IMMAGINI
DELLA SOCIETÀ ITALIANA
9.1. PREMESSA
L'assetto storico, politico, economico e sociale dell.Italia nel XVIII
secolo
è contrassegnato dalla presenza di Stati politicamente differenti,
dissimili, per struttura, nascita e crescita, con una loro specifica
attribuzione
e funzione di classi sociali, ciascuno con una propria speciale
struttura di forze economiche.
Questa molteplicità d.immagini dei diversi paesaggi sociali dei
nostri stati non mancherà di esercitare una certa influenza sugli indirizzi
che prenderanno i diversi illuminismi sociali.
L.Italia si presenta agli occhi dello spettatore imparziale come un
paese in cui gli elementi essenziali di struttura sociale sono: la divisione
politica, la mancanza d.unità, l.arretratezza morale, civile ed economica,
la presenza di elementi forti di natura feudale, che rappresentano dei
vincoli altrettanto energici, i quali impediscono lo sviluppo economico
e sociale. Le condizioni di arretratezza consentono al proprio interno
l.emergere di forze nuove che spingono sulla strada del rinnovamento
e del cambiamento. Queste energie si inseriscono nel mutato assetto
storico-politico e sociale dell.Europa del XVIII secolo.
Agli inizi del secolo la carta geo-politico-sociale dell.Italia è
ridisegnata
dalle potenze dinastiche europee. Con la pace di Aachen nasce
e si concretizza all.interno del continente europeo un nuovo ordine.
Gli Asburgo e i Borboni si dividono l.influenza e il dominio delle diParte
quarta . Le origini delle scienze sociali in Italia nell.età
dell.Illuminismo
158
verse aree geografiche della penisola italiana. Le nuove vicende storiche
si ripercuotono positivamente sulla vita sociale italiana dando l.avvio
ad un intenso dinamismo culturale. «Nei secoli precedenti, il dominio
spagnolo aveva chiuso l.Italia come una muraglia cinese; ora, con i
nuovi e diversi dominatori si spalancano all.Italia le porte d.Europa»
[Valsecchi, 1964a, p. 59].
La nuova stagione celebra il trionfo del movimento illuminista
europeo. I Lumi costituiscono un potente elemento di rottura dell
.ordine sociale feudale. Essi rappresentano un fattore di stimolo per i
sovrani illuminati nella enunciazione ed attuazione delle politiche di
riforma.
In questo generale processo di rinnovamento e cambiamento sociale
è coinvolto anche il nostro paese. Il riformismo asburgico, annunciato
dall.azione politica svolta da Maria Teresa d.Austria e Giuseppe
II, la politica moderna di Leopoldo II in Toscana, l.azione svolta da
Ferdinando e Maria Carolina a Napoli rappresentano altrettanti esempi
del coinvolgimento dell.Italia nei generali processi di sviluppo allora in
atto in Europa.
Milano, Firenze e Napoli rappresentano i centri culturali più fecondi
nella diffusione della cultura dei Lumi nel nostro paese. Una
nuova Italia nasce dalla collaborazione tra il riformismo politico-sociale
europeo e il pensiero italiano. Si afferma nel panorama intellettuale
europeo
un Illuminismo italiano, con proprie caratteristiche e fisionomie
particolari. Lo stimolo all.innovazione culturale disegna l.emergere di
una nuova struttura sociale dinamica e complessa.
L.Illuminismo sociale italiano costituirà una sorta d.unità culturale e
morale, in un.Italia divisa e dispersa dal punto di vista politico. È all
.interno di questo variegato e multiforme mondo, che noi cercheremo
di cogliere i primi segni e i presupposti culturali delle originarie
riflessioni
socialmente rilevanti sulla società italiana del XVIII secolo.
9.2. CENNI SULLE ORIGINI DELLE SCIENZE SOCIALI IN ITALIA:
L.ILLUMINISMO A NAPOLI
PARTE PRIMA
La pubblicazione delle prime opere di Antonio Genovesi rappresen9.
Immagini della società italiana
159
tano l.iniziale contributo alla diffusione della cultura dei Lumi a Napoli:
la capitale culturale e commerciale dell.intero Mezzogiorno. Le linee
fondamentali del suo programma politico-sociale si trovano nella propria
introduzione al discorso di Ubaldo Montelatici .sul vero fine delle
arti e delle scienze.. Genovesi avverte l.esigenza di avviare una politica
riformista con la finalità espressamente dichiarata di fare del Mezzogiorno
d.Italia un paese civile e moderno.
La sua teoria politica pur accogliendo le premesse liberiste della
fisiocrazia francese risente degli influssi derivanti dalle teorie
mercantiliste.
L.applicabilità di determinate misure nel campo dell.economia,
doveva tener conto del tipo di struttura sociale, destinata ad accoglierle.
In questo senso il Mezzogiorno rivelava analogie e similitudini
con la Spagna Borbonica. Le proposte della sua politica riformatrice
erano destinate a trovare applicazione, in una struttura sociale dominata
da rapporti di tipo feudale, dove l.arretratezza politica, economica,
sociale e morale la faceva da padrone.
Il ruolo dello Stato e la formazione di un ceto imprenditoriale
moderno rappresentano due punti fermi per la formazione e l.attuazione
di una seria politica riformatrice, destinata a trasformare l.intero
Mezzogiorno. «L.elogio dell.abate Genovesi, scritto da Giuseppe Maria
Galanti
nel 1772, a tre anni dalla morte del grande economista, è il primo
documento del formarsi di una scuola avviata a sviluppare questa
grande eredità di dottrina e di insegnamento» [Carpanetto, 1986b, p.
802].
9.3. CENNI SULLE ORIGINI DELLE SCIENZE SOCIALI IN ITALIA:
L.ILLUMINISMO A NAPOLI
PARTE SECONDA
I punti essenziali della lezione genovesiana, sono accolti dai suoi numerosi
allievi: l.interesse specifico per i problemi del Mezzogiorno, la volont
à di portare l.analisi sul piano dell.osservazione empirica.
Un esempio ante-litteram d.analisi sociale è la Nuova descrizione storica
e geografica delle Sicilie (1787-1791) di Giuseppe Maria Galanti. Questa
opera rappresentava il completamento di alcune di ricerche sulla realt
à sociale meridionale: Saggio di economia campestre per la Calabria Ultra
Parte quarta . Le origini delle scienze sociali in Italia nell.età
dell.Illuminismo
160
di Domenico Grimaldi (1770) e la raffigurazione del Molise di Francesco
Longano 1.
Galanti aveva deciso di colmare questa grave mancanza pubblicando
una Nuova descrizione storica e geografica dell.Italia (1782). In questo
lavoro di ricerca Galanti coordinando la gran massa di notizie procurate
da differenti corrispondenti, edifica una rappresentazione globale
e conosciuta della realtà complessiva dell.Italia del XVIII secolo.
Questa opera era stata preceduta da un attento lavoro d.analisi empirica
Descrizione dello stato antico ed attuale del Contado del Molise in cui
storia e
geografia erano messe a disposizione di un volere di trasformazione
d.orientamento genovesiano.
Essa rappresentava l.inizio di un.indagine diretta del Mezzogiorno
che andò avanti per circa dieci anni e si concretizzò nella
pubblicazione in quattro volumi della Nuova descrizione storica e geografica
delle Sicilie, con essa Galanti forniva un quadro esaustivo delle condizioni
di generale arretratezza e decadenza della società meridionale.
«L.opera documentava una decadenza cui avevano contribuito tutte le
forze dominanti; dalla Chiesa, ai baroni, ai viceré, che rappresentavano
governi lontani e rapaci. Le leggi, i tribunali e i forensi avevano fatto il
.......
1 Ricordiamo che «la preparazione di quest.opera si inseriva in un contesto
non solo meridionale ma anche europeo. Galanti aveva cercato di reagire alla
subalternit
à del mercato librario meridionale, che viveva soprattutto sul commercio
di testi stranieri, facendosi editore e organizzatore di cultura. I suoi
interessi si erano
fin dall.inizio orientati verso la storia e la geografia. Per quanto
riguarda la prima,
dove i suoi riferimenti erano Hume, Roberston, Voltaire e Giannone, egli
sentì
il bisogno di affrontare il terreno della storia generale, superando i
modelli che allora
circolavano anche in Italia, e che erano stati concepiti in gran parte prima
della
grande storiografia illuministica, dalla Universal History all.opera di
Thomas Salmon.
La Storia filosofica e politica delle nazioni antiche e moderne non era una
semplice traduzione
da Millor, ma componeva pezzi tratti da Voltaire, Condillac, Roberston,
Hume, Chastellux. Particolare rilievo aveva il problema feudale. Non a caso
Galanti
era stato l.editore di Roberston e della Storia di Carlo V. Il titolo stesso
indicava,
infine, il rapporto con un.opera che sarebbe stata la pièce maitresse di
tutta la nuova
generazione di intellettuali meridionali, l.Histoire philosophique et
politique des deux
Indes di Raynal. Anche nel campo della geografia Galanti si era mosso
facendo riferimento
ad un.esperienza innovativa, quale era quella di Anton Friedrich Busching,
la cui Neue geographie era stata tradotta a Firenze e a Venezia a partire
dal 1773. Ma
sia il traduttore dell.edizione fiorentina, Joseph Jageman, sia l.editore
veneziano,
Antonio Zatta, si erano resi conto della necessità di intervenire sulla
parte riguardante
l.Italia che Busching aveva descritto senza una conoscenza diretta»
[Carpanetto-
Ricuperati, 1986a, pp. 356-57].
9. Immagini della società italiana
161
resto. Il risultato era davanti agli occhi di tutti: un.agricoltura
arretrata e
primitiva, l.assenza di industrie, la crisi demografica, una ideologia
sociale
che spingeva quanti avevano talento ad inserirsi piuttosto nelle
professioni parassitarie che nelle attività produttive. I modelli culturali
venivano dalla nobiltà, in cui chi acquistava le ricchezze cercava di
inserirsi,
preferendo la rendita alla produzione» [Carpanetto-Ricuperati,
1986a, p. 357].
Galanti mira a dare una descrizione la più circostanziata possibile
della realtà meridionale, per favorire eventuali obiettivi di riforma. Lo
scopo principale era quello di dare la più efficace descrizione del
funzionamento
della macchina amministrativa, dell.economia del Regno,
dell.organizzazione dell.agricoltura. Il limite di quest.inchiesta risiede
nella condizione d.osservatore isolato in cui veniva a trovarsi il Galanti.
L.indagine si basa esclusivamente sulle sue singole osservazioni. «Egli
prendeva contatti con i galantuomini locali, con i magistrati, con i
governatori
locali, raccoglieva tutta una serie di notizie e poi le rielaborava
nelle relazioni che inviava al Re» [Cestaro, 1983, p. 12].
Un.altra figura rilevante dell.Illuminismo sociale napoletano è quella
di Francesco Antonio Grimaldi la cui opera, Riflessioni sopra la
disuguaglianza
fra gli uomini (1779-1780), rappresenta una risposta critica alle teorie
di Jean Jacques Rousseau e a quelle egualitarie-comunistiche di
Morelly. Grimaldi vede nell.ineguaglianza uno stato dell.umana convivenza,
sia sul piano morale, sia politico, economico e sociale. Egli cerca
di elaborare un.analisi nuova della socialità umana, in grado di
racchiuderne
l.intero suo processo evolutivo. I suoi presupposti sul piano
culturale richiamano la filosofia della storia di Vico, filtrata attraverso
le
letture d.intellettuali illuminati come Helvetius e d.Holbach 2.
.......
2 Come affermano Carpanetto e Ricuperati «interessi, bisogni, passioni erano
(nell.analisi di Grimaldi) il punto di partenza, la molla di quella
filosofia della
storia che Vico aveva intuito, anche se poi era rimasto avvolto nelle
caligini della
metafisica. Vico doveva essere ancora un fondamentale punto di riferimento
negli
.Annali del Regno di Napoli., l.ultima e complessa storia del mondo
meridionale, nella
quale si presentavano i problemi dello stato selvaggio, barbaro e civile».
Vico lo
guidava (con Gibbon e Ferguson) a capire il passaggio da una forma sociale
all
.altra, il crescere dei bisogni, il ruolo delle passioni, la volontà di
indipendenza, libert
à e affermazione. Gli Annali riprendevano la trama dell.opera di Giannone e
vi
aggiungevano qualcosa: non c.erano solo la simpatia verso i barbari e
l.ottica giurisdizionalista
accentuata dal prosecutore, l.abate Cestari; emergevano anche delle
differenze profonde. L.Istoria civile era la storia di uno Stato e
soprattutto della sua
Parte quarta . Le origini delle scienze sociali in Italia nell.età
dell.Illuminismo
162
Grimaldi accoglieva la lezione di Vico, Gibbon e Ferguson, nel
tentativo di fornire un.analisi esaustiva del mutamento sociale. L.intento,
rispetto alla Istoria civile, consisteva soprattutto nello spostare
l.attenzione
dell.analisi dal Centro alla Periferia del Regno. Le influenze, si faranno
sentire anche in altri illustri intellettuali napoletani, come Francesco
Mario Pagano e Gaetano Filangieri.
La Scienza della legislazione di Filangieri rappresenta il contributo
scientificamente più rilevante, offerto dall.Illuminismo napoletano. Ciò
che colpisce maggiormente l.attenzione del lettore, è il suo carattere
sostanziale: l.essere un.opera onnicomprensiva. Il carattere di totalità è
presente
in tutte le riflessioni critiche, su qualsiasi problema trattato.
Filangieri tenta di, fondare con la sua opera un nuovo modello di
socialità. La sua proposta si presenta come il più importante tentativo
di razionalizzazione dei sistemi sociali assolutistici nel periodo
antecedente
la Rivoluzione francese. Il proprio interesse per i problemi della
legislazione,
per il riformismo, a livello sociale e politico emerge, mentre si
stava consumando il livello più intenso dell.anticurialismo borbonico.
È attraverso la mediazione della figura dello zio, il vescovo Serafino
Filangieri
e con il proprio mentore spirituale De Luca, che Filangieri entra
in contatto con questa tradizione culturale, che egli trasforma in
una religione civile, legame morale primario per unire Stato e società,
per saldare la legislazione nella condotta e nella consuetudine. «Aveva
maturato la sua opera nel tempo post-tanucciano, quando l.influenza di
Maria Carolina aveva creato l.attesa di un.intensificazione delle riforme,
sollecitate anche dal modello asburgico che Giuseppe II stava imponendo
all.attenzione degli intellettuali e dei politici» [Carpanetto-Ricuperati,
1986a, p. 363].
A livello internazionale Filangieri era consapevole dei profondi
mutamenti che si stavano preparando: la rivoluzione americana gli appariva
essere il confronto-scontro tra due soluzioni politiche-sociali diverse,
del come concepire un nuovo ordine sociale. La soluzione proposta
dai coloni americani favoriva gli elementi di democrazia e di libertà;
quella perseguita dal governo inglese privilegiava invece elementi di na-
.......
capitale, del centro da cui partivano poteri e leggi. Gli Annali erano una
storia
articolata delle diverse civiltà che si erano succedute, non senza gravi
conflitti, negli
spazi meridionali, da quelle indigene, ai Greci, ai Cartaginesi, ai Romani»
[Carpanetto-
Ricuperati, 1986a, p. 358].
9. Immagini della società italiana
163
tura coercitiva. Filangieri, percepiva acutamente, come la guerra
d.indipendenza americana avesse evidenziato i limiti e i problemi del
modello coloniale inglese, e come queste crisi stessero investendo anche
i domini americani della Spagna e del Portogallo, favorendone la
completa dissoluzione, preparando il terreno alla penetrazione politica,
economica e culturale della giovane nazione americana.
Nella propria analisi della situazione internazionale, Filangieri coglieva
altri spunti e suggerimenti: egli osservava la crisi che stava attraversando
la Francia, dove il riformismo aveva mostrato i segni di un
lento declino, dopo la caduta del governo Turgot. Nella sua opera era
percepito il regresso dell.Olanda che aveva fondato il proprio dominio
sul commercio, ma che nel XVIII secolo mostrava i limiti del proprio
modello di crescita, sprovvisto di un.adeguata base capitalista.
Filangieri di fronte a queste crisi che a livello mondiale stavano
sconvolgendo gli assetti geo-politici stabiliti dell.Europa continentale,
registrava l.emergere di una serie di realtà nuove: la posizione assunta
nello scacchiere mondiale dalla Russia, e più d.ogni altra cosa coglieva
in profondità come i futuri Stati Uniti D.America stavano per diventare
il nuovo centro economico-politico-sociale a livello mondiale, patria
delle libertà e modello di riferimento per le future democrazie.
L.Europa e le proprie relazioni con le restanti parti del globo erano
esaminate per mezzo di quel grandissimo, avvincente atto d.accusa,
verso l.Occidente e il proprio imperialismo schiavistico che fu l.opera
di Raynal. Questi, diveniva la base di partenza, per un interesse profondo
verso lo studio dello sviluppo storico e geografico dei popoli extraeuropei.
La scienza sociale filangieriana era il punto d.incontro di diverse
discipline: l.economia, la politica, il diritto, l.educazione, la religione.
Il proprio
modello di riferimento appariva essere certamente Montesquieu, che
Filangieri aveva l.intenzione di continuare e approfondire, passando
dallo .spirito. alle .leggi., in pratica edificando una .scienza della
legislazione
.. Oltre che con Montesquieu, Filangieri doveva misurarsi con la
teoria di Jean Jacques Rousseau del Contratto sociale, con una
trasformazione
delle scienze giuridiche in una visione nuova del diritto, espressa
nell.opera principale di Cesare Beccarla Dei delitti e delle pene, con una
visione
altrettanto nuova della natura, manifestata nel pensiero di Boulanger
e Buffon essenziale per la comprensione del problema in chiave
naturalistica, la filosofia della storia Vichiana, infine, l.affermazione
delParte
quarta . Le origini delle scienze sociali in Italia nell.età
dell.Illuminismo
164
la visione newtoniana delle scienze, su quella cartesiana, dove si suggeriva
un modello di tipo meccanicistico, ma già orientato verso l.organicismo.
Nello stesso periodo, contemporaneamente all.elaborazione della
propria teorica, si affermava l.economia come disciplina scientifica, per
ò il proprio modello di riferimento non era la Ricchezza delle Nazioni,
ma le teorie fisiocratiche e tardo. mercantiliste, fatte proprie da Antonio
Genovesi e Ferdinando Galiani. Non bisogna dimenticare, la prima
sintesi di tutti i suggerimenti e gli stimoli contenuti nelle elaborazioni
dell.economia: le Meditazioni sull.economia politica di Pietro Verri, opera
con la quale Filangieri ricostituisce costantemente la relazione fra
legislazione
ed economia.
Un altro elemento nuovo era raffigurato dal dibattito intorno ai
problemi dell.educazione e ai modelli di riferimento nei campi dell
.istruzione che allora coinvolgeva tutti gli esponenti più importanti
dell.Illuminismo europeo.
Sulla questione delle classi nobiliari, Filangieri pur consapevole
della funzione sociale dei corpi intermedi, fra monarca e sudditi, nel
garantire
la libertà politica e civile, (sull.esempio dell.opera di Montesquieu)
si mostrava allo stesso tempo contrario a tutti quegli automatismi
che garantivano alla nobiltà feudale immunità, autorità e protezione
della proprietà. Come affermano Carpanetto-Ricuperati, «se sul piano
economico si espresse contro i maggiorascati ed ogni forma di diritto
di primogenitura, parlando della giustizia non poté fare a meno di
attaccare ogni forma di giurisdizione che sfuggisse al controllo dello
Stato» [Ivi, p. 367]. (cfr per un maggior approfondimento del problema
Boncerf Pierre-Francois, Les inconvénients des droits féodaux)
In precedenza Antonio Genovesi ne aveva posto le basi, «battendosi
per la totale commerciabilità dei feudi, sia denunciando le pesanti
conseguenze economiche di queste istituzioni arcaiche che si presentavano
(insieme con la proprietà ecclesiastica) come la causa principale
dell.arretratezza del Meridione» [Ibidem].
Filangieri coglieva la decadenza della società meridionale, attraverso
la rappresentazione di una visione della giustizia arcaica, legata
alle vecchie strutture di natura feudale. Nel Mezzogiorno la giustizia
era amministrata dai feudatari e dalla nobiltà. Essa lasciava loro la
competenza completa sugli atti di natura criminale. Questa giurisdizione
rappresentava il primo elemento, scatenante i conflitti, che minava9.
Immagini della società italiana
165
no la società civile meridionale e che minacciavano l.esistenza stessa
delle libertà civili. Questa visione della legalità entrava necessariamente
in conflitto con una visione moderna della legge garante della libertà.
Le prerogative d.origine feudale si mostravano necessariamente contrastanti
con una società evoluta. Ma in che maniera si potevano dare
delle risposte concrete ai problemi dei livelli mediani (i corpi intermedi)
del corpo sociale, come strumenti di libertà contro le tendenze autoritarie
implicite nell.assolutismo?
La soluzione auspicata da Filangieri consisteva nel dividere la
funzione sociale dei corpi intermedi dalla feudalità abolendo questa ultima
e confermando la prima, ma al tempo stesso domandando loro di
trasformarsi in un ceto separato da distinzioni e di rinunciare ai loro
privilegi economici se volevano essere veramente il baluardo della
democrazia
e della libertà, contro l.ingiustizia e la repressione. Egli disegna
un ordine sociale fondato su un equilibrio di poteri. Sostanzialmente
egli ipotizza per la società meridionale, una struttura sociale
fondata su un regime di governo di tipo monarchico temperato, in cui i
corpi intermedi (una magistratura professionale garante della legge, con
una nobiltà mallevadore della libertà) contenevano in un giusto equilibrio
i poteri della monarchia.
Filangieri esprime essenzialmente una visione che risente necessariamente
dell.influenza esercitata dall.Esprit des lois di Montesquieu.
Accanito avversario del dispotismo, è al tempo stesso critico nei confronti
del regime di governo democratico. Di quest.ultima forma istituzionale
Filangieri ne temeva l.estrema volontà d.eguaglianza, nella quale
vedeva la concreta possibilità del formarsi di quella che lui stesso
definiva
la nobiltà d.opinione. Il compromesso con il sovrano e
l.individuazione di un nuovo status sociale per la classe aristocratica,
sebbene priva dell.autorità giudiziale si mostravano assolutamente
riconoscibili,
quando Filangieri era obbligato ad accogliere una differenziazione
delle condanne secondo i gruppi sociali. La proposta
suggerita da Filangieri era innalzata sull.idea che l.aristocrazia si
sarebbe
mostrata molto più sensibile della massa a sanzioni che riguardavano
l.onore.
Il modello sostanzialmente egualitario di Beccaria perdeva forza
nel discorso di Filangieri. Sul problema della pena capitale l.accordo
con il sovrano portava l.illustre scienziato sociale meridionale ad essere
meno efficace dell.illuminista Lombardo.
Parte quarta . Le origini delle scienze sociali in Italia nell.età
dell.Illuminismo
166
Coerente con la propria proposta riformatrice d.orientamento liberale,
egli proponeva un modello particolare di processo educativo,
legato alle specifiche condizioni della società meridionale. Filangieri
individuava
un sistema d.istruzione statale destinato a rafforzare le differenti
virtù collettive di tutti i membri della società. Questo sistema
legava il tipo d.educazione da impartire alle varie classi sociali, alla
professione
da loro esercitata o che potevano esercitare.
Queste indicazioni emergono in maniera veramente forte dalle
parole dello stesso Filangieri:
Io divido (afferma l.illuminista napoletano) da principio in due classi il
popolo. Nella prima comprendo tutti coloro che servono, o che potrebbero
servire la società con le loro braccia, nella seconda coloro che la
servono, o potrebbero servirla coi loro talenti.. La prima classe, quella
dei lavoratori, avrebbe dovuto ricevere un.istruzione elementare, sotto il
controllo di magistrati locali, pubblica e gratuita, orientata
immediatamente
a costruire solide competenze professionali sia nel settore
artigiano sia in quello agricolo. Il progetto di Filangieri era analitico,
perch
é prevedeva i contenuti culturali, le competenze professionali, i modelli
di comportamento necessari per favorire nei futuri artigiani e contadini
non solo le abilità manuali, ma anche quella robustezza fisica e
morale che potesse eventualmente trasformarli in soldati [Ivi, pp. 368-
369].
Per quanto riguardava la seconda classe, quella dotata eccezionalmente
sul piano delle qualità e destinata agli studi superiori, il tipo
d.istruzione
a lei riservato era essenzialmente di tipo teorico-speculativo. La
conoscenza
era e doveva rimanere patrimonio esclusivo delle classi agiate
possessori di ricchezza. Il tipo sociale di riferimento in questo caso era
l.Inghilterra, dove il sapere aveva un prezzo talmente elevato da essere
diritto esclusivo dei gruppi sociali abbienti. Filangieri nel sostenere
questo tipo di modello educativo affermava che «il paese che più abbonda
in errori è quello ove costa di meno l.avviarsi nella carriera delle
lettere». Tale facilità non solo produceva intellettuali senza impiego e
socialmente pericolosi, ma sottraeva energia . senza vantaggi . alle
«classi produttive» [Ibidem]. Il fine principale dell.analisi filangieriana
è
quello di costruire intorno al moto di riforma un ampio consenso. È
esaltato il potere esercitato dall.opinione pubblica, visto e compreso
nella sua grande attualità.
Filangieri, vede questo nuovo potere condizionare in maniera
9. Immagini della società italiana
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corretta le scelte di governo, ma per agire in maniera efficace, esso deve
avere bisogno collateralmente del ruolo fondamentale della stampa,
naturalmente libera e senza vincoli.
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