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L'ANTICO
TESTAMENTO - LA BIBBIA
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ESDRA - NEEMIA - TOBI |
Esdra - Capitolo 1 I. IL RITORNO DALL'ESILIO E LA RICOSTRUZIONE DEL
TEMPIO Il ritorno dei Sionisti [1]Nell'anno primo del regno di Ciro, re di
Persia, perché si adempisse la parola che il Signore aveva detto per bocca di
Geremia, il Signore destò lo spirito di Ciro re di Persia, il quale fece
passare quest'ordine in tutto il suo regno, anche con lettera: [2]«Così dice
Ciro re di Persia: Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni
della terra; egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio in Gerusalemme,
che è in Giudea. [3]Chi di voi proviene dal popolo di lui? Il suo Dio sia con
lui; torni a Gerusalemme, che è in Giudea, e ricostruisca il tempio del
Signore Dio d'Israele: egli è il Dio che dimora a Gerusalemme. [4]Ogni
superstite in qualsiasi luogo sia immigrato, riceverà dalla gente di quel
luogo argento e oro, beni e bestiame con offerte generose per il tempio di
Dio che è in Gerusalemme». [5]Allora si misero in cammino i capifamiglia
di Giuda e di Beniamino e i sacerdoti e i leviti, quanti Dio aveva animato a
tornare per ricostruire il tempio del Signore in Gerusalemme. [6]Tutti i loro
vicini li aiutarono validamente con oggetti d'argento e d'oro, con beni e
bestiame e con oggetti preziosi, e inoltre quello che ciascuno offrì
volontariamente. [7]Anche il re Ciro fece trarre fuori gli arredi del tempio,
che Nabucodònosor aveva asportato da Gerusalemme e aveva deposto nel tempio
del suo dio. [8]Ciro, re di Persia, li fece trarre fuori per mano di
Mitridate il tesoriere, che li consegnò a Sesbassar, principe di Giuda.
[9]Questo è il loro computo: Bacili d'oro: trenta; bacili d'argento:
mille; coltelli: ventinove; [10]coppe d'oro: trenta, coppe d'argento di
second'ordine: quattrocentodieci; altri arredi: mille. [11]Tutti gli
oggetti d'oro e d'argento eranocinquemilaquattrocento. Sesbassar li riportò
da Babilonia a Gerusalemme, in occasione del ritorno degli esuli. Esdra -
Capitolo 2 Lista dei Sionisti [1]Questi sono gli abitanti della provincia
che ritornarono dall'esilio, i deportati che Nabucodònosor re di Babilonia
aveva condotti in esilio a Babilonia. Essi tornarono a Gerusalemme e in
Giudea, ognuno alla sua città; [2]vennero con Zorobabèle, Giosuè, Neemia,
Seraia, Reelaia, Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvai, Recun, Baana. Computo
degli uomini del popolo d'Israele: [3]Figli di Paros:
duemilacentosettantadue. [4]Figli di Sefatia:
trecentosettantadue. [5]Figli di Arach: settecentosettantacinque. [6]Figli
di Pacat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di
Ioab: duemilaottocentodieci. [7]Figli di Elam:
milleduecentocinquantaquattro. [8]Figli di Zattu:
novecentoquarantacinque. [9]Figli di Zaccai: settecentosessanta. [10]Figli
di Bani: seicentoquarantadue. [11]Figli di Bebai:
seicentoventitrè. [12]Figli di Azgad: milleduecentoventidue. [13]Figli di
Adonikam: seicentosettantasei. [14]Figli di Bigvai:
duemilacinquantasei. [15]Figli di Adin:
quattrocentocinquantaquattro. [16]Figli di Ater, cioè di Ezechia:
novantotto. [17]Figli di Bezài: trecentoventitrè. [18]Figli di Iora:
centododici. [19]Figli di Casum: duecentoventitrè. [20]Figli di Ghibbar:
novantacinque. [21]Figli di Betlemme: centoventitrè. [22]Uomini di Netofa:
cinquantasei. [23]Uomini di Anatòt: centoventotto. [24]Figli di Azmàvet:
quarantadue. [25]Figli di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt:
settecentoquarantatrè. [26]Figli di Rama e di Gheba:
seicentoventuno. [27]Uomini di Micmas: centoventidue. [28]Uomini di Betel
e di Ai: duecentoventitrè. [29]Figli di Nebo: cinquantadue. [30]Figli di
Magbis: centocinquantasei. [31]Figli di un altro Elam:
milleduecentocinquantaquattro. [32]Figli di Carim:
trecentoventi. [33]Figli di Lod, Cadid e Ono:
settecentoventicinque. [34]Figli di Gerico:
trecentoquarantacinque. [35]Figli di Senaa: tremilaseicentotrenta. [36]I
sacerdoti: Figli di Iedaia della casa di Giosuè:
novecentosettantatrè. [37]Figli di Immer: millecinquantadue. [38]Figli di
Pascur: milleduecentoquarantasette. [39]Figli di Carìm:
millediciassette. [40]I leviti: Figli di Giosuè e di Kadmiel, di Binnui e
di Odavia: settantaquattro. [41]I cantori: Figli di Asaf:
centoventotto. [42]I portieri: Figli di Sallùm, figli di Ater, figli di
Talmon, figli di Akkub, figli di Catita, figli di Sobài: in tutto
centotrentanove. [43]Gli oblati: Figli di Zica, figli di Casufa, figli
di Tabbaot, [44]figli di Keros, figli di Siaà, figli di Padon, [45]figli
di Lebana, figli di Cagabà, figli di Akkub, [46]figli di Cagàb, figli di
Samlai, figli di Canan, [47]figli di Ghiddel, figli di Gacar, figli di
Reaia, [48]figli di Rezin, figli di Nekoda, figli di Gazzam, [49]figli di
Uzza, figli di Paseach, figli di Besai, [50]figli di Asna, figli di
Meunim, figli dei Nefisim, [51]figli di Bakbuk, figli di Cakufa, figli di
Carcur, [52]figli di Bazlut, figli di Mechida, figli di Carsa, [53]figli
di Barkos, figli di Sisara, figli di Temach, [54]figli di Nesiach, figli
di Catifa. [55]Figli dei servi di Salomone: Figli di Sotai, figli di
Assofèret, figli di Peruda, [56]figli di Iaalà, figli di Darkon, figli di
Ghiddel, [57]figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di Pochèret
Azzebàim, figli di Ami. [58]Totale degli oblati e dei figli dei servi di
Salomone: trecentonovantadue. [59]I seguenti rimpatriati da Tel-Melach,
Tel-Carsa, Cherub-Addàn, Immer, non potevano dimostrare se il loro casato e
la loro discendenza fossero d'Israele: [60]figli di Delaia, figli di
Tobia, figli di Nekodà: seicentoquarantadue. [61]Tra i sacerdoti i
seguenti: figli di Cobaià, figli di Akkoz, figli di Barzillài, il quale aveva
preso in moglie una delle figlie di Barzillài il Galaadita e aveva assunto il
suo nome, [62]cercarono il loro registro genealogico, ma non lo
trovarono; allora furono esclusi dal sacerdozio. [63]Il governatore ordinò
loro che non mangiassero le cose santissime, finché non si presentasse un
sacerdote con Urim e Tummim. [64]Tutta la comunità così radunata era di
quarantaduemilatrecentosessanta persone; [65]inoltre vi erano i loro schiavi
e le loro schiave: questi erano settemilatrecentotrentasette; poi vi erano i
cantori e le cantanti: duecento. [66]I loro cavalli:
settecentotrentasei. I loro muli: duecentoquarantacinque. [67]I loro
cammelli: quattrocentotrentacinque. I loro asini:
seimilasettecentoventi. [68]Alcuni capifamiglia al loro arrivo al tempio che
è in Gerusalemme, fecero offerte volontarie per il tempio, perché fosse
ripristinato nel suo stato. [69]Secondo le loro forze diedero al tesoro della
fabbrica: oro: dramme sessantunmila; argento: mine cinquemila; tuniche da
sacerdoti: cento. [70]Poi i sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i
cantori, i portieri e gli oblati si stabilirono nelle rispettive città e
tutti gli Israeliti nelle loro città. Esdra - Capitolo 3 La ripresa del
culto [1]Giunse il settimo mese e gli Israeliti si erano ormai insediati
nelle loro città. Il popolo si radunò come un solo uomo a Gerusalemme.
[2]Allora Giosuè figlio di Iozadàk con i fratelli, i sacerdoti, e Zorobabele
figlio di Sealtiel con i suoi fratelli, si misero al lavoro per ricostruire
l'altare del Dio d'Israele, per offrirvi olocausti, come è scritto nella
legge di Mosè uomo di Dio. [3]Ristabilirono l'altare al suo posto, pur
angustiati dal timore delle popolazioni locali, e vi offrirono sopra
olocausti al Signore, gli olocausti del mattino e della sera. [4]Celebrarono
la festa delle capanne secondo il rituale e offrirono olocausti quotidiani
nel numero stabilito dal regolamento per ogni giorno. [5]In seguito
continuarono ad offrire l'olocausto perenne e i sacrifici dei giorni di
novilunio e di tutte le solennità consacrate al Signore, più tutte le offerte
volontarie al Signore. [6]Cominciarono a offrire olocausti al Signore dal
primo giorno del mese settimo, benché del suo tempio non fossero ancora poste
le fondamenta. [7]Allora diedero denaro ai tagliapietre e ai falegnami; e
alimenti, bevande e olio alla gente di Sidòne e di Tiro, perché
trasportassero il legname di cedro dal Libano per mare fino a Giaffa: ciò
secondo la concessione loro fatta da Ciro re di Persia. [8]Nel secondo
anno dal loro arrivo al tempio di Dio in Gerusalemme, nel secondo mese,
diedero inizio ai lavori Zorobabele figlio di Sealtiel, e Giosuè figlio di
Iozadàk, con gli altri fratelli sacerdoti e leviti e quanti erano tornati
dall'esilio a Gerusalemme. Essi incaricarono i leviti dai vent'anni in su di
dirigere i lavori del tempio. [9]Giosuè, i suoi figli e i suoi fratelli,
Kadmiel, Binnui e Odavia si misero come un solo uomo a dirigere i lavoratori
dell'impresa riguardante il tempio. Così pure i figli di Chenadàd con i loro
figli e fratelli, leviti. [10]Quando i costruttori ebbero gettato le
fondamenta del tempio, invitarono a presenziare i sacerdoti con i loro
paramenti e le trombe e i leviti, figli di Asaf, con i cembali per lodare il
Signore con i canti di Davide re d'Israele. [11]Essi cantavano a cori
alterni lodi e ringraziamenti al Signore perché è buono, perché la sua grazia
dura sempre verso Israele. Tutto il popolo faceva risuonare il grido della
grande acclamazione, lodando così il Signore perché erano state gettate le
fondamenta del tempio. [12]Tuttavia molti tra i sacerdoti e i leviti e i
capifamiglia anziani, che avevano visto il tempio di prima, mentre si
gettavano le nuove fondamenta di questo tempio sotto i loro occhi piangevano
ad alta voce, ma i più continuavano ad alzare la voce con il grido
dell'acclamazione e della gioia. [13]Così non si poteva distinguere il grido
dell'acclamazione di gioia dal grido del pianto del popolo, perché il popolo
faceva echeggiare la grande acclamazione e la voce si sentiva
lontano. Esdra - Capitolo 4 La questione antisamaritana: ostruzionismo
samaritano sotto Ciro [1]Quando i nemici di Giuda e di Beniamino vennero a
sapere che gli esuli rimpatriati stavano ricostruendo il tempio del Signore
Dio d'Israele, [2]si presentarono a Zorobabele e ai capifamiglia e dissero:
«Vogliamo costruire anche noi insieme con voi, perché anche noi, come voi,
cerchiamo il vostro Dio; a lui noi facciamo sacrifici dal tempo di Assaràddon
re di Assiria, che ci ha fatti immigrare in questo paese». [3]Ma
Zorobabele, Giosuè e gli altri capifamiglia d'Israele dissero loro: «Non
conviene che costruiamo insieme la casa del nostro Dio; ma noi soltanto la
ricostruiremo al Signore Dio d'Israele, come Ciro re di Persia ci
ha ordinato». [4]Allora la popolazione indigena si mise a scoraggiare il
popolo dei Giudei e a molestarlo per impedirgli di costruire. [5]Inoltre
sobillarono contro di loro alcuni funzionari per mandar fallito il loro
piano; ciò per tutto il tempo di Ciro re di Persia fino al regno di Dario re
di Persia. Ostruzionismo samaritano sotto Serse e Artaserse [6]Durante il
regno di Serse, al principio del suo regno, essi presentarono una denunzia
contro gli abitanti di Giuda a Gerusalemme. [7]Poi al tempo di Artaserse re
di Persia, Bislam, Mitridate, Tabeèl e gli altri loro colleghi scrissero ad
Artaserse re di Persia: il testo del documento era in caratteri aramaici e
redatto in aramaico. [8]Recum governatore e Simsai scriba scrissero questa
lettera contro Gerusalemme al re Artaserse: [9]«Recum governatore e Simsai
scriba e gli altri loro colleghi giudici, legati, sovrintendenti e
funzionari, uomini di Uruk, di Babilonia e di Susa, cioè di Elam, [10]e degli
altri popoli che il grande e illustre Asnappàr deportò e stabilì nella città
di Samaria e nel resto della regione d'Oltrefiume. - [11]Questa è la copia
della lettera che gli mandarono. - Al re Artaserse i tuoi servi, uomini
della regione d'Oltrefiume. [12]Sia reso noto al re che i Giudei, partiti da
te e venuti presso di noi, a Gerusalemme, stanno ricostruendo la città
ribelle e malvagia, ne rialzano le mura e ne restaurano le fondamenta.
[13]Ora sia noto al re che, se questa città sarà ricostruita e saranno
rialzate le sue mura, tributi, imposte e diritti di passaggio non saranno più
pagati e i diritti dei re saranno lesi. [14]Ora, poiché noi mangiamo il sale
della reggia e non possiamo tollerare l'insulto al re, perciò mandiamo a lui
queste informazioni, [15]perché si facciano ricerche nel libro delle memorie
dei tuoi padri: tu troverai in questo libro di memorie e constaterai che
questa città è ribelle, causa di guai per i re e le province, e le ribellioni
vi sono avvenute dai tempi antichi. Per tali ragioni questa città è stata
distrutta. [16]Noi informiamo il re che, se questa città sarà ricostruita e
saranno rialzate le sue mura, ben presto nella regione d'Oltrefiume non avrai
più alcun possesso». [17]Il re inviò questa risposta: «A Recum governatore e
Simsai scriba e agli altri loro colleghi, che risiedono in Samaria e altrove
nella regione d'Oltrefiume, salute! Ora: [18]il documento che mi avete
mandato è stato letto davanti a me accuratamente. [19]Dietro mio ordine si
sono fatte ricerche, e si è trovato che questa città fin dai tempi antichi si
è sollevata contro i re e in essa sono avvenute rivolte e sedizioni.
[20]A Gerusalemme vi sono stati re potenti che comandavano su tutto il
territorio d'Oltrefiume; a loro si pagavano tributi, imposte e diritti di
passaggio. [21]Date perciò ordine che quegli uomini interrompano i lavori e
che quella città non sia ricostruita, fino a nuovo mio ordine. [22]Badate di
non essere negligenti in questo, perché non ne venga maggior danno al
re». [23]Appena il testo del documento del re Artaserse fu letto davanti a
Recum e a Simsai scriba e ai loro colleghi, questi andarono in gran fretta
a Gerusalemme dai Giudei e fecero loro interrompere i lavori con la
forza delle armi. La costruzione del Tempio (520-515) [24]Così fu
sospeso il lavoro per il tempio in Gerusalemme e rimase sospeso fino all'anno
secondo del regno di Dario re di Persia. Esdra - Capitolo 5 [1]Ma i
profeti Aggeo e Zaccaria figlio di Iddo si rivolsero ai Giudei che erano in
Giuda e a Gerusalemme, profetando in nome del Dio d'Israele, che li ispirava.
[2]Allora Zorobabele figlio di Sealtiel, e Giosuè figlio di Iozadàk subito
ripresero a costruire il tempio di Gerusalemme; con essi erano i profeti di
Dio, che li incoraggiavano. [3]In quel tempo Tattènai, governatore della
regione d'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro colleghi vennero da loro e
dissero: «Chi vi ha dato ordine di ricostruire questa casa e di rialzare
questa cinta di mura? [4]Chi sono e come si chiamano gli uomini che
costruiscono questo edificio?». [5]Ma l'occhio vigile del loro Dio era sugli
anziani dei Giudei: quelli non li costrinsero a desistere dai lavori in
attesa che fosse portata a Dario una interpellanza e ne venisse in risposta
un decreto su questo affare. [6]Copia della lettera che Tattènai, governatore
dell'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro colleghi, funzionari dell'Oltrefiume,
mandarono al re Dario. [7]Gli mandarono un rapporto in cui era scritto: «Al
re Dario salute perfetta! [8]Sia noto al re che siamo andati nella provincia
della Giudea, al tempio del grande Dio: esso viene ricostruito con blocchi di
pietra; si mette legname nelle pareti; questo lavoro viene fatto con
diligenza e progredisce nelle loro mani. [9]Allora abbiamo interrogato quegli
anziani e abbiamo loro detto: Chi ha dato ordine di ricostruire questo tempio
e di rialzare questa cinta di mura? [10]Inoltre abbiamo domandato i loro
nomi, per farteli conoscere; così abbiamo scritto il nome degli uomini che
stanno loro a capo. [11]Essi hanno risposto: Noi siamo servitori del Dio del
cielo e della terra e ricostruiamo il tempio che fu costruito una volta, or
sono molti anni. Un grande re d'Israele lo ha costruito e lo ha portato
a termine. [12]Ma poiché i nostri padri hanno provocato all'ira il Dio
del cielo, egli li ha messi nelle mani di Nabucodònosor re di Babilonia,
il Caldeo, che distrusse questo tempio e deportò a Babilonia il popolo.
[13]Ma nel primo anno di Ciro re di Babilonia, il re Ciro ha dato ordine
di ricostruire questo tempio; [14]inoltre gli arredi del tempio, d'oro
e d'argento, che Nabucodònosor aveva portato via dal tempio di Gerusalemme
e trasferito al tempio di Babilonia, il re Ciro li ha fatti togliere
dal tempio di Babilonia e li ha fatti consegnare a un tale di nome
Sesbassar, che egli aveva costituito governatore. [15]Ciro gli disse: Prendi
questi arredi, portali nel tempio di Gerusalemme e fà in modo che il tempio
sia ricostruito al suo posto. [16]Allora questo Sesbassar venne, gettò
le fondamenta del tempio in Gerusalemme e da allora fino ad oggi esso è
in costruzione, ma non è ancora finito. [17]Ora, se piace al re, si
cerchi negli archivi del re in Babilonia se vi è un decreto emanato dal re
Ciro per ricostruire questo tempio in Gerusalemme: e ci si mandi la decisione
del re». Esdra - Capitolo 6 [1]Allora il re Dario ordinò che si
facessero ricerche nell'archivio, là dove si conservano i tesori a Babilonia,
[2]e a Ecbàtana, la fortezza che è nella provincia di Media, si trovò un
rotolo in cui era scritto: «Promemoria. [3]Nell'anno primo del re Ciro, il
re Ciro prese questa decisione riguardo al tempio in Gerusalemme: la casa sia
ricostruita come luogo in cui si facciano sacrifici; le sue fondamenta siano
salde, la sua altezza sia di sessanta cubiti, la sua larghezza di sessanta
cubiti. [4]Vi siano nei muri tre spessori di blocchi di pietra e uno di
legno. La spesa sia pagata dalla reggia. [5]Inoltre gli arredi del tempio
fatti d'oro e d'argento, che Nabucodònosor ha portato via dal tempio di
Gerusalemme e trasferito a Babilonia, siano restituiti e rimessi al loro
posto nel tempio di Gerusalemme e ricollocati nella casa di
Dio». [6]«Quindi voi Tattènai, governatore d'Oltrefiume e Setar-Boznai, con
i vostri colleghi funzionari residenti nell'Oltrefiume, tenetevi in
disparte. [7]Lasciate che lavorino a quella casa di Dio il governatore dei
Giudei e i loro anziani. Essi ricostruiscano questo tempio al suo posto.
[8]Ecco i miei ordini sull'atteggiamento che dovete tenere con questi anziani
dei Giudei per la ricostruzione del tempio: dalle entrate del re, cioè dalla
imposta dell'Oltrefiume, saranno rimborsate puntualmente le spese a quegli
uomini, senza interruzione. [9]Ciò che loro occorre, giovenchi, arieti e
agnelli, per gli olocausti al Dio del cielo, come anche grano, sale, vino e
olio, siano loro forniti ogni giorno senza esitazione, secondo le indicazioni
dei sacerdoti di Gerusalemme, [10]perché si facciano offerte di odore soave
al Dio del cielo e si preghi per la vita del re e dei suoi figli.
[11]Ordino ancora: se qualcuno trasgredisce questo decreto, si tolga una
trave dalla sua casa, la si rizzi ed egli vi sia impiccato. Poi la sua casa
sia ridotta a letamaio. [12]Il Dio che ha fatto risiedere là il suo nome
disperda qualsiasi re o popolo che presuma trasgredire il mio ordine,
distruggendo questo tempio che è a Gerusalemme. Io Dario ho emanato questo
ordine: sia eseguito alla lettera». [13]Allora Tattènai, governatore
dell'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro colleghi eseguirono alla lettera quel
che aveva comandato il re Dario. [14]Quanto agli anziani dei Giudei, essi
continuarono a costruire e fecero progressi con l'incoraggiamento delle
parole ispirate del profeta Aggeo e di Zaccaria figlio di Iddo. Portarono a
compimento la costruzione secondo il comando del Dio d'Israele e secondo il
decreto di Ciro, di Dario e di Artaserse re di Persia. [15]Si terminò la
costruzione di questo tempio il giorno tre del mese di Adar nell'anno sesto
del regno del re Dario. [16]Allora gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli
altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questa casa di Dio;
[17]offrirono per la dedicazione di questa casa di Dio cento tori, duecento
arieti, quattrocento agnelli; inoltre dodici capri come sacrifici espiatori
per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d'Israele.
[18]Inoltre stabilirono i sacerdoti divisi secondo le loro classi e i leviti
secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel
libro di Mosè. La Pasqua del 515 [19]I rimpatriati celebrarono la
pasqua il quattordici del primo mese, [20]poiché i sacerdoti e i leviti si
erano purificati tutti insieme come un sol uomo: tutti erano mondi. Così
immolarono la pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e
per se stessi. [21]Mangiarono la pasqua gli Israeliti che erano tornati
dall'esilio e quanti si erano separati dalla contaminazione del popolo del
paese e si erano uniti a loro per aderire al Signore Dio d'Israele.
[22]Celebrarono con gioia la festa degli azzimi per sette giorni poiché il
Signore li aveva colmati di gioia, avendo piegato a loro favore il cuore del
re di Assiria, per rafforzare le loro mani nel lavoro per il tempio del Dio
d'Israele. Esdra - Capitolo 7 II. L'ORGANIZZAZIONE DELLA COMUNITA' DA
PARTE DI ESDRA E DI NEEMIA Missione e personalità di Esdra [1]Dopo questi
avvenimenti, sotto il regno di Artaserse, re di Persia, Esdra, figlio di
Seraia, figlio di Azaria, figlio di Chelkia, [2]figlio di
Sallùm, figlio di Zadòk, figlio di Achitùb, [3]figlio di
Amaria, figlio di Azaria, figlio di Meraiòt, [4]figlio di
Zerachia, figlio di Uzzi, figlio di Bukki, [5]figlio di
Abisua, figlio di Pincas, figlio di Eleàzaro, figlio di Aronne sommo
sacerdote: [6]questo Esdra, partì da Babilonia. Egli era uno scriba abile
nella legge di Mosè, data dal Signore Dio d'Israele e, poiché la mano del
Signore suo Dio era su di lui, il re aveva aderito a ogni sua richiesta.
[7]Nel settimo anno del re Artaserse anche un gruppo di Israeliti, sacerdoti,
leviti, cantori, portieri e oblati partirono per Gerusalemme. [8]Egli arrivò
a Gerusalemme nel quinto mese: era l'anno settimo del re. [9]Egli aveva
stabilito la partenza da Babilonia per il primo giorno del primo mese e il
primo del quinto mese arrivò a Gerusalemme, poiché la mano benevola del suo
Dio era con lui. [10]Infatti Esdra si era dedicato con tutto il cuore a
studiare la legge del Signore e a praticarla e ad insegnare in Israele la
legge e il diritto. Documento di Artaserse [11]Questa è la copia del
documento che il re Artaserse consegnò a Esdra sacerdote, scriba esperto nei
comandi del Signore e nei suoi statuti dati a Israele: [12]«Artaserse, re
dei re, al sacerdote Esdra, scriba della legge del Dio del cielo, salute
perfetta. Ora: [13]da me è dato questo decreto. Chiunque nel mio regno degli
appartenenti al popolo d'Israele, dei sacerdoti e dei leviti ha deciso
liberamente di andare a Gerusalemme, può venire con te; [14]infatti da parte
del re e dei suoi sette consiglieri tu sei inviato a fare inchiesta in Giudea
e a Gerusalemme intorno all'osservanza della legge del tuo Dio, che hai nelle
mani, [15]e a portare l'argento e l'oro che il re e i suoi consiglieri
inviano come offerta volontaria per devozione al Dio d'Israele che è in
Gerusalemme, [16]e tutto l'argento e l'oro che troverai in tutte le province
di Babilonia insieme con le offerte volontarie che il popolo e i sacerdoti
offriranno per la casa del loro Dio a Gerusalemme. [17]Perciò con questo
argento ti prenderai cura di acquistare tori, arieti, agnelli e ciò che
occorre per le offerte e libazioni che vi si uniscono e li offrirai
sull'altare della casa del vostro Dio che è in Gerusalemme. [18]Quanto al
resto dell'argento e dell'oro farete come sembrerà bene a te e ai tuoi
fratelli, secondo la volontà del vostro Dio. [19]Gli arredi che ti sono stati
consegnati per il culto del tuo Dio, rimettili davanti al Dio di Gerusalemme.
[20]Per il resto di quanto occorre per la casa del tuo Dio e che spetta a te
di procurare, lo procurerai a spese del tesoro reale. [21]Io, il re
Artaserse, ordino a tutti i tesorieri dell'Oltrefiume: Tutto ciò che Esdra,
sacerdote e scriba della legge del Dio del cielo, vi domanderà, dateglielo
puntualmente, [22]fino a cento talenti d'argento, cento kor di grano, cento
bat di vino, cento bat di olio e sale a volontà. [23]Quanto è secondo la
volontà del Dio del cielo sia fatto con precisione per la casa del Dio del
cielo, perché non venga l'ira sul regno del re e dei suoi figli. [24]Vi
rendiamo poi noto che non è permesso riscuotere tributi e diritti di pedaggio
su tutti i sacerdoti, leviti, cantori, portieri, oblati e inservienti di
questa casa di Dio. [25]Quanto a te, Esdra, con la sapienza del tuo Dio, che
ti è stata data, stabilisci magistrati e giudici, ai quali sia affidata
l'amministrazione della giustizia per tutto il popolo dell'Oltrefiume, cioè
per quanti conoscono la legge del tuo Dio, e istruisci quelli che non la
conoscono. [26]A riguardo di chiunque non osserverà la legge del tuo Dio e la
legge del re, sia fatta prontamente giustizia o con la morte o con il bando o
con ammenda in denaro o con il carcere». Viaggio di Esdra da Babilonia in
Palestina [27]Benedetto il Signore, Dio dei padri nostri, che ha disposto il
cuore del re a glorificare la casa del Signore che è a Gerusalemme, [28]e ha
volto verso di me la benevolenza del re, dei suoi consiglieri e di tutti i
potenti principi reali. Allora io mi sono sentito incoraggiato, perché la
mano del Signore mio Dio era su di me e ho radunato alcuni capi d'Israele,
perché partissero con me. Esdra - Capitolo 8 [1]Questi sono, con le
loro indicazioni genealogiche, i capifamiglia che sono partiti con me da
Babilonia, sotto il regno del re Artaserse. [2]dei figli di Pincas:
Ghersom; dei figli di Itamar: Daniele; dei figli di Davide: Cattus
[3]figlio di Secania; dei figli di Paros: Zaccaria; con lui furono registrati
centocinquanta maschi; [4]dei figli di Pacat-Moab: Elioenai figlio di
Zerachia, e con lui duecento maschi; [5]dei figli di Zattu: Secania figlio
di Iacaziel e con lui trecento maschi; [6]dei figli di Adin: Ebed figlio di
Giònata e con lui cinquanta maschi; [7]dei figli di Elam: Isaia figlio di
Atalia e con lui settanta maschi; [8]dei figli di Sefatia: Zebadia figlio di
Michele e con lui ottanta maschi; [9]dei figli di Ioab: Obadia figlio di
Iechièl e con lui duecentodiciotto maschi; [10]dei figli di Bani: Selomìt
figlio di Iosifia e con lui centosessanta maschi; [11]dei figli di Bebai:
Zaccaria figlio di Bebai e con lui ventotto maschi; [12]dei figli di Azgad:
Giovanni figlio di Akkatan e con lui centodieci maschi; [13]dei figli di
Adonikam: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet, Ieièl e Semaia e con loro
sessanta maschi; [14]dei figli di Bigvai: Utai figlio di Zaccur e con lui
settanta maschi. [15]Io li ho radunati presso il canale che scorre verso
Aava. Là siamo stati accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il
popolo e i sacerdoti e non ho trovato nessun levita. [16]Allora ho mandato a
chiamare i capi Elièzer, Arièl, Semaia, Elnatàn, Iarib, Natàn, Zaccaria,
Mesullàm e gli istruttori Ioiarib ed Elnatàn [17]e ho ordinato loro di andare
da Iddo, capo nella località di Casifià, e ho messo loro in bocca le parole
da dire a Iddo e ai suoi fratelli oblati nella località di Casifià: di
mandarci cioè inservienti per il tempio del nostro Dio. [18]Poiché la mano
benefica del nostro Dio era su di noi, ci hanno mandato un uomo assennato,
dei figli di Macli, figlio di Levi, figlio d'Israele, cioè Serebia, con i
suoi figli e fratelli: diciotto persone; [19]inoltre Casabià e con lui Isaia,
dei figli di Merari suo fratello e i loro figli: venti persone. [20]Degli
oblati, che Davide e i principi avevano assegnato al servizio dei leviti:
duecentoventi oblati. Furono registrati per nome. [21]Là, presso il canale
Aavà, ho indetto un digiuno, per umiliarci davanti al Dio nostro e implorare
da lui un felice viaggio per noi, i nostri bambini e tutti i nostri
averi. [22]Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri
per difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico; anzi, avevamo detto
al re: «La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro bene;
invece la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano». [23]Così
abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in
aiuto. [24]Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e
Casabià e i dieci loro fratelli con essi: [25]ho pesato loro l'argento, l'oro
e gli arredi, che costituivano l'offerta per il tempio del nostro Dio fatta
dal re, dai suoi consiglieri, dai suoi principi e da tutti gli Israeliti che
si trovavano da quelle parti. [26]Ho pesato dunque e consegnato nelle
loro mani: argento: seicentocinquanta talenti; arredi d'argento: cento,
del peso di altrettanti talenti; oro: cento talenti. [27]Inoltre: coppe
d'oro venti: di mille darici; vasi di bronzo pregiato e lucente: due,
preziosi come l'oro. [28]Ho detto loro: «Voi siete consacrati al Signore;
questi arredi sono cosa sacra; l'argento e l'oro sono offerta volontaria al
Signore, Dio dei nostri padri. [29]Sorvegliateli e custoditeli, finché non
possiate pesarli davanti ai capi dei sacerdoti, ai leviti e ai capifamiglia
d'Israele a Gerusalemme, nelle stanze del tempio». [30]Allora i sacerdoti e i
leviti presero in consegna il carico dell'argento e dell'oro e dei vasi, per
portarli a Gerusalemme nel tempio del nostro Dio. [31]Il dodici del primo
mese siamo partiti dal fiume Aava per andare a Gerusalemme e la mano del
nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberati dagli assalti dei nemici e dei
briganti lungo il cammino. [32]Siamo arrivati a Gerusalemme e ci siamo
riposati tre giorni. [33]Il quarto giorno sono stati pesati l'argento, l'oro
e gli arredi nella casa del nostro Dio nelle mani del sacerdote Meremòt,
figlio di Uria, con cui vi era Eleàzaro figlio di Pincas e con essi i leviti
Iozabàd figlio di Giosuè e Noadia figlio di Binnui; [34]ogni cosa era secondo
il numero e il peso e si mise per iscritto il peso totale. In quel tempo
[35]quelli che venivano dall'esilio, cioè i deportati, vollero offrire
olocausti al Dio d'Israele: tori: dodici per tutto Israele, arieti:
novantasei, agnelli: settantasette, capri di espiazione: dodici, tutto
come olocausto al Signore. [36]Hanno consegnato i decreti del re ai satrapi
del re e al governatore dell'Oltrefiume, i quali sono venuti in aiuto al
popolo e al tempio. Esdra - Capitolo 9 La rottura dei matrimoni con gli
stranieri [1]Terminate queste cose, sono venuti a trovarmi i capi per dirmi:
«Il popolo d'Israele, i sacerdoti e i leviti non si sono separati
dalle popolazioni locali, nonostante i loro abomini, cioè dai Cananei,
Hittiti, Perizziti, Gebusei, Ammoniti, Moabiti, Egiziani, Amorrei, [2]ma
hanno preso in moglie le loro figlie per sé e per i loro figli: così hanno
profanato la stirpe santa con le popolazioni locali; anzi i capi e i
magistrati sono stati i primi a darsi a questa infedeltà». [3]Udito ciò, ho
lacerato il mio vestito e il mio mantello, mi sono strappato i capelli e i
peli della barba e mi sono seduto costernato. [4]Quanti tremavano per i
giudizi del Dio d'Israele su questa infedeltà dei rimpatriati, si radunarono
presso di me. Ma io restai seduto costernato, fino all'offerta della sera.
[5]All'offerta della sera mi sono alzato dal mio stato di prostrazione e con
il vestito e il mantello laceri sono caduto in ginocchio e ho steso le mani
al mio Signore, [6]e ho detto: «Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di
alzare, Dio mio, la faccia verso di te, poiché le nostre colpe si sono
moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpevolezza è aumentata
fino al cielo. [7]Dai giorni dei nostri padri fino ad oggi noi siamo stati
molto colpevoli e per le nostre colpe, noi, i nostri re e i nostri sacerdoti,
siamo stati dati nelle mani dei re stranieri; siamo stati consegnati alla
spada, alla prigionia, alla rapina, all'insulto fino ad oggi. [8]Ora, da
poco, il nostro Dio ci ha fatto una grazia: ha liberato un resto di noi,
dandoci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro Dio ha fatto brillare
i nostri occhi e ci ha dato un pò di sollievo nella nostra schiavitù.
[9]Perché noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio non ci
ha abbandonati: ci ha resi graditi ai re di Persia; ci ha fatti rivivere,
perché rialzassimo la casa del nostro Dio e restaurassimo le sue rovine e ci
ha concesso di avere un riparo in Giuda e in Gerusalemme. [10]Ma ora, che
dire, Dio nostro, dopo questo? Poiché abbiamo abbandonato i tuoi comandi
[11]che tu avevi dato per mezzo dei tuoi servi, i profeti, dicendo: Il paese
di cui voi andate a prendere il possesso è un paese immondo, per l'immondezza
dei popoli indigeni, per le nefandezze di cui l'hanno colmato da un capo
all'altro con le loro impurità. [12]Per questo non dovete dare le vostre
figlie ai loro figli, né prendere le loro figlie per i vostri figli; non
dovrete mai contribuire alla loro prosperità e al loro benessere, così
diventerete forti voi e potrete mangiare i beni del paese e lasciare
un'eredità ai vostri figli per sempre. [13]Dopo ciò che è venuto su di noi a
causa delle nostre cattive azioni e per la nostra grande colpevolezza, benché
tu, Dio nostro, ci abbia punito meno di quanto meritavano le nostre colpe e
ci abbia concesso di formare questo gruppo di superstiti, [14]potremmo forse
noi tornare a violare i tuoi comandi e a imparentarci con questi popoli
abominevoli? Non ti adireresti contro di noi fino a sterminarci, senza
lasciare resto né superstite? [15]Signore, Dio di Israele, per la tua bontà è
rimasto di noi oggi un gruppo di superstiti: eccoci davanti a te con la
nostra colpevolezza. Ma a causa di essa non possiamo resistere alla tua
presenza!». Esdra - Capitolo 10 [1]Mentre Esdra pregava e faceva questa
confessione piangendo, prostrato davanti alla casa di Dio, si riunì intorno a
lui un'assemblea molto numerosa d'Israeliti, uomini, donne e fanciulli, e il
popolo piangeva dirottamente. [2]Allora Secania, figlio di Iechièl, uno dei
figli di Elam, prese la parola e disse a Esdra: «Noi siamo stati infedeli
verso il nostro Dio, sposando donne straniere, prese dalle popolazioni del
luogo. Orbene: c'è ancora una speranza per Israele nonostante ciò. [3]Ora noi
facciamo questa alleanza davanti al nostro Dio: rimanderemo tutte queste
donne e i figli nati da esse, secondo il tuo consiglio, mio signore, e il
consiglio di quelli che tremano davanti al comando del nostro Dio. Si farà
secondo la legge! [4]Alzati, perché a te è affidato questo compito; noi
saremo con te; sii forte e mettiti all'opera!». [5]Allora Esdra si alzò e
fece giurare ai capi dei sacerdoti e dei leviti e a tutto Israele che
avrebbero agito secondo quelle parole; essi giurarono. [6]Esdra allora,
alzatosi davanti alla casa di Dio, andò nella camera di Giovanni, figlio di
Eliasib. Là egli passò la notte, senza prendere cibo né bere acqua, perché
era in lutto a causa dell'infedeltà dei rimpatriati. [7]Poi fu fatta passare
la voce in Giuda e Gerusalemme a tutti i rimpatriati che si radunassero in
Gerusalemme: [8]a chiunque non fosse venuto entro tre giorni - così disponeva
il consiglio dei capi e degli anziani - sarebbero stati votati allo sterminio
tutti i beni ed egli stesso sarebbe stato escluso dalla comunità dei
rimpatriati. [9]Allora tutti gli uomini di Giuda e di Beniamino si radunarono
a Gerusalemme entro tre giorni; si era al nono mese, il venti del mese. Tutto
il popolo stava nella piazza del tempio, tremante per questo evento e per gli
scrosci della pioggia. [10]Allora il sacerdote Esdra si alzò e disse loro:
«Voi avete commesso un atto d'infedeltà, sposando donne straniere: così avete
accresciuto la colpevolezza d'Israele. [11]Ma ora rendete lode al Signore,
Dio dei vostri padri, e fate la sua volontà, separandovi dalle popolazioni
del paese e dalle donne straniere». [12]Tutta l'assemblea rispose a gran
voce: «Sì, dobbiamo fare secondo la tua parola. [13]Ma il popolo è numeroso e
siamo al tempo delle piogge; non è possibile restare all'aperto. D'altra
parte non è lavoro di un giorno o di due, perché siamo in molti ad aver
peccato in questa materia. [14]I nostri capi stiano a rappresentare tutta
l'assemblea; e tutti quelli delle nostre città che hanno sposato donne
straniere vengano in date determinate e accompagnati dagli anziani della
rispettiva città e dai loro giudici, finché non abbiano allontanato da noi
l'ira ardente del nostro Dio per questa causa». [15]Soltanto Giònata
figlio di Asaèl e Iaczeia figlio di Tikva si opposero, appoggiati da Mesullàm
e dal levita Sabbetài. [16]I rimpatriati fecero come era stato proposto: il
sacerdote Esdra si scelse alcuni uomini, capifamiglia, uno per casato, tutti
designati per nome. Essi iniziarono le sedute il primo giorno del decimo mese
per esaminare la questione [17]e terminarono di esaminare tutti gli uomini
che avevano sposato donne straniere il primo giorno del primo mese. La
lista dei colpevoli [18]Tra gli appartenenti ai sacerdoti, che avevano
sposato donne straniere, c'erano: dei figli di Giosuè figlio di Iozadàk e
tra i suoi fratelli: Maaseia, Elièzer, Iarib e Godolia. [19]Essi hanno
promesso con giuramento di rimandare le loro donne e hanno offerto un ariete
in espiazione della loro colpa. [20]Dei figli di Immer: Canàni e Zebadia.
[21]Dei figli di Carim: Maaseia, Elia, Semaia, Iechièl e Uzzia. [22]Dei figli
di Pascur: Elioènai, Maaseia, Ismaele, Natanaele, Iozabàd ed
Eleasà. [23]Degli appartenenti ai leviti: Iozabàd, Simei, Chelaia, chiamato
il Chelita, Petachia, Giuda ed Elièzer. [24]Dei cantori: Eliasib. Dei
portinai: Sallùm, Telem e Uri. [25]Tra gli Israeliti: dei figli di Paros:
Ramia, Izzia, Malchia, Miamin, Eleàzaro, Malchia e Benaià. [26]Dei figli
di Elam: Mattania, Zaccaria, Iechièl, Abdi, Ieremòt ed Elia. [27]Dei figli di
Zattu: Elioenài, Eliasib, Mattania, Ieremòt, Zabad e Aziza. [28]Dei figli di
Bebai: Giovanni, Anania, Zabbai e Atlai. [29]Dei figli di Bani: Mesullàm,
Malluch, Adaia, Iasub, Seal e Ieramòt. [30]Dei figli di Pacat-Moab: Adna,
Kelal, Benaià, Maaseia, Mattania, Bezaleèl, Binnui e Manàsse. [31]Dei
figli di Carim: Elièzer, Ishshia, Malchia, Semaia, Simeone, [32]Beniamino,
Malluch, Semaria. [33]Dei figli di Casum: Mattenai, Mattatta, Zabad,
Elifèlet, Ieremai, Manàsse e Simei. [34]Dei figli di Bani: Maadai, Amram,
Uel, [35]Benaià, Bedia, Cheluu, [36]Vania, Meremòt, Eliasib, [37]Mattenai,
Iaasai. [38]Dei figli di Binnui: Simei, [39]Selemia, Natàn, Adaia. [40]Dei
figli di Azzur: Sasai, Sàrai, [41]Azareèl, Selemia, Semaria, [42]Sallùm,
Amaria, Giuseppe. [43]Dei figli di Nebo: Ieièl, Mattitia, Zabad, Zebina,
Iaddai, Gioele, Benaià. [44]Tutti questi avevano sposato donne straniere e
rimandarono le donne insieme con i figli che avevano avuti da esse. Neemia
- Capitolo 1 Vocazione di Neemia: la sua missione per Giuda [1]Parole di
Neemia figlio di Akalià. Nel mese di Casleu dell'anno ventesimo, mentre ero
nella cittadella di Susa, [2]Canàni, uno dei miei fratelli, e alcuni altri
uomini arrivarono dalla Giudea. Li interrogai riguardo ai Giudei che erano
rimpatriati, superstiti della deportazione, e riguardo a Gerusalemme. [3]Essi
mi dissero: «I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in
grande miseria e abbattimento; le mura di Gerusalemme restano piene di brecce
e le sue porte consumate dal fuoco». [4]Udite queste parole, mi sedetti e
piansi; feci lutto per parecchi giorni, digiunando e pregando davanti al Dio
del cielo. [5]E dissi: «Signore, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che
mantieni l'alleanza e la misericordia con quelli che ti amano e osservano i
tuoi comandi, [6]siano i tuoi orecchi attenti, i tuoi occhi aperti per
ascoltare la preghiera del tuo servo; io prego ora davanti a te giorno e
notte per gli Israeliti, tuoi servi, confessando i peccati, che noi Israeliti
abbiamo commesso contro di te; anch'io e la casa di mio padre abbiamo
peccato. [7]Ci siamo comportati male con te e non abbiamo osservato i
comandi, le leggi e le decisioni che tu hai dato a Mosè tuo servo.
[8]Ricordati della parola che hai affidato a Mosè tuo servo: Se sarete
infedeli, io vi disperderò fra i popoli; [9]ma se tornerete a me e
osserverete i miei comandi e li eseguirete, anche se i vostri esiliati si
trovassero all'estremità dell'orizzonte, io di là li raccoglierò e li
ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi dimorare il mio nome. [10]Ora
questi sono tuoi servi e tuo popolo; tu li hai redenti con grande potenza e
con mano forte. [11]Signore, siano i tuoi orecchi attenti alla preghiera del
tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi, che desiderano temere il tuo nome;
concedi oggi buon successo al tuo servo e fagli trovare benevolenza davanti a
questo uomo». Io allora ero coppiere del re. Neemia - Capitolo 2 [1]Nel
mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto
davanti al re, io presi il vino e glielo versai. Ora io non ero mai stato
triste in sua presenza. [2]Perciò il re mi disse: «Perché hai l'aspetto
triste? Eppure non sei malato; non può esser altro che un'afflizione del
cuore». Allora io ebbi grande timore [3]e dissi al re: «Viva il re per
sempre! Come potrebbe il mio aspetto non esser triste quando la città dove
sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal
fuoco?». [4]Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il Dio del
cielo, [5]e poi risposi al re: «Se piace al re e se il tuo servo ha trovato
grazia ai suoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei
miei padri, perché io possa ricostruirla». [6]Il re, che aveva la regina
seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo viaggio? Quando
ritornerai?». Io gli indicai un termine di tempo. La cosa piacque al re; mi
lasciò andare. [7]Poi dissi al re: «Se piace al re, mi si diano le lettere
per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare ed entrare in
Giudea, [8]e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia
il legname per costruire le porte della cittadella presso il tempio, per le
mura della città e per la casa che io abiterò». Il re mi diede le lettere
perché la mano benefica del mio Dio era su di me. [9]Giunsi presso i
governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere del re. Il re aveva
mandato con me una scorta di capi dell'esercito e di cavalieri. [10]Ma quando
Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita furono informati del mio
arrivo, ebbero gran dispiacere che fosse venuto un uomo a procurare il bene
degli Israeliti. Decisione di ricostruire le mura di
Gerusalemme [11]Giunto a Gerusalemme, vi rimasi tre giorni. [12]Poi mi alzai
di notte e presi con me pochi uomini senza dir nulla ad alcuno di quello che
Dio mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme e senza aver altro
giumento oltre quello che io cavalcavo. [13]Uscii di notte per la porta della
Valle e andai verso la fonte del Drago e alla porta del Letame, osservando le
mura di Gerusalemme, come erano piene di brecce e come le sue porte
erano consumate dal fuoco. [14]Mi spinsi verso la porta della Fonte e la
piscina del re, ma non vi era posto per cui potesse passare il giumento
che cavalcavo. [15]Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le
mura; poi, rientrato per la porta della Valle, tornai a casa. [16]I
magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa facessi. Fino a
quel momento non avevo detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti, né ai
notabili, né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano
dei lavori. [17]Allora io dissi loro: «Voi vedete la miseria nella quale
ci troviamo; Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono consumate dal
fuoco. Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme e non saremo più
insultati!». [18]Narrai loro come la mano benefica del mio Dio era stata su
di me e anche le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: «Alziamoci
e costruiamo!». E misero mano vigorosamente alla buona impresa. [19]Ma
quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita, e Ghesem l'Arabo
seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero dicendo: «Che state facendo?
Volete forse ribellarvi al re?». [20]Allora io risposi loro: «Il Dio del
cielo ci darà successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire; ma voi non
avete né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme». Neemia - Capitolo
3 I volontari della ricostruzione [1]Eliasìb, sommo sacerdote, con i suoi
fratelli sacerdoti si misero a costruire la porta delle Pecore; la
consacrarono e vi misero i battenti; continuarono a costruire fino alla torre
di Mea, che poi consacrarono, e fino alla torre di Cananeèl. [2]Accanto a
Eliasìb lavoravano gli uomini di Gerico e accanto a loro lavorava Zaccùr
figlio di Imri. [3]I figli di Senaà costruirono la porta dei Pesci, ne fecero
l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. [4]Accanto a
loro lavorava alle riparazioni Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz;
accanto a loro lavorava alle riparazioni Mesullàm, figlio di Berechia figlio
di Mesezabèel; accanto a loro lavorava alle riparazioni Zadòk figlio di
Baana; [5]accanto a loro lavoravano alle riparazioni quelli di Tekòa; ma i
loro notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del loro Signore.
[6]Ioiadà figlio di Pasèach e Mesullàm figlio di Besodia, restaurarono la
porta Vecchia; ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature
e le sbarre. [7]Accanto a loro lavoravano alle riparazioni Melatia il
Gabaonita, Iadon il Meronotita, e gli uomini di Gàbaon e di Mizpà, alle
dipendenze della sede del governatore dell'Oltrefiume; [8]accanto a loro
lavorava alle riparazioni Uzzièl figlio di Caraia tra gli orefici e accanto a
lui lavorava Anania tra i profumieri. Essi hanno rinforzato Gerusalemme fino
al Muro Largo; [9]accanto a loro lavorava alle riparazioni Refaia figlio di
Cur, capo della metà del distretto di Gerusalemme. [10]Accanto a loro
lavorava alle riparazioni, di fronte alla sua casa, Iedaia figlio di Carumaf
e accanto a lui lavorava Cattus figlio di Casabnià. [11]Malchia figlio di
Carim e Cassùb figlio di Pacat-Moab restaurarono la parte successiva di mura
e la torre dei Forni. [12]Accanto a loro lavorava alle riparazioni insieme
con le figlie, Sallùm figlio di Allòches, capo della metà del distretto di
Gerusalemme. [13]Canun e gli abitanti di Zanòach restaurarono la porta della
Valle; la ricostruirono, vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.
Fecero inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame. [14]Malchia
figlio di Recàb, capo del distretto di Bet-Kerem, restaurò la porta del
Letame; la ricostruì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre.
[15]Sallùm figlio di Col-Coze, capo del distretto di Mizpà, restaurò la porta
della Fonte; la ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le serrature e le
sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Siloe, presso il giardino del
re, fino alla scalinata per cui si scende dalla città di Davide. [16]Dopo di
lui Neemia figlio di Azbuk, capo della metà del distretto di Bet-Zur, lavorò
alle riparazioni fin davanti alle tombe di Davide, fino alla piscina
artificiale e fino alla casa dei Prodi. [17]Dopo di lui lavoravano alle
riparazioni i leviti, sotto Recum figlio di Bani; accanto a lui lavorava per
il suo distretto Casabià, capo della metà del distretto di Keilà. [18]Dopo di
lui lavoravano alle riparazioni i loro fratelli, sotto Binnui figlio
di Chenadàd, capo dell'altra metà del distretto di Keilà; [19]accanto a
lui Ezer figlio di Giosuè, capo di Mizpà, restaurava un'altra parte delle
mura, di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo. [20]Dopo di lui
Baruch figlio di Zaccai ne restaurava con ardore un'altra parte dall'angolo
fino alla porta della casa di Eliasìb sommo sacerdote. [21]Dopo di lui
Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz, ne restaurava un'altra parte, dalla
porta della casa di Eliasìb fino all'estremità della casa di Eliasìb.
[22]Dopo di lui lavoravano i sacerdoti che abitavano la periferia. [23]Dopo
di loro Beniamino e Cassùb lavoravano di fronte alla lo Reazioni presso i
nemici dei Giudei [33]Quando Sanballàt seppe che noi edificavamo le mura, si
adirò, si indignò molto, si fece beffe dei Giudei [34]e disse in presenza dei
suoi fratelli e dei soldati di Samaria: «Che vogliono fare questi miserabili
Giudei? Rifarsi le mura e farvi subito sacrifici? Vogliono finire in un
giorno? Vogliono far rivivere pietre sepolte sotto mucchi di polvere e
consumate dal fuoco?». [35]Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse:
«Edifichino pure! Se una volpe vi salta su, farà crollare il loro muro di
pietra!». [36]Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati! Fà ricadere sul
loro capo il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di
schiavitù! [37]Non coprire la loro iniquità e non sia cancellato dalla tua
vista il loro peccato, perché hanno offeso i costruttori. [38]Noi dunque
andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto portate fino a metà
altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro. Neemia - Capitolo
4 [1]Ma quando Sanballàt, Tobia, gli Arabi, gli Ammoniti e gli
Asdoditi seppero che la riparazione delle mura di Gerusalemme progrediva e
che le brecce cominciavano a chiudersi, si adirarono molto [2]e tutti
assieme congiurarono di venire ad attaccare Gerusalemme e crearvi
confusione. [3]Allora noi pregammo il nostro Dio e contro di loro mettemmo
sentinelle di giorno e di notte per difenderci dai loro attacchi. [4]Quelli
di Giuda dicevano: «Le forze dei portatori vengono meno e le macerie sono
molte; noi non potremo costruire le mura!». [5]I nostri avversari dicevano:
«Senza che s'accorgano di nulla, noi piomberemo in mezzo a loro, li
uccideremo e faremo cessare i lavori». [6]Poiché i Giudei che dimoravano
vicino a loro vennero a riferirci dieci volte: «Da tutti i luoghi ai quali vi
volgete, essi saranno contro di noi», [7]io, nelle parti sottostanti a
ciascun posto oltre le mura, in luoghi scoperti, disposi il popolo per
famiglie, con le loro spade, le loro lance, i loro archi. [8]Dopo aver
considerato la cosa, mi alzai e dissi ai notabili, ai magistrati e al resto
del popolo: «Non li temete! Ricordatevi del Signore grande e tremendo;
combattete per i vostri fratelli, per i vostri figli e le vostre figlie, per
le vostre mogli e per le vostre case!». [9]Quando i nostri nemici vennero a
sapere che eravamo informati della cosa, Dio fece fallire il loro disegno e
noi tutti tornammo alle mura, ognuno al suo lavoro. [10]Da quel giorno la
metà dei miei giovani lavorava e l'altra metà stava armata di lance, di
scudi, di archi, di corazze; i capi erano dietro tutta la casa di Giuda.
[11]Quelli che costruivano le mura e quelli che portavano o caricavano i
pesi, con una mano lavoravano e con l'altra tenevano la loro arma; [12]tutti
i costruttori, lavorando, portavano ciascuno la spada cinta ai fianchi. Il
trombettiere stava accanto a me. [13]Dissi allora ai notabili, ai magistrati
e al resto del popolo: «L'opera è grande ed estesa e noi siamo sparsi sulle
mura e distanti l'uno dall'altro. [14]Dovunque udirete il suono della tromba,
raccoglietevi presso di noi; il nostro Dio combatterà per noi». [15]Così
continuavamo i lavori, mentre la metà della mia gente teneva impugnata la
lancia, dall'apparire dell'alba allo spuntar delle stelle. [16]Anche in
quell'occasione dissi al popolo: «Ognuno con il suo aiutante passi la notte
dentro Gerusalemme, per far con noi la guardia durante la notte e riprendere
il lavoro di giorno». [17]Io poi, i miei fratelli, i miei servi e gli uomini
di guardia che mi seguivano, non ci togliemmo mai le vesti; ognuno teneva
l'arma a portata di mano. Neemia - Capitolo 5 Difficoltà sociali sotto
Neemia Apologia della sua amministrazione [1]Si alzò un gran lamento da
parte della gente del popolo e delle loro mogli contro i loro fratelli
Giudei. [2]Alcuni dicevano: «Noi, i nostri figli e le nostre figlie siamo
numerosi; ci si dia il grano perché possiamo mangiare e vivere!». [3]Altri
dicevano: «Dobbiamo impegnare i nostri campi, le nostre vigne e le nostre
case per assicurarci il grano durante la carestia!». [4]Altri ancora
dicevano: «Abbiamo preso denaro a prestito sui nostri campi e sulle nostre
vigne per pagare il tributo del re. [5]La nostra carne è come la carne dei
nostri fratelli, i nostri figli sono come i loro figli; ecco dobbiamo
sottoporre i nostri figli e le nostre figlie alla schiavitù e alcune delle
nostre figlie sono gia state ridotte schiave; noi non abbiamo via d'uscita,
perché i nostri campi e le nostre vigne sono in mano d'altri». [6]Quando udii
i loro lamenti e queste parole, ne fui molto indignato. [7]Dopo aver
riflettuto dentro di me, ripresi duramente i notabili e i magistrati e dissi
loro: «Dunque voi esigete un interesse da usuraio dai nostri fratelli?».
Convocai contro di loro una grande assemblea [8]e dissi loro: «Noi, secondo
la nostra possibilità, abbiamo riscattato i nostri fratelli Giudei che si
erano venduti agli stranieri e voi stessi vendereste i vostri fratelli ed
essi si venderebbero a noi?». Allora quelli tacquero e non seppero che
rispondere. [9]Io dissi: «Quello che voi fate non è ben fatto. Non dovreste
voi camminare nel timore del nostro Dio per non essere scherniti dagli
stranieri nostri nemici? [10]Anch'io, i miei fratelli e i miei servi abbiamo
dato loro in prestito denaro e grano. Ebbene, condoniamo loro questo debito!
[11]Rendete loro oggi stesso i loro campi, le loro vigne, i loro oliveti e le
loro case e l'interesse del denaro del grano, del vino e dell'olio di cui
siete creditori nei loro riguardi». [12]Quelli risposero: «Restituiremo e non
esigeremo più nulla da loro; faremo come tu dici». Allora chiamai i sacerdoti
e in loro presenza li feci giurare che avrebbero mantenuto la promessa.
[13]Poi scossi la piega anteriore del mio mantello e dissi: «Così Dio scuota
dalla sua casa e dai suoi beni chiunque non avrà mantenuto questa promessa e
così sia egli scosso e vuotato di tutto!». Tutta l'assemblea disse: «Amen» e
lodarono il Signore. Il popolo mantenne la promessa. [14]Di più, da quando
il re mi aveva stabilito loro governatore nel paese di Giuda, dal ventesimo
anno fino al trentaduesimo anno del re Artaserse, durante dodici anni, né io
né i miei fratelli mangiammo la provvista assegnata al governatore. [15]I
governatori che mi avevano preceduto, avevano gravato il popolo, ricevendone
pane e vino, oltre a quaranta sicli d'argento; perfino i loro servi
angariavano il popolo, ma io non ho fatto così, poiché ho avuto timore di
Dio. [16]Anzi ho messo mano ai lavori di queste mura e non abbiamo comperato
alcun podere. Tutti i miei giovani erano raccolti là a lavorare. [17]Avevo
alla mia tavola centocinquanta uomini, Giudei e magistrati, oltre a quelli
che venivano a noi dalle nazioni vicine. [18]Quel che si preparava a mie
spese ogni giorno era un bue, sei capi scelti di bestiame minuto e
cacciagione; ogni dieci giorni vino per tutti in abbondanza. Tuttavia non ho
mai chiesto la provvista assegnata al governatore, perché il popolo era gia
gravato abbastanza a causa dei lavori. [19]Mio Dio, ricordati in mio favore
per quanto ho fatto a questo popolo. Neemia - Capitolo 6 Intrighi dei
nemici di Neemia Le mura sono ultimate [1]Quando Sanballàt e Tobia e
Ghesem l'Arabo e gli altri nostri nemici seppero che io avevo riedificato le
mura e che non vi era più rimasta alcuna breccia, sebbene ancora io non
avessi messo i battenti alle porte, [2]Sanballàt e Ghesem mi mandarono a
dire: «Vieni e troviamoci insieme a Chefirim, nella valle di Oni». Essi
pensavano di farmi del male. [3]Ma io inviai loro messaggeri a dire: «Sto
facendo un gran lavoro e non posso scendere: perché dovrebbe interrompersi il
lavoro, mentre io lo lascio per scendere da voi?». [4]Essi mandarono quattro
volte a dirmi la stessa cosa e io risposi nello stesso modo. [5]Allora
Sanballàt mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta per mezzo del suo
servo che aveva in mano una lettera aperta, [6]nella quale stava scritto: «Si
sente dire fra queste nazioni, e Gasmù lo afferma, che tu e i Giudei meditate
di ribellarvi e perciò tu ricostruisci le mura e, secondo queste voci, tu
diventeresti loro re [7]e avresti inoltre stabilito profeti per far questa
proclamazione a Gerusalemme: Vi è un re in Giuda! Or questi discorsi saranno
riferiti al re. Vieni dunque e consultiamoci assieme». [8]Ma io gli feci
rispondere: «Le cose non stanno come tu dici, ma tu inventi!». [9]Tutta
quella gente infatti ci voleva impaurire e diceva: «Le loro mani desisteranno
e il lavoro non si farà». Ora invece si sono irrobustite le mie
mani! [10]Io andai a casa di Semaia figlio di Delaia, figlio di Meetabèel,
che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: «Troviamoci insieme nel
tempio, dentro il santuario, e chiudiamo le porte del santuario, perché
verranno ad ucciderti, di notte verranno ad ucciderti». [11]Ma io risposi:
«Un uomo come me può darsi alla fuga? Un uomo della mia condizione potrebbe
entrare nel santuario per salvare la vita? No, io non entrerò». [12]Compresi
che non era mandato da Dio, ma aveva pronunziato quella profezia a mio danno,
perché Tobia e Sanballàt l'avevano prezzolato. [13]Era stato pagato per
impaurirmi e indurmi ad agire in quel modo e a peccare, per farmi una cattiva
fama ed espormi al disonore. [14]Mio Dio, ricordati di Tobia e di Sanballàt,
per queste loro opere; anche della profetessa Noadia e degli altri profeti
che cercavano di spaventarmi! [15]Le mura furono condotte a termine il
venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni. [16]Quando tutti i
nostri nemici lo seppero, tutte le nazioni che stavano intorno a noi furono
prese da timore e restarono molto sorprese alla vista e dovettero riconoscere
che quest'opera si era compiuta per l'intervento del nostro Dio. [17]In quei
giorni i notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia e da Tobia ne
ricevevano; [18]infatti molti in Giuda erano suoi alleati, perché egli era
genero di Secania figlio di Arach e suo figlio Giovanni aveva sposato la
figlia di Mesullàm figlio di Berechia. [19]Anche in mia presenza parlavano
bene di lui e gli riferivano le mie parole. Anche Tobia mandava lettere per
intimorirmi. Neemia - Capitolo 7 [1]Quando le mura furono riedificate e io
ebbi messo a posto le porte e i portinai, i cantori e i leviti furono
stabiliti nei loro uffici, [2]diedi il governo di Gerusalemme a Canàni mio
fratello e ad Anania comandante della cittadella, perché era un uomo fedele e
temeva Dio più di tanti altri. [3]Ordinai loro: «Le porte di Gerusalemme non
si aprano finché il sole non comincia a scaldare e si chiudano e si sbarrino
le porte mentre i cittadini sono ancora in piedi; si stabiliscano delle
guardie prese fra gli abitanti di Gerusalemme, ognuno al suo turno e ognuno
davanti alla propria casa». Il ripopolamento di Gerusalemme [4]La città
era spaziosa e grande; ma dentro vi era poca gente e non si costruivano case.
[5]Il mio Dio mi ispirò di radunare i notabili, i magistrati e il popolo, per
farne il censimento. Trovai il registro genealogico di quelli che erano
tornati dall'esilio la prima volta e vi trovai scritto quanto segue: Lista
dei primi Sionisti [6]Questi sono gli abitanti della provincia che sono
tornati dall'esilio: quelli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportati
e che erano tornati in Gerusalemme e in Giudea, ognuno nella sua città.
[7]Essi erano tornati con Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia,
Nahamani, Mardocheo, Bilsan, Mispèret, Bigvai, Necum e Baana. Computo
degli uomini del popolo d'Israele: [8]Figli di Pareos: duemila
centosettantadue. [9]Figli di Sefatia: trecentosettantadue. [10]Figli di
Arach: seicentocinquantadue. [11]Figli di Paat-Moab, cioè i figli di Giosuè e
di Ioab: duemila ottocentodiciotto. [12]Figli di Elam: milleduecento
cinquantaquattro. [13]Figli di Zattu: ottocentoquarantacinque. [14]Figli
di Zaccai: settecentosessanta. [15]Figli di Binnui:
seicentoquarantotto. [16]Figli di Bebai: seicentoventotto. [17]Figli di
Azgad: duemilatrecento ventidue. [18]Figli di Adonikam:
seicentosessantasette. [19]Figli di Bigvai:
duemilasessantasette. [20]Figli di Adin:
seicentocinquantacinque. [21]Figli di Ater, cioè di Ezechia:
novantotto. [22]Figli di Casum: trecentoventotto. [23]Figli di Bezai:
trecentoventiquattro. [24]Figli di Carif: centododici. [25]Figli di
Gàbaon: novantacinque. [26]Uomini di Betlemme e di Netofa:
centottantotto. [27]Uomini di Anatòt: centoventotto. [28]Uomini di
Bet-Azmàvet: quarantadue. [29]Uomini di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di
Beeròt: settecentoquarantatrè. [30]Uomini di Rama e di Gheba:
seicentoventuno. [31]Uomini di Micmas: centoventidue. [32]Uomini di Betel
e di Ai: centoventitrè. [33]Uomini di un altro Nebo:
cinquantadue. [34]Figli di un altro Elam: milleduecento
cinquantaquattro. [35]Figli di Carim: trecentoventi. [36]Figli di Gerico:
trecentoquarantacinque. [37]Figli di Lod, di Cadid e di Ono:
settecentoventuno. [38]Figli di Senaà: tremilanovecentotrenta. [39]I
sacerdoti: figli di Iedaia della casa di Giosuè:
novecentosessantatrè. [40]Figli di Immer: millecinquantadue. [41]Figli di
Pascur: milleduecentoquarantasette. [42]Figli di Carim:
millediciassette. [43]I leviti: figli di Giosuè, cioè di Kadmiel, di Binnui e
di Odevà: settantaquattro. [44]I cantori: figli di Asaf:
centoquarantotto. [45]I portieri: figli di Ater, figli di Talmon, figli di
Akkub, figli di Catità, figli di Sobai: centotrentotto. [46]Gli oblati:
figli di Zica, figli di Casufa, figli di Tabbaot, [47]figli di
Keros, figli di Sia, figli di Padon, [48]figli di Lebana, figli di
Agabà, figli di Salmai, [49]figli di Canan, figli di Ghiddel, figli di
Gacar, [50]figli di Reaia, figli di Rezin, figli di Nekoda, [51]figli di
Gazzam, figli di Uzza, figli di Pasèach, [52]figli di Besai, figli dei
Meunim, figli dei Nefisesim, [53]figli di Bakbuk, figli di Cakufa. figli
di Carcur, [54]figli di Baslit, figli di Mechida, figli di
Carsa, [55]figli di Barkos, figli di Sisara, figli di Temach, [56]figli di
Neziach, figli di Catifa. [57]Discendenti dei servi di Salomone: figli di
Sotai, figli di Sofèret, figli di Perida, [58]figli di Iaala, figli di
Darkon, figli di Ghiddel, [59]figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di
Pochèret-Azzebàim, figli di Amòn. [60]Totale degli oblati e dei
discendenti dei servi di Salomone: trecentonovantadue. [61]Ecco quelli che
tornarono da Tel-Melach, da Tel-Carsa, da Cherub-Addòn e da Immer e che non
avevano potuto stabilire il loro casato per dimostrare che erano della stirpe
di Israele: [62]figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekoda:
seicentoquarantadue. [63]Tra i sacerdoti: figli di Cobaia, figli di Akkos,
figli di Barzillài, il quale aveva sposato una delle figlie di Barzillài il
Galaadita e fu chiamato con il loro nome. [64]Questi cercarono il loro
registro genealogico, ma non lo trovarono e furono quindi esclusi dal
sacerdozio; [65]il governatore ordinò loro di non mangiare cose santissime
finché non si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim. [66]La comunità
nel suo totale era di quarantaduemila trecentosessanta persone, [67]oltre ai
loro schiavi e alle loro schiave in numero di settemila trecentotrentasette.
Avevano anche duecentoquarantacinque cantori e cantanti. [68]Avevano
settecentotrentasei cavalli, duecentoquarantacinque muli,
[69]quattrocentotrentacinque cammelli, seimila settecentoventi
asini. [70]Alcuni dei capifamiglia offrirono doni per la fabbrica. Il
governatore diede al tesoro mille dracme d'oro, cinquanta coppe,
cinquecentotrenta vesti sacerdotali. [71]Alcuni capifamiglia diedero al
tesoro della fabbrica ventimila dracme d'oro e duemiladuecento mine
d'argento. [72]Il resto del popolo diede ventimila dracme d'oro, duemila mine
d'argento e sessantanove vesti sacerdotali. [73a]I sacerdoti, i leviti, i
portieri, i cantori, alcuni del popolo, gli oblati e tutti gli Israeliti si
stabilirono nelle loro città. [73b]Come giunse il settimo mese, gli
Israeliti erano nelle loro città. Neemia - Capitolo 8 Il giorno di nascita
del Giudaismo: Esdra legge e spiega la Legge. La festa delle
capanne [1]Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza
davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro
della legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele. [2]Il primo giorno
del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea
degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. [3]Lesse
il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della
luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli
che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire
il libro della legge. [4]Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno,
che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a destra
Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia, Misael,
Malchia, Casum, Casbaddàna, Zaccaria e Mesullàm. [5]Esdra aprì il libro in
presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo;
come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. [6]Esdra
benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: «Amen, amen»,
alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra
dinanzi al Signore. [7]Giosuè, Bani, Serebia, Iamin, Akkub, Sabbetài, Odia,
Maaseia, Kelita, Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia, leviti, spiegavano la legge
al popolo e il popolo stava in piedi al suo posto. [8]Essi leggevano nel
libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così
facevano comprendere la lettura. [9]Neemia, che era il governatore, Esdra
sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il
popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e
non piangete!». Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole
della legge. [10]Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e
bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato,
perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate,
perché la gioia del Signore è la vostra forza». [11]I leviti calmavano tutto
il popolo dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo; non vi
rattristate!». [12]Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare
porzioni ai poveri e a far festa, perché avevano compreso le parole che erano
state loro proclamate. [13]Il secondo giorno i capifamiglia di tutto il
popolo, i sacerdoti e i leviti si radunarono presso Esdra lo scriba per
esaminare le parole della legge. [14]Trovarono scritto nella legge data dal
Signore per mezzo di Mosè, che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne
durante la festa del settimo mese. [15]Allora fecero sapere la cosa e
pubblicarono questo bando in tutte le loro città e in Gerusalemme: «Andate al
monte e portatene rami di ulivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di
palma e rami di alberi ombrosi, per fare capanne, come sta scritto».
[16]Allora il popolo andò fuori, portò i rami e si fece ciascuno la sua
capanna sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili della
casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza della porta
di Efraim. [17]Così tutta la comunità di coloro che erano tornati dalla
deportazione si fece capanne e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè
figlio di Nun fino a quel giorno, gli Israeliti non avevano più fatto nulla
di simile. Vi fu gioia molto grande. [18]Esdra fece la lettura del libro
della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa si celebrò
durante sette giorni e l'ottavo vi fu una solenne assemblea secondo il
rito. Neemia - Capitolo 9 Cerimonia espiatrice [1]Il ventiquattro dello
stesso mese, gli Israeliti si radunarono per un digiuno, vestiti di sacco e
coperti di polvere. [2]Quelli che appartenevano alla stirpe d'Israele si
separarono da tutti gli stranieri, si presentarono dinanzi a Dio e
confessarono i loro peccati e le iniquità dei loro padri. [3]Poi si alzarono
in piedi nel posto dove si trovavano e fu fatta la lettura del libro della
legge del Signore loro Dio, per un quarto della giornata; per un altro quarto
essi fecero la confessione dei peccati e si prostrarono davanti al Signore
loro Dio. [4]Giosuè, Bani, Kadmiel, Sebania, Bunni, Serebia, Bani e Kenani si
alzarono sulla pedana dei leviti e invocarono a gran voce il Signore loro
Dio. [5]I leviti Giosuè, Kadmiel, Bani, Casabnia, Serebia, Odia, Sebania e
Petachia dissero: «Alzatevi e benedite il Signore vostro Dio ora e sempre! Si
benedica il tuo nome glorioso che è esaltato al di sopra di ogni benedizione
e di ogni lode! [6]Tu, tu solo sei il Signore, tu hai fatto i cieli, i cieli
dei cieli e tutte le loro schiere, la terra e quanto sta su di essa, i mari e
quanto è in essi; tu fai vivere tutte queste cose e l'esercito dei cieli ti
adora. [7]Tu sei il Signore, il Dio che hai scelto Abram, lo hai fatto uscire
da Ur dei Caldei e lo hai chiamato Abramo. [8]Tu hai trovato il suo cuore
fedele davanti a te e hai stabilito con lui un'alleanza, promettendogli di
dare alla sua discendenza il paese dei Cananei, degli Hittiti, degli Amorrei,
dei Perizziti, dei Gebusei e dei Gergesei; tu hai mantenuto la tua
parola, perché sei giusto. [9]Tu hai visto l'afflizione dei nostri padri in
Egitto e hai ascoltato il loro grido presso il Mare Rosso; [10]hai operato
segni e prodigi contro il faraone, contro tutti i suoi servi, contro tutto il
popolo del suo paese, perché sapevi che essi avevano trattato i nostri padri
con durezza; ti sei fatto un nome fino ad oggi. [11]Hai aperto il mare
davanti a loro, ed essi sono passati in mezzo al mare sull'asciutto; quelli
che li inseguivano tu li hai precipitati nell'abisso, come una pietra in
fondo alle acque impetuose. [12]Li hai guidati di giorno con una colonna
di nube e di notte con una colonna di fuoco, per rischiarare loro la strada
su cui camminare. [13]Sei sceso sul monte Sinai e hai parlato con loro dal
cielo e hai dato loro decreti giusti e leggi di verità, buoni statuti e buoni
comandi; [14]hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato e hai dato loro
comandi, decreti e una legge per mezzo di Mosè tuo servo. [15]Hai dato loro
pane del cielo quando erano affamati e hai fatto scaturire acqua dalla rupe
quando erano assetati e hai comandato loro che andassero a prendere in
possesso il paese che avevi giurato di dare loro. [16]Ma essi, i nostri
padri, si sono comportati con superbia, hanno indurito la loro cervice e non
hanno obbedito ai tuoi comandi; [17]si sono rifiutati di obbedire e non si
sono ricordati dei miracoli che tu avevi operato in loro favore; hanno
indurito la loro cervice e nella loro ribellione si sono dati un capo per
tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a perdonare, pietoso e
misericordioso, lento all'ira e di grande benevolenza e non li hai
abbandonati. [18]Anche quando si sono fatti un vitello di metallo fuso e
hanno detto: Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto! e ti hanno
insultato gravemente, [19]tu nella tua misericordia non li hai abbandonati
nel deserto: la colonna di nube che stava su di loro non ha cessato di
guidarli durante il giorno per il loro cammino e la colonna di fuoco non ha
cessato di rischiarar loro la strada su cui camminavano di notte. [20]Hai
concesso loro il tuo spirito buono per istruirli e non hai rifiutato la tua
manna alle loro bocche e hai dato loro l'acqua quando erano assetati. [21]Per
quarant'anni li hai nutriti nel deserto e non è mancato loro nulla; le loro
vesti non si sono logorate e i loro piedi non si sono gonfiati. [22]Poi hai
dato loro regni e popoli e li hai spartiti fra di loro come un sovrappiù;
essi hanno posseduto il paese di Sicon, cioè il paese del re di Chesbòn e il
paese di Og re di Basan. [23]Hai moltiplicato i loro figli come le stelle del
cielo e li hai introdotti nel paese in cui avevi promesso ai loro padri di
farli entrare per possederlo. [24]I loro figli vi sono entrati e hanno preso
in possesso il paese; tu hai umiliato dinanzi a loro i Cananei che abitavano
il paese e li hai messi nelle loro mani con i loro re e con i popoli del
paese, perché ne disponessero a loro piacere. [25]Essi si sono impadroniti di
fortezze, di una terra grassa, e hanno posseduto case piene d'ogni bene,
cisterne scavate, vigne, oliveti, alberi da frutto in abbondanza; hanno
mangiato e si sono saziati e si sono ingrassati e hanno vissuto in delizie
per la tua grande bontà. [26]Ma poi sono stati disobbedienti, si sono
ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno
ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso
gravemente. [27]Perciò tu li hai messi nelle mani dei loro nemici, che li
hanno oppressi. Ma al tempo della loro angoscia essi hanno gridato a te e tu
li hai ascoltati dal cielo e, nella tua grande misericordia, tu hai dato
loro liberatori, che li hanno strappati dalle mani dei loro nemici. [28]Ma
quando avevano pace, ritornavano a fare il male dinanzi a te, perciò tu
li abbandonavi nelle mani dei loro nemici, che li opprimevano; poi
quando ricominciavano a gridare a te, tu li esaudivi dal cielo; così nella
tua misericordia più volte li hai salvati. [29]Tu li ammonivi per farli
tornare alla tua legge; ma essi si mostravano superbi e non obbedivano ai
tuoi comandi; peccavano contro i tuoi decreti, che fanno vivere chi li mette
in pratica; la loro spalla rifiutava il giogo, indurivano la loro cervice e
non obbedivano. [30]Hai pazientato con loro molti anni e li hai scongiurati
per mezzo del tuo spirito e per bocca dei tuoi profeti; ma essi non hanno
voluto prestare orecchio. Allora li hai messi nelle mani dei popoli dei
paesi stranieri. [31]Però nella tua molteplice compassione, tu non li
hai sterminati del tutto e non li hai abbandonati perché sei un Dio clemente
e misericordioso. [32]Ora, Dio nostro, Dio grande, potente e tremendo,
che mantieni l'alleanza e la misericordia, non sembri poca cosa ai tuoi
occhi tutta la sventura che è piombata su di noi, sui nostri re, sui nostri
capi, sui nostri sacerdoti, sui nostri profeti, sui nostri padri, su tutto il
tuo popolo, dal tempo dei re d'Assiria fino ad oggi. [33]Tu sei stato
giusto in tutto quello che ci è avvenuto, poiché tu hai agito fedelmente,
mentre noi ci siamo comportati con empietà. [34]I nostri re, i nostri capi, i
nostri sacerdoti, i nostri padri non hanno messo in pratica la tua legge e
non hanno obbedito né ai comandi né agli ammonimenti con i quali tu li
scongiuravi. [35]Essi mentre godevano del loro regno, del grande benessere
che tu largivi loro e del paese vasto e fertile che tu avevi messo a loro
disposizione, non ti hanno servito e non hanno abbandonato le loro azioni
malvage. [36]Oggi eccoci schiavi nel paese che tu hai concesso ai nostri
padri perché ne mangiassero i frutti e ne godessero i beni. I suoi prodotti
abbondanti sono dei re ai quali tu ci hai sottoposti a causa dei nostri
peccati e che sono padroni dei nostri corpi e del nostro bestiame a loro
piacere, e noi siamo in grande angoscia». Neemia - Capitolo 10 Documento
attestante l'impegno della comunità [1]«A causa di tutto questo noi vogliamo
sancire un impegno stabile e lo mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato
vi siano le firme dei nostri capi, dei nostri leviti e dei nostri
sacerdoti». [2]Sul documento sigillato firmarono Neemia il governatore,
figlio di Akalià, e Sedecìa, [3]Seraia, Azaria, Geremia, [4]Pascur, Amaria,
Malchia, [5]Cattus, Sebania, Malluch, [6]Carim, Meremòt, Abdia,
[7]Daniele, Ghinneton, Baruch, [8]Mesullàm, Abia, Miamin, [9]Maazia, Bilgai,
Semaia; questi sono i sacerdoti. [10]Leviti: Giosuè, figlio di Azania, Binnui
dei figli di Chenadàd, Kadmiel, [11]e i loro fratelli Sebania, Odia,
Kelita, Pelaia, Canàn, [12]Mica, Recob, Casaoià, [13]Zaccur, Serebia,
Sebania, [14]Odia, Bani, Beninu. [15]Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab,
Elam, Zattu, Bani, [16]Bunni, Azgad, Bebai, [17]Adonia, Bigvai, Adin,
[18]Ater, Ezechia, Azzur, [19]Odia, Casum, Bezai, [20]Carif, Anatòt,
Nebai, [21]Magpias, Mesullàm, Chezìr, [22]Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua,
[23]Pelatia, Canan, Anaia, [24]Osea, Anania, Cassùb, [25]Alloches, Pilca,
Sobek, [26]Recum, Casabna, Maaseia, [27]Achia, Canàn, Anan, [28]Malluch,
Carim, Baana. [29]Il resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri,
i cantori, gli oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei paesi
stranieri per aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le
loro figlie, quanti avevano conoscenza e intelligenza, [30]si unirono ai loro
fratelli più ragguardevoli e si impegnarono con giuramento a camminare nella
legge di Dio, data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad osservare e mettere in
pratica tutti i comandi del Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue
leggi. [31]E in particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del
paese e a non prendere le loro figlie per i nostri figli; [32]a non comprar
nulla in giorno di sabato o in altro giorno sacro dai popoli che portassero a
vendere in giorno di sabato qualunque genere di merci o di derrate; a
lasciare in riposo la terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito.
[33]Ci siamo anche imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un siclo
per il servizio della casa del nostro Dio: [34]per i pani dell'offerta, per
il sacrificio continuo, per l'olocausto perenne, per i sacrifici dei
sabati, dei noviluni, delle feste, per le offerte sacre, per i sacrifici
espiatori in favore di Israele e per ogni lavoro della casa del nostro
Dio. [35]Tirando a sorte, noi sacerdoti, leviti e popolo abbiamo deciso
circa l'offerta della legna da portare alla casa del nostro Dio, secondo i
nostri casati paterni, a tempi fissi, anno per anno, perché sia
bruciata sull'altare del Signore nostro Dio, come sta scritto nella legge.
[36]Ci siamo impegnati a portare ogni anno nel tempio le primizie del nostro
suolo e le primizie di ogni frutto di qualunque pianta, [37]come anche
i primogeniti dei nostri figli e del nostro bestiame, secondo quanto
sta scritto nella legge, e i primi parti del nostro bestiame grosso e
minuto, per presentarli nella casa del nostro Dio ai sacerdoti che prestano
servizio nella casa del nostro Dio. [38]Ci siamo anche impegnati a portare
ai sacerdoti nelle stanze della casa del nostro Dio le primizie della
nostra pasta, le nostre offerte prelevate, cioè le primizie dei frutti di
qualunque albero, del vino e dell'olio, e a dare la decima delle rendite del
nostro suolo ai leviti. I leviti stessi preleveranno queste decime in tutti
i luoghi da noi coltivati. [39]Un sacerdote, figlio di Aronne, sarà con
i leviti quando preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo
della decima alla casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro; [40]perché
in quelle stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono portare
l'offerta prelevata sul frumento, sul vino e sull'olio; in quel luogo stanno
gli arredi del santuario, i sacerdoti che prestano il servizio, i portieri e
i cantori. Ci siamo impegnati così a non trascurare la casa del nostro
Dio. Neemia - Capitolo 11 Il sinecismo di Neemia. Liste diverse [1]I
capi del popolo si sono stabiliti a Gerusalemme; il resto del popolo
ha tirato a sorte per far venire uno su dieci a popolare Gerusalemme, la
città santa; gli altri nove potevano rimanere nelle altre città. [2]Il
popolo benedisse quanti si erano offerti spontaneamente per abitare in
Gerusalemme. [3]Ecco i capi della provincia che si sono stabiliti a
Gerusalemme, mentre nelle città di Giuda ognuno si è stabilito nella sua
proprietà, nella sua città: Israeliti, sacerdoti, leviti, oblati e i
discendenti dei servi di Salomone. La popolazione giudaica a
Gerusalemme [4]A Gerusalemme si sono stabiliti i figli di Giuda e i figli di
Beniamino. Dei figli di Giuda: Ataia, figlio di Uzzia, figlio di Zaccaria,
figlio di Amaria, figlio di Sefatia, figlio di Macalalèel, dei figli di
Perez: [5]Maaseia figlio di Baruch, figlio di Col-Coze, figlio di Cazaia,
figlio di Adaia, figlio di Ioiarib, figlio di Zaccaria, figlio della
famiglia Selanita. [6]Totale dei figli di Perez che si sono stabiliti a
Gerusalemme: quattrocentosessantotto uomini valorosi. [7]Questi sono i
figli di Beniamino: Sallu figlio di Mesullàm, figlio di Ioed, figlio di
Pedaia, figlio di Kolaia, figlio di Maaseia, figlio di Itiel, figlio di
Isaia; [8]dopo di lui, Gabbai, Sallai: in tutto, novecentoventotto. [9]Gioele
figlio di Zicrì; era loro capo e Giuda figlio di Assenùa era il secondo capo
della città. [10]Dei sacerdoti: Iedaia, Ioiarìb, Iachin, [11]Seraia figlio di
Chelkia, figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk, figlio di Meraiòt, figlio di
Achitùb, capo del tempio, [12]e i loro fratelli addetti al lavoro del tempio,
in numero di ottocentoventidue; Adaia figlio di Ierocam, figlio di
Pelalia, figlio di Amsi, figlio di Zaccaria, figlio di Pascur, figlio di
Malchia, [13]e i suoi fratelli, capi delle casate, in numero di
duecentoquarantadue; Amasai figlio di Azareèl, figlio di Aczai, figlio di
Mesillemòt, figlio di Immer, [14]e i loro fratelli uomini valorosi, in numero
di centoventotto; Zabdiel figlio di Ghedolìm era loro capo. [15]Dei
leviti: Semaia figlio di Cassùb, figlio di Azrikam, figlio di Casabià, figlio
di Bunni; [16]Sabbetài e Iozabàd, preposti al servizio esterno del tempio,
fra i capi dei leviti; [17]Mattania figlio di Mica, figlio di Zabdi, figlio
di Asaf, il capo della salmodia, che intonava le lodi durante la preghiera;
Bakbukia che gli veniva secondo tra i suoi fratelli; Abda figlio di Sammua,
figlio di Galal, figlio di Ieditun. [18]Totale dei leviti nella città santa:
duecentottantaquattro. [19]I portieri: Akkub, Talmon e i loro fratelli,
custodi delle porte: centosettantadue. [20]Il resto d'Israele, dei
sacerdoti e dei leviti si è stabilito in tutte le città di Giuda, ognuno
nella sua proprietà. Note complementari [21]Gli oblati si sono stabiliti
sull'Ofel e Zica e Ghispa erano a capo degli oblati. [22]Il capo dei leviti a
Gerusalemme era Uzzi figlio di Bani, figlio di Casabià, figlio di Mattania,
figlio di Mica, dei figli di Asaf, che erano i cantori addetti al servizio
del tempio; [23]poiché vi era un ordine del re che riguardava i cantori e vi
era una provvista assicurata loro ogni giorno. [24]Petachia figlio di
Mesezabeel, dei figli di Zerach, figlio di Giuda, suppliva il re per tutti
gli affari del popolo. La popolazione giudaica in provincia [25]Quanto ai
villaggi con le loro campagne, alcuni figli di Giuda si sono stabiliti in
Kiriat-Arba e nei villaggi dipendenti, in Dibon e nei suoi villaggi, in
Iekabseèl e nei suoi villaggi, [26]in Iesuà, in Molada, in Bet-Pelet, [27]in
Cazar-Sual, in Bersabea e nei suoi villaggi, [28]in Ziklàg, in Mecona e nei
suoi villaggi, [29]in En-Rimmòn, in Zorea, in Iarmut, [30]in Zanoach, in
Adullam e nei suoi villaggi, in Lachis e nei suoi villaggi, in Azeka e nei
suoi villaggi. Si sono stabiliti da Bersabea fino alla valle di Hinnòm. [31]I
figli di Beniamino si sono stabiliti a Gheba, Micmas, Ai, Betel e nei luoghi
che ne dipendevano; [32]ad Anatòt, Nob, Anania, [33]a Cazòr, Rama, Ghittàim,
[34]Cadid, Zeboim, Neballat, [35]e Lod e Ono, nella valle degli Artigiani.
[36]Dei leviti parte si è stabilita con Giuda, parte con Beniamino. Neemia
- Capitolo 12 Sacerdoti e leviti tornati sotto Zorobabele e
Giosuè [1]Questi sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle
figlio di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra, [2]Amaria,
Malluch, Cattus, [3]Secania, Recum, Meremòt, [4]Iddo, Ghinneton, Abia,
[5]Miamin, Maadia, Bilga, [6]Semaia, Ioiarìb, Iedaia, [7]Sallu, Amok,
Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al
tempo di Giosuè. [8]Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda,
Mattania, che con i suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode.
[9]Bakbukia e Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro
turni di servizio. Lista genealogica dei sommi sacerdoti [10]Giosuè generò
Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb generò Ioiadà; [11]Ioiadà generò
Giònata; Giònata generò Iaddua. Sacerdoti e leviti al tempo del sommo
sacerdote Ioachim [12]Al tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle
casate sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di quello
di Geremia, Anania; [13]di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di
Amaria, Giovanni; [14]di quello di Malluk, Giònata; di quello di Sebania,
Giuseppe; [15]di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài; [16]di
quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm; [17]di quello di
Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn...; di quello di Moadia, Piltai; [18]di
quello di Bilga, Sammua; di quello di Semaia, Giònata; [19]di quello di
Ioiarìb, Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi; [20]di quello di Sallu, Kallài;
di quello di Amok, Eber; [21]di quello di Chelkia, Casabià; di quello
di Iedaia, Netaneèl. [22]I leviti furono registrati, quanto ai capi casato,
al tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto
il regno di Dario, il Persiano. [23]I capi dei casati levitici sono
registrati nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di
Eliasìb. [24]I capi dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel,
insieme con i loro fratelli, che stavano di fronte a loro, dovevano cantare
inni e lodi a turni alternati, secondo l'ordine di Davide, uomo di Dio.
[25]Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e
facevano la guardia ai magazzini delle porte. [26]Questi vivevano al tempo di
Ioiachìm figlio di Giosuè, figlio di Iozadàk e al tempo di Neemia il
governatore e di Esdra sacerdote e scriba. Dedicazione delle mura di
Gerusalemme [27]Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a
cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a
Gerusalemme, perché la dedicazione si celebrasse con gioia, con inni e
cantici e suono di cembali, saltèri e cetre. [28]Gli appartenenti al corpo
dei cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi
dei Netofatiti, [29]da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e d'Azmàvet;
poiché i cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme.
[30]I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte
e le mura. [31]Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due
grandi cori. Il primo s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta
del Letame; [32]dietro questo coro camminavano Osea, metà dei capi di
Giuda, [33]Azaria, Esdra, Mesullàm, [34]Giuda, Beniamino, Semaia,
Geremia, [35]appartenenti al coro dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria
figlio di Giònata, figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea,
figlio di Zaccur, figlio di Asaf, [36]e i suoi fratelli Semaia, Azareèl,
Milalài, Ghilalài, Maài, Netaneèl, Giuda, Canàni, con gli strumenti musicali
di Davide, uomo di Dio; Esdra lo scriba camminava alla loro testa.
[37]Giunti alla porta della Fonte, salirono davanti a loro per la scalinata
della città di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di Davide, fino
alla porta delle Acque, a oriente. [38]Il secondo coro si incamminò a
sinistra e io lo seguivo, con l'altra metà del popolo, sopra le mura.
Passando oltre la torre dei Forni, esso andò fino al muro Largo, [39]poi
oltre la porta di Efraim, la porta Vecchia, la porta dei Pesci, la torre di
Cananeèl, la torre di Mea, giunse fino alla porta delle Pecore; il coro si
fermò alla porta della Prigione. [40]I due cori si fermarono nella casa di
Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si trovavano con me, [41]e
i sacerdoti Eliakìm, Maaseia, Miniamin, Michea, Elioenai, Zaccaria, Anania
con le trombe [42]e Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam,
Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore.
[43]In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si allietò, perché
Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si
rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano. Un'epoca
ideale [44]In quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che
servivano da magazzini delle offerte, delle primizie, delle decime, perché
vi raccogliessero dalle campagne dipendenti dalla città le parti
assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti; perché i Giudei gioivano
vedendo i sacerdoti e i leviti ai loro posti. [45]Questi osservavano ciò che
si riferiva al servizio del loro Dio e alle purificazioni; come facevano,
dal canto loro, i cantori e i portieri, secondo l'ordine di Davide e di
Salomone suo figlio. [46]Poiché gia anticamente, al tempo di Davide e di
Asaf, vi erano capi cantori e venivano innalzati canti di lode e di
ringraziamento a Dio. [47]Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di Neemia,
dava ogni giorno le porzioni assegnate ai cantori e ai portieri; dava ai
leviti le cose consacrate e i leviti davano ai figli di Aronne le cose
consacrate che loro spettavano. Neemia - Capitolo 13 [1]In quel tempo
si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi si trovò scritto che
l'Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella comunità di Dio,
[2]perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l'acqua e
perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per maledirli, sebbene il
nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione. [3]Quando ebbero
udito la legge, separarono da Israele tutto l'elemento straniero che vi si
trovava mescolato. La seconda missione di Neemia [4]Prima di questo il
sacerdote Eliasìb, che era preposto alle stanze della casa del nostro Dio ed
era parente di Tobia, [5]aveva messo a disposizione di quest'ultimo una
camera grande dove, prima di allora, si riponevano le offerte, l'incenso, gli
arredi, la decima del grano, del vino e dell'olio, quanto spettava per legge
ai leviti, ai cantori, ai portieri, e la parte che se ne prelevava per i
sacerdoti. [6]Quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme, perché
nell'anno trentaduesimo di Artaserse re di Babilonia ero tornato presso il
re; ma dopo qualche tempo, ottenuta una licenza dal re, [7]tornai a
Gerusalemme e mi accorsi del male che Eliasìb aveva fatto in favore di Tobia,
mettendo a sua disposizione una stanza nei cortili del tempio. [8]La cosa mi
dispiacque molto e feci gettare fuori dalla stanza tutte le masserizie
appartenenti a Tobia; [9]poi ordinai che si purificassero quelle camere e vi
feci ricollocare gli arredi del tempio, le offerte e l'incenso. [10]Seppi
anche che le porzioni dovute ai leviti non erano state date e che i leviti e
i cantori, incaricati del servizio, erano fuggiti ognuno al suo paese.
[11]Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: «Perché la casa di Dio è
stata abbandonata?». Poi radunai i leviti e i cantori e li ristabilii nei
loro uffici. [12]Allora tutto Giuda portò ai magazzini le decime
del frumento, del vino e dell'olio; [13]affidai la sorveglianza dei magazzini
al sacerdote Selemia, allo scriba Zadòk, e a Pedaia, uno dei leviti; ai
quali aggiunsi Canan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano
reputati uomini fedeli. Il loro ufficio era di fare le ripartizioni tra i
loro fratelli. [14]Ricordati per questo di me, Dio mio, e non cancellare
le opere di pietà che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo
servizio! [15]In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini
in giorno di sabato, altri che trasportavano i covoni e li caricavano sugli
asini, e anche vino, uva, fichi e ogni sorta di carichi, che introducevano
a Gerusalemme in giorno di sabato; io protestai a causa del giorno in
cui vendevano le derrate. [16]C'erano anche alcuni di Tiro stabiliti
a Gerusalemme che importavano pesce e ogni sorta di merci e le vendevano
ai figli di Giuda in giorno di sabato e in Gerusalemme. [17]Allora
io rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: «Che cosa è mai questo
male che fate, profanando il giorno di sabato? [18]I nostri padri non hanno
fatto così? Il nostro Dio per questo ha fatto cadere su noi e su questa
città tutti questi mali. Voi accrescete l'ira accesa contro Israele,
profanando il sabato!». [19]Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a
essere nell'ombra della sera, prima del sabato, io ordinai che le porte
fossero chiuse e che non si riaprissero fino dopo il sabato; collocai alcuni
miei servi alle porte, perché nessun carico entrasse in città durante il
sabato. [20]Così i mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte
passarono la notte fuori di Gerusalemme. [21]Allora io protestai contro di
loro e dissi: «Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo farete
un'altra volta, vi farò arrestare». Da quel momento non vennero più in giorno
di sabato. [22]Ordinai ai leviti che si purificassero e venissero a custodire
le porte per santificare il giorno del sabato. Anche per questo ricordati
di me, mio Dio, e abbi pietà di me secondo la tua grande
misericordia! [23]In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano
ammogliati con donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab; [24]la metà dei loro figli
parlava l'asdodeo, conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro
popolo, non sapeva parlare giudaico. [25]Io li rimproverai, li maledissi, ne
picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio
che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero
preso come mogli le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi.
[26]Dissi: «Salomone, re d'Israele, non ha forse peccato appunto in questo?
Certo fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era amato dal suo
Dio e Dio l'aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero
peccare anche lui. [27]Si dovrà dunque dire di voi che commettete questo
grande male, che siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?».
[28]Uno dei figli di Ioiadà figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero
di Sanballàt il Coronita; io lo cacciai via da me. [29]Ricordati di loro,
mio Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e l'alleanza dei sacerdoti e
dei leviti. [30]Così li purificai da ogni consuetudine straniera e ristabilii
i servizi dei sacerdoti e dei leviti, assegnando a ciascuno il suo
lavoro. [31]Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi
stabiliti, e circa le primizie. [32]Ricordati di me, mio Dio, per il mio
bene! Tobi - Capitolo 1 I. IL DEPORTATO [1]Libro della storia di Tobi,
figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel, figlio di Aduel, figlio di Gàbael, della
discendenza di Asiel, della tribù di Nèftali. [2]Al tempo di Salmanàssar, re
degli Assiri, egli fu condotto prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades
di Nèftali, nell'alta Galilea, sopra Casor, verso occidente, a nord di
Sefet. [3]Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della
verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano
stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo
molte elemosine. [4]Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed
ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la
casa di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le
tribù d'Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato edificato il
tempio, dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni
future. [5]Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato
Nèftali facevano sacrifici sui monti della Galilea al vitello che Geroboàmo
re d'Israele aveva fabbricato in Dan. [6]Io ero il solo che spesso mi recavo
a Gerusalemme nelle feste, per obbedienza ad una legge perenne prescritta
a tutto Israele. Correvo a Gerusalemme con le primizie dei frutti e
degli animali, con le decime del bestiame e con la prima lana che tosavo alle
mie pecore. [7]Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per
l'altare. Davo anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme le
decime del grano, del vino, dell'olio, delle melagrane, dei fichi e degli
altri frutti. Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima
e la spendevo ogni anno a Gerusalemme. [8]La terza decima poi era per gli
orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La
portavo loro ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di
Mosè e secondo le raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di
nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano.
[9]Quando divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e da
essa ebbi un figlio che chiamai Tobia. [10]Dopo la deportazione in Assiria,
quando fui condotto prigioniero e arrivai a Ninive, tutti i miei fratelli e
quelli della mia gente mangiavano i cibi dei pagani; [11]ma io mi guardai
bene dal farlo. [12]Poiché restai fedele a Dio con tutto il cuore,
[13]l'Altissimo mi fece trovare il favore di Salmanàssar, del quale presi a
trattare gli affari. [14]Venni così nella Media, dove, finché egli visse,
conclusi affari per conto suo. Fu allora che a Rage di Media, presso Gabael,
un mio parente figlio di Gabri, depositai in sacchetti la somma di dieci
talenti d'argento. [15]Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlio
Sennàcherib. Allora le strade della Media divennero impraticabili e non potei
più tornarvi. [16]Al tempo di Salmanàssar facevo spesso l'elemosina a quelli
della mia gente; [17]donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e,
se vedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di
Ninive, io lo seppellivo. [18]Seppellii anche quelli che aveva uccisi
Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato
dal re del cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti;
io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li
cercava. [19]Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li
seppellivo di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi si
cercava per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla fuga. [20]I
miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re. Mi restò solo
la moglie Anna con il figlio Tobia. [21]Neanche quaranta giorni dopo, il re
fu ucciso da due suoi figli, i quali poi fuggirono sui monti dell'Ararat.
Gli successe allora il figlio Assarhaddon. Egli nominò Achikar, figlio di
mio fratello Anael, incaricato della contabilità del regno ed ebbe la
direzione generale degli affari. [22]Allora Achikar prese a cuore la mia
causa e potei così ritornare a Ninive. Al tempo di Sennàcherib re degli
Assiri, Achik Tobi - Capitolo 2 II. IL CIECO [1]Sotto il regno di
Assarhaddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia della
moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di pentecoste, cioè la
festa delle settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a
tavola: [2]la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia:
«Figlio mio, và, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche
povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io
resto ad aspettare che tu ritorni». [3]Tobia uscì in cerca di un povero tra i
nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio
mio». «Padre - riprese - uno della nostra gente è stato strangolato e gettato
nella piazza, dove ancora si trova». [4]Io allora mi alzai, lasciando intatto
il pranzo; tolsi l'uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del
tramonto del sole, per poterlo seppellire. [5]Ritornai e, lavatomi, presi il
pasto con tristezza, [6]ricordando le parole del profeta Amos su
Betel: «Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in
lamento». [7]E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e
ve lo seppellii. [8]I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più
paura! Proprio per questo motivo è gia stato ricercato per essere ucciso. E'
dovuto fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti». [9]Quella notte,
dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi
addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c'era tenevo la
faccia scoperta, [10]ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei
passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi
produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi
però mi applicavano farmachi, più mi si oscuravano gli occhi per le macchie
bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni fui cieco e ne
soffersero tutti i miei fratelli. Achikar, nei due anni che precedettero la
sua partenza per l'Elimaide, provvide al mio sostentamento. [11]In quel
tempo mia moglie Anna lavorava nelle sue stanze a pagamento, [12]tessendo la
lana che rimandava poi ai padroni e ricevendone la paga. Ora nel settimo
giorno del mese di Distro, quando essa tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo
mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un
capretto per il desinare. [13]Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a
belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto?
Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo il
diritto di mangiare cosa alcuna rubata». [14]Ella mi disse: «Mi è stato dato
in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai
padroni e a causa di ciò arrossivo di lei. Allora per tutta risposta mi
disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si
vede bene dal come sei ridotto!». Tobi - Capitolo 3 [1]Con l'animo
affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi presi a dire questa preghiera di
lamento: [2]«Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni
tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. [3]Ora,
Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli
errori miei e dei miei padri. [4]Violando i tuoi comandi, abbiamo peccato
davanti a te. Tu hai lasciato che ci spogliassero dei beni; ci hai
abbandonati alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il
disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. [5]Ora, nel
trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi
giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti, camminando davanti a te
nella verità. [6]Agisci pure ora come meglio ti piace; dà ordine che venga
presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra,
poiché per me è preferibile la morte alla vita. I rimproveri che mi tocca
sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia tolto da questa
prova; fà che io parta verso l'eterno soggiorno; Signore, non distogliere da
me il volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande
angoscia e così non sentirmi più insultare!». III. SARA [7]Nello stesso
giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di
sentire insulti da parte di una serva di suo padre. [8]Bisogna sapere che
essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo
demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa
con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi
mariti. Ecco, sei gia stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto
godere. [9]Perché vuoi battere noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con
loro e che da te non abbiamo mai a vedere né figlio né figlia». [10]In quel
giorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con
l'intenzione di impiccarsi. Ma tornando a riflettere pensava: «Che non
abbiano ad insultare mio padre e non gli dicano: La sola figlia che avevi, a
te assai cara, si è impiccata per le sue sventure. Così farei precipitare la
vecchiaia di mio padre con angoscia negli inferi. Farò meglio a non
impiccarmi e a supplicare il Signore che mi sia concesso di morire, in modo
da non sentire più insulti nella mia vita». [11]In quel momento stese le mani
verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto
è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre.
[12]Ora a te alzo la faccia e gli occhi. [13]Dì che io sia tolta dalla terra,
perché non abbia a sentire più insulti. [14]Tu sai, Signore, che sono pura da
ogni disonestà con uomo [15]e che non ho disonorato il mio nome, né quello di
mio padre nella terra dell'esilio. Io sono l'unica figlia di mio padre. Egli
non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino, né un
parente, per il quale io possa serbarmi come sposa. Gia sette mariti ho
perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami
con benevolenza: che io non senta più insulti». [16]In quel medesimo
momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio
[17]e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche
dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare
Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal
cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla,
prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal
cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla
camera. Tobi - Capitolo 4 IV. TOBIA [1]In quel giorno Tobi si ricordò
del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media [2]e pensò:
«Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e
informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?». [3]Chiamò il figlio
e gli disse: «Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre
e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fà ciò che è di suo
gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. [4]Ricordati, figlio,
che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà,
dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba. [5]Ogni giorno, o figlio,
ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere
buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada
dell'ingiustizia. [6]Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni,
come quelle di chiunque pratichi la giustizia. [7]Dei tuoi beni fà elemosina.
Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo
sguardo di Dio. [8]La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi:
se hai molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco.
[9]Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, [10]poiché
l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre. [11]Per
tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti
all'Altissimo. [12]Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione;
anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna
straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli
di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri
padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e
furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la
terra. [13]Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire
disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro
scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di grande
inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre
della fame. [14]Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui
consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa.
Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo
comportamento. [15]Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino
fino all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza.
[16]Dà il tuo pane a chi ha fame e fà parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Dà
in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza,
quando fai l'elemosina. [17]Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla
tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. [18]Chiedi il parere ad ogni
persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. [19]In
ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie
e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché
nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene.
Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine,
o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che
si cancellino dal tuo cuore. [20]Ora, figlio, ti faccio sapere che ho
depositato dieci talenti d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di
Media. [21]Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande
ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò
che piace al Signore Dio tuo». Tobi - Capitolo 5 V. IL
COMPAGNO [1]Allora Tobia rispose al padre: «Quanto mi hai comandato io farò,
o padre. [2]Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non
conosce me, né io conosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca,
mi creda e mi consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade della
Media per andarvi». [3]Rispose Tobi al figlio: «Mi ha dato un documento
autografo e anch'io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due
parti e ne prendemmo ciascuno una parte; l'altra parte la lasciai presso di
lui con il denaro. Sono ora vent'anni da quando ho depositato quella somma.
Cercati dunque, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida. Lo
pagheremo per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Và dunque da Gabael a
ritirare il denaro». [4]Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada
che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l'angelo Raffaele,
non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio. [5]Gli disse: «Di
dove sei, o giovane?». Rispose: «Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto
a cercare lavoro». Riprese Tobia: «Conosci la strada per andare nella
Media?». [6]Gli disse: «Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene
tutte le strade. Spesso mi recai nella Media e alloggiai presso Gabael, un
nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni di cammino da
Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è nella pianura». [7]E
Tobia a lui: «Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno
che tu venga con me e ti pagherò il tuo salario». [8]Gli rispose: «Ecco,
ti attendo; soltanto non tardare». [9]Tobia andò ad informare suo padre
Tobi dicendogli: «Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti».
Gli rispose: «Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e
se è persona fidata per venire con te, o figlio». [10]Tobia uscì a
chiamarlo: «Quel giovane, mio padre ti chiama». Entrò da lui. Tobi lo salutò
per primo e l'altro gli disse: «Possa tu avere molta gioia!». Tobi rispose:
«Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del
cielo; mi trovo nella oscurità come i morti che non contemplano più la luce.
Anche se vivo, dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma non li
vedo». Gli rispose: «Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti, coraggio!».
E Tobi: «Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti
accompagnarlo? Io ti pagherò, fratello!». Rispose: «Sì, posso accompagnarlo;
conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato
tutte le sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade». [11]Tobi a
lui: «Fratello, di che famiglia e di che tribù sei? Indicamelo, fratello».
[12]Ed egli: «Che ti serve la famiglia e la tribù? Cerchi una famiglia e una
tribù o un mercenario che accompagni tuo figlio nel viaggio?». L'altro gli
disse: «Voglio sapere con verità di chi tu sei figlio e il tuo vero
nome». [13]Rispose: «Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei
tuoi fratelli». [14]Gli disse allora: «Sii benvenuto e in buona salute,
o fratello! Non avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità
sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bella e buona
discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande.
Venivano con me a Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me; non
hanno abbandonato la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente; tu sei di
buona radice: sii benvenuto!». [15]Continuò: «Ti dò una dramma al giorno,
oltre quello che occorre a te e a mio figlio insieme. Fà dunque il viaggio
con mio figlio e poi ti darò ancora di più». [16]Gli disse: «Farò il viaggio
con lui. Non temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è
sicura». [17]Tobi gli disse: «Sia con te la benedizione, o fratello!». Si
rivolse poi al figlio e gli disse: «Figlio, prepara quanto occorre per il
viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi
sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni
con la sua protezione, o figliuolo!». [18]Tobia si preparò per il viaggio
e, uscito per mettersi in cammino, baciò il padre e la madre. E Tobi gli
disse: «Fà buon viaggio!». [19]Allora la madre si mise a piangere e disse a
Tobi: «Perché hai voluto che mio figlio partisse? Non è lui il bastone della
nostra mano, lui, la guida dei nostri passi? Si lasci perdere il denaro e
vada in cambio di nostro figlio. [20]Quel genere di vita che ci è stato dato
dal Signore è abbastanza per noi». [21]Le disse: «Non stare in pensiero:
nostro figlio farà buon viaggio e tornerà in buona salute da noi. I tuoi
occhi lo vedranno il giorno in cui tornerà sano e salvo da te. [22]Non stare
in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un buon angelo infatti lo
accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo». [23]Essa
cessò di piangere. Tobi - Capitolo 6 VI. IL PESCE [1]Il giovane partì
insieme con l'angelo e anche il cane li seguì e s'avviò con loro. Camminarono
insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la
notte sul fiume Tigri. [2]Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi,
quand'ecco un grosso pesce balzò dall'acqua e tentò di divorare il piede del
ragazzo, che si mise a gridare. [3]Ma l'angelo gli disse: «Afferra il pesce e
non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a
riva. [4]Gli disse allora l'angelo: «Aprilo e togline il fiele, il cuore e il
fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il
cuore e il fegato possono essere utili medicamenti». [5]Il ragazzo squartò il
pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione del
pesce e la mangiò; l'altra parte la mise in serbo dopo averla salata. [6]Poi
tutti e due insieme ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla
Media. [7]Allora il ragazzo rivolse all'angelo questa domanda: «Azaria,
fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del
pesce?». [8]Gli rispose: «Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi
in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno
spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più
traccia alcuna. [9]Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno
affetto da albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi
guariscono». [10]Erano entrati nella Media e gia erano vicini a Ecbàtana,
[11]quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose:
«Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è
tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara [12]e all'infuori di Sara
nessun altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto
di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di
suo padre. E' una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è
una brava persona». [13]E aggiunse: «Tu hai il diritto di sposarla.
Ascoltami, fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché
la serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il matrimonio.
So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli
incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè, poiché
egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami,
dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la
mano. Al nostro ritorno da Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa
tua». [14]Allora Tobia rispose a Raffaele: «Fratello Azaria, ho sentito dire
che essa è gia stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti
nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho
sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti. [15]Per questo ho
paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le
si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono l'unico figlio di mio padre. Ho
paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia
madre per l'angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che li
possa seppellire». [16]Ma quello gli disse: «Hai forse dimenticato i moniti
di tuo padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del
tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio
e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. [17]Quando
però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e
mettine un poco sulla brace degli incensi. L'odore si spanderà, il demonio lo
dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più intorno a lei. [18]Poi, prima
di unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore
del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non
temere: essa ti è stata destinata fin dall'eternità. Sarai tu a salvarla. Ti
seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non
stare in pensiero». [19]Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che
Sara era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l'amò
al punto da non saper più distogliere il cuore da lei. Tobi - Capitolo
7 VII. RAGUELE [1]Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello
Azaria, conducimi diritto da nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla
casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo
salutarono per primi ed egli rispose: «Salute fratelli, siate i benvenuti!».
Li fece entrare in casa. [2]Disse alla moglie Edna: «Quanto somiglia questo
giovane a mio fratello Tobi!». [3]Edna domandò loro: «Di dove siete,
fratelli?», ed essi risposero: «Siamo dei figli di Nèftali, deportati a
Ninive». [4]Disse allora: «Conoscete nostro fratello Tobi?». Le dissero: «Lo
conosciamo». Riprese: «Come sta?». [5]Risposero: «Vive e sta bene». E Tobia
aggiunse: «E' mio padre». [6]Raguele allora balzò in piedi, l'abbracciò e
pianse. Poi gli disse: «Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo
padre. Che sventura per un uomo giusto e largo di elemosine essere diventato
cieco!». Si gettò al collo del parente Tobia e pianse. [7]Pianse anche la
moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara. [8]Poi egli macellò un
montone del gregge e fece loro una calorosa accoglienza. [9]Si lavarono,
fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a
Raffaele: «Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina
Sara». [10]Raguele udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e
stà allegro per questa sera, poiché nessuno all'infuori di te, mio parente,
ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho
la facoltà di darla ad un altro uomo all'infuori di te, poiché tu sei il
mio parente più stretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la
verità. [11]L'ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti
sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il
Signore provvederà». [12]Ma Tobia disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima
che tu abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguele: «Lo farò!
Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è
stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d'ora in poi tu
sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il
Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la
sua misericordia e la sua pace». [13]Raguele chiamò la figlia Sara e
quando essa venne la prese per mano e l'affidò a Tobia con queste parole:
«Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene
concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del
cielo vi assista con la sua pace». [14]Chiamò poi la madre di lei e le disse
di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, secondo il quale
concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge
di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere. [15]Poi Raguele chiamò
la moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l'altra camera e conducila
dentro». [16]Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva
ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime
e disse: [17]«Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo
dolore. Coraggio, figlia!». E uscì. Tobi - Capitolo 8 VIII. LA
TOMBA [1]Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a
dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto.
[2]Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il
fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell'incenso. [3]L'odore
del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell'alto Egitto.
Raffaele vi si recò all'istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in
ceppi. [4]Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della
camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, alzati! Preghiamo e
domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza». [5]Essa si alzò e si
misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo:
«Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni
è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli!
[6]Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto
e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è
cosa buona che l'uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. [7]Ora
non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine
d'intenzione. Dègnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere
insieme alla vecchiaia». [8]E dissero insieme: «Amen, amen!». [9]Poi
dormirono per tutta la notte. [10]Ma Raguele si alzò; chiamò i servi e
andò con loro a scavare una fossa. Diceva infatti: «Caso mai sia morto, non
abbiamo a diventare oggetto di scherno e di ribrezzo». [11]Quando ebbero
terminato di scavare la tomba, Raguele tornò in casa; chiamò la moglie [12]e
le disse: «Manda in camera una delle serve a vedere se è vivo; così, se è
morto, lo seppelliremo senza che nessuno lo sappia». [13]Mandarono avanti la
serva, accesero la lampada e aprirono la porta; essa entrò e li trovò che
dormivano insieme, immersi in un sonno profondo. [14]La serva uscì e riferì
loro che era vivo e che non era successo nulla di male. [15]Benedissero
allora il Dio del cielo: «Tu sei benedetto, o Dio, con ogni pura benedizione.
Ti benedicano per tutti i secoli! [16]Tu sei benedetto, perché mi hai
rallegrato e non è avvenuto ciò che temevo, ma ci hai trattato secondo la tua
grande misericordia. [17]Tu sei benedetto, perché hai avuto compassione dei
due figli unici. Concedi loro, Signore, grazia e salvezza e falli giungere
fino al termine della loro vita in mezzo alla gioia e alla grazia».
[18]Allora ordinò ai servi di riempire la fossa prima che si facesse
giorno. [19]Raguele ordinò alla moglie di fare il pane in abbondanza; andò
a prendere dalla mandria due vitelli e quattro montoni; li fece macellare
e cominciarono così a preparare il banchetto. [20]Poi chiamò Tobia e sotto
giuramento gli disse: «Per quattordici giorni non te ne andrai di qui, ma ti
fermerai da me a mangiare e a bere e così allieterai l'anima gia tanto
afflitta di mia figlia. [21]Di quanto possiedo prenditi la metà e torna sano
e salvo da tuo padre. Quando io e mia moglie saremo morti, anche l'altra metà
sarà vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo padre ed Edna è tua madre; noi
apparteniamo a te come a questa tua sorella da ora per sempre. Coraggio,
figlio!». Tobi - Capitolo 9 IX. LE NOZZE [1]Allora Tobia chiamò
Raffaele e gli disse: [2]«Fratello Azaria, prendi con te quattro servi e due
cammelli e mettiti in viaggio per Rage. [3]Và da Gabael, consegnagli il
documento, riporta il denaro e conduci anche lui con te alle feste nuziali.
[4]Tu sai infatti che mio padre starà a contare i giorni e, se tarderò anche
di un solo giorno, lo farò soffrire troppo. Vedi bene che cosa ha giurato
Raguele e io non posso trasgredire il suo giuramento». [5]Partì dunque
Raffaele per Rage di Media con quattro servi e due cammelli. Alloggiarono da
Gabael. Raffaele gli presentò il documento e insieme lo informò che Tobia,
figlio di Tobi, aveva preso moglie e lo invitava alle nozze. Gabael andò
subito a prendere i sacchetti, ancora con i loro sigilli e li contò in sua
presenza; poi li caricarono sui cammelli. [6]Partirono insieme di buon
mattino per andare alle nozze. Giunti da Raguele, trovarono Tobia adagiato a
tavola. Egli saltò in piedi a salutarlo e Gabael pianse e lo benedisse:
«Figlio ottimo di un uomo ottimo, giusto e largo di elemosine, conceda il
Signore la benedizione del cielo a te, a tua moglie, al padre e alla madre di
tua moglie. Benedetto Dio, poiché ho visto mio cugino Tobi, vedendo te che
tanto gli somigli!». Tobi - Capitolo 10 [1]Ogni giorno intanto Tobi
contava le giornate, quante erano necessarie all'andata e quante al ritorno.
Quando poi i giorni furono al termine e il figlio non era ancora tornato,
[2]pensò: «Forse sarà stato trattenuto là? O sarà morto Gabael e nessuno gli
darà il denaro?». [3]Cominciò così a rattristarsi. [4]La moglie Anna diceva:
«Mio figlio è perito e non è più tra i vivi, perché troppo è il ritardo».
[5]E cominciò a piangere e a lamentarsi sul proprio figlio dicendo: «Ahimè,
figlio, perché ho lasciato partire te che eri la luce dei miei occhi!». [6]Le
rispondeva Tobi: «Taci, non stare in pensiero, sorella; egli sta bene. Certo
li trattiene là qualche fatto imprevisto. Del resto l'uomo che lo
accompagnava è sicuro ed è uno dei nostri fratelli. Non affliggerti per lui,
sorella; tra poco sarà qui». [7]Ma essa replicava: «Lasciami stare e non
ingannarmi! Mio figlio è perito». E subito usciva e osservava la strada per
la quale era partito il figlio; così faceva ogni giorno senza lasciarsi
persuadere da nessuno. Quando il sole era tramontato, rientrava a piangere e
a lamentarsi per tutta la notte e non prendeva sonno. [8]Compiutisi i
quattordici giorni delle feste nuziali, che Raguele con giuramento aveva
stabilito di fare per la propria figlia, Tobia andò da lui e gli disse:
«Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia madre non hanno più
speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi congedare: possa
così tornare da mio padre. Gia ti ho spiegato in quale condizione l'ho
lasciato». [9]Rispose Raguele a Tobia: «Resta figlio, resta con me. Manderò
messaggeri a tuo padre Tobi, perché lo informino sul tuo conto». Ma quegli
disse: «No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre». [10]Allora Raguele,
alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà dei suoi beni, servi e
serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e masserizie. [11]Li
congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto: «Stà sano, o
figlio, e fà buon viaggio! Il Signore del cielo assista te e Sara tua moglie
e possa io vedere i vostri figli prima di morire». [12]Poi abbracciò Sara sua
figlia e disse: «Onora tuo suocero e tua suocera, poiché da questo momento
essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita. Và in pace,
figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita».
Dopo averli salutati, li congedò. [13]Da parte sua Edna disse a Tobia:
«Figlio e fratello carissimo, il Signore ti riconduca a casa e possa io
vedere i figli tuoi e di Sara mia figlia prima di morire, per gioire davanti
al Signore. Ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun
giorno della tua vita. Figlio, và in pace. D'ora in avanti io sono tua madre
e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i
giorni della nostra vita». Li baciò tutti e due e li congedò in buona salute.
[14]Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo il
Signore del cielo e della terra, il re dell'universo, perché aveva dato buon
esito al suo viaggio. Benedisse Raguele ed Edna sua moglie con quest'augurio:
«Possa io avere la fortuna di onorarvi tutti i giorni della vostra
vita». Tobi - Capitolo 11 X. GLI OCCHI [1]Quando furono nei pressi di
Kaserin, di fronte a Ninive, disse Raffaele: [2]«Tu sai in quale condizione
abbiamo lasciato tuo padre. [3]Corriamo avanti, prima di tua moglie, e
prepariamo la casa, mentre gli altri vengono». [4]Allora s'incamminarono
tutti e due insieme. Poi Raffaele gli disse: «Prendi in mano il fiele». Il
cane li seguiva. [5]Anna intanto sedeva a scrutare la strada per la quale era
partito il figlio. [6]Le parve di vederlo venire e disse al padre di lui:
«Ecco viene tuo figlio con l'uomo che l'accompagnava». [7]Raffaele disse a
Tobia prima di avvicinarsi al padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno.
[8]Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e
asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre
riavrà la vista e vedrà la luce». [9]Anna corse avanti e si gettò al collo
del figlio dicendogli: «Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!». E pianse.
[10]Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. [11]Tobia gli
andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo
trasse vicino, dicendo: «Coraggio, padre!». Spalmò il farmaco che operò come
un morso, [12]poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli
occhi. [13]Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: «Ti vedo, figlio,
luce dei miei occhi!». [14]E aggiunse: «Benedetto Dio! Benedetto il suo
grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Benedetto il suo grande
nome su di noi e benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi
ha colpito ma poi ha avuto pietà ed ecco, ora io contemplo mio figlio Tobia».
[15]Tobia entrò in casa lieto, benedicendo Dio con quanta voce aveva. Poi
Tobia informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente, del
denaro che aveva riportato, di Sara figlia di Raguele, che aveva presa in
moglie e che stava venendo e che si trovava ormai vicina, alla porta di
Ninive. [16]Allora Tobi uscì verso la porta di Ninive incontro alla sposa di
lui, lieto e benedicendo Dio. Quando la gente di Ninive lo vide passare
e camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo
conducesse per mano, fu presa da meraviglia; Tobi proclamava davanti a loro
che Dio aveva avuto pietà di lui e che gli aveva aperto gli occhi. [17]Tobi
si avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio Tobia, e la benedisse: «Sii
la benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio, perché ti ha condotta da
noi, figlia! Benedetto sia tuo padre, benedetto mio figlio Tobia e benedetta
tu, o figlia! Entra nella casa che è tua in buona salute e benedizione e
gioia; entra, o figlia!». [18]In quel giorno ci fu una grande festa per tutti
i Giudei di Ninive [19]e Achikar e Nadab suoi cugini vennero a
congratularsi con Tobi. [20]E si festeggiarono le nozze di Tobia con gioia
per sette giorni. Tobi - Capitolo 12 XI. RAFFAELE [1]Quando furon
terminate le feste nuziali, Tobi chiamò il figlio Tobia e gli disse: «Figlio
mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad
aggiungere qualcosa d'altro alla somma pattuita». [2]Gli disse Tobia: «Padre,
quanto potrò dargli come salario? Anche se gli lasciassi la metà dei beni che
egli ha portati con me, io non ci perderei. [3]Egli mi ha condotto sano e
salvo, mi ha guarito la moglie, è andato a prendere per me il denaro e infine
ha guarito te! Quanto posso ancora dargli come salario?». [4]Tobi rispose:
«E' giusto ch'egli riceva la metà di tutti i beni che ha riportati». [5]Fece
dunque venire l'angelo e gli disse: «Prendi come tuo salario la metà di tutti
i beni che tu hai portati e và in pace». [6]Allora Raffaele li chiamò tutti e
due in disparte e disse loro: «Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i
viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo
nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non
trascurate di ringraziarlo. [7]E' bene tener nascosto il segreto del re, ma è
cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e
non vi colpirà alcun male. [8]Buona cosa è la preghiera con il digiuno e
l'elemosina con la giustizia. Meglio il poco con giustizia che la ricchezza
con ingiustizia. Meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro.
[9]L'elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno
l'elemosina godranno lunga vita. [10]Coloro che commettono il peccato e
l'ingiustizia sono nemici della propria vita. [11]Io vi voglio manifestare
tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho gia insegnato che è bene
nascondere il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di
Dio. [12]Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera,
io presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria
del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. [13]Quando poi tu non
hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare
la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la
tua fede, [14]ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara
tua nuora. [15]Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti
ad entrare alla presenza della maestà del Signore». [16]Allora furono
riempiti di terrore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed
ebbero una grande paura. [17]Ma l'angelo disse loro: «Non temete; la pace sia
con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. [18]Quando ero con voi, io non
stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio: lui dovete
benedire sempre, a lui cantate inni. [19]A voi sembrava di vedermi mangiare,
ma io non mangiavo nulla: ciò che vedevate era solo apparenza. [20]Ora
benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui
che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute». E salì
in alto. [21]Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. [22]Allora
andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi
opere, perché era loro apparso l'angelo di Dio. Tobi - Capitolo 13 XII.
SION [1]Allora Tobi scrisse questa preghiera di esultanza e
disse: «[2]Benedetto Dio che vive in eterno il suo regno dura per tutti i
secoli; Egli castiga e usa misericordia, fa scendere negli abissi della
terra, fa risalire dalla Grande Perdizione e nulla sfugge alla sua
mano. [3]Lodatelo, figli d'Israele, davanti alle genti; Egli vi ha
disperso in mezzo ad esse [4]per proclamare la sua grandezza. Esaltatelo
davanti ad ogni vivente; è lui il Signore, il nostro Dio, lui il nostro
Padre, il Dio per tutti i secoli. [5]Vi castiga per le vostre
ingiustizie, ma userà misericordia a tutti voi. Vi raduna da tutte le
genti, fra le quali siete stati dispersi. [6]Convertitevi a lui con tutto
il cuore e con tutta l'anima, per fare la giustizia davanti a Lui, allora
Egli si convertirà a voi e non vi nasconderà il suo volto. [7]Ora
contemplate ciò che ha operato con voi e ringraziatelo con tutta la
voce; benedite il Signore della giustizia ed esaltate il re dei
secoli. [8]Io gli do lode nel paese del mio esilio e manifesto la sua
forza e grandezza a un popolo di peccatori. Convertitevi, o peccatori, e
operate la giustizia davanti a lui; chi sa che non torni ad amarvi e vi usi
misericordia? [9]Io esalto il mio Dio e celebro il re del cielo ed esulto
per la sua grandezza. [10]Tutti ne parlino e diano lode a lui in
Gerusalemme. Gerusalemme, città santa, ti ha castigata per le opere dei
tuoi figli, e avrà ancora pietà per i figli dei giusti. [11]Dà lode
degnamente al Signore e benedici il re dei secoli; egli ricostruirà in te
il suo tempio con gioia, [12]per allietare in te tutti i deportati, per
far contenti in te tutti gli sventurati, per tutte le generazioni dei
secoli. [13]Come luce splendida brillerai sino ai confini della
terra; nazioni numerose verranno a te da lontano; gli abitanti di tutti i
confini della terra verranno verso la dimora del tuo santo nome, portando
in mano i doni per il re del cielo. Generazioni e generazioni esprimeranno in
te l'esultanza e il nome della città eletta durerà nei
secoli. [14]Maledetti coloro che ti malediranno, maledetti saranno quanti
ti distruggono, demoliscono le tue mura, rovinano le tue torri e
incendiano le tue abitazioni! Ma benedetti sempre quelli che ti
ricostruiranno. [15]Sorgi ed esulta per i figli dei giusti, tutti presso
di te si raduneranno e benediranno il Signore dei secoli. Beati coloro che
ti amano beati coloro che gioiscono per la tua pace. [16]Beati coloro che
avranno pianto per le tue sventure: gioiranno per te e vedranno tutta la tua
gioia per sempre. Anima mia, benedici il Signore, il gran
re, [17]Gerusalemme sarà ricostruita come città della sua residenza per
sempre. Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza per
vedere la tua gloria e dar lode al re del cielo. Le porte di
Gerusalemme saranno ricostruite di zaffiro e di smeraldo e tutte le sue
mura di pietre preziose. Le torri di Gerusalemme si costruiranno con
l'oro e i loro baluardi con oro finissimo. Le strade di Gerusalemme
saranno lastricate con turchese e pietra di Ofir. [18]Le porte di
Gerusalemme risuoneranno di canti di esultanza, e in tutte le sue case
canteranno: «Alleluia! Benedetto il Dio d'Israele e benedetti coloro che
benedicono il suo santo nome per sempre e nei secoli!». Tobi - Capitolo
14 XIII. NINIVE [1]Qui finirono le parole del canto di Tobi. [2]Tobi
morì in pace all'età di centododici anni e fu sepolto con onore a Ninive.
Egli aveva sessantadue anni quando divenne cieco; dopo la sua guarigione
visse nella felicità, praticò l'elemosina e continuò sempre a benedire Dio e
a celebrare la sua grandezza. [3]Quando stava per morire, fece venire il
figlio Tobia e gli diede queste istruzioni: [4]«Figlio, porta via i tuoi
figli e rifugiati in Media, perché io credo alla parola di Dio, che Nahum ha
pronunziato su Ninive. Tutto dovrà accadere, tutto si realizzerà sull'Assiria
e su Ninive, come hanno predetto i profeti d'Israele, che Dio ha inviati; non
una delle loro parole cadrà. Ogni cosa capiterà a suo tempo. Vi sarà maggior
sicurezza in Media che in Assiria o in Babilonia. Perché io so e credo che
quanto Dio ha detto si compirà e avverrà e non cadrà una sola parola delle
profezie. I nostri fratelli che abitano il paese d'Israele saranno tutti
dispersi e deportati lontano dal loro bel paese e tutto il paese d'Israele
sarà ridotto a un deserto. Anche Samaria e Gerusalemme diventeranno un
deserto e il tempio di Dio sarà nell'afflizione e resterà bruciato fino ad un
certo tempo. [5]Poi di nuovo Dio avrà pietà di loro e li ricondurrà nel paese
d'Israele. Essi ricostruiranno il tempio, ma non uguale al primo, finché sarà
completo il computo dei tempi. Dopo, torneranno tutti dall'esilio e
ricostruiranno Gerusalemme nella sua magnificenza e il tempio di Dio sarà
ricostruito, come hanno preannunziato i profeti di Israele. [6]Tutte le genti
che si trovano su tutta la terra si convertiranno e temeranno Dio nella
verità. Tutti abbandoneranno i loro idoli, che li hanno fatti errare nella
menzogna, e benediranno il Dio dei secoli nella giustizia. [7]Tutti gli
Israeliti che saranno scampati in quei giorni e si ricorderanno di Dio con
sincerità, si raduneranno e verranno a Gerusalemme e per sempre abiteranno
tranquilli il paese di Abramo, che sarà dato in loro possesso. Coloro che
amano Dio nella verità gioiranno; coloro invece che commettono il peccato e
l'ingiustizia spariranno da tutta la terra. [8]Ora, figli, vi comando:
servite Dio nella verità e fate ciò che a lui piace. Anche ai vostri figli
insegnate l'obbligo di fare la giustizia e l'elemosina, di ricordarsi di Dio,
di benedire il suo nome sempre, nella verità e con tutte le forze. [9]Tu
dunque, figlio, parti da Ninive, non restare più qui. Dopo aver sepolto tua
madre presso di me, quel giorno stesso non devi più restare entro i confini
di Ninive. Vedo infatti trionfare in essa molta ingiustizia e grande perfidia
e neppure se ne vergognano. [10]Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre
adottivo Achikar. Non è stato egli costretto a scendere vivente sotto terra?
Ma Dio ha rigettato l'infamia in faccia al colpevole: Achikar ritornò alla
luce mentre invece Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva cercato di
far morire Achikar. Per aver praticato l'elemosina, Achikar sfuggì al
laccio mortale che gli aveva teso Nadab, Nadab invece cadde in quel laccio,
che lo fece perire. [11]Così, figli miei, vedete dove conduce l'elemosina e
dove conduce l'iniquità: essa conduce alla morte. Ma ecco, mi sfugge
il respiro!». Essi lo distesero sul letto; morì e fu sepolto con
onore. [12]Quando morì la madre, Tobia la seppellì vicino al padre, poi partì
per la Media con la moglie e i figli. Abitò in Ecbàtana, presso Raguele
suo suocero. [13]Curò con onore i suoceri nella loro vecchiaia e li seppellì
a Ecbàtana in Media. [14]Tobia ereditò il patrimonio di Raguele come
ereditò quello del padre Tobi. Morì da tutti stimato all'età di
centodiciassette anni. [15]Prima di morire sentì parlare della rovina di
Ninive e vide i prigionieri che venivano deportati in Media per opera di
Achiacar re della Media. Benedisse allora Dio per quanto aveva fatto nei
confronti degli abitanti di Ninive e dell'Assiria. Prima di morire potè
dunque gioire della sorte di Ninive e benedisse il Signore Dio nei secoli dei
secoli.
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