da anche ottimi risultati se arrostito o
"al cartoccio". Proponiamo una ricetta semplice: Orata al vino
bianco Per 4 persone 1 o 2 orate (circa 800 g) cipolla, aglio 1/4 di
l di vino bianco secco 1/2 limone olio extravergine di
oliva farina sale, pepe Lavare accuratamente, pulire dalle interiora ed
infarinare il pesce. Tritare finemente l'aglio e la cipolla. Ungere una
pirofila con l'olio e quindi porvi il pesce, bagnandolo con il vino bianco e
con il succo di mezzo limone.Condire con sale e pepe. Cuocere il pesce su un
fornello a fuoco moderato, cospargendolo, di tanto in tanto, con il liquido
di cottura, fino a portarlo ad ebollizione. Passare quindi la pirofila in
forno e portare a cottura l'Orata, facendo ritirare il liquido di cottura. A
cottura ultimata (il pesce deve avere la superficie dorata), estrarre la
pirofila dal forno, disporre l'Orata in un piatto da portata e
servire. ______________ OSTRICA Ostrea edulis (L.) Cro.: Kamenica.
Dan.: ¯sters. Fra.: Hu"tre plate. Gre.: Strêdia. Ing.: Common oyster. Nor.:
¯sters. Ola.: Oester. Por.: Ostra-plana, europeia. Spa.: Ostra (plana). Ted.:
Auster. NOMI DIALETTALI Ostrea edulis è conosciuta anche come Ostrica
piatta. I nomi regionali consultabili in letteratura utilizzati per indicare
questa specie sono: Ostreca, Ostreca verace (Campania); Ostrighi (Emilia);
Ostrega, ñstriga (Friuli Venezia Giulia); Ostrega (Liguria); Osteca, Oscere
(Puglia); Ostioni, Ostioni burdu (Sardegna); Ostrega (Veneto). DOVE
VIVE L'Ostrica vive su fondi costieri duri fino a profondità di 40 m. COME
VIVE Ostrea edulis vive in comunità numerose, fissata con una delle due valve
a rocce o substrati duri, tramite sostanze cementanti. LA
RIPRODUZIONE L'Ostrica è ermafrodita insufficiente. Possiede infatti
contemporaneamente organi sessuali maschili e femminili, che alterna a
seconda della fase di accrescimento e della stagione. La riproduzione ha
luogo alle nostre latitudini dalla primavera all'autunno, con un massimo in
giugno e luglio.La fecondazione avviene tra individui diversi ed all'interno
alla conchiglia. I gameti maschili (spermi), emessi nell'acqua, sono
trasportati nella conchiglia di un altro individuo, dove avviene la
fecondazione. Alla schiusa, le larve (veliger), munite di ciglia vibratili,
sono ancora contenute all'interno della conchiglia (specie larvipara) e
successivamente sono liberate nell'acqua, dove conducono per circa 2
settimane vita pelagica, prima fissarsi sul fondo. La fase femminile è
caratterizzata dalla produzione di un notevole numero di uova (da 100.000 a
1.500.000). COSA MANGIA Ostrea edulis è una specie filtratrice. La sua
dieta è composta essenzialmente di plancton vegetale e materiale organico in
sospensione. COME RICONOSCERLA L'Ostrica è un Mollusco con conchiglia
esterna di carbonato di calcio composta di due parti (valve) diverse, di
forma variabile ma generalmente tondeggianti, tenute insieme da un meccanismo
a cerniera senza dentelli. La valva superiore è piatta e riccamente squamata
con strie radiali di accrescimento poco distinte. La valva inferiore, che si
fissa al substrato, è leggermente convessa, più grande di quella superiore e
con bordi sfrangiati ed ha forma tondeggiante, lievemente squadrata e
cuneiforme, con bordo appiattito e ben arrotondato su un lato ed appuntito
con uncino terminale lievemente curvato sull'altro.La superficie esterna
della valva è formata da sottili cerchi (accrescimento) radiali e concentrici
verso la parte appuntita. L'interno delle valve è liscio, costituito di
materiale madreperlaceo, con un'unica impronta per il muscolo adduttore.
All'interno della conchiglia è presente il mantello dove sono compresi gli
organi interni (branchie, cuore, centri nervosi, intestino, muscolo
adduttore, organi riproduttivi, palpi labiali e stomaco). La colorazione
esterna della conchiglia è grigia, grigio-brunastra o verdastra, più o meno
macchiata di bruno o viola. La colorazione interna è madreperlacea,
biancastra.La specie può raggiungere un diametro massimo di 15-20 cm, ma è
comune a 6 - 8 cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Ostrea edulis è
facilmente distinguibile, per la forma delle valve essenzialmente
tondeggiante, dalle altre ostriche presenti sui nostri mercati, l'Ostrica
portoghese (Crassostrea angulata) e l'Ostrica giapponese (C. gigas), entrambe
conosciute con il nome di Ostrica concava e che hanno la valva a forma di
ovale allungato. DIFFUSIONE E PRODUZIONE L'Ostrica è ampiamente presente
lungo le nostre coste ed è la diffusa e coltivata nel Mediterraneo. Questa
specie è presente nel Mar Nero ed in Atlantico orientale, dalla Norvegia fino
al Marocco. Ostrea edulis è oggetto di pesca professionale principalmente con
attrezzi da traino per Molluschi. La pesca non ad uso commerciale, effettuata
senza l'impiego di attrezzi e nel rispetto delle normative sanitarie vigenti,
è regolamentata dal DM del 10 aprile 1997.L'allevamento di questa specie era
già praticato presso i Romani. Tra la fine del II secolo e l'inizio del I
secolo avanti Cristo, Sergius Orata fu il primo ad installare impianti per
l'ostricoltura a Baia, come ricordano Plinio e Cicerone ed altri scrittori
latini. Ostrea edulis è oggi intensamente allevata. L'Ostrica nel 1986 ha
raggiunto il 26° posto della speciale classifica delle prime 50 specie
prodotte in Italia, con una produzione di 5.000 tonnellate tutte da
acquacoltura (dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO L'Ostrica viene
commercializzata principalmente fresca (viva). Le famiglie italiane nel 1998
hanno acquistato 572 tonnellate di ostriche, con un aumento del 29.4 %
rispetto al 1997.Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 9.883
lire, con un aumento del 7 % rispetto al
1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO L'Ostrica era considerata dai Romani una
vera ghiottoneria, in particolare quelle provenienti dal lago Lucrino;
testimonianze di ciò sono presenti negli scritti di letterati dell'epoca,
quali Giovenale, Orazio e Petronio. Questa specie ha carni gustose, consumate
generalmente crude e particolarmente apprezzate dai buongustai.Dal punto di
vista nutrizionale, 100 grammi di parte edibile (carni) di Ostrica contengono
0.9 g di grassi, 10.8 g di proteine, un notevole contenuto di sali minerali
(Calcio: 190 mg, Ferro: 7 mg, Fosforo: 270 mg, Potassio: 260 mg, Rame: 7.6
mg, Sodio: 510 mg, Zinco: 45 mg) e vitamina B1 (0.10 mg) e B2 (0.20 mg) e C
in tracce. LA RICETTA Le ostriche sono degustate principalmente crude, con
una spruzzata di limone. Proponiamo una ricetta di facile preparazione per
le ostriche: Riso con le ostriche Per 4 persone 300 g di riso 12
ostriche 3 spicchi d'aglio 1 cucchiaio di cipolla tritata
finemente olio extravergine di oliva 3/4 circa di un litro di brodo,
preferibilmente di pesce Mettere in una padella antiaderente un cucchiaio di
olio e 2 spicchi d'aglio e farli imbiondire.Aggiungere le ostriche dopo
averle ben lavate e farle aprire.Separare i molluschi dalle conchiglie e
porli nuovamente nel liquido di cottura, dopo aver tolto gli spicchi
d'aglio.In una pentola mettere l'olio, la cipolla ed 1 spicchio d'aglio e
fateli soffriggere.Aggiungere il riso e fatelo cuocere aggiungendo il brodo
poco alla volta. Verso la fine della cottura unire le ostriche ed il liquido
di cottura. _____________ PAGELLO Pagellus erythrinus L. Cro.:
Rumenac. Dan.: Rød blankesten. Fra.: Pageot commun. Gre.: Lithríni. Ing.:
Common Pandora. Nor.: Pagell. Ola.: Zeebrasem. Por.: Bica. Spa.: Breca,
pajel. Ted.: Rotbrassen. NOMI DIALETTALI Pagellus erythrinus ha anche il
nome: Fragolino. I nomi dialettali in letteratura sono: Arboretto (Abruzzo);
Pissogna (Calabria); Lustrìno, Lutrìno (Campania); Alboro, Arboro (Friuli
Venezia Giulia); Pagello rosso (Lazio); Pägas, Pägao-veaxo (Liguria);
Arboleto, Madagio (Marche); Frajo, Lutrìno (Puglia); `Uvaru, Lùvaru
(Sicilia); Lémaru, Lémuru (Sardegna); Mormora, Parago (Toscana); Alboro,
Alboreto (Veneto). DOVE VIVE Il Pagello vive su fondi rocciosi, ghiaiosi,
sabbiosi e melmosi; comune in prossimità della costa a profondità superiori
ai 15 m, ma anche in mare aperto. COME VIVE Gli individui di questa
specie sono gregari (vivono in piccoli branchi). I più giovani sono più
comuni presso la costa, mentre gli adulti vivono a profondità maggiori.
Questa specie, come molte altre, si sposta in inverno a profondità
maggiori. LA RIPRODUZIONE La specie ha sessi separati ed è ermafrodita
proteroginica, cioè lo stesso individuo presenta nel corso della vita
funzioni sessuali femminili e quindi maschili. Nei primi anni di vita,
infatti predominano le funzioni sessuali femminili, anche se sono stati
osservati maschi nei primi stadi di vita e, successivamente, quelle maschili.
La maturità sessuale è raggiunta a 1-2 anni (femmine) e 3 anni (maschi). La
riproduzione è nel periodo primaverile-estivo. Le uova sono pelagiche,
provviste di una goccia oleosa ed hanno diametro di circa 1 mm. COSA
MANGIA Il Pagello si nutre di piccoli pesci ed invertebrati (Molluschi,
Crostacei, ecc.), utilizzando la dentatura molariforme per triturare le
prede. COME RICONOSCERLA Il Pagello è un Pesce dal corpo ovale, compresso
lateralmente. Il profilo superiore della testa è dritto. La bocca, situata in
basso ed obliqua, ha mascelle di lunghezza uguale, provviste nella parte
anteriore di serie di denti conici e appuntiti, seguiti da serie (2-3 file
nella mascella superiore e 2 file in quella inferiore) di denti con forma
simile a molari, più grandi nella parte posteriore. L'unica pinna dorsale ha
raggi duri (12) e raggi molli (9-11), come la pinna anale (3 duri e 8-9
molli).Le pinne pettorali sono appuntite e lunghe, quanto la testa. E'
visibile la linea laterale. La colorazione del corpo è rosso-rosata, con
riflessi argentei. La testa è più scura, in particolare fra gli occhi e il
muso. Le pinne sono rosa, ad eccezione di quella caudale che è più scura.Una
macchia rossa è presente alla base delle pinne pettorali. Il bordo superiore
dell'opercolo è rosso intenso. Spesso, è presente una lieve punteggiatura
azzurra nella parte superiore dei fianchi.Nel Mediterraneo, Pagellus
erythrinus raggiunge una lunghezza massima di 50 cm, ma è comune a 10-30
cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Il Pagello (P. erythrinus) è
distinguibile dalle altre due specie di Pagello che vivono in Mediterraneo
(P. acarne, P. bogaraveo) per l'assenza di macchie scure, che al contrario
sono presenti in P. acarne (alla base delle pinne pettorali) e P. bogaraveo
(all'inizio della linea laterale). I pagelli possono essere facilmente
distinti dagli individui appartenenti altri 8 generi mediterranei di Sparidi
(Dentex, Sparus, Diplodus, Lithognathus, Spondyliosoma, Oblada, Boops e
Salpa) per le marcate differenze nella forma del corpo, nella colorazione e
nella dentatura (adatta al tipo di alimentazione) caratteristica nelle
diverse specie di questa famiglia. DIFFUSIONE E PESCA Il Pagello è
ampiamente presente lungo le nostre coste; diffuso in tutto il Mediterraneo
(maggiore presenza), nel Mar Nero e nell'Atlantico nord orientale, dalla
Scandinavia (raro) fino al Senegal. Pagellus erythrinus è pescato nei nostri
mari in modo professionale con reti a strascico, da traino pelagico
(volanti), da circuizione (cianciolo) e da posta.Gli Sparidi (dentici, orate
e pagelli) nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto rispettivamente il 38° ed il 36°
posto della speciale classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia. La
produzione è passata dalle 2.974 tonnellate prodotte nel 1986, alle 2.937
tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO Il Pagello è
commercializzato principalmente fresco. CONSUMO Il Pagello ha carni
bianche, sode e saporite, molto apprezzate dai consumatori fin da epoca
Romana, come testimonia la frequenza della sua raffigurazione nei mosaici di
Pompei.Dal punto di vista nutrizionale, il Pagello può essere classificato
come specie non grassa e digeribile, dal momento che 100 grammi di parte
edibile (carni) di Pagello in media contengono 15 g di proteine, 1 g di
carboidrati e 4.4 g di grassi. LA RICETTA Il Pagello, come altro pesce
bianco, ha le migliori preparazioni nella "grigliata", al forno o "al
cartoccio". Proponiamo una ricetta derivata dalla tradizione dei pescatori
dell'alto Adriatico: Pagello in teglia Per 4 persone Alcuni pagelli
(peso complessivo circa 1 kg) farina bianca olio extravergine di
oliva sale grosso e fino, pepe Squamare, pulire e, dopo averlo lavato con
cura, infarinare leggermente il pesce. A parte, preparare in un piatto
fondo un intingolo con olio, sale e pepe. Scaldare una teglia in ferro e, una
volta calda, cospargere il fondo con sale grosso ed aggiungere i pagelli.
Cuocere per circa 10-15 minuti. A cottura ultimata, porre i pagelli in un
piatto da portata, spennellandoli con l'intingolo, in modo da condire
adeguatamente i pagelli su entrambi i lati. Porre in un piatto da portata e
servire. _____________ PALOMBO Mustelus mustelus L. Cro.: Pas cukov,
pas meku. Dan.: Glathaj. Fra.: fmissole lisse. Gre.: Galéos. Ing.:
Smoothhound. Nor.: Glatthai. Ola.: Gladde hai. Por.: Caão, caneja. Spa.:
Musola. Ted.: Glatthai. NOMI DIALETTALI I nomi dialettali usati in
letteratura per indicare questa specie sono: Palummo stilliàto, Pesce palummo
(Campania); Can bianco (Friuli Venezia Giulia); Pesce palombo (Lazio);
Misseau, Missena (Liguria); Nizza, Stera (Marche); Cagnolo, Pesce cagnuolo
(Puglia); Mùssula, Palummu (Sardegna); Pisci cani, Mastini (Sicilia); Palombo
comune (Toscana); Can, Cagneto (Veneto). DOVE VIVE Il Palombo è una
specie di fondo che vive, generalmente a profondità tra 5 e 50-100 metri, su
fondi fangosi o detritici. COME VIVE Mustelus mustelus vive in piccoli
branchi. Pur essendo un piccolo squalo, non è pericoloso per l'uomo. LA
RIPRODUZIONE La specie ha sessi separati, facilmente distinguibili per la
presenza nel maschio degli pterigopodi (allungamento della parte terminale
delle pinne ventrali), che hanno funzione di introdurre gli spermi nel corpo
della femmina e permettere la fecondazione, che è quindi interna.M. mustelus,
a differenza di altri "squaliformi", è una specie vivipara; lo
sviluppo dell'uovo fecondato e del piccolo squalo avviene infatti
completamente all'interno della femmina. La gravidanza dura 10 mesi (da
giugno a marzo). Al termine, la femmina "partorisce" da 10 a 20 piccoli
palombi di circa 25 cm di lunghezza. COSA MANGIA La dieta è composta
principalmente di Crostacei, ma anche di Molluschi e piccoli Pesci. COME
RICONOSCERLA Il Palombo è un Pesce cartilagineo (lo scheletro è composto di
elementi cartilaginei) di medie dimensioni.Il corpo è allungato ed
affusolato. La testa è compressa nella parte superiore ed il muso è lungo ed
arrotondato.La bocca, situata in basso, è obliqua e munita di serie di denti
piccoli e bassi, che possono essere meno arrotondati nei giovani. Le
narici, in posizione ventrale, hanno un'unica grande apertura e sono
più vicine alla bocca che all'apice del muso. Gli occhi sono piccoli,
rotondi negli individui giovani, e con pupilla oblunga orizzontale (tipica
delle specie di profondità) negli adulti. Sul muso, sono presenti organi di
senso per la rilevazione della profondità (idrostatici).Ai lati della
parte terminale della testa, sono presenti 5 fessure branchiali. Una sottile
ma ben distinta piega cutanea corre lungo il dorso, dalla coda sino a
livello delle fessure branchiali. La pelle (zigrino) è quasi liscia. Le
pinne dorsali sono due, di forma triangolare, la seconda è leggermente più
piccola della prima. Le pettorali hanno l'apice interno arrotondato e
l'orlo posteriore poco incavato.La pinna caudale presenta due lobi non
simmetrici (quello superiore più sviluppato). La pinna anale è presente.La
colorazione del dorso e dei fianchi è grigio cenere (con o senza presenza di
piccole macchie nere); il ventre è biancastro.Il Palombo può raggiungere, in
casi eccezionali, una lunghezza di 160 cm, mentre è comune da 60 a 120
cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Nei nostri mari, esiste un altro
squalo conosciuto come Palombo (Mustelus asterias); le due specie possono
essere distinte per l'assenza in M. mustelus di macchie bianche presenti al
contrario in M. asterias. La famiglia del Palombo (Triakidae) è accomunata
con altre, a cui appartengono, tra le altre, Squalo bianco (Carcharodon
carcharias) e Squalo volpe (Alopias vulpinus), caratterizzate dalla presenza
di 5 fessure branchiali e di pinne anali e a quella degli Squalidae
(Spinarolo: Squalus acanthias), con assenza di pinna anale e presenza di una
spina nella parte anteriore della pinna dorsale. DIFFUSIONE E PESCA Il
Palombo è presente in tutto il Mediterraneo e in Atlantico orientale, dalle
Isole Britanniche all'Angola. M. mustelus è molto comune nei nostri mari e
soprattutto nel mare di Sicilia, dove avvengono circa l'80 % delle catture.
Il Palombo è pescato in modo professionale principalmente con reti a
strascico e palangari di profondità.Gli individui appartenenti al
genere Mustelus nel 1986 e nel 1995 hanno raggiunto rispettivamente il 15° ed
il 19° posto della speciale classifica delle prime 50 specie prodotte
in Italia. La produzione è passata dalle 8.027 tonnellate prodotte nel
1986, alle 5.942 tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO Il Palombo viene commercializzato al dettaglio in trance,
fresco o congelato.Le famiglie italiane hanno acquistato 2.566 tonnellate di
Palombo fresco (1998), con una diminuzione del 13.3 % rispetto al 1997.Il
prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 18.903 lire, con un aumento
del 12.7 % rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO M. mustelus è
conosciuto fin dall'antichità, il filosofo e naturalista greco Aristotele
infatti sottolinea la presenza di una struttura simile alla placenta in
questa specie.Raffigurazioni di squaliformi sono presenti (anche se
presumibilmente gattucci) nei mosaici di Pompei. Il Palombo ha carni buone,
sode e saporite, anche se non apprezzate da tutti i consumatori. Dal punto di
vista nutrizionale, è un pesce classificato come semigrasso
e digeribile.L'Istituto Nazionale della Nutrizione indica che 100 grammi
di parte edibile (carni) di Palombo fresco contengono 15.98 g di proteine,
1.17 g di grassi e 1.32 g di carboidrati; sono presenti inoltre vitamine e
sali minerali: vitamina A (50 UI), complesso B (B1: 60 mcg; B2: 150 mcg),
Calcio (31 mg); Ferro (1 mg) e Fosforo (218 mg). LA RICETTA Il Palombo
ha una delle migliori preparazioni alla griglia. Proponiamo una ricetta di
facile preparazione: Palombo alla marinara Per 4 persone 4 tranci di
Palombo olio extravergine di oliva prezzemolo tritato finemente 2
spicchi d'aglio a fettine peperoncino 1 limone sale, pepe Preparare
una marinata con l'olio, il succo del limone e sale. Mettere a marinare i
tranci per circa un'ora, avendo cura di girarli. In un tegame, mettere la
marinata, aggiungendo quindi i tranci, l'aglio, il peperoncino e quindi
salare e pepare.Cuocere a fuoco vivo le fette, girandole fino a farle dorare
su entrambi i lati. Poco prima del termine della cottura, aggiungere un po'
di succo di limone. A cottura ultimata, dopo aver posto le fette di palombo
nei piatti da portata ed averle cosparse con il sugo di cottura, aggiungere
il prezzemolo e servire ben calde. ____________ PANNOCCHIA Squilla
mantis L. Franc.: Squille ocellée. Ingl.: Spottail mantis shrimp. Spagn.:
Galera ocelada. NOMI DIALETTALI I nomi dialettali usati in letteratura
per indicare questa specie sono: Canocchia (Abruzzo); Spernocchia,
Sparnocchia (Campania); Canocia, Canoccia (Friuli Venezia Giulia); Cicala di
mare (Lazio); Balestrin, Sigà de maa (Liguria); Cannocia, Cannocchia
(Marche); Cannocchiella, Cecala (Puglia); Càmbara de fangu, Solegianu de mari
(Sardegna); Astrea, Cegala de mari (Sicilia); Canocchia, Cicala di mare
(Toscana); Canocia, Canoccia (Veneto). DOVE VIVE La Pannocchia è una
specie che vive su fondi sabbiosi o fangosi a profondità compresa tra 20 e
200 m, ma più comune a profondità minori di 50 m. COME VIVE Squilla mantis
è solitaria e fossoria, cioè vive durante il giorno in gallerie scavate nel
fondo, da cui esce, od a causa di forti mareggiate che ne distruggono la
tana, o durante la notte per andare alla ricerca di cibo o per scopi
riproduttivi. LA RIPRODUZIONE La Pannocchia ha sessi separati. La
riproduzione è in primavera. La fecondazione è interna. I maschi infatti
fecondano le femmine introducendo nel corpo i gameti (sperma) mediante arti
modificati in strutture filamentose (3° paio di pereiopodi). L'inizio del
periodo di prima maturazione delle gonadi maschili e femminili (gameti) è ad
una lunghezza superiore a 10 cm. Nelle femmine, la maturazione delle uova è
riconoscibile dall'esterno, dall'ingrossamento delle gonadi (uova)
chiaramente visibile sul dorso in trasparenza. Dopo la schiusa delle uova, le
larve conducono breve vita pelagica per poi mutare e prendere contatto con il
fondo. COSA MANGIA Squilla mantis si nutre di piccoli pesci, che cattura
principalmente durante le ore notturne. COME RICONOSCERLA La Pannocchia
è un Crostaceo di medie dimensioni con corpo allungato, depresso e con
evidenti creste mediane longitudinali lungo il torace e l'addome. La testa,
ricoperta da un robusta corazza (carapace) arrotondata agli angoli, è
provvista di due paia di antenne e di altre due appendici mobili, su cui sono
collocati gli occhi, a forma di rene. Ai lati della testa, sono presenti due
pseudochele costituite ciascuna da un articolo mobile esterno munito di 6
spine e di una parte interna con presenza di piccoli denticoli. Il torace è
costituito da cinque segmenti liberi, mentre l'addome da sei, con l'ultimo
che termina con una sorta di coda (telson). Sono presenti numerose appendici,
di cui alcune costituiscono arti per camminare (pereiopodi). I segmenti
addominali sono caratterizzati da due creste centrali spinose, in particolare
nell'ultimo segmento addominale in cui le spine posteriori sono più
pronunciate. La parte terminale dell'addome (telson) è munita di dentelli e
di due grosse macchie centrali violacee, circondate da una anello biancastro.
La colorazione del corpo è bianco-giallastra con sfumature violacee.La
lunghezza massima raggiunta da questa specie è di 20 cm, comuni sono
individui da 12-18 cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI S. mantis è
l'unica specie appartenente alla famiglia Squillidae che viene pescata nei
nostri mari.Nel Mediterraneo orientale vive una specie simile (Oratosquilla
massavensis). La Pannocchia può essere facilmente distinta da O. massavensis,
grazie alla presenza delle due grosse macchie al centro del telson, assenti
in O. massavensis.Esistono inoltre altre specie di dimensioni più piccole,
non commercializzate. DIFFUSIONE E PESCA La Pannocchia è ampiamente
presente tutte lungo le nostre coste, ma in particolare in quelle dell'alto e
medio Adriatico ed in alto Tirreno. Squilla mantis è diffusa nell'intero
Mediterraneo ed è presente inoltre nella parte est dell'Oceano Atlantico,
dalle Isole Britanniche all'Angola. E' oggetto di pesca professionale
essenzialmente con reti a strascico ed attrezzi fissi. Le catture sono più
abbondanti nelle ore notturne e dopo un periodo di cattivo tempo.La
Pannocchia nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto rispettivamente il 31° ed il 28°
posto della speciale classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia. La
produzione è passata dalle 4.318 tonnellate prodotte nel 1986, alle 4.611
tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO La
Pannocchia è commercializzata preferibilmente viva o refrigerata.Le famiglie
italiane nel 1998 hanno acquistato 1.638 tonnellate di pannocchie fresche,
con un aumento del 11.8 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo
nel 1998 è stato di 13.411 lire, con un aumento del 19.5 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO La Pannocchia ha carni di notevole pregio, molto
apprezzate, in particolare nel periodo autunno-invernale. Il valore
nutrizionale di questa specie è buono, per il suo apporto proteico, di
carboidrati e sali minerali. LA RICETTA Proponiamo per questa specie una
gustosa ricetta di tradizione marinara: Zuppa di pannocchie Per 4
persone 1 kg di pannocchie 5 spicchi d'aglio finemente tritati 1
cipolla tagliata a fettine sottili 2 cucchiai di passata di
pomodoro prezzemolo tritato finemente fette di pane abbrustolito olio
extra vergine di oliva sale, pepe Lavare e pulire le Pannocchie eliminando
le chele, le zampe ed i bordi).In un tegame soffriggere la cipolla con poco
olio. Una volata imbiondita, aggiungere la passata, le pannocchie pulite,
coprire con circa due litri d'acqua, salare e pepare, cuocendo per circa 40
minuti.A parte, dopo aver abbrustolito le fette di pane, metterle in una
zuppiera, aggiungendo l'aglio tritato. A cottura delle pannocchie ultimata,
versare la zuppa sul pane e spolverare con il prezzemolo.Servire ben
calda. _____________ PESCE SPADA Xiphias gladius L. Cro.: Sabljan,
igo. Dan.: Sværdfisk. Fra.: Espadon. Gre.: Xiphías. Ing.: Swordfish. Nor.:
Sverdfisk. Ola.: Zwaardvis. Por.: Espadarte. Spa.: Pez espada. Ted.:
Schwertfisch. NOMI DIALETTALI I nomi dialettali in letteratura sono: Pisci
spata, Spateddu (Calabria); Pisce spata (Campania); Pèse spada, Spadon
(Friuli Venezia Giulia); Pei spa, Espadon (Liguria); Pesce spata, Pisci spata
(Puglia); Pisci spada, Pisci spadu (Sicilia); Pisci spatu (Sardegna); Pesse
spada, Spadon (Veneto). DOVE VIVE Il Pesce spada è un pesce pelagico e
vive in mare aperto compiendo ampie migrazioni. COME VIVE Xiphias
gladius vive in acque calde, in superficie, compiendo anche balzi fuori
dall'acqua, ma può scendere a grandi profondità (oltre 600 m). Durante il
periodo riproduttivo si avvicina alla costa.Il Pesce spada è un
pesce solitario, ma è possibile trovarlo in coppia ed occasionalmente in
piccoli gruppi. Ha un comportamento fiero ed aggressivo, come testimoniano
gli attacchi documentati a mezzi nautici. E' stato riportato, a tale
proposito, che nel 1987 un esemplare di 2.45 m attaccò, ad una profondità di
610 m, il sommergibile oceanografico Alvin, restando confitto con la spada in
una giuntura dello scafo. LA RIPRODUZIONE Il periodo riproduttivo nel
Mediterraneo è da maggio ad agosto. La maturità sessuale è raggiunta tra il
secondo ed il terzo anno. Le uova emesse (anche 80.000/ femmina) sono
galleggianti (una grossa goccia oleosa), sferiche (diametro di circa 1.5 mm)
e trasparenti. Alla schiusa (2-3 giorni) le larve sono lunghe circa 4.5 mm e
prive di rostro, che diventa evidente a partire da 11 mm di lunghezza. La
fedeltà di questa specie in epoca riproduttiva è nota ai pescatori siciliani
che tentano di colpire con l'arpione prima la femmina, dal momento che il
maschio, anche se rischia la cattura, non abbandona mai la compagna
ferita. COSA MANGIA Il Pesce spada si nutre di Pesci pelagici in età
giovanile e di Calamari e Totani da adulto. COME RICONOSCERLA Il Pesce
spada è un Pesce di notevoli dimensioni dal corpo allungato. Caratteristica è
la forma delle mascelle allungate. In particolare, sulla mascella superiore è
presente un rostro osseo allungato ed appiattito in senso verticale con i
bordi taglienti (spada), che è circa 1/3 della lunghezza dell'intero animale
e deriva dal prolungamento di diverse ossa (nasali e premascellari) sopra la
mascella. Le pinne ventrali sono assenti.L'aspetto dell'animale adulto è
diverso da quello dei giovanili, che hanno denti, piccole squame ruvide,
spine sulla lamina ossea (preopercolo) che precede la lamina che chiude la
camera delle branchie (opercolo), pinne dorsali ed anali unite, mascella
inferiore parallela al rostro e presenza di una linea laterale sinuosa. Lo
stadio adulto viene raggiunto a circa 1 m di lunghezza. Gli adulti non hanno
denti e squame. Tutte le pinne sono in numero pari (due). La dorsale
anteriore è lunga, alta e triangolare. La pinna caudale a mezzaluna è molto
robusta ed adatta al nuoto veloce ed è preceduta da un peduncolo caudale
robusto. Le pinne pettorali sono falciformi. La temperatura del cervello del
Pesce spada è costante, nonostante quella del corpo sia uguale a quella
dell'acqua in cui nuota: la stabilità termica è garantita da un organo,
nell'orbita dell'occhio, che agisce da scambiatore di calore. Questo organo
può mantenere la temperatura del cervello di 15- 20°C più alta di quella del
resto del corpo e di quella esterna. La colorazione del dorso è bluastra,
plumbea; i fianchi sono argentati con riflessi bronzei ed il ventre è bianco
opaco. La lunghezza massima (esclusa la spada) rag-giunta nei nostri mari è 3
m (peso di 350 kg), mentre sono comuni esemplari da 80 a 220 cm. COME
DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI L'Aguglia imperiale (Tetrapterus belone) e
l'Aguglia imperiale mediterranea (Tetrapterus albidus) somigliano al Pesce
spada.Il Pesce spada adulto si distingue da queste specie per l'assenza di
pinne ventrali, per la "spada appiattita e non cilindrica e per l'assenza di
squame e denti. DIFFUSIONE E PESCA Il Pesce spada è diffuso nelle acque
temperate e tropicali di tutti gli oceani ed è comune nel Mediterraneo e nel
Mar Nero. Nei nostri mari è presente in particolare nel sud Italia, in
Sicilia e nello Stretto di Messina (area riproduttiva).La pesca professionale
del Pesce spada è praticata con numerosi attrezzi. Un sistema di pesca
tradizionale, praticato fin dal 1o secolo avanti Cristo, è la pesca con
l'arpione. Questo tipo di pesca con la fiocina (traffinera), esercitata
principalmente nello stretto di Messina, utilizza speciali imbarcazioni
(feluche) munite di alberi di avvistamento (faleri) e una lunga passerella
mobile, dove alloggia il fiocinatore. Il Pesce spada nel 1986 e nel 1995 ha
raggiunto rispettivamente il 12° ed il 17° posto della speciale classifica
delle prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle
11.413 tonnellate prodotte nel 1986, alle 6.725 tonnellate del 1995 (dati
FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO Xiphias gladius è commercializzato
fresco o congelato. Secondo l'ISMEA, questa specie figura tra le dieci specie
di pesce fresco più acquistate dai consumatori italiani del Nord, del Centro
e del Sud.Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 5.252 tonnellate di
Pesce spada fresco, con un aumento del 18.9 % rispetto al 1997. Il prezzo
medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 27.483 lire, con un aumento del 0.5
% rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Il Pesce spada è una specie
ittica apprezzata dai consumatori. In alcune aree del sud in particolare, si
utilizza a scopo alimentare l'intero animale.Dal punto di vista nutrizionale,
Xiphias gladius è un pesce magro e digeribile. 100 grammi di parte edibile
(carni) di Pesce spada fresco contengono 16.9 di proteine, 1.0 g di
carboidrati e un basso contenuto in grassi (4.2 g). Non offre, al contrario,
un buon apporto in sali minerali e vitamine, essendo praticamente assenti
queste ultime e presenti unicamente 0.08 mg di Rame e 0.4 mg di Ferro. LA
RICETTA Proponiamo una preparazione tipica e di facile preparazione per
cucinare il Pesce spada: Pesce spada alla griglia Per 4 persone 600
g di Pesce spada in trance succo di 1/2 limone olio, sale, pepe q.b. 1
rametto di alloro Preparare un intingolo con olio, limone, sale e pepe. Porre
sulla graticola (o forno con grill) le trance di Pesce spada e pennellarle
utilizzando il rametto di alloro intinto nell'intingolo. Porre la graticola
sulla brace (o grill non troppo caldo).Pennellare durante la cottura le
trance con l'intingolo. A cottura desiderata, togliere il Pesce spada dalla
graticola e metterlo in un piatto da portata, pennellandolo ancora con
l'intingolo. ____________ POLPO Octopus vulgaris Cuvier Cro.:
Hobotnica, tracán. Dan.: Blæksprutte. Fra.: Pieuvre. Gre.: Octapodi, Alidóna.
Ing.: Common octopus. Nor.: Blekksprut. Ola.: Kraak, inktvis. Por.: Polvo.
Spa.: Pulpo. Ted.: Krake, Tintefisch. NOMI DIALETTALI Questa specie è
anche conosciuta come Polipo, che però in lingua italiana indica lo stadio
fisso dei Celenterati (Corallo rosso, Anemoni, ecc.). I nomi dialettali nelle
regioni italiane in letteratura per indicare questa specie sono: Fulbo, Fulpo
(Abruzzo); Purpu verace (Calabria); Purpo verace, Purpo `e scoglio
(Campania); Fèulp (Emilia); Folpo, Folpo-tòdaro (Friuli Venezia Giulia);
Polpo di scoglio, Porpo di scoglio (Lazio); PTrpo, Purpo (Liguria); Folpo
(Marche); Vurpe, Vurpo (Puglia); Purpu, Pruppu (Sicilia); Pruppuéru,
Pruppu-i-terra (Sardegna); Polpo di scoglio, Porpo di scoglio (Toscana);
Folpo-toto (Veneto). DOVE VIVE Il Polpo vive su fondi costieri, rocciosi,
sabbiosi o a praterie di Posidonia, fino ad una profondità di circa 100 m.
Gli adulti si spostano in acque più profonde all'inizio dell'autunno, seguiti
(novembre-dicembre) dagli individui più giovani. COME VIVE Octopus
vulgaris è un animale solitario, molto legato al suo territorio. Effettua
piccole migrazioni stagionali, in risposta alle variazioni di temperatura,
essendo inattivo a temperature inferiori a 7 °C. LA RIPRODUZIONE Il Polpo
ha sessi separati. I maschi sono di maggiori dimensioni ed hanno un braccio
(ectocotilo) modificato all'estremità in una sorta di spatola che ha la
funzione di introdurre lo sperma contenuto in sacchetti (spermatofora) nel
corpo della femmina. Il periodo riproduttivo è in primavera ed
autunno (massimi: aprile-maggio ed ottobre). Le femmine producono da 50.000
a 100.000 uova di circa 2 mm di diametro, deponendole in cordoni
gelatinosi, che attaccano a supporti solidi. Alla schiusa, le larve sono
pelagiche, e dopo circa 40 giorni prendono contatto con il fondo. COSA
MANGIA La dieta del Polpo è composta di Molluschi bivalvi e
Crostacei. COME RICONOSCERLA Il Polpo è un Mollusco con corpo ovale,
globoso a forma di sacco, privo di pinne. La testa ed il corpo, robusti e
muscolosi e fusi in una struttura chiamata mantello, sono ben distinguibili,
per una evidente strozzatura. Ai lati della testa, sono evidenti occhi
piccoli, sporgenti lateralmente e sormontati da due protuberanze. Nella parte
posteriore del mantello sono presenti da 7 a 11 lamelle branchiali (non
visibili all'esterno) ed un sifone per espellere l'acqua (espirazione e
locomozione). Non ha conchiglia cornea interna. Dal mantello, partono 8
tentacoli muniti di due file di ventose, raggiate e prive di denticoli, che
nelle braccia laterali dei maschi sono di dimensioni mag-giori. Al centro
delle braccia, è situata la bocca. Le braccia sono di lunghezza e spessore
simile, ad eccezione del braccio modificato nei maschi che è lungo circa il
25% in meno.I tentacoli non sono retrattili. La lunghezza totale del corpo è
circa 25-20% di quelle delle braccia. Il Polpo può cambiare colore mediante
speciali cellule (cromatofori), utilizzati per la trasmissione di segnali
(corteggiamento, accoppiamento, lotta tra maschi, ecc.) e per mimetizzarsi
con il fondale. La colorazione prende diverse sfumature (dal grigio al
giallastro con macchie brunastre, rossastre o verdastre). La superficie
ventrale è biancastra ed iridiscente.La lunghezza massima raggiunta da questa
specie è circa 1 m (mantello di 23 cm) con peso di 10 kg; comuni sono gli
individui di 10-15 cm (mantello) e peso da 1 a 3 kg. COME DISTINGUERLA
DALLE SPECIE SIMILI Tra le specie di Polpo che vivono nel Mediterraneo, due
presentano somiglianze con O. vulgaris (O macropus e O. membranaceus). I
caratteri che permettono la distinzione di O. vulgaris da queste specie sono
legate alla diversa colorazione e lunghezza dell'ectocotilo. Il Polpo può
essere anche confuso in età giovanile con un altro frequentatore dei
nostri mari, il Moscardino (E. cirrhosa ed E. moschata) da cui può essere
distinto per la presenza sulle braccia di due file di ventose (una sola fila
in E. cirrhosa ed E. moschata). DIFFUSIONE E PESCA Il Polpo è comune lungo
le nostre coste ed è ampiamente presente nell'intero bacino del Mediterraneo.
Octopus vulgaris è una specie cosmopolita, con una distribuzione che va
dall'Oceano Indiano, al Pacifico fino all'Atlantico orientale (dal Mare del
Nord al Sud Africa) ed occidentale, dal New Jersey al Brasile.Il Polpo è
catturato in maniera professionale con reti a strascico, attrezzi da posta
(reti, nasse, ecc.), ami (polpara), e utilizzando fonti luminose. Una pesca
tradizionale è quella, effettuata da maggio a settembre, con anfore di
terracotta, o in modo più artigianale con barattoli, in cui viene sfruttata
l'abitudine, in particolare dei piccoli polpi, di nascondersi cercando
riparo.Octopus vulgaris nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto rispettivamente il
12° ed l'11° posto della speciale classifica delle prime 50 specie prodotte
in Italia. La produzione è passata dalle 11.540 tonnellate prodotte nel 1986,
alle 10.348 tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO Octopus vulgaris è commercializzato fresco e congelato. Le
famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 8.932 tonnellate di polpi
freschi, con una diminuzione del 10.3 % rispetto al 1997.Il prezzo medio al
chilogrammo nel 1998 è stato di 13.794 lire, con un aumento del 9.4 %
rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Il Polpo, conosciuto ed
apprezzato dai consumatori fin dall'antichità, è raffigurato già in piatti di
epoca Attica. Scene di lotta tra polpi ed aragoste abbellivano, come ricorda
lo scrittore latino Plinio, i mosaici di Aquileia e di Pompei. Octopus
vulgaris ha carni gustose e dal punto di vista nutrizionale è una specie con
buon contenuto in sali minerali. Infatti, 100 grammi di parte edibile (carni)
di Polpo fresco contengono 11.77 g di proteine, 1.11 g di grassi e 1.67 g di
carboidrati, 160 mg di Calcio e 210 mg di Fosforo e vitamina B1 e B2 in
tracce. LA RICETTA Il Polpo può essere preparato in vari modi, come
antipasto, primo o secondo piatto. Proponiamo una ricetta tradizionale della
cucina pugliese ottima per accompagnare diversi tipi di pasta: Polpi in
umido alla pugliese Per 4 persone 4 polpi da 200 g 2 spicchi d'aglio
schiacciati 2 cucchiai di olio extravergine di oliva 200 g di porri
tagliati a fettine 1 costola di sedano bianco tagliato a
fettine prezzemolo tritato finemente peperoncino Pulire i polpi,
eliminando le interiora; spellarli e lavarli accuratamente in abbondante
acqua corrente.In un tegame, mettere olio, aglio, peperoncino, porri, sedano
e soffriggere leggermente, quindi aggiungere i polpi e cuocere dopo aver
coperto il tegame con un coperchio per circa 1 ora a fuoco moderato.I polpi
saranno cotti quando i tentacoli potranno essere tagliati con una forchetta.
A cottura ultimata, spolverare con il prezzemolo
tritato. _____________ RANA PESCATRICE Lophius piscatorius L. Cro.:
Grdobina. Dan.: Havtaske, bredflab. Fra.: Baudroie. Gre.: Vatrochópsaro.
Ing.: Anglerfish. Nor.: Breiflabb. Ola.: Zeeduveil, hozemond. Por.: Tamboril.
Spa.: Rape. Ted.: Seeteufel, Angler NOMI DIALETTALI La Rana pescatrice è
anche chiamata Rospo. I nomi dialettali disponibili in letteratura sono:
Rospo marino (Abruzzo); Piscatrice (Calabria); Piscatrice nera, Rattale
(Campania); Diavolo de mar, Rospo de fango (Friuli Venezia Giulia); Giudìo,
Martino (Lazio); Gianello, Giudio (Liguria); Rospo grosso (Marche);
Piscatrice (Puglia); Piscatrixi (Sardegna); Magu, Diavuli di mari (Sicilia);
Boldrò, Bordrò (Toscana); Dia-volo de mar, Pesce rospo (Veneto). DOVE
VIVE Lophius piscatorius è presente su fondi sabbiosi, fangosi o detritici
dai 50 metri fino a profondità notevoli (500 - 1000) m. COME VIVE La
Rana pescatrice non è una buona nuotatrice; vive solitaria, immobile,
ben mimetizzata e semisepolta nel fondo, dove attira le prede agitando
il filamento (illicio) posto sul bordo superiore della grande bocca. LA
RIPRODUZIONE La riproduzione è in Mediterraneo nel periodo invernale-
primaverile. Le uova sono riunite in nastri gelatinosi e fluttuanti, lunghi
fino a 10 metri e larghi anche 1 metro, che arrivano a contenere più di un
milione di uova. Queste sono sferiche (diametro di 2-3 mm) e contengono una
goccia oleosa. Alla schiusa, dopo 2-3 giorni, la larva pelagica misura circa
4 mm ed assume poco dopo una intesa colorazione nera e lunghe appendici. Ad
una lunghezza di 5 cm, la piccola rana pescatrice prende l'aspetto e le
abitudini dell'adulto. COSA MANGIA La dieta di questa specie vorace
predatrice è composta principalmente di pesce, attirato per mezzo
dell'illicio (primo raggio modificato della pinna dorsale) usato come esca
(filamento piscatorio). Le larve fino a 5 cm si nutrono di plancton. COME
RICONOSCERLA La Rana pescatrice è un Pesce osseo di medio-grandi dimensioni e
di aspetto inconfondibile. La testa è appiattita ed allargata, come la parte
anteriore del corpo, e di forma ovale (vista dall'alto), mentre il tronco è
conico. La bocca è molto ampia e con mascella inferiore (mandibola)
prominente. I denti robusti, molto acuti e rivolti verso l'interno sono in
un'unica serie nella mascella superiore e in due in quella inferiore. Gli
occhi sono situati al centro della parte superiore della testa. Sulla testa e
sul corpo sono sparse numerose spine. Le spine di maggiori dimensioni sono
presenti in coppie (la prima più corta) ai lati del bordo superiore della
bocca e anteriormente alle pinne pettorali. La pelle è priva di squame e
viscida.Le pinne dorsali sono due.La pinna dorsale anteriore ha il primo dei
sei raggi isolato (illicio), che è situato al centro del margine superiore
della bocca, molto allungato, con l'estremità allargata e divisa in due lobi
e frangiata. La seconda pinna dorsale è presente nella metà posteriore
del troncoLa colorazione del dorso è bruna, con sfumature violacee, olivacee
o giallognole. Il ventre è biancastro. Le pinne sono più scure del dorso,
in particolare quelle pettorali che hanno la parte inferiore nera.La
Rana pescatrice può raggiungere i 2 m di lunghezza ed i 40 kg di peso,
comuni sono gli individui di 20 - 100 cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE
SIMILI Appartenente al genere, che è l'unico della famiglia in Mediterraneo,
esiste solo un'altra specie di Rana pescatrice o Rospo (Lophius budegassa);
L. piscatorius può essere distinto facilmente da L. budegassa, in
particolare, per la forma dell'estremità dell'illicio che è divisa in due
lobi e frangiata (unica ed allungata in L. budegassa), per la forma della
testa che è più larga e per la colorazione più chiara del ventre (scuro in
L. budegassa). DIFFUSIONE E PESCA La Rana pescatrice è comune lungo le
nostre, in particolare sul versante Adriatico, ed ampiamente presente nel
Mediterraneo, Mar Nero ed Atlantico orientale dalla Norvegia al Senegal.
Lophius piscatorius è catturata dai pescatori professionisti principalmente
con reti a strascico.La Rana pescatrice nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto
rispettivamente il 32° ed il 39° posto della speciale classifica delle prime
50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 4.110 tonnellate
prodotte nel 1986, alle 2.409 tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO La Rana pescatrice è commercializzata principalmente
fresca o congelata, intera o decapitata.Le famiglie italiane nel 1998 hanno
acquistato 1.444 tonnellate di coda di rospo, con una diminuzione del 3.3 %
rispetto al 1997.Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 22.431
lire, con un aumento del 5.4 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO La Rana pescatrice ha carni ottime, molto
apprezzate dai consumatori, che apprezzano in particolare la parte del tronco
che viene chiamata "coda di rospo". Dal punto di vista nutrizionale, 100 g di
parte edibile (carni) di Rana pescatrice fresca contengono 12.8 g di
proteine; 1 g di grassi, 0.2 g di zuccheri, oltre a 28 mg di Calcio; 0.4 mg
di Ferro; 165 mg di Fosforo, 0.12 mg di Vitamina B1 e 0.05 di Vitamina
B2. LA RICETTA La Rana pescatrice, ed in particolare la "Coda di rospo" ha
tra le preparazioni migliori il forno, il gratin, la griglia, ecc. Proponiamo
una ricetta della tradizione peschereccia in cui era utilizzata solo la
testa, in quanto si preferiva vendere la "coda": Risotto di testa di
rospo Per 4 persone 1 testa di Rana pescatrice (da circa 2 Kg) 400 g di
riso 500 g di pomodori ben maturi spellati poco peperoncino prezzemolo
tritato finemente sale, olio extravergine di oliva Lavare la testa e
lessarla in poca acqua (da conservare). Dopo averla fatta raffreddare, pulire
la testa. In un tegame di alluminio, soffriggere leggermente l`aglio ed il
peperoncino, aggiungere i pomodori, poca acqua di bollitura e salare
leggermente. Far cuocere per alcuni minuti, aggiungere la polpa della testa
di pescatrice e dopo poco il riso. Cuocere il riso per circa 20 minuti,
aggiungendo di tanto in tanto l'acqua di bollitura facendola ritirare.A
cottura ultimata, mettere il riso in un piatto da portata, spolverare con
prezzemolo finemente tritato e servire
caldo. _______________ RAZZA Raja clavata L.. Cro.: Raza kamenjarka.
Dan.: Sømrokke. Fra.: Raie bouclèe. Gre.: Sálahi, raìa, vátos. Ing.:
Thornback ray. Nor.: Piggskate. Ola.: Stekelrog. Por.: Raia-lenga,
raia-pinta. Spa.: Raya de clavos, raya comon. Ted.: Nagelrochen. NOMI
DIALETTALI I nomi dialettali di Raja clavata disponibili in letteratura
sono: Baraccola, Rascia (Abruzzo); Raja pitrusa (Calabria); Rascia petrosa,
Raja petrosa (Campania); Raza (Emilia); Baracola, Raza spinosa (Friuli
Venezia Giulia); Arzilla chiodata, Arzilla pietrosa (Lazio); Rassa spinusa,
Rassa veaxa (Liguria); Pigara petrosa, Rascia pietrusam (Sicilia);
Capitana scritta, Scritta perdosa (Sardegna); Razza chiodata, Arzilla di
scoglio (Toscana); Baracola, Raza spinosa (Veneto). DOVE VIVE La Razza
è presente su fondi di varia natura, ma predilige fondi sabbiosi e fangosi da
80 a 200 m di profondità. COME VIVE Raja clavata è generalmente sedentaria
e vive sul fondo o sepolta in esso. Quando caccia (soprattutto in ore
notturne e nei periodi caldi) mostra doti di rapida nuotatrice. Compie brevi
migrazioni, avvicinandosi alla costa nel periodo estivo e spostandosi al
largo in quello invernale. LA RIPRODUZIONE La Razza ha sessi separati. La
riproduzione nel Mediterraneo è in estate (giugno-agosto) e in inverno
(gennaio-febbraio). La fecondazione è interna: il maschio introduce lo sperma
tramite pterigopodi (allungamento della parte terminale delle pinne ventrali)
nel corpo della femmina per la fecondazione delle uova. Le uova fecondate
sono poste all'interno di astucci di sostanza cornea (da 141 a 167 ogni
anno), prodotta da speciali ghiandole (nidamentali). Questi astucci bruni, di
forma rettangolare con appendici non molto allungate alle estremità, sono
ancorati a substrati duri. Gli anglosassoni chiamano tali astucci
"portamonete delle sirene". Il periodo d'incubazione dura circa 5 mesi. Le
piccole razze alla schiusa misurano 125 mm. COSA MANGIA La Razza adulta
si nutre di Crostacei, Pesci e Molluschi (cefalopodi). COME
RICONOSCERLA Raja clavata è un Pesce cartilagineo (lo scheletro è composto
di cartilagini) di medie dimensioni. Il corpo è distinto in un disco e
una coda. Il disco è piatto, con testa (alla cui estremità è presente un
rostro breve fuso con una cartilagine al resto del corpo) il tronco e
pinne pettorali fuse in forma romboidale e con margini anteriori più o
meno sinuosi. Entrambi gli occhi e gli organi di senso sono sulla parte
dorsale. Nella parte inferiore (superficie ventrale), sono presenti la
bocca, provvista di 36-45 denti (appuntiti nei maschi e piatti nelle
femmine), le narici e le aperture branchiali. Il disco nella parte dorsale è
ricoperto da pelle ruvida (zigrino, più ruvida nelle femmine) con numerose
spine, inserite all'interno di larghe placche negli adulti. La coda è armata
di una serie centrale di spine ben sviluppate. Lo sviluppo sulla coda di
altre serie laterali di spine dipende dal sesso e dall'età degli
esemplari (assenti nei giovani, poco sviluppate nei maschi e molto sviluppate
nelle femmine). La coda è una potente arma di difesa, munita oltre che di
spine anche di organi elettrici di modesta potenza. La parte ventrale del
corpo può essere più o meno liscia (ampie aree senza spine nei maschi,
presenza di placche spinose ventrali nelle femmine). La colorazione del dorso
è mimetica e variabile, generalmente grigio o bruno chiaro con macchie nere
più o meno fitte, riunite o meno in linee ondulate. Possono essere presenti
macchiette giallastre, irregolari per forma e grandezza. I giovani hanno
macchie nere ovali e poche macchie giallastre più ampie con orlo scuro. Il
colore della parte ventrale è bianco-grigiastro.Nel Mediterraneo, Raja
clavata raggiunge dimensioni massime di circa 100 cm, ma è comune a 30-80
cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI I caratteri che permettono la
distinzione con le altre razze mediterranee (R. miraletus e R. asterias) sono
legati alla presenza ed alla forma delle appendici sulla pelle, alla forma
del disco ed alla lunghezza del rostro, alla forma e numero di denti ed alla
colorazione del dorso. Il carattere che permette la distinzione degli adulti
di R. clavata da R. miraletus e R. asterias è, come accennato, la presenza
sul dorso di larghe placche su cui sono inserite grosse spine. DIFFUSIONE
E PESCA La Razza è ampiamente presente lungo le nostre coste; diffusa
in Mediterraneo, in Mar Nero (dove è l'unica Raja presente) e in Atlantico
nord orientale, dalla Scandinavia (Norvegia, Islanda e sud del circolo
polare artico), al Mare del Nord e Mar Baltico (rara) fino al Marocco ed
all'Isola di Madeira. Raja clavata è pescata nei nostri mari in modo
professionale con reti a strascico, palangari di profondità, ecc. I raiformi
nel 1986 e nel 1995 hanno raggiunto rispettivamente il 30° ed il 29° posto
della speciale classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia. La
produzione è passata dalle 4.460 tonnellate prodotte nel 1986, alle 4.586
tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO Raja
clavata è una specie commercializzata principalmente fresca, comunemente
presente nei nostri mercati. CONSUMO La Razza ha carni buone, apprezzate
dai consumatori, che preferiscono quelle di individui giovani.Dal punto di
vista nutrizionale, la Razza è un pesce classificabile come magro ed
altamente digeribile. L'istituto nazionale della Nutrizione indica che 100
grammi di parte edibile (carni) di Razza fresca contengono 14.23 g di
proteine, 0.71 g di carboidrati e pochi grassi (0.94 g), sono presenti
inoltre vitamine (A: 50 U.I., B1: 60 mg, B2: 150 mg) e sali minerali (Calcio:
31 mg, Fosforo: 218 mg e Ferro: 1.0 mg). LA RICETTA La Razza ha tra le
preparazioni migliori il gratin, al forno, ecc. Proponiamo una ricetta di
facile preparazione: Razza lessa Per 4 persone 1 Razza da 1 kg 1/2
cipolla, carota e sedano 300 g di patate 1 rametto di alloro, 1 chiodo di
garofano 1 limone olio extravergine di oliva prezzemolo tritato
finemente sale, pepe Preparare una salsa con olio, succo di limone, sale e
pepe. A parte, bollire le patate e, a cottura, e tagliarle a spicchi. Sotto
acqua corrente, pulire la Razza, eliminando pelle e coda, e tagliarla a
grossi tranci nel senso delle fibre.Disporre i tranci in un tegame,
aggiungendo cipolla, alloro, 1 spicchio di limone, carota, sedano e il chiodo
di garofano, coprire con acqua fredda e salare. Dopo aver raggiunto
l'ebollizione, cuocere a fuoco medio per circa 15-20 minuti. A cottura,
disporre i tranci in piatto da portata, guarnendoli con gli spicchi di
patate. Condire con un filo di olio e prezzemolo. Servire ben caldo,
accompagnando con la salsa. ____________ SARAGO Diplodus vulgaris (E.
Geoffr.) Ingl.: Common two-banded seabream. Franc.: Sar à tête noire. Spagn.:
Sargo mojarra. NOMI DIALETTALI Il Sarago è anche conosciuto con il nome
di Sargo. I nomi dialettali in letteratura sono: Saraco (Abruzzo); Sàricu
(Calabria); Saraco-varriale, Varriale (Campania); Spizzo, Sparo (Friuli
Venezia Giulia); Sargone (Lazio); Sparlo, Sparo (Liguria); Saracu, Saragu
(Puglia); Sagristanu, Sàracu (Sicilia); Feriada, Sarigu (Sardegna); Sarago
sguaiato (Toscana); Sparo (Veneto). DOVE VIVE Diplodus vulgaris è una
specie che predilige vivere su fondi rocciosi o sabbiosi, fino a profondità
di 70 m. I giovani si trovano spesso tra le praterie di Posidonia. COME
VIVE Il Sarago ha abitudini gregarie (vive in piccoli branchi). Questa
specie rispetto ad altre specie di saraghi tollera meno le variazioni di
salinità. LA RIPRODUZIONE Diplodus vulgaris è una specie ermafrodita: dopo
la fase giovanile si sviluppa la gonade maschile, che successivamente
regredisce e si sviluppa quella femminile; gli esemplari di taglia maggiore
infatti sono tutte femmine. La maturità sessuale è raggiunta a circa 2 anni
di età (17 cm). Il periodo riproduttivo nel Mediterraneo è in autunno
(settembre-novembre), periodo in cui gli individui maturi assumono una
colorazione bluastra sulla testa. Le uova sono galleggianti e munite di una
goccia oleosa. COSA MANGIA Il Sarago si nutre di Invertebrati (Crostacei,
Molluschi, ecc.). COME RICONOSCERLA Il Sarago ha corpo ovale,
relativamente alto e compresso lateralmente. Il profilo del muso descrive un
angolo acuto. La bocca è leggermente protrattile e munita nella parte
anteriore di ogni mascella di 8 incisivi leggermente inclinati verso
l'interno, seguiti, procedendo verso la parte posteriore, da molari
arrotondati in più serie (3-5 nella superiore e 2-4 in quella inferiore). La
forma dei denti è tipica delle abitudini alimentari di questa specie, che
utilizza i molari per sbriciolare il corpo delle prede. L'unica pinna dorsale
ha 11-12 raggi duri e 13-16 raggi molli, mentre la pinna anale ha 3 raggi
duri e 12-15 raggi molli. Le pinne pettorali sono appuntite e la pinna della
coda è forcuta. E' presente la linea laterale. La colorazione del dorso è
bruno olivastra, argentea sui fianchi, dove sono presenti 7-9 linee dorate.
Caratteristica di questa specie è una fascia nera che ricopre la parte
superiore della testa scendendo fino a metà dell'osso che ricopre la camera
delle branchie (opercolo), rendendola più scura, in particolare, fra gli
occhi e sul muso. Come gli altri appartenenti al genere Diplodus, gli
esemplari di D. vulgaris hanno prima della coda (peduncolo caudale) una banda
trasversale nera, più o meno estesa. Le pinne del ventre sono nere, mentre le
altre hanno colorazione grigia.Nel Mediterraneo, Diplodus vulgaris raggiunge
una lunghezza di 30-40 cm, ma è comune a 18-25 cm. COME DISTINGUERLA DALLE
SPECIE SIMILI Il Sarago è facilmente distinguibile dalle altre specie di
Diplodus (D. puntazzo, D. cervinus, D. annularis, D. sargus sargus)
principalmente per la colorazione. Infatti, come accennato, una
caratteristica di Diplodus vulgaris è la presenza della fascia scura nella
parte superiore della testa, che è assente nelle altre specie. Altri
caratteri che ne permettono la distinzione dagli 8 generi della famiglia
degli Sparidi presenti nel Mediterraneo (Dentex, Sparus, Pagellus,
Lithognathus, Spondyliosoma, Oblada, Boops e Sarpa) sono la forma diversa e
la presenza di denti caratteristici del tipo di alimentazione. DIFFUSIONE
E PESCA Il Sarago è ampiamente presente lungo le nostre coste; diffuso in
tutto il Mediterraneo e raro nel Mar Nero. Questa specie si trova anche in
Atlantico nord orientale, dal golfo di Guascogna fino alle Isole di Capo
verde, Madeira, Senegal ed occasionalmente all'Angola. Diplodus vulgaris è
pescato in modo professionale nei nostri mari con reti a strascico, con
palangari di profondità, con reti a circuizione (cianciolo), con reti da
posta, ecc. Gli individui appartenenti al genere Diplodus nel 1986 e nel 1995
ha raggiunto rispettivamente il 44° ed il 50° posto della speciale classifica
delle prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 2.524
tonnellate prodotte nel 1986, alle 1.123 tonnellate del 1995 (dati FAO,
elaborazione ISMEA). MERCATO Il Sarago è commercializzato
principalmente fresco. CONSUMO Il Sarago ha carni ottime, sode e saporite.
Questa specie era apprezzata dai consumatori già dall'antichità, come
confermano le sue raffigurazioni nei piatti di epoca Attica e della Magna
Grecia.Dal punto di vista nutrizionale, il Sarago può essere considerata una
specie non grassa e digeribile, dal momento che 100 grammi di parte edibile
(carni) di Sarago contengono 15.9 g di proteine, 1.2 g di carboidrati e 4.4 g
di grassi, con un contenuto medio-basso in colesterolo (70 mg). LA
RICETTA Proponiamo una ricetta di facile preparazione per il
Sarago: Sarago con le olive Per 4 persone 3 saraghi (circa 1 kg) 100
g di olive verdi senza nocciolo 3 spicchi d'aglio 1/2 bicchiere di vino
bianco olio extravergine di oliva sale e pepe Squamare, pulire ed
incidere lateralmente i saraghi. Dopo averlo lavati con cura, porli in una
teglia da forno.Farcire con le olive, salare, pepare e cospargere con il vino
bianco, lasciandoli insaporire per circa due ore. Mettere la teglia in forno
(200 gradi) e cuocere i saraghi per circa mezz'ora, controllandone la
cottura. A cottura ultimata, mettere i saraghi in un piatto da portata
guarnendoli con le olive e servire. _______________ SARDINA Sardina
pilchardus L. Cro.: Sredla. Dan.: Sardin. Fra.: Sardine commune. Gre.:
Sardélla. Ing.: European pilchard. Nor.: Sardin. Ola.: Pelser, Sardien. Por.:
Sardinha. Spa.: Sardina/pilchards. Ted.: Pilchard, Sardine. NOMI
DIALETTALI Il novellame è conosciuto con il nome italiano, comune a tutto il
pesce azzurro, di Bianchetto. I nomi dialettali usati in letteratura sono:
Sarda, Sardella (Abruzzo); Sarda, Sardella (Calabria); Sarda, Sardone
(Campania); Sardèla, Sardela (Friuli Venezia Giulia); Sardene, Sardeinna
(Liguria); Sarda, Sardella (Lazio); Saracca, Sarda (Marche); Sarda, Sardèdde
(Puglia); Saraca, Sarda (Sicilia); Sarda, Sardinine (Sardegna); Sarda,
Sardella (Toscana); Sardella, Sardèla (Veneto) DOVE VIVE La Sardina è
una specie pelagica, che vive in autunno ed inverno a profondità maggiori,
mentre è più vicina alla costa nel restante periodo dell'anno. COME
VIVE Sardina pilchardus è una specie con abitudini gregarie (vive in
banchi numerosi) e migratorie, seppur limitate; si adatta bene a salinità
comprese tra 27 e 38 ä ed a temperature tra 10 e 20¼C. LA
RIPRODUZIONE La Sardina ha sessi separati. La maturità sessuale è raggiunta
nel Mediterraneo al termine del secondo anno di vita. La riproduzione avviene
in prossimità della costa da autunno a primavera, con un massimo in inverno.
Le uova emesse (da 50.000 a 80.000 per anno) sono galleggianti (sferoidali,
con una goccia oleosa e diametro di 1.4-1.7 mm).Queste dopo 2-4 giorni
schiudono (temperatura di 10-18¼C); le larve trasparenti sono lunghe 3.5
mm. COSA MANGIA Sardina pilchardus si nutre indifferentemente di Plancton
animale e vegetale, alimentandosi soprattutto durante le ore serali, mentre
sembra accertato che gli adulti non si alimentino la notte. COME
RICONOSCERLA La Sardina è un Pesce di piccole dimensioni dal corpo affusolato
e leggermente compresso lateralmente e coperto di grosse squame caduche
(circa 30 in serie longitudinali). Il muso è prominente ed acuto.La bocca è
munita di piccolissimi denti. Le mascelle sono di dimensioni diseguali e
non oltrepassano il margine anteriore degli occhi, che hanno una
palpebra adiposa ben sviluppata. La struttura ossea che chiude la cavità
branchiale (opercolo) è caratterizzato da 3-5 strie ben marcate. La
superficie ventrale è provvista da una serie di dentelli di piccole
dimensioni. L'unica pinna dorsale è situata circa a metà del corpo e molto
avanzata rispetto alla pinna anale. Queste pinne sono di modeste dimensioni
come le ventrali, che si originano in corrispondenza della parte centrale
della pinna dorsale. Nelle larve, quest'ultima al contrario è situata più
indietro rispetto alle pettorali e con il pro-cedere dello sviluppo migra
nella posizione definitiva (lunghezza di 35-40 mm.). La colorazione, tipica
delle specie pelagiche, è sul dorso azzurro-verdastra, argentea sul ventre e
sui fianchi, dove possono essere presenti alcune macchiette nerastre. La
larva alla schiusa è trasparente ed assume la pigmentazione definitiva ad una
lunghezza di circa 60 mm.La lunghezza massima è raggiunta nel Mediterraneo a
18-20 cm; la Sardina è comune a 15 cm. La durata della vita è di circa 8
anni.
COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI S. pilchardus è l'unica
specie appartenente al genere Sardina nel Mediterraneo. La Sardina come la
Cheppia (Alosa fallax nilotica), la Papalina (Sprattus sprattus), l'Alaccia
(Sardinella aurita) e l'Alice (Engraulis enchrasicolus) appartengono alla
stesso ordine sistematico dei Clupeiformi e vivono tutte in Mediterraneo. I
caratteri che permettono la distinzione di queste specie con S. pilchardus
sono essenzialmente legati all'assenza di carena ed alla minore lunghezza
della mascella inferiore nell'Alice, all'assenza di striature sugli opercoli
(lisci) nella Papalina e nell'Alaccia, ed alle dimensioni e al numero di
squame, più piccole e circa il doppio nella Cheppia. DIFFUSIONE E
PESCA La Sardina è ampiamente presente lungo le nostre coste, diffusa in
tutto Mediterraneo, eccezione fatta per le coste libiche e parte del
Mediterraneo orientale. La Sardina è anche largamente distribuita anche nel
NE Atlantico, dalla parte meridionale del Mare del Nord fino a sud al
Senegal, Madeira e le Canarie. Sardina pilchardus è pescata nei nostri mari
in modo professionale principalmente con reti da traino pelagico (volanti) e
da circuizione (lampara o cianciolo).La Sardina nel 1986 e nel 1995
ha raggiunto rispettivamente il 3° ed il 7° posto della speciale
classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata
dalle 52.171 tonnellate prodotte nel 1986, alle 36.825 tonnellate del 1995
(dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO Sardina pilchardus è
commercializzata fresca od inscatolata (sott'olio, in conserva, ecc.). E'
come riporta l'ISMEA tra le principali 10 specie di pesce fresco
più acquistate nel nord della Penisola.Le famiglie italiane nel 1998
hanno acquistato 6.446 tonnellate di sardine fresche, con una diminuzione del
19.9 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di
4.565 lire, con un aumento del 9.8 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO Sardina pilchardus è da epoca remota conosciuta
come pesce commestibile. Dal punto di vista alimentare, la Sardina è un pesce
classificabile come semigrasso (in alcuni mesi il contenuto in grassi è
maggiore) e discretamente digeribile. L'Istituto Nazionale della Nutrizione
riferisce che 100 grammi di parte edibile (carni) di sardine fresche
contengono 15.26 g di proteine, 1.19 g di carboidrati e un medio contenuto in
grassi (5.19 g); sono presenti inoltre un alto contenuto in vitamine e sali
minerali: vitamina A (100 UI), complesso B (B1: 80 e B2: 210 mcg), Calcio (38
mg); Ferro (1.2 mg) e Fosforo (264 mg). LA RICETTA Proponiamo per un
gustoso e semplice modo di cucinare i giovanili di pesce azzurro legato alla
tradizione marinara: Frittata di bianchetti Per 4 persone 150-200 g di
bianchetti 4 uova sale, pepe. 1 cucchiaio di olio In una padella,
far rosolare i bianchetti in olio bollente. A parte sbattere le uova,
aggiustandole di sale e pepe. Aggiungere le uova ai bianchetti in cottura e
mescolare velocemente. Questa frittata, tradizionale dell'alto Adriatico,
veniva accompagnata con grandi zuppiere di radicchio selvatico condito con
piccoli pezzetti di lardo, cotto brevemente nell'aceto
(galtin). _________________ SCAMPO Nephrops norvegicus L. Cro.:
Skamp, norveski rak. Dan.: Jomfruhummer, dybvandshummer. Fra.: Langoustine.
Gre.: Karavída. Ing.: Norway lobster. Nor.: Sjøkreps, bovstavhummer. Ola.:
Langoestine, noorse kreeft. Por.: Lagostim. Spa.: Cigala, maganto.
Ted.: Kaisergranat, Norwegischer, Schlankhummer, Tiefseehummer. NOMI
DIALETTALI I nomi dialettali disponibili in letteratura sono: Rancio, Rancio
di fondo (Abruzzo); Ranfele `e funnale, Alifante 'e funnale (Campania);
Scampolo (Friuli Venezia Giulia); Arganello, Astracio (Marche); Astracio
(Puglia); Lempitu di fangu (Sicilia). DOVE VIVE Lo Scampo vive su
fondali sabbiosi e fangosi a profondità comprese tra 20 e 800 m. COME
VIVE Nephops norvegicus scava gallerie sotto la sabbia, in cui vive
infossato durante il giorno e da cui esce durante la notte, per andare alla
ricerca di cibo. LA RIPRODUZIONE Lo Scampo ha sessi separati. I maschi
fecondano le femmine, che portano le uova sotto l'addome anche per nove mesi
(femmine ovigere). Dopo la schiusa delle uova, le larve conducono breve vita
pelagica, per poi mutare e prendere contatto con il fondo.La riproduzione
avviene in primavera. COSA MANGIA Nephops norvegicus si nutre di Crostacei
e Vermi, durante le ore notturne. COME RICONOSCERLA Lo Scampo è un
Crostaceo con corpo allungato e tubulare, costituito da una parte anteriore
che costituisce la fusione tra testa e torace (cefalotorace), ricoperta di
una robusta corazza calcificata (carapace). Il carapace è caratterizzato
dalla presenza di un rostro anteriore, munito di 3-4 denti sui margini
laterali della parte superiore e di 1-2 sul margine inferiore, e dalla
presenza di numerose spine ed incisure, il numero e la forma delle quali
distingue le diverse specie. La parte posteriore (addome) è costituita da 6
parti mobili (le prime 5 con un paio di appendici per il nuoto) e che termina
con una sorta di coda (telson). Le appendici sono 13 ed alcune sono arti per
camminare (pereiopodi). Il primo paio di pereiopodi è sviluppato in paio di
chele, armate di spine disposte in file longitudinali, mentre il secondo e
terzo paio porta all'estremità delle piccole pinze.La colorazione è rosa con
sfumature aranciate più o meno marcate. La lunghezza massima di questa specie
è di 24 cm, ma è comune a 10-20 cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE
SIMILI Alla stessa famiglia appartengono l'Astice (Homarus gammarus) e
l'Astice americano (H. americanus), distinguibili dallo Scampo per la
differente colorazione del dorso (rosa nello Scampo e blu-nerastra, azzurra
screziata di giallo, in H. gammarus e blu-nerastra con sfumature giallo-brune
o rosso-brune e screziature verdi o blu in H. americanus), e per forma
e dimensioni (maggiori negli astici). DIFFUSIONE E PESCA Lo Scampo è
diffuso uniformemente lungo le coste italiane, occupando le zone ovest e
centrale del bacino del Mediterraneo.Questa specie è presente inoltre nella
parte est dell'oceano Atlantico, dall'Islanda, Isole Faroe e nord ovest della
Norvegia (Isole Lofoten) fino al Marocco, mentre è assente nel Mediterraneo
ad est di 25° E, dal Mar Baltico, dal Bosforo e dal Mar Nero. Nephrops
norvegicus è oggetto di pesca professionale essenzialmente con reti a
strascico ed attrezzi fissi.Questa specie sembra essere più soggetta a
cattura in corrispondenza dei periodi di variazione di illuminazione (alba e
tramonto). Le femmine ovigere sembrano essere meno vulnerabili alla cattura,
quando prossime alla riproduzione, non escono dalle loro gallerie. Nephros
norvegicus nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto rispettivamente il 24° ed il 30°
posto della speciale classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia. La
produzione è passata dalle 5.077 tonnellate prodotte nel 1986, alle 4.312
tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO Lo Scampo è
presente normalmente sui mercati europei, mediterranei ed italiani,
commercializzato principalmente fresco, refrigerato o congelato.Le famiglie
italiane nel 1998 hanno acquistato 1.848 tonnellate di scampi freschi, con
una diminuzione del 21.4 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo
nel 1998 è stato di 22.180 lire, con un aumento del 4.7 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO Nephops norvegicus ha carni di notevole pregio,
molto apprezzate dai consumatori. Il valore nutrizionale di questa specie è
buono, per il suo apporto proteico, di carboidrati e sali minerali. Infatti,
100 grammi di parte edibile (carni) di Scampo contengono 9.4 g di proteine,
20.5 g di carboidrati e 13.6 g di grassi insaturi. Lo Scampo ha un alto
contenuto in sali minerali (Calcio: 210 mg; Fosforo: 310 mg, Ferro: 1.7
mg). LA RICETTA Proponiamo una ricetta semplice: Insalata al profumo di
scampi Per 4 persone 300 g di lattuga 150 g di radicchio rosso 6
grossi scampi freschi 3 arance 12 cucchiai di olio extra vergine di
oliva 3 cucchiai di aceto rosso di vino semi di finocchio sale, pepe
q.b. Portare a bollore abbondante acqua salata e lessare gli scampi, spegnere
la fiamma e lasciare gli scampi in ammollo per altri cinque minuti,
quindi sgusciarli e tagliarli a rondelle. Pulire, lavare ed asciugare le
insalate. Sbucciare le arance e dividerle in spicchi, pelandoli a vivo e
privandoli dei semi.In una scodella, emulsionare olio e aceto, sale e pepe,
un pizzico di semi di finocchio e condire l'insalata ed, a parte, gli spicchi
di arancia con questa salsa.Disporre l'insalata in un capiente piatto
concavo, inframmezzandola con gli spicchi d'arancia. Porre al centro
dell'insalata le rondelle degli scamponi e cospargere il tutto di buccia di
arancia grattugiata. _______________ SEPPIA MEDITERRANEA Sepia
officinalis L. Cro.: Sipa. Dan.: Blæksprutte. Fra.: Sèche. Gre.: Soupiá.
Ing.: Cuttlefish. Nor.: Blekksprut. Ola.: Inkvist. Por.: Choco, chopo. Spa.:
Jibia. Ted.: Sepia. NOMI DIALETTALI I nomi dialettali usati in
letteratura per indicare questa specie sono: Seppia imperiali, Siccia
(Calabria) Seccia, Seccetèlla (Campania); Sòipa (Emilia); Seppia, Sepa
(Friuli Venezia Giulia); Seppia (Lazio); Sepia, Seppia (Liguria); Seccia,
Siccia (Puglia); Siccia, Pruppusiccia (Sicilia); Sippia, Sepia (Sardegna);
Seppia (Toscana); Sèpa, Sepa de porto (Veneto). DOVE VIVE La Seppia
mediterranea vive su fondi costieri, sabbiosi o melmosi, fino a profondità di
circa 150 m, ma è più comune a profondità minori di 100 m. Gli adulti vivono
nei mesi freddi a profondità maggiori. COME VIVE Sepia officinalis, pur
essendo una buona nuotatrice, sosta spesso sul fondo. All'inizio della
primavera, gli esemplari più grandi lasciano le acque profonde migrando verso
la costa; successivamente (estate) anche i giovani raggiungono gli adulti.
Alla fine della stagione calda (autunno), le seppie si spostano verso il
largo. LA RIPRODUZIONE La specie ha sessi separati. La riproduzione
avviene in prossimità della costa da inizio primavera ad inizio autunno,
(soprattutto da aprile a luglio). I maschi producono circa 1400 spermatofore
(sacchetti contenenti lo sperma) che introducono nel corpo delle femmine
tramite l'ectocotilo (braccio modificato). Le femmine producono uova grandi
(da 150 a 4000), deposte su sostegni solidi in grappoli neri o bruno scuro
simili a grappoli d'uva. La schiusa avviene dopo circa un mese (a 21°C) e le
piccole seppie (7-8 mm) sono pelagiche e già in grado di cacciare
autonomamente. COSA MANGIA La Seppia mediterranea si nutre principalmente
Crostacei (gamberetti, granchi, ecc.), piccoli Pesci ed altri Molluschi
(cefalopodi). COME RICONOSCERLA La Seppia è un Mollusco con corpo
(mantello) ovale, a forma di sacco appiattito, che sormonta 10 appendici. Ai
lati del mantello, sono presenti due pinne ed all'interno l'osso di seppia,
che è una conchiglia calcificata.L'osso ha estremità appuntite, di cui una
con una piccola spina non evidente esternamente e strie di accrescimento.
Nella parte superiore del mantello, è situata una piccola sacca con un
liquido (nero di seppia) che la Seppia espelle per nascondersi
all'aggressore, se si sente minacciata. Gli occhi sono grandi e provvisti di
membrana cornea trasparente; la bocca, munita di un becco, è circondata da 10
appendici (8 braccia, più corte e 2 tentacoli, più lunghi e retrattili).Le
braccia hanno sull'intera faccia interna 4 serie di ventose, presenti nei
tentacoli solo all'estremità a forma di clava (5-6 serie).Le ventose sono
internamente formate da anelli concentrici, con i più grandi nella serie
mediana. In età adulta, i maschi sono più numerosi, dal momento che dopo la
riproduzione si verifica una notevole mortalità nelle femmine. La colorazione
del dorso è molto variabile dal bruno-nerastro al giallastro, con striature
chiare più o meno evidenti. La superficie ventrale è biancastra ed
iridiscente. Sul dorso del mantello, sono presenti speciali cellule che
permettono variazioni di colorazione (cromatofori), utilizzati per
trasmettere segnali (corteggiamento, accoppiamento, lotta tra maschi, ecc.) e
per mimetizzarsi con il fondale. La vita della Seppia mediterranea varia da
18 - 30 mesi. La lunghezza massima raggiunta nel Mediterraneo è 35 cm (comune
da 15 a 25 cm). COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Oltre a Sepia
officinalis, altre due specie di Seppia vivono in Mediterraneo (S. elegans e
S. orbignyana). La Seppia mediterranea può essere distinta dalle altre due in
base alla forma dell'osso, alle caratteristiche della spina su quest'ultimo
od al numero di serie di ventose presenti sulle braccia. DIFFUSIONE E
PESCA Sepia officinalis è comune lungo le nostre coste, ampiamente presente
in tutto il bacino del Mediterraneo ed in Atlantico orientale,
dalla Scandinavia fino al Marocco.La Seppia mediterranea è
pescata professionalmente con reti a strascico e con attrezzi da posta (reti,
nasse, ecc.). Gli individui appartenenti al genere Sepia nel 1986 e nel 1995
ha raggiunto rispettivamente il 9° ed il 10° posto della speciale
classifica delle prime 50 specie prodotte in Italia.La produzione è passata
dalle 14.591 tonnellate prodotte nel 1986, alle 11.150 tonnellate del 1995
(dati FAO, elaborazione ISMEA). MERCATO La Seppia mediterranea è
commercializzata fresca e congelata. Le famiglie italiane nel 1998 hanno
acquistato 9.206 tonnellate di seppie fresche, con un aumento del 0.9 %
rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 14.763
lire, con un aumento del 6.9 % rispetto al
1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Sepia officinalis ha carni gustose,
apprezzate dai consumatori. Gli individui più piccoli sono i più ricercati
per la delicatezza delle loro carni. Dal punto di vista nutrizionale, è una
specie classificata come scarsamente digeribile dall'Istituto Nazionale della
Nutrizione. 100 grammi di parte edibile (carni) di Seppia fresca contengono
14.02 g di proteine, 2.53 g di grassi e 0.73 g di carboidrati. Sono inoltre
presenti un buon contenuto in vitamine (A: 250 UI, B1: 70 mcg e B2: 160 mcg)
e sali minerali (144 mg di Calcio, 189 mg di Fosforo e 17.4 mg di
Ferro). LA RICETTA Numerose sono le preparazioni della Seppia nella cucina
tradizionale. Proponiamo una ricetta classica: Seppie ripiene sulla
graticola Per 4 persone 1 Kg di seppie 1 spicchio d'aglio 200 g di
pangrattato prezzemolo 2 cucchiai di olio extravergine di oliva sale,
pepe Pulire le seppie, eliminando interiora e braccia; lavare accuratamente
in abbondante acqua corrente i mantelli. Preparare un battuto con aglio
e prezzemolo. In una terrina, mescolare il battuto con pane grattugiato,
olio, sale e pepe. Una variante è quella di soffriggere a parte le braccia e,
dopo averle tagliate, aggiungerle al ripieno. Riempire i mantelli con il
ripieno, chiudendoli con stecchini di legno. Porre le seppie sulla
graticola, cuocere, girandole da ambo le parti, per circa 10 minuti e
servire. _____________ SGOMBRO Scomber scombrus L. Cro.: Sku?a.
Dan.: Makrel. Fra.: Maquereau. Gre.: Scoumbri. Ing.: Mackerel. Nor.: Makrell.
Ola.: Makrell. Por.: Sarda. Spa.: Caballa. Ted.: Makrele. NOMI
DIALETTALI I nomi dialettali usati in letteratura per indicare questa specie
sono: Lacerto, Sgummero (Abruzzo); Palamitu, Strummu lacertu (Calabria);
Lacierto, Scurtone (Campania); Ganzariol, Macarelo (Friuli Venezia Giulia);
Ariòlo, Ariòla (Liguria); Lacerto (Marche); Lacertu, Naccarijello (Puglia);
Scarmu, Scambirru (Sicilia); Cavaglia, Cavàllia (Sardegna); Lacerto,
Lagerto (Toscana); Ganzariol, Garzariol (Veneto). DOVE VIVE Lo Sgombro
è una specie pelagica, che è possibile trovare dalla superficie fino a
profondità di 200-250 m. Da adulto, vive nelle stagioni fredde a profondità
maggiori, mentre è in acque superficiali e vicino alla costa
in primavera-estate. COME VIVE I giovanili ed adulti di Scomber
scombrus hanno abitudini gregarie (vivono in branchi numerosi) e migratorie,
specie in epoca riproduttiva. LA RIPRODUZIONE Lo Sgombro ha sessi
separati. Il termine del terzo anno di vita contraddistingue l'inizio della
maturità sessuale. La riproduzione avviene da fine inverno a primavera in
prossimità della costa. Le uova emesse (800.000 per femmina) hanno un
diametro di 0.87-1.40 mm ed una grossa goccia oleosa. Alla schiusa, dopo
circa 5-6 giorni dall'emissione le larve misurano da 2,83 a 4 mm. COSA
MANGIA Scomber scombrus si nutre principalmente di piccoli Pesci (altro
pesce azzurro, in particolare) e piccoli Crostacei pelagici. COME
RICONOSCERLA Lo Sgombro è un Pesce di medie dimensioni dal corpo affusolato,
fusiforme. Il muso è appuntito; le narici posteriori sono vicine agli occhi,
non molto grandi e provvisti di una palpebra adiposa anteriore e posteriore
con una fessura mediana libera. La bocca è grande e provvista di piccoli
denti conici, presenti in serie unica, su entrambe le mascelle e nella
parte interna sulle ossa interne della bocca (palato e vomere). Le squame
sono piccole e non sempre delle stesse dimensioni e non è mai ben sviluppato
il corsaletto (vedi scheda: Tonno). La pinna dorsale anteriore è formata
da raggi duri e la posteriore da raggi molli e ben distanti tra loro. La
pinna anale è contrapposta alla seconda pinna dorsale; posteriormente ad
entrambe queste pinne sono presenti 5 pinnule. Sul peduncolo caudale (base
dei lobi della pinna) sono presenti due carene laterali molto piccole. Le
pinne pettorali, più lunghe delle ventrali, sono separate da un
piccolo prolungamento (processo interpelvico). La linea laterale è presente
ed è sinuosa. Caratteristica è l'assenza della vescica gassosa.La colorazione
è simile alle altre specie pelagiche. Il dorso è verde-blu
metallico, iridescente con linee scure ad andamento sinuoso che terminano
subito al di sotto della linea laterale. I fianchi sono argentei e il ventre
bianco. Non sono presenti macchie. L'accrescimento è rapido. A due anni,
questa specie misura 20 cm. La lunghezza media degli individui mediterranei è
di 18-30 cm. Lo sgombro può raggiungere eccezionalmente una lunghezza di 50
cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Il termine Sgombro identifica
anche un'altra specie, detta anche Lacerto o Lanzardo (Scomber japonicus),
anch'essa mediterranea. S. scombrus ha linee sul dorso più marcate e non ha
macchie grigie sui fianchi (il Lacerto ha fianchi cosparsi di piccole
macchie); altri caratteri che permettono la distinzione sono minore
dimensione degli occhi, l'assenza di vescica gassosa interna e corsaletto
meno distinguibile. Lo Sgombro può essere confuso in età giovanile, con Tonni
(Thunnus) e tonnetti (Euthynnus e Sarda) da cui differisce però per la
distanza tra le due pinne dorsali, molto più vicine tra loro in questi tre
generi. DIFFUSIONE E PESCA Lo Sgombro è comune nel Mediterraneo e nel Mar
Nero ed ampiamente diffuso lungo le coste italiane. La sua diffusione come
testimonia il nome inglese "Atlantic mackarel" è ampia anche in Atlantico,
dove è presente dalla Norvegia (Mar Baltico compreso), alle Azzorre fino al
Senegal. Questa specie è catturata in modo professionale principalmente con
reti da traino pelagico (volanti) e da circuizione (lampara o cianciolo). Gli
individui appartenenti al genere Scomber nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto
rispettivamente il 27° ed il 16° posto della speciale classifica delle prime
50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 4.935 tonnellate
prodotte nel 1986, alle 6.949 tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO S. scombrus è normalmente presente sui mercati italiani,
commercializzato principalmente fresco od in scatola. Secondo l'ISMEA questa
specie è tra le principali 10 specie di pesce fresco più acquistate dai
consumatori nel Sud Italia. Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato
4.599 tonnellate di sgombri freschi, con una diminuzione del 11.6 % rispetto
al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo è stato nel 1998 di 9.398 lire, con
un aumento del 8.1 % rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Lo
Sgombro ha carni bianche apprezzate dai consumatori, sia fresche
che conservate in olio o salamoia. Dal punto di vista alimentare, S. scombrus
è un pesce classificato come grasso.L'Istituto Nazionale della
Nutrizione riferisce infatti che 100 grammi di parte edibile (carni) di
Sgombro fresco contengono 16.00 g di proteine, 0.75 g di carboidrati, 11.08 g
di grassi ed 95 mg di colesterolo; sono presenti inoltre un notevole
contenuto in vitamine e sali minerali: vitamina A (100 UI), complesso B (B1:
80 e B2: 210 mcg), Calcio (38 mg); Ferro (1.2 mg) e Fosforo (246 mg). 100 g
di Sgombro in scatola contengono: 31.44 g di proteine, 3.8 g di grassi, 0.91
g di carboidrati, 100 UI di vitamina A, 50 e 190 mcg di vitamina B1 e B2, 42
mg di Calcio, 286 mg. di Fosforo e 1.3 mg di Ferro. LA
RICETTA Proponiamo per lo Sgombro un piatto derivato dalla tradizione
peschereccia dell'alto Adriatico: Brodetto Per 4 persone 2 Kg di
pesce misto: sgombri, seppie, gallinelle, boghe, triglie, cefali, pannocchie
(secondo periodo), sugheri, granchi, un piccolo rombo. 1 spicchio
d'aglio; pomodoro; 1 cucchiaio d'olio; sale, pepe; 1/2 bicchiere di
vino bianco Pulire e lavare con cura il pesce, tagliare a pezzi il pesce più
grande (cefali, sgombri, seppie, gallinelle e sugheri) e lasciare intero
quello più piccolo. Dopo averlo tritato, soffriggere in un tegame l'aglio e
quindi aggiungere il vino. Fare evaporare il vino ed aggiun-gere il
pomodoro, salare e pepare. Quando il sugo inizia a bollire, disporre il pesce
nel tegame: prima le seppie, dopo circa 10 min. il pesce tagliato ed in
ultimo il pesce piccolo intero. La cottura deve avvenire a tegame coperto.
Alzare il fuoco per 10 min. circa, quindi far bollire a fuoco lento per altri
20 min. circa. Negli ultimi 10 minuti, togliere il coperchio per permettere
al sugo di addensarsi. Si accompagna con fette di pane
abbrustolito. _____________ SOGLIOLA Solea vulgaris Quensel. Cro.:
List. Dan.: Tunge, søtunge. Fra.: Sole commune. Gre.: Glóssa. Ing.: Common
sole. Nor.: Tunge. Ola.: Tong. Por.: Linguado legitimo. Spa.: Lenguado. Ted.:
Seezunge, Zunge. NOMI DIALETTALI I nomi dialettali utilizzati in
letteratura per questa specie sono: Sfoglia, Anguatula (Abruzzo); Palaia
(Calabria); Palaia verace (Campania); Sfoglia, Sfòia (Friuli Venezia Giulia);
Lengua, Lengua secca (Liguria); Linguattola, Sogliola comune (Lazio);
Anguatula, Sfoglia (Marche); Palaie, Palaia verace (Puglia); Linguate, Suace,
(Sicilia); Palaia, Palaja di rina (Sardegna); Palaia, Sfoglia (Toscana);
Sfogio, Sfogio nostran (Veneto). Il nome del genere (Solea) significa in
latino sandalo. DOVE VIVE Gli adulti di Sogliola vivono a contatto con
fondi sabbiosi e fangosi, a profondità comprese tra 0 e 200 m, spostandosi
nella stagione invernale in acque più profonde. Solea vulgaris è una specie
eurialina (tollera e si adatta a differenti salinità). Gli stadi larvali e
giovanili infatti penetrano in ambienti salmastri (lagune o foci di fiumi),
dove rimangono per lunghi periodi. COME VIVE Solea vulgaris è attiva
prevalentemente di notte. Al contrario, durante il giorno, sfrutta le sue
caratteristiche mimetiche, rimanendo immobile sotto la sabbia. LA
RIPRODUZIONE La Sogliola ha sessi separati. Gli individui raggiungono la
maturità sessuale a 3-5 anni e si riproducono, alle nostre latitudini, da
gennaio a maggio, con un picco massimo in febbraio. Le uova, con diametro di
circa 1.5 mm, sono composte di numerose goccioline oleose giallo chiaro e
galleggiano. Dopo circa 8 giorni dalla schiusa, la larva è lunga 4 mm. La
metamorfosi è completa dopo 7 - 8 settimane e la piccola sogliola è lunga
circa 15 mm. COSA MANGIA La Sogliola adulta si nutre di Invertebrati
(Policheti, Molluschi e Crostacei) e piccoli Pesci, mentre in età giovanile
essenzialmente di piccoli Crostacei. COME RICONOSCERLA La Sogliola è un
Pesce piatto con corpo ovale e compresso. La testa è piccola ed il muso è
arrotondato, con un lobo carnoso nella parte terminale e con due narici
tubulari, non dilatate. La bocca, piccola ed arcuata, è in basso. Gli occhi,
di cui uno "migra" nel periodo della metamorfosi, sono situati sulla parte
visibile (superiore) del corpo. L'animale è ricoperto di squame rettangolari,
piccole e spinose ai margini. La linea laterale è dritta fino alla testa dove
descrive una curva verso il basso. Le pinne sono prive di raggi spinosi. La
pinna dorsale inizia all'altezza dell'occhio superiore e si collega, tramite
una membrana, al peduncolo caudale e quindi al raggio dorsale della caudale,
che è arrotondata. Le pinne pettorali sono piccole, non simmetriche, e quella
situata nella parte inferiore dell'animale è più piccola. La colorazione
della parte superiore dell'animale varia dal bruno grigio uniforme al
rossastro, con possibile presenza di piccole macchie più o meno evidenti e
diffuse. La pinna pettorale termina posteriormente con una macchia nera. La
parte terminale della coda è più scura. Il colore del ventre è biancastro.
Gli individui mediterranei raggiungono una lunghezza di 20 cm al termine del
primo anno di vita e sono meno longevi, più leggeri e piccoli degli individui
atlantici, che raggiungono, secondo alcuni Autori, anche una lunghezza di 70
cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI La classificazione e la
distinzione delle specie di Sogliola non è ancora completamente definita.
Secondo la FAO, 16 specie, appartenenti a 7 generi diversi, vivono nel
Mediterraneo e nel Mar Nero. Al genere Solea appartengono 7 specie
mediterranee. I caratteri che permettono la distinzione tra le specie della
famiglia Soleidae sono la forma, dimensione e colorazione del corpo, la forma
del tubo nasale, il disegno della linea laterale, la presenza di una membrana
fra ultimo raggio della pinna dorsale e pinna caudale e dalle dimensioni
delle pinne pettorali. DIFFUSIONE E PESCA La Sogliola è presente in tutto
il Mediterraneo (anche nel Mar di Marmara, nel Bosforo e nella parte sud
occidentale del Mar Nero). E' comune nel Mare del Nord, nel Baltico
occidentale e, nell'Atlantico orientale, dalle Isole britanniche fino al
Senegal. La Sogliola è oggetto di pesca professionale con attrezzi da traino
(rapidi, sfogliare o ramponi). E' catturata anche con reti a strascico e
attrezzi fissi (tremagli). Solea vulgaris nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto
rispettivamente il 16° ed il 18° posto della speciale classifica delle prime
50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 7.936 tonnellate
prodotte nel 1986, alle 6.065 tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO La Sogliola è tra le principali 10 specie di pesce fresco
più acquistate in Italia, in particolare al nord della Penisola
(Ismea-Nielsen). Questa specie viene commercializzata fresca, congelata o
surgelata, intera, eviscerata od in filetti. Le famiglie italiane nel 1998
hanno acquistato 6.112 tonnellate di sogliole fresche, con una diminuzione
del 11.1 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è stato
di 24.818 lire, con una diminuzione del 0.9 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO La Sogliola ha carni bianche, pregiate,
apprezzate dai consumatori sin dall'antichità. Lo scrittore Colummella
ricorda l'abitudine dei Romani di allevare pesci piatti, tra cui la Sogliola,
per i quali raccomanda di scavare in tratti litoranei una vasca poco
profonda, che non venga mai lasciata in secca dal defluire della marea. Dal
punto di vista nutrizionale, la Sogliola è un pesce magro e molto digeribile.
Il suo valore nutrizionale è alto. L'Istituto Nazionale della Nutrizione
indica infatti che 100 grammi di parte edibile (carni) di Solea vulgaris
contengono 15.93 g di proteine, 0.79 g di carboidrati e pochi grassi (1.74
g); sono presenti inoltre vitamine del complesso B (B1: 60 mcg e B2: 150 mg),
vitamina A (50 U.I.) e sali minerali (Calcio: 31 mg; Fosforo: 218 mg e Ferro:
1.0 mg). LA RICETTA Tra i diversi modi di cucinare la Sogliola, anche
surgelata, proponiamo: Filetti di sogliola al pepe verde Per 4
persone 600 g di filetti di sogliola 1 cucchiaio di farina 2 cucchiai
di pepe verde fresco 2 decilitri di latte magro sale Bollire in una
padella il latte con sale e pepe verde per circa 20 minuti, fino ad ottenere
una salsa omogenea. Aggiungere e cuocere i filetti di sogliola. A cottura
ultimata, separare dalla salsa i filetti e disporli in un vassoio da portata.
Stemperare mescolando la farina nella salsa, fino a renderla cremosa. Versare
la salsa ancora calda sui filetti e
servire _______________ SPIGOLA Dicentrarchus labrax L. Cro.: Lubin,
smudut. Dan.: Bars. Fra.: Loup ou bar. Gre.: Lavráki. Ing.: Sea bass. Nor.:
HavObor, havabbor. Ola.: Zeebaars. Por.: Robalo. Spa.: Havsabborre. Ted.:
Wolfs-barsch, Seebarsch. NOMI DIALETTALI La Spigola è anche chiamata nel
Nord Italia Branzino. Alcuni nomi dialettali in letteratura sono: Spinola,
Varòlo (Abruzzo); Spinula (Calabria); Spinola, Bocca bianca (Campania);
Branzìn, Branzinoto (Friuli Venezia Giulia); Lupo, Spinola (Lazio); Gingareo,
Loasso (Liguria); Varòlo, Varolotto (Marche); Lupo, Lupu (Puglia); Arranassa,
Arrangiola (Sardegna); Lupu, Lupu de mari (Sicilia); Ragno, Spinola
(Toscana); Baicolo, Brancin (Veneto). DOVE VIVE La Spigola vive in acque
costiere; comune in acque poco profonde fino a 100 metri di
profondità. COME VIVE Dicentrarchus labrax vive durante il periodo
giovanile in piccoli branchi, mentre da adulta è solitaria. La specie è molto
resistente tollerando temperature variabili da 2 a 30°C (euriterma) e
salinità da 4 a 40 ä (eurialina). In primavera, i nuovi nati migrano
(montata) dal mare in acque salmastre (bassa salinità) o dolci (lagune,
estuari e fiumi), dove permangono spesso fino alla maturità sessuale. LA
RIPRODUZIONE I maschi raggiungono la maturità sessuale a due anni, le femmine
a tre anni. La riproduzione avviene in Mediterraneo in autunno-inverno,
quando gli adulti si radunano in gruppi numerosi. Le uova (circa 140.000/Kg
femmina), fecondate da più maschi, sono galleggianti e sferiche (diametro di
1.15-1.16 mm).La larva, alla schiusa, è lunga circa 4 mm. COSA
MANGIA La Spigola è una predatrice, che si nutre in particolare di piccoli
Pesci e Crostacei. COME RICONOSCERLA La Spigola è un Pesce di taglia
medio-grande, con corpo slanciato. Il muso è appuntito, la bocca grande con
mandibola leggermente prominente e protrattile. I denti sono sottili, aguzzi
ed in più serie.Nella parte posteriore della testa, l'osso che chiude la
camera delle branchie (opercolo) è armato posteriormente da due grosse spine,
mentre il preopercolo (una delle ossa sovrapposte all'opercolo) ha sul bordo
inferiore una fine dentellatura. Le pinne hanno raggi spinosi robusti. Le
pinne sul dorso sono due: la prima formata da raggi spinosi robusti, mentre
la seconda da un raggio duro e da 12 -13 raggi molli. La pinna anale ha tre
raggi spinosi.La linea laterale ha 71-72 squame.La colorazione del dorso è
scura, argentea sui fianchi e bianca sul ventre. Una macchia scura, più o
meno evidente, può essere presente sull'opercolo. I giovani presentano
numerose piccole macchie sui fianchi. La lunghezza massima raggiunta dagli
individui di questa specie è di circa 1 m ed un peso di 10-12 kg. Sono
comuni individui da 20 a 55 cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE
SIMILI Il genere Dicentrarchus appartiene alla famiglia Serranidae (dal
latino, serra: sega, a causa della dentellatura dell'opercolo). Nel
Mediterraneo, è presente anche una specie simile, appartenente allo stesso
genere, la Spigola puntata (D. punctatus). I caratteri che permettono di
distinguere facilmente le due specie sono le macchie sul corpo, la forma del
vomere ed il numero di squame sulla linea laterale. La Spigola non ha, allo
stato adulto, macchie nere sul dorso e sui fianchi, presenti al contrario
nella Spigola puntata. Il vomere forma una sorta di mezzaluna e non di
ancora, come in D. punctatus. Infine, le squame nella Spigola puntata sono
60-65 e non 70-72 come in D. labrax. DIFFUSIONE E PESCA La Spigola è
presente lungo le nostre coste, nel Mediterraneo, Mar Nero ed in Atlantico
orientale, dalla Norvegia al Senegal.Dicentrarchus labrax è catturata dai
pescatori professionisti principalmente con reti da traino e da posta. E'
catturata in laguna con i lavorieri, (barriere fisse che sfruttano le
migrazioni di questa specie a scopo alimentare, termico e riproduttivo). La
Spigola è oggetto di allevamento (estensivo ed intensivo) in tutto il
mondo.Gli individui appartenenti al genere Dicentrarchus nel 1986 e nel 1995
ha raggiunto rispettivamente il 45° ed il 27° posto della speciale classifica
delle prime 50 specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 2.427
tonnellate prodotte nel 1986, alle 4.633 tonnellate del 1995 (dati FAO,
elaborazione ISMEA).E' una preda molto ambita dai pescatori
sportivi MERCATO Dicentrarchus labrax è una specie ricercata, di notevole
interesse commerciale per tutti i nostri mercati. In Italia, ed in tutto
il Mediterraneo, è diventata una delle specie più allevate e risulta tra
i dieci prodotti freschi della pesca più acquistati, negli ultimi anni,
in particolare dai consumatori del nord Italia. E' commercializzata fresca
o congelata.Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 6.813 tonnellate
di spigole fresche, con un aumento del 11.3 % rispetto al 1997. Il prezzo
medio al chilogrammo nel 1998 è stato di 20.798 lire, con un aumento del 1.7
% rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO La Spigola era apprezzata
per la bontà delle sue carni e veniva pescata ed allevata, già
nell'antichità. Come racconta Plinio, i Romani apprezzavano in modo
particolare gli esemplari di colore bianco e carne molle che chiamavano lupus
laneus o lanatus (lupi lanati), per il candore e la delicatezza delle carni.
La sua raffigurazione è presente nei piatti di epoca Attica e nei mosaici di
epoca Romana. Dal punto di vista nutrizionale, 100 g di Spigola fresca
contengono 16.5 g di proteine, 1.5 g di grassi, 0.6 g di zuccheri, sali
minerali e vitamine: 20 mg di Calcio, 1,1 g di Ferro, 202 mg di Fosforo, 0.11
mg di Vitamina B1, 0.16 mg di Vitamina B2 LA RICETTA La Spigola, come
altro pesce bianco, ha una delle migliori preparazioni nella "grigliata", ma
il prodotto fresco da anche ottimi risultati arrostito o "al cartoccio".
Proponiamo una ricetta semplice, ma gustosa: Spigola fredda Per 4
persone 1 Spigola di circa 800 g prezzemolo tritato finemente 2 limoni,
tagliati a spicchi 1 limone olio extravergine di oliva, sale,
pepe Lavare accuratamente e pulire la Spigola dalle interiora. In un
piatto, emulsionare l'olio, il succo di limone, prezzemolo, sale e pepe.Porre
in un tegame con acqua fredda e sale il pesce, portare ad ebollizione e
cuocere.A cottura ultimata, lasciare raffreddare nel liquido, quindi
sgocciolare, pulire e disporre la spigola in un piatto da portata guarnendola
con gli spicchi di limone. Servire la Spigola accompagnandola, a parte, con
la salsa. ______________ TONNO ROSSO Thunnus thynnus (L.) Cro.:
Tunj crveni. Dan.: Tunfisk. Fra.: Thon rouge. Gre.: Tónnos. Ing.: Bluefin
tuna. Nor.: Makrellistjørje, stjorje. Ola.: Tonijn. Por.: Atum rabilho. Spa.:
Aton (rojo). Ted.: Roter Thun. NOMI DIALETTALI La specie è conosciuta
genericamente con il nome di Tonno. I nomi regionali citati in letteratura
sono: Tun-nacchiòlu, Tunnu (Calabria); Tunnariellu, Tunnu (Campania);
Pompilo, Tròmpia (Friuli Venezia Giulia); Tonn, TYnnu (Liguria); Tunnariello,
Tunnacchiu (Puglia); Tunnu, Tonnacchioli (Sicilia); Scampirru, Tunina
(Sardegna); Tòn, Tonina (Veneto). DOVE VIVE Il Tonno è una specie
pelagica, che vive in mare aperto a profondità anche superiori ai 500 m e che
si sposta più vicino alla costa nelle stagioni calde. COME VIVE Thunnus
thynnus predilige acque temperate e sub-tropicali ed è sensibile
a cambiamenti termici e di salinità.Il Tonno rosso alterna periodi in cui
vive in branco (fase gregaria) e periodi di relativo isolamento (fase
erratica). La fase gregaria, che coincide con il periodo riproduttivo, è
caratterizzata dall'aggregazione di gruppi consistenti sotto costa e dalla
diminuzione dell'alimentazione. Nella fase erratica, i tonni si disperdono e
spostano verso profondità maggiori, dove riprendono l'alimentazione. Il Tonno
rosso è un veloce nuotatore e compie notevoli migrazioni, effettuando
anche periodici spostamenti verticali ed orizzontali. LA
RIPRODUZIONE Le aree di riproduzione sono il Mediterraneo e nel Golfo del
Messico. I tonni rossi si riproducono sotto costa da giugno a metà di luglio.
La prima maturità sessuale è raggiunta tra la fine del terzo ed il quarto
anno di vita, ad una lunghezza di 90-95 cm (12-15 Kg di peso). Le uova (circa
1 mm di diametro) sono sferiche e con una goccia oleosa. Le larve nascono
dopo 2 giorni e sono lunghe 3 mm. COSA MANGIA Il Tonno rosso si nutre
di Plancton nella fase giovanile. Gli adulti mangiano Pesci, Molluschi
(cefalopodi) e Crostacei pelagici. COME RICONOSCERLA Il Tonno rosso è un
Pesce di una taglia notevole. Il corpo è robusto, particolarmente nella parte
anteriore, fusiforme e leggermente compresso. La sezione trasversale è
circolare. Il muso è prominente. La testa è grande, con occhi piccoli. La
bocca, non molto ampia, ha sulle mascelle un'unica serie di piccoli denti
conici, presenti anche sulle ossa interne del palato. Il corpo è coperto di
piccole squame (più grandi nella parte anteriore del corpo, dietro la testa,
chiamata corsaletto, e più piccole verso la coda). Le pinne dorsali sono
nettamente separate. Dietro la pinna dorsale posteriore e la pinna anale sono
presenti pinnule. Le pinne pettorali sono corte. Il peduncolo caudale ha, ai
due lati, una carena centrale, bordata da due di minori dimensioni. E'
presente una piccola vescica natatoria. La colorazione è blu scura sul dorso,
grigio-argentea sui fianchi. Le pinne sono grigie. Il giallo delle pinnule,
bordate di nero, diventa più intenso nella stagione riproduttiva, in
particolare nelle femmine. I giovani tonni hanno strisce verticali o
macchiette argentee sui fianchi in serie.La lunghezza massima raggiunta è di
circa 300 cm; il peso massimo rilevato è di più di 700 Kg. La durata massima
della vita è circa 20 anni. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Il Tonno
rosso può essere distinto dal Tonnetto (Euthynnus (Katsuwonus) pelamis,
Euthynnus spp., Sarda sarda) per la separazione netta della pinne dorsali
anteriore e posteriore (non netta in E. (K.) pelamis), per l'assenza di
macchie scure tra le pinne pettorali e pelviche e per la presenza di squame
(assenti in Euthynnus), per l'assenza di strisce scure longitudinali sul
dorso (presenti in Sarda). T. thynnus può essere distinto da altre specie,
anche non mediterranee, di Tonno (T. alalunga, T. albacares, T. maccoyi e T.
obesus) per le pinne pettorali non molto allungate e per il colore (margine)
della pinna caudale (bianco in T. alalunga), per la minore lunghezza negli
individui più grandi della dorsale posteriore e della pinna anale (T.
albacares), per la colorazione non gialla della carena mediana (T. maccoyi) e
per la minore profondità del corpo (T. obesus). DIFFUSIONE E PESCA Il
Tonno rosso è diffuso sia nell'Atlantico centrale (Mediterraneo incluso), che
nel Pacifico. Secondo alcuni Autori, nelle aree mediterranea e atlantica, è
presente una popolazione di individui che si riproduce nel Golfo del Messico
ed una popolazione che si riproduce nel Mediterraneo, pur esistendo degli
interscambi tra i due gruppi. Thunnus thynnus è catturato professionalmente
nei nostri mari con reti a circuizione (chiamate tonnare volanti e che
operano nel basso Tirreno sui riproduttori ed in Adriatico, Canale di Sicilia
e Liguria sui giovanili), con le tradizionali tonnare fisse (Sicilia e
Sardegna) e tonnarelle (Liguria), con ami (palangari e lenza singola).
Notevole impatto sulla risorsa ha la pesca illegale alla traina di individui
di 1 o 2 Kg. Il Tonno rosso nel 1986 e nel 1995 ha raggiunto rispettivamente
il 19° ed il 24° posto della speciale classifica delle prime 50 specie
prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 7.576 tonnellate prodotte
nel 1986, alle 5.195 tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO Il Tonno rosso è commercializzato fresco, congelato,
sott'olio. CONSUMO Thunnus thynnus è stata pescato, conservato e
commercializzato fin dall'antichità. Testimonianze di autori Greci e Romani e
la sua effigie su mosaici, vasi e monete dell'epoca ne testimoniano
l'importanza per i consumatori. Il filosofo e naturalista greco Aristotele
ricorda come che già i Fenici pescavano e commercializzavano con i
Cartaginesi il Tonno, conservato in vasi. Secondo alcuni Autori, le prime
tonnare in Spagna e Portogallo risalgano all'epoca fenicia; altri Autori ne
attribuiscono l'ideazione ai Greci. Il Tonno rosso è classificato come pesce
semigrasso e discretamente digeribile. L'Istituto Nazionale della Nutrizione
indica che 100 grammi di parte edibile (carni) di Thunnus thynnus fresco
contengono 20.50 g di proteine, 0.56 g di carboidrati e un contenuto
medio-basso in grassi (4.17 g); sono presenti inoltre un alto contenuto in
vitamine e sali minerali: vitamina A (100 UI), complesso B (B1: 70 e B2: 160
mcg), Calcio (38 mg); Ferro (1.2 mg) e Fosforo (246 mg). Particolarmente
apprezzate dai buongustai sono la "bottarga" (ovari) e la "ventresca" (masse
muscolari delle regione addominale). LA RICETTA Proponiamo per il Tonno
fresco un primo gustoso: Linguine al sugo di ventresca Per 4
persone 400 g di ventresca di Tonno rosso 1 cipolla tritata
finemente 400 g di pomodori da sugo ben maturi 1/2 bicchiere di vino
bianco secco 1/2 Kg di linguine olio, sale, pepe, peperoncino
q.b. Tagliare la ventresca a listarelle. Mettere in una padella le cipolle
con olio e peperoncino e soffriggere. Aggiungere le listarelle di tonno
ed aspergere il tutto con vino bianco, lasciando evaporare. Aggiungere
i pomodori a pezzi. Salare, pepare. Cuocere le linguine al dente e scolare.
In una terrina aggiungere il sugo e servire. ______________ TRIGLIA DI
SCOGLIO Mullus surmuletus L. Cro.: Trlja od kamena, Trlja kamenjarka.
Dan.: Mulle. Fra.: Rouget barbet de roche. Gre.: Barbooni. Ing.: Striped red
mullet. Nor.: Mulle. Ola.: Mul, zeebarbel, koning van de poon. Por.:
Salmonete legitimo, Salmonete-vermelho. Spa.: Salmonete de roca. Ted.:
Meerbarbe, Streifenbarbe. NOMI DIALETTALI I nomi dialettali disponibili in
letteratura sono: Trigghia i morsu (Calabria) Treglia `e morza, Treglia
verace (Campania); Barbòn, Barbòn de nassa (Friuli Venezia Giulia); Barbone
di scoglio, Rosciolo (Marche); Tregghia d'aspro, Tregghia de petre (Puglia);
Sparacalaci, Trigghia d'arca (Sicilia); Trigghia birdu, Trigghia de erba
(Sardegna); Triglia maggiore (Toscana); Barbon, Tria (Veneto). DOVE
VIVE La Triglia di scoglio vive su fondali rocciosi ed occasionalmente su
fondi sabbiosi e fangosi, a copertura vegetale, dalla riva fino a 100 m
di profondità. Le uova ed i primi stadi di vita si trovano in mare
aperto. COME VIVE Gli adulti di Mullus surmuletus vivono solitari od in
piccoli branchi.La Triglia di scoglio differisce infatti dalla specie affine
Triglia di fango per le abitudini meno gregarie (di gruppo), che hanno solo i
giovani. LA RIPRODUZIONE La Triglia di scoglio si riproduce generalmente
da aprile ad agosto. I maschi e le femmine raggiungono la maturità sessuale a
1 anno (circa 14 cm). Le uova sono sferiche, con diametro circa 1 mm, e
galleggianti (provviste di una goccia oleosa). COSA MANGIA Mullus
surmuletus si nutre da adulta di piccoli organismi che vivono sul fondo
(Crostacei, Molluschi, Echinodermi, Policheti e piccoli Pesci), mentre da
giovane principalmente di piccoli Crostacei. COME RICONOSCERLA Mullus
surmuletus è un pesce di piccola taglia con corpo moderatamente compresso. La
bocca è piccola e protrattile, dalla cui estremità partono due appendici
(barbigli), utilizzate per la ricerca del cibo sul fondo e che in riposo
possono essere nascoste in un solco sotto la mandibola.Gli occhi sono vicini
al profilo superiore della testa, che può essere più o meno
convesso. Caratteristiche sono la presenza sotto l'occhio nella parte
posteriore della mandibola di due grosse squame e denti che sono presenti
solo sulla parte inferiore della bocca (mandibola). Le pinne dorsali sono
separate.Le femmine hanno dimensioni maggiori. La colorazione è generalmente
bruna o rossastra sul dorso, rosa o aranciata lungo i fianchi con tre o
quattro bande longitudinali giallo dorato e biancastra con possibili tonalità
di rosa sul ventre.La pinna dorsale anteriore è caratterizzata dalla presenza
di fasce trasversali scure. La Triglia di fango raggiunge una lunghezza di
20-25 cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Le specie che appartengono
alla famiglia delle triglie, di cui quattro vivono nel Mediterraneo (2 nel
Mediterraneo orientale), hanno tutte i caratteristici barbigli.Le triglie
presenti nei nostri mari (Triglia di scoglio e di fango) possono essere
confuse ed i caratteri che ne permettono la distinzione di M. surmuletus sono
in particolare la presenza di bande scure sulla pinna dorsale anteriore
(assenti in M. barbatus) e di due sole squame sulle guance (tre nella Triglia
di fango).Le specie presenti nella parte orientale del Mediterraneo,
comunemente conosciute come Triglia rossa, sono facilmente distinguibili
dalle nostre per la presenza di denti anche sulla parte superiore della bocca
(mascella). DIFFUSIONE E PESCA La Triglia di scoglio è comune ed
uniformemente distribuita nei nostri mari. La sua presenza è rilevata in
tutto il Mediterraneo, il Mar Nero ed in Atlantico (dal Canale della Manica
fino a sud delle Canarie) lungo tutte le coste europee. Rara nel Mare del
Nord. La Triglia di scoglio è oggetto di pesca professionale con reti da
traino e attrezzi fissi.Le triglie di scoglio e fango (Mullus) nel 1986 e nel
1995 hanno raggiunto il 13° posto della speciale classifica delle prime 50
specie prodotte in Italia. La produzione è passata dalle 10.854 tonnellate
prodotte nel 1986, alle 9.441 tonnellate del 1995 (dati FAO, elaborazione
ISMEA). MERCATO Mullus surmuletus è commercializzata fresca o congelata.
Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato 4.824 tonnellate di triglie
fresche, con un aumento del 0.9 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al
chilogrammo nel 1998 è stato di 13.904 lire, con un aumento del 4.4 %
rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO La Triglia di scoglio ha
carni pregiate molto apprezzate dai consumatori del Sud ed era già conosciuta
nell'antichità dai Greci e dai Romani. Questi ultimi in particolare ne
apprezzavano le carni e molti Autori al riguardo ne esaltano le qualità delle
carni. La Triglia di scoglio da un'analisi dell'Istituto Nazionale della
Nutrizione è classificabile come pesce semigrasso e discretamente digeribile.
Il valore nutrizionale di Mullus surmuletus è alto come in tutti i pesci per
l'elevato apporto proteico, vitaminico e di minerali, primi fra tutti fosforo
e ferro. Infatti 100 g di parte edibile (carni) di Triglia di scoglio
contengono 15.83 g di proteine, 1.09 g di carboidrati, con un contenuto medio
in grassi (6.27 g) ed un alto contenuto in vitamine quali la A (100 UI), la
B1 (80 mcg), la B2 (210 mg) e di minerali quali il Calcio (38 mg), il Fosforo
(264 mg) ed il Ferro (1.2 mg). LA RICETTA Tra i numerosi modi di
cucinare la Triglia, ricordiamo una ricetta della cucina tradizionale legata
alla pesca di facile preparazione. Triglie sulla teglia Per 4 persone 1
kg di triglie 3 cipolle medie 1 cucchiaio di pane grattugiato olio,
sale, pepe Tagliare la cipolla a fette non troppo spesse. Pulire, lavare le
triglie e scolarle. Mescolare in una zuppiera il pesce, la cipolla, il
pane grattugiato, il sale e il pepe.Versare e cuocere il tutto su una teglia,
per circa mezzora. A fine cottura condire con un filo di olio
crudo. _______________ VONGOLA VERACE Tapes (Ruditapes) decussatus
(L.) Dan.: Toppimusling. Fra.: Palourde. Gre.: Chàvaro, achivada. Ing.:
Grooved carpet shell. Nor.: Gullskjell. Ola.: Tapijtscelp. Por.: Amêijoa.
Spa.: Almeja margarita. Ted.: Teppichmuschel. NOMI DIALETTALI In tutte
le Regioni italiane è ampiamente conosciuto ed usato il termine Vongola
verace o Verace. DOVE VIVE La Vongola verace è presente nei fondi costieri
o lagunari, poco profondi, con poca pendenza, sabbiosi, fangosi o melmosi a
copertura vegetale. COME VIVE Tapes (R.) decussatus) ha abitudini
fossorie, vive cioè infossata nel fondo, respirando e filtrando attraverso le
due appendici (sifoni), che escono dalla conchiglia quando è aperta. LA
RIPRODUZIONE La specie ha sessi separati. Si riproduce generalmente in
luglio-agosto. Il seme (gameti) viene emesso direttamente nell'acqua, dove
avviene la fecondazione. COSA MANGIA La Vongola verace è un animale
filtratore e si nutre filtrando l'acqua e trattenendo piccoli organismi,
costituiti da una o poche cellule, vegetali (alghe) od animali, vivi o
morti. COME RICONOSCERLA La Vongola verace è un Mollusco con conchiglia
formata da due parti distinte e uguali, dette valve (bivalve). La conchiglia
è di carbonato di calcio, che l'animale estrae direttamente dall'acqua di
mare. Le valve sono tenute insieme da un meccanismo a cerniera costituito da
incastri (denti cardine, 3 in questa e nelle specie simili) e legamenti. La
valva ha forma di ovale squadrato senza dentellature sul bordo ed è
esternamente formata da cerchi (accrescimento) radiali e concentrici, che
terminano sulla parte superiore della conchiglia in un ispessimento (umbone).
Da notare che i cerchi concentrici sono in questa specie molto serrati tra
loro. Internamente, la valva è liscia, con presenza di una stria interna che
forma un'ansa con un angolo orientato verso l'alto, che ha forma e
orientamento caratteristico nelle diverse specie di vongole. La colorazione
esterna della conchiglia è generalmente biancastra o bruno chiara, talvolta
giallastra, con possibile presenza di macchie e striature più scure, mentre
la colorazione interna è biancastra con possibile presenza di una macchia
violacea nella parte superiore della valva. La specie può raggiungere
occasionalmente una dimensione massima di circa 6 cm, mentre è comune a 3-5
cm. COME DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Tra le specie simili alla
Verace, ricordiamo la Vongola (Chamelea gallina), la filippina (Tapes
(Ruditapes) philippinarum) e la Vongola, Longone o Lupino (Venerupis aurea).
T. (R.) decussatus è riconoscibile da Chamelea gallina, oltre che per la
forma più allungata, per le maggiori dimensioni e per cerchi più serrati
della superficie esterna delle valve e in quella interna per un'ansa meno
arrotondata. T. (R.) decussatus ha sulla superficie esterna della conchiglia
rispetto alla Verace filippina cerchi più serrati e su quella interna un'ansa
meno arrotondata. La Vongola, Longone o Lupino (Venerupis aurea), ha
dimensioni minori, elementi radiali sulla conchiglia meno marcati rispetto
alla Vongola verace. DIFFUSIONE E PESCA La Vongola verace è comune ed
uniformemente distribuita nei nostri mari. La sua presenza è stata rilevata
in gran parte del bacino del Mediterraneo, Presente nell'Atlantico est, dalla
Norvegia al Congo, e nel nord del Mar Rosso.T. (R.) decussatus è oggetto di
pesca professionale con rastrello da barca e a mano. MERCATO La Vongola
verace è commercializzata essenzialmente viva (fresca). E' normalmente
presente sui mercati italiani. Le famiglie italiane nel 1998 hanno acquistato
13.465 tonnellate di vongole fresche (insieme delle diverse specie), con un
aumento del 5.3 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al chilogrammo nel 1998 è
stato di 11.148 lire, con una diminuzione del 25.1 % rispetto al 1997
(ISMEA-Nielsen). CONSUMO La Vongola verace nostrana è la specie di vongola
più apprezzata dai consumatori. Ha carni pregiate.Secondo un'analisi
dell'Istituto Nazionale della Nutrizione, rispetto alle altre specie ittiche
100 grammi di parte edibile (carni) di vongola verace contengono un basso
contenuto in grassi (2.53 g), un contenuto medio in carboidrati (2.24 g) e
basso in proteine (10.17 g). Questa specie è classificabile come specie magra
ed ad alto valore nutritivo, in quanto fornisce un notevole apporto in sali
minerali (144 mg di Calcio, 189 di Fosforo e 17,4 di Ferro) e di vitamina A
(250 UI) e medio-alto in vitamina B1 (70 mcg) e B2 (160 mcg). LA
RICETTA Una ricetta di facile preparazione derivata dalle abitudini della
cucina tradizionale peschereccia per la Vongola è: Zuppa di vongole Per
4 persone 1 kg di vongole 1 spicchio di aglio 1 litro
d'acqua prezzemolo pane raffermo olio, sale, pepe Battere insieme
l'aglio e il prezzemolo. Lavare bene le vongole. Mettere a soffriggere in una
padella vongole, battuto. Aggiungere l'acqua. Soffriggere il pane,
disponendolo quindi nei piatti. A cottura delle vongole, versare la zuppa nei
piatti. _______________ VONGOLA Chamelea (Venus) gallina (L.) Fra.:
Petite praire. Ing.: Striped venus. Spa.: Chirla. NOMI DIALETTALI I nomi
dialettali usati in letteratura per indicare questa specie sono: Perrazza
(Abruzzo); Lupino (Campania); Bibarazza, Liberazza, (Friuli Venezia Giulia);
Concola, Porrazza (Marche); Cocciola, Nuce de mare (Puglia); Cocciula, Cuppe
(Sicilia); Cocciula lisa (Sardegna); Pietruzza, Cappa gallina (Toscana);
Biberassa, Beverassa (Veneto). DOVE VIVE La Vongola vive in comunità
numerose nei fondi a sabbie fini ben calibrate, poco profondi (fino a 15 m di
profondità) e con poca pendenza. COME VIVE Chamelea gallina ha abitudini
fossorie, vive cioè sepolta sotto la sabbia. LA RIPRODUZIONE La specie ha
sessi separati. La maturità sessuale è raggiunta al primo anno di vita (12
mm). Il periodo riproduttivo è in genere in primavera ed estate. I prodotti
sessuali (gameti) sono emessi direttamente nell'acqua, dove avviene la
fecondazione. La larva conduce vita pelagica per 10-15 giorni
e, successivamente, prende contatto con il fondo per iniziare la vita sul
fondo (bentonica). COSA MANGIA La Vongola è un animale filtratore, si
nutre cioè di Plancton (piccoli organismi, di una o più cellule, vegetali
(alghe) od animali), che cattura aspirando acqua attraverso una delle due
aperture (sifoni), che escono dalle valve socchiuse. COME
RICONOSCERLA La Vongola è un Mollusco con la conchiglia esterna formata da
due parti distinte ed uguali, dette valve. La conchiglia è di carbonato di
calcio, estratto dall'acqua di mare. Le valve sono tenute insieme da una
cerniera, costituita da incastri con 3 denti cardine in ciascuna valva e
legamenti. La valva è triangolare, arrotondata e più corta nella parte
anteriore e tondeggiante posteriormente ed è formata esternamente da numerose
piccole costole concentriche, incrociate da strie radiali sottili ed
irregolari, che terminano in un piccolo ispessimento (umbone). Internamente,
la valva è liscia con una stria interna che forma un'ansa con angolo
orientato verso l'alto ed impronte tondeggianti, dove si attaccano i muscoli
adduttori. Il margine interno della conchiglia è seghettato finemente.
All'interno della conchiglia, il mantello racchiude gli organi interni
(branchie, sifone inalante ed esalante, cuore, centri nervosi, muscoli
adduttori, organi riproduttivi, palpi labiali, stomaco, intestino, ecc.). La
colorazione esterna della conchiglia è grigia o bruno chiara, con raggi
punteggiati, striati, o composti da linee spezzate o a zig-zag, scuri o
violacei; la colorazione interna è bianca o giallastra, con sfumature
violacee nella parte superiore e posteriore.La specie può raggiungere una
dimensione massima di circa 5 cm, mentre è comune a 2.5 a 3 cm. COME
DISTINGUERLA DALLE SPECIE SIMILI Le caratteristiche che distinguono le
vongole sono le dimensioni e le caratteristiche esterne ed interne della
conchiglia. Le più commerciali tra le specie simili, sono la Vongola verace
(Tapes [Ruditapes] decussatus), la Vongola verace filippina (T. [R.]
philippinarum), introdotta per l'allevamento (alto Adriatico) nel 1983, e la
Vongola, Longone o Lupino (Tapes aureus).Chamelea gallina è riconoscibile
dalle prime due (T. [R.] decussatus e T. [R.] philippinarum), oltre che per
la forma meno allungata, per le minori dimensioni e per i cerchi meno serrati
della superficie esterna delle valve e in quella interna per un'ansa più
arrotondata, mentre può essere distinta dalla terza (T. aureus), per strie
meno sottili e più ma rcate della valva esterna rispetto al
Longone. DIFFUSIONE E PESCA La Vongola è ampiamente presente nei nostri
mari. Questa specie estende la sua distribuzione al Mediterraneo, al Mar
Caspio, all'Atlantico orientale (dalla Norvegia al Marocco) e al nord del Mar
Rosso. Chamelea gallina è pescata in modo professionale soprattutto con draga
idraulica (turbosoffiante) e, in misura molto minore, con rastrello (da barca
e a mano). MERCATO La Vongola è una specie di buon interesse
commerciale, venduta fresca (viva), surgelata (sgusciata) ed in scatola. Per
quanto riguarda l'acquisto di prodotto fresco, le famiglie italiane nel 1998
hanno acquistato 13.465 tonnellate di vongole fresche (insieme delle diverse
specie), con un aumento del 5.3 % rispetto al 1997. Il prezzo medio al
chilogrammo nel 1998 è stato di 11.148 lire, con una diminuzione del 25.1 %
rispetto al 1997 (ISMEA-Nielsen). CONSUMO Chamelea gallina ha carni
buone e apprezzate dai consumatori e conosciute fin dall'antichità. La
Vongola era già raffigurata infatti a Pompei nei mosaici di epoca Romana.In
alcuni regioni del Nord, la Vongola era nel periodo tra le due grandi guerre,
consumata e considerata cibo dei poveri, prendendo il nome di "poveraccia".
Dal punto vista alimentare, questa specie è classificabile come specie magra
e digeribile. Secondo dati dell'Istituto Nazionale della Nutrizione, 100
grammi di parte edibile (carni) di vongole fresche contengono 10.17 g di
proteine, 2.24 g di carboidrati e 2.53 g di grassi; è presente inoltre un
notevole contenuto in sali minerali (144 mg di Calcio, 189 di Fosforo e 17,4
di Ferro) e in vitamina A (250 UI) e in vitamina B1 (70 mcg) e B2 (160
mcg). LA RICETTA Numerose sono le preparazioni di questa specie, come
antipasto o primo piatto. Proponiamo un secondo piatto derivato dalla cucina
povera della tradizione dei pescatori dell'alto Adriatico: Polenta con il
sugo di vongole Per 4 persone 1 kg di vongole 800 g di farina
gialla 1/2 cipolla tritata finemente 1/2 bicchiere di vino bianco
secco 100 g di passata di pomodoro. olio extravergine di
oliva prezzemolo tritato finemente sale e pepe Dopo averle lavate in
acqua corrente, mettere le vongole in una padella con poca acqua e farle
cuocere a fuoco alto per farle aprire. Dopo averle fatte raffreddare
sgusciare le vongole e filtrare se necessario con un tovagliolo l'acqua dalla
eventuale sabbia.In una padella, soffriggere olio e cipolla, aggiungere le
vongole e bagnare con il vino bianco. Evaporato il vino, aggiungere la
passata di pomodoro, l'acqua di cottura delle vongole e cuocere per 15 minuti
e, a cottura ultimata, aggiungere il prezzemolo. Nel frattempo cuocere la
polenta in 2 litri e 1/2 di acqua. A cottura ultimata, mettere la polenta nei
piatti (o stenderla su un tagliere) e versare il sugo ancora caldo.
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