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ANTICHI POPOLI D'ITALIA

ANTICHI POPOLI DELLA SICILIA

MORGENTI

A pochi chilometri da Aidone sorgono le splendide rovine di Morgantina. Le più antiche testimonianze di vita si riferiscono alla prima età del bronzo (1800-1400 a.C.) epoca cui si fanno risalire i resti di capanne che attestano l' esistenza di un villaggio.
Il villaggio sito in prossimità di sorgenti d'acqua occupava un vasto altopiano. Fondata dai Siculi nel XI sec. a.C., in particolare dal re Morgete, discendente di Italo degli Enotri , su un monte chiamato Cittadella ebbe il suo massimo splendore  con l' arrivo dei Greci che risalirono dal fiume Gornalunga, ai tempi navigabile, alla ricerca di nuove terre da sfruttare.
Dalla fusione delle due civiltà si formò la comunità di Morgantina.  La storia di Morgantina fu strettamente legata a Siracusa durante il regno di Gerone II (275 -215 a.C.).
   il foro
In quel periodo conobbe la sua massima floridezza economica e fu una vera e propria città organizzata funzionalmente con importanti edifici pubblici e religiosi. Dopo la morte di Gerone II nel 215 a.c. si apre per Siracusa e Morgantina un periodo oscuro caratterizzato da lotte interne per il controllo del potere e dalla graduale frattura dell'alleanza fatta precedentemente con Roma.
il teatro
Caduta Siracusa sotto il controllo di Roma anche Morgantina nel 211 a.c. venne distrutta da parte dei Romani i quali cedettero la città e i suoi territori a mercenari di origine Spagnola. 
Durante i due  secoli successivi alcuni edifici vennero ricostruiti e a volte destinati ad altri usi. In questo periodo Morgantina, anche se ridotta a piccola città, ebbe una  vitalità economica e commerciale documentata dai resti di numerose officine dedite alla produzione di vasi e oggetti vari  di terracotta e ceramica per l'uso interno e per l'esportazione. Nel 35 a.C. Morgantina coinvolta dalla guerra civile tra Sesto Pompeo ed Ottaviano fu da quest'ultimo distrutta e saccheggiata.
IBLEI
Narra la leggenda che Ulisse sbarcò anche nella terra Iblea a Marina di Ispica , in quel luogo che oggi si chiama Porto di Ulisse. Il grande Ercole, invece, sfiorò con le sue mani liberatrici, la colonia greca più orgogliosa della Sicilia, la città di Kamarina che riporta la sua effigie nelle monete dell’epoca. Questo è il fascino del mito.
Ma la storia della provincia di Ragusa affonda le sue radici nella notte dei tempi. Con i primi insediamenti preistorici di 60 mila anni fa, testimoniati dai resti delle grotte di Fontana Nuova, questa isola dentro l’isola doveva avere le sembianze di una estesa foresta di lecci, querce e macchia mediterranea, ricca di animali anche molto grandi e magari, come sostiene il mito, abitata dai Feaci e Lotofagi.
Poi nel 1100 a.C., i Siculi, il più antico popolo che diede il nome alla Sicilia, crearono le città fortificate di Motyche e Hybla Heraia, le attuali Modica e Ragusa, di Sicli e Geretanum, oggi Scicli e Giarratana.
Ma la vera storia della Sicilia inizia con la colonizzazione Greca e la nascita di Kamarina diviene a pieno titolo la pietra miliare della storia arcaica iblea. La città Corinzia venne distrutta più volte, a causa della sua ribellione a Siracusa in nome della libertà alla quale sacrificò sangue e vite umane. Kamarina fu dedicata ad Athena Ergane, la protettrice del lavoro femminile, in onore della quale fu eretto il tempio.
Pantalica, preziosa gemma incastonata nei monti Iblei, fu uno dei primi centri abitati della Sicilia Orientale, sede, dal 1250 al 700 a.C., di un prospero, sebbene non numeroso popolo, organizzato molto probabilmente secondo una struttura politica retta da un monarca. L'attuale nome di Pantalica deriva quasi sicuramente dall'arabo Buntarigah, che significa grotte.
Pantalica è stata identificata con la mitica Erbesso ed alcuni studiosi ancora oggi credono di riconoscere nell'antico nucleo l'Hybla dei siculi. Tuttavia le origini di Pantalica, al di là di - sebbene fondate - supposizioni, rimangono avvolte in un fitto velo di mistero.
La conquista dei greci, infatti, distrusse quella società complessa, inglobando e mutando gli usi e le tradizioni dei siculi che la formavano.
Quando la Sicilia divenne provincia romana, Ragusa e Modica furono classificate "decumane", obbligate cioè a pagare a Roma la decima parte dei raccolti.
Dunque gli Iblei si collocano in un periodo pre-ellenico. Si tramanda di questo popolo l'ottimo vino e l'arte dell'apicultura. Oggi rimangono i paesaggi tipicamente iblei che sono fatti di colline, terreno calcareo e natura rigogliosa.
SICANI  e  SICULI

I reperti più antichi confermano la presenza in Sicilia di identità etniche appartenenti a tre diversi gruppi: Elimi , Sicani e Siculi. Secondo quanto riporta lo storico Tucidide, la Sicilia orientale era popolata dai Siculi, il centro dai Sicani e l'occidente dagli Elimi, essendo non indoeuropei questi ultimi due e sicuramente indoeuropei i primi.

SICANI
I Sicani, che abitavano la Sicilia centrale e sudoccidentale, non erano indoeuropei e subirono l'invasione di un popolo di questo ceppo linguistico. Gli studi archeologici fanno risalire al III millennio a.C. la venuta dei sicani nella Sicilia occidentale, in particolare nella parte situata ad ovest dell'Imera del sud. I loro contatti con la civiltà minoica sono stati convalidati da scoperte recenti mentre non sono tuttora chiari i rapporti esistenti con i vicini Elimi. Provenienti probabilmente dalla Spagna, i sicani fecero di Iccara, Inico e Indara i loro centri principali.
Dei due popoli autoctoni siciliani, i Sicani e gli Elimi, sappiamo soprattutto che furono influenzati dalle culture del Mediterraneo orientale. Da quella regione il rame era stato portato in Europa passando proprio per il Canale di Sicilia e per lo Stretto di Messina, e quelle rotte continuarono ad essere molto importanti anche nelle Età del Bronzo e del Ferro, quando i Micenei, i Cretesi e i Fenici avevano bisogno di attingere alle riserve metallifere iberiche.

SICULI
Il loro nome deriva dal re Siculo, figlio di Italo degli Enotri. Prima stabiliti in Bruzio, poi cacciati dalla Sabina, di nuovo stabilitisi in Campania fino a giungere in Sicilia. I Siculi si spinsero al di là dello Stretto di Messina due o tre secoli prima della colonizzazione greca: da essa furono quindi ben presto assorbiti. Soppiantando lentamente i sicani, questo popolo, che risale al II millennio a.C. si è insediato nella parte orientale dell'isola. I dati che si possiedono sulla loro lingua provano una certa affinità con il latino. Nemici dei greci, così come i sicani, ne assorbirono tuttavia la loro cultura. Ai siculi si attribuiscono il culto dei Palici.
Si trattava di due gemelli, figli di Zeus e della ninfa Talia. Vennero al mondo ben due volte (palin = nuovamente, ikein = venire), dalla madre prima e dalla terra poi, a causa della gelosia di Era (moglie di Zeus) che pregò la terra di ingoiare Talia. Ma in seguito il suolo si aprì generando due neonati, venerati in Sicilia come protettori della navigazione e dell´agricoltura.

Racconta Tucitide: "…pare che per primi vi si siano stanziati i Sicani…che erano degli iberi, scacciati ad opera dei Liguri dal fiume Sicano, che si trova appunto in Iberia. Dal loro nome l’isola fu chiamata Sicania, mentre prima era Trinacria; ed anche ora essi vi abitano nella parte occidentale. Espugnata che fu Ilio, alcuni dei Troiani sfuggiti agli Achei approdarono con le loro imbarcazioni in Sicilia, ove si stabilirono ai confini dei Sicani; e tutti insieme ebbero il nome di Elimi: Erice e Segesta  furono le loro città. Ad essi si aggiunsero e con loro abitarono, alcuni Greci della Focile che, al ritorno da Troia, erano stati dalla tempesta sbattuti prima in Libia e di là in Sicilia.
Dall’ Italia, dove abitavano, i Siculi, che fuggivano gli Osci, passarono in  Sicilia […] Dei Siculi ce n’è ancora in Italia, anzi la regione fu appunto chiamata Italia da Italo, un re dei Siculi, che aveva questo nome. Passati dunque in Sicilia in gran numero, vinsero in battaglia i Sicani, che confinarono nelle regioni meridionali e occidentali e fecero sì che l’isola, da Sicania, si chiamasse Sicilia. Compiuto il passaggio, occuparono e abitarono le zone più fertili del paese, circa trecento anni prima che vi ponessero piede i Greci. ".
ELIMI

Gli Elimi, stanziati nella parte occidentale della Sicilia, derivavano con tutta probabilità dall'incontro di popolazioni autoctone con altre di origine egea e con gruppi liguri. Sembra comunque assodata l'origine non greca e che tale origine sia stata alla base della rivalità continua con Selinunte cui probabilmente impediva lo sbocco nel Tirreno.
Elima, nome antico, antichissimo, esso richiama al pensiero quel periodo storico dell'incendio di Troia (Ilion). Siamo al 1184 a.C., quando periva per parte dei Greci quella celebre città dell'Asia Minore, situata ai piedi del Monte Ida.
Vista Troia in pericolo e riconoscendo vano ogni tentativo di salvezza, Elimo, principe di sangue reale ed altri suoi compagni si affrettarono a prendere il mare per trovare salvezza nella Sicilia. Enea, loro amico, perduta la moglie Creusa nell'incendio di Troia, invece è partito durante l'incendio della città ed e sbarcato a Trapani, mentre Elimo, arrivato in Sicilia, si era fermato nella regione del Crimiso, e fu quivi che i suoi compagni vennero per caso trovati da Enea, il quale era partito da Troia con 22 navi occupate da 3400 troiani. E poiché nessuna speranza si aveva di potere ritornare in patria, Enea si decise a fabbricare due città per sistemarvi definitivamente i compagni di Elimo e di Egesto. Le due città presero nome Elima ed Egesta: Egesta dove trovasi l'attuale Segesta e nelle cui adiacenze stavano bagni per acque salutari; Elima invece sorse sullo stesso monte dove aveva trovati i compagni di Elimo:
ex urbe Troja profugerunt et circa fluvium Crimisum saedes posuerant.
Questa regione venne chiamata Elimica ed i popoli qui assunsero il nome di Elimi. Le abitazioni non furono certamente di costruzione architettonica come quelle sorte nei secoli V" e VI" a. C. perciò non furono di tipo greco o romano, bensì sul tipo troiano-frigio, fabbriche tanto da dare necessario ricovero e difesa comune. Per quanto alla difesa di carattere militare ebbe vita una forma di castello per la guarnigione; si pensi che non si possedeva un esercito, ma il monte era stato tacitamente occupato e senza fatti d'armi, erano essi dei fuggiaschi che vi si istallarono formandosene una seconda patria di adattamento, dedicandosi per vivere alla pastorizia ed all'agricoltura.
Elima invece sorge nell'ambito crimisino proprio su quel monte dominante.
Un città fondata dagli Elimi è Entella, situata nell'entroterra palermitano di cui oggi non rimangono tracce.
Un'altra città famosa fu Solunto di cui oggi è rimasto il sito archeologico.
   Solunto
A parte Segesta che conservò una limitata autonomia le altre caddero sotto il dominio cartaginese . Gli Elimi conobbero le devastazioni di Pirro e caddero sotto il dominio romano.
La città elima più famosa è sicuramente ERICE
FENICI
 Origini
La storia non ci ha tramandato fonti dirette che ci descrivessero il popolo fenicio. Non esistono testi scritti e le uniche informazioni ci vengono tramandate da scrittori, testimoni e storici di altri popoli. Molto probabilmente questo popolo si è formato in seguito a diversi processi e fasi di migrazioni di popoli nell’area che attualmente comprende: Libano, Israele, Siria, Palestina, Giordania ed Egitto.
In Mesopotamia, già intorno al 3600 a.C., risiedeva una popolazione, conosciuta come "gente di Obeid ", pacifica e abbastanza progredita. Successivamente nel 3500 a.C., dall’Asia centrale migrarono i Sumeri, fondando la città di Ur dei Caldei , portando conoscenze astrologiche, matematiche ed un protosistema legislativo. Tale civiltà lasciò il posto a quella semita che aveva come re Sargon (da cui Sargonidi o Accadici), che fondò la città di Accad che acquisì più importanza di Ur.
Tra il 2300 ed il 2000 a.C. due popoli scesero dalla regione impervia del Sinai: gli Amorrei ed i Cananei. I primi si sono diretti verso la Mesopotamia, sconfiggendo i sargonidi e dando i natali ad Hammurabi, famoso per le tavole delle leggi, dalla cui dinastia proverranno i fondatori di Babilonia; i secondi si sono diretti in Palestina, dove risiedevano altre popolazioni a carattere nomade. In questa regione, dal 2900 a.C., esisteva già una città: Biblo, famoso porto commerciale, utile agli egiziani per trasportare i papiri. Tale centro subì devastazioni dai Cananei, ma rimase importante nodo commerciale e luogo di influenza economica egiziana. Ciò è testimoniato dalle numerose scritture egizie, nelle quali è riportato o richiamato il nome di Biblo.
Successivamente l’area di Canaan cadde sotto il dominio ittita, in particolare possedimento degli hapiru che appartenevano ad una popolazione migrata dalla Mesopotamia a seguito dell’invasione ittita, successivamente alleati con gli abitanti dell’Anatolia. In questo periodo in Egitto regnava Akhenaton, il quale cercò di attuare una rivoluzione religiosa di carattere monoteistico e si disinteressò della politica estera, mostrando il fianco ad invasioni di popoli.
La Cananea fu poi ripresa dagli egiziani, ad opera di Tutankamon, Ramsete e Seti I , successori di Akhenaton, ma mantenne una sua indipendenza. In questo periodo comincia a nascere con Davide il regno di Israele, che approfitta di questa indipendenza dei Cananei per prendere una propria strada individuale.
A questo punto, sulle coste libanesi si presentò il "popolo del mare", risultato di una migrazione nord europea che, conquistata la Grecia, in particolare la civiltà micenea, per mezzo dei Dori, si riversò su Creta, luogo di altra florida cultura, e su Cipro. Da qui ci fu una invasione delle coste libiche, fino a quelle egiziane, dove Ramsete riuscì ad ottenere un vittoria. I popoli del mare, o anche Khreti e Plethi (Cretesi e Dori), si assestarono in Cananea, fondando, alcuni, la Filistea; altri, amalgamandosi con le popolazioni locali, diedero luogo alla civiltà fenicia. Inoltre una parte di questa migrazione dalla Grecia si diresse presso gli Ittiti, sconfiggendoli e da qui in Mesopotamia.
Siamo intorno al 1500 a.C., nasce la città di Tiro che diventa più importante di Biblo. In questo periodo i navigatori cananei cominciano ad avere navi più robuste, impiegando il legname ed il cedro libanese, ed a percorrere rotte più lunghe (fino ad allora si viaggiava lungo la costa). Questo cambiamento è dovuto senz’altro ad una contaminazione da parte dei popoli del mare. Israele ingaggerà dure lotte contro la Filistea (basti ricordare l’episodio di Davide e Golia), mentre con i fenici avrà sempre un rapporto pacifico ed improntato su un carattere commerciale.
 
Sviluppo

Nata verso il 1150 a.C., la civiltà fenicia si avviò ad un lento declino verso l’850 a.C., con la dominazione assiro-babilonese, fino al 350 a.C., periodo della dominazione macedone di Alessandro Magno.
Tramite una fitta rete di commerci e attraverso l’uso delle navi triremi di loro invenzione, si sparsero in tutto il Mediterraneo, fondando città ovunque. E’ possibile riassumere la seguente situazione.
Libano: Tiro, Sidone, Tripoli, Haifa, Arvad, Beruta (Beirut);

Africa Settentrionale: Leptis Magna, Utica, Cartagine, Tunisi, Lisso (dopo le colonne d’Ercole);
Sicilia occidentale : Drapana (Trapani), Lilibeo (Marsala), Panormo (Palermo), Mothya (Mozia);
Spagna: Gadir (Cadice), Ibiza e Cartagena;
Sardegna: Nora, Cagliari, Bythia, Carloforte, Tharros e Sant’Antioco;
Creta, Rodi, Melo, Malta, Gozo,Cipro .
Si presume che anche la città di Tebe in Grecia abbia origini fenicie. Su alcuni documenti si racconta della presenza fenicia anche in alcuni porti dell’Asia Minore.
I Fenici subirono diverse dominazioni, ma le affrontarono intelligentemente, rispettandole. In cambio poterono mantenere una certa autonomia economica.
La Fenicia convisse con Israele in modo pacifico, sviluppando un’intensa attività commerciale. A Tale proposito, ricordiamo che intorno al 1600 a.C. l’Egitto si trovava sotto il controllo degli Hyksos. Questo era un popolo di origine hurrita, cioè caucasico, proveniente dalle regioni dell’Urartu, molto favorevole agli ebrei, che aveva conquistato la mesopotamia, stabilendosi tra Siria ed Assiria, ed era in lotta con gli ittiti. I semiti, seguendo Giuseppe, migrarono dalle dure terre palestinesi verso il delta del Nilo, dove vissero in pace e serenità.
Successivamente nel 1570 a.C., il faraone Ahmose dell’Alto Egitto cacciò gli Hyksos e fondò il Regno Nuovo, destinato a durare quattro secoli. Sotto Tutmosi III, gli ebrei migrarono dall’Egitto, guidati da Mosè (forse un seguace del monoteista Akhenaton, che si avvalse di Aronne per comunicare con i semiti) e si ristabilirono nella Palestina, occupata nel frattempo da altri popoli, fondando le dodici tribù. Siamo intorno al 1200-1100 a.C., a questo punto, come già detto, entra in scena Davide che riunisce le tribù e fonda il regno di Israele, approfittando del fatto che l’Egitto, in lotta con gli Ittiti, lascia un po’ di autonomia alla Palestina.
In seguito alla dominazione dei popoli del mare nasce il regno dei Fenici. Le città di Tiro, fondata da Hiram prima del 1100 a.C., e Sidone prendono il posto, come importanza, di Biblo. La convivenza con Israele, basata sul commercio, si interruppe per questioni religiose.
La convivenza con l’Egitto fu ottima e sempre imperniata al commercio. Verso l’850 a.C. gli assiri di Assurnarsipal II, non più minacciati dal pericolo dei Medi, conquistarono i fenici, i quali, consapevoli della loro inferiorità, andarono incontro agli aggressori con pace e proponendo commerci. Ciò ebbe i suoi frutti fino al 700 a.C., quando tutte le città parteciparono ad una rivolta armena antiassira, subito sedata da Sennacherib, che impose una tassazione elevata. Sidone subì devastazioni, Tiro si difese e la sua isola non fu presa, nonostante alcune città fenicie collaborarono con gli assiri, come faranno secoli dopo con Alessandro Magno.
Sotto il successore assiro Asarhaddon, Sidone si ribellò e stavolta fu Tiro a collaborare con i mesopotamici. Sidone fu distrutta. Fu poi la volta di Assurbanipal che continuò a controllare la zona.
In generale, però la Fenicia, anche se divisa in due provincie (settentrionale e meridionale), continuò a prosperare con i commerci.
Intorno all’800 a.C. alcuni abitanti di Tiro migrarono in Africa e fondarono Cartagine.
La cultura che ne deriverà acquisterà sempre più potere, fino allo scontro con quella romana, che segnerà la sua fine.
Nel 600 a.C. la civiltà di Assur e di Ninive lasciò il posto a quella di Babilonia, sotto il dominio di Nabucodonosor II, che scese fino in Egitto. I Fenici si allearono con Israele per contrastarlo, ma furono sconfitti. Gli ebrei conobbero la cattività babilonese, ma Tiro resistette di nuovo, dal 585 a.C. al 572 a.C., proponendo alla fine un patto di pace, in cui formalmente veniva annessa a Babilonia, mantenendo comunque una certa autonomia economica. Questo grazie anche alla politica del lungimirante re babilonese che sognava un grande impero in armonia. Gli ingegneri fenici lavorarono a Babilonia e la resero una delle città più belle del mondo.
Nel 539 a.C. il re persiano Ciro II conquistò la Mesopotamia e quindi la Fenicia. I fenici costituirono la marina persiana e aiutarono gli ebrei a ricostruire Gerusalemme, abbandonata per il periodo di cattività. La convivenza con la Persia fu eccellente, anche se Tiro perse Cipro, presa dall’Egitto.
Nel 525 a.C. il re persiano Cambise conquistò anche l’Egitto ed i Fenici collaborarono nell’impresa, avendo in cambio la quasi totale indipendenza.
Nel 500 a.C., Dario era il re dell’impero persiano. Dinanzi a Salamina di Cipro i fenici furono sconfitti dai greci, inferiori come numero ed esperienza, successivamente presso Samo, con l’aiuto di Dario i fenici vinsero.
Nel 480 a.C., Serse I, nuovo re di Persia, con 1207 navi, comandate da fenici, affrontò le 313 navi greche di Temistocle, presso la baia di Salamina in Grecia, venendo sconfitto. Fu poi la volta della sconfitta di Micale, presso Mileto. Contemporaneamente, presso Imera, in Sicilia, i siracusani (alleati dei greci) sconfissero truppe cartaginesi ed etrusche. Dunque, la Grecia fece la sua comparsa sui mari che prima erano fenici. Nel 465 a.C. gli elleni presero Cipro ed ormai, assieme a Cartagine, presero il posto dei libanesi, sempre più sotto le satrapie persiane.
Verso il 350 a.C. Tripoli fu nominata capitale della federazione fenicia. I fenici avevano capito che dovevano unirsi, ma ormai era troppo tardi. Le città fenicie rimasero sotto il giogo persiano, nonostante qualche rivolta di Sidone e di Tiro.
Nel 332 a.C. Alessandro Magno, diretto in Egitto, comincia ad assediare Tiro, dopo aver annesso le altre città fenicie. Secondo la sua strategia questa città doveva essere distrutta, perché rappresentava sempre la marina dei persiani. Fu aiutato da altre città fenicie e realizzò una diga che tolse ai tirii l’elemento naturale di difesa: il mare. Tiro, che aveva ricevuto la promessa di aiuto da parte di Cartagine, si difese strenuamente, poi, non ricevendo alcuna collaborazione esterna, capitolò. Fu la fine del regno fenicio. Tiro fu distrutta e rifiorì un po’ sotto i romani.
Verso il 300 a.C. Alessandro Magno non c’era più ed il suo impero fu diviso in tre diadochie: la Macedonia sotto gli agonidi, l’Egitto sotto i tolemaici e l’Asia Minore sotto i seleucidi. Per quanto riguarda la Fenicia, anche se il suo regno non c’era più, ci furono ancora delle attività commerciali di svariato tipo. L’elemento dominante era però l’ellenizzazione dei costumi e della società: basti pensare che ogni 5 anni a Tiro si svolgevano i giochi.
In questo periodo lo spirito fenicio sopravvisse in Cartagine che ebbe un grande splendore e presto si scontrò dapprima con i greci e poi con i romani.
 
Attività
 
Le fonti storiche che racconta no dei Fenici non sono moltissime: Erodoto, Livio, Diodoro Siculo, Plinio, la Bibbia.
Inventarono il vetro e lo diffusero in tutto il mondo allora conosciuto, creando il commercio di massa. Impiegarono la porpora per colorare vestiti, sfruttando dei molluschi marini, che commercializzavano ad altissimo costo.
Furono buoni conoscitori della scienza medica e dell’astrologia. Abili musicisti, si dilettavano con il flauto.
Perfezionando il codice "lineare B " adottato dai Cretesi (ripreso anche dagli egizi ed i popoli mesopotamici), furono i primi ad introdurre nella civiltà l’alfabeto che fu poi perfezionato dai Greci.
Furono i primi a circumnavigare l’Africa, ad andare in America    
                               Rotte principali del commercio fenicio

Avevano rotte preferenziali con il Camerun e la Costa d’Avorio, da cui traevano ricchezza e schiavi da rivendere nei mercati.       
Inventarono il commercio e barattavano con i loro prodotti oro, ferro, stagno, tessuti, avorio e altro materiale.

Grandissimi navigatori, fondarono tantissime colonie, come base di rifornimento e di sosta, mai a scopo militare (se non nel periodo cartaginese). Inventarono il mito delle colonne d’Ercole in onore del dio Baal .
Grandi ingegneri realizzarono palazzi e templi importanti come quello di Salomone a Gerusalemme o di Nabucodonosor a Babilonia.
 Costruirono porti in grado di difendersi automaticamente dalle maree o da fenomeni di insabbiamento: basti pensare a Sidone, Cartagine e altre città. Realizzarono città importanti e potenti come Tiro (costruita su un’isola) e Cartagine.
Tutte le città fenicie erano belle, decorate, risplendenti d’oro, come nel caso di Tiro, caratterizzate da possenti mura difensive e da porti funzionali.
Pavimentazione di Solunto (Pa)

Le navi entravano in porto solo per operazioni di carico e scarico, mentre, per il resto, restavano in mare. Progettarono e realizzarono il canale di Suez, assieme agli egizi.
Abili lavoratori del ferro e del metallo, fondarono la città di Esion Gheber sul Mar Rosso e commerciarono con le Indie. Tipico poi era il luogo nel quale si potevano trovare città fenicie: una baia protetta, un’altura limitrofa, una sorgente d’acqua nelle vicinanze e un po’ di terra coltivabile per le emergenze. Svilupparono anche una discreta industria tessile, indirizzata sempre a fini commerciali.
Dal punto di vista militare non avevano grossi eserciti. L’unica attività bellica fenicia che la storia ci tramanda è legata alla conquista di Cipro, isola ricca di minerali che facevano gola ai mercanti di Tiro e Sidone.
Il considerare una città separata dalle altre fu un limite per questa civiltà, in quanto non venivano mai intraprese operazioni comunitarie. Numerosi sono gli esempi di attività bellica difensiva delle città. In particolare, Tiro ci ha tramandato numerosi artifici difensivi per non cadere sotto gli Assiri, i Babilonesi, i Persiani ed i Macedoni, che la distrussero. 
Giovinetto di Mozia (Tp)

Diversa è la situazione di Cartagine che intraprese numerose attività belliche, che la portarono alla conquista di quasi tutta la Spagna, la Sicilia, la Sardegna e alla guerra contro Roma. In principio erano impiegati soldati mercenari, ma poi, con l’evoluzione della società punica, maturò un senso civico, da cui nacque un esercito proprio.
 
Società
Delle città fenicie si conosce poco, in quanto, per la maggior parte, sono andate distrutte. E’ comunque possibile descrivere un modello anche sulla base di quello di Cartagine. A capo di tutti era un re che regnava incontrastato. Questo accadeva in Fenicia, mentre a Cartagine vi era un suffeta eletto dal Senato e dal Consiglio dei Cento. Questi deteneva il potere giudiziario e parte di quello esecutivo, mentre quello legislativo era affidato al Senato. Esisteva anche un Assemblea del Popolo, interpellata se c’erano discordanze tra il suffeta ed il Senato.
Esisteva anche una casta sacerdotale, articolata su precisi riti e simboli. Inoltre, la grande attività commerciale favoriva la presenza di una classe borghese che spesso aveva anche influenze sulla scena politica. La ricchezza era data non dalla proprietà terriera, come in molte altre civiltà, ma dalle numerose attività economiche.
Numerose erano le città fenicie, tutte vivevano tra loro separate, solo alla fine dell’indipendenza, prima dell’egemonia assiro-babilonese, si creò un federazione con capitale Tripoli, a nord di Biblo.
Ciascuna città era difesa molto bene: era isolata sul mare e cinta da possenti mura. Ciascuna di esse era caratterizzata da mercati e da una numerosa presenza di persone per le strade sempre vive e animate.
Poco si conosce della condizione femminile e del resto della popolazione, si sa comunque che il tenore di vita era medio-alto, anche perché la popolazione non era tantissima. Ciò è testimoniato dall’opulenza delle città e dalla presenza di diversi schiavi.




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