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LA BIBBIA - RUT E
NOEMI
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LA STORIA DELLA BIBBIA
- RUT E NOEMI |
Giudici - Capitolo 1 PRIMA INTRODUZIONE RACCONTO SOMMARIO
DELL'INSEDIAMENTO IN CANAAN Insediamento di Giuda, di Simeone, di Caleb e dei
Keniti [1]Dopo la morte di Giosuè, gli Israeliti consultarono il Signore
dicendo: «Chi di noi andrà per primo a combattere contro i Cananei?». [2]Il
Signore rispose: «Andrà Giuda: ecco, ho messo il paese nelle sue mani».
[3]Allora Giuda disse a Simeone suo fratello: «Vieni con me nel paese, che mi è
toccato in sorte, e combattiamo contro i Cananei; poi anch'io verrò con te in
quello che ti è toccato in sorte». Simeone andò con lui. [4]Giuda dunque si
mosse e il Signore mise nelle loro mani i Cananei e i Perizziti; sconfissero a
Bezek diecimila uomini. [5]Incontrato Adoni-Bezek a Bezek, l'attaccarono e
sconfissero i Cananei e i Perizziti. [6]Adoni-Bezek fuggì, ma essi lo
inseguirono, lo catturarono e gli amputarono i pollici delle mani e dei piedi.
[7]Adoni-Bezek disse: «Settanta re con i pollici delle mani e dei piedi
amputati, raccattavano gli avanzi sotto la mia tavola. Quello che ho fatto io,
Dio me lo ripaga». Lo condussero poi a Gerusalemme dove morì. [8]I figli di
Giuda attaccarono Gerusalemme e la presero; la passarono a fil di spada e
l'abbandonarono alle fiamme. [9]Poi andarono a combattere contro i Cananei
che abitavano le montagne, il Negheb e la Sefela. [10]Giuda marciò contro i
Cananei che abitavano a Ebron, che prima si chiamava Kiriat-Arba, e sconfisse
Sesai, Achiman e Talmai. [11]Di là andò contro gli abitanti di Debir, che prima
si chiamava Kiriat-Sefer. [12]Allora Caleb disse: «A chi batterà Kiriat-Sefer e
la prenderà io darò in moglie Acsa mia figlia». [13]La prese Otniel, figlio di
Kenaz, fratello minore di Caleb, e questi gli diede in moglie sua figlia Acsa.
[14]Ora, mentre andava dal marito, egli la indusse a chiedere un campo a suo
padre. Essa scese dall'asino e Caleb le disse: «Che hai?». [15]Essa rispose:
«Fammi un dono; poiché tu mi hai dato una terra arida, dammi anche qualche fonte
d'acqua». Egli le donò la sorgente superiore e la sorgente inferiore. [16]I
figli del suocero di Mosè, il Kenita, salirono dalla città delle Palme con i
figli di Giuda nel deserto di Giuda, a mezzogiorno di Arad; andarono dunque e si
stabilirono in mezzo al popolo. [17]Poi Giuda marciò con Simeone suo fratello:
sconfissero i Cananei che abitavano in Sefat, votarono allo sterminio la città,
che fu chiamata Corma. [18]Giuda prese anche Gaza con il suo territorio, Ascalon
con il suo territorio ed Ekron con il suo territorio. [19]Il Signore fu con
Giuda, che scacciò gli abitanti delle montagne, ma non potè espellere gli
abitanti della pianura, perché muniti di carri di ferro. [20]Come Mosè aveva
ordinato, Ebron fu data a Caleb, che da essa scacciò i tre figli di Anak.
[21]I figli di Beniamino non scacciarono i Gebusei che abitavano
Gerusalemme, perciò i Gebusei abitano con i figli di Beniamino in Gerusalemme
fino ad oggi. Presa di Betel [22]Anche la casa di Giuseppe marciò contro
Betel e il Signore fu con loro. [23]La casa di Giuseppe mandò a esplorare Betel,
città che prima si chiamava Luz. [24]Gli esploratori videro un uomo che usciva
dalla città e gli dissero: «Insegnaci una via di accesso alla città e noi ti
faremo grazia». [25]Egli insegnò loro la via di accesso alla città ed essi
passarono la città a fil di spada, ma risparmiarono quell'uomo con tutta la sua
famiglia. [26]Quell'uomo andò nel paese degli Hittiti e vi edificò una città che
chiamò Luz: questo è il suo nome fino ad oggi. Le tribù
settentrionali [27]Manàsse non scacciò gli abitanti di Beisan e delle sue
dipendenze, né quelli di Taanach e delle sue dipendenze, né quelli di Dor e
delle sue dipendenze, né quelli d'Ibleam e delle sue dipendenze, né quelli di
Meghiddo e delle sue dipendenze; i Cananei continuarono ad abitare in quel
paese. [28]Quando Israele divenne più forte, costrinse ai lavori forzati i
Cananei, ma non li scacciò del tutto. [29]Nemmeno Efraim scacciò i Cananei, che
abitavano a Ghezer, perciò i Cananei abitarono in Ghezer in mezzo ad Efraim.
[30]Zàbulon non scacciò gli abitanti di Kitron, né gli abitanti di Naalol; i
Cananei abitarono in mezzo a Zàbulon e furono ridotti in schiavitù. [31]Aser non
scacciò gli abitanti di Acco, né gli abitanti di Sidòne, né quelli di Aclab, di
Aczib, di Elba, di Afik, di Recob; [32]i figli di Aser si stabilirono in mezzo
ai Cananei che abitavano il paese, perché non li avevano scacciati. [33]Nèftali
non scacciò gli abitanti di Bet-Semes, né gli abitanti di Bet-Anat e si stabilì
in mezzo ai Cananei che abitavano il paese; ma gli abitanti di Bet-Semes e di
Bet-Anat furono da loro costretti ai lavori forzati. [34]Gli Amorrei respinsero
i figli di Dan sulle montagne e non li lasciarono scendere nella pianura.
[35]Gli Amorrei continuarono ad abitare Ar-Cheres, Aialon e Saalbim; ma la mano
della casa di Giuseppe si aggravò su di loro e furono costretti ai lavori
forzati. [36]Il confine degli Amorrei si estendeva dalla salita di Akrabbim, da
Sela in su. Giudici - Capitolo 2 L'angelo del Signore annunzia sventure
a Israele [1]Ora l'angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: «Io
vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato ai
vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia alleanza con
voi; [2]voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; distruggerete
i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce. Perché avete fatto
questo? [3]Perciò anch'io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi
staranno ai fianchi e i loro dei saranno per voi un inciampo». [4]Appena
l'angelo del Signore disse queste parole a tutti gli Israeliti, il popolo alzò
la voce e pianse. [5]Chiamarono quel luogo Bochim e vi offrirono sacrifici al
Signore. SECONDA INTRODUZIONE CONSIDERAZIONI GENERALI SUL PERIODO DEI
GIUDICI Morte di Giosuè e interpretazione teologica del periodo [6]Quando
Giosuè ebbe congedato il popolo, gli Israeliti se ne andarono, ciascuno nel suo
territorio, a prendere in possesso il paese. [7]Il popolo servì il Signore
durante tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che avevano
visto tutte le grandi opere, che il Signore aveva fatte in favore d'Israele.
[8]Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni [9]e fu
sepolto nel territorio, che gli era toccato a Timnat-Cheres sulle montagne di
Efraim, a settentrione del monte Gaas. [10]Anche tutta quella generazione fu
riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse un'altra, che non conosceva il
Signore, né le opere che aveva compiute in favore d'Israele. [11]Gli Israeliti
fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal;
[12]abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal
paese d'Egitto, e seguirono altri dei di quei popoli che avevano intorno: si
prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, [13]abbandonarono il
Signore e servirono Baal e Astarte. [14]Allora si accese l'ira del Signore
contro Israele e li mise in mano a razziatori, che li depredarono; li vendette
ai nemici che stavano loro intorno ed essi non potevano più tener testa ai
nemici. [15]Dovunque uscivano in campo, la mano del Signore era contro di loro,
come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti
all'estremo. [16]Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li liberavano
dalle mani di quelli che li spogliavano. [17]Ma neppure ai loro giudici davano
ascolto, anzi si prostituivano ad altri dei e si prostravano davanti a loro.
Abbandonarono ben presto la via battuta dai loro padri, i quali avevano obbedito
ai comandi del Signore: essi non fecero così. [18]Quando il Signore suscitava
loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li liberava dalla mano dei
loro nemici durante tutta la vita del giudice; perché il Signore si lasciava
commuovere dai loro gemiti sotto il giogo dei loro oppressori. [19]Ma quando il
giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei loro padri, seguendo altri dei
per servirli e prostrarsi davanti a loro, non desistendo dalle loro pratiche e
dalla loro condotta ostinata. Ragioni della permanenza delle nazioni
straniere [20]Perciò l'ira del Signore si accese contro Israele e disse:
«Poiché questa nazione ha violato l'alleanza che avevo stabilita con i loro
padri e non hanno obbedito alla mia voce, [21]nemmeno io scaccerò più dinanzi a
loro nessuno dei popoli, che Giosuè lasciò quando morì. [22]Così, per mezzo
loro, metterò alla prova Israele, per vedere se cammineranno o no sulla via del
Signore, come fecero i loro padri». [23]Il Signore lasciò quelle nazioni
senza affrettarsi a scacciarle e non le mise nelle mani di Giosuè. Giudici -
Capitolo 3 [1]Queste sono le nazioni che il Signore risparmiò allo scopo di
mettere alla prova Israele per mezzo loro, cioè quanti non avevano visto le
guerre di Canaan. [2]Ciò avvenne soltanto per l'istruzione delle nuove
generazioni degli Israeliti, perché imparassero la guerra, quelli, per lo meno,
che prima non l'avevano mai vista: [3]i cinque capi dei Filistei, tutti i
Cananei, quei di Sidòne e gli Evei, che abitavano le montagne del Libano, dal
monte Baal-Ermon fino all'ingresso di Amat. [4]Queste nazioni servirono a
mettere Israele alla prova per vedere se Israele avrebbe obbedito ai comandi,
che il Signore aveva dati ai loro padri per mezzo di Mosè. [5]Così gli Israeliti
abitarono in mezzo ai Cananei, agli Hittiti, agli Amorrei, ai Perizziti, agli
Evei e ai Gebusei; [6]presero in mogli le figlie di essi, maritarono le proprie
figlie con i loro figli e servirono i loro dei. STORIA DEI GIUDICI 1.
OTNIEL [7]Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore;
dimenticarono il Signore loro Dio e servirono i Baal e le Asere. [8]Perciò l'ira
del Signore si accese contro Israele e li mise nelle mani di Cusan-Risataim, re
del Paese dei due fiumi; gli Israeliti furono servi di Cusan-Risataim per otto
anni. [9]Poi gli Israeliti gridarono al Signore, e il Signore suscitò loro un
liberatore, Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, ed egli li
liberò. [10]Lo spirito del Signore fu su di lui ed egli fu giudice d'Israele;
uscì a combattere e il Signore gli diede nelle mani Cusan-Risataim, re di Aram;
la sua mano fu potente contro Cusan-Risataim. [11]Il paese rimase in pace per
quarant'anni, poi Otniel, figlio di Kenaz, morì. 2. EUD [12]Gli Israeliti
ripresero a fare ciò che è male agli occhi del Signore; il Signore rese forte
Eglon, re di Moab, contro Israele, perché facevano ciò che è male agli occhi del
Signore. [13]Eglon radunò intorno a sé gli Ammoniti e gli Amaleciti, fece una
spedizione contro Israele, lo battè e si impadronì della città delle Palme.
[14]Gli Israeliti furono schiavi di Eglon, re di Moab, per diciotto anni.
[15]Poi gridarono al Signore ed egli suscitò loro un liberatore, Eud, figlio di
Ghera, Beniaminita, che era mancino. Gli Israeliti mandarono per mezzo di lui un
tributo a Eglon re di Moab. [16]Eud si fece una spada a due tagli, lunga un
gomed, e se la cinse sotto la veste, al fianco destro. [17]Poi presentò il
tributo a Eglon, re di Moab, che era uomo molto grasso. [18]Finita la
presentazione del tributo, ripartì con la gente che l'aveva portato. [19]Ma
egli, dal luogo detto Idoli, che è presso Gàlgala, tornò indietro e disse: «O
re, ho una cosa da dirti in segreto». Il re disse: «Silenzio!» e quanti stavano
con lui uscirono. [20]Allora Eud si accostò al re che stava seduto nel piano di
sopra, riservato a lui solo, per la frescura, e gli disse: «Ho una parola da
dirti da parte di Dio». Quegli si alzò dal suo seggio. [21]Allora Eud, allungata
la mano sinistra, trasse la spada dal suo fianco e gliela piantò nel ventre.
[22]Anche l'elsa entrò con la lama; il grasso si rinchiuse intorno alla lama,
perciò egli uscì subito dalla finestra, senza estrargli la spada dal ventre.
[23]Eud uscì nel portico, dopo aver chiuso i battenti del piano di sopra e aver
tirato il chiavistello. [24]Quando fu uscito, vennero i servi, i quali
guardarono e videro che i battenti del piano di sopra erano sprangati; dissero:
«Certo attende ai suoi bisogni nel camerino della stanza fresca».
[25]Aspettarono fino ad essere inquieti, ma quegli non apriva i battenti del
piano di sopra. Allora presero la chiave, aprirono ed ecco il loro signore era
steso per terra, morto. [26]Mentre essi indugiavano, Eud era fuggito e, dopo
aver oltrepassato gli Idoli, si era messo in salvo nella Seira. [27]Appena
arrivato là, suonò la tromba sulle montagne di Efraim e gli Israeliti scesero
con lui dalle montagne ed egli si mise alla loro testa. [28]Disse loro:
«Seguitemi, perché il Signore vi ha messo nelle mani i Moabiti, vostri nemici».
Quelli scesero dopo di lui, si impadronirono dei guadi del Giordano, per
impedirne il passo ai Moabiti, e non lasciarono passare nessuno. [29]In quella
circostanza sconfissero circa diecimila Moabiti, tutti robusti e valorosi; non
ne scampò neppure uno. [30]Così in quel giorno Moab fu umiliato sotto la mano
d'Israele e il paese rimase tranquillo per ottant'anni. 3.
SAMGAR [31]Dopo di lui ci fu Samgar figlio di Anat. Egli sconfisse seicento
Filistei con un pungolo da buoi; anch'egli salvò Israele. Giudici - Capitolo
4 4. DEBORA E BARAK [1]Eud era morto e gli Israeliti tornarono a fare ciò
che è male agli occhi del Signore. [2]Il Signore li mise nelle mani di Iabin re
di Canaan, che regnava in Cazor. Il capo del suo esercito era Sisara che abitava
a Aroset-Goim. [3]Gli Israeliti gridarono al Signore, perché Iabin aveva
novecento carri di ferro e gia da venti anni opprimeva duramente gli Israeliti.
Debora [4]In quel tempo era giudice d'Israele una profetessa, Debora,
moglie di Lappidot. [5]Essa sedeva sotto la palma di Debora, tra Rama e Betel,
sulle montagne di Efraim, e gli Israeliti venivano a lei per le vertenze
giudiziarie. [6]Essa mandò a chiamare Barak, figlio di Abinoam, da Kades di
Nèftali, e gli disse: «Il Signore, Dio d'Israele, ti dà quest'ordine: Và, marcia
sul monte Tabor e prendi con te diecimila figli di Nèftali e figli di Zàbulon.
[7]Io attirerò verso di te al torrente Kison Sisara, capo dell'esercito di
Iabin, con i suoi carri e la sua numerosa gente, e lo metterò nelle tue mani».
[8]Barak le rispose: «Se vieni anche tu con me, andrò; ma se non vieni, non
andrò». [9]Rispose: «Bene, verrò con te; però non sarà tua la gloria sulla via
per cui cammini; ma il Signore metterà Sisara nelle mani di una donna». Debora
si alzò e andò con Barak a Kades. [10]Barak convocò Zàbulon e Nèftali a Kades;
diecimila uomini si misero al suo seguito e Debora andò con lui. Eber il
Kenita [11]Ora Eber, il Kenita, si era separato dai Keniti, discendenti di
Obab, suocero di Mosè, e aveva piantato le tende alla Quercia di Saannaim che è
presso Kades. Disfatta di Sisara [12]Fu riferito a Sisara che Barak,
figlio di Abinoam, era salito sul monte Tabor. [13]Allora Sisara radunò tutti i
suoi carri, novecento carri di ferro, e tutta la gente che era con lui da
Aroset-Goim fino al torrente Kison. [14]Debora disse a Barak: «Alzati,
perché questo è il giorno in cui il Signore ha messo Sisara nelle tue mani. Il
Signore non esce forse in campo davanti a te?». Allora Barak scese dal monte
Tabor, seguito da diecimila uomini. [15]Il Signore sconfisse, davanti a Barak,
Sisara con tutti i suoi carri e con tutto il suo esercito; Sisara scese dal
carro e fuggì a piedi. [16]Barak inseguì i carri e l'esercito fino ad
Aroset-Goim; tutto l'esercito di Sisara cadde a fil di spada e non ne scampò
neppure uno. Morte di Sisara [17]Intanto Sisara era fuggito a piedi verso
la tenda di Giaele, moglie di Eber il Kenita, perché vi era pace fra Iabin, re
di Cazor, e la casa di Eber il Kenita. [18]Giaele uscì incontro a Sisara e gli
disse: «Fermati, mio signore, fermati da me: non temere». Egli entrò da lei
nella sua tenda ed essa lo nascose con una coperta. [19]Egli le disse: «Dammi un
pò d'acqua da bere perché ho sete». Essa aprì l'otre del latte, gli diede da
bere e poi lo ricoprì. [20]Egli le disse: «Stà all'ingresso della tenda; se
viene qualcuno a interrogarti dicendo: C'è qui un uomo?, dirai: Nessuno». [21]Ma
Giaele, moglie di Eber, prese un picchetto della tenda, prese in mano il
martello, venne pian piano a lui e gli conficcò il picchetto nella tempia, fino
a farlo penetrare in terra. Egli era profondamente addormentato e sfinito; così
morì. [22]Ed ecco Barak inseguiva Sisara; Giaele gli uscì incontro e gli disse:
«Vieni e ti mostrerò l'uomo che cerchi». Egli entrò da lei ed ecco Sisara era
steso morto con il picchetto nella tempia. [23]Così Dio umiliò quel giorno
Iabin, re di Canaan, davanti agli Israeliti. [24]La mano degli Israeliti si fece
sempre più pesante su Iabin, re di Canaan, finché ebbero sterminato Iabin re di
Canaan. Giudici - Capitolo 5 IL CANTICO DI DEBORA E DI BARAK [1]In
quel giorno Debora, con Barak, figlio di Abinoam, pronunciò questo canto:
[2]«Ci furono capi in Israele per assumere il comando; ci furono
volontari per arruolarsi in massa: Benedite il Signore!
[3]Ascoltate, re, porgete gli orecchi, o principi; io voglio cantare
al Signore, voglio cantare al Signore, voglio cantare inni al Signore,
Dio d'Israele! [4]Signore, quando uscivi dal Seir, quando avanzavi dalla
steppa di Edom, la terra tremò, i cieli si scossero, le nubi si
sciolsero in acqua. [5]Si stemperarono i monti davanti al Signore,
Signore del Sinai, davanti al Signore, Dio d'Israele. [6]Ai giorni di
Samgar, figlio di Anat, ai giorni di Giaele, erano deserte le strade
e i viandanti deviavano su sentieri tortuosi. [7]Era cessata ogni
autorità di governo, era cessata in Israele, fin quando sorsi io,
Debora, fin quando sorsi come madre in Israele. [8]Si preferivano
divinità straniere e allora la guerra fu alle porte, ma scudo non si
vedeva né lancia né quarantamila in Israele. [9]Il mio cuore si volge ai
comandanti d'Israele, ai volontari tra il popolo; benedite il Signore!
[10]Voi, che cavalcate asine bianche, seduti su gualdrappe, voi che
procedete sulla via, raccontate; [11]unitevi al grido degli uomini
schierati fra gli abbeveratoi: là essi proclamano le vittorie del
Signore, le vittorie del suo governo in Israele, quando scese alle porte
il popolo del Signore. [12]Dèstati, dèstati, o Debora, dèstati, dèstati,
intona un canto! Sorgi, Barak, e cattura i tuoi prigionieri, o figlio di
Abinoam! [13]Allora scesero i fuggiaschi per unirsi ai principi; il
popolo del Signore scese a sua difesa tra gli eroi. [14]Quelli della
stirpe di Efraim scesero nella pianura, ti seguì Beniamino fra le tue
genti. Dalla stirpe di Machir scesero i comandanti e da Zàbulon chi
impugna lo scettro del comando. [15]I principi di Issacar mossero con
Debora; Barak si lanciò sui suoi passi nella pianura. Presso i ruscelli
di Ruben grandi erano le esitazioni. [16]Perché sei rimasto seduto tra gli
ovili, ad ascoltare le zampogne dei pastori? Presso i ruscelli di Ruben
erano ben grandi le dispute... [17]Gàlaad dimora oltre il Giordano e
Dan perché vive straniero sulle navi? Aser si è stabilito lungo la riva del
grande mare e presso le sue insenature dimora. [18]Zàbulon invece è un
popolo che si è esposto alla morte, come Nèftali, sui poggi della
campagna! [19]Vennero i re, diedero battaglia, combatterono i re di
Canaan, a Taanach sulle acque di Meghiddo, ma non riportarono bottino
d'argento. [20]Dal cielo le stelle diedero battaglia, dalle loro orbite
combatterono contro Sisara. [21]Il torrente Kison li travolse; torrente
impetuoso fu il torrente Kison... Anima mia, calpesta con forza!
[22]Allora martellarono gli zoccoli dei cavalli al galoppo, al galoppo
dei corsieri. [23]Maledite Meroz - dice l'angelo del Signore - maledite,
maledite i suoi abitanti, perché non vennero in aiuto al Signore, in
aiuto al Signore tra gli eroi. [24]Sia benedetta fra le donne Giaele, la
moglie di Eber il Kenita, benedetta fra le donne della tenda! [25]Acqua
egli chiese, latte essa diede, in una coppa da principi offrì latte acido.
[26]Una mano essa stese al picchetto e la destra a un martello da
fabbri, e colpì Sisara, lo percosse alla testa, ne fracassò, ne trapassò
la tempia. [27]Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque; ai piedi
di lei si contorse, ricadde, dove si contorse, là ricadde finito.
[28]Dietro la finestra si affaccia e si lamenta la madre di Sisara,
dietro la persiana: Perché il suo carro tarda ad arrivare? Perché così a
rilento procedono i suoi carri? [29]Le più sagge sue principesse rispondono
e anche lei torna a dire a se stessa: [30]Certo han trovato bottino,
stan facendo le parti: una fanciulla, due fanciulle per ogni uomo; un
bottino di vesti variopinte per Sisara, un bottino di vesti variopinte a
ricamo; una veste variopinta a due ricami è il bottino per il mio
collo... [31]Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore! Ma coloro che
ti amano siano come il sole, quando sorge con tutto lo splendore». Poi
il paese ebbe pace per quarant'anni. Giudici - Capitolo 6 5. GEDEONE E
ABIMELECH A. Vocazione di Gedeone Israele oppresso dai Madianiti [1]Gli
Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise
nelle mani di Madian per sette anni. [2]La mano di Madian si fece pesante contro
Israele; per la paura dei Madianiti gli Israeliti adattarono per sé gli antri
dei monti, le caverne e le cime scoscese. [3]Quando Israele aveva seminato, i
Madianiti con i figli di Amalek e i figli dell'oriente venivano contro di lui,
[4]si accampavano sul territorio degli Israeliti, distruggevano tutti i prodotti
del paese fino all'ingresso di Gaza e non lasciavano in Israele mezzi di
sussistenza: né pecore, né buoi, né asini. [5]Poiché venivano con i loro armenti
e con le loro tende e arrivavano numerosi come le cavallette - essi e i loro
cammelli erano senza numero - e venivano nel paese per devastarlo. [6]Israele fu
ridotto in grande miseria a causa di Madian e gli Israeliti gridarono al
Signore. Intervento di un profeta [7]Quando gli Israeliti ebbero gridato
a causa di Madian, [8]il Signore mandò loro un profeta che disse: «Dice il
Signore, Dio d'Israele: Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho fatti uscire
dalla condizione servile; [9]vi ho liberati dalla mano degli Egiziani e dalla
mano di quanti vi opprimevano; li ho scacciati davanti a voi, vi ho dato il loro
paese [10]e vi ho detto: Io sono il Signore vostro Dio; non venerate gli dei
degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Ma voi non avete ascoltato la mia
voce». Apparizione dell'angelo del Signore a Gedeone [11]Ora l'angelo del
Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas,
Abiezerita; Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel tino per sottrarlo ai
Madianiti. [12]L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: «Il Signore è con
te, uomo forte e valoroso!». [13]Gedeone gli rispose: «Signor mio, se il Signore
è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che
i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: Il Signore non ci ha fatto forse
uscire dall'Egitto? Ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha messi nelle mani
di Madian». [14]Allora il Signore si volse a lui e gli disse: «Và con questa
forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse io?». [15]Gli
rispose: «Signor mio, come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più
povera di Manàsse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre». [16]Il
Signore gli disse: «Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero
un uomo solo». [17]Gli disse allora: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi
un segno che proprio tu mi parli. [18]Intanto, non te ne andare di qui prima che
io torni da te e porti la mia offerta da presentarti». Rispose: «Resterò finché
tu torni». [19]Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un'efa di
farina preparò focacce azzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una
pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. [20]L'angelo di Dio
gli disse: «Prendi la carne e le focacce azzime, mettile su questa pietra e
versavi il brodo». Egli fece così. [21]Allora l'angelo del Signore stese
l'estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime;
salì dalla roccia un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime e l'angelo
del Signore scomparve dai suoi occhi. [22]Gedeone vide che era l'angelo del
Signore e disse: «Signore, ho dunque visto l'angelo del Signore faccia a
faccia!». [23]Il Signore gli disse: «La pace sia con te, non temere, non
morirai!». [24]Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo
chiamò Signore-Pace. Esso esiste fino ad oggi a Ofra degli Abiezeriti.
Gedeone contro Baal [25]In quella stessa notte il Signore gli disse:
«Prendi il giovenco di tuo padre e un secondo giovenco di sette anni, demolisci
l'altare di Baal fatto da tuo padre e taglia il palo sacro che gli sta accanto.
[26]Costruisci un altare al Signore tuo Dio sulla cima di questa roccia,
disponendo ogni cosa con ordine; poi prendi il secondo giovenco e offrilo in
olocausto sulla legna del palo sacro che avrai tagliato». [27]Allora Gedeone
prese dieci uomini fra i suoi servitori e fece come il Signore gli aveva
ordinato; ma temendo di farlo di giorno, per paura dei suoi parenti e della
gente della città, lo fece di notte. [28]Quando il mattino dopo la gente della
città si alzò, vide che l'altare di Baal era stato demolito, che il palo sacro
accanto era stato tagliato e che il secondo giovenco era offerto in olocausto
sull'altare che era stato costruito. [29]Si dissero l'un altro: «Chi ha fatto
questo?». Investigarono, si informarono e dissero: «Gedeone, figlio di Ioas, ha
fatto questo». [30]Allora la gente della città disse a Ioas: «Conduci fuori tuo
figlio e sia messo a morte, perché ha demolito l'altare di Baal e ha tagliato il
palo sacro che gli stava accanto». [31]Ioas rispose a quanti insorgevano contro
di lui: «Volete difendere voi la causa di Baal e venirgli in aiuto? Chi vorrà
difendere la sua causa sarà messo a morte prima di domattina; se è Dio, difenda
da sé la sua causa, per il fatto che hanno demolito il suo altare». [32]Perciò
in quel giorno Gedeone fu chiamato Ierub-Baal, perché si disse: «Baal difenda la
sua causa contro di lui, perché egli ha demolito il suo altare». La chiamata
alle armi [33]Ora tutti i Madianiti, Amalek e i figli dell'oriente si
radunarono, passarono il Giordano e si accamparono nella pianura di Izreel.
[34]Ma lo spirito del Signore investì Gedeone; egli suonò la tromba e gli
Abiezeriti furono convocati per seguirlo. [35]Egli mandò anche messaggeri in
tutto Manàsse, che fu pure chiamato a seguirlo; mandò anche messaggeri nelle
tribù di Aser, di Zàbulon e di Nèftali, le quali vennero ad unirsi agli altri.
La prova del vello [36]Gedeone disse a Dio: «Se tu stai per salvare
Israele per mia mano, come hai detto, [37]ecco, io metterò un vello di lana
sull'aia: se c'è rugiada soltanto sul vello e tutto il terreno resta asciutto,
io saprò che tu salverai Israele per mia mano, come hai detto». [38]Così
avvenne. La mattina dopo, Gedeone si alzò per tempo, strizzò il vello e ne
spremette la rugiada: una coppa piena d'acqua. [39]Gedeone disse a Dio: «Non
adirarti contro di me; io parlerò ancora una volta. Lasciami fare la prova con
il vello, solo ancora una volta: resti asciutto soltanto il vello e ci sia la
rugiada su tutto il terreno». [40]Dio fece così quella notte: il vello soltanto
restò asciutto e ci fu rugiada su tutto il terreno. Giudici - Capitolo 7
B. La Campagna di Gedeone a ovest del Giordano Il Signore riduce
l'esercito di Gedeone [1]Ierub-Baal dunque, cioè Gedeone, con tutta la gente
che era con lui, alzatosi di buon mattino, si accampò alla fonte di Carod. Il
campo di Madian era al nord, verso la collina di More, nella pianura. [2]Il
Signore disse a Gedeone: «La gente che è con te è troppo numerosa, perché io
metta Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi dinanzi a me e dire: La
mia mano mi ha salvato. [3]Ora annunzia davanti a tutto il popolo: Chiunque ha
paura e trema, torni indietro». Gedeone li mise così alla prova. Tornarono
indietro ventiduemila uomini del popolo e ne rimasero diecimila. [4]Il Signore
disse a Gedeone: «La gente è ancora troppo numerosa; falli scendere all'acqua e
te li metterò alla prova. Quegli del quale ti dirò: Questi venga con te, verrà;
e quegli del quale ti dirò: Questi non venga con te, non verrà». [5]Gedeone fece
dunque scendere la gente all'acqua e il Signore gli disse: «Quanti lambiranno
l'acqua con la lingua, come la lambisce il cane, li porrai da una parte; porrai
da un'altra quanti, per bere, si metteranno in ginocchio». [6]Il numero di
quelli che lambirono l'acqua portandosela alla bocca con la mano, fu di trecento
uomini; tutto il resto della gente si mise in ginocchio per bere l'acqua.
[7]Allora il Signore disse a Gedeone: «Con questi trecento uomini che hanno
lambito l'acqua, io vi salverò e metterò i Madianiti nelle tue mani. Tutto il
resto della gente se ne vada, ognuno a casa sua». [8]Egli prese dalle mani del
popolo le brocche e le trombe; rimandò tutti gli altri Israeliti ciascuno alla
sua tenda e tenne con sé i trecento uomini. L'accampamento di Madian gli stava
al di sotto, nella pianura. Presagio di vittoria [9]In quella stessa
notte il Signore disse a Gedeone: «Alzati e piomba sul campo, perché io te l'ho
messo nelle mani. [10]Ma se hai paura di farlo, scendivi con Pura tuo servo
[11]e udrai quello che dicono; dopo, prenderai vigore per piombare sul campo».
Egli scese con Pura suo servo fino agli avamposti dell'accampamento. [12]I
Madianiti, gli Amaleciti e tutti i figli dell'oriente erano sparsi nella pianura
e i loro cammelli erano senza numero come la sabbia che è sul lido del mare.
[13]Quando Gedeone vi giunse, ecco un uomo raccontava un sogno al suo compagno e
gli diceva: «Ho fatto un sogno. Mi pareva di vedere una pagnotta di orzo
rotolare nell'accampamento di Madian: giunse alla tenda, la urtò e la rovesciò e
la tenda cadde a terra». [14]Il suo compagno gli rispose: «Questo non è altro
che la spada di Gedeone, figlio di Ioas, uomo di Israele; Dio ha messo nelle sue
mani Madian e tutto l'accampamento». [15]Quando Gedeone ebbe udito il racconto
del sogno e la sua interpretazione, si prostrò; poi tornò al campo di Israele e
disse: «Alzatevi, perché il Signore ha messo nelle vostre mani l'accampamento di
Madian». La sorpresa [16]Divise i trecento uomini in tre schiere,
consegnò a tutti trombe e brocche vuote con dentro fiaccole; [17]disse loro:
«Guardate me e fate come farò io, così farete voi. [18]Quando io, con quanti
sono con me, suonerò la tromba, anche voi suonerete le trombe intorno a tutto
l'accampamento e griderete: Per il Signore e per Gedeone!». [19]Gedeone e i
cento uomini che erano con lui giunsero all'estremità dell'accampamento,
all'inizio della veglia di mezzanotte, quando appena avevano cambiato le
sentinelle. Egli suonò la tromba spezzando la brocca che aveva in mano.
[20]Allora le tre schiere suonarono le trombe e spezzarono le brocche, tenendo
le fiaccole con la sinistra e con la destra le trombe per suonare e gridarono:
«La spada per il Signore e per Gedeone!». [21]Ognuno di essi rimase al suo
posto, intorno all'accampamento; tutto il campo si mise a correre, a gridare, a
fuggire. [22]Mentre quelli suonavano le trecento trombe, il Signore fece volgere
la spada di ciascuno contro il compagno, per tutto l'accampamento. L'esercito
fuggì fino a Bet-Sitta a Zerera fino alla riva di Abel-Mecola, sopra Tabbat.
L'inseguimento [23]Gli Israeliti di Nèftali, di Aser e di tutto Manàsse
si radunarono e inseguirono i Madianiti. [24]Intanto Gedeone aveva mandato
messaggeri per tutte le montagne di Efraim a dire: «Scendete contro i Madianiti
e tagliate loro i guadi sul Giordano fino a Bet-Bara». Così tutti gli uomini di
Efraim si radunarono e si impadronirono dei guadi sul Giordano fino a Bet-Bara.
[25]Presero due capi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb e
Zeeb al Torchio di Zeeb. Inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e
di Zeeb a Gedeone, oltre il Giordano. Giudici - Capitolo 8
Suscettibilità degli Efraimiti [1]Ma gli uomini di Efraim gli dissero:
«Che azione ci hai fatto, non chiamandoci quando sei andato a combattere contro
Madian?». Litigarono con lui violentemente. [2]Egli rispose loro: «Che ho fatto
io in confronto a voi? La racimolatura di Efraim non vale più della vendemmia di
Abiezer? [3]Dio vi ha messo nelle mani i capi di Madian, Oreb e Zeeb; che dunque
ho potuto fare io in confronto a voi?». A tali parole, la loro ira contro di lui
si calmò. C. La campagna di Gedeone in Transgiordania e la fine di
Gedeone Gedeone insegue il nemico oltre il Giordano [4]Gedeone arrivò al
Giordano e lo attraversò. Ma egli e i suoi trecento uomini erano stanchi e
affamati. [5]Disse a quelli di Succot: «Date focacce di pane alla gente che mi
segue, perché è stanca e io sto inseguendo Zebach e Zalmunna, re di Madian».
[6]Ma i capi di Succot risposero: «Tieni forse gia nelle tue mani i polsi di
Zebach e di Zalmunna, perché dobbiamo dare il pane al tuo esercito?». [7]Gedeone
disse: «Ebbene, quando il Signore mi avrà messo nelle mani Zebach e Zalmunna, vi
strazierò le carni con le spine del deserto e con i cardi». [8]Di là salì a
Penuel e parlò agli uomini di Penuel nello stesso modo; essi gli risposero come
avevano fatto quelli di Succot. [9]Egli disse anche agli uomini di Penuel:
«Quando tornerò in pace, abbatterò questa torre». Disfatta di Zebach e di
Zalmunna [10]Zebach e Zalmunna erano a Karkor con il loro accampamento di
circa quindicimila uomini, quanti erano rimasti dell'intero esercito dei figli
dell'oriente; centoventimila uomini armati di spada erano caduti. [11]Gedeone
salì per la via dei nomadi a oriente di Nobach e di Iogbea e mise in rotta
l'esercito che si credeva sicuro. [12]Zebach e Zalmunna si diedero alla fuga, ma
egli li inseguì, prese i due re di Madian, Zebach e Zalmunna, e sbaragliò tutto
l'esercito. Le vendette di Gedeone [13]Poi Gedeone, figlio di Ioas, tornò
dalla battaglia per la salita di Cheres. [14]Catturò un giovane della gente di
Succot e lo interrogò; quegli gli mise per iscritto i nomi dei capi e degli
anziani di Succot: settantasette uomini. [15]Poi venne alla gente di Succot e
disse: «Ecco Zebach e Zalmunna, a proposito dei quali mi avete insultato
dicendo: Hai tu forse gia nelle mani i polsi di Zebach e Zalmunna perché
dobbiamo dare il pane alla tua gente stanca?». [16]Prese gli anziani della città
e con le spine del deserto e con i cardi castigò gli uomini di Succot.
[17]Demolì la torre di Penuel e uccise gli uomini della città. [18]Poi disse a
Zebach e a Zalmunna: «Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?». Quelli
risposero: «Erano come te; ognuno di loro aveva l'aspetto di un figlio di re».
[19]Egli riprese: «Erano miei fratelli, figli di mia madre; per la vita del
Signore, se aveste risparmiato loro la vita, io non vi ucciderei!». [20]Poi
disse a Ieter, suo primogenito: «Su, uccidili!». Ma il giovane non estrasse la
spada, perché aveva paura, poiché era ancora giovane. [21]Zebach e Zalmunna
dissero: «Suvvia, colpisci tu stesso, poiché qual è l'uomo, tale è la sua
forza». Gedeone si alzò e uccise Zebach e Zalmunna e prese le lunette che i loro
cammelli portavano al collo. Gedeone. La fine della sua vita [22]Allora
gli Israeliti dissero a Gedeone: «Regna su di noi tu e i tuoi discendenti,
poiché ci hai liberati dalla mano di Madian». [23]Ma Gedeone rispose loro: «Io
non regnerò su di voi né mio figlio regnerà; il Signore regnerà su di voi».
[24]Poi Gedeone disse loro: «Una cosa voglio chiedervi: ognuno di voi mi dia un
pendente del suo bottino». I nemici avevano pendenti d'oro, perché erano
Ismaeliti. [25]Risposero: «Li daremo volentieri». Egli stese allora il mantello
e ognuno vi gettò un pendente del suo bottino». [26]Il peso dei pendenti d'oro,
che egli aveva chiesti, fu di millesettecento sicli d'oro, oltre le lunette, le
catenelle e le vesti di porpora, che i re di Madian avevano addosso, e oltre le
collane che i loro cammelli avevano al collo. [27]Gedeone ne fece un efod che
pose in Ofra sua città; tutto Israele vi si prostrò davanti in quel luogo e ciò
divenne una causa di rovina per Gedeone e per la sua casa. [28]Così Madian fu
umiliato davanti agli Israeliti e non alzò più il capo; il paese rimase in pace
per quarant'anni, durante la vita di Gedeone. [29]Ierub-Baal, figlio di Ioas,
tornò a dimorare a casa sua. [30]Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati
dalle molte mogli. [31]Anche la sua concubina che stava a Sichem gli partorì un
figlio, che chiamò Abimèlech. [32]Poi Gedeone, figlio di Ioas, morì in buona
vecchiaia e fu sepolto nella tomba di Ioas suo padre a Ofra degli Abiezeriti.
Ricaduta di Israele [33]Dopo la morte di Gedeone gli Israeliti tornarono
a prostituirsi a Baal e presero Baal-Berit come loro dio. [34]Gli Israeliti non
si ricordarono del Signore loro Dio che li aveva liberati dalle mani di tutti i
loro nemici all'intorno [35]e non dimostrarono gratitudine alla casa di
Ierub-Baal, cioè di Gedeone, per tutto il bene che egli aveva fatto a Israele.
Giudici - Capitolo 9 D. Il regno di Abimèlech [1]Ora Abimèlech,
figlio di Ierub-Baal, andò a Sichem dai fratelli di sua madre e disse loro e a
tutta la parentela di sua madre: [2]«Dite agli orecchi di tutti i signori di
Sichem: E' meglio per voi che vi governino settanta uomini, tutti i figli di
Ierub-Baal, o che vi governi un solo uomo? Ricordatevi che io sono del vostro
sangue». [3]I fratelli di sua madre parlarono di lui, ripetendo a tutti i
signori di Sichem quelle parole e il cuor loro si piegò a favore di Abimèlech,
perché dicevano: «E' nostro fratello». [4]Gli diedero settanta sicli d'argento
che tolsero dal tempio di Baal-Berit; con essi Abimèlech assoldò uomini
sfaccendati e audaci che lo seguirono. [5]Venne alla casa di suo padre, a Ofra,
e uccise sopra una stessa pietra i suoi fratelli, figli di Ierub-Baal, settanta
uomini. Ma Iotam, figlio minore di Ierub-Baal, scampò, perché si era nascosto.
[6]Tutti i signori di Sichem e tutta Bet-Millo si radunarono e andarono a
proclamare re Abimèlech presso la Quercia della Stele che si trova a Sichem.
Apologo di Iotam [7]Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla
sommità del monte Garizim e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi, signori di
Sichem, e Dio ascolterà voi! [8]Si misero in cammino gli alberi per
ungere un re su di essi. Dissero all'ulivo: Regna su di noi.
[9]Rispose loro l'ulivo: Rinuncerò al mio olio, grazie al quale
si onorano dei e uomini, e andrò ad agitarmi sugli alberi?
[10]Dissero gli alberi al fico: Vieni tu, regna su di noi.
[11]Rispose loro il fico: Rinuncerò alla mia dolcezza e al mio
frutto squisito, e andrò ad agitarmi sugli alberi? [12]Dissero gli
alberi alla vite: Vieni tu, regna su di noi. [13]Rispose loro la vite:
Rinuncerò al mio mosto che allieta dei e uomini, e andrò ad agitarmi
sugli alberi? [14]Dissero tutti gli alberi al rovo: Vieni tu, regna su
di noi. [15]Rispose il rovo agli alberi: Se in verità ungete me re
su di voi, venite, rifugiatevi alla mia ombra; se no, esca un fuoco dal
rovo e divori i cedri del Libano. [16]Ora voi non avete agito con lealtà
e onestà proclamando re Abimèlech, non avete operato bene verso Ierub-Baal e la
sua casa, non lo avete trattato secondo il merito delle sue azioni... [17]Perché
mio padre ha combattuto per voi, ha esposto al pericolo la vita e vi ha liberati
dalle mani di Madian. [18]Voi invece oggi siete insorti contro la casa di mio
padre, avete ucciso i suoi figli, settanta uomini, sopra una stessa pietra e
avete proclamato re dei signori di Sichem Abimèlech, figlio della sua schiava,
perché è vostro fratello. [19]Se dunque avete operato oggi con sincerità e con
integrità verso Ierub-Baal e la sua casa, godetevi Abimèlech ed egli si goda
voi! [20]Ma se non è così, esca da Abimèlech un fuoco che divori i signori di
Sichem e Bet-Millo; esca dai signori di Sichem e da Bet-Millo un fuoco che
divori Abimèlech!». [21]Iotam corse via, si mise in salvo e andò a stabilirsi a
Beer, lontano da Abimèlech suo fratello. Rivolta dei Sichemiti contro
Abimelèch [22]Abimèlech dominò su Israele tre anni. [23]Poi Dio mandò un
cattivo spirito fra Abimèlech e i signori di Sichem e i signori di Sichem si
ribellarono ad Abimèlech. [24]Questo avvenne perché la violenza fatta ai
settanta figli di Ierub-Baal ricevesse il castigo e il loro sangue ricadesse su
Abimèlech loro fratello, che li aveva uccisi, e sui signori di Sichem, che gli
avevano dato mano per uccidere i suoi fratelli. [25]I signori di Sichem posero
agguati contro di lui sulla cima dei monti, rapinando chiunque passasse vicino
alla strada. Abimèlech fu informato della cosa. [26]Poi Gaal, figlio di Ebed, e
i suoi fratelli vennero e si stabilirono a Sichem e i signori di Sichem riposero
la fiducia in lui. [27]Usciti nella campagna, vendemmiarono le loro vigne,
pigiarono l'uva e fecero festa. Poi entrarono nella casa del loro Dio,
mangiarono, bevvero e maledissero Abimèlech. [28]Gaal, figlio di Ebed, disse:
«Chi è Abimèlech e che è Sichem, perché dobbiamo servirlo? Non dovrebbero
piuttosto il figlio di Ierub-Baal e Zebul, suo luogotenente, servire gli uomini
di Camor, capostipite di Sichem? Perché dovremmo servirlo noi? [29]Se avessi in
mano questo popolo, io scaccerei Abimèlech e direi: Accresci pure il tuo
esercito ed esci in campo». [30]Ora Zebul, governatore della città, udite le
parole di Gaal, figlio di Ebed, si accese d'ira [31]e mandò messaggeri ad
Abimèlech in Aruma per dirgli: «Ecco Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli
sono venuti a Sichem e sollevano la città contro di te. [32]Alzati dunque di
notte con la gente che hai con te e tendi un agguato nella campagna.
[33]Domattina, non appena spunterà il sole, ti alzerai e piomberai sulla città
mentre lui con la sua gente ti uscirà contro: tu gli farai quel che troverai
opportuno». [34]Abimèlech e tutta la gente che era con lui si alzarono di notte
e tesero un agguato contro Sichem, divisi in quattro schiere. [35]Gaal, figlio
di Ebed, uscì e si fermò all'ingresso della porta della città; allora Abimèlech
uscì dall'agguato con la gente che aveva. [36]Gaal, vista quella gente, disse a
Zebul: «Ecco gente che scende dalle cime dei monti». Zebul gli rispose: «Tu vedi
l'ombra dei monti e la prendi per uomini». [37]Gaal riprese a parlare e disse:
«Ecco gente che scende dall'Ombelico della terra e una schiera che giunge per la
via della Quercia dei Maghi». [38]Allora Zebul gli disse: «Dov'è ora la
spavalderia di quando dicevi: Chi è Abimèlech, perché dobbiamo servirlo? Non è
questo il popolo che disprezzavi? Ora esci in campo e combatti contro di lui!».
[39]Allora Gaal uscì alla testa dei signori di Sichem e diede battaglia ad
Abimèlech. [40]Ma Abimèlech lo inseguì ed egli fuggì dinanzi a lui e molti
uomini caddero morti fino all'ingresso della porta. [41]Abimèlech ritornò ad
Aruma e Zebul cacciò Gaal e i suoi fratelli, che non poterono più rimanere a
Sichem. Distruzione di Sichem e presa della torre di Sichem [42]Il giorno
dopo il popolo di Sichem uscì alla campagna e Abimèlech ne fu informato.
[43]Egli prese la sua gente, la divise in tre schiere e tese un agguato
nella campagna: quando vide che il popolo usciva dalla città, si mosse contro di
essi e li battè. [44]Abimèlech e la sua gente fecero irruzione e si fermarono
all'ingresso della porta della città, mentre le altre due schiere si gettarono
su quelli che erano nella campagna e li colpirono. [45]Abimèlech combattè contro
la città tutto quel giorno, la prese e uccise il popolo che vi si trovava; poi
distrusse la città e la cosparse di sale. [46]Tutti i signori della torre di
Sichem, all'udir questo, entrarono nel sotterraneo del tempio di El-Berit.
[47]Fu riferito ad Abimèlech che tutti i signori della torre di Sichem si erano
adunati. [48]Allora Abimèlech salì sul monte Zalmon con tutta la gente che aveva
con sé; prese in mano la scure, tagliò un ramo d'albero, lo sollevò e se lo mise
in spalla; poi disse alla sua gente: «Quello che mi avete visto fare, fatelo
presto anche voi!». [49]Tutti tagliarono ciascuno un ramo e seguirono Abimèlech;
posero i rami contro il sotterraneo e bruciarono tra le fiamme la sala con
quelli che vi erano dentro. Così perì tutta la gente della torre di Sichem,
circa mille persone, fra uomini e donne. Assedio di Tebes e morte di
Abimèlech [50]Poi Abimèlech andò a Tebes, la cinse d'assedio e la prese.
[51]In mezzo alla città c'era una torre fortificata, dove si rifugiarono tutti i
signori della città, uomini e donne; vi si rinchiusero dentro e salirono sul
terrazzo della torre. [52]Abimèlech, giunto alla torre, l'attaccò e si accostò
alla porta della torre per appiccarvi il fuoco. [53]Ma una donna gettò giù il
pezzo superiore di una macina sulla testa di Abimèlech e gli spaccò il cranio.
[54]Egli chiamò in fretta il giovane che gli portava le armi e gli disse: «Tira
fuori la spada e uccidimi, perché non si dica di me: L'ha ucciso una donna!». Il
giovane lo trafisse ed egli morì. [55]Quando gli Israeliti videro che Abimèlech
era morto, se ne andarono ciascuno a casa sua. [56]Così Dio fece ricadere
sopra Abimèlech il male che egli aveva fatto contro suo padre, uccidendo
settanta suoi fratelli. [57]Dio fece anche ricadere sul capo della gente di
Sichem tutto il male che essa aveva fatto; così si avverò su di loro la
maledizione di Iotam, figlio di Ierub-Baal. Giudici - Capitolo 10 IEFETE
E I "GIUDICI MINORI" 6. TOLA [1]Dopo Abimèlech, sorse a salvare Israele
Tola, figlio di Pua, figlio di Dodo, uomo di Issacar. Dimorava a Samir sulle
montagne di Efraim; [2]fu giudice d'Israele per ventitrè anni, poi morì e fu
sepolto a Samir. 7. IAIR [3]Dopo di lui sorse Iair, il Galaadita, che fu
giudice d'Israele per ventidue anni; [4]ebbe trenta figli che cavalcavano trenta
asinelli e avevano trenta città, che si chiamano anche oggi i Villaggi di Iair e
sono nel paese di Gàlaad. [5]Poi Iair morì e fu sepolto a Kamon. 8.
IEFETE Oppressione degli Ammoniti [6]Gli Israeliti continuarono a fare ciò
che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal, le Astarti, gli dei di
Aram, gli dei di Sidòne, gli dei di Moab, gli dei degli Ammoniti e gli dei dei
Filistei; abbandonarono il Signore e non lo servirono più. [7]L'ira del Signore
si accese contro Israele e li mise nelle mani dei Filistei e nelle mani degli
Ammoniti. [8]Questi afflissero e oppressero per diciotto anni gli Israeliti,
tutti i figli d'Israele che erano oltre il Giordano, nel paese degli Amorrei in
Gàlaad. [9]Poi gli Ammoniti passarono il Giordano per combattere anche contro
Giuda, contro Beniamino e contro la casa d'Efraim e Israele fu in grande
angoscia. [10]Allora gli Israeliti gridarono al Signore: «Abbiamo peccato contro
di te, perché abbiamo abbandonato il nostro Dio e abbiamo servito i Baal».
[11]Il Signore disse agli Israeliti: «Non vi ho io liberati dagli Egiziani,
dagli Amorrei, dagli Ammoniti e dai Filistei? [12]Quando quelli di Sidòne, gli
Amaleciti e i Madianiti vi opprimevano e voi gridavate a me, non vi ho forse
liberati dalle loro mani? [13]Eppure, mi avete abbandonato e avete servito altri
dei; perciò io non vi salverò più. [14]Andate a gridare agli dei che avete
scelto; vi salvino essi nel tempo della vostra angoscia!». [15]Gli Israeliti
dissero al Signore: «Abbiamo peccato; fà di noi ciò che ti piace; soltanto,
liberaci in questo giorno». [16]Eliminarono gli dei stranieri e servirono il
Signore, il quale non tollerò più a lungo la tribolazione di Israele. [17]Gli
Ammoniti si radunarono e si accamparono in Gàlaad e anche gli Israeliti si
adunarono e si accamparono a Mizpa. [18]Il popolo, i principi di Gàlaad, si
dissero l'un l'altro: «Chi sarà l'uomo che comincerà a combattere contro gli
Ammoniti? Egli sarà il capo di tutti gli abitanti di Gàlaad». Giudici -
Capitolo 11 Iefte pone le condizioni [1]Ora Iefte, il Galaadita, era uomo
forte e valoroso, figlio di una prostituta; lo aveva generato Gàlaad. [2]Poi la
moglie di Gàlaad gli partorì figli e, quando i figli della moglie furono adulti,
cacciarono Iefte e gli dissero: «Tu non avrai eredità nella casa di nostro
padre, perché sei figlio di un'altra donna». [3]Iefte fuggì lontano dai suoi
fratelli e si stabilì nel paese di Tob. Attorno a Iefte si raccolsero alcuni
sfaccendati e facevano scorrerie con lui. [4]Qualche tempo dopo gli Ammoniti
mossero guerra a Israele. [5]Quando gli Ammoniti iniziarono la guerra contro
Israele, gli anziani di Gàlaad andarono a prendere Iefte nel paese di Tob.
[6]Dissero a Iefte: «Vieni, sii nostro condottiero e combatteremo contro gli
Ammoniti». [7]Ma Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: «Non siete forse voi
quelli che mi avete odiato e scacciato dalla casa di mio padre? Perché venite da
me ora che siete in difficoltà?». [8]Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte:
«Proprio per questo ora ci rivolgiamo a te: verrai con noi, combatterai contro
gli Ammoniti e sarai il capo di noi tutti abitanti di Gàlaad». [9]Iefte rispose
agli anziani di Gàlaad: «Se mi riconducete per combattere contro gli Ammoniti e
il Signore li mette in mio potere, io sarò vostro capo». [10]Gli anziani di
Gàlaad dissero a Iefte: «Il Signore sia testimone tra di noi, se non faremo come
hai detto». [11]Iefte dunque andò con gli anziani di Gàlaad; il popolo lo
costituì suo capo e condottiero e Iefte ripetè le sue parole davanti al Signore
in Mizpa. Approcci di Iefte con gli Ammoniti [12]Poi Iefte inviò
messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli: «Che c'è tra me e te, perché tu
venga contro di me a muover guerra al mio paese?». [13]Il re degli Ammoniti
rispose ai messaggeri di Iefte: «Perché, quando Israele uscì dall'Egitto, si
impadronì del mio territorio, dall'Arnon fino allo Iabbok e al Giordano;
restituiscilo spontaneamente». [14]Iefte inviò di nuovo messaggeri al re degli
Ammoniti per dirgli: [15]«Dice Iefte: Israele non si impadronì del paese di
Moab, né del paese degli Ammoniti; [16]ma, quando Israele uscì dall'Egitto e
attraversò il deserto fino al Mare Rosso e giunse a Kades, [17]mandò messaggeri
al re di Edom per dirgli: Lasciami passare per il tuo paese, ma il re di Edom
non acconsentì. Mandò anche al re di Moab, nemmeno lui volle e Israele rimase a
Kades. [18]Poi camminò per il deserto, fece il giro del paese di Edom e del
paese di Moab, giunse a oriente del paese di Moab e si accampò oltre l'Arnon
senza entrare nei territori di Moab; perché l'Arnon segna il confine di Moab.
[19]Allora Israele mandò messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, re di Chesbon, e
gli disse: Lasciaci passare dal tuo paese, per arrivare al nostro. [20]Ma Sicon
non si fidò che Israele passasse per i suoi confini; anzi radunò tutta la sua
gente, si accampò a Iaaz e combattè contro Israele. [21]Il Signore, Dio
d'Israele, mise Sicon e tutta la sua gente nelle mani d'Israele, che li
sconfisse; così Israele conquistò tutto il paese degli Amorrei che abitavano
quel territoro; [22]conquistò tutti i territori degli Amorrei, dall'Arnon allo
Iabbok e dal deserto al Giordano. [23]Ora il Signore, Dio d'Israele, ha
scacciato gli Amorrei davanti a Israele suo popolo e tu vorresti possedere il
loro paese? [24]Non possiedi tu quello che Camos tuo dio ti ha fatto possedere?
Così anche noi possiederemo il paese di quelli che il Signore ha scacciati
davanti a noi. [25]Sei tu forse più di Balak, figlio di Zippor, re di Moab?
Mosse forse querela ad Israele o gli fece guerra? [26]Da trecento anni Israele
abita a Chesbon e nelle sue dipendenze, ad Aroer e nelle sue dipendenze e in
tutte le città lungo l'Arnon; perché non gliele avete tolte durante questo
tempo? [27]Io non ti ho fatto torto e tu agisci male verso di me, muovendomi
guerra; il Signore giudice giudichi oggi tra gli Israeliti e gli Ammoniti!».
[28]Ma il re degli Ammoniti non ascoltò le parole che Iefte gli aveva mandato a
dire. Il voto di Iefte e la sua vittoria [29]Allora lo spirito del
Signore venne su Iefte ed egli attraversò Gàlaad e Manàsse, passò a Mizpa di
Gàlaad e da Mizpa di Gàlaad raggiunse gli Ammoniti. [30]Iefte fece voto al
Signore e disse: «Se tu mi metti nelle mani gli Ammoniti, [31]la persona che
uscirà per prima dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò
vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io l'offrirò in olocausto».
[32]Quindi Iefte raggiunse gli Ammoniti per combatterli e il Signore glieli mise
nelle mani. [33]Egli li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro
venti città, e fino ad Abel-Cheramin. Così gli Ammoniti furono umiliati davanti
agli Israeliti. [34]Poi Iefte tornò a Mizpa, verso casa sua; ed ecco uscirgli
incontro la figlia, con timpani e danze. Era l'unica figlia: non aveva altri
figli, né altre figlie. [35]Appena la vide, si stracciò le vesti e disse:
«Figlia mia, tu mi hai rovinato! Anche tu sei con quelli che mi hanno reso
infelice! Io ho dato la mia parola al Signore e non posso ritirarmi». [36]Essa
gli disse: «Padre mio, se hai dato parola al Signore, fà di me secondo quanto è
uscito dalla tua bocca, perché il Signore ti ha concesso vendetta sugli
Ammoniti, tuoi nemici». [37]Poi disse al padre: «Mi sia concesso questo:
lasciami libera per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la
mia verginità con le mie compagne». [38]Egli le rispose: «Và!», e la lasciò
andare per due mesi. Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua
verginità. [39]Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello
che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui venne in
Israele questa usanza: [40]ogni anno le fanciulle d'Israele vanno a piangere la
figlia di Iefte il Galaadita, per quattro giorni. Giudici - Capitolo 12
Guerra tra Efraim e Gàlaad. Morte di Iefte [1]Ora gli uomini di Efraim si
radunarono, passarono il fiume verso Zafon e dissero a Iefte: «Perché sei andato
a combattere contro gli Ammoniti e non ci hai chiamati con te? Noi bruceremo te
e la tua casa». [2]Iefte rispose loro: «Io e il mio popolo abbiamo avuto grandi
lotte con gli Ammoniti; quando vi ho chiamati in aiuto, non siete venuti a
liberarmi dalle loro mani. [3]Vedendo che voi non venivate in mio aiuto, ho
esposto al pericolo la vita, ho marciato contro gli Ammoniti e il Signore me li
ha messi nelle mani. Perché dunque siete venuti oggi contro di me a muovermi
guerra?». [4]Iefte, radunati tutti gli uomini di Gàlaad, diede battaglia ad
Efraim; gli uomini di Gàlaad sconfissero gli Efraimiti, perché questi dicevano:
«Voi siete fuggiaschi di Efraim; Gàlaad sta in mezzo a Efraim e in mezzo a
Manàsse». [5]I Galaaditi intercettarono agli Efraimiti i guadi del Giordano;
quando uno dei fuggiaschi di Efraim diceva: «Lasciatemi passare», gli uomini di
Gàlaad gli chiedevano: «Sei un Efraimita?». Se quegli rispondeva: «No», [6]i
Galaaditi gli dicevano: «Ebbene, dì Scibbolet», e quegli diceva Sibbolet, non
sapendo pronunciare bene. Allora lo afferravano e lo uccidevano presso i guadi
del Giordano. In quella occasione perirono quarantaduemila uomini di Efraim.
[7]Iefte fu giudice d'Israele per sei anni. Poi Iefte, il Galaadita, morì e fu
sepolto nella sua città in Gàlaad. 9. IBSAN [8]Dopo di lui fu giudice
d'Israele Ibsan di Betlemme. [9]Egli ebbe trenta figli, maritò trenta figlie e
fece venire da fuori trenta fanciulle per i suoi figli. Fu giudice d'Israele per
sette anni. [10]Poi Ibsan morì e fu sepolto a Betlemme. 10. ELON [11]Dopo
di lui fu giudice d'Israele Elon, lo Zabulonita; fu giudice d'Israele per dieci
anni. [12]Poi Elon, lo Zabulonita, morì e fu sepolto ad Aialon, nel paese di
Zàbulon. 11. ABDON [13]Dopo di lui fu giudice d'Israele Abdon, figlio di
Illel, di Piraton. [14]Ebbe quaranta figli e trenta nipoti, i quali cavalcavano
settanta asinelli. Fu giudice d'Israele per otto anni. [15]Poi Abdon, figlio di
Illel, il Piratonita, morì e fu sepolto a Piraton, nel paese di Efraim, sul
monte Amalek. Giudici - Capitolo 13 12. SANSONE L'annunzio della
nascita di Sansone [1]Gli Israeliti tornarono a fare quello che è male agli
occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani dei Filistei per quarant'anni.
[2]C'era allora un uomo di Zorea di una famiglia dei Daniti, chiamato Manoach;
sua moglie era sterile e non aveva mai partorito. [3]L'angelo del Signore
apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli,
ma concepirai e partorirai un figlio. [4]Ora guardati dal bere vino o bevanda
inebriante e dal mangiare nulla d'immondo. [5]Poiché ecco, tu concepirai e
partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo
sarà un nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare
Israele dalle mani dei Filistei». [6]La donna andò a dire al marito: «Un uomo di
Dio è venuto da me; aveva l'aspetto di un angelo di Dio, un aspetto terribile.
Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome,
[7]ma mi ha detto: Ecco tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino
né bevanda inebriante e non mangiare nulla d'immondo, perché il fanciullo sarà
un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte». Seconda
apparizione dell'angelo [8]Allora Manoach pregò il Signore e disse: «Signore,
l'uomo di Dio mandato da te venga di nuovo da noi e c'insegni quello che
dobbiamo fare per il nascituro». [9]Dio ascoltò la preghiera di Manoach e
l'angelo di Dio tornò ancora dalla donna, mentre stava nel campo; ma Manoach suo
marito non era con lei. [10]La donna corse in fretta ad informare il marito e
gli disse: «Ecco, mi è apparso quell'uomo che venne da me l'altro giorno».
[11]Manoach si alzò, seguì la moglie e giunto a quell'uomo gli disse: «Sei tu
l'uomo che hai parlato a questa donna?». Quegli rispose: «Sono io». [12]Manoach
gli disse: «Quando la tua parola si sarà avverata, quale sarà la norma da
seguire per il bambino e che si dovrà fare per lui?». [13]L'angelo del Signore
rispose a Manoach: «Si astenga la donna da quanto le ho detto. [14]Non mangi
nessun prodotto della vigna, né beva vino o bevanda inebriante e non mangi nulla
d'immondo; osservi quanto le ho comandato». [15]Manoach disse all'angelo del
Signore: «Permettici di trattenerti e di prepararti un capretto!». [16]L'angelo
del Signore rispose a Manoach: «Anche se tu mi trattenessi, non mangerei il tuo
cibo; ma se vuoi fare un olocausto, offrilo al Signore». Manoach non sapeva che
quello fosse l'angelo del Signore. [17]Poi Manoach disse all'angelo del Signore:
«Come ti chiami, perché quando si saranno avverate le tue parole, noi ti
rendiamo onore?». [18]L'angelo del Signore gli rispose: «Perché mi chiedi il
nome? Esso è misterioso». [19]Manoach prese il capretto e l'offerta e li bruciò
sulla pietra al Signore, che opera cose misteriose. Mentre Manoach e la moglie
stavano guardando, [20]mentre la fiamma saliva dall'altare al cielo, l'angelo
del Signore salì con la fiamma dell'altare. Manoach e la moglie, che stavano
guardando, si gettarono allora con la faccia a terra [21]e l'angelo del Signore
non apparve più né a Manoach né alla moglie. Allora Manoach comprese che quello
era l'angelo del Signore. [22]Manoach disse alla moglie: «Noi moriremo
certamente, perché abbiamo visto Dio». [23]Ma sua moglie gli disse: «Se il
Signore avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani
l'olocausto e l'offerta; non ci avrebbe mostrato tutte queste cose né ci avrebbe
fatto udire proprio ora cose come queste». [24]Poi la donna partorì un
figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. [25]Lo
spirito del Signore cominciò a investirlo quando era a Macane-Dan, fra Zorea ed
Estaol. Giudici - Capitolo 14 Il matrimonio di Sansone [1]Sansone
scese poi a Timna e a Timna vide una donna tra le figlie dei Filistei.
[2]Tornato a casa, disse al padre e alla madre: «Ho visto a Timna una donna, una
figlia dei Filistei; ora prendetemela in moglie». [3]Suo padre e sua madre gli
dissero: «Non c'è una donna tra le figlie dei tuoi fratelli e in tutto il nostro
popolo, perché tu vada a prenderti una moglie tra i Filistei non circoncisi?».
Ma Sansone rispose al padre: «Prendimi quella, perché mi piace». [4]Suo padre e
sua madre non sapevano che questo veniva dal Signore, il quale cercava pretesto
di lite dai Filistei. In quel tempo i Filistei dominavano Israele. [5]Sansone
scese con il padre e con la madre a Timna; quando furono giunti alle vigne di
Timna, ecco un leone venirgli incontro ruggendo. [6]Lo spirito del Signore lo
investì e, senza niente in mano, squarciò il leone come si squarcia un capretto.
Ma di ciò che aveva fatto non disse nulla al padre né alla madre. [7]Scese
dunque, parlò alla donna e questa gli piacque. [8]Dopo qualche tempo tornò per
prenderla e uscì dalla strada per vedere la carcassa del leone: ecco nel corpo
del leone c'era uno sciame d'api e il miele. [9]Egli prese di quel miele nel
cavo delle mani e si mise a mangiarlo camminando; quand'ebbe raggiunto il padre
e la madre, ne diede loro ed essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva
preso il miele dal corpo del leone. [10]Suo padre scese dunque da quella donna e
Sansone fece ivi un banchetto, perché così usavano fare i giovani. [11]Quando lo
ebbero visto, presero trenta compagni perché stessero con lui. L'indovinello
di Sansone [12]Sansone disse loro: «Voglio proporvi un indovinello; se voi me
lo spiegate entro i sette giorni del banchetto e se l'indovinate, vi darò trenta
tuniche e trenta mute di vesti; [13]ma se non sarete capaci di spiegarmelo,
darete trenta tuniche e trenta mute di vesti a me». [14]Quelli gli risposero:
«Proponi l'indovinello e noi lo ascolteremo». Egli disse loro: «Dal
divoratore è uscito il cibo e dal forte è uscito il dolce». Per tre
giorni quelli non riuscirono a spiegare l'indovinello. [15]Al quarto giorno
dissero alla moglie di Sansone: «Induci tuo marito a spiegarti l'indovinello; se
no daremo fuoco a te e alla casa di tuo padre. Ci avete invitati qui per
spogliarci?». [16]La moglie di Sansone si mise a piangergli attorno e a dirgli:
«Tu hai per me solo odio e non mi ami; hai proposto un indovinello ai figli del
mio popolo e non me l'hai spiegato!». Le disse: «Ecco, non l'ho spiegato a mio
padre né a mia madre e dovrei spiegarlo a te?». [17]Essa gli pianse attorno,
durante i sette giorni del banchetto; il settimo giorno Sansone glielo spiegò,
perché lo tormentava, ed essa spiegò l'indovinello ai figli del suo popolo.
[18]Gli uomini della città, il settimo giorno, prima che tramontasse il sole,
dissero a Sansone: «Che c'è di più dolce del miele? Che c'è di più forte
del leone?». Rispose loro: «Se non aveste arato con la mia giovenca,
non avreste sciolto il mio indovinello». [19]Allora lo spirito del
Signore lo investì ed egli scese ad Ascalon; vi uccise trenta uomini, prese le
loro spoglie e diede le mute di vesti a quelli che avevano spiegato
l'indovinello. Poi acceso d'ira, risalì a casa di suo padre [20]e la moglie di
Sansone fu data al compagno che gli aveva fatto da amico di nozze. Giudici -
Capitolo 15 Sansone brucia le messi dei Filistei [1]Dopo qualche tempo,
nei giorni della mietitura del grano, Sansone andò a visitare sua moglie, le
portò un capretto e disse: «Voglio entrare da mia moglie nella camera». Ma il
padre di lei non gli permise di entrare [2]e gli disse: «Credevo proprio che tu
l'avessi ripudiata e perciò l'ho data al tuo compagno; la sua sorella minore non
è più bella di lei? Prendila dunque al suo posto». [3]Ma Sansone rispose loro:
«Questa volta non sarò colpevole verso i Filistei, se farò loro del male».
[4]Sansone se ne andò e catturò trecento volpi; prese delle fiaccole, legò coda
e coda e mise una fiaccola fra le due code. [5]Poi accese le fiaccole, lasciò
andare le volpi per i campi di grano dei Filistei e bruciò i covoni ammassati,
il grano tuttora in piedi e perfino le vigne e gli oliveti. [6]I Filistei
chiesero: «Chi ha fatto questo?». Fu risposto: «Sansone, il genero dell'uomo di
Timna, perché costui gli ha ripreso la moglie e l'ha data al compagno di lui». I
Filistei salirono e bruciarono tra le fiamme lei e suo padre. [7]Sansone disse
loro: «Poiché agite in questo modo, io non la smetterò finché non mi sia
vendicato di voi». [8]Li battè l'uno sull'altro, facendone una grande
strage. Poi scese e si ritirò nella caverna della rupe di Etam. La mascella
di asino [9]Allora i Filistei vennero, si accamparono in Giuda e fecero una
scorreria fino a Lechi. [10]Gli uomini di Giuda dissero loro: «Perché siete
venuti contro di noi?». Quelli risposero: «Siamo venuti per legare Sansone; per
fare a lui quello che ha fatto a noi». [11]Tremila uomini di Giuda scesero alla
caverna della rupe di Etam e dissero a Sansone: «Non sai che i Filistei ci
dominano? Che cosa ci hai fatto?». Egli rispose loro: «Quello che hanno fatto a
me, io l'ho fatto a loro». [12]Gli dissero: «Siamo scesi per legarti e metterti
nelle mani dei Filistei». Sansone replicò loro: «Giuratemi che voi non mi
colpirete». [13]Quelli risposero: «No, ti legheremo soltanto e ti metteremo
nelle loro mani; ma certo non ti uccideremo». Lo legarono con due funi nuove e
lo fecero salire dalla rupe. [14]Mentre giungeva a Lechi e i Filistei gli
venivano incontro con grida di gioia, lo spirito del Signore lo investì; le funi
che aveva alle braccia divennero come fili di lino bruciacchiati dal fuoco e i
legami gli caddero disfatti dalle mani. [15]Trovò allora una mascella d'asino
ancora fresca, stese la mano, l'afferrò e uccise con essa mille uomini.
[16]Sansone disse: «Con la mascella dell'asino, li ho ben macellati!
Con la mascella dell'asino, ho colpito mille uomini!».
[17]Quand'ebbe finito di parlare, gettò via la mascella; per questo, quel
luogo fu chiamato Ramat-Lechi. [18]Poi ebbe gran sete e invocò il Signore
dicendo: «Tu hai concesso questa grande vittoria mediante il tuo servo; ora
dovrò morir di sete e cader nelle mani dei non circoncisi?». [19]Allora Dio
spaccò la roccia concava che è a Lechi e ne scaturì acqua. Sansone bevve, il suo
spirito si rianimò ed egli riprese vita. Perciò quella fonte fu chiamata
En-Korè: essa esiste a Lechi fino ad oggi. [20]Sansone fu giudice d'Israele, al
tempo dei Filistei, per venti anni. Giudici - Capitolo 16 L'episodio
delle porte di Gaza [1]Sansone andò a Gaza, vide una prostituta e andò da
lei. [2]Fu detto a quelli di Gaza: «E' venuto Sansone». Essi lo circondarono,
stettero in agguato tutta la notte presso la porta della città e tutta quella
notte rimasero quieti, dicendo: «Attendiamo lo spuntar del giorno e allora lo
uccideremo». [3]Sansone riposò fino a mezzanotte; a mezzanotte si alzò, afferrò
i battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme con la
sbarra, se li mise sulle spalle e li portò in cima al monte che guarda in
direzione di Ebron. Sansone tradito da Dalila [4]In seguito si innamorò
di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila. [5]Allora i capi dei
Filistei andarono da lei e le dissero: «Seducilo e vedi da dove proviene la sua
forza così grande e come potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti
daremo ciascuno mille e cento sicli d'argento». [6]Dalila dunque disse a
Sansone: «Spiegami: da dove proviene la tua forza così grande e in che modo ti
si potrebbe legare per domarti?». [7]Sansone le rispose: «Se mi si legasse con
sette corde d'arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come
un uomo qualunque». [8]Allora i capi dei Filistei le portarono sette corde
d'arco fresche, non ancora secche, ed essa lo legò con esse. [9]L'agguato era
teso in una camera interna. Essa gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono
addosso!». Ma egli spezzò le corde come si spezza un fil di stoppa, quando sente
il fuoco. Così il segreto della sua forza non fu conosciuto. [10]Poi Dalila
disse a Sansone: «Ecco tu ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; ora
spiegami come ti si potrebbe legare». [11]Le rispose: «Se mi si legasse con funi
nuove non ancora adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo
qualunque». [12]Dalila prese dunque funi nuove, lo legò e gli gridò: «Sansone, i
Filistei ti sono addosso!». L'agguato era teso nella camera interna. Egli ruppe
come un filo le funi che aveva alle braccia. [13]Poi Dalila disse a Sansone:
«Ancora ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; spiegami come ti si
potrebbe legare». Le rispose: «Se tu tessessi le sette trecce della mia testa
nell'ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io diventerei debole e
sarei come un uomo qualunque». [14]Essa dunque lo fece addormentare, tessè le
sette trecce della sua testa nell'ordito e le fissò con il pettine, poi gli
gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli si svegliò dal sonno e
strappò il pettine del telaio e l'ordito. [15]Allora essa gli disse: «Come puoi
dirmi: Ti amo, mentre il tuo cuore non è con me? Gia tre volte ti sei burlato di
me e non mi hai spiegato da dove proviene la tua forza così grande». [16]Ora
poiché essa lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo tormentava, egli
ne fu annoiato fino alla morte [17]e le aprì tutto il cuore e le disse: «Non è
mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di
mia madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole
e sarei come un uomo qualunque». [18]Allora Dalila vide che egli le aveva aperto
tutto il cuore, mandò a chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: «Venite su
questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore». Allora i capi dei
Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro. [19]Essa lo addormentò
sulle sue ginocchia, chiamò un uomo adatto e gli fece radere le sette trecce del
capo. Egli cominciò a infiacchirsi e la sua forza si ritirò da lui. [20]Allora
essa gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli, svegliatosi dal
sonno, pensò: «Io ne uscirò come ogni altra volta e mi svincolerò». Ma non
sapeva che il Signore si era ritirato da lui. [21]I Filistei lo presero e gli
cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di rame.
Egli dovette girare la macina nella prigione. Vendetta e morte di
Sansone [22]Intanto la capigliatura che gli avevano rasata, cominciava a
ricrescergli. [23]Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran
sacrificio a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano: «Il nostro dio ci ha
messo nelle mani Sansone nostro nemico». [24]Quando il popolo lo vide,
cominciò a lodare il suo dio e a dire: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani
Sansone nostro nemico, che ci devastava il paese e che ha ucciso
tanti dei nostri». [25]Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone
perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed
egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le
colonne. [26]Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano: «Lasciami
pure; fammi solo toccare le colonne sulle quali posa la casa, così che possa
appoggiarmi ad esse». [27]Ora la casa era piena di uomini e di donne; vi erano
tutti i capi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e
donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva giochi. [28]Allora Sansone
invocò il Signore e disse: «Signore, ricordati di me! Dammi forza per questa
volta soltanto, Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei
due occhi!». [29]Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava la
casa; si appoggiò ad esse, all'una con la destra, all'altra con la sinistra.
[30]Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la
forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro.
Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in
vita. [31]Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo
portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Zorea ed Estaol nel sepolcro di
Manoach suo padre. Egli era stato giudice d'Israele per venti anni. Giudici
- Capitolo 17 APPENDICI 1. IL SANTUARIO DI MICA E IL SANTUARIO DI
DAN Il santuario privato di Mica [1]C'era un uomo sulle montagne di
Efraim, che si chiamava Mica. [2]Egli disse alla madre: «Quei millecento sicli
di argento che ti hanno rubato e per i quali hai pronunziato una maledizione e
l'hai pronunziata alla mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso
io. Ora te lo restituisco». La madre disse: «Benedetto sia mio figlio dal
Signore!». [3]Egli restituì alla madre i millecento sicli d'argento e la madre
disse: «Io consacro con la mia mano questo denaro al Signore, in favore di mio
figlio, per farne una statua scolpita e una statua di getto». [4]Quando egli
ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese duecento sicli e li diede al
fonditore, il quale ne fece una statua scolpita e una statua di getto, che
furono collocate nella casa di Mica. [5]Quest'uomo, Mica, ebbe un santuario;
fece un efod e i terafim e diede l'investitura a uno dei figli, che gli fece da
sacerdote. [6]In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che
gli pareva meglio. [7]Ora c'era un giovane di Betlemme di Giuda, della tribù di
Giuda, il quale era un levita e abitava in quel luogo come forestiero. [8]Questo
uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare una dimora
dovunque la trovasse. Cammin facendo era giunto sulle montagne di Efraim, alla
casa di Mica. [9]Mica gli domandò: «Da dove vieni?». Gli rispose: «Sono un
levita di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora dove la troverò».
[10]Mica gli disse: «Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci
sicli d'argento all'anno, un corredo e vitto». Il levita entrò. [11]Il levita
dunque acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il giovane come un figlio.
[12]Mica diede l'investitura al levita; il giovane gli fece da sacerdote e si
stabilì in casa di lui. [13]Mica disse: «Ora so che il Signore mi farà del bene,
perché ho ottenuto questo levita come mio sacerdote». Giudici - Capitolo 18
I Daniti alla ricerca di un territorio [1]In quel tempo non c'era un re
in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché
fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele.
[2]I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro
tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro:
«Andate ad esplorare il Paese!». Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino
alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo. [3]Mentre erano presso la
casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli
chiesero: «Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui?».
[4]Rispose loro: «Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli faccio
da sacerdote». [5]Gli dissero: «Consulta Dio, perché possiamo sapere se il
viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito». [6]Il sacerdote rispose loro:
«Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore». [7]I
cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il
popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di
Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere,
facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano
relazione con nessuno. [8]Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i
fratelli chiesero loro: «Che notizie portate?». [9]Quelli risposero: «Alziamoci
e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi
rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il
paese. [10]Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla.
Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca
nulla di ciò che è sulla terra». La migrazione dei Daniti [11]Allora
seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben
armati. [12]Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il
luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi
l'accampamento di Dan. [13]Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero
alla casa di Mica. [14]I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese
di Lais dissero ai loro fratelli: «Sapete che in queste case c'è un efod, ci
sono i terafim, una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello
che dovete fare». [15]Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa
del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono. [16]Mentre i
seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta,
[17]e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono
in casa, presero la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto.
Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati.
[18]Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l'efod, i
terafim e la statua di getto, il sacerdote disse loro: «Che fate?». [19]Quelli
gli risposero: «Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi
padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un
uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?».
[20]Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l'efod, i terafim e la statua scolpita
e si unì a quella gente. [21]Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a
loro i bambini, il bestiame e le masserizie. [22]Quando erano gia lontani dalla
casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti. [23]Allora
gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: «Perché ti sei messo
in armi?». [24]Egli rispose: «Avete portato via gli dei che mi ero fatti e il
sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che
hai?». [25]I Daniti gli dissero: «Non si senta la tua voce dietro a noi, perché
uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la
vita di quelli della tua casa!». [26]I Daniti continuarono il viaggio; Mica,
vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa.
Presa di Lais. Fondazione di Dan e del suo santuario [27]Quelli dunque,
presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo
servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo
passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. [28]Nessuno le prestò
aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con
altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob. [29]Poi i
Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan
loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais. [30]E i
Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom,
figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché
gli abitanti del paese furono deportati. [31]Essi misero in onore per proprio
uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a
Silo. Giudici - Capitolo 19 2. IL DELITTO DI GABAA E LA GUERRA CONTRO
BENIAMINO Il levita di Efraim e la sua concubina [1]In quel tempo, quando
non c'era un re in Israele, un levita, il quale dimorava all'interno delle
montagne di Efraim, si prese per concubina una donna di Betlemme di Giuda. [2]Ma
la concubina in un momento di collera lo abbandonò, tornando a casa del padre a
Betlemme di Giuda e vi rimase per quattro mesi. [3]Suo marito si mosse e andò da
lei per convincerla a tornare. Aveva preso con sé il suo servo e due agguato
nella campagna: quando vide che il popolo usciva dalla città, si mosse contro di
essi e li battè. [44]Abimèlech e la sua gente fecero irruzione e si fermarono
all'ingresso della porta della città, mentre le altre due passarono la notte in
quel luogo. [5]Il quarto giorno si alzarono di buon'ora e il levita si disponeva
a partire. Il padre della giovane disse: «Prendi un boccone di pane per
ristorarti; poi, ve ne andrete». [6]Così sedettero tutti e due insieme e
mangiarono e bevvero. Poi il padre della giovane disse al marito: «Accetta di
passare qui la notte e il tuo cuore gioisca». [7]Quell'uomo si alzò per
andarsene; ma il suocero fece tanta insistenza che accettò di passare la notte
in quel luogo. [8]Il quinto giorno egli si alzò di buon'ora per andarsene e il
padre della giovane gli disse: «Rinfràncati prima». Così indugiarono fino al
declinare del giorno e mangiarono insieme. [9]Quando quell'uomo si alzò per
andarsene con la sua concubina e con il suo servo, il suocero, il padre della
giovane, gli disse: «Ecco, il giorno volge ora a sera; state qui questa notte;
ormai il giorno sta per finire; passa la notte qui e il tuo cuore gioisca;
domani vi metterete in viaggio di buon'ora e andrai alla tua tenda». [10]Ma
quell'uomo non volle passare la notte in quel luogo; si alzò, partì e giunse di
fronte a Iebus, cioè Gerusalemme, con i suoi due asini sellati, con la sua
concubina e il servo. Il delitto degli uomini di Gàbaa [11]Quando furono
vicino a Iebus, il giorno era di molto calato e il servo disse al suo padrone:
«Vieni, deviamo il cammino verso questa città dei Gebusei e passiamovi la
notte». [12]Il padrone gli rispose: «Non entreremo in una città di stranieri, i
cui abitanti non sono Israeliti, ma andremo oltre, fino a Gàbaa». [13]Aggiunse
al suo servo: «Vieni, raggiungiamo uno di quei luoghi e passeremo la notte a
Gàbaa o a Rama». [14]Così passarono oltre e continuarono il viaggio; il sole
tramontava, quando si trovarono di fianco a Gàbaa, che appartiene a Beniamino.
Deviarono in quella direzione per passare la notte a Gàbaa. [15]Il levita entrò
e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in casa per passare
la notte. [16]Quand'ecco un vecchio che tornava la sera dal lavoro nei campi;
era un uomo delle montagne di Efraim, che abitava come forestiero in Gàbaa,
mentre invece la gente del luogo era beniaminita. [17]Alzati gli occhi, vide
quel viandante sulla piazza della città. Il vecchio gli disse: «Dove vai e da
dove vieni?». [18]Quegli rispose: «Andiamo da Betlemme di Giuda fino
all'estremità delle montagne di Efraim. Io sono di là ed ero andato a Betlemme
di Giuda; ora mi reco alla casa del Signore, ma nessuno mi accoglie sotto il suo
tetto. [19]Eppure abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e
vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i tuoi servi; non ci
manca nulla». [20]Il vecchio gli disse: «La pace sia con te! Prendo a mio carico
quanto ti occorre; non devi passare la notte sulla piazza». [21]Così lo condusse
in casa sua e diede foraggio agli asini; i viandanti si lavarono i piedi, poi
mangiarono e bevvero. [22]Mentre aprivano il cuore alla gioia ecco gli uomini
della città, gente iniqua, circondarono la casa, bussando alla porta, e dissero
al vecchio padrone di casa: «Fà uscire quell'uomo che è entrato in casa tua,
perché vogliamo abusare di lui». [23]Il padrone di casa uscì e disse loro: «No,
fratelli miei, non fate una cattiva azione; dal momento che quest'uomo è venuto
in casa mia, non dovete commettere questa infamia! [24]Ecco mia figlia che è
vergine, io ve la condurrò fuori, abusatene e fatele quello che vi pare; ma non
commettete contro quell'uomo una simile infamia». [25]Ma quegli uomini non
vollero ascoltarlo. Allora il levita afferrò la sua concubina e la portò fuori
da loro. Essi la presero e abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; la
lasciarono andare allo spuntar dell'alba. [26]Quella donna sul far del mattino
venne a cadere all'ingresso della casa dell'uomo, presso il quale stava il suo
padrone e là restò finché fu giorno chiaro. [27]Il suo padrone si alzò alla
mattina, aprì la porta della casa e uscì per continuare il suo viaggio; ecco la
donna, la sua concubina, giaceva distesa all'ingresso della casa, con le mani
sulla soglia. [28]Le disse: «Alzati, dobbiamo partire!». Ma non ebbe risposta.
Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare alla sua abitazione.
[29]Come giunse a casa, si munì di un coltello, afferrò la sua concubina e
la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi; poi li spedì per tutto il
territorio d'Israele. [30]Agli uomini che inviava ordinò: «Così direte ad ogni
uomo d'Israele: E' forse mai accaduta una cosa simile da quando gli Israeliti
sono usciti dal paese di Egitto fino ad oggi? Pensateci, consultatevi e
decidete!». Quanti vedevano, dicevano: «Non è mai accaduta e non si è mai vista
una cosa simile, da quando gli Israeliti sono usciti dal paese d'Egitto fino ad
oggi!». Giudici - Capitolo 20 Gli Israeliti si impegnarono a vendicare
il delitto di Gàbaa [1]Allora tutti gli Israeliti uscirono, da Dan fino a
Bersabea e al paese di Gàlaad, e il popolo si radunò come un sol uomo dinanzi al
Signore, a Mizpa. [2]I capi di tutto il popolo e tutte le tribù d'Israele si
presentarono all'assemblea del popolo di Dio, in numero di quattrocentomila
fanti, che maneggiavano la spada. [3]I figli di Beniamino vennero a sapere che
gli Israeliti erano venuti a Mizpa. Gli Israeliti dissero: «Parlate! Com'è
avvenuta questa scelleratezza?». [4]Allora il levita, il marito della donna che
era stata uccisa, rispose: «Io ero giunto con la mia concubina a Gàbaa di
Beniamino per passarvi la notte. [5]Ma gli abitanti di Gàbaa insorsero contro di
me e circondarono di notte la casa dove stavo; volevano uccidere me; quanto alla
mia concubina le usarono violenza fino al punto che ne morì. [6]Io presi la mia
concubina, la feci a pezzi e li mandai per tutto il territorio della nazione
d'Israele, perché costoro hanno commesso un delitto e un'infamia in Israele.
[7]Eccovi qui tutti, Israeliti; consultatevi e decidete qui stesso». [8]Tutto il
popolo si alzò insieme gridando: «Nessuno di noi tornerà alla tenda, nessuno di
noi rientrerà a casa. [9]Ora ecco quanto faremo a Gàbaa: tireremo a sorte [10]e
prenderemo in tutte le tribù d'Israele dieci uomini su cento, cento su mille e
mille su diecimila, i quali andranno a cercare viveri per il popolo, per quelli
che andranno a punire Gàbaa di Beniamino, come merita l'infamia che ha commessa
in Israele». [11]Così tutti gli Israeliti si radunarono contro quella città,
uniti come un sol uomo. [12]Le tribù d'Israele mandarono uomini in tutta la
tribù di Beniamino a dire: «Quale delitto è stato commesso in mezzo a voi?
[13]Dunque consegnateci quegli uomini iniqui di Gàbaa, perché li uccidiamo e
cancelliamo il male da Israele». Ma i figli di Beniamino non vollero ascoltare
la voce dei loro fratelli, gli Israeliti. Primi combattimenti [14]I figli
di Beniamino uscirono dalle loro città e si radunarono a Gàbaa per combattere
contro gli Israeliti. [15]Si passarono in rassegna i figli di Beniamino usciti
dalle città: formavano un totale di ventiseimila uomini che maneggiavano la
spada, senza contare gli abitanti di Gàbaa. [16]Fra tutta questa gente c'erano
settecento uomini scelti, che erano ambidestri. Tutti costoro erano capaci di
colpire con la fionda un capello, senza fallire il colpo. [17]Si fece pure
la rassegna degli Israeliti, non compresi quelli di Beniamino, ed erano
quattrocentomila uomini in grado di maneggiare la spada, tutti guerrieri.
[18]Gli Israeliti si mossero, vennero a Betel e consultarono Dio, dicendo: «Chi
di noi andrà per primo a combattere contro i figli di Beniamino?». Il Signore
rispose: «Giuda andrà per primo». [19]Il mattino dopo, gli Israeliti si mossero
e si accamparono presso Gàbaa. [20]Gli Israeliti uscirono per combattere contro
Beniamino e si disposero in ordine di battaglia contro di loro, presso Gàbaa.
[21]Allora i figli di Beniamino uscirono e in quel giorno sterminarono
ventiduemila Israeliti, [22]ma il popolo, gli Israeliti, si rinfrancarono e
tornarono a schierarsi in battaglia dove si erano schierati il primo giorno.
[23]Gli Israeliti andarono a piangere davanti al Signore fino alla sera e
consultarono il Signore, dicendo: «Devo continuare a combattere contro Beniamino
mio fratello?». Il Signore rispose: «Andate contro di loro». [24]Gli Israeliti
vennero a battaglia con i figli di Beniamino una seconda volta. [25]I
Beniaminiti una seconda volta uscirono da Gàbaa contro di loro e sterminarono
altri diciottomila uomini degli Israeliti, tutti atti a maneggiar la spada.
[26]Allora tutti gli Israeliti e tutto il popolo andarono a Betel, piansero e
rimasero davanti al Signore e digiunarono quel giorno fino alla sera e offrirono
olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore. [27]Gli Israeliti
consultarono il Signore - l'arca dell'alleanza di Dio in quel tempo era là [28]e
Pincas, figlio di Eleazaro, figlio di Aronne, prestava servizio davanti a essa
in quel tempo - e dissero: «Devo continuare ancora a uscire in battaglia contro
Beniamino mio fratello o devo cessare?». Il Signore rispose: «Andate, perché
domani ve li metterò nelle mani». Disfatta di Beniamino [29]Israele tese
quindi un agguato intorno a Gàbaa. [30]Gli Israeliti andarono il terzo
giorno contro i figli di Beniamino e si disposero a battaglia presso Gàbaa come
le altre volte. [31]I figli di Beniamino fecero una sortita contro il popolo, si
lasciarono attirare lontano dalla città e cominciarono a colpire e ad uccidere,
come le altre volte, alcuni del popolo d'Israele, lungo le strade che portano a
Betel e a Gàbaon, in aperta campagna: ne uccisero circa trenta. [32]Gia i figli
di Beniamino pensavano: «Eccoli sconfitti davanti a noi come la prima volta». Ma
gli Israeliti dissero: «Fuggiamo e attiriamoli dalla città sulle strade!».
[33]Tutti gli Israeliti abbandonarono la loro posizione e si disposero a
battaglia a Baal-Tamar, mentre quelli di Israele che erano in agguato sbucavano
dal luogo dove si trovavano, a occidente di Gàbaa. [34]Diecimila uomini scelti
in tutto Israele giunsero davanti a Gàbaa. Il combattimento fu aspro: quelli non
si accorgevano del disastro che stava per colpirli. [35]Il Signore sconfisse
Beniamino davanti ad Israele; gli Israeliti uccisero in quel giorno
venticinquemila e cento uomini di Beniamino, tutti atti a maneggiare la spada.
[36]I figli di Beniamino si accorsero d'essere sconfitti. Gli Israeliti
avevano ceduto terreno a Beniamino, perché confidavano nell'agguato che avevano
teso presso Gàbaa. [37]Quelli che stavano in agguato infatti si gettarono
d'improvviso contro Gàbaa e, fattavi irruzione, passarono a fil di spada
l'intera città. [38]C'era un segnale convenuto fra gli Israeliti e quelli
dell'imboscata: questi dovevano fare salire dalla città una colonna di fumo.
[39]Gli Israeliti avevano dunque voltato le spalle nel combattimento e gli
uomini di Beniamino avevano cominciato a colpire e uccidere circa trenta uomini
d'Israele. Essi dicevano: «Ormai essi sono sconfitti davanti a noi, come nella
prima battaglia!». [40]Ma quando il segnale, la colonna di fumo, cominciò ad
alzarsi dalla città, quelli di Beniamino si voltarono indietro ed ecco tutta la
città saliva in fiamme verso il cielo. [41]Allora gli Israeliti tornarono
indietro e gli uomini di Beniamino furono presi dal terrore, vedendo il disastro
piombare loro addosso. [42]Voltarono le spalle davanti agli Israeliti e presero
la via del deserto; ma i combattenti li incalzavano e quelli che venivano dalla
città piombavano in mezzo a loro massacrandoli. [43]Circondarono i Beniaminiti,
li inseguirono senza tregua, li incalzarono fino di fronte a Gàbaa dal lato di
oriente. [44]Caddero dei Beniaminiti diciottomila uomini, tutti valorosi.
[45]I superstiti voltarono le spalle e fuggirono verso il deserto, in
direzione della roccia di Rimmon e gli Israeliti ne rastrellarono per le strade
cinquemila, li incalzarono fino a Ghideom e ne colpirono altri duemila. [46]Così
il numero totale dei Beniaminiti, che caddero quel giorno, fu di
venticinquemila, atti a maneggiare la spada, tutta gente di valore. [47]Seicento
uomini, che avevano voltato le spalle ed erano fuggiti verso il deserto,
raggiunsero la roccia di Rimmon, rimasero alla roccia di Rimmon quattro mesi.
[48]Intanto gli Israeliti tornarono contro i figli di Beniamino, passarono a fil
di spada nella città uomini e bestiame e quanto trovarono, e diedero alle fiamme
anche tutte le città che incontrarono. Giudici - Capitolo 21 I rimpianti
degli Israeliti [1]Gli Israeliti avevano giurato a Mizpa: «Nessuno di noi
darà in moglie la figlia a un Beniaminita». [2]Il popolo venne a Betel, dove
rimase fino alla sera davanti a Dio, alzò la voce prorompendo in pianto [3]e
disse: «Signore, Dio d'Israele, perché è avvenuto questo in Israele, che oggi in
Israele sia venuta meno una delle sue tribù?». [4]Il giorno dopo il popolo
si alzò di buon mattino, costruì in quel luogo un altare e offrì olocausti e
sacrifici di comunione. [5]Poi gli Israeliti dissero: «Chi è fra tutte le tribù
d'Israele, che non sia venuto all'assemblea davanti al Signore?». Perché c'era
stato questo grande giuramento contro chi non fosse venuto alla presenza del
Signore a Mizpa: «Sarà messo a morte». [6]Gli Israeliti si pentivano di quello
che avevano fatto a Beniamino loro fratello e dicevano: «Oggi è stata soppressa
una tribù d'Israele. [7]Come faremo per le donne dei superstiti, perché abbiamo
giurato per il Signore di non dar loro in moglie nessuna delle nostre figlie?».
Le vergini di Iabes date ai Beniaminiti [8]Dissero dunque: «Qual è fra le
tribù d'Israele quella che non è venuta davanti al Signore a Mizpa?». Risultò
che nessuno di Iabes di Gàlaad era venuto all'accampamento dove era l'assemblea;
[9]fatta la rassegna del popolo si era trovato che là non vi era nessuno degli
abitanti di Iabes di Gàlaad. [10]Allora la comunità vi mandò dodicimila uomini
dei più valorosi e ordinò: «Andate e passate a fil di spada gli abitanti di
Iabes di Gàlaad, comprese le donne e i bambini. [11]Farete così: ucciderete ogni
maschio e ogni donna che abbia avuto rapporti con un uomo; invece risparmierete
le vergini». [12]Trovarono fra gli abitanti di Iabes di Gàlaad quattrocento
fanciulle vergini, che non avevano avuto rapporti con alcuno, e le condussero
all'accampamento, a Silo, che è nel paese di Canaan. [13]Allora tutta la
comunità mandò messaggeri per parlare ai figli di Beniamino che erano alla
roccia di Rimmon e per proclamar loro la pace. [14]Così i Beniaminiti tornarono
e furono loro date le donne a cui era stata risparmiata la vita fra le donne di
Iabes di Gàlaad; ma non erano sufficienti per tutti. Il ratto delle figlie
di Silo [15]Il popolo dunque si era pentito di quello che aveva fatto a
Beniamino, perché il Signore aveva aperto una breccia fra le tribù d'Israele.
[16]Gli anziani della comunità dissero: «Come procureremo donne ai superstiti,
poiché le donne beniaminite sono state distrutte?». [17]Soggiunsero: «Le
proprietà dei superstiti devono appartenere a Beniamino perché non sia soppressa
una tribù in Israele. [18]Ma noi non possiamo dar loro in moglie le nostre
figlie, perché gli Israeliti hanno giurato: Maledetto chi darà una moglie a
Beniamino!». [19]Aggiunsero: «Ecco ogni anno si fa una festa per il Signore a
Silo», che è a nord di Betel, a oriente della strada che va da Betel a Sichem e
a mezzogiorno di Lebona. [20]Diedero quest'ordine ai figli di Beniamino:
«Andate, appostatevi nelle vigne [21]e state a vedere: quando le fanciulle di
Silo usciranno per danzare in coro, uscite dalle vigne, rapite ciascuno una
donna tra le fanciulle di Silo e ve ne andrete nel paese di Beniamino.
[22]Quando i loro padri o i loro fratelli verranno a discutere con voi, direte
loro: Concedetele a noi: abbiamo preso ciascuno una donna come in battaglia...
ma se ce le aveste date voi stessi, allora avreste peccato». [23]I figli di
Beniamino fecero a quel modo: si presero mogli, secondo il loro numero, fra le
danzatrici; le rapirono, poi partirono e tornarono nel loro territorio,
riedificarono le città e vi stabilirono la dimora. [24]In quel medesimo
tempo, gli Israeliti se ne andarono ciascuno nella sua tribù e nella sua
famiglia e da quel luogo ciascuno si diresse verso la sua eredità. [25]In quel
tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quel che gli pareva meglio.
Rut - Capitolo 1 RUT E NOEMI [1]Al tempo in cui governavano i
giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo di Betlemme di Giuda emigrò
nella campagna di Moab, con la moglie e i suoi due figli. [2]Quest'uomo si
chiamava Elimèlech, sua moglie Noemi e i suoi due figli Maclon e Chilion; erano
Efratei di Betlemme di Giuda. Giunti nella campagna di Moab, vi si stabilirono.
[3]Poi Elimèlech, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i due figli.
[4]Questi sposarono donne di Moab, delle quali una si chiamava Orpa e l'altra
Rut. Abitavano in quel luogo da circa dieci anni, [5]quando anche Maclon e
Chilion morirono tutti e due e la donna rimase priva dei suoi due figli e del
marito. [6]Allora si alzò con le sue nuore per andarsene dalla campagna di
Moab, perché aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo,
dandogli pane. [7]Partì dunque con le due nuore da quel luogo e mentre era in
cammino per tornare nel paese di Giuda [8]Noemi disse alle due nuore: «Andate,
tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi, come voi
avete fatto con quelli che sono morti e con me! [9]Il Signore conceda a ciascuna
di voi di trovare riposo in casa di un marito». Essa le baciò, ma quelle
piansero ad alta voce [10]e le dissero: «No, noi verremo con te al tuo popolo».
[11]Noemi rispose: «Tornate indietro, figlie mie! Perché verreste con me? Ho io
ancora figli in seno, che possano diventare vostri mariti? [12]Tornate indietro,
figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per avere un marito. Se dicessi: Ne
ho speranza, e se anche avessi un marito questa notte e anche partorissi figli,
[13]vorreste voi aspettare che diventino grandi e vi asterreste per questo dal
maritarvi? No, figlie mie; io sono troppo infelice per potervi giovare, perché
la mano del Signore è stesa contro di me». [14]Allora esse alzarono la voce e
piansero di nuovo; Orpa baciò la suocera e partì, ma Rut non si staccò da lei.
[15]Allora Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata al suo popolo e ai suoi
dei; torna indietro anche tu, come tua cognata». [16]Ma Rut rispose: «Non
insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove
andrai tu andrò anch'io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio
popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; [17]dove morirai tu, morirò anch'io e vi
sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi
separerà da te». [18]Quando Noemi la vide così decisa ad accompagnarla, cessò di
insistere. [19]Così fecero il viaggio insieme fino a Betlemme. Quando giunsero a
Betlemme, tutta la città s'interessò di loro. Le donne dicevano: «E' proprio
Noemi!». [20]Essa rispondeva: «Non mi chiamate Noemi, chiamatemi Mara, perché
l'Onnipotente mi ha tanto amareggiata! [21]Io ero partita piena e il Signore mi
fa tornare vuota. Perché chiamarmi Noemi, quando il Signore si è dichiarato
contro di me e l'Onnipotente mi ha resa infelice?». [22]Così Noemi tornò con
Rut, la Moabita, sua nuora, venuta dalle campagne di Moab. Esse arrivarono a
Betlemme quando si cominciava a mietere l'orzo. Rut - Capitolo 2 Rut nei
campi di Booz [1]Noemi aveva un parente del marito, uomo potente e ricco
della famiglia di Elimèlech, che si chiamava Booz. [2]Rut, la Moabita, disse a
Noemi: «Lasciami andare per la campagna a spigolare dietro a qualcuno agli occhi
del quale avrò trovato grazia». Le rispose: «Và, figlia mia». [3]Rut andò e si
mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori; per caso si trovò nella
parte della campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlech.
[4]Ed ecco Booz arrivò da Betlemme e disse ai mietitori: «Il Signore sia con
voi!». Quelli gli risposero: «Il Signore ti benedica!». [5]Booz disse al suo
servo, incaricato di sorvegliare i mietitori: «Di chi è questa giovane?». [6]Il
servo incaricato di sorvegliare i mietitori rispose: «E' una giovane moabita,
quella che è tornata con Noemi dalla campagna di Moab. [7]Ha detto: Vorrei
spigolare e raccogliere dietro ai mietitori. E' venuta ed è rimasta in piedi da
stamattina fino ad ora; solo in questo momento si è un poco seduta nella casa».
[8]Allora Booz disse a Rut: «Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un
altro campo; non allontanarti di qui, ma rimani con le mie giovani; [9]tieni
d'occhio il campo dove si miete e cammina dietro a loro. Non ho forse ordinato
ai miei giovani di non molestarti? Quando avrai sete, và a bere dagli orci ciò
che i giovani avranno attinto». [10]Allora Rut si prostrò con la faccia a terra
e gli disse: «Per qual motivo ho trovato grazia ai tuoi occhi, così che tu ti
interessi di me che sono una straniera?». [11]Booz le rispose: «Mi è stato
riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito e come hai
abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso un popolo,
che prima non conoscevi. [12]Il Signore ti ripaghi quanto hai fatto e il tuo
salario sia pieno da parte del Signore, Dio d'Israele, sotto le cui ali sei
venuta a rifugiarti». [13]Essa gli disse: «Possa io trovar grazia ai tuoi occhi,
o mio signore! Poiché tu mi hai consolata e hai parlato al cuore della tua
serva, benché io non sia neppure come una delle tue schiave». [14]Poi, al
momento del pasto, Booz le disse: «Vieni, mangia il pane e intingi il boccone
nell'aceto». Essa si pose a sedere accanto ai mietitori. Booz le pose davanti
grano abbrustolito; essa ne mangiò a sazietà e ne mise da parte gli avanzi.
[15]Poi si alzò per tornare a spigolare e Booz diede quest'ordine ai suoi servi:
«Lasciatela spigolare anche fra i covoni e non le fate affronto; [16]anzi
lasciate cadere apposta per lei spighe dai mannelli; abbandonatele, perché essa
le raccolga, e non sgridatela». [17]Così essa spigolò nel campo fino alla sera;
battè quello che aveva raccolto e ne venne circa una quarantina di chili di
orzo. [18]Se lo caricò addosso, entrò in città e sua suocera vide ciò che essa
aveva spigolato. Poi Rut tirò fuori quello che era rimasto del cibo e glielo
diede. [19]La suocera le chiese: «Dove hai spigolato oggi? Dove hai
lavorato? Benedetto colui che si è interessato di te!». Rut riferì alla suocera
presso chi aveva lavorato e disse: «L'uomo presso il quale ho lavorato oggi si
chiama Booz». [20]Noemi disse alla nuora: «Sia benedetto dal Signore, che non ha
rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti!». Aggiunse: «Questo uomo
è nostro parente stretto; è di quelli che hanno su di noi il diritto di
riscatto». [21]Rut, la Moabita, disse: «Mi ha anche detto: Rimani insieme ai
miei servi, finché abbiano finito tutta la mia mietitura». [22]Noemi disse a
Rut, sua nuora: «E' bene, figlia mia, che tu vada con le sue schiave e non ti
esponga a sgarberie in un altro campo». [23]Essa rimase dunque con le schiave di
Booz, a spigolare, sino alla fine della mietitura dell'orzo e del frumento. Poi
abitò con la suocera. Rut - Capitolo 3 Booz addormentato [1]Noemi,
sua suocera, le disse: «Figlia mia, non devo io cercarti una sistemazione, così
che tu sia felice? [2]Ora, Booz, con le cui giovani tu sei stata, non è nostro
parente? Ecco, questa sera deve ventilare l'orzo sull'aia. [3]Su dunque,
profumati, avvolgiti nel tuo manto e scendi all'aia; ma non ti far riconoscere
da lui, prima che egli abbia finito di mangiare e di bere. [4]Quando andrà a
dormire, osserva il luogo dove egli dorme; poi và, alzagli la coperta dalla
parte dei piedi e mettiti lì a giacere; ti dirà lui ciò che dovrai fare». [5]Rut
le rispose: «Farò quanto dici». [6]Scese all'aia e fece quanto la suocera le
aveva ordinato. [7]Booz mangiò, bevve e aprì il cuore alla gioia; poi andò a
dormire accanto al mucchio d'orzo. Allora essa venne pian piano, gli alzò la
coperta dalla parte dei piedi e si coricò. [8]Verso mezzanotte quell'uomo si
svegliò, con un brivido, si guardò attorno ed ecco una donna gli giaceva ai
piedi. [9]Le disse: «Chi sei?». Rispose: «Sono Rut, tua serva; stendi il lembo
del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto». [10]Le
disse: «Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà
è migliore anche del primo, perché non sei andata in cerca di uomini giovani,
poveri o ricchi. [11]Ora non temere, figlia mia; io farò per te quanto dici,
perché tutti i miei concittadini sanno che sei una donna virtuosa. [12]Ora io
sono tuo parente, ma ce n'è un altro che è parente più stretto di me. [13]Passa
qui la notte e domani mattina se quegli vorrà sposarti, va bene, ti prenda; ma
se non gli piacerà, ti prenderò io, per la vita del Signore! Stà tranquilla fino
al mattino». [14]Rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina. Poi Booz si
alzò prima che un uomo possa distinguere un altro, perché diceva: «Nessuno
sappia che questa donna è venuta sull'aia!». [15]Poi aggiunse: «Apri il mantello
che hai addosso e tienilo con le due mani». Essa lo tenne ed egli vi versò
dentro sei misure d'orzo e glielo pose sulle spalle. Rut rientrò in città
[16]e venne dalla suocera, che le disse: «Come è andata, figlia mia?». Essa le
raccontò quanto quell'uomo aveva fatto per lei. [17]Aggiunse: «Mi ha anche dato
sei misure di orzo; perché mi ha detto: Non devi tornare da tua suocera a mani
vuote». [18]Noemi disse: «Stà quieta, figlia mia, finché tu sappia come la cosa
si concluderà; certo quest'uomo non si darà pace finché non abbia concluso oggi
stesso questa faccenda». Rut - Capitolo 4 Booz sposa Rut [1]Intanto
Booz venne alla porta della città e vi sedette. Ed ecco passare colui che aveva
il diritto di riscatto e del quale Booz aveva parlato. Booz gli disse: «Tu, quel
tale, vieni e siediti qui!». Quello si avvicinò e sedette. [2]Poi Booz scelse
dieci uomini fra gli anziani della città e disse loro: «Sedete qui». Quelli
sedettero. [3]Allora Booz disse a colui che aveva il diritto di riscatto: «Il
campo che apparteneva al nostro fratello Elimèlech, lo mette in vendita Noemi,
che è tornata dalla campagna di Moab. [4]Ho pensato bene di informartene e
dirti: Fanne acquisto alla presenza delle persone qui sedute e alla presenza
degli anziani del mio popolo. Se vuoi acquistarlo con il diritto di riscatto,
acquistalo, ma se non vuoi acquistarlo, dichiaramelo, che io lo sappia; perché
nessuno fuori di te ha il diritto di riscatto e dopo di te vengo io». Quegli
rispose: «Io intendo acquistarlo». [5]Allora Booz disse: «Quando acquisterai il
campo dalla mano di Noemi, nell'atto stesso tu acquisterai anche Rut, la
Moabita, moglie del defunto, per assicurare il nome del defunto sulla sua
eredità». [6]Colui che aveva il diritto di riscatto rispose: «Io non posso
acquistare con il diritto di riscatto, altrimenti danneggerei la mia propria
eredità; subentra tu nel mio diritto, perché io non posso valermene». [7]Una
volta in Israele esisteva questa usanza relativa al diritto del riscatto o della
permuta, per convalidare ogni atto: uno si toglieva il sandalo e lo dava
all'altro; era questo il modo di attestare in Israele. [8]Così chi aveva il
diritto di riscatto disse a Booz: «Acquista tu il mio diritto di riscatto»; si
tolse il sandalo e glielo diede. [9]Allora Booz disse agli anziani e a tutto
il popolo: «Voi siete oggi testimoni che io ho acquistato dalle mani di Noemi
quanto apparteneva a Elimèlech, a Chilion e a Maclon, [10]e che ho anche preso
in moglie Rut, la Moabita, gia moglie di Maclon, per assicurare il nome del
defunto sulla sua eredità e perché il nome del defunto non scompaia tra i suoi
fratelli e alla porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni». [11]Tutto
il popolo che si trovava alla porta rispose: «Ne siamo testimoni». Gli anziani
aggiunsero: «Il Signore renda la donna, che entra in casa tua, come Rachele e
Lia, le due donne che fondarono la casa d'Israele. Procurati ricchezze in
Efrata, fatti un nome in Betlemme! [12]La tua casa sia come la casa di Perez,
che Tamar partorì a Giuda, grazie alla posterità che il Signore ti darà da
questa giovane!». [13]Così Booz prese Rut, che divenne sua moglie. Egli si
unì a lei e il Signore le accordò di concepire: essa partorì un figlio. [14]E le
donne dicevano a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto
mancare un riscattatore perché il nome del defunto si perpetuasse in Israele!
[15]Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia; perché lo ha
partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di sette figli». [16]Noemi
prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice. [17]E le vicine
dissero: «E' nato un figlio a Noemi!». Essa lo chiamò Obed: egli fu il padre di
Iesse, padre di Davide. Genealogia di Davide [18]Questa è la discendenza
di Perez: Perez generò Chezron; Chezron generò Ram; [19]Ram generò Amminadab;
[20]Amminadab generò Nacson; Nacson generò Salmon; [21]Salmon generò Booz; Booz
generò Obed; [22]Obed generò Iesse e Iesse generò Davide.
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