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L'ANTICO TESTAMENTO - LA BIBBIA

ESDRA - NEEMIA - TOBI

Esdra - Capitolo 1
I. IL RITORNO DALL'ESILIO E LA RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO
Il ritorno dei Sionisti
[1]Nell'anno primo del regno di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la
parola che il Signore aveva detto per bocca di Geremia, il Signore destò lo
spirito di Ciro re di Persia, il quale fece passare quest'ordine in tutto il
suo regno, anche con lettera: [2]«Così dice Ciro re di Persia: Il Signore,
Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra; egli mi ha
incaricato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che è in Giudea. [3]Chi
di voi proviene dal popolo di lui? Il suo Dio sia con lui; torni a
Gerusalemme, che è in Giudea, e ricostruisca il tempio del Signore Dio
d'Israele: egli è il Dio che dimora a Gerusalemme. [4]Ogni superstite in
qualsiasi luogo sia immigrato, riceverà dalla gente di quel luogo argento e
oro, beni e bestiame con offerte generose per il tempio di Dio che è in
Gerusalemme».
[5]Allora si misero in cammino i capifamiglia di Giuda e di Beniamino e i
sacerdoti e i leviti, quanti Dio aveva animato a tornare per ricostruire il
tempio del Signore in Gerusalemme. [6]Tutti i loro vicini li aiutarono
validamente con oggetti d'argento e d'oro, con beni e bestiame e con oggetti
preziosi, e inoltre quello che ciascuno offrì volontariamente.
[7]Anche il re Ciro fece trarre fuori gli arredi del tempio, che
Nabucodònosor aveva asportato da Gerusalemme e aveva deposto nel tempio del
suo dio. [8]Ciro, re di Persia, li fece trarre fuori per mano di Mitridate
il tesoriere, che li consegnò a Sesbassar, principe di Giuda. [9]Questo è il
loro computo:
Bacili d'oro: trenta;
bacili d'argento: mille;
coltelli: ventinove;
[10]coppe d'oro: trenta,
coppe d'argento di second'ordine: quattrocentodieci;
altri arredi: mille.
[11]Tutti gli oggetti d'oro e d'argento eranocinquemilaquattrocento.
Sesbassar li riportò da Babilonia a Gerusalemme, in occasione del ritorno
degli esuli.
Esdra - Capitolo 2
Lista dei Sionisti
[1]Questi sono gli abitanti della provincia che ritornarono dall'esilio, i
deportati che Nabucodònosor re di Babilonia aveva condotti in esilio a
Babilonia.
Essi tornarono a Gerusalemme e in Giudea, ognuno alla sua città; [2]vennero
con Zorobabèle, Giosuè, Neemia, Seraia, Reelaia, Mardocheo, Bilsan, Mispar,
Bigvai, Recun, Baana.
Computo degli uomini del popolo d'Israele:
[3]Figli di Paros: duemilacentosettantadue.
[4]Figli di Sefatia: trecentosettantadue.
[5]Figli di Arach: settecentosettantacinque.
[6]Figli di Pacat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab:
duemilaottocentodieci.
[7]Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro.
[8]Figli di Zattu: novecentoquarantacinque.
[9]Figli di Zaccai: settecentosessanta.
[10]Figli di Bani: seicentoquarantadue.
[11]Figli di Bebai: seicentoventitrè.
[12]Figli di Azgad: milleduecentoventidue.
[13]Figli di Adonikam: seicentosettantasei.
[14]Figli di Bigvai: duemilacinquantasei.
[15]Figli di Adin: quattrocentocinquantaquattro.
[16]Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto.
[17]Figli di Bezài: trecentoventitrè.
[18]Figli di Iora: centododici.
[19]Figli di Casum: duecentoventitrè.
[20]Figli di Ghibbar: novantacinque.
[21]Figli di Betlemme: centoventitrè.
[22]Uomini di Netofa: cinquantasei.
[23]Uomini di Anatòt: centoventotto.
[24]Figli di Azmàvet: quarantadue.
[25]Figli di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatrè.
[26]Figli di Rama e di Gheba: seicentoventuno.
[27]Uomini di Micmas: centoventidue.
[28]Uomini di Betel e di Ai: duecentoventitrè.
[29]Figli di Nebo: cinquantadue.
[30]Figli di Magbis: centocinquantasei.
[31]Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro.
[32]Figli di Carim: trecentoventi.
[33]Figli di Lod, Cadid e Ono: settecentoventicinque.
[34]Figli di Gerico: trecentoquarantacinque.
[35]Figli di Senaa: tremilaseicentotrenta.
[36]I sacerdoti:
Figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosettantatrè.
[37]Figli di Immer: millecinquantadue.
[38]Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette.
[39]Figli di Carìm: millediciassette.
[40]I leviti:
Figli di Giosuè e di Kadmiel, di Binnui e di Odavia: settantaquattro.
[41]I cantori:
Figli di Asaf: centoventotto.
[42]I portieri:
Figli di Sallùm, figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di
Catita, figli di Sobài: in tutto centotrentanove.
[43]Gli oblati:
Figli di Zica, figli di Casufa,
figli di Tabbaot, [44]figli di Keros,
figli di Siaà, figli di Padon,
[45]figli di Lebana, figli di Cagabà,
figli di Akkub, [46]figli di Cagàb,
figli di Samlai, figli di Canan,
[47]figli di Ghiddel, figli di Gacar,
figli di Reaia, [48]figli di Rezin,
figli di Nekoda, figli di Gazzam,
[49]figli di Uzza, figli di Paseach,
figli di Besai, [50]figli di Asna,
figli di Meunim, figli dei Nefisim,
[51]figli di Bakbuk, figli di Cakufa,
figli di Carcur, [52]figli di Bazlut,
figli di Mechida, figli di Carsa,
[53]figli di Barkos, figli di Sisara,
figli di Temach, [54]figli di Nesiach,
figli di Catifa.
[55]Figli dei servi di Salomone:
Figli di Sotai, figli di Assofèret,
figli di Peruda, [56]figli di Iaalà,
figli di Darkon, figli di Ghiddel,
[57]figli di Sefatia, figli di Cattil,
figli di Pochèret Azzebàim, figli di Ami.
[58]Totale degli oblati e dei figli dei servi di Salomone:
trecentonovantadue.
[59]I seguenti rimpatriati da Tel-Melach, Tel-Carsa, Cherub-Addàn, Immer,
non potevano dimostrare se il loro casato e la loro discendenza fossero
d'Israele:
[60]figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekodà: seicentoquarantadue.
[61]Tra i sacerdoti i seguenti:
figli di Cobaià, figli di Akkoz, figli di Barzillài, il quale aveva preso in
moglie una delle figlie di Barzillài il Galaadita e aveva assunto il suo
nome, [62]cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono;
allora furono esclusi dal sacerdozio. [63]Il governatore ordinò loro che non
mangiassero le cose santissime, finché non si presentasse un sacerdote con
Urim e Tummim.
[64]Tutta la comunità così radunata era di quarantaduemilatrecentosessanta
persone; [65]inoltre vi erano i loro schiavi e le loro schiave: questi erano
settemilatrecentotrentasette; poi vi erano i cantori e le cantanti:
duecento.
[66]I loro cavalli: settecentotrentasei.
I loro muli: duecentoquarantacinque.
[67]I loro cammelli: quattrocentotrentacinque.
I loro asini: seimilasettecentoventi.
[68]Alcuni capifamiglia al loro arrivo al tempio che è in Gerusalemme,
fecero offerte volontarie per il tempio, perché fosse ripristinato nel suo
stato. [69]Secondo le loro forze diedero al tesoro della fabbrica: oro:
dramme sessantunmila; argento: mine cinquemila; tuniche da sacerdoti: cento.
[70]Poi i sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i cantori, i portieri e
gli oblati si stabilirono nelle rispettive città e tutti gli Israeliti nelle
loro città.
Esdra - Capitolo 3
La ripresa del culto
[1]Giunse il settimo mese e gli Israeliti si erano ormai insediati nelle
loro città.
Il popolo si radunò come un solo uomo a Gerusalemme. [2]Allora Giosuè figlio
di Iozadàk con i fratelli, i sacerdoti, e Zorobabele figlio di Sealtiel con
i suoi fratelli, si misero al lavoro per ricostruire l'altare del Dio
d'Israele, per offrirvi olocausti, come è scritto nella legge di Mosè uomo
di Dio. [3]Ristabilirono l'altare al suo posto, pur angustiati dal timore
delle popolazioni locali, e vi offrirono sopra olocausti al Signore, gli
olocausti del mattino e della sera. [4]Celebrarono la festa delle capanne
secondo il rituale e offrirono olocausti quotidiani nel numero stabilito dal
regolamento per ogni giorno. [5]In seguito continuarono ad offrire
l'olocausto perenne e i sacrifici dei giorni di novilunio e di tutte le
solennità consacrate al Signore, più tutte le offerte volontarie al Signore.
[6]Cominciarono a offrire olocausti al Signore dal primo giorno del mese
settimo, benché del suo tempio non fossero ancora poste le fondamenta.
[7]Allora diedero denaro ai tagliapietre e ai falegnami; e alimenti, bevande
e olio alla gente di Sidòne e di Tiro, perché trasportassero il legname di
cedro dal Libano per mare fino a Giaffa: ciò secondo la concessione loro
fatta da Ciro re di Persia.
[8]Nel secondo anno dal loro arrivo al tempio di Dio in Gerusalemme, nel
secondo mese, diedero inizio ai lavori Zorobabele figlio di Sealtiel, e
Giosuè figlio di Iozadàk, con gli altri fratelli sacerdoti e leviti e quanti
erano tornati dall'esilio a Gerusalemme. Essi incaricarono i leviti dai
vent'anni in su di dirigere i lavori del tempio.
[9]Giosuè, i suoi figli e i suoi fratelli, Kadmiel, Binnui e Odavia si
misero come un solo uomo a dirigere i lavoratori dell'impresa riguardante il
tempio. Così pure i figli di Chenadàd con i loro figli e fratelli, leviti.
[10]Quando i costruttori ebbero gettato le fondamenta del tempio, invitarono
a presenziare i sacerdoti con i loro paramenti e le trombe e i leviti, figli
di Asaf, con i cembali per lodare il Signore con i canti di Davide re
d'Israele.
[11]Essi cantavano a cori alterni lodi e ringraziamenti al Signore perché è
buono, perché la sua grazia dura sempre verso Israele. Tutto il popolo
faceva risuonare il grido della grande acclamazione, lodando così il Signore
perché erano state gettate le fondamenta del tempio.
[12]Tuttavia molti tra i sacerdoti e i leviti e i capifamiglia anziani, che
avevano visto il tempio di prima, mentre si gettavano le nuove fondamenta di
questo tempio sotto i loro occhi piangevano ad alta voce, ma i più
continuavano ad alzare la voce con il grido dell'acclamazione e della gioia.
[13]Così non si poteva distinguere il grido dell'acclamazione di gioia dal
grido del pianto del popolo, perché il popolo faceva echeggiare la grande
acclamazione e la voce si sentiva lontano.
Esdra - Capitolo 4
La questione antisamaritana: ostruzionismo samaritano sotto Ciro
[1]Quando i nemici di Giuda e di Beniamino vennero a sapere che gli esuli
rimpatriati stavano ricostruendo il tempio del Signore Dio d'Israele, [2]si
presentarono a Zorobabele e ai capifamiglia e dissero: «Vogliamo costruire
anche noi insieme con voi, perché anche noi, come voi, cerchiamo il vostro
Dio; a lui noi facciamo sacrifici dal tempo di Assaràddon re di Assiria, che
ci ha fatti immigrare in questo paese».
[3]Ma Zorobabele, Giosuè e gli altri capifamiglia d'Israele dissero loro:
«Non conviene che costruiamo insieme la casa del nostro Dio; ma noi soltanto
la ricostruiremo al Signore Dio d'Israele, come Ciro re di Persia ci ha
ordinato».
[4]Allora la popolazione indigena si mise a scoraggiare il popolo dei Giudei
e a molestarlo per impedirgli di costruire. [5]Inoltre sobillarono contro di
loro alcuni funzionari per mandar fallito il loro piano; ciò per tutto il
tempo di Ciro re di Persia fino al regno di Dario re di Persia.
Ostruzionismo samaritano sotto Serse e Artaserse
[6]Durante il regno di Serse, al principio del suo regno, essi presentarono
una denunzia contro gli abitanti di Giuda a Gerusalemme. [7]Poi al tempo di
Artaserse re di Persia, Bislam, Mitridate, Tabeèl e gli altri loro colleghi
scrissero ad Artaserse re di Persia: il testo del documento era in caratteri
aramaici e redatto in aramaico.
[8]Recum governatore e Simsai scriba scrissero questa lettera contro
Gerusalemme al re Artaserse: [9]«Recum governatore e Simsai scriba e gli
altri loro colleghi giudici, legati, sovrintendenti e funzionari, uomini di
Uruk, di Babilonia e di Susa, cioè di Elam, [10]e degli altri popoli che il
grande e illustre Asnappàr deportò e stabilì nella città di Samaria e nel
resto della regione d'Oltrefiume. - [11]Questa è la copia della lettera che
gli mandarono. -
Al re Artaserse i tuoi servi, uomini della regione d'Oltrefiume. [12]Sia
reso noto al re che i Giudei, partiti da te e venuti presso di noi, a
Gerusalemme, stanno ricostruendo la città ribelle e malvagia, ne rialzano le
mura e ne restaurano le fondamenta. [13]Ora sia noto al re che, se questa
città sarà ricostruita e saranno rialzate le sue mura, tributi, imposte e
diritti di passaggio non saranno più pagati e i diritti dei re saranno lesi.
[14]Ora, poiché noi mangiamo il sale della reggia e non possiamo tollerare
l'insulto al re, perciò mandiamo a lui queste informazioni, [15]perché si
facciano ricerche nel libro delle memorie dei tuoi padri: tu troverai in
questo libro di memorie e constaterai che questa città è ribelle, causa di
guai per i re e le province, e le ribellioni vi sono avvenute dai tempi
antichi. Per tali ragioni questa città è stata distrutta. [16]Noi informiamo
il re che, se questa città sarà ricostruita e saranno rialzate le sue mura,
ben presto nella regione d'Oltrefiume non avrai più alcun possesso».
[17]Il re inviò questa risposta: «A Recum governatore e Simsai scriba e agli
altri loro colleghi, che risiedono in Samaria e altrove nella regione
d'Oltrefiume, salute! Ora: [18]il documento che mi avete mandato è stato
letto davanti a me accuratamente. [19]Dietro mio ordine si sono fatte
ricerche, e si è trovato che questa città fin dai tempi antichi si è
sollevata contro i re e in essa sono avvenute rivolte e sedizioni. [20]A
Gerusalemme vi sono stati re potenti che comandavano su tutto il territorio
d'Oltrefiume; a loro si pagavano tributi, imposte e diritti di passaggio.
[21]Date perciò ordine che quegli uomini interrompano i lavori e che quella
città non sia ricostruita, fino a nuovo mio ordine. [22]Badate di non essere
negligenti in questo, perché non ne venga maggior danno al re».
[23]Appena il testo del documento del re Artaserse fu letto davanti a Recum
e a Simsai scriba e ai loro colleghi, questi andarono in gran fretta a
Gerusalemme dai Giudei e fecero loro interrompere i lavori con la forza
delle armi.
La costruzione del Tempio (520-515)
[24]Così fu sospeso il lavoro per il tempio in Gerusalemme e rimase sospeso
fino all'anno secondo del regno di Dario re di Persia.
Esdra - Capitolo 5
[1]Ma i profeti Aggeo e Zaccaria figlio di Iddo si rivolsero ai Giudei che
erano in Giuda e a Gerusalemme, profetando in nome del Dio d'Israele, che li
ispirava. [2]Allora Zorobabele figlio di Sealtiel, e Giosuè figlio di
Iozadàk subito ripresero a costruire il tempio di Gerusalemme; con essi
erano i profeti di Dio, che li incoraggiavano. [3]In quel tempo Tattènai,
governatore della regione d'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro colleghi
vennero da loro e dissero: «Chi vi ha dato ordine di ricostruire questa casa
e di rialzare questa cinta di mura? [4]Chi sono e come si chiamano gli
uomini che costruiscono questo edificio?». [5]Ma l'occhio vigile del loro
Dio era sugli anziani dei Giudei: quelli non li costrinsero a desistere dai
lavori in attesa che fosse portata a Dario una interpellanza e ne venisse in
risposta un decreto su questo affare.
[6]Copia della lettera che Tattènai, governatore dell'Oltrefiume,
Setar-Boznai e i loro colleghi, funzionari dell'Oltrefiume, mandarono al re
Dario. [7]Gli mandarono un rapporto in cui era scritto: «Al re Dario salute
perfetta! [8]Sia noto al re che siamo andati nella provincia della Giudea,
al tempio del grande Dio: esso viene ricostruito con blocchi di pietra; si
mette legname nelle pareti; questo lavoro viene fatto con diligenza e
progredisce nelle loro mani. [9]Allora abbiamo interrogato quegli anziani e
abbiamo loro detto: Chi ha dato ordine di ricostruire questo tempio e di
rialzare questa cinta di mura? [10]Inoltre abbiamo domandato i loro nomi,
per farteli conoscere; così abbiamo scritto il nome degli uomini che stanno
loro a capo. [11]Essi hanno risposto: Noi siamo servitori del Dio del cielo
e della terra e ricostruiamo il tempio che fu costruito una volta, or sono
molti anni. Un grande re d'Israele lo ha costruito e lo ha portato a
termine. [12]Ma poiché i nostri padri hanno provocato all'ira il Dio del
cielo, egli li ha messi nelle mani di Nabucodònosor re di Babilonia, il
Caldeo, che distrusse questo tempio e deportò a Babilonia il popolo. [13]Ma
nel primo anno di Ciro re di Babilonia, il re Ciro ha dato ordine di
ricostruire questo tempio; [14]inoltre gli arredi del tempio, d'oro e
d'argento, che Nabucodònosor aveva portato via dal tempio di Gerusalemme e
trasferito al tempio di Babilonia, il re Ciro li ha fatti togliere dal
tempio di Babilonia e li ha fatti consegnare a un tale di nome Sesbassar,
che egli aveva costituito governatore. [15]Ciro gli disse: Prendi questi
arredi, portali nel tempio di Gerusalemme e fà in modo che il tempio sia
ricostruito al suo posto. [16]Allora questo Sesbassar venne, gettò le
fondamenta del tempio in Gerusalemme e da allora fino ad oggi esso è in
costruzione, ma non è ancora finito. [17]Ora, se piace al re, si cerchi
negli archivi del re in Babilonia se vi è un decreto emanato dal re Ciro per
ricostruire questo tempio in Gerusalemme: e ci si mandi la decisione del
re».
Esdra - Capitolo 6
[1]Allora il re Dario ordinò che si facessero ricerche nell'archivio, là
dove si conservano i tesori a Babilonia, [2]e a Ecbàtana, la fortezza che è
nella provincia di Media, si trovò un rotolo in cui era scritto:
«Promemoria.
[3]Nell'anno primo del re Ciro, il re Ciro prese questa decisione riguardo
al tempio in Gerusalemme: la casa sia ricostruita come luogo in cui si
facciano sacrifici; le sue fondamenta siano salde, la sua altezza sia di
sessanta cubiti, la sua larghezza di sessanta cubiti. [4]Vi siano nei muri
tre spessori di blocchi di pietra e uno di legno. La spesa sia pagata dalla
reggia. [5]Inoltre gli arredi del tempio fatti d'oro e d'argento, che
Nabucodònosor ha portato via dal tempio di Gerusalemme e trasferito a
Babilonia, siano restituiti e rimessi al loro posto nel tempio di
Gerusalemme e ricollocati nella casa di Dio».
[6]«Quindi voi Tattènai, governatore d'Oltrefiume e Setar-Boznai, con i
vostri colleghi funzionari residenti nell'Oltrefiume, tenetevi in disparte.
[7]Lasciate che lavorino a quella casa di Dio il governatore dei Giudei e i
loro anziani. Essi ricostruiscano questo tempio al suo posto. [8]Ecco i miei
ordini sull'atteggiamento che dovete tenere con questi anziani dei Giudei
per la ricostruzione del tempio: dalle entrate del re, cioè dalla imposta
dell'Oltrefiume, saranno rimborsate puntualmente le spese a quegli uomini,
senza interruzione. [9]Ciò che loro occorre, giovenchi, arieti e agnelli,
per gli olocausti al Dio del cielo, come anche grano, sale, vino e olio,
siano loro forniti ogni giorno senza esitazione, secondo le indicazioni dei
sacerdoti di Gerusalemme, [10]perché si facciano offerte di odore soave al
Dio del cielo e si preghi per la vita del re e dei suoi figli. [11]Ordino
ancora: se qualcuno trasgredisce questo decreto, si tolga una trave dalla
sua casa, la si rizzi ed egli vi sia impiccato. Poi la sua casa sia ridotta
a letamaio. [12]Il Dio che ha fatto risiedere là il suo nome disperda
qualsiasi re o popolo che presuma trasgredire il mio ordine, distruggendo
questo tempio che è a Gerusalemme. Io Dario ho emanato questo ordine: sia
eseguito alla lettera».
[13]Allora Tattènai, governatore dell'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro
colleghi eseguirono alla lettera quel che aveva comandato il re Dario.
[14]Quanto agli anziani dei Giudei, essi continuarono a costruire e fecero
progressi con l'incoraggiamento delle parole ispirate del profeta Aggeo e di
Zaccaria figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione secondo il
comando del Dio d'Israele e secondo il decreto di Ciro, di Dario e di
Artaserse re di Persia. [15]Si terminò la costruzione di questo tempio il
giorno tre del mese di Adar nell'anno sesto del regno del re Dario.
[16]Allora gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati
celebrarono con gioia la dedicazione di questa casa di Dio; [17]offrirono
per la dedicazione di questa casa di Dio cento tori, duecento arieti,
quattrocento agnelli; inoltre dodici capri come sacrifici espiatori per
tutto Israele, secondo il numero delle tribù d'Israele. [18]Inoltre
stabilirono i sacerdoti divisi secondo le loro classi e i leviti secondo i
loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di
Mosè.
La Pasqua del 515
[19]I rimpatriati celebrarono la pasqua il quattordici del primo mese,
[20]poiché i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme come un
sol uomo: tutti erano mondi. Così immolarono la pasqua per tutti i
rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi. [21]Mangiarono
la pasqua gli Israeliti che erano tornati dall'esilio e quanti si erano
separati dalla contaminazione del popolo del paese e si erano uniti a loro
per aderire al Signore Dio d'Israele. [22]Celebrarono con gioia la festa
degli azzimi per sette giorni poiché il Signore li aveva colmati di gioia,
avendo piegato a loro favore il cuore del re di Assiria, per rafforzare le
loro mani nel lavoro per il tempio del Dio d'Israele.
Esdra - Capitolo 7
II. L'ORGANIZZAZIONE DELLA COMUNITA' DA PARTE DI ESDRA E DI NEEMIA
Missione e personalità di Esdra
[1]Dopo questi avvenimenti, sotto il regno di Artaserse, re di Persia,
Esdra,
figlio di Seraia,
figlio di Azaria,
figlio di Chelkia,
[2]figlio di Sallùm,
figlio di Zadòk,
figlio di Achitùb,
[3]figlio di Amaria,
figlio di Azaria,
figlio di Meraiòt,
[4]figlio di Zerachia,
figlio di Uzzi,
figlio di Bukki,
[5]figlio di Abisua,
figlio di Pincas,
figlio di Eleàzaro,
figlio di Aronne sommo sacerdote: [6]questo Esdra, partì da Babilonia. Egli
era uno scriba abile nella legge di Mosè, data dal Signore Dio d'Israele e,
poiché la mano del Signore suo Dio era su di lui, il re aveva aderito a ogni
sua richiesta. [7]Nel settimo anno del re Artaserse anche un gruppo di
Israeliti, sacerdoti, leviti, cantori, portieri e oblati partirono per
Gerusalemme. [8]Egli arrivò a Gerusalemme nel quinto mese: era l'anno
settimo del re. [9]Egli aveva stabilito la partenza da Babilonia per il
primo giorno del primo mese e il primo del quinto mese arrivò a Gerusalemme,
poiché la mano benevola del suo Dio era con lui. [10]Infatti Esdra si era
dedicato con tutto il cuore a studiare la legge del Signore e a praticarla e
ad insegnare in Israele la legge e il diritto.
Documento di Artaserse
[11]Questa è la copia del documento che il re Artaserse consegnò a Esdra
sacerdote, scriba esperto nei comandi del Signore e nei suoi statuti dati a
Israele:
[12]«Artaserse, re dei re, al sacerdote Esdra, scriba della legge del Dio
del cielo, salute perfetta. Ora: [13]da me è dato questo decreto. Chiunque
nel mio regno degli appartenenti al popolo d'Israele, dei sacerdoti e dei
leviti ha deciso liberamente di andare a Gerusalemme, può venire con te;
[14]infatti da parte del re e dei suoi sette consiglieri tu sei inviato a
fare inchiesta in Giudea e a Gerusalemme intorno all'osservanza della legge
del tuo Dio, che hai nelle mani, [15]e a portare l'argento e l'oro che il re
e i suoi consiglieri inviano come offerta volontaria per devozione al Dio
d'Israele che è in Gerusalemme, [16]e tutto l'argento e l'oro che troverai
in tutte le province di Babilonia insieme con le offerte volontarie che il
popolo e i sacerdoti offriranno per la casa del loro Dio a Gerusalemme.
[17]Perciò con questo argento ti prenderai cura di acquistare tori, arieti,
agnelli e ciò che occorre per le offerte e libazioni che vi si uniscono e li
offrirai sull'altare della casa del vostro Dio che è in Gerusalemme.
[18]Quanto al resto dell'argento e dell'oro farete come sembrerà bene a te e
ai tuoi fratelli, secondo la volontà del vostro Dio. [19]Gli arredi che ti
sono stati consegnati per il culto del tuo Dio, rimettili davanti al Dio di
Gerusalemme. [20]Per il resto di quanto occorre per la casa del tuo Dio e
che spetta a te di procurare, lo procurerai a spese del tesoro reale.
[21]Io, il re Artaserse, ordino a tutti i tesorieri dell'Oltrefiume:
Tutto ciò che Esdra, sacerdote e scriba della legge del Dio del cielo, vi
domanderà, dateglielo puntualmente, [22]fino a cento talenti d'argento,
cento kor di grano, cento bat di vino, cento bat di olio e sale a volontà.
[23]Quanto è secondo la volontà del Dio del cielo sia fatto con precisione
per la casa del Dio del cielo, perché non venga l'ira sul regno del re e dei
suoi figli. [24]Vi rendiamo poi noto che non è permesso riscuotere tributi e
diritti di pedaggio su tutti i sacerdoti, leviti, cantori, portieri, oblati
e inservienti di questa casa di Dio.
[25]Quanto a te, Esdra, con la sapienza del tuo Dio, che ti è stata data,
stabilisci magistrati e giudici, ai quali sia affidata l'amministrazione
della giustizia per tutto il popolo dell'Oltrefiume, cioè per quanti
conoscono la legge del tuo Dio, e istruisci quelli che non la conoscono.
[26]A riguardo di chiunque non osserverà la legge del tuo Dio e la legge del
re, sia fatta prontamente giustizia o con la morte o con il bando o con
ammenda in denaro o con il carcere».
Viaggio di Esdra da Babilonia in Palestina
[27]Benedetto il Signore, Dio dei padri nostri, che ha disposto il cuore del
re a glorificare la casa del Signore che è a Gerusalemme, [28]e ha volto
verso di me la benevolenza del re, dei suoi consiglieri e di tutti i potenti
principi reali. Allora io mi sono sentito incoraggiato, perché la mano del
Signore mio Dio era su di me e ho radunato alcuni capi d'Israele, perché
partissero con me.
Esdra - Capitolo 8
[1]Questi sono, con le loro indicazioni genealogiche, i capifamiglia che
sono partiti con me da Babilonia, sotto il regno del re Artaserse.
[2]dei figli di Pincas: Ghersom;
dei figli di Itamar: Daniele;
dei figli di Davide: Cattus [3]figlio di Secania;
dei figli di Paros: Zaccaria; con lui furono registrati centocinquanta
maschi;
[4]dei figli di Pacat-Moab: Elioenai figlio di Zerachia, e con lui duecento
maschi;
[5]dei figli di Zattu: Secania figlio di Iacaziel e con lui trecento maschi;
[6]dei figli di Adin: Ebed figlio di Giònata e con lui cinquanta maschi;
[7]dei figli di Elam: Isaia figlio di Atalia e con lui settanta maschi;
[8]dei figli di Sefatia: Zebadia figlio di Michele e con lui ottanta maschi;
[9]dei figli di Ioab: Obadia figlio di Iechièl e con lui duecentodiciotto
maschi;
[10]dei figli di Bani: Selomìt figlio di Iosifia e con lui centosessanta
maschi;
[11]dei figli di Bebai: Zaccaria figlio di Bebai e con lui ventotto maschi;
[12]dei figli di Azgad: Giovanni figlio di Akkatan e con lui centodieci
maschi;
[13]dei figli di Adonikam: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet, Ieièl e
Semaia e con loro sessanta maschi;
[14]dei figli di Bigvai: Utai figlio di Zaccur e con lui settanta maschi.
[15]Io li ho radunati presso il canale che scorre verso Aava. Là siamo stati
accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il popolo e i sacerdoti
e non ho trovato nessun levita. [16]Allora ho mandato a chiamare i capi
Elièzer, Arièl, Semaia, Elnatàn, Iarib, Natàn, Zaccaria, Mesullàm e gli
istruttori Ioiarib ed Elnatàn [17]e ho ordinato loro di andare da Iddo, capo
nella località di Casifià, e ho messo loro in bocca le parole da dire a Iddo
e ai suoi fratelli oblati nella località di Casifià: di mandarci cioè
inservienti per il tempio del nostro Dio. [18]Poiché la mano benefica del
nostro Dio era su di noi, ci hanno mandato un uomo assennato, dei figli di
Macli, figlio di Levi, figlio d'Israele, cioè Serebia, con i suoi figli e
fratelli: diciotto persone; [19]inoltre Casabià e con lui Isaia, dei figli
di Merari suo fratello e i loro figli: venti persone. [20]Degli oblati, che
Davide e i principi avevano assegnato al servizio dei leviti: duecentoventi
oblati. Furono registrati per nome. [21]Là, presso il canale Aavà, ho
indetto un digiuno, per umiliarci davanti al Dio nostro e implorare da lui
un felice viaggio per noi, i nostri bambini e tutti i nostri averi.
[22]Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri per
difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico; anzi, avevamo detto al
re: «La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro bene; invece
la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano». [23]Così abbiamo
digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.
[24]Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e Casabià e i
dieci loro fratelli con essi: [25]ho pesato loro l'argento, l'oro e gli
arredi, che costituivano l'offerta per il tempio del nostro Dio fatta dal
re, dai suoi consiglieri, dai suoi principi e da tutti gli Israeliti che si
trovavano da quelle parti. [26]Ho pesato dunque e consegnato nelle loro
mani:
argento: seicentocinquanta talenti;
arredi d'argento: cento, del peso di altrettanti talenti;
oro: cento talenti.
[27]Inoltre:
coppe d'oro venti: di mille darici;
vasi di bronzo pregiato e lucente: due, preziosi come l'oro.
[28]Ho detto loro: «Voi siete consacrati al Signore; questi arredi sono cosa
sacra; l'argento e l'oro sono offerta volontaria al Signore, Dio dei nostri
padri. [29]Sorvegliateli e custoditeli, finché non possiate pesarli davanti
ai capi dei sacerdoti, ai leviti e ai capifamiglia d'Israele a Gerusalemme,
nelle stanze del tempio». [30]Allora i sacerdoti e i leviti presero in
consegna il carico dell'argento e dell'oro e dei vasi, per portarli a
Gerusalemme nel tempio del nostro Dio.
[31]Il dodici del primo mese siamo partiti dal fiume Aava per andare a
Gerusalemme e la mano del nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberati
dagli assalti dei nemici e dei briganti lungo il cammino. [32]Siamo arrivati
a Gerusalemme e ci siamo riposati tre giorni. [33]Il quarto giorno sono
stati pesati l'argento, l'oro e gli arredi nella casa del nostro Dio nelle
mani del sacerdote Meremòt, figlio di Uria, con cui vi era Eleàzaro figlio
di Pincas e con essi i leviti Iozabàd figlio di Giosuè e Noadia figlio di
Binnui; [34]ogni cosa era secondo il numero e il peso e si mise per iscritto
il peso totale.
In quel tempo [35]quelli che venivano dall'esilio, cioè i deportati, vollero
offrire olocausti al Dio d'Israele:
tori: dodici per tutto Israele,
arieti: novantasei,
agnelli: settantasette,
capri di espiazione: dodici,
tutto come olocausto al Signore. [36]Hanno consegnato i decreti del re ai
satrapi del re e al governatore dell'Oltrefiume, i quali sono venuti in
aiuto al popolo e al tempio.
Esdra - Capitolo 9
La rottura dei matrimoni con gli stranieri
[1]Terminate queste cose, sono venuti a trovarmi i capi per dirmi: «Il
popolo d'Israele, i sacerdoti e i leviti non si sono separati dalle
popolazioni locali, nonostante i loro abomini, cioè dai Cananei, Hittiti,
Perizziti, Gebusei, Ammoniti, Moabiti, Egiziani, Amorrei, [2]ma hanno preso
in moglie le loro figlie per sé e per i loro figli: così hanno profanato la
stirpe santa con le popolazioni locali; anzi i capi e i magistrati sono
stati i primi a darsi a questa infedeltà». [3]Udito ciò, ho lacerato il mio
vestito e il mio mantello, mi sono strappato i capelli e i peli della barba
e mi sono seduto costernato. [4]Quanti tremavano per i giudizi del Dio
d'Israele su questa infedeltà dei rimpatriati, si radunarono presso di me.
Ma io restai seduto costernato, fino all'offerta della sera. [5]All'offerta
della sera mi sono alzato dal mio stato di prostrazione e con il vestito e
il mantello laceri sono caduto in ginocchio e ho steso le mani al mio
Signore, [6]e ho detto:
«Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare, Dio mio, la faccia verso di
te, poiché le nostre colpe si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa;
la nostra colpevolezza è aumentata fino al cielo. [7]Dai giorni dei nostri
padri fino ad oggi noi siamo stati molto colpevoli e per le nostre colpe,
noi, i nostri re e i nostri sacerdoti, siamo stati dati nelle mani dei re
stranieri; siamo stati consegnati alla spada, alla prigionia, alla rapina,
all'insulto fino ad oggi. [8]Ora, da poco, il nostro Dio ci ha fatto una
grazia: ha liberato un resto di noi, dandoci un asilo nel suo luogo santo, e
così il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un pò di
sollievo nella nostra schiavitù. [9]Perché noi siamo schiavi; ma nella
nostra schiavitù il nostro Dio non ci ha abbandonati: ci ha resi graditi ai
re di Persia; ci ha fatti rivivere, perché rialzassimo la casa del nostro
Dio e restaurassimo le sue rovine e ci ha concesso di avere un riparo in
Giuda e in Gerusalemme. [10]Ma ora, che dire, Dio nostro, dopo questo?
Poiché abbiamo abbandonato i tuoi comandi [11]che tu avevi dato per mezzo
dei tuoi servi, i profeti, dicendo: Il paese di cui voi andate a prendere il
possesso è un paese immondo, per l'immondezza dei popoli indigeni, per le
nefandezze di cui l'hanno colmato da un capo all'altro con le loro impurità.
[12]Per questo non dovete dare le vostre figlie ai loro figli, né prendere
le loro figlie per i vostri figli; non dovrete mai contribuire alla loro
prosperità e al loro benessere, così diventerete forti voi e potrete
mangiare i beni del paese e lasciare un'eredità ai vostri figli per sempre.
[13]Dopo ciò che è venuto su di noi a causa delle nostre cattive azioni e
per la nostra grande colpevolezza, benché tu, Dio nostro, ci abbia punito
meno di quanto meritavano le nostre colpe e ci abbia concesso di formare
questo gruppo di superstiti, [14]potremmo forse noi tornare a violare i tuoi
comandi e a imparentarci con questi popoli abominevoli? Non ti adireresti
contro di noi fino a sterminarci, senza lasciare resto né superstite?
[15]Signore, Dio di Israele, per la tua bontà è rimasto di noi oggi un
gruppo di superstiti: eccoci davanti a te con la nostra colpevolezza. Ma a
causa di essa non possiamo resistere alla tua presenza!».
Esdra - Capitolo 10
[1]Mentre Esdra pregava e faceva questa confessione piangendo, prostrato
davanti alla casa di Dio, si riunì intorno a lui un'assemblea molto numerosa
d'Israeliti, uomini, donne e fanciulli, e il popolo piangeva dirottamente.
[2]Allora Secania, figlio di Iechièl, uno dei figli di Elam, prese la parola
e disse a Esdra: «Noi siamo stati infedeli verso il nostro Dio, sposando
donne straniere, prese dalle popolazioni del luogo. Orbene: c'è ancora una
speranza per Israele nonostante ciò. [3]Ora noi facciamo questa alleanza
davanti al nostro Dio: rimanderemo tutte queste donne e i figli nati da
esse, secondo il tuo consiglio, mio signore, e il consiglio di quelli che
tremano davanti al comando del nostro Dio. Si farà secondo la legge!
[4]Alzati, perché a te è affidato questo compito; noi saremo con te; sii
forte e mettiti all'opera!». [5]Allora Esdra si alzò e fece giurare ai capi
dei sacerdoti e dei leviti e a tutto Israele che avrebbero agito secondo
quelle parole; essi giurarono. [6]Esdra allora, alzatosi davanti alla casa
di Dio, andò nella camera di Giovanni, figlio di Eliasib. Là egli passò la
notte, senza prendere cibo né bere acqua, perché era in lutto a causa
dell'infedeltà dei rimpatriati. [7]Poi fu fatta passare la voce in Giuda e
Gerusalemme a tutti i rimpatriati che si radunassero in Gerusalemme: [8]a
chiunque non fosse venuto entro tre giorni - così disponeva il consiglio dei
capi e degli anziani - sarebbero stati votati allo sterminio tutti i beni ed
egli stesso sarebbe stato escluso dalla comunità dei rimpatriati. [9]Allora
tutti gli uomini di Giuda e di Beniamino si radunarono a Gerusalemme entro
tre giorni; si era al nono mese, il venti del mese. Tutto il popolo stava
nella piazza del tempio, tremante per questo evento e per gli scrosci della
pioggia.
[10]Allora il sacerdote Esdra si alzò e disse loro: «Voi avete commesso un
atto d'infedeltà, sposando donne straniere: così avete accresciuto la
colpevolezza d'Israele. [11]Ma ora rendete lode al Signore, Dio dei vostri
padri, e fate la sua volontà, separandovi dalle popolazioni del paese e
dalle donne straniere».
[12]Tutta l'assemblea rispose a gran voce: «Sì, dobbiamo fare secondo la tua
parola. [13]Ma il popolo è numeroso e siamo al tempo delle piogge; non è
possibile restare all'aperto. D'altra parte non è lavoro di un giorno o di
due, perché siamo in molti ad aver peccato in questa materia. [14]I nostri
capi stiano a rappresentare tutta l'assemblea; e tutti quelli delle nostre
città che hanno sposato donne straniere vengano in date determinate e
accompagnati dagli anziani della rispettiva città e dai loro giudici, finché
non abbiano allontanato da noi l'ira ardente del nostro Dio per questa
causa».
[15]Soltanto Giònata figlio di Asaèl e Iaczeia figlio di Tikva si opposero,
appoggiati da Mesullàm e dal levita Sabbetài. [16]I rimpatriati fecero come
era stato proposto: il sacerdote Esdra si scelse alcuni uomini,
capifamiglia, uno per casato, tutti designati per nome. Essi iniziarono le
sedute il primo giorno del decimo mese per esaminare la questione [17]e
terminarono di esaminare tutti gli uomini che avevano sposato donne
straniere il primo giorno del primo mese.
La lista dei colpevoli
[18]Tra gli appartenenti ai sacerdoti, che avevano sposato donne straniere,
c'erano:
dei figli di Giosuè figlio di Iozadàk e tra i suoi fratelli: Maaseia,
Elièzer, Iarib e Godolia.
[19]Essi hanno promesso con giuramento di rimandare le loro donne e hanno
offerto un ariete in espiazione della loro colpa. [20]Dei figli di Immer:
Canàni e Zebadia. [21]Dei figli di Carim: Maaseia, Elia, Semaia, Iechièl e
Uzzia. [22]Dei figli di Pascur: Elioènai, Maaseia, Ismaele, Natanaele,
Iozabàd ed Eleasà.
[23]Degli appartenenti ai leviti: Iozabàd, Simei, Chelaia, chiamato il
Chelita, Petachia, Giuda ed Elièzer.
[24]Dei cantori: Eliasib.
Dei portinai: Sallùm, Telem e Uri.
[25]Tra gli Israeliti: dei figli di Paros: Ramia, Izzia, Malchia, Miamin,
Eleàzaro, Malchia e Benaià.
[26]Dei figli di Elam: Mattania, Zaccaria, Iechièl, Abdi, Ieremòt ed Elia.
[27]Dei figli di Zattu: Elioenài, Eliasib, Mattania, Ieremòt, Zabad e Aziza.
[28]Dei figli di Bebai: Giovanni, Anania, Zabbai e Atlai.
[29]Dei figli di Bani: Mesullàm, Malluch, Adaia, Iasub, Seal e Ieramòt.
[30]Dei figli di Pacat-Moab: Adna, Kelal, Benaià, Maaseia, Mattania,
Bezaleèl, Binnui e Manàsse.
[31]Dei figli di Carim: Elièzer, Ishshia, Malchia, Semaia, Simeone,
[32]Beniamino, Malluch, Semaria.
[33]Dei figli di Casum: Mattenai, Mattatta, Zabad, Elifèlet, Ieremai,
Manàsse e Simei.
[34]Dei figli di Bani: Maadai, Amram, Uel, [35]Benaià, Bedia, Cheluu,
[36]Vania, Meremòt, Eliasib, [37]Mattenai, Iaasai.
[38]Dei figli di Binnui: Simei, [39]Selemia, Natàn, Adaia.
[40]Dei figli di Azzur: Sasai, Sàrai, [41]Azareèl, Selemia, Semaria,
[42]Sallùm, Amaria, Giuseppe.
[43]Dei figli di Nebo: Ieièl, Mattitia, Zabad, Zebina, Iaddai, Gioele,
Benaià.
[44]Tutti questi avevano sposato donne straniere e rimandarono le donne
insieme con i figli che avevano avuti da esse.
Neemia - Capitolo 1
Vocazione di Neemia: la sua missione per Giuda
[1]Parole di Neemia figlio di Akalià. Nel mese di Casleu dell'anno
ventesimo, mentre ero nella cittadella di Susa, [2]Canàni, uno dei miei
fratelli, e alcuni altri uomini arrivarono dalla Giudea. Li interrogai
riguardo ai Giudei che erano rimpatriati, superstiti della deportazione, e
riguardo a Gerusalemme. [3]Essi mi dissero: «I superstiti della deportazione
sono là, nella provincia, in grande miseria e abbattimento; le mura di
Gerusalemme restano piene di brecce e le sue porte consumate dal fuoco».
[4]Udite queste parole, mi sedetti e piansi; feci lutto per parecchi giorni,
digiunando e pregando davanti al Dio del cielo. [5]E dissi: «Signore, Dio
del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni l'alleanza e la misericordia
con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandi, [6]siano i tuoi orecchi
attenti, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera del tuo servo; io
prego ora davanti a te giorno e notte per gli Israeliti, tuoi servi,
confessando i peccati, che noi Israeliti abbiamo commesso contro di te;
anch'io e la casa di mio padre abbiamo peccato. [7]Ci siamo comportati male
con te e non abbiamo osservato i comandi, le leggi e le decisioni che tu hai
dato a Mosè tuo servo. [8]Ricordati della parola che hai affidato a Mosè tuo
servo: Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; [9]ma se tornerete
a me e osserverete i miei comandi e li eseguirete, anche se i vostri
esiliati si trovassero all'estremità dell'orizzonte, io di là li raccoglierò
e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi dimorare il mio nome.
[10]Ora questi sono tuoi servi e tuo popolo; tu li hai redenti con grande
potenza e con mano forte. [11]Signore, siano i tuoi orecchi attenti alla
preghiera del tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi, che desiderano
temere il tuo nome; concedi oggi buon successo al tuo servo e fagli trovare
benevolenza davanti a questo uomo».
Io allora ero coppiere del re.
Neemia - Capitolo 2
[1]Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu
pronto davanti al re, io presi il vino e glielo versai. Ora io non ero mai
stato triste in sua presenza. [2]Perciò il re mi disse: «Perché hai
l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può esser altro che
un'afflizione del cuore». Allora io ebbi grande timore [3]e dissi al re:
«Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non esser triste quando
la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono
consumate dal fuoco?». [4]Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io
pregai il Dio del cielo, [5]e poi risposi al re: «Se piace al re e se il tuo
servo ha trovato grazia ai suoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove
sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla». [6]Il re, che
aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo
viaggio? Quando ritornerai?». Io gli indicai un termine di tempo. La cosa
piacque al re; mi lasciò andare. [7]Poi dissi al re: «Se piace al re, mi si
diano le lettere per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino
passare ed entrare in Giudea, [8]e una lettera per Asaf, guardiano del parco
del re, perché mi dia il legname per costruire le porte della cittadella
presso il tempio, per le mura della città e per la casa che io abiterò». Il
re mi diede le lettere perché la mano benefica del mio Dio era su di me.
[9]Giunsi presso i governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere del
re. Il re aveva mandato con me una scorta di capi dell'esercito e di
cavalieri. [10]Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita
furono informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere che fosse venuto un
uomo a procurare il bene degli Israeliti.
Decisione di ricostruire le mura di Gerusalemme
[11]Giunto a Gerusalemme, vi rimasi tre giorni. [12]Poi mi alzai di notte e
presi con me pochi uomini senza dir nulla ad alcuno di quello che Dio mi
aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme e senza aver altro giumento
oltre quello che io cavalcavo. [13]Uscii di notte per la porta della Valle e
andai verso la fonte del Drago e alla porta del Letame, osservando le mura
di Gerusalemme, come erano piene di brecce e come le sue porte erano
consumate dal fuoco. [14]Mi spinsi verso la porta della Fonte e la piscina
del re, ma non vi era posto per cui potesse passare il giumento che
cavalcavo. [15]Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le mura;
poi, rientrato per la porta della Valle, tornai a casa.
[16]I magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa facessi.
Fino a quel momento non avevo detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti, né
ai notabili, né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei
lavori. [17]Allora io dissi loro: «Voi vedete la miseria nella quale ci
troviamo; Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco.
Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme e non saremo più insultati!».
[18]Narrai loro come la mano benefica del mio Dio era stata su di me e anche
le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: «Alziamoci e
costruiamo!». E misero mano vigorosamente alla buona impresa.
[19]Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita, e Ghesem
l'Arabo seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero dicendo: «Che state
facendo? Volete forse ribellarvi al re?». [20]Allora io risposi loro: «Il
Dio del cielo ci darà successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire;
ma voi non avete né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme».
Neemia - Capitolo 3
I volontari della ricostruzione
[1]Eliasìb, sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a
costruire la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i battenti;
continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che poi consacrarono, e
fino alla torre di Cananeèl. [2]Accanto a Eliasìb lavoravano gli uomini di
Gerico e accanto a loro lavorava Zaccùr figlio di Imri. [3]I figli di Senaà
costruirono la porta dei Pesci, ne fecero l'intelaiatura e vi posero i
battenti, le serrature e le sbarre. [4]Accanto a loro lavorava alle
riparazioni Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz; accanto a loro lavorava
alle riparazioni Mesullàm, figlio di Berechia figlio di Mesezabèel; accanto
a loro lavorava alle riparazioni Zadòk figlio di Baana; [5]accanto a loro
lavoravano alle riparazioni quelli di Tekòa; ma i loro notabili non
piegarono il collo a lavorare all'opera del loro Signore. [6]Ioiadà figlio
di Pasèach e Mesullàm figlio di Besodia, restaurarono la porta Vecchia; ne
fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.
[7]Accanto a loro lavoravano alle riparazioni Melatia il Gabaonita, Iadon il
Meronotita, e gli uomini di Gàbaon e di Mizpà, alle dipendenze della sede
del governatore dell'Oltrefiume; [8]accanto a loro lavorava alle riparazioni
Uzzièl figlio di Caraia tra gli orefici e accanto a lui lavorava Anania tra
i profumieri. Essi hanno rinforzato Gerusalemme fino al Muro Largo;
[9]accanto a loro lavorava alle riparazioni Refaia figlio di Cur, capo della
metà del distretto di Gerusalemme. [10]Accanto a loro lavorava alle
riparazioni, di fronte alla sua casa, Iedaia figlio di Carumaf e accanto a
lui lavorava Cattus figlio di Casabnià. [11]Malchia figlio di Carim e Cassùb
figlio di Pacat-Moab restaurarono la parte successiva di mura e la torre dei
Forni. [12]Accanto a loro lavorava alle riparazioni insieme con le figlie,
Sallùm figlio di Allòches, capo della metà del distretto di Gerusalemme.
[13]Canun e gli abitanti di Zanòach restaurarono la porta della Valle; la
ricostruirono, vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero
inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame. [14]Malchia figlio
di Recàb, capo del distretto di Bet-Kerem, restaurò la porta del Letame; la
ricostruì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. [15]Sallùm figlio
di Col-Coze, capo del distretto di Mizpà, restaurò la porta della Fonte; la
ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece
inoltre il muro della piscina di Siloe, presso il giardino del re, fino alla
scalinata per cui si scende dalla città di Davide. [16]Dopo di lui Neemia
figlio di Azbuk, capo della metà del distretto di Bet-Zur, lavorò alle
riparazioni fin davanti alle tombe di Davide, fino alla piscina artificiale
e fino alla casa dei Prodi. [17]Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i
leviti, sotto Recum figlio di Bani; accanto a lui lavorava per il suo
distretto Casabià, capo della metà del distretto di Keilà. [18]Dopo di lui
lavoravano alle riparazioni i loro fratelli, sotto Binnui figlio di
Chenadàd, capo dell'altra metà del distretto di Keilà; [19]accanto a lui
Ezer figlio di Giosuè, capo di Mizpà, restaurava un'altra parte delle mura,
di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo. [20]Dopo di lui Baruch
figlio di Zaccai ne restaurava con ardore un'altra parte dall'angolo fino
alla porta della casa di Eliasìb sommo sacerdote. [21]Dopo di lui Meremòt
figlio di Uria, figlio di Akkoz, ne restaurava un'altra parte, dalla porta
della casa di Eliasìb fino all'estremità della casa di Eliasìb. [22]Dopo di
lui lavoravano i sacerdoti che abitavano la periferia. [23]Dopo di loro
Beniamino e Cassùb lavoravano di fronte alla lo
Reazioni presso i nemici dei Giudei
[33]Quando Sanballàt seppe che noi edificavamo le mura, si adirò, si indignò
molto, si fece beffe dei Giudei [34]e disse in presenza dei suoi fratelli e
dei soldati di Samaria: «Che vogliono fare questi miserabili Giudei? Rifarsi
le mura e farvi subito sacrifici? Vogliono finire in un giorno? Vogliono far
rivivere pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal fuoco?».
[35]Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: «Edifichino pure! Se una
volpe vi salta su, farà crollare il loro muro di pietra!».
[36]Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati! Fà ricadere sul loro capo
il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitù!
[37]Non coprire la loro iniquità e non sia cancellato dalla tua vista il
loro peccato, perché hanno offeso i costruttori.
[38]Noi dunque andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto portate
fino a metà altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro.
Neemia - Capitolo 4
[1]Ma quando Sanballàt, Tobia, gli Arabi, gli Ammoniti e gli Asdoditi
seppero che la riparazione delle mura di Gerusalemme progrediva e che le
brecce cominciavano a chiudersi, si adirarono molto [2]e tutti assieme
congiurarono di venire ad attaccare Gerusalemme e crearvi confusione.
[3]Allora noi pregammo il nostro Dio e contro di loro mettemmo sentinelle di
giorno e di notte per difenderci dai loro attacchi. [4]Quelli di Giuda
dicevano: «Le forze dei portatori vengono meno e le macerie sono molte; noi
non potremo costruire le mura!». [5]I nostri avversari dicevano: «Senza che
s'accorgano di nulla, noi piomberemo in mezzo a loro, li uccideremo e faremo
cessare i lavori». [6]Poiché i Giudei che dimoravano vicino a loro vennero a
riferirci dieci volte: «Da tutti i luoghi ai quali vi volgete, essi saranno
contro di noi», [7]io, nelle parti sottostanti a ciascun posto oltre le
mura, in luoghi scoperti, disposi il popolo per famiglie, con le loro spade,
le loro lance, i loro archi. [8]Dopo aver considerato la cosa, mi alzai e
dissi ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: «Non li temete!
Ricordatevi del Signore grande e tremendo; combattete per i vostri fratelli,
per i vostri figli e le vostre figlie, per le vostre mogli e per le vostre
case!». [9]Quando i nostri nemici vennero a sapere che eravamo informati
della cosa, Dio fece fallire il loro disegno e noi tutti tornammo alle mura,
ognuno al suo lavoro. [10]Da quel giorno la metà dei miei giovani lavorava e
l'altra metà stava armata di lance, di scudi, di archi, di corazze; i capi
erano dietro tutta la casa di Giuda. [11]Quelli che costruivano le mura e
quelli che portavano o caricavano i pesi, con una mano lavoravano e con
l'altra tenevano la loro arma; [12]tutti i costruttori, lavorando, portavano
ciascuno la spada cinta ai fianchi. Il trombettiere stava accanto a me.
[13]Dissi allora ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: «L'opera
è grande ed estesa e noi siamo sparsi sulle mura e distanti l'uno
dall'altro. [14]Dovunque udirete il suono della tromba, raccoglietevi presso
di noi; il nostro Dio combatterà per noi». [15]Così continuavamo i lavori,
mentre la metà della mia gente teneva impugnata la lancia, dall'apparire
dell'alba allo spuntar delle stelle. [16]Anche in quell'occasione dissi al
popolo: «Ognuno con il suo aiutante passi la notte dentro Gerusalemme, per
far con noi la guardia durante la notte e riprendere il lavoro di giorno».
[17]Io poi, i miei fratelli, i miei servi e gli uomini di guardia che mi
seguivano, non ci togliemmo mai le vesti; ognuno teneva l'arma a portata di
mano.
Neemia - Capitolo 5
Difficoltà sociali sotto Neemia
Apologia della sua amministrazione
[1]Si alzò un gran lamento da parte della gente del popolo e delle loro
mogli contro i loro fratelli Giudei. [2]Alcuni dicevano: «Noi, i nostri
figli e le nostre figlie siamo numerosi; ci si dia il grano perché possiamo
mangiare e vivere!». [3]Altri dicevano: «Dobbiamo impegnare i nostri campi,
le nostre vigne e le nostre case per assicurarci il grano durante la
carestia!». [4]Altri ancora dicevano: «Abbiamo preso denaro a prestito sui
nostri campi e sulle nostre vigne per pagare il tributo del re. [5]La nostra
carne è come la carne dei nostri fratelli, i nostri figli sono come i loro
figli; ecco dobbiamo sottoporre i nostri figli e le nostre figlie alla
schiavitù e alcune delle nostre figlie sono gia state ridotte schiave; noi
non abbiamo via d'uscita, perché i nostri campi e le nostre vigne sono in
mano d'altri». [6]Quando udii i loro lamenti e queste parole, ne fui molto
indignato. [7]Dopo aver riflettuto dentro di me, ripresi duramente i
notabili e i magistrati e dissi loro: «Dunque voi esigete un interesse da
usuraio dai nostri fratelli?». Convocai contro di loro una grande assemblea
[8]e dissi loro: «Noi, secondo la nostra possibilità, abbiamo riscattato i
nostri fratelli Giudei che si erano venduti agli stranieri e voi stessi
vendereste i vostri fratelli ed essi si venderebbero a noi?». Allora quelli
tacquero e non seppero che rispondere. [9]Io dissi: «Quello che voi fate non
è ben fatto. Non dovreste voi camminare nel timore del nostro Dio per non
essere scherniti dagli stranieri nostri nemici? [10]Anch'io, i miei fratelli
e i miei servi abbiamo dato loro in prestito denaro e grano. Ebbene,
condoniamo loro questo debito! [11]Rendete loro oggi stesso i loro campi, le
loro vigne, i loro oliveti e le loro case e l'interesse del denaro del
grano, del vino e dell'olio di cui siete creditori nei loro riguardi».
[12]Quelli risposero: «Restituiremo e non esigeremo più nulla da loro;
faremo come tu dici». Allora chiamai i sacerdoti e in loro presenza li feci
giurare che avrebbero mantenuto la promessa. [13]Poi scossi la piega
anteriore del mio mantello e dissi: «Così Dio scuota dalla sua casa e dai
suoi beni chiunque non avrà mantenuto questa promessa e così sia egli scosso
e vuotato di tutto!». Tutta l'assemblea disse: «Amen» e lodarono il Signore.
Il popolo mantenne la promessa.
[14]Di più, da quando il re mi aveva stabilito loro governatore nel paese di
Giuda, dal ventesimo anno fino al trentaduesimo anno del re Artaserse,
durante dodici anni, né io né i miei fratelli mangiammo la provvista
assegnata al governatore. [15]I governatori che mi avevano preceduto,
avevano gravato il popolo, ricevendone pane e vino, oltre a quaranta sicli
d'argento; perfino i loro servi angariavano il popolo, ma io non ho fatto
così, poiché ho avuto timore di Dio. [16]Anzi ho messo mano ai lavori di
queste mura e non abbiamo comperato alcun podere. Tutti i miei giovani erano
raccolti là a lavorare. [17]Avevo alla mia tavola centocinquanta uomini,
Giudei e magistrati, oltre a quelli che venivano a noi dalle nazioni vicine.
[18]Quel che si preparava a mie spese ogni giorno era un bue, sei capi
scelti di bestiame minuto e cacciagione; ogni dieci giorni vino per tutti in
abbondanza. Tuttavia non ho mai chiesto la provvista assegnata al
governatore, perché il popolo era gia gravato abbastanza a causa dei lavori.
[19]Mio Dio, ricordati in mio favore per quanto ho fatto a questo popolo.
Neemia - Capitolo 6
Intrighi dei nemici di Neemia
Le mura sono ultimate
[1]Quando Sanballàt e Tobia e Ghesem l'Arabo e gli altri nostri nemici
seppero che io avevo riedificato le mura e che non vi era più rimasta alcuna
breccia, sebbene ancora io non avessi messo i battenti alle porte,
[2]Sanballàt e Ghesem mi mandarono a dire: «Vieni e troviamoci insieme a
Chefirim, nella valle di Oni». Essi pensavano di farmi del male. [3]Ma io
inviai loro messaggeri a dire: «Sto facendo un gran lavoro e non posso
scendere: perché dovrebbe interrompersi il lavoro, mentre io lo lascio per
scendere da voi?». [4]Essi mandarono quattro volte a dirmi la stessa cosa e
io risposi nello stesso modo.
[5]Allora Sanballàt mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta per mezzo
del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, [6]nella quale stava
scritto: «Si sente dire fra queste nazioni, e Gasmù lo afferma, che tu e i
Giudei meditate di ribellarvi e perciò tu ricostruisci le mura e, secondo
queste voci, tu diventeresti loro re [7]e avresti inoltre stabilito profeti
per far questa proclamazione a Gerusalemme: Vi è un re in Giuda! Or questi
discorsi saranno riferiti al re. Vieni dunque e consultiamoci assieme».
[8]Ma io gli feci rispondere: «Le cose non stanno come tu dici, ma tu
inventi!». [9]Tutta quella gente infatti ci voleva impaurire e diceva: «Le
loro mani desisteranno e il lavoro non si farà». Ora invece si sono
irrobustite le mie mani!
[10]Io andai a casa di Semaia figlio di Delaia, figlio di Meetabèel, che si
era rinchiuso là dentro; egli mi disse: «Troviamoci insieme nel tempio,
dentro il santuario, e chiudiamo le porte del santuario, perché verranno ad
ucciderti, di notte verranno ad ucciderti». [11]Ma io risposi: «Un uomo come
me può darsi alla fuga? Un uomo della mia condizione potrebbe entrare nel
santuario per salvare la vita? No, io non entrerò». [12]Compresi che non era
mandato da Dio, ma aveva pronunziato quella profezia a mio danno, perché
Tobia e Sanballàt l'avevano prezzolato. [13]Era stato pagato per impaurirmi
e indurmi ad agire in quel modo e a peccare, per farmi una cattiva fama ed
espormi al disonore. [14]Mio Dio, ricordati di Tobia e di Sanballàt, per
queste loro opere; anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che
cercavano di spaventarmi!
[15]Le mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in
cinquantadue giorni. [16]Quando tutti i nostri nemici lo seppero, tutte le
nazioni che stavano intorno a noi furono prese da timore e restarono molto
sorprese alla vista e dovettero riconoscere che quest'opera si era compiuta
per l'intervento del nostro Dio. [17]In quei giorni i notabili di Giuda
mandavano frequenti lettere a Tobia e da Tobia ne ricevevano; [18]infatti
molti in Giuda erano suoi alleati, perché egli era genero di Secania figlio
di Arach e suo figlio Giovanni aveva sposato la figlia di Mesullàm figlio di
Berechia. [19]Anche in mia presenza parlavano bene di lui e gli riferivano
le mie parole. Anche Tobia mandava lettere per intimorirmi.
Neemia - Capitolo 7
[1]Quando le mura furono riedificate e io ebbi messo a posto le porte e i
portinai, i cantori e i leviti furono stabiliti nei loro uffici, [2]diedi il
governo di Gerusalemme a Canàni mio fratello e ad Anania comandante della
cittadella, perché era un uomo fedele e temeva Dio più di tanti altri.
[3]Ordinai loro: «Le porte di Gerusalemme non si aprano finché il sole non
comincia a scaldare e si chiudano e si sbarrino le porte mentre i cittadini
sono ancora in piedi; si stabiliscano delle guardie prese fra gli abitanti
di Gerusalemme, ognuno al suo turno e ognuno davanti alla propria casa».
Il ripopolamento di Gerusalemme
[4]La città era spaziosa e grande; ma dentro vi era poca gente e non si
costruivano case. [5]Il mio Dio mi ispirò di radunare i notabili, i
magistrati e il popolo, per farne il censimento.
Trovai il registro genealogico di quelli che erano tornati dall'esilio la
prima volta e vi trovai scritto quanto segue:
Lista dei primi Sionisti
[6]Questi sono gli abitanti della provincia che sono tornati dall'esilio:
quelli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportati e che erano tornati
in Gerusalemme e in Giudea, ognuno nella sua città. [7]Essi erano tornati
con Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia, Nahamani, Mardocheo, Bilsan,
Mispèret, Bigvai, Necum e Baana.
Computo degli uomini del popolo d'Israele:
[8]Figli di Pareos: duemila centosettantadue.
[9]Figli di Sefatia: trecentosettantadue.
[10]Figli di Arach: seicentocinquantadue.
[11]Figli di Paat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemila
ottocentodiciotto.
[12]Figli di Elam: milleduecento cinquantaquattro.
[13]Figli di Zattu: ottocentoquarantacinque.
[14]Figli di Zaccai: settecentosessanta.
[15]Figli di Binnui: seicentoquarantotto.
[16]Figli di Bebai: seicentoventotto.
[17]Figli di Azgad: duemilatrecento ventidue.
[18]Figli di Adonikam: seicentosessantasette.
[19]Figli di Bigvai: duemilasessantasette.
[20]Figli di Adin: seicentocinquantacinque.
[21]Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto.
[22]Figli di Casum: trecentoventotto.
[23]Figli di Bezai: trecentoventiquattro.
[24]Figli di Carif: centododici.
[25]Figli di Gàbaon: novantacinque.
[26]Uomini di Betlemme e di Netofa: centottantotto.
[27]Uomini di Anatòt: centoventotto.
[28]Uomini di Bet-Azmàvet: quarantadue.
[29]Uomini di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatrè.
[30]Uomini di Rama e di Gheba: seicentoventuno.
[31]Uomini di Micmas: centoventidue.
[32]Uomini di Betel e di Ai: centoventitrè.
[33]Uomini di un altro Nebo: cinquantadue.
[34]Figli di un altro Elam: milleduecento cinquantaquattro.
[35]Figli di Carim: trecentoventi.
[36]Figli di Gerico: trecentoquarantacinque.
[37]Figli di Lod, di Cadid e di Ono: settecentoventuno.
[38]Figli di Senaà: tremilanovecentotrenta.
[39]I sacerdoti: figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosessantatrè.
[40]Figli di Immer: millecinquantadue.
[41]Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette.
[42]Figli di Carim: millediciassette.
[43]I leviti: figli di Giosuè, cioè di Kadmiel, di Binnui e di Odevà:
settantaquattro.
[44]I cantori: figli di Asaf: centoquarantotto.
[45]I portieri: figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di
Catità, figli di Sobai: centotrentotto.
[46]Gli oblati: figli di Zica, figli di Casufa,
figli di Tabbaot, [47]figli di Keros,
figli di Sia, figli di Padon,
[48]figli di Lebana, figli di Agabà,
figli di Salmai, [49]figli di Canan,
figli di Ghiddel, figli di Gacar,
[50]figli di Reaia, figli di Rezin,
figli di Nekoda, [51]figli di Gazzam,
figli di Uzza, figli di Pasèach,
[52]figli di Besai, figli dei Meunim, figli dei Nefisesim,
[53]figli di Bakbuk, figli di Cakufa.
figli di Carcur, [54]figli di Baslit,
figli di Mechida, figli di Carsa,
[55]figli di Barkos, figli di Sisara,
figli di Temach, [56]figli di Neziach,
figli di Catifa.
[57]Discendenti dei servi di Salomone: figli di Sotai, figli di Sofèret,
figli di Perida, [58]figli di Iaala, figli di Darkon, figli di Ghiddel,
[59]figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di Pochèret-Azzebàim, figli di
Amòn.
[60]Totale degli oblati e dei discendenti dei servi di Salomone:
trecentonovantadue.
[61]Ecco quelli che tornarono da Tel-Melach, da Tel-Carsa, da Cherub-Addòn e
da Immer e che non avevano potuto stabilire il loro casato per dimostrare
che erano della stirpe di Israele: [62]figli di Delaia, figli di Tobia,
figli di Nekoda: seicentoquarantadue.
[63]Tra i sacerdoti: figli di Cobaia, figli di Akkos, figli di Barzillài, il
quale aveva sposato una delle figlie di Barzillài il Galaadita e fu chiamato
con il loro nome. [64]Questi cercarono il loro registro genealogico, ma non
lo trovarono e furono quindi esclusi dal sacerdozio; [65]il governatore
ordinò loro di non mangiare cose santissime finché non si presentasse un
sacerdote con Urim e Tummim.
[66]La comunità nel suo totale era di quarantaduemila trecentosessanta
persone, [67]oltre ai loro schiavi e alle loro schiave in numero di
settemila trecentotrentasette. Avevano anche duecentoquarantacinque cantori
e cantanti. [68]Avevano settecentotrentasei cavalli, duecentoquarantacinque
muli, [69]quattrocentotrentacinque cammelli, seimila settecentoventi asini.
[70]Alcuni dei capifamiglia offrirono doni per la fabbrica. Il governatore
diede al tesoro mille dracme d'oro, cinquanta coppe, cinquecentotrenta vesti
sacerdotali. [71]Alcuni capifamiglia diedero al tesoro della fabbrica
ventimila dracme d'oro e duemiladuecento mine d'argento. [72]Il resto del
popolo diede ventimila dracme d'oro, duemila mine d'argento e sessantanove
vesti sacerdotali. [73a]I sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, alcuni
del popolo, gli oblati e tutti gli Israeliti si stabilirono nelle loro
città.
[73b]Come giunse il settimo mese, gli Israeliti erano nelle loro città.
Neemia - Capitolo 8
Il giorno di nascita del Giudaismo: Esdra legge e spiega la Legge.
La festa delle capanne
[1]Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti
alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro della
legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele. [2]Il primo giorno del
settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli
uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
[3]Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar
della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di
quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a
sentire il libro della legge. [4]Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di
legno, che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a
destra Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia,
Misael, Malchia, Casum, Casbaddàna, Zaccaria e Mesullàm.
[5]Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in
alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò
in piedi. [6]Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo
rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono
con la faccia a terra dinanzi al Signore. [7]Giosuè, Bani, Serebia, Iamin,
Akkub, Sabbetài, Odia, Maaseia, Kelita, Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia,
leviti, spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi al suo
posto.
[8]Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con
spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura. [9]Neemia, che
era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il
popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore
vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo
piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. [10]Poi Neemia disse loro:
«Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a
quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al
Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra
forza». [11]I leviti calmavano tutto il popolo dicendo: «Tacete, perché
questo giorno è santo; non vi rattristate!». [12]Tutto il popolo andò a
mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri e a far festa, perché avevano
compreso le parole che erano state loro proclamate.
[13]Il secondo giorno i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i
leviti si radunarono presso Esdra lo scriba per esaminare le parole della
legge. [14]Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di Mosè,
che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne durante la festa del settimo
mese. [15]Allora fecero sapere la cosa e pubblicarono questo bando in tutte
le loro città e in Gerusalemme: «Andate al monte e portatene rami di ulivo,
rami di olivastro, rami di mirto, rami di palma e rami di alberi ombrosi,
per fare capanne, come sta scritto». [16]Allora il popolo andò fuori, portò
i rami e si fece ciascuno la sua capanna sul tetto della propria casa, nei
loro cortili, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza della porta delle
Acque e sulla piazza della porta di Efraim. [17]Così tutta la comunità di
coloro che erano tornati dalla deportazione si fece capanne e dimorò nelle
capanne. Dal tempo di Giosuè figlio di Nun fino a quel giorno, gli Israeliti
non avevano più fatto nulla di simile. Vi fu gioia molto grande. [18]Esdra
fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo
all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni e l'ottavo vi fu una
solenne assemblea secondo il rito.
Neemia - Capitolo 9
Cerimonia espiatrice
[1]Il ventiquattro dello stesso mese, gli Israeliti si radunarono per un
digiuno, vestiti di sacco e coperti di polvere. [2]Quelli che appartenevano
alla stirpe d'Israele si separarono da tutti gli stranieri, si presentarono
dinanzi a Dio e confessarono i loro peccati e le iniquità dei loro padri.
[3]Poi si alzarono in piedi nel posto dove si trovavano e fu fatta la
lettura del libro della legge del Signore loro Dio, per un quarto della
giornata; per un altro quarto essi fecero la confessione dei peccati e si
prostrarono davanti al Signore loro Dio. [4]Giosuè, Bani, Kadmiel, Sebania,
Bunni, Serebia, Bani e Kenani si alzarono sulla pedana dei leviti e
invocarono a gran voce il Signore loro Dio. [5]I leviti Giosuè, Kadmiel,
Bani, Casabnia, Serebia, Odia, Sebania e Petachia dissero: «Alzatevi e
benedite il Signore vostro Dio ora e sempre! Si benedica il tuo nome
glorioso che è esaltato al di sopra di ogni benedizione e di ogni lode!
[6]Tu, tu solo sei il Signore, tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e
tutte le loro schiere, la terra e quanto sta su di essa, i mari e quanto è
in essi; tu fai vivere tutte queste cose e l'esercito dei cieli ti adora.
[7]Tu sei il Signore, il Dio che hai scelto Abram, lo hai fatto uscire da Ur
dei Caldei e lo hai chiamato Abramo. [8]Tu hai trovato il suo cuore fedele
davanti a te e hai stabilito con lui un'alleanza, promettendogli di dare
alla sua discendenza il paese dei Cananei, degli Hittiti, degli Amorrei, dei
Perizziti, dei Gebusei e dei Gergesei; tu hai mantenuto la tua parola,
perché sei giusto. [9]Tu hai visto l'afflizione dei nostri padri in Egitto e
hai ascoltato il loro grido presso il Mare Rosso; [10]hai operato segni e
prodigi contro il faraone, contro tutti i suoi servi, contro tutto il popolo
del suo paese, perché sapevi che essi avevano trattato i nostri padri con
durezza; ti sei fatto un nome fino ad oggi. [11]Hai aperto il mare davanti a
loro, ed essi sono passati in mezzo al mare sull'asciutto; quelli che li
inseguivano tu li hai precipitati nell'abisso, come una pietra in fondo alle
acque impetuose.
[12]Li hai guidati di giorno con una colonna di nube e di notte con una
colonna di fuoco, per rischiarare loro la strada su cui camminare. [13]Sei
sceso sul monte Sinai e hai parlato con loro dal cielo e hai dato loro
decreti giusti e leggi di verità, buoni statuti e buoni comandi; [14]hai
fatto loro conoscere il tuo santo sabato e hai dato loro comandi, decreti e
una legge per mezzo di Mosè tuo servo. [15]Hai dato loro pane del cielo
quando erano affamati e hai fatto scaturire acqua dalla rupe quando erano
assetati e hai comandato loro che andassero a prendere in possesso il paese
che avevi giurato di dare loro.
[16]Ma essi, i nostri padri, si sono comportati con superbia, hanno indurito
la loro cervice e non hanno obbedito ai tuoi comandi; [17]si sono rifiutati
di obbedire e non si sono ricordati dei miracoli che tu avevi operato in
loro favore; hanno indurito la loro cervice e nella loro ribellione si sono
dati un capo per tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a
perdonare, pietoso e misericordioso, lento all'ira e di grande benevolenza e
non li hai abbandonati. [18]Anche quando si sono fatti un vitello di metallo
fuso e hanno detto: Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto! e ti
hanno insultato gravemente, [19]tu nella tua misericordia non li hai
abbandonati nel deserto: la colonna di nube che stava su di loro non ha
cessato di guidarli durante il giorno per il loro cammino e la colonna di
fuoco non ha cessato di rischiarar loro la strada su cui camminavano di
notte. [20]Hai concesso loro il tuo spirito buono per istruirli e non hai
rifiutato la tua manna alle loro bocche e hai dato loro l'acqua quando erano
assetati. [21]Per quarant'anni li hai nutriti nel deserto e non è mancato
loro nulla; le loro vesti non si sono logorate e i loro piedi non si sono
gonfiati. [22]Poi hai dato loro regni e popoli e li hai spartiti fra di loro
come un sovrappiù; essi hanno posseduto il paese di Sicon, cioè il paese del
re di Chesbòn e il paese di Og re di Basan.
[23]Hai moltiplicato i loro figli come le stelle del cielo e li hai
introdotti nel paese in cui avevi promesso ai loro padri di farli entrare
per possederlo. [24]I loro figli vi sono entrati e hanno preso in possesso
il paese; tu hai umiliato dinanzi a loro i Cananei che abitavano il paese e
li hai messi nelle loro mani con i loro re e con i popoli del paese, perché
ne disponessero a loro piacere. [25]Essi si sono impadroniti di fortezze, di
una terra grassa, e hanno posseduto case piene d'ogni bene, cisterne
scavate, vigne, oliveti, alberi da frutto in abbondanza; hanno mangiato e si
sono saziati e si sono ingrassati e hanno vissuto in delizie per la tua
grande bontà. [26]Ma poi sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro
di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi
profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente.
[27]Perciò tu li hai messi nelle mani dei loro nemici, che li hanno
oppressi. Ma al tempo della loro angoscia essi hanno gridato a te e tu li
hai ascoltati dal cielo e, nella tua grande misericordia, tu hai dato loro
liberatori, che li hanno strappati dalle mani dei loro nemici. [28]Ma quando
avevano pace, ritornavano a fare il male dinanzi a te, perciò tu li
abbandonavi nelle mani dei loro nemici, che li opprimevano; poi quando
ricominciavano a gridare a te, tu li esaudivi dal cielo; così nella tua
misericordia più volte li hai salvati. [29]Tu li ammonivi per farli tornare
alla tua legge; ma essi si mostravano superbi e non obbedivano ai tuoi
comandi; peccavano contro i tuoi decreti, che fanno vivere chi li mette in
pratica; la loro spalla rifiutava il giogo, indurivano la loro cervice e non
obbedivano. [30]Hai pazientato con loro molti anni e li hai scongiurati per
mezzo del tuo spirito e per bocca dei tuoi profeti; ma essi non hanno voluto
prestare orecchio. Allora li hai messi nelle mani dei popoli dei paesi
stranieri. [31]Però nella tua molteplice compassione, tu non li hai
sterminati del tutto e non li hai abbandonati perché sei un Dio clemente e
misericordioso. [32]Ora, Dio nostro, Dio grande, potente e tremendo, che
mantieni l'alleanza e la misericordia, non sembri poca cosa ai tuoi occhi
tutta la sventura che è piombata su di noi, sui nostri re, sui nostri capi,
sui nostri sacerdoti, sui nostri profeti, sui nostri padri, su tutto il tuo
popolo, dal tempo dei re d'Assiria fino ad oggi.
[33]Tu sei stato giusto in tutto quello che ci è avvenuto, poiché tu hai
agito fedelmente, mentre noi ci siamo comportati con empietà. [34]I nostri
re, i nostri capi, i nostri sacerdoti, i nostri padri non hanno messo in
pratica la tua legge e non hanno obbedito né ai comandi né agli ammonimenti
con i quali tu li scongiuravi. [35]Essi mentre godevano del loro regno, del
grande benessere che tu largivi loro e del paese vasto e fertile che tu
avevi messo a loro disposizione, non ti hanno servito e non hanno
abbandonato le loro azioni malvage. [36]Oggi eccoci schiavi nel paese che tu
hai concesso ai nostri padri perché ne mangiassero i frutti e ne godessero i
beni. I suoi prodotti abbondanti sono dei re ai quali tu ci hai sottoposti a
causa dei nostri peccati e che sono padroni dei nostri corpi e del nostro
bestiame a loro piacere, e noi siamo in grande angoscia».
Neemia - Capitolo 10
Documento attestante l'impegno della comunità
[1]«A causa di tutto questo noi vogliamo sancire un impegno stabile e lo
mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato vi siano le firme dei nostri
capi, dei nostri leviti e dei nostri sacerdoti».
[2]Sul documento sigillato firmarono Neemia il governatore, figlio di
Akalià, e Sedecìa, [3]Seraia, Azaria, Geremia, [4]Pascur, Amaria, Malchia,
[5]Cattus, Sebania, Malluch, [6]Carim, Meremòt, Abdia, [7]Daniele,
Ghinneton, Baruch, [8]Mesullàm, Abia, Miamin, [9]Maazia, Bilgai, Semaia;
questi sono i sacerdoti. [10]Leviti: Giosuè, figlio di Azania, Binnui dei
figli di Chenadàd, Kadmiel, [11]e i loro fratelli Sebania, Odia, Kelita,
Pelaia, Canàn, [12]Mica, Recob, Casaoià, [13]Zaccur, Serebia, Sebania,
[14]Odia, Bani, Beninu. [15]Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab, Elam,
Zattu, Bani, [16]Bunni, Azgad, Bebai, [17]Adonia, Bigvai, Adin, [18]Ater,
Ezechia, Azzur, [19]Odia, Casum, Bezai, [20]Carif, Anatòt, Nebai,
[21]Magpias, Mesullàm, Chezìr, [22]Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua, [23]Pelatia,
Canan, Anaia, [24]Osea, Anania, Cassùb, [25]Alloches, Pilca, Sobek,
[26]Recum, Casabna, Maaseia, [27]Achia, Canàn, Anan, [28]Malluch, Carim,
Baana.
[29]Il resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, gli
oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei paesi stranieri per
aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le loro figlie,
quanti avevano conoscenza e intelligenza, [30]si unirono ai loro fratelli
più ragguardevoli e si impegnarono con giuramento a camminare nella legge di
Dio, data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad osservare e mettere in pratica
tutti i comandi del Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi.
[31]E in particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del paese e
a non prendere le loro figlie per i nostri figli; [32]a non comprar nulla in
giorno di sabato o in altro giorno sacro dai popoli che portassero a vendere
in giorno di sabato qualunque genere di merci o di derrate; a lasciare in
riposo la terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito. [33]Ci
siamo anche imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un siclo per il
servizio della casa del nostro Dio: [34]per i pani dell'offerta, per il
sacrificio continuo, per l'olocausto perenne, per i sacrifici dei sabati,
dei noviluni, delle feste, per le offerte sacre, per i sacrifici espiatori
in favore di Israele e per ogni lavoro della casa del nostro Dio.
[35]Tirando a sorte, noi sacerdoti, leviti e popolo abbiamo deciso circa
l'offerta della legna da portare alla casa del nostro Dio, secondo i nostri
casati paterni, a tempi fissi, anno per anno, perché sia bruciata
sull'altare del Signore nostro Dio, come sta scritto nella legge. [36]Ci
siamo impegnati a portare ogni anno nel tempio le primizie del nostro suolo
e le primizie di ogni frutto di qualunque pianta, [37]come anche i
primogeniti dei nostri figli e del nostro bestiame, secondo quanto sta
scritto nella legge, e i primi parti del nostro bestiame grosso e minuto,
per presentarli nella casa del nostro Dio ai sacerdoti che prestano servizio
nella casa del nostro Dio. [38]Ci siamo anche impegnati a portare ai
sacerdoti nelle stanze della casa del nostro Dio le primizie della nostra
pasta, le nostre offerte prelevate, cioè le primizie dei frutti di qualunque
albero, del vino e dell'olio, e a dare la decima delle rendite del nostro
suolo ai leviti. I leviti stessi preleveranno queste decime in tutti i
luoghi da noi coltivati. [39]Un sacerdote, figlio di Aronne, sarà con i
leviti quando preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo della
decima alla casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro; [40]perché in
quelle stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono portare l'offerta
prelevata sul frumento, sul vino e sull'olio; in quel luogo stanno gli
arredi del santuario, i sacerdoti che prestano il servizio, i portieri e i
cantori. Ci siamo impegnati così a non trascurare la casa del nostro Dio.
Neemia - Capitolo 11
Il sinecismo di Neemia. Liste diverse
[1]I capi del popolo si sono stabiliti a Gerusalemme; il resto del popolo ha
tirato a sorte per far venire uno su dieci a popolare Gerusalemme, la città
santa; gli altri nove potevano rimanere nelle altre città. [2]Il popolo
benedisse quanti si erano offerti spontaneamente per abitare in Gerusalemme.
[3]Ecco i capi della provincia che si sono stabiliti a Gerusalemme, mentre
nelle città di Giuda ognuno si è stabilito nella sua proprietà, nella sua
città: Israeliti, sacerdoti, leviti, oblati e i discendenti dei servi di
Salomone.
La popolazione giudaica a Gerusalemme
[4]A Gerusalemme si sono stabiliti i figli di Giuda e i figli di Beniamino.
Dei figli di Giuda: Ataia, figlio di Uzzia, figlio di Zaccaria, figlio di
Amaria, figlio di Sefatia, figlio di Macalalèel, dei figli di Perez:
[5]Maaseia figlio di Baruch, figlio di Col-Coze, figlio di Cazaia, figlio di
Adaia, figlio di Ioiarib, figlio di Zaccaria, figlio della famiglia
Selanita. [6]Totale dei figli di Perez che si sono stabiliti a Gerusalemme:
quattrocentosessantotto uomini valorosi.
[7]Questi sono i figli di Beniamino: Sallu figlio di Mesullàm, figlio di
Ioed, figlio di Pedaia, figlio di Kolaia, figlio di Maaseia, figlio di
Itiel, figlio di Isaia; [8]dopo di lui, Gabbai, Sallai: in tutto,
novecentoventotto. [9]Gioele figlio di Zicrì; era loro capo e Giuda figlio
di Assenùa era il secondo capo della città.
[10]Dei sacerdoti: Iedaia, Ioiarìb, Iachin, [11]Seraia figlio di Chelkia,
figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk, figlio di Meraiòt, figlio di Achitùb,
capo del tempio, [12]e i loro fratelli addetti al lavoro del tempio, in
numero di ottocentoventidue; Adaia figlio di Ierocam, figlio di Pelalia,
figlio di Amsi, figlio di Zaccaria, figlio di Pascur, figlio di Malchia,
[13]e i suoi fratelli, capi delle casate, in numero di duecentoquarantadue;
Amasai figlio di Azareèl, figlio di Aczai, figlio di Mesillemòt, figlio di
Immer, [14]e i loro fratelli uomini valorosi, in numero di centoventotto;
Zabdiel figlio di Ghedolìm era loro capo.
[15]Dei leviti: Semaia figlio di Cassùb, figlio di Azrikam, figlio di
Casabià, figlio di Bunni; [16]Sabbetài e Iozabàd, preposti al servizio
esterno del tempio, fra i capi dei leviti; [17]Mattania figlio di Mica,
figlio di Zabdi, figlio di Asaf, il capo della salmodia, che intonava le
lodi durante la preghiera; Bakbukia che gli veniva secondo tra i suoi
fratelli; Abda figlio di Sammua, figlio di Galal, figlio di Ieditun.
[18]Totale dei leviti nella città santa: duecentottantaquattro.
[19]I portieri: Akkub, Talmon e i loro fratelli, custodi delle porte:
centosettantadue.
[20]Il resto d'Israele, dei sacerdoti e dei leviti si è stabilito in tutte
le città di Giuda, ognuno nella sua proprietà.
Note complementari
[21]Gli oblati si sono stabiliti sull'Ofel e Zica e Ghispa erano a capo
degli oblati. [22]Il capo dei leviti a Gerusalemme era Uzzi figlio di Bani,
figlio di Casabià, figlio di Mattania, figlio di Mica, dei figli di Asaf,
che erano i cantori addetti al servizio del tempio; [23]poiché vi era un
ordine del re che riguardava i cantori e vi era una provvista assicurata
loro ogni giorno.
[24]Petachia figlio di Mesezabeel, dei figli di Zerach, figlio di Giuda,
suppliva il re per tutti gli affari del popolo.
La popolazione giudaica in provincia
[25]Quanto ai villaggi con le loro campagne, alcuni figli di Giuda si sono
stabiliti in Kiriat-Arba e nei villaggi dipendenti, in Dibon e nei suoi
villaggi, in Iekabseèl e nei suoi villaggi, [26]in Iesuà, in Molada, in
Bet-Pelet, [27]in Cazar-Sual, in Bersabea e nei suoi villaggi, [28]in
Ziklàg, in Mecona e nei suoi villaggi, [29]in En-Rimmòn, in Zorea, in
Iarmut, [30]in Zanoach, in Adullam e nei suoi villaggi, in Lachis e nei suoi
villaggi, in Azeka e nei suoi villaggi. Si sono stabiliti da Bersabea fino
alla valle di Hinnòm. [31]I figli di Beniamino si sono stabiliti a Gheba,
Micmas, Ai, Betel e nei luoghi che ne dipendevano; [32]ad Anatòt, Nob,
Anania, [33]a Cazòr, Rama, Ghittàim, [34]Cadid, Zeboim, Neballat, [35]e Lod
e Ono, nella valle degli Artigiani. [36]Dei leviti parte si è stabilita con
Giuda, parte con Beniamino.
Neemia - Capitolo 12
Sacerdoti e leviti tornati sotto Zorobabele e Giosuè
[1]Questi sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle figlio
di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra, [2]Amaria, Malluch,
Cattus, [3]Secania, Recum, Meremòt, [4]Iddo, Ghinneton, Abia, [5]Miamin,
Maadia, Bilga, [6]Semaia, Ioiarìb, Iedaia, [7]Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia.
Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè.
[8]Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con i suoi
fratelli era preposto al canto degli inni di lode. [9]Bakbukia e Unni, loro
fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro turni di servizio.
Lista genealogica dei sommi sacerdoti
[10]Giosuè generò Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb generò Ioiadà;
[11]Ioiadà generò Giònata; Giònata generò Iaddua.
Sacerdoti e leviti al tempo del sommo sacerdote Ioachim
[12]Al tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle casate
sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di quello di
Geremia, Anania; [13]di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria,
Giovanni; [14]di quello di Malluk, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe;
[15]di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài; [16]di quello
di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm; [17]di quello di Abia,
Zicrì; di quello di Miniamìn...; di quello di Moadia, Piltai; [18]di quello
di Bilga, Sammua; di quello di Semaia, Giònata; [19]di quello di Ioiarìb,
Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi; [20]di quello di Sallu, Kallài; di
quello di Amok, Eber; [21]di quello di Chelkia, Casabià; di quello di
Iedaia, Netaneèl. [22]I leviti furono registrati, quanto ai capi casato, al
tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il
regno di Dario, il Persiano. [23]I capi dei casati levitici sono registrati
nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb. [24]I
capi dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel, insieme con i
loro fratelli, che stavano di fronte a loro, dovevano cantare inni e lodi a
turni alternati, secondo l'ordine di Davide, uomo di Dio. [25]Mattania,
Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la
guardia ai magazzini delle porte. [26]Questi vivevano al tempo di Ioiachìm
figlio di Giosuè, figlio di Iozadàk e al tempo di Neemia il governatore e di
Esdra sacerdote e scriba.
Dedicazione delle mura di Gerusalemme
[27]Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i
leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme,
perché la dedicazione si celebrasse con gioia, con inni e cantici e suono di
cembali, saltèri e cetre. [28]Gli appartenenti al corpo dei cantori si
radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti,
[29]da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e d'Azmàvet; poiché i cantori
si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme. [30]I sacerdoti e i
leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura.
[31]Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi
cori. Il primo s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del
Letame; [32]dietro questo coro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda,
[33]Azaria, Esdra, Mesullàm, [34]Giuda, Beniamino, Semaia, Geremia,
[35]appartenenti al coro dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria figlio di
Giònata, figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio di
Zaccur, figlio di Asaf, [36]e i suoi fratelli Semaia, Azareèl, Milalài,
Ghilalài, Maài, Netaneèl, Giuda, Canàni, con gli strumenti musicali di
Davide, uomo di Dio; Esdra lo scriba camminava alla loro testa. [37]Giunti
alla porta della Fonte, salirono davanti a loro per la scalinata della città
di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di Davide, fino alla porta
delle Acque, a oriente. [38]Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo
seguivo, con l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando oltre la torre
dei Forni, esso andò fino al muro Largo, [39]poi oltre la porta di Efraim,
la porta Vecchia, la porta dei Pesci, la torre di Cananeèl, la torre di Mea,
giunse fino alla porta delle Pecore; il coro si fermò alla porta della
Prigione. [40]I due cori si fermarono nella casa di Dio; così feci io, con
la metà dei magistrati che si trovavano con me, [41]e i sacerdoti Eliakìm,
Maaseia, Miniamin, Michea, Elioenai, Zaccaria, Anania con le trombe [42]e
Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer. I cantori
facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore. [43]In quel giorno
il popolo offrì numerosi sacrifici e si allietò, perché Dio gli aveva
concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e la
gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano.
Un'epoca ideale
[44]In quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che servivano
da magazzini delle offerte, delle primizie, delle decime, perché vi
raccogliessero dalle campagne dipendenti dalla città le parti assegnate
dalla legge ai sacerdoti e ai leviti; perché i Giudei gioivano vedendo i
sacerdoti e i leviti ai loro posti. [45]Questi osservavano ciò che si
riferiva al servizio del loro Dio e alle purificazioni; come facevano, dal
canto loro, i cantori e i portieri, secondo l'ordine di Davide e di Salomone
suo figlio. [46]Poiché gia anticamente, al tempo di Davide e di Asaf, vi
erano capi cantori e venivano innalzati canti di lode e di ringraziamento a
Dio. [47]Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di Neemia, dava ogni giorno
le porzioni assegnate ai cantori e ai portieri; dava ai leviti le cose
consacrate e i leviti davano ai figli di Aronne le cose consacrate che loro
spettavano.
Neemia - Capitolo 13
[1]In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi si
trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella
comunità di Dio, [2]perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il
pane e l'acqua e perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per
maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in
benedizione. [3]Quando ebbero udito la legge, separarono da Israele tutto
l'elemento straniero che vi si trovava mescolato.
La seconda missione di Neemia
[4]Prima di questo il sacerdote Eliasìb, che era preposto alle stanze della
casa del nostro Dio ed era parente di Tobia, [5]aveva messo a disposizione
di quest'ultimo una camera grande dove, prima di allora, si riponevano le
offerte, l'incenso, gli arredi, la decima del grano, del vino e dell'olio,
quanto spettava per legge ai leviti, ai cantori, ai portieri, e la parte che
se ne prelevava per i sacerdoti. [6]Quando si faceva tutto questo, io non
ero a Gerusalemme, perché nell'anno trentaduesimo di Artaserse re di
Babilonia ero tornato presso il re; ma dopo qualche tempo, ottenuta una
licenza dal re, [7]tornai a Gerusalemme e mi accorsi del male che Eliasìb
aveva fatto in favore di Tobia, mettendo a sua disposizione una stanza nei
cortili del tempio. [8]La cosa mi dispiacque molto e feci gettare fuori
dalla stanza tutte le masserizie appartenenti a Tobia; [9]poi ordinai che si
purificassero quelle camere e vi feci ricollocare gli arredi del tempio, le
offerte e l'incenso.
[10]Seppi anche che le porzioni dovute ai leviti non erano state date e che
i leviti e i cantori, incaricati del servizio, erano fuggiti ognuno al suo
paese. [11]Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: «Perché la casa di
Dio è stata abbandonata?». Poi radunai i leviti e i cantori e li ristabilii
nei loro uffici. [12]Allora tutto Giuda portò ai magazzini le decime del
frumento, del vino e dell'olio; [13]affidai la sorveglianza dei magazzini al
sacerdote Selemia, allo scriba Zadòk, e a Pedaia, uno dei leviti; ai quali
aggiunsi Canan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano reputati
uomini fedeli. Il loro ufficio era di fare le ripartizioni tra i loro
fratelli.
[14]Ricordati per questo di me, Dio mio, e non cancellare le opere di pietà
che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio!
[15]In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini in giorno
di sabato, altri che trasportavano i covoni e li caricavano sugli asini, e
anche vino, uva, fichi e ogni sorta di carichi, che introducevano a
Gerusalemme in giorno di sabato; io protestai a causa del giorno in cui
vendevano le derrate. [16]C'erano anche alcuni di Tiro stabiliti a
Gerusalemme che importavano pesce e ogni sorta di merci e le vendevano ai
figli di Giuda in giorno di sabato e in Gerusalemme. [17]Allora io
rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: «Che cosa è mai questo male
che fate, profanando il giorno di sabato? [18]I nostri padri non hanno fatto
così? Il nostro Dio per questo ha fatto cadere su noi e su questa città
tutti questi mali. Voi accrescete l'ira accesa contro Israele, profanando il
sabato!». [19]Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere
nell'ombra della sera, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero
chiuse e che non si riaprissero fino dopo il sabato; collocai alcuni miei
servi alle porte, perché nessun carico entrasse in città durante il sabato.
[20]Così i mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte passarono la
notte fuori di Gerusalemme. [21]Allora io protestai contro di loro e dissi:
«Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo farete un'altra volta, vi
farò arrestare». Da quel momento non vennero più in giorno di sabato.
[22]Ordinai ai leviti che si purificassero e venissero a custodire le porte
per santificare il giorno del sabato.
Anche per questo ricordati di me, mio Dio, e abbi pietà di me secondo la tua
grande misericordia!
[23]In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con
donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab; [24]la metà dei loro figli parlava
l'asdodeo, conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo, non
sapeva parlare giudaico. [25]Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai
alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che non
avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso come
mogli le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi. [26]Dissi:
«Salomone, re d'Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo fra
le molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era amato dal suo Dio e Dio
l'aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare
anche lui. [27]Si dovrà dunque dire di voi che commettete questo grande
male, che siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?». [28]Uno
dei figli di Ioiadà figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero di
Sanballàt il Coronita; io lo cacciai via da me. [29]Ricordati di loro, mio
Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e l'alleanza dei sacerdoti e dei
leviti. [30]Così li purificai da ogni consuetudine straniera e ristabilii i
servizi dei sacerdoti e dei leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro.
[31]Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi stabiliti,
e circa le primizie.
[32]Ricordati di me, mio Dio, per il mio bene!
Tobi - Capitolo 1
I. IL DEPORTATO
[1]Libro della storia di Tobi, figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel, figlio
di Aduel, figlio di Gàbael, della discendenza di Asiel, della tribù di
Nèftali. [2]Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu condotto
prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades di Nèftali, nell'alta Galilea,
sopra Casor, verso occidente, a nord di Sefet.
[3]Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e
della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati
condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte
elemosine. [4]Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed ero
ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa
di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù
d'Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato edificato il tempio,
dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni future.
[5]Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Nèftali
facevano sacrifici sui monti della Galilea al vitello che Geroboàmo re
d'Israele aveva fabbricato in Dan. [6]Io ero il solo che spesso mi recavo a
Gerusalemme nelle feste, per obbedienza ad una legge perenne prescritta a
tutto Israele. Correvo a Gerusalemme con le primizie dei frutti e degli
animali, con le decime del bestiame e con la prima lana che tosavo alle mie
pecore. [7]Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l'altare.
Davo anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme le decime
del grano, del vino, dell'olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri
frutti. Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima e la
spendevo ogni anno a Gerusalemme. [8]La terza decima poi era per gli orfani,
le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro
ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e
secondo le raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro
padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano. [9]Quando
divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e da essa ebbi
un figlio che chiamai Tobia. [10]Dopo la deportazione in Assiria, quando fui
condotto prigioniero e arrivai a Ninive, tutti i miei fratelli e quelli
della mia gente mangiavano i cibi dei pagani; [11]ma io mi guardai bene dal
farlo. [12]Poiché restai fedele a Dio con tutto il cuore, [13]l'Altissimo mi
fece trovare il favore di Salmanàssar, del quale presi a trattare gli
affari. [14]Venni così nella Media, dove, finché egli visse, conclusi affari
per conto suo. Fu allora che a Rage di Media, presso Gabael, un mio parente
figlio di Gabri, depositai in sacchetti la somma di dieci talenti d'argento.
[15]Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlio Sennàcherib. Allora le
strade della Media divennero impraticabili e non potei più tornarvi. [16]Al
tempo di Salmanàssar facevo spesso l'elemosina a quelli della mia gente;
[17]donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vedevo
qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive, io
lo seppellivo. [18]Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib,
quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del
cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti; io
sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava.
[19]Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li seppellivo
di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi si cercava
per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla fuga. [20]I miei
beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re. Mi restò solo la
moglie Anna con il figlio Tobia. [21]Neanche quaranta giorni dopo, il re fu
ucciso da due suoi figli, i quali poi fuggirono sui monti dell'Ararat. Gli
successe allora il figlio Assarhaddon. Egli nominò Achikar, figlio di mio
fratello Anael, incaricato della contabilità del regno ed ebbe la direzione
generale degli affari. [22]Allora Achikar prese a cuore la mia causa e potei
così ritornare a Ninive. Al tempo di Sennàcherib re degli Assiri, Achik
Tobi - Capitolo 2
II. IL CIECO
[1]Sotto il regno di Assarhaddon ritornai dunque a casa mia e mi fu
restituita la compagnia della moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra
festa di pentecoste, cioè la festa delle settimane, avevo fatto preparare un
buon pranzo e mi posi a tavola: [2]la tavola era imbandita di molte vivande.
Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, và, e se trovi tra i nostri fratelli
deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a
pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni». [3]Tobia uscì
in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli
risposi: «Ebbene, figlio mio». «Padre - riprese - uno della nostra gente è
stato strangolato e gettato nella piazza, dove ancora si trova». [4]Io
allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l'uomo dalla piazza e lo
posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire.
[5]Ritornai e, lavatomi, presi il pasto con tristezza, [6]ricordando le
parole del profeta Amos su Betel:
«Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in lamento».
[7]E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo
seppellii. [8]I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura!
Proprio per questo motivo è gia stato ricercato per essere ucciso. E' dovuto
fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti». [9]Quella notte, dopo
aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai
sotto il muro del cortile. Per il caldo che c'era tenevo la faccia scoperta,
[10]ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui
miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie
bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi
applicavano farmachi, più mi si oscuravano gli occhi per le macchie bianche,
finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni fui cieco e ne soffersero
tutti i miei fratelli. Achikar, nei due anni che precedettero la sua
partenza per l'Elimaide, provvide al mio sostentamento.
[11]In quel tempo mia moglie Anna lavorava nelle sue stanze a pagamento,
[12]tessendo la lana che rimandava poi ai padroni e ricevendone la paga. Ora
nel settimo giorno del mese di Distro, quando essa tagliò il pezzo che aveva
tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero
dono di un capretto per il desinare. [13]Quando il capretto entrò in casa
mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene
questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non
abbiamo il diritto di mangiare cosa alcuna rubata». [14]Ella mi disse: «Mi è
stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di
restituirlo ai padroni e a causa di ciò arrossivo di lei. Allora per tutta
risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone
opere? Ecco, lo si vede bene dal come sei ridotto!».
Tobi - Capitolo 3
[1]Con l'animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi presi a dire
questa preghiera di lamento: [2]«Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte
le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del
mondo. [3]Ora, Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei
peccati e per gli errori miei e dei miei padri. [4]Violando i tuoi comandi,
abbiamo peccato davanti a te. Tu hai lasciato che ci spogliassero dei beni;
ci hai abbandonati alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo
scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi.
[5]Ora, nel trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti
i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti, camminando
davanti a te nella verità. [6]Agisci pure ora come meglio ti piace; dà
ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e
divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. I rimproveri
che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia
tolto da questa prova; fà che io parta verso l'eterno soggiorno; Signore,
non distogliere da me il volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi
davanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare!».
III. SARA
[7]Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di
Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo
padre. [8]Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e
che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero
unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei
proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei gia stata data a sette mariti
e neppure di uno hai potuto godere. [9]Perché vuoi battere noi, se i tuoi
mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non abbiamo mai a vedere né
figlio né figlia». [10]In quel giorno dunque essa soffrì molto, pianse e
salì nella stanza del padre con l'intenzione di impiccarsi. Ma tornando a
riflettere pensava: «Che non abbiano ad insultare mio padre e non gli
dicano: La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue
sventure. Così farei precipitare la vecchiaia di mio padre con angoscia
negli inferi. Farò meglio a non impiccarmi e a supplicare il Signore che mi
sia concesso di morire, in modo da non sentire più insulti nella mia vita».
[11]In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: «Benedetto sei
tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano
tutte le tue opere per sempre. [12]Ora a te alzo la faccia e gli occhi.
[13]Dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire più insulti.
[14]Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo [15]e che non
ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella terra dell'esilio.
Io sono l'unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano
ereditare, né un fratello vicino, né un parente, per il quale io possa
serbarmi come sposa. Gia sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere
ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non
senta più insulti».
[16]In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti
alla gloria di Dio [17]e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le
macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di
Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a
liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia
di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi
rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo
dalla camera.
Tobi - Capitolo 4
IV. TOBIA
[1]In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso
Gabael in Rage di Media [2]e pensò: «Ho invocato la morte. Perché dunque non
dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa
somma di denaro?». [3]Chiamò il figlio e gli disse: «Qualora io muoia, dammi
una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i
giorni della sua vita; fà ciò che è di suo gradimento e non procurarle
nessun motivo di tristezza. [4]Ricordati, figlio, che ha corso tanti
pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura
presso di me in una medesima tomba. [5]Ogni giorno, o figlio, ricordati del
Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in
tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia.
[6]Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di
chiunque pratichi la giustizia. [7]Dei tuoi beni fà elemosina. Non
distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo
di Dio. [8]La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai
molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco. [9]Così ti
preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, [10]poiché l'elemosina
libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre. [11]Per tutti quelli
che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo.
[12]Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi
una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè
non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti.
Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da
principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono
benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra.
[13]Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo
per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti
la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine.
Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre della fame.
[14]Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito;
se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o
figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. [15]Non
fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza e non
avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza. [16]Dà il tuo pane a chi
ha fame e fà parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Dà in elemosina quanto ti
sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai
l'elemosina. [17]Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei
giusti, non darne invece ai peccatori. [18]Chiedi il parere ad ogni persona
che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. [19]In ogni
circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e
che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun
popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il
Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o
figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si
cancellino dal tuo cuore.
[20]Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argento
presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media. [21]Non temere se siamo
diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se
rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo».
Tobi - Capitolo 5
V. IL COMPAGNO
[1]Allora Tobia rispose al padre: «Quanto mi hai comandato io farò, o padre.
[2]Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né
io conosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi
consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade della Media per
andarvi». [3]Rispose Tobi al figlio: «Mi ha dato un documento autografo e
anch'io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e ne
prendemmo ciascuno una parte; l'altra parte la lasciai presso di lui con il
denaro. Sono ora vent'anni da quando ho depositato quella somma. Cercati
dunque, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida. Lo pagheremo
per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Và dunque da Gabael a ritirare il
denaro».
[4]Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo accompagnasse
nella Media. Uscì e si trovò davanti l'angelo Raffaele, non sospettando
minimamente che fosse un angelo di Dio. [5]Gli disse: «Di dove sei, o
giovane?». Rispose: «Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto a cercare
lavoro». Riprese Tobia: «Conosci la strada per andare nella Media?». [6]Gli
disse: «Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene tutte le strade.
Spesso mi recai nella Media e alloggiai presso Gabael, un nostro fratello
che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni di cammino da Ecbàtana a Rage.
Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è nella pianura». [7]E Tobia a lui:
«Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno che tu
venga con me e ti pagherò il tuo salario». [8]Gli rispose: «Ecco, ti
attendo; soltanto non tardare». [9]Tobia andò ad informare suo padre Tobi
dicendogli: «Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti». Gli
rispose: «Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e se è
persona fidata per venire con te, o figlio». [10]Tobia uscì a chiamarlo:
«Quel giovane, mio padre ti chiama». Entrò da lui. Tobi lo salutò per primo
e l'altro gli disse: «Possa tu avere molta gioia!». Tobi rispose: «Che gioia
posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del cielo; mi trovo
nella oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Anche se vivo,
dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma non li vedo». Gli
rispose: «Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti, coraggio!». E Tobi:
«Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti accompagnarlo? Io
ti pagherò, fratello!». Rispose: «Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le
strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue
pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade». [11]Tobi a lui:
«Fratello, di che famiglia e di che tribù sei? Indicamelo, fratello». [12]Ed
egli: «Che ti serve la famiglia e la tribù? Cerchi una famiglia e una tribù
o un mercenario che accompagni tuo figlio nel viaggio?». L'altro gli disse:
«Voglio sapere con verità di chi tu sei figlio e il tuo vero nome».
[13]Rispose: «Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi
fratelli». [14]Gli disse allora: «Sii benvenuto e in buona salute, o
fratello! Non avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità sulla
tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bella e buona discendenza!
Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande. Venivano con me a
Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me; non hanno abbandonato
la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente; tu sei di buona radice: sii
benvenuto!». [15]Continuò: «Ti dò una dramma al giorno, oltre quello che
occorre a te e a mio figlio insieme. Fà dunque il viaggio con mio figlio e
poi ti darò ancora di più». [16]Gli disse: «Farò il viaggio con lui. Non
temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura».
[17]Tobi gli disse: «Sia con te la benedizione, o fratello!». Si rivolse poi
al figlio e gli disse: «Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e
parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là
e vi restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni con la sua
protezione, o figliuolo!».
[18]Tobia si preparò per il viaggio e, uscito per mettersi in cammino, baciò
il padre e la madre. E Tobi gli disse: «Fà buon viaggio!». [19]Allora la
madre si mise a piangere e disse a Tobi: «Perché hai voluto che mio figlio
partisse? Non è lui il bastone della nostra mano, lui, la guida dei nostri
passi? Si lasci perdere il denaro e vada in cambio di nostro figlio.
[20]Quel genere di vita che ci è stato dato dal Signore è abbastanza per
noi». [21]Le disse: «Non stare in pensiero: nostro figlio farà buon viaggio
e tornerà in buona salute da noi. I tuoi occhi lo vedranno il giorno in cui
tornerà sano e salvo da te. [22]Non stare in pensiero, non temere per loro,
o sorella. Un buon angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo
viaggio e tornerà sano e salvo». [23]Essa cessò di piangere.
Tobi - Capitolo 6
VI. IL PESCE
[1]Il giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì e s'avviò
con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si
fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. [2]Il giovane scese nel fiume
per lavarsi i piedi, quand'ecco un grosso pesce balzò dall'acqua e tentò di
divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. [3]Ma l'angelo gli
disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad
afferrare il pesce e a tirarlo a riva. [4]Gli disse allora l'angelo: «Aprilo
e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte e getta via
invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili
medicamenti». [5]Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e
il fegato; arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l'altra parte la mise
in serbo dopo averla salata. [6]Poi tutti e due insieme ripresero il
viaggio, finché non furono vicini alla Media. [7]Allora il ragazzo rivolse
all'angelo questa domanda: «Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel
cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?». [8]Gli rispose: «Quanto al cuore
e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o
donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni
vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. [9]Il fiele invece serve per
spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle
macchie e gli occhi guariscono».
[10]Erano entrati nella Media e gia erano vicini a Ecbàtana, [11]quando
Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose: «Eccomi».
Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo
parente. Egli ha una figlia chiamata Sara [12]e all'infuori di Sara nessun
altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto di
sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo
padre. E' una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una
brava persona». [13]E aggiunse: «Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami,
fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché la serbi
come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il matrimonio. So che
Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli incorrerebbe
nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè, poiché egli sa che
prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami, dunque,
fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la mano. Al
nostro ritorno da Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa tua».
[14]Allora Tobia rispose a Raffaele: «Fratello Azaria, ho sentito dire che
essa è gia stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella
stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito
inoltre dire che un demonio le uccide i mariti. [15]Per questo ho paura: il
demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole
accostare, egli lo uccide. Io sono l'unico figlio di mio padre. Ho paura di
morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per
l'angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che li possa
seppellire». [16]Ma quello gli disse: «Hai forse dimenticato i moniti di tuo
padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del tuo
casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio e
sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. [17]Quando però
entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine
un poco sulla brace degli incensi. L'odore si spanderà, il demonio lo dovrà
annusare e fuggirà e non comparirà più intorno a lei. [18]Poi, prima di
unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del
cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere:
essa ti è stata destinata fin dall'eternità. Sarai tu a salvarla. Ti seguirà
e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare
in pensiero». [19]Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara
era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l'amò al
punto da non saper più distogliere il cuore da lei.
Tobi - Capitolo 7
VII. RAGUELE
[1]Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello Azaria, conducimi
diritto da nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla casa di Raguele,
che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed
egli rispose: «Salute fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in
casa. [2]Disse alla moglie Edna: «Quanto somiglia questo giovane a mio
fratello Tobi!». [3]Edna domandò loro: «Di dove siete, fratelli?», ed essi
risposero: «Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive». [4]Disse
allora: «Conoscete nostro fratello Tobi?». Le dissero: «Lo conosciamo».
Riprese: «Come sta?». [5]Risposero: «Vive e sta bene». E Tobia aggiunse: «E'
mio padre». [6]Raguele allora balzò in piedi, l'abbracciò e pianse. Poi gli
disse: «Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre. Che
sventura per un uomo giusto e largo di elemosine essere diventato cieco!».
Si gettò al collo del parente Tobia e pianse. [7]Pianse anche la moglie Edna
e pianse anche la loro figlia Sara. [8]Poi egli macellò un montone del
gregge e fece loro una calorosa accoglienza. [9]Si lavarono, fecero le
abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele:
«Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara».
[10]Raguele udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e stà
allegro per questa sera, poiché nessuno all'infuori di te, mio parente, ha
il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la
facoltà di darla ad un altro uomo all'infuori di te, poiché tu sei il mio
parente più stretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la verità.
[11]L'ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono
morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore
provvederà». [12]Ma Tobia disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu
abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguele: «Lo farò! Essa
ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato
stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d'ora in poi tu sei suo
fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore
del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la sua
misericordia e la sua pace».
[13]Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano e
l'affidò a Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto
scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e
salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace».
[14]Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il
documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la
propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò
cominciarono a mangiare e a bere. [15]Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le
disse: «Sorella mia, prepara l'altra camera e conducila dentro». [16]Essa
andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi
condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e disse:
[17]«Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore.
Coraggio, figlia!». E uscì.
Tobi - Capitolo 8
VIII. LA TOMBA
[1]Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire.
Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto. [2]Tobia
allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e
il cuore del pesce e li pose sulla brace dell'incenso. [3]L'odore del pesce
respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell'alto Egitto. Raffaele vi
si recò all'istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi. [4]Gli
altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si
alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al
Signore che ci dia grazia e salvezza». [5]Essa si alzò e si misero a pregare
e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu,
Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti
benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! [6]Tu hai creato
Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno.
Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che
l'uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. [7]Ora non per
lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine d'intenzione.
Dègnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla
vecchiaia». [8]E dissero insieme: «Amen, amen!». [9]Poi dormirono per tutta
la notte.
[10]Ma Raguele si alzò; chiamò i servi e andò con loro a scavare una fossa.
Diceva infatti: «Caso mai sia morto, non abbiamo a diventare oggetto di
scherno e di ribrezzo». [11]Quando ebbero terminato di scavare la tomba,
Raguele tornò in casa; chiamò la moglie [12]e le disse: «Manda in camera una
delle serve a vedere se è vivo; così, se è morto, lo seppelliremo senza che
nessuno lo sappia». [13]Mandarono avanti la serva, accesero la lampada e
aprirono la porta; essa entrò e li trovò che dormivano insieme, immersi in
un sonno profondo. [14]La serva uscì e riferì loro che era vivo e che non
era successo nulla di male. [15]Benedissero allora il Dio del cielo: «Tu sei
benedetto, o Dio, con ogni pura benedizione. Ti benedicano per tutti i
secoli! [16]Tu sei benedetto, perché mi hai rallegrato e non è avvenuto ciò
che temevo, ma ci hai trattato secondo la tua grande misericordia. [17]Tu
sei benedetto, perché hai avuto compassione dei due figli unici. Concedi
loro, Signore, grazia e salvezza e falli giungere fino al termine della loro
vita in mezzo alla gioia e alla grazia». [18]Allora ordinò ai servi di
riempire la fossa prima che si facesse giorno.
[19]Raguele ordinò alla moglie di fare il pane in abbondanza; andò a
prendere dalla mandria due vitelli e quattro montoni; li fece macellare e
cominciarono così a preparare il banchetto.
[20]Poi chiamò Tobia e sotto giuramento gli disse: «Per quattordici giorni
non te ne andrai di qui, ma ti fermerai da me a mangiare e a bere e così
allieterai l'anima gia tanto afflitta di mia figlia. [21]Di quanto possiedo
prenditi la metà e torna sano e salvo da tuo padre. Quando io e mia moglie
saremo morti, anche l'altra metà sarà vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo
padre ed Edna è tua madre; noi apparteniamo a te come a questa tua sorella
da ora per sempre. Coraggio, figlio!».
Tobi - Capitolo 9
IX. LE NOZZE
[1]Allora Tobia chiamò Raffaele e gli disse: [2]«Fratello Azaria, prendi con
te quattro servi e due cammelli e mettiti in viaggio per Rage. [3]Và da
Gabael, consegnagli il documento, riporta il denaro e conduci anche lui con
te alle feste nuziali. [4]Tu sai infatti che mio padre starà a contare i
giorni e, se tarderò anche di un solo giorno, lo farò soffrire troppo. Vedi
bene che cosa ha giurato Raguele e io non posso trasgredire il suo
giuramento». [5]Partì dunque Raffaele per Rage di Media con quattro servi e
due cammelli. Alloggiarono da Gabael. Raffaele gli presentò il documento e
insieme lo informò che Tobia, figlio di Tobi, aveva preso moglie e lo
invitava alle nozze. Gabael andò subito a prendere i sacchetti, ancora con i
loro sigilli e li contò in sua presenza; poi li caricarono sui cammelli.
[6]Partirono insieme di buon mattino per andare alle nozze. Giunti da
Raguele, trovarono Tobia adagiato a tavola. Egli saltò in piedi a salutarlo
e Gabael pianse e lo benedisse: «Figlio ottimo di un uomo ottimo, giusto e
largo di elemosine, conceda il Signore la benedizione del cielo a te, a tua
moglie, al padre e alla madre di tua moglie. Benedetto Dio, poiché ho visto
mio cugino Tobi, vedendo te che tanto gli somigli!».
Tobi - Capitolo 10
[1]Ogni giorno intanto Tobi contava le giornate, quante erano necessarie
all'andata e quante al ritorno. Quando poi i giorni furono al termine e il
figlio non era ancora tornato, [2]pensò: «Forse sarà stato trattenuto là? O
sarà morto Gabael e nessuno gli darà il denaro?». [3]Cominciò così a
rattristarsi. [4]La moglie Anna diceva: «Mio figlio è perito e non è più tra
i vivi, perché troppo è il ritardo». [5]E cominciò a piangere e a lamentarsi
sul proprio figlio dicendo: «Ahimè, figlio, perché ho lasciato partire te
che eri la luce dei miei occhi!». [6]Le rispondeva Tobi: «Taci, non stare in
pensiero, sorella; egli sta bene. Certo li trattiene là qualche fatto
imprevisto. Del resto l'uomo che lo accompagnava è sicuro ed è uno dei
nostri fratelli. Non affliggerti per lui, sorella; tra poco sarà qui». [7]Ma
essa replicava: «Lasciami stare e non ingannarmi! Mio figlio è perito». E
subito usciva e osservava la strada per la quale era partito il figlio; così
faceva ogni giorno senza lasciarsi persuadere da nessuno. Quando il sole era
tramontato, rientrava a piangere e a lamentarsi per tutta la notte e non
prendeva sonno.
[8]Compiutisi i quattordici giorni delle feste nuziali, che Raguele con
giuramento aveva stabilito di fare per la propria figlia, Tobia andò da lui
e gli disse: «Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia madre non
hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi
congedare: possa così tornare da mio padre. Gia ti ho spiegato in quale
condizione l'ho lasciato». [9]Rispose Raguele a Tobia: «Resta figlio, resta
con me. Manderò messaggeri a tuo padre Tobi, perché lo informino sul tuo
conto». Ma quegli disse: «No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre».
[10]Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà dei
suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e
masserizie. [11]Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto:
«Stà sano, o figlio, e fà buon viaggio! Il Signore del cielo assista te e
Sara tua moglie e possa io vedere i vostri figli prima di morire». [12]Poi
abbracciò Sara sua figlia e disse: «Onora tuo suocero e tua suocera, poiché
da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato
la vita. Và in pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo,
finché sarò in vita». Dopo averli salutati, li congedò. [13]Da parte sua
Edna disse a Tobia: «Figlio e fratello carissimo, il Signore ti riconduca a
casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara mia figlia prima di morire,
per gioire davanti al Signore. Ti affido mia figlia in custodia. Non farla
soffrire in nessun giorno della tua vita. Figlio, và in pace. D'ora in
avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere
buona fortuna per tutti i giorni della nostra vita». Li baciò tutti e due e
li congedò in buona salute. [14]Allora Tobia partì da Raguele in buona
salute e lieto, benedicendo il Signore del cielo e della terra, il re
dell'universo, perché aveva dato buon esito al suo viaggio. Benedisse
Raguele ed Edna sua moglie con quest'augurio: «Possa io avere la fortuna di
onorarvi tutti i giorni della vostra vita».
Tobi - Capitolo 11
X. GLI OCCHI
[1]Quando furono nei pressi di Kaserin, di fronte a Ninive, disse Raffaele:
[2]«Tu sai in quale condizione abbiamo lasciato tuo padre. [3]Corriamo
avanti, prima di tua moglie, e prepariamo la casa, mentre gli altri
vengono». [4]Allora s'incamminarono tutti e due insieme. Poi Raffaele gli
disse: «Prendi in mano il fiele». Il cane li seguiva. [5]Anna intanto sedeva
a scrutare la strada per la quale era partito il figlio. [6]Le parve di
vederlo venire e disse al padre di lui: «Ecco viene tuo figlio con l'uomo
che l'accompagnava». [7]Raffaele disse a Tobia prima di avvicinarsi al
padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno. [8]Spalma il fiele del pesce
sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie
bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce».
[9]Anna corse avanti e si gettò al collo del figlio dicendogli: «Ti rivedo,
o figlio. Ora posso morire!». E pianse. [10]Tobi si alzò e, incespicando,
uscì dalla porta del cortile. [11]Tobia gli andò incontro, tenendo in mano
il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo:
«Coraggio, padre!». Spalmò il farmaco che operò come un morso, [12]poi
distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. [13]Tobi
gli si buttò al collo e pianse, dicendo: «Ti vedo, figlio, luce dei miei
occhi!». [14]E aggiunse: «Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome!
Benedetti tutti i suoi angeli santi! Benedetto il suo grande nome su di noi
e benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito ma
poi ha avuto pietà ed ecco, ora io contemplo mio figlio Tobia». [15]Tobia
entrò in casa lieto, benedicendo Dio con quanta voce aveva. Poi Tobia
informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente, del denaro che
aveva riportato, di Sara figlia di Raguele, che aveva presa in moglie e che
stava venendo e che si trovava ormai vicina, alla porta di Ninive.
[16]Allora Tobi uscì verso la porta di Ninive incontro alla sposa di lui,
lieto e benedicendo Dio. Quando la gente di Ninive lo vide passare e
camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo conducesse
per mano, fu presa da meraviglia; Tobi proclamava davanti a loro che Dio
aveva avuto pietà di lui e che gli aveva aperto gli occhi. [17]Tobi si
avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio Tobia, e la benedisse: «Sii la
benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio, perché ti ha condotta da noi,
figlia! Benedetto sia tuo padre, benedetto mio figlio Tobia e benedetta tu,
o figlia! Entra nella casa che è tua in buona salute e benedizione e gioia;
entra, o figlia!». [18]In quel giorno ci fu una grande festa per tutti i
Giudei di Ninive [19]e Achikar e Nadab suoi cugini vennero a congratularsi
con Tobi. [20]E si festeggiarono le nozze di Tobia con gioia per sette
giorni.
Tobi - Capitolo 12
XI. RAFFAELE
[1]Quando furon terminate le feste nuziali, Tobi chiamò il figlio Tobia e
gli disse: «Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha
accompagnato e ad aggiungere qualcosa d'altro alla somma pattuita». [2]Gli
disse Tobia: «Padre, quanto potrò dargli come salario? Anche se gli
lasciassi la metà dei beni che egli ha portati con me, io non ci perderei.
[3]Egli mi ha condotto sano e salvo, mi ha guarito la moglie, è andato a
prendere per me il denaro e infine ha guarito te! Quanto posso ancora dargli
come salario?». [4]Tobi rispose: «E' giusto ch'egli riceva la metà di tutti
i beni che ha riportati». [5]Fece dunque venire l'angelo e gli disse:
«Prendi come tuo salario la metà di tutti i beni che tu hai portati e và in
pace». [6]Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro:
«Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha
fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti
gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di ringraziarlo.
[7]E' bene tener nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e
manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun
male. [8]Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la
giustizia. Meglio il poco con giustizia che la ricchezza con ingiustizia.
Meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro. [9]L'elemosina
salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l'elemosina
godranno lunga vita. [10]Coloro che commettono il peccato e l'ingiustizia
sono nemici della propria vita. [11]Io vi voglio manifestare tutta la
verità, senza nulla nascondervi: vi ho gia insegnato che è bene nascondere
il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di Dio.
[12]Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io
presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del
Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. [13]Quando poi tu non hai
esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la
sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua
fede, [14]ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua
nuora. [15]Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad
entrare alla presenza della maestà del Signore». [16]Allora furono riempiti
di terrore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una
grande paura. [17]Ma l'angelo disse loro: «Non temete; la pace sia con voi.
Benedite Dio per tutti i secoli. [18]Quando ero con voi, io non stavo con
voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio: lui dovete benedire
sempre, a lui cantate inni. [19]A voi sembrava di vedermi mangiare, ma io
non mangiavo nulla: ciò che vedevate era solo apparenza. [20]Ora benedite il
Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui che mi ha
mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute». E salì in alto.
[21]Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. [22]Allora andavano
benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere,
perché era loro apparso l'angelo di Dio.
Tobi - Capitolo 13
XII. SION
[1]Allora Tobi scrisse questa preghiera di esultanza e disse:
«[2]Benedetto Dio che vive in eterno
il suo regno dura per tutti i secoli;
Egli castiga e usa misericordia,
fa scendere negli abissi della terra,
fa risalire dalla Grande Perdizione
e nulla sfugge alla sua mano.
[3]Lodatelo, figli d'Israele, davanti alle genti;
Egli vi ha disperso in mezzo ad esse
[4]per proclamare la sua grandezza.
Esaltatelo davanti ad ogni vivente;
è lui il Signore, il nostro Dio,
lui il nostro Padre, il Dio per tutti i secoli.
[5]Vi castiga per le vostre ingiustizie,
ma userà misericordia a tutti voi.
Vi raduna da tutte le genti,
fra le quali siete stati dispersi.
[6]Convertitevi a lui con tutto il cuore e con tutta l'anima,
per fare la giustizia davanti a Lui,
allora Egli si convertirà a voi
e non vi nasconderà il suo volto.
[7]Ora contemplate ciò che ha operato con voi
e ringraziatelo con tutta la voce;
benedite il Signore della giustizia
ed esaltate il re dei secoli.
[8]Io gli do lode nel paese del mio esilio
e manifesto la sua forza e grandezza a un popolo di peccatori.
Convertitevi, o peccatori, e operate la giustizia davanti a lui;
chi sa che non torni ad amarvi e vi usi misericordia?
[9]Io esalto il mio Dio e celebro il re del cielo
ed esulto per la sua grandezza.
[10]Tutti ne parlino
e diano lode a lui in Gerusalemme.
Gerusalemme, città santa,
ti ha castigata per le opere dei tuoi figli,
e avrà ancora pietà per i figli dei giusti.
[11]Dà lode degnamente al Signore
e benedici il re dei secoli;
egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia,
[12]per allietare in te tutti i deportati,
per far contenti in te tutti gli sventurati,
per tutte le generazioni dei secoli.
[13]Come luce splendida brillerai sino ai confini della terra;
nazioni numerose verranno a te da lontano;
gli abitanti di tutti i confini della terra
verranno verso la dimora del tuo santo nome,
portando in mano i doni per il re del cielo.
Generazioni e generazioni esprimeranno in te l'esultanza
e il nome della città eletta durerà nei secoli.
[14]Maledetti coloro che ti malediranno,
maledetti saranno quanti ti distruggono,
demoliscono le tue mura,
rovinano le tue torri
e incendiano le tue abitazioni!
Ma benedetti sempre quelli che ti ricostruiranno.
[15]Sorgi ed esulta per i figli dei giusti,
tutti presso di te si raduneranno
e benediranno il Signore dei secoli.
Beati coloro che ti amano
beati coloro che gioiscono per la tua pace.
[16]Beati coloro che avranno pianto per le tue sventure:
gioiranno per te e vedranno tutta la tua gioia per sempre.
Anima mia, benedici il Signore, il gran re,
[17]Gerusalemme sarà ricostruita
come città della sua residenza per sempre.
Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza
per vedere la tua gloria e dar lode al re del cielo.
Le porte di Gerusalemme
saranno ricostruite di zaffiro e di smeraldo
e tutte le sue mura di pietre preziose.
Le torri di Gerusalemme si costruiranno con l'oro
e i loro baluardi con oro finissimo.
Le strade di Gerusalemme saranno lastricate
con turchese e pietra di Ofir.
[18]Le porte di Gerusalemme risuoneranno di canti di
esultanza, e in tutte le sue case canteranno: «Alleluia!
Benedetto il Dio d'Israele
e benedetti coloro che benedicono il suo santo nome
per sempre e nei secoli!».
Tobi - Capitolo 14
XIII. NINIVE
[1]Qui finirono le parole del canto di Tobi.
[2]Tobi morì in pace all'età di centododici anni e fu sepolto con onore a
Ninive. Egli aveva sessantadue anni quando divenne cieco; dopo la sua
guarigione visse nella felicità, praticò l'elemosina e continuò sempre a
benedire Dio e a celebrare la sua grandezza. [3]Quando stava per morire,
fece venire il figlio Tobia e gli diede queste istruzioni: [4]«Figlio, porta
via i tuoi figli e rifugiati in Media, perché io credo alla parola di Dio,
che Nahum ha pronunziato su Ninive. Tutto dovrà accadere, tutto si
realizzerà sull'Assiria e su Ninive, come hanno predetto i profeti
d'Israele, che Dio ha inviati; non una delle loro parole cadrà. Ogni cosa
capiterà a suo tempo. Vi sarà maggior sicurezza in Media che in Assiria o in
Babilonia. Perché io so e credo che quanto Dio ha detto si compirà e avverrà
e non cadrà una sola parola delle profezie. I nostri fratelli che abitano il
paese d'Israele saranno tutti dispersi e deportati lontano dal loro bel
paese e tutto il paese d'Israele sarà ridotto a un deserto. Anche Samaria e
Gerusalemme diventeranno un deserto e il tempio di Dio sarà nell'afflizione
e resterà bruciato fino ad un certo tempo. [5]Poi di nuovo Dio avrà pietà di
loro e li ricondurrà nel paese d'Israele. Essi ricostruiranno il tempio, ma
non uguale al primo, finché sarà completo il computo dei tempi. Dopo,
torneranno tutti dall'esilio e ricostruiranno Gerusalemme nella sua
magnificenza e il tempio di Dio sarà ricostruito, come hanno preannunziato i
profeti di Israele. [6]Tutte le genti che si trovano su tutta la terra si
convertiranno e temeranno Dio nella verità. Tutti abbandoneranno i loro
idoli, che li hanno fatti errare nella menzogna, e benediranno il Dio dei
secoli nella giustizia. [7]Tutti gli Israeliti che saranno scampati in quei
giorni e si ricorderanno di Dio con sincerità, si raduneranno e verranno a
Gerusalemme e per sempre abiteranno tranquilli il paese di Abramo, che sarà
dato in loro possesso. Coloro che amano Dio nella verità gioiranno; coloro
invece che commettono il peccato e l'ingiustizia spariranno da tutta la
terra. [8]Ora, figli, vi comando: servite Dio nella verità e fate ciò che a
lui piace. Anche ai vostri figli insegnate l'obbligo di fare la giustizia e
l'elemosina, di ricordarsi di Dio, di benedire il suo nome sempre, nella
verità e con tutte le forze. [9]Tu dunque, figlio, parti da Ninive, non
restare più qui. Dopo aver sepolto tua madre presso di me, quel giorno
stesso non devi più restare entro i confini di Ninive. Vedo infatti
trionfare in essa molta ingiustizia e grande perfidia e neppure se ne
vergognano. [10]Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre adottivo
Achikar. Non è stato egli costretto a scendere vivente sotto terra? Ma Dio
ha rigettato l'infamia in faccia al colpevole: Achikar ritornò alla luce
mentre invece Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva cercato di far
morire Achikar. Per aver praticato l'elemosina, Achikar sfuggì al laccio
mortale che gli aveva teso Nadab, Nadab invece cadde in quel laccio, che lo
fece perire. [11]Così, figli miei, vedete dove conduce l'elemosina e dove
conduce l'iniquità: essa conduce alla morte. Ma ecco, mi sfugge il
respiro!». Essi lo distesero sul letto; morì e fu sepolto con onore.
[12]Quando morì la madre, Tobia la seppellì vicino al padre, poi partì per
la Media con la moglie e i figli. Abitò in Ecbàtana, presso Raguele suo
suocero. [13]Curò con onore i suoceri nella loro vecchiaia e li seppellì a
Ecbàtana in Media. [14]Tobia ereditò il patrimonio di Raguele come ereditò
quello del padre Tobi. Morì da tutti stimato all'età di centodiciassette
anni. [15]Prima di morire sentì parlare della rovina di Ninive e vide i
prigionieri che venivano deportati in Media per opera di Achiacar re della
Media. Benedisse allora Dio per quanto aveva fatto nei confronti degli
abitanti di Ninive e dell'Assiria. Prima di morire potè dunque gioire della
sorte di Ninive e benedisse il Signore Dio nei secoli dei secoli.

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