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ANTICO TESTAMENTO
- LA BIBBIA
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LA CAMPAGNA DI OLOFERNE
- GIUDITTA - ESTER |
Giuditta - Capitolo 1 I. LA CAMPAGNA DI OLOFERNE Nabucodonosor e
Arpacsad [1]Nell'anno decimosecondo del regno di Nabucodònosor, che regnava
sugli Assiri nella grande città di Ninive, Arpacsàd regnava sui Medi in
Ecbàtana. [2]Questi edificò intorno a Ecbàtana mura con pietre tagliate nella
misura di tre cubiti di larghezza e sei cubiti di lunghezza, portando
l'altezza del muro a settanta cubiti e la larghezza a cinquanta cubiti.
[3]Costruì alle porte della città le torri murali alte cento cubiti e larghe
alla base sessanta cubiti; [4]costruì le porte portandole fino all'altezza di
settanta cubiti: la larghezza di ciascuna era di quaranta cubiti, per il
passaggio dell'esercito dei suoi forti e l'uscita in parata dei suoi fanti.
[5]In quel periodo di tempo il re Nabucodònosor mosse guerra al re Arpacsàd
nella grande pianura, cioè nella piana che si trova nel territorio di Ragau.
[6]Ma si schierarono a fianco di costui tutti gli abitanti delle montagne e
quelli della zona dell'Eufrate, del Tigri e dell'Idaspe e gli abitanti
della pianura di Arioch, re degli Elamiti. Così molte genti si trovarono
adunate in aiuto ai figli di Cheleud. [7]Allora Nabucodònosor re degli Assiri
spedì messaggeri a tutti gli abitanti della Persia e a tutti gli abitanti
delle regioni occidentali: a quelli della Cilicia e di Damasco, del Libano
e dell'Antilibano e a tutti gli abitanti della fascia litoranea [8]e a
quelli che appartenevano alle popolazioni del Carmelo e di Gàlaad, della
Galilea superiore e della grande pianura di Esdrelon; [9]a tutti gli abitanti
della Samaria e delle sue città, a quelli che stavano oltre il Giordano fino
a Gerusalemme, Batane, Chelus e Cades e al torrente d'Egitto, nonchè a
Tafni, a Ramesse e a tutto il paese di Gessen, [10]fino a comprendere la
regione al di sopra di Tanis e Menfi, e ancora a tutti gli abitanti
dell'Egitto sino ai confini dell'Etiopia. [11]Ma gli abitanti di tutte queste
regioni disprezzarono l'invito di Nabucodònosor re degli Assiri e non lo
seguirono nella guerra, perché non avevano alcun timore di lui, che agli
occhi loro era come un uomo qualunque. Essi respinsero i suoi messaggeri a
mani vuote e con disonore. [12]Allora Nabucodònosor si accese di sdegno
terribile contro tutte queste regioni e giurò per il suo trono e per il suo
regno che avrebbe fatto sicura vendetta, devastando con la spada i paesi
della Cilicia, di Damasco e della Siria, tutte le popolazioni della terra di
Moab, gli Ammoniti, tutta la Giudea e tutti gli abitanti dell'Egitto fino al
limite dei due mari. Campagna contro Arpacsad [13]Quindi marciò con
l'esercito contro il re Arpacsàd nel diciassettesimo anno, e prevalse su di
lui in battaglia, travolgendo l'esercito di Arpacsàd con tutta la sua
cavalleria e tutti i suoi carri. [14]S'impadronì delle sue città, giunse fino
a Ecbàtana e ne espugnò le torri, ne saccheggiò le piazze e ne mutò lo
splendore in ludibrio. [15]Poi sorprese Arpacsàd sui monti di Ragau, lo
trafisse con le sue lance e lo tolse di mezzo in quel giorno. [16]Fece quindi
ritorno a Ninive con tutto l'esercito eterogeneo, che era una moltitudine
infinita di guerrieri e si fermò là, egli e il suo esercito, per centoventi
giorni dandosi a divertimenti e banchetti. Giuditta - Capitolo 2 Campagna
occidentale [1]Nell'anno decimottavo, il giorno ventidue del primo mese, nel
palazzo di Nabucodònosor re degli Assiri, fu discusso un piano di vendetta
contro tutta la terra, come aveva annunziato. [2]Radunò tutti i suoi ministri
e i suoi dignitari, tenne con loro consiglio segreto ed espose compiutamente
con la sua parola tutta la perfidia di quelle regioni. [3]Essi decisero che
si dovesse punire con la distruzione chiunque non si era allineato con
l'ordine da lui emanato. [4]Quando ebbe finito la consultazione,
Nabucodònosor re degli Assiri chiamò Oloferne, generale supremo del suo
esercito, che teneva il secondo posto dopo di lui, e gli disse: [5]«Questo
dice il gran re, il signore di tutta la terra: Ecco tu uscirai come mio
luogotenente e prenderai con te uomini valorosi: centoventimila fanti e un
contingente di dodicimila cavalli con i loro cavalieri; [6]quindi muoverai
contro tutti i paesi di occidente, perché quelle regioni hanno disobbedito al
mio comando. [7]A costoro ordinerai di preparare la terra e l'acqua, perché
con collera piomberò su di loro e coprirò la terra con i piedi del mio
esercito e li metterò in suo potere per il saccheggio. [8]Quelli di loro che
cadranno colpiti riempiranno le loro valli e ogni torrente e fiume sarà pieno
dei loro cadaveri fino a straripare; [9]i loro prigionieri li spingerò fino
agli estremi di tutta la terra. [10]Tu dunque và e occupa per me tutto il
loro paese e, quando si saranno arresi a te, li terrai a mia disposizione
fino al giorno del loro castigo. [11]Quanto ai ribelli, non abbia il tuo
occhio compassione di destinarli alla morte e alla devastazione in tutto
il territorio. [12]Come è vero che vivo io e vive la potenza del mio
regno, questo ho detto e questo farò di mia mano. [13]Da parte tua bada di
non trasgredire alcuna parola del tuo signore, ma eseguisci esattamente ciò
che ti ho comandato e non indugiare a tradurre in atto i comandi».
[14]Oloferne uscì dalla corte del suo signore e convocò i comandanti, gli
strateghi e gli ufficiali dell'esercito assiro; [15]quindi scelse e contò gli
uomini per le sue formazioni, come gli aveva comandato il suo signore, in
numero di centoventimila, più dodicimila arcieri a cavallo, [16]e li ordinò
come si usa inquadrare la truppa per la guerra. [17]Prese poi cammelli e
asini e muli in dotazione alle truppe, in numero grandissimo, e ancora pecore
e buoi e capre in quantità innumerevole per il loro vettovagliamento.
[18]Provvide ancora razioni in abbondanza per ciascun uomo e gran
rifornimento d'oro e d'argento dal tesoro del re. [19]Partirono dunque lui e
tutte le sue truppe per iniziare la spedizione e precedere il re
Nabucodònosor e ricoprire la terra occidentale con i loro carri e i cavalieri
e la fanteria scelta. [20]Si unì anche a loro una moltitudine varia, numerosa
come le cavallette e come la polvere del suolo, che non si poteva affatto
contare per la grande quantità. Tappe dell'esercito di
Oloferne [21]Mossero da Ninive camminando tre giorni in direzione della
pianura di Bectilet e si accamparono a distanza di Bectilet vicino al monte
che sta sulla sinistra della Cilicia superiore. [22]Di là, muovendo tutto il
suo esercito, fanti e cavalli e carri, Oloferne si diresse verso la
montagna. [23]Quindi devastò Fud e Lud e depredò i figli di Rassis e gli
Ismaeliti, che abitavano lungo il deserto a mezzogiorno di Cheleon. [24]In
seguito passò l'Eufrate, attraversò la Mesopotamia e demolì le città
che s'innalzavano sul torrente Abrona e nel territorio fino al mare.
[25]Poi invase i paesi della Cilicia, sterminò quanti gli si opponevano e
venne nella regione di Iafet verso mezzogiorno alle frontiere
dell'Arabia. [26]Accerchiò anche tutti i Madianiti e appiccò il fuoco ai
loro attendamenti e depredò il loro bestiame. [27]Proseguendo, scese verso
la pianura di Damasco nei giorni della mietitura del grano, diede fuoco a
tutti i loro campi e votò allo sterminio i loro greggi e armenti, saccheggiò
le loro città, devastò le loro campagne e passò a fil di spada tutti i
giovani. [28]Allora si sparse la paura e il terrore di lui fra tutte le
popolazioni della costa, su quelle che si trovavano in Sidòne e in Tiro, fra
gli abitanti di Sur e Okina, su tutte le genti di Iemnaan, e anche gli
abitanti di Asdòd e Ascalon ne ebbero grande terrore. Giuditta - Capitolo
3 [1]Perciò gli inviarono messaggeri con proposte di pace: [2]«Ecco,
ci mettiamo davanti a te noi, figli del gran re Nabucodònosor; fà di noi
quanto ti piacerà. [3]Ecco le nostre case e tutto il nostro territorio e
tutti i campi di grano, i greggi e gli armenti e tutto il bestiame dei
nostri attendamenti sono a tua disposizione perché tu ne faccia quel che
vuoi. [4]Anche le nostre città e quanti vi abitano, ecco sono tuoi servi,
vieni e trattale come ti piacerà». [5]Si presentarono di fatto ad Oloferne
quegli uomini e si espressero con lui su questo tono. [6]Egli scese allora
con il suo esercito lungo la costa e pose presidi nelle fortezze, poi prelevò
da esse uomini scelti come ausiliari. [7]Quelle popolazioni con tutto il
paese circostante lo accolsero con corone e danze e suono di timpani. [8]Ma
egli demolì tutti i loro templi e tagliò i boschi sacri, perché aveva ordine
di distruggere tutti gli dei della terra, in modo che tutti i popoli
adorassero solo Nabucodònosor e tutte le lingue e le tribù lo acclamassero
come dio. [9]Poi giunse in vista di Esdrelon, vicino a Dotain, che è di
fronte alle grandi montagne della Giudea. [10]Essi si accamparono fra Gebe e
Scitopoli e Oloferne rimase là un mese intero per raccogliere tutto il
bottino delle sue truppe. Giuditta - Capitolo 4 Allarme in
Giudea [1]Quando gli Israeliti che abitavano in tutta la Giudea sentirono per
fama quanto Oloferne, il comandante supremo di Nabucodònosor, aveva fatto
agli altri popoli e come aveva messo a sacco tutti i loro templi e li
aveva votati allo sterminio, [2]furono presi da indescrivibile
terrore all'avanzarsi di lui e furono costernati a causa di Gerusalemme e del
tempio del Signore, loro Dio. [3]Oltre tutto, essi erano tornati da poco
dalla prigionia e di recente tutto il popolo si era radunato in Giudea;
erano stati consacrati gli arredi sacri e l'altare e il tempio dopo
la profanazione. [4]Perciò spedirono messaggeri in tutto il territorio
della Samaria, a Kona, a Bet-Coron, a Belmain, a Gerico e ancora a Choba,
ad Aisora e alle strette di Salem, [5]e disposero di occupare in anticipo
le cime dei monti più alti, di circondare di mura i villaggi di quelle zone
e di raccogliere vettovaglie in preparazione alla guerra, tanto più che
nelle loro campagne era appena terminata la mietitura. [6]Inoltre Ioakìm,
sommo sacerdote in Gerusalemme in quel periodo di tempo, scrisse agli
abitanti di Betulia e Betomestaim, situata di fronte a Esdrelon all'imbocco
della pianura che si stende vicino a Dotain, [7]ordinando loro di occupare
i valichi dei monti, perché di là si apriva la via d'ingresso alla Giudea
e sarebbe stato facile arrestarli al valico, dove erano obbligati per
la strettezza del passaggio a procedere tutti a due a due. [8]Gli
Israeliti fecero come aveva loro ordinato il sommo sacerdote Ioakìm e il
consiglio degli anziani di tutto il popolo d'Israele, che si trovava a
Gerusalemme. Le grandi suppliche [9]Nello stesso tempo ogni Israelita levò
il suo grido a Dio con fervida insistenza e tutti si umiliarono con grande
impegno. [10]Essi con le mogli e i bambini, i loro armenti e ogni ospite e
mercenario e i loro schiavi si cinsero di sacco i fianchi. [11]Ogni uomo o
donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono
davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco,
alzarono le mani davanti al Signore. [12]Ricoprirono di sacco anche l'altare
e alzarono il loro grido al Dio di Israele tutt'insieme senza interruzione,
supplicando che i loro figli non venissero abbandonati allo sterminio, le
loro mogli alla schiavitù, le città di loro eredità alla distruzione, il
santuario alla profanazione e al ludibrio in mano alle genti. [13]Il Signore
porse l'orecchio al loro grido e volse lo sguardo alla loro tribolazione,
mentre il popolo digiunava da molti giorni in tutta la Giudea e in
Gerusalemme davanti al santuario del Signore onnipotente. [14]Ioakìm sommo
sacerdote e tutti gli altri sacerdoti che stavano davanti al Signore e tutti
i ministri del culto divino, con i fianchi cinti di sacco, offrivano
l'olocausto perenne, i sacrifici votivi e le offerte volontarie del popolo.
[15]Avevano cosparso di cenere i loro turbanti e invocavano a piena voce il
Signore, perché provvedesse benignamente a tutta la casa di
Israele. Giuditta - Capitolo 5 Consiglio di guerra nell'accampamento di
Oloferne [1]Fu riferito intanto ad Oloferne, comandante supremo dell'esercito
di Assur, che gli Israeliti si preparavano alla guerra e avevano bloccato
i passi montani, avevano fortificato tutte le sommità dei monti e
avevano disposto ostacoli nelle pianure. [2]Egli montò in gran furore e
convocò tutti i capi di Moab e gli strateghi di Ammon e tutti i satrapi
delle regioni marittime, [3]e disse loro: «Spiegatemi un pò, voi figli di
Canaan, che popolo è questo che dimora sui monti e come sono le città che
egli abita, quanti sono gli effettivi del suo esercito, dove risiede la
loro forza e il loro vigore, chi si è messo alla loro testa come re e
condottiero del loro esercito [4]e perché hanno rifiutato di venire incontro
a me a differenza di tutte le popolazioni dell'occidente». [5]Gli rispose
Achior, condottiero di tutti gli Ammoniti: «Ascolti bene il mio signore la
risposta dalle labbra del suo servo: io riferirò la verità sul conto di
questo popolo, che sta su queste montagne vicino al luogo ove risiedi, né
uscirà menzogna dalla bocca del suo servo. [6]Questo popolo si compone
di discendenti dei Caldei. [7]Essi si trasferirono dapprima nella
Mesopotamia, perché non vollero seguire gli dei dei loro padri che si
trovavano nel paese dei Caldei. [8]Essi avevano abbandonato la tradizione dei
loro padri e avevano adorato il Dio del cielo, quel Dio che essi avevano
conosciuto; perciò li avevano scacciati dalla presenza dei loro dei ed essi
si erano rifugiati in Mesopotamia e furono là per molto tempo. [9]Ma il loro
Dio comandò loro di uscire dal paese che li ospitava e venire nel paese
di Canaan. Qui infatti si stabilirono e si arricchirono di oro e di argento
e di bestiame in gran numero. [10]Poi scesero in Egitto, perché la fame
aveva invaso tutto il paese di Canaan, e vi rimasero come stranieri
finché trovarono da vivere. Là divennero anche una moltitudine imponente,
tanto che non si poteva contare la loro discendenza. [11]Ma si alzò contro di
loro il re dell'Egitto che li sfruttò nella preparazione dei mattoni e perciò
furono umiliati e trattati come schiavi. [12]Essi alzarono suppliche al loro
Dio e questi percosse tutto il paese d'Egitto con castighi ai quali non
c'era rimedio. Perciò gli Egiziani li mandarono via dal loro paese.
[13]Dio asciugò il Mare Rosso davanti a loro [14]e li guidò per la via del
Sinai e di Cadesbarne; essi eliminarono quanti risiedevano nel deserto.
[15]Poi dimorarono nel paese degli Amorrei e sterminarono con la loro forza
gli abitanti di Esebon; quindi passarono il Giordano e si insediarono in
tutte quelle montagne. [16]Scacciarono davanti a loro il Cananeo, il
Perizzita, il Gebuseo, Sichem e tutti i Gergesei e abitarono nel loro
territorio per molti anni. [17]In realtà fin quando non peccavano contro il
loro Dio erano nella prosperità, perché il Dio che è con loro odia il male.
[18]Quando invece si allontanarono dagli ordinamenti che egli aveva loro
imposti, furono terribilmente sconfitti in molte guerre e condotti
prigionieri in paese straniero, il tempio del loro Dio fu raso al suolo e le
loro città caddero in potere dei loro nemici. [19]Ora appunto, riconciliati
con il loro Dio, hanno fatto ritorno dai luoghi dove erano stati dispersi,
hanno ripreso possesso di Gerusalemme, dove è il loro santuario, e si sono
stabiliti sulle montagne, che prima erano deserte. [20]Ora, mio sovrano e
signore, se vi è qualche aberrazione in questo popolo perché ha peccato
contro il suo Dio, se cioè ci accorgiamo che c'è in mezzo a loro questo
inciampo, avanziamo e diamo loro battaglia. [21]Se invece non c'è alcuna
trasgressione nella loro gente, il mio signore passi oltre, perché il
Signore, che è il loro Dio, non si faccia loro scudo e noi diven Giuditta
- Capitolo 6 Achior è consegnato agli Israeliti [1]Quando si fu calmata
l'agitazione degli uomini che presenziavano tutt'intorno al convegno, parlò
Oloferne, comandante supremo dell'esercito di Assur, rivolgendosi ad Achior
alla presenza di tutta quell'assemblea di stranieri e a tutti i Moabiti:
[2]«Chi sei tu, Achior, e i mercenari di Efraim, per profetare in mezzo a noi
come hai fatto oggi e suggerire di non combattere il popolo d'Israele, perché
il loro Dio li proteggerà dall'alto? E che altro dio c'è se non
Nabucodònosor? Questi invierà la sua forza e li sterminerà dalla terra, né
servirà il loro Dio a liberarli. [3]Saremo noi suoi servi a spazzarli via
come un sol uomo, perché non potranno sostenere l'impeto dei nostri cavalli.
[4]Li bruceremo in casa loro, i loro monti s'inebrieranno del loro sangue, i
loro campi si colmeranno dei loro cadaveri, né potrà resistere la pianta dei
loro piedi davanti a noi, ma saranno tutti distrutti. Questo dice
Nabucodònosor, il signore di tutta la terra: così ha parlato e le sue parole
non potranno essere smentite. [5]Quanto a te, Achior, mercenario di Ammon,
che hai detto queste cose nel giorno della tua sventura, non vedrai più la
mia faccia da oggi fino a quando farò vendetta di questa razza che viene
dall'Egitto. [6]Allora il ferro dei miei soldati e la numerosa schiera dei
miei ministri trapasserà i tuoi fianchi e tu cadrai fra i loro cadaveri,
quando io tornerò a vederti. [7]I miei servi ora ti esporranno sulla montagna
e ti porranno in una delle città sul percorso; [8]non morirai finché non
sarai sterminato con loro. [9]Ma se speri in cuor tuo che essi non saranno
presi, non sia il tuo aspetto così depresso. Ho detto: nessuna mia parola
andrà a vuoto». [10]Allora Oloferne diede ordine ai suoi servi, che erano di
turno nella sua tenda, di prendere Achior, di esporlo vicino a Betulia e di
abbandonarlo nelle mani degli Israeliti. [11]I suoi servi lo presero e lo
condussero fuori dell'accampamento in aperta campagna, lo menarono dal mezzo
della pianura verso la montagna e si trovarono presso le fonti che erano
sotto Betulia. [12]Quando gli uomini della città li scorsero sulla cresta
del monte, presero le armi e uscirono dalla città dirigendosi verso la
cresta. Tutti i frombolieri occuparono i sentieri di accesso e si misero a
lanciare pietre su di loro. [13]Quelli ridiscesero al riparo del monte,
legarono Achior e lo abbandonarono gettandolo a terra alle falde del monte,
quindi fecero ritorno al loro signore. [14]Gli Israeliti scesero dalla loro
città, si avvicinarono a lui, lo slegarono, lo condussero in Betulia e
lo presentarono ai capi della città, [15]che in quel tempo erano Ozia figlio
di Mica della tribù di Simeone, Cabri figlio di Gotonièl e Carmi figlio
di Melchièl. [16]Radunarono subito tutti gli anziani della città e tutti
i giovani e le donne accorsero al luogo del raduno. Posero Achior in mezzo
a tutta quell'adunanza e Ozia lo interrogò sull'accaduto. [17]Quegli
riferì loro le parole del consiglio di Oloferne e tutto il discorso che
Oloferne aveva pronunziato in mezzo ai capi degli Assiri e quanto aveva
detto superbamente contro il popolo d'Israele. [18]Allora tutto il popolo
si prostrò ad adorare Dio e alzò queste suppliche: [19]«Signore, Dio del
cielo, guarda la loro superbia, abbi pietà dell'umiliazione della nostra
stirpe e accogli benigno in questo giorno la presenza di coloro che sono
consacrati a te». [20]Poi confortarono Achior e gli rivolsero parole di gran
lode; [21]Ozia da parte sua lo accolse dopo l'adunanza nella sua casa e offrì
un banchetto a tutti gli anziani; per tutta quella notte invocarono l'aiuto
del Dio d'Israele. Giuditta - Capitolo 7 II. L'ASSEDIO DI
BETULIA Campagna contro Israele [1]Il giorno dopo, Oloferne diede ordine a
tutto l'esercito e a tutta la moltitudine di coloro che erano venuti come
suoi alleati, di iniziare l'azione contro Betulia, occupando le vie d'accesso
alla montagna e attaccando battaglia contro gli Israeliti. [2]In quel giorno
effettivamente ogni uomo valido fra loro si pose in marcia. Il loro esercito
si componeva di centosettantamila fanti e dodicimila cavalieri, senza contare
gli addetti ai servizi e molti altri uomini che erano a piedi con loro, in
numero ingente. [3]Essi si accamparono nella valle vicina a Betulia oltre
la sorgente, allargandosi dalla zona sopra Dotain fino a Belbaim
ed estendendosi da Betulia fino a Kiamon, che è di fronte a Esdrelon.
[4]Gli Israeliti, quando videro la loro moltitudine, rimasero molto
costernati e si dicevano l'un l'altro: «Ora costoro inghiottiranno tutta la
terra, né i monti più alti, né le valli profonde, né i colli potranno
resistere al loro peso». [5]Ognuno prese la sua armatura e, accesi i fuochi
sulle torri, stettero in guardia tutta quella notte. [6]Il giorno seguente
Oloferne fece uscire tutta la cavalleria contro il fronte degli Israeliti che
erano in Betulia, [7]osservò le vie di accesso alla loro città, ispezionò le
sorgenti d'acqua e le occupò e, dopo avervi posto attorno guarnigioni di
uomini armati, fece ritorno tra la sua gente. [8]Allora gli si avvicinarono
tutti gli Idumei e tutti i capi del popolo di Moab e gli strateghi della
costa e gli dissero: [9]«Voglia ascoltare il signor nostro una parola, perché
siano evitati inconvenienti nel tuo esercito. [10]Questo popolo non si affida
alle sue lance, ma all'altezza dei monti, sui quali essi si sono appostati,
e certo non è facile arrivare sulle creste dei loro monti.
[11]Quindi, signore, non attaccare costoro come si usa nella battaglia
campale e non cadrà un sol uomo del tuo esercito. [12]Rimani fermo nel tuo
accampamento avendo buona cura di ogni uomo del tuo esercito: intanto i tuoi
gregari vadano ad occupare la sorgente dell'acqua che sgorga alla radice del
monte, [13]perché di là attingono tutti gli abitanti di Betulia; vedrai che
la sete li farà morire e verranno alla resa della loro città. Noi e la nostra
gente saliremo sulle vicine alture dei monti e ci apposteremo su di esse e
staremo a guardia per non lasciare uscire dalla città alcun uomo. [14]Così
cadranno sfiniti dalla fame essi, le loro donne, i loro figli e, prima che la
spada arrivi su di loro, saranno stesi sulle piazze fra le loro case.
[15]Avrai così reso loro un terribile contraccambio perché si sono ribellati
e non hanno voluto venire incontro a te con intenzioni pacifiche».
[16]Piacque questo discorso ad Oloferne e a tutti i suoi ministri e diede
ordine che si facesse come avevano proposto. [17]Si mosse quindi il reparto
dei Moabiti e cinquemila Assiri con loro, si accamparono nella valle e
occuparono gli acquedotti e le sorgenti d'acqua degli Israeliti. [18]A loro
volta gli Idumei e gli Ammoniti, con dodicimila Assiri, salirono e si
appostarono sulla montagna di fronte a Dotain. Spinsero anche contingenti dei
loro a meridione e a oriente di fronte a Egrebel, che si trova vicino a
Chus, situata sul torrente Mochmur. Il rimanente esercito degli Assiri
restò accampato nella pianura ricoprendo tutta l'estensione del terreno. Le
tende e gli equipaggiamenti costituivano una massa imponente, perché essi
erano in realtà una turba immensa. [19]Allora gli Israeliti alzarono
suppliche al Signore loro Dio, con l'animo in preda all'abbattimento, perché
da ogni parte li avevano circondati i nemici e non c'era modo di passare in
mezzo a loro. [20]Il campo degli Assiri al completo, fanti, carri e cavalli,
rimase fermo tutt'attorno per trentaquattro giorni e venne a mancare a tutti
gli abitanti di Betulia ogni riserva d'acqua. [21]Anche le cisterne erano
vuote e non potevano più bere a sazietà un giorno solo, perché distribuivano
da bere in quantità razionata. [22]Incominciarono i bambini a cadere sfiniti,
le donne e i ragazzi venivano meno per la sete e cadevano nelle piazze della
città e nei passaggi delle porte e ormai non rimaneva più in loro alcuna
energia. [23]Allora tutto il popolo si radunò presso Ozia e i capi della
città, con giovani, donne e fanciulli, e alzarono grida e dissero davanti a
tutti gli anziani: [24]«Sia giudice il Signore tra voi e noi, perché voi ci
avete recato un grave danno rifiutando di proporre la pace agli Assiri.
[25]Ora non c'è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha venduti in
balìa di costoro per essere abbattuti davanti a loro dalla sete e da
terribili mali. [26]Ormai chiamateli e consegnate la città intera per il
saccheggio al popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito. [27]E' meglio per
noi esser loro preda; diventeremo certo loro schiavi, ma potremo vivere e non
vedremo con i nostri occhi la morte dei nostri bambini, né le donne e i
nostri figli esalare l'ultimo respiro. [28]Chiamiamo a testimonio contro di
voi il cielo e la terra e il nostro Dio, il Signore dei nostri padri, che ci
punisce per la nostra iniquità e per le colpe dei nostri padri, perché non ci
lasci più in una situazione come questa in cui siamo oggi». [29]Successe
allora un pianto generale in mezzo all'adunanza e gridarono suppliche a gran
voce al Signore loro Dio. [30]Ozia rispose loro: «Coraggio, fratelli,
resistiamo ancora cinque giorni e in questo tempo il Signore Dio nostro
rivolgerà di nuovo la misericordia su di noi; non è possibile che egli ci
abbandoni fino all'ultimo. [31]Ma se proprio passeranno questi giorni e non
ci arriverà alcun aiuto, farò secondo le vostre richieste». [32]Così rimandò
il popolo ciascuno al proprio posto ed essi tornarono sulle mura e sulle
torri della città e rimandarono le donne e i figli alle loro case; ma tutti
nella città erano in grande abbattimento. Giuditta - Capitolo 8 III.
GIUDITTA Presentazione di Giuditta [1]In quei giorni venne a conoscenza
della situazione Giuditta figlia di Merari, figlio di Oks, figlio di
Giuseppe, figlio di Oziel, figlio di Elkia, figlio di Anania, figlio di
Gedeone, figlio di Rafain, figlio di Achitob, figlio di Elia, figlio di
Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di Natanaèl, figlio di Salamiel, figlio di
Sarasadai, figlio di Israele. [2]Suo marito era stato Manàsse, della stessa
tribù e famiglia di lei; egli era morto al tempo della mietitura dell'orzo.
[3]Mentre stava sorvegliando quelli che legavano i covoni nella campagna, il
suo capo fu colpito da insolazione. Dovette mettersi a letto e morì in
Betulia sua città e lo seppellirono con i suoi padri nel campo che sta tra
Dotain e Balamon. [4]Giuditta era rimasta nella sua casa in stato di
vedovanza ed erano passati gia tre anni e quattro mesi. [5]Si era fatta
preparare una tenda sul terrazzo della sua casa, si era cinta i fianchi di
sacco e portava le vesti delle vedove. [6]Da quando era vedova digiunava
tutti i giorni, eccetto le vigilie dei sabati e i sabati, le vigilie dei
noviluni e i noviluni, le feste e i giorni di gioia per Israele. [7]Era bella
d'aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo marito Manàsse le
aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti e terreni ed essa
era rimasta padrona di tutto. [8]Né alcuno poteva dire una parola maligna a
suo riguardo, perché temeva molto Dio. Giuditta e gli anziani [9]Venne
dunque a sapere le parole esasperate rivolte dal popolo alle autorità, perché
erano demoralizzati per la mancanza d'acqua, e anche Giuditta seppe di tutte
le risposte che aveva date loro Ozia e come avesse giurato loro di consegnare
la città agli Assiri dopo cinque giorni. [10]Subito mandò la sua ancella
particolare che aveva in cura tutte le sue sostanze a chiamare Cabri e Carmi,
che erano gli anziani della sua città. [11]Vennero da lei ed essa disse loro:
«Ascoltatemi bene, voi capi dei cittadini di Betulia. Non è stato affatto
conveniente il discorso che oggi avete tenuto al popolo, aggiungendo il
giuramento che avete pronunziato e interposto tra voi e Dio, di mettere la
città in mano ai nostri nemici, se nel frattempo il Signore non vi avrà
mandato aiuto. [12]Chi siete voi dunque che avete tentato Dio in questo
giorno e vi siete posti al di sopra di lui, mentre non siete che uomini?
[13]Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non ci
capirete niente, né ora né mai. [14]Se non siete capaci di scorgere il fondo
del cuore dell'uomo né di afferrare i pensieri della sua mente, come potrete
scrutare il Signore, che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi
pensieri o comprendere i suoi disegni? No, fratelli, non vogliate irritare il
Signore nostro Dio. [15]Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli
ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci
distruggere da parte dei nostri nemici. [16]E voi non pretendete di impegnare
i piani del Signore Dio nostro, perché Dio non è come un uomo che gli si
possan fare minacce e pressioni come ad uno degli uomini. [17]Perciò
attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga
in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido se a lui piacerà. [18]Realmente
in questa nostra generazione non c'è mai stata, né esiste oggi una tribù o
famiglia o popolo o città tra di noi, che adori gli dei fatti da mano d'uomo,
come è avvenuto nei tempi passati. [19]Per questo motivo i nostri padri
furono abbandonati alla spada e alla devastazione e caddero rovinosamente
davanti ai loro nemici. [20]Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di
lui e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra
nazione. [21]Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea
e sarà saccheggiato il nostro santuario e Dio chiederà ragione di quella
profanazione al nostro sangue. [22]L'uccisione dei nostri fratelli,
l'asservimento della patria, la devastazione della nostra eredità Dio la farà
ricadere sul nostro capo in mezzo ai popoli pagani tra i quali ci capiterà di
essere schiavi e saremo così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai
nostri padroni. [23]La nostra schiavitù non ci guadagnerà alcun favore,
perché la porrà a nostro disonore il Signore Dio nostro. [24]Dunque,
fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che
i nostri sacri pegni, il tempio e l'altare, poggiano su di noi. [25]Oltre
tutto ringraziamo il Signore Dio nostro che ci mette alla prova, come ha gia
fatto con i nostri padri. [26]Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali
prove ha fatto passare ad Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in
Mesopotamia di Siria, quando pascolava i greggi di Làbano suo zio materno.
[27]Certo, come ha passato al crogiuolo costoro non altrimenti che per
saggiare il loro cuore, così ora non vuol far vendetta di noi, ma è a fine di
correzione che il Signore castiga coloro che gli stanno vicino». [28]Allora
rispose a lei Ozia: «Quanto hai detto, l'hai proferito con cuore retto e
nessuno può contraddire alle tue parole. [29]Poiché non da oggi è manifesta
la tua saggezza, ma dall Giuditta - Capitolo 9 Preghiera di
Giuditta [1]Allora Giuditta cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul
capo e mise allo scoperto il sacco di cui sotto era rivestita e, nell'ora in
cui veniva offerto nel tempio di Dio in Gerusalemme l'incenso della
sera, Giuditta supplicò a gran voce il Signore: [2]«Signore, Dio del padre
mio Simeone, tu hai messo nella sua mano la spada della vendetta contro
gli stranieri, contro coloro che avevano sciolto a ignominia la cintura
d'una vergine, ne avevano denudato i fianchi a vergogna e ne avevano
contaminato il grembo a infamia. Tu avevi detto: non si deve fare tal cosa!
ma essi l'hanno fatta. [3]Per questo hai consegnato alla morte i loro capi e
al sangue quel loro giaciglio, macchiato del loro inganno, ripagato
con l'inganno; hai abbattuto i servi con i loro capi e i capi sui loro
troni. [4]Hai destinato le loro mogli alla preda, le loro figlie alla
schiavitù, tutte le loro spoglie alla divisione tra i tuoi figli diletti,
perché costoro, accesi del tuo zelo, erano rimasti inorriditi della
profanazione del loro sangue e a te avevano gridato chiamandoti in aiuto.
Dio, Dio mio, ascolta anche me che sono vedova. [5]Tu hai preordinato ciò che
precedette quei fatti e i fatti stessi e ciò che seguì. Tu hai disposto le
cose presenti e le future e quello che tu hai pensato si è compiuto. [6]Le
cose da te deliberate si sono presentate e hanno detto: Ecco ci siamo;
perché tutte le tue vie sono preparate e i tuoi giudizi sono preordinati.
[7]Or ecco gli Assiri hanno aumentato la moltitudine dei loro eserciti, vanno
in superbia per i loro cavalli e i cavalieri, si vantano della forza dei
loro fanti, poggiano la loro speranza sugli scudi e sulle lance, sugli archi
e sulle fionde e ignorano che tu sei il Signore che disperdi le
guerre; [8]Signore è il tuo nome. Abbatti la loro forza con la tua potenza
e rovescia la loro violenza con la tua ira: fanno conto di profanare il
tuo santuario, di contaminare la Dimora ove riposa il tuo nome e la tua
gloria, di abbattere con il ferro il corno del tuo altare. [9]Guarda la
loro superbia, fà scendere la tua ira sulle loro teste; infondi a questa
vedova la forza di fare quello che ho deciso. [10]Con l'inganno delle mie
labbra abbatti il servo con il suo padrone e il padrone con il suo ministro;
spezza la loro alterigia per mezzo di una donna. [11]Perché la tua forza non
sta nel numero, né sugli armati si regge il tuo regno: tu sei invece il
Dio degli umili, sei il soccorritore dei derelitti, il rifugio dei deboli,
il protettore degli sfiduciati, il salvatore dei disperati. [12]Sì, sì, Dio
del padre mio e di Israele tua eredità, Signore del cielo e della
terra, creatore delle acque, re di tutte le tue creature, ascolta la mia
preghiera; [13]fà che la mia parola e l'inganno diventino piaga e flagello di
costoro, che fanno progetti crudeli contro la tua alleanza e il tuo
tempio consacrato, contro il monte elevato di Sion e la sede dei tuoi figli.
[14]Dà a tutto il tuo popolo e ad ogni tribù la prova che sei tu il Signore,
il Dio d'ogni potere e d'ogni forza e non c'è altri fuori di te, che
possa proteggere la stirpe d'Israele». Giuditta - Capitolo 10 IV.
GIUDITTA E OLOFERNE Giuditta si reca presso Oloferne [1]Quando Giuditta
ebbe cessato di supplicare il Dio di Israele ed ebbe terminato di pronunziare
tutte queste parole, [2]si alzò dalla prostrazione, chiamò la sua ancella
particolare e scese nella casa, dove usava passare i giorni dei sabati e le
sue feste. [3]Qui si tolse il sacco di cui era rivestita, depose le vesti di
vedova, poi lavò con acqua il corpo e lo unse con profumo denso; spartì i
capelli del capo e vi impose il diadema. Poi si mise gli abiti da festa, che
aveva usati quando era vivo suo marito Manàsse. [4]Si mise i sandali ai
piedi, cinse le collane e infilò i braccialetti, gli anelli e gli orecchini e
ogni altro ornamento che aveva e si rese molto affascinante agli sguardi di
qualunque uomo che l'avesse vista. [5]Poi affidò alla sua ancella un otre di
vino, un'ampolla di olio; riempì anche una bisaccia di farina tostata, di
fichi secchi e di pani puri e, fatto un involto di tutti questi recipienti,
glielo mise sulle spalle. [6]Allora uscirono verso la porta della città di
Betulia e trovarono pronti sul luogo Ozia e gli anziani della città, Cabri e
Carmi. [7]Costoro, quando la videro trasformata nell'aspetto e con gli abiti
mutati, restarono molto ammirati della sua bellezza e le dissero: «[8]Il Dio
dei padri nostri ti conceda di trovar favore e di portare a termine quello
che hai stabilito di fare, a vanto degli Israeliti e ad esaltazione di
Gerusalemme». [9]Essa si chinò ad adorare Dio e rispose loro: «Fatemi aprire
la porta della città e io uscirò per dar compimento alle parole augurali che
mi avete rivolto». Quelli diedero ordine ai giovani di guardia di aprirle
come aveva chiesto. [10]Così fecero e Giuditta uscì: essa sola e l'ancella
che aveva con sé. Dalla città gli uomini la seguirono con gli sguardi mentre
scendeva il monte, finché attraversò la vallata e non poterono più scorgerla.
[11]Esse andavano avanti diritte per la valle, quando si fecero loro incontro
le sentinelle assire. [12]La presero e la interrogarono: «Di qual popolo sei,
donde vieni e dove vai?». Essa rispose: «Sono figlia degli Ebrei e fuggo da
loro, perché stanno per essere consegnati in vostra balìa. [13]Io quindi
vengo alla presenza di Oloferne, comandante supremo dei vostri eserciti, per
rivolgergli parole di verità e mettergli sotto gli occhi la strada per cui
potrà passare e impadronirsi di tutti questi monti senza che perisca uno solo
dei suoi uomini». [14]Quegli uomini, quando sentirono queste parole e
considerarono l'aspetto di lei, che appariva loro come un miracolo di
bellezza, le dissero: [15]«Hai messo in salvo la tua vita, scendendo in
fretta e venendo alla presenza del nostro signore. Vieni dunque alla tenda di
lui; alcuni di noi ti accompagneranno, finché non ti abbiano affidato alle
sue mani. [16]Quando poi sarai alla sua presenza, non tremare dentro di te,
ma riferisci a lui quanto ci hai detto ed egli ti tratterà bene».
[17]Scelsero pertanto cento uomini tra di loro, i quali si affiancarono a lei
e alla sua ancella e le condussero alla tenda di Oloferne. [18]In tutto il
campo ci fu un grande accorrere, essendosi sparsa la voce della sua venuta
tra gli attendamenti. La circondarono in massa mentre era fuori della tenda
di Oloferne, in attesa che gliela annunziassero. [19]Erano ammirati
della bellezza di lei e ammirati degli Israeliti a causa di lei e si dicevano
l'un l'altro: «Chi disprezzerà un popolo che possiede tali donne? Sarà bene
non lasciarne sopravvivere alcun uomo, perché, liberi, potrebbero far perdere
la testa a tutto il mondo». [20]Venne fuori la guardia del corpo di Oloferne
e tutti gli inservienti e la introdussero nella tenda. [21]Oloferne
era adagiato sul suo divano sotto un baldacchino, che era di porpora
ricamata d'oro, di smeraldo e di pie Giuditta - Capitolo 11 Primo
incontro di Giuditta e di Oloferne [1]Allora Oloferne le rivolse la parola:
«Stà tranquilla, o donna, il tuo cuore non abbia timore, perché io non ho mai
fatto male ad alcun uomo che abbia accettato di servire Nabucodònosor, re di
tutta la terra. [2]Quanto al tuo popolo che abita su questi monti, se non mi
avessero disprezzato, non avrei alzato la lancia contro di loro; essi stessi
si sono procurati tutto questo. [3]Ma ora dimmi per qual motivo sei fuggita
da loro e sei venuta da noi. Certamente sei venuta per trovar salvezza. Fatti
animo: resterai viva questa notte e in seguito. [4]Nessuno ti può fare un
torto, ma ti useranno ogni riguardo, come si fa con i servi del mio signore,
il re Nabucodònosor». [5]Giuditta gli rispose: «Degnati di accogliere le
parole della tua serva e possa la tua schiava parlare alla tua presenza. Io
non dirò il falso al mio signore in questa notte. [6]Certo, se vorrai seguire
le parole della tua serva, Dio agirà magnificamente con te e il mio signore
non fallirà nei suoi progetti. [7]Perché, per la vita di Nabucodònosor, re di
tutta la terra, e per la potenza di lui che ti ha inviato a riordinare ogni
essere vivente, non gli uomini soltanto per mezzo tuo lo servono, ma anche le
bestie selvatiche e gli armenti e gli uccelli del cielo vivranno in grazia
della tua forza per l'onore di Nabucodònosor e di tutta la sua casa.
[8]Abbiamo gia conosciuto per fama la tua saggezza e le abili astuzie del tuo
genio ed è risaputo in tutta la terra che tu sei il migliore in tutto il
regno, esperto nelle conoscenze e meraviglioso nelle imprese militari.
[9]Quanto al discorso tenuto da Achior nella tua riunione, noi ne abbiamo
udito il contenuto, perché gli uomini di Betulia l'hanno risparmiato ed egli
ha rivelato loro quanto aveva detto davanti a te. [10]Perciò, signore
sovrano, non trascurare le sue parole, ma imprimile bene nella tua memoria
perché sono vere: realmente il nostro popolo non sarà punito e non prevarrà
la spada contro di lui, se non avrà peccato contro il suo Dio. [11]Ora
perché il mio signore non resti deluso e a mani vuote, sappia che si
avventerà la morte contro di loro, perché li stringe il peccato per il
quale provocheranno l'ira del loro Dio appena compiranno un gesto
inconsulto. [12]Siccome sono venuti a mancare loro i viveri e tutta l'acqua è
stata consumata, han deciso di mettere le mani sul loro bestiame e deliberato
di consumare quanto Dio con leggi ha vietato loro di mangiare.
[13]Hanno perfino decretato di dar fondo alle primizie del frumento e alle
decime del vino e dell'olio che conservavano come diritto sacro dei sacerdoti
che stanno in Gerusalemme e fanno servizio alla presenza del nostro Dio,
tutte cose che a nessuno del popolo era permesso neppure di toccare con la
mano. [14]Perciò hanno mandato messaggeri a Gerusalemme, dove anche i
cittadini hanno fatto altrettanto, perché riportino loro il permesso da parte
del consiglio degli anziani. [15]Ma, quando riceveranno la risposta e
la eseguiranno, in quel giorno preciso saranno messi in tuo potere
per l'estrema rovina. [16]Per questo, io tua serva, conscia di tutte
queste cose, sono fuggita da loro e Dio mi ha indirizzata a compiere con
te un'impresa che farà stupire la terra ovunque ne giungerà la fama. [17]La
tua serva è religiosa e serve notte e giorno al Dio del cielo. Ora io
intendo restare con te, mio signore, ma uscirà la tua serva di notte nella
valle; io pregherò il mio Dio ed egli mi rivelerà quando essi avranno
commesso i loro peccati. [18]Allora verrò a riferirti e tu uscirai con tutto
l'esercito e nessuno di loro potrà opporti resistenza. [19]Io ti guiderò
attraverso la Giudea, finché giungerò davanti a Gerusalemme e vi porrò in
mezzo il tuo trono. Tu li potrai condurre via come pecore senza pastore e
nemmeno un cane abbaierà davanti a te. Queste cose mi sono state dette prima,
io ne ho avuto la rivelazione e l'incarico di annunziarle a te». [20]Le
parole di lei piacquero a Oloferne e ai suoi servi, i quali tutti ammirarono
la sua sapienza e dissero: [21]«Da un capo all'altro della terra non esiste
donna simile, per la bellezza dell'aspetto e il senno della parola». [22]E
Oloferne le disse: «Bene ha fatto Dio a mandarti avanti al tuo popolo, perché
resti nelle vostre mani la forza e coloro che hanno disprezzato il mio
signore vadano in rovina. [23]Tu sei bella d'aspetto e saggia nelle parole;
se farai come hai detto, il tuo Dio sarà mio Dio e tu siederai nel palazzo
del re Nabucodònosor e sarai famosa in tutto il mondo. Giuditta - Capitolo
12 [1]Ordinò poi che la conducessero dove aveva disposto le sue argenterie
e prescrisse pure che le preparassero la tavola con i cibi approntati per
lui e le dessero da bere il suo vino. [2]Ma disse Giuditta: «Io non
toccherò questi cibi, perché non ne venga qualche contaminazione, ma mi
saranno serviti quelli che ho portato con me». [3]Oloferne le fece
osservare: «Quando verrà a mancare quello che hai con te, dove andremo a
rifornirci di cibi uguali per darteli? In mezzo a noi non c'è nessuno della
tua gente». [4]Ma Giuditta rispose: «Per la tua vita, mio signore, ti
assicuro che io, tua serva, non finirò le riserve che ho con me, prima che il
Signore abbia compiuto per mano mia quello che ha stabilito». [5]Così i servi
di Oloferne la condussero alla tenda ed essa riposò fino a mezzanotte; poi si
alzò all'ora della veglia del mattino. [6]Essa fece dire ad Oloferne:
«Comandi il mio signore che lascino uscire la tua serva per la preghiera».
[7]Oloferne comandò alla guardia del corpo di non impedirla. Rimase così al
campo tre giorni: usciva di notte nella valle sotto Betulia e si lavava nella
zona dell'accampamento alla sorgente d'acqua. [8]Risalita dal lavacro,
pregava il Signore Dio di Israele di dirigere la sua impresa volta a
ristabilire i figli del suo popolo. [9]Rientrando purificata, rimaneva nella
sua tenda, finché, verso sera, non le si apprestava il cibo. Giuditta al
banchetto di Oloferne [10]Ed ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare
un rinfresco riservato ai suoi servi, senza invitare a mensa alcuno dei suoi
ufficiali, [11]e disse a Bagoa, il funzionario incaricato di tutte le sue
cose: «Và e invita quella donna ebrea che è presso di te a venire con noi,
per mangiare e bere assieme a noi, [12]poiché è cosa disonorevole alla nostra
reputazione se lasceremo andare una donna simile senza godere della sua
compagnia; se non sapremo conquistarla, si farà beffe di noi». [13]Bagoa,
uscito dalla presenza di Oloferne, andò da lei e disse: «Non abbia difficoltà
questa bella ragazza a venire presso il mio signore, per essere onorata alla
sua presenza e bere con noi il vino in giocondità e divenire oggi come una
delle donne assire, che stanno nel palazzo di Nabucodònosor». [14]Giuditta
rispose a lui: «E chi sono io per osare contraddire il mio signore? Quanto
sarà gradito ai suoi occhi, mi affretterò a compierlo e sarà per me motivo
di gioia fino al giorno della mia morte». [15]Subito si alzò e si adornò
delle vesti e d'ogni altro ornamento muliebre; la sua ancella l'aveva
preceduta e aveva steso a terra per lei davanti ad Oloferne le pellicce che
aveva ricevuto da Bagoa per suo uso quotidiano, per adagiarvisi sopra e
prendere cibo. [16]Giuditta entrò e si adagiò. Il cuore di Oloferne rimase
estasiato e si agitò il suo spirito, aumentando molto nel suo cuore la
passione per lei; gia da quando l'aveva vista, cercava l'occasione di
sedurla. [17]Le disse pertanto Oloferne: «Bevi e datti alla gioia con noi».
[18]Giuditta rispose: «Sì, berrò, signore, perché oggi sento dilatarsi la
vita in me, più che tutti i giorni che ho vissuto». [19]Incominciò quindi a
mangiare e a bere davanti a lui ciò che le aveva preparato l'ancella.
[20]Oloferne si deliziò della presenza di lei e bevve abbondantemente tanto
vino quanto non ne aveva mai bevuto solo in un giorno da quando era al
mondo. Giuditta - Capitolo 13 [1]Quando si fece buio, i suoi servi si
affrettarono a ritirarsi. Bagoa chiuse dal di fuori la tenda e allontanò le
guardie dalla vista del suo signore e ognuno andò al proprio giaciglio; in
realtà erano tutti fiaccati, perché il bere era stato eccessivo. [2]Rimase
solo Giuditta nella tenda e Oloferne buttato sul divano, ubriaco fradicio.
[3]Allora Giuditta ordinò all'ancella di stare fuori della sua tenda e di
aspettare che uscisse, come aveva fatto ogni giorno; aveva detto infatti che
sarebbe uscita per la sua preghiera e anche con Bagoa aveva parlato in questo
senso. [4]Si erano allontanati tutti dalla loro presenza e nessuno, piccolo o
grande, era rimasto nella parte più interna della tenda; Giuditta, fermatasi
presso il divano di lui, disse in cuor suo: «Signore, Dio d'ogni potenza,
guarda propizio in quest'ora all'opera delle mie mani per l'esaltazione
di Gerusalemme. [5]E' venuto il momento di pensare alla tua eredità e di
far riuscire il mio piano per la rovina dei nemici che sono insorti contro
di noi». [6]Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo
di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; [7]poi, accostatasi al
letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: «Dammi forza, Signore
Dio d'Israele, in questo momento». [8]E con tutta la forza di cui era capace
lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa. [9]Indi ne fece rotolare
il corpo giù dal giaciglio e strappò via le cortine dai sostegni. Poco
dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne alla sua ancella, [10]la quale la
mise nella bisaccia dei viveri e uscirono tutt'e due, secondo il loro uso,
per la preghiera; attraversarono il campo, fecero un giro nella valle, poi
salirono sul monte verso Betulia e giunsero alle porte della
città. Giuditta porta a Betulia la testa di Oloferne [11]Giuditta gridò di
lontano al corpo di guardia delle porte: «Aprite, aprite subito la porta: è
con noi Dio, il nostro Dio, per esercitare ancora la sua forza in Israele e
la sua potenza contro i nemici, come ha dimostrato oggi». [12]Non appena gli
uomini della sua città sentirono la sua voce, corsero giù in fretta alla
porta della città e chiamarono gli anziani. [13]Corsero tutti, piccoli e
grandi, perché non s'aspettavano il suo arrivo; aprirono dunque la porta, le
accolsero dentro e, acceso il fuoco per far chiaro, si fecero loro attorno.
[14]Giuditta disse loro a gran voce: «Lodate Dio, lodatelo; lodate Dio,
perché non ha distolto la sua misericordia dalla casa d'Israele, ma ha
colpito i nostri nemici in questa notte per mano mia». [15]Estrasse allora la
testa dalla bisaccia e la mise in mostra dicendo loro: «Ecco la testa di
Oloferne, comandante supremo dell'esercito assiro; ecco le cortine sotto le
quali giaceva ubriaco; Dio l'ha colpito per mano di donna. [16]Viva dunque il
Signore, che mi ha protetto nella mia impresa, perché costui si è lasciato
ingannare dal mio volto a sua rovina, ma non ha potuto compiere alcun male
con me a mia contaminazione e vergogna». [17]Tutto il popolo era oltremodo
fuori di sé e tutti si chinarono ad adorare Dio, esclamando in coro:
«Benedetto sei tu, nostro Dio, che hai annientato in questo giorno i nemici
del tuo popolo». [18]Ozia a sua volta le disse: «Benedetta sei tu, figlia,
davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e
benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidato a
troncare la testa del capo dei nostri nemici. [19]Davvero il coraggio che hai
avuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno sempre la potenza di
Dio. [20]Dio faccia riuscire questa impresa a tua perenne esaltazione,
ricolmandoti di beni, in riconoscimento della prontezza con cui hai esposto
la vita di fronte all'umiliazione della nostra stirpe, e hai sollevato il
nostro abbattimento, comportandoti rettamente davanti al nostro Dio». E tutto
il popolo esclamò: «Amen! Amen!». Giuditta - Capitolo 14 V. LA
VITTORIA Gli ebrei assalgono l'accampamento assiro [1]Giuditta rispose
loro: «Ascoltatemi bene, fratelli: prendete questa testa e appendetela sugli
spalti delle vostre mura. [2]Attendete poi che sia apparsa la luce del
mattino e sia sorto il sole sulla terra: allora, ognuno prenda l'armatura da
guerra e ogni uomo valido esca dalla città. Quindi, date inizio all'azione
contro di loro come se voleste scendere al piano contro le prime difese degli
Assiri, ma in realtà non scenderete. [3]Quelli prenderanno le loro armi e
correranno entro il loro accampamento a svegliare i capi dell'esercito
assiro. Poi si raduneranno insieme davanti alla tenda di Oloferne, ma non lo
troveranno e così si lasceranno prendere dal terrore e fuggiranno davanti a
voi. [4]Allora inseguiteli voi e quanti abitano l'intero territorio d'Israele
e abbatteteli nella loro fuga. [5]Ma, prima di far questo, chiamatemi Achior
l'Ammonita, perché venga a vedere e riconoscere colui che ha disprezzato la
casa d'Israele e che l'ha inviato qui tra noi come per votarlo alla morte».
[6]Chiamarono subito Achior dalla casa di Ozia ed egli appena giunse e vide
la testa di Oloferne in mano ad un uomo in mezzo al popolo radunato, cadde a
terra e rimase senza fiato. [7]Quando l'ebbero sollevato, si gettò ai piedi
di Giuditta pieno di riverenza per la sua persona e disse: «Benedetta sei tu
in tutto l'accampamento di Giuda e in mezzo a tutti i popoli: quanti udranno
il tuo nome si sentiranno scossi. [8]Ma ora raccontami quanto hai fatto in
questi giorni». Giuditta gli narrò in mezzo al popolo quanto aveva compiuto
dal giorno in cui era partita fino al momento in cui parlava. [9]Quando finì
di parlare, il popolo scoppiò in alte grida di giubilo e riempì la città
di voci festose. [10]Allora Achior, vedendo quanto aveva fatto il Dio
di Israele, credette fermamente in Dio, si fece circoncidere e fu
aggregato definitivamente alla casa d'Israele. [11]Quando spuntò il
mattino, appesero la testa di Oloferne alle mura; poi ogni uomo prese le sue
armi e scesero lungo i sentieri del monte divisi in manipoli. [12]Appena li
videro, gli Assiri mandarono in cerca dei loro capi e questi corsero dagli
strateghi, dai chiliarchi e da tutti i loro ufficiali. [13]Poi si radunarono
davanti alla tenda di Oloferne e dissero al suo attendente: «Sveglia il
nostro signore, perché quegli schiavi hanno osato scendere per darci
battaglia, a loro estrema rovina». [14]Bagoa entrò e bussò alle cortine della
tenda, poiché pensava che egli dormisse con Giuditta. [15]Ma siccome nessuno
rispondeva, aprì ed entrò nella parte più interna della tenda e lo trovò
cadavere, steso a terra vicino all'ingresso, con la testa tagliata via dal
tronco. [16]Allora diede in alte grida di dolore e di lamento, urlando con
tutte le forze e stracciandosi le vesti. [17]Poi si precipitò nella tenda
dove era alloggiata Giuditta e non ve la trovò. Allora corse fuori davanti al
popolo e gridò: [18]«Gli schiavi ci hanno traditi! Una sola donna ebrea ha
gettato la vergogna sulla casa del re Nabucodònosor! Oloferne eccolo a terra
e la testa non è più sul suo busto». [19]I comandanti dell'esercito assiro,
appena udirono questo annunzio, si stracciarono i mantelli e rimasero
terribilmente sconvolti nel loro animo; risuonarono entro l'accampamento
altissime le loro grida e gli urli di dolore. Giuditta - Capitolo
15 [1]Tutti gli altri che erano nelle tende, appena seppero
dell'accaduto, restarono allibiti [2]e furono presi dal panico e nessuno
volle più restare vicino al compagno, ma tutti si sparsero in fuga in ogni
senso nella pianura e su per i monti. [3]Anche quelli accampati sulle
montagne intorno a Betulia si diedero alla fuga. A questo punto gli
Israeliti, cioè quanti tra di loro erano atti alle armi, si buttarono su di
essi. [4]Ozia mandò subito a Betomastaim, a Bebai, a Cobai, a Cola e in tutti
i territori d'Israele messaggeri ad annunziare l'accaduto e a invitare tutti
a gettarsi sui nemici e annientarli. [5]Appena gli Israeliti udirono ciò,
tutti compatti piombarono su di loro e li fecero a pezzi arrivando fino a
Coba. Scesero in campo anche quelli di Gerusalemme e di tutta la zona
montuosa, perché anche a loro avevano riferito i casi successi
nell'accampamento dei loro nemici. Quelli che abitavano in Gàlaad e nella
Galilea li colpirono terribilmente aggirandoli, arrivando fino a Damasco e al
suo territorio. [6]I cittadini rimasti in Betulia si gettarono sul campo
degli Assiri, si impadronirono delle loro spoglie e ne trassero ingente
ricchezza. [7]Gli Israeliti tornati dalla strage si impadronirono del resto e
le borgate e i villaggi del monte e del piano vennero in possesso di grande
bottino, poiché ve n'era in grandissima
quantità. Ringraziamento [8]Allora il sommo sacerdote Ioakìm, e il
consiglio degli anziani degli Israeliti, che abitavano in Gerusalemme,
vennero a vedere i benefici che il Signore aveva operato per Israele e
inoltre per vedere Giuditta e porgerle il loro omaggio. [9]Appena furono
entrati in casa sua, tutti insieme le rivolsero parole di benedizione ed
esclamarono al suo indirizzo: «Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico
vanto d'Israele, tu splendido onore della nostra gente. [10]Tutto questo hai
compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio
si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall'onnipotente Signore». Tutto il
popolo soggiunse: «Amen!». [11]Tutto il popolo continuò per trenta giorni a
saccheggiare l'accampamento. A Giuditta diedero la tenda di Oloferne, tutte
le argenterie, i divani, i vasi e tutti gli arredi: essa prese tutto
in consegna e cominciò a caricarlo sulla sua mula, poi aggiogiò i suoi carri
e vi accumulò sopra la roba. [12]Intanto si radunarono tutte le
donne d'Israele per vederla e la colmavano di elogi e composero tra loro una
danza in suo onore. Essa prese in mano dei tirsi e li distribuì alle donne
che erano con lei. [13]Insieme con esse si incoronò di fronde di
ulivo: precedette tutto il popolo, guidando la danza di tutte le donne,
mentre ogni Israelita seguiva in armi portando corone; risuonavano inni sulle
loro labbra. [14]Allora Giuditta intonò questo canto di riconoscenza in
mezzo a tutto Israele e tutto il popolo accompagnava a gran voce questa
lode. Giuditta - Capitolo 16 [1]Giuditta disse: «Lodate il mio Dio con
i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l'accordo del
salmo e della lode; esaltate e invocate il suo nome. [2]Poiché il Signore
è il Dio che stronca le guerre; egli mi ha riportata nel suo
accampamento in mezzo al suo popolo, mi ha salvata dalle mani dei miei
persecutori. [3]Calò Assur dai monti, giù da settentrione, calò con le
torme dei suoi armati, il suo numero ostruì i torrenti, i suoi cavalli
coprirono i colli. [4]Affermò di bruciare il mio paese, di stroncare i
miei giovani con la spada, di schiacciare al suolo i miei lattanti, di
prender come preda i miei fanciulli, di rapire le mie vergini. [5]Il
Signore onnipotente li ha rintuzzati per mano di donna! [6]Poiché non
cadde il loro capo contro giovani forti, né figli di titani lo
percossero, né alti giganti l'oppressero, ma Giuditta figlia di
Merari, con la bellezza del suo volto lo fiaccò. [7]Essa depose la veste
di vedova per sollievo degli afflitti in Israele, si unse con aroma il
volto, [8]cinse del diadema i capelli, indossò una veste di lino per
sedurlo. [9]I suoi sandali rapirono i suoi occhi la sua bellezza avvinse
il suo cuore e la scimitarra gli troncò il collo. [10]I Persiani
rabbrividirono per il suo coraggio, per la sua forza raccapricciarono i
Medi. [11]Allora i miei poveri alzarono il grido di guerra e quelli si
spaventarono; i miei deboli alzarono il grido e quelli furono
sconvolti; gettarono alte grida e quelli volsero in fuga. [12]Come figli
di donnicciuole li trafissero, li trapassarono come disertori, perirono
sotto le schiere del mio Signore. [13]Innalzerò al mio Dio un canto
nuovo: Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e
invincibile. [14]Ti sia sottomessa ogni tua creatura: perché tu dicesti e
tutte le cose furon fatte; mandasti il tuo spirito e furono costruite e
nessuno può resistere alla tua voce. [15]I monti sulle loro basi insieme con
le acque sussulteranno, davanti a te le rocce si struggeranno come
cera; ma a coloro che ti temono tu sarai sempre propizio. [16]Poca cosa
è per te ogni sacrificio in soave odore, non basta quanto è pingue per
farti un olocausto; ma chi teme il Signore è sempre grande. [17]Guai alle
genti che insorgono contro il mio popolo: il Signore onnipotente li punirà
nel giorno del giudizio, immettendo fuoco e vermi nelle loro carni, e
piangeranno nel tormento per sempre». [18]Quando giunsero a Gerusalemme si
prostrarono ad adorare Dio e, appena il popolo fu purificato, offrirono i
loro olocausti e le offerte spontanee e i doni. [19]Giuditta dedicò tutti gli
oggetti di Oloferne, che il popolo le aveva dati, e anche la cortina che
aveva presa direttamente dal letto di lui, come offerta consacrata a Dio.
[20]Il popolo continuò a far festa in Gerusalemme vicino al tempio per tre
mesi e Giuditta rimase con loro. Vecchiaia e morte di Giuditta [21]Dopo
quei giorni, ognuno tornò nella propria sede ereditaria; Giuditta tornò a
Betulia e dimorò nella sua proprietà e divenne famosa in tutta la terra
durante la sua vita. [22]Molti ne erano anche invaghiti, ma nessun uomo potè
avvicinarla per tutti i giorni della sua vita da quando suo marito Manàsse
morì e fu riunito al suo popolo. [23]Essa andò molto avanti negli anni
protraendo la vecchiaia nella casa del marito fino a centocinque anni: alla
sua ancella preferita aveva concesso la libertà. Morì in Betulia e
la seppellirono nella grotta sepolcrale del marito Manàsse [24]e la
casa d'Israele la pianse sette giorni. Prima di morire aveva diviso i suoi
beni tra i parenti più stretti di Manàsse suo marito e tra i parenti più
stretti della sua famiglia. [25]Né vi fu più nessuno che incutesse timore
agli Israeliti finché visse Giuditta e per un lungo periodo dopo la sua
morte. Ester - Capitolo 1 PRELIMINARI Sogno di Mardocheo [1a]Nel
secondo anno del regno del gran re Assuero, il giorno primo di Nisan,
Mardocheo figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di Kis, della tribù di
Beniamino ebbe un sogno. [1b]Era un Giudeo che abitava nella città di Susa,
uomo grande, che prestava servizio alla corte del re [1c]e proveniva dal
gruppo degli esuli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato
da Gerusalemme con Ieconìa re della Giudea. [1d]Questo era il suo sogno:
ecco grida e tumulto, tuoni e terremoto, agitazione sulla terra. [1e]Ecco
due enormi draghi avanzarono, pronti tutti e due alla lotta, e risuonò
potente il loro sibilo. [1f]Al loro sibilo ogni nazione si preparò alla
guerra, per combattere contro il popolo dei giusti. [1g]Ecco un giorno di
tenebre e di caligine, di tribolazione e angustia, di malessere e grande
agitazione sulla terra. [1h]Tutta la nazione dei giusti fu agitata: essi
temevano la propria rovina, si prepararono a perire e gridarono a Dio.[1i]Ma
dal loro grido sorse, come da una piccola fonte, un grande fiume, acque
copiose. [1k]Spuntò la luce e il sole: gli umili furono esaltati e divorarono
i superbi. [1l]Mardocheo allora si svegliò: aveva visto questo sogno e che
cosa Dio aveva deciso di fare; continuava a ripensarvi entro il suo cuore e
cercava di comprenderlo, in ogni suo particolare, fino a notte. Complotto
contro il re [1m]Mardocheo alloggiava alla corte con Bigtàn e Tères, i due
eunuchi del re che custodivano la corte, [1n]quando udì i loro ragionamenti
e, indagando sui loro disegni, venne a sapere che quelli si preparavano a
mettere le mani sul re Assuero. Allora ne avvertì il re. [1o]Il re sottopose
i due eunuchi a un interrogatorio: essi confessarono e furono tolti di mezzo.
[1p]Poi il re fece scrivere queste cose nelle cronache e anche Mardocheo le
mise in iscritto. [1q]Il re costituì Mardocheo funzionario della corte e gli
fece regali in compenso di queste cose. [1r]Ma vi era anche Amàn figlio
di Hammedàta, l'Agaghita, che era potente davanti al re e cercò il modo di
far del male a Mardocheo e al suo popolo per l'affare dei due eunuchi del
re. I. ASSUERO E VASTI Banchetto di Assuero [1]Al tempo di Assuero, di
quell'Assuero che regnava dall'India fino all'Etiopia sopra centoventisette
province, [2]in quel tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del
suo regno nella cittadella di Susa, [3]l'anno terzo del suo regno fece un
banchetto a tutti i suoi principi e ai suoi ministri. I capi dell'esercito di
Persia e di Media, i nobili e i governatori delle province furono riuniti
alla sua presenza. [4]Dopo aver così mostrato loro le ricchezze e la gloria
del suo regno e il fasto magnifico della sua grandezza per molti giorni, per
centottanta giorni, [5]passati questi giorni il re fece un altro banchetto di
sette giorni, nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che
si trovava nella cittadella di Susa, dal più grande al più piccolo. [6]Vi
erano cortine di lino fine e di porpora viola, sospese con cordoni di bisso e
di porpora rossa ad anelli d'argento e a colonne di marmo bianco; divani
d'oro e d'argento sopra un pavimento di marmo verde, bianco e di madreperla e
di pietre a colori. [7]Si porgeva da bere in vasi d'oro di forme svariate e
il vino del re era abbondante, grazie alla liberalità del re. [8]Era
dato l'ordine di non forzare alcuno a bere, poiché il re aveva prescritto a
tutti i maggiordomi che lasciassero fare a ciascuno secondo la propria
volontà. Il caso Vasti [9]Anche la regina Vasti offrì un banchetto alle
donne nella reggia del re Assuero. [10]Il settimo giorno, il re che aveva
il cuore allegro per il vino, ordinò a Meumàn, a Bizzetà, a Carbonà, a Bigtà,
ad Abagtà, a Zetàr e a Carcàs, i sette eunuchi che servivano alla presenza
del re Assuero, [11]che conducessero davanti a lui la regina Vasti con la
corona reale, per mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti
era di aspetto avvenente. [12]Ma la regina Vasti rifiutò di venire, contro
l'ordine che il re aveva dato per mezzo degli eunuchi; il re ne fu assai
irritato e la collera si accese dentro di lui. [13]Allora il re interrogò i
sapienti, conoscitori dei tempi. - Poiché gli affari del re si trattavano
così, alla presenza di quanti conoscevano la legge e il diritto, [14]e i più
vicini a lui erano Carsenà, Setàr, Admàta, Tarsìs, Mères, Marsenà e Memucàn,
sette capi della Persia e della Media che erano suoi consiglieri e sedevano
ai primi posti nel regno. - [15]Domandò dunque: «Secondo la legge, che cosa
si deve fare alla regina Vasti che non ha eseguito l'ordine datole dal re
Assuero per mezzo degli eunuchi?». [16]Memucàn rispose alla presenza del re e
dei principi: «La regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche
verso tutti i capi e tutti i popoli che sono nelle province del re
Assuero. [17]Perché quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne
e le indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re Assuero
aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la regina Vasti ed essa
non vi è andata. [18]Da ora innanzi le principesse di Persia e di Media
che sapranno il fatto della regina ne parleranno a tutti i principi del re e
ne verranno insolenze e irritazioni all'eccesso. [19]Se così sembra bene al
re, venga da lui emanato un editto reale da scriversi fra le leggi di Persia
e di Media, sicché diventi irrevocabile, per il quale Vasti non potrà
più comparire alla presenza del re Assuero e il re conferisca la dignità
di regina ad un'altra migliore di lei. [20]Quando l'editto emanato dal re
sarà conosciuto nell'intero suo regno per quanto è vasto, tutte le
donne renderanno onore ai loro mariti dal più grande al più piccolo». [21]La
cosa parve buona al re e ai principi. Il re fece come aveva detto
Memucàn: [22]mandò lettere a tutte le province del regno, a ogni provincia
secondo il suo modo di scrivere e ad ogni popolo secondo la sua lingua;
perché ogni marito fosse padrone in casa sua e potesse parlare a suo
arbitrio. Ester - Capitolo 2 II. MARDOCHEO ED ESTER Ester diventa
regina [1]Dopo queste cose, quando la collera del re si fu calmata, egli si
ricordò di Vasti, di ciò che essa aveva fatto e di quanto era stato deciso a
suo riguardo. [2]Allora quelli che stavano al servizio del re dissero:
«Si cerchino per il re fanciulle vergini e d'aspetto avvenente; [3]stabilisca
il re in tutte le province del suo regno commissari, i quali radunino tutte
le fanciulle vergini e belle nella reggia di Susa, nella casa delle
donne, sotto la sorveglianza di Egài, eunuco del re e guardiano delle donne,
che darà loro quanto è necessario per abbigliarsi; [4]la fanciulla che
piacerà al re diventerà regina al posto di Vasti». La cosa piacque al re e
così si fece. [5]Ora nella cittadella di Susa c'era un Giudeo chiamato
Mardocheo, figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di un Beniaminita, [6]che
era stato deportato da Gerusalemme fra quelli condotti in esilio con Ieconìa
re di Giuda da Nabucodònosor re di Babilonia. [7]Egli aveva allevato Hadàssa,
cioè Ester, figlia di un suo zio, perché essa era orfana di padre e di madre.
La fanciulla era di bella presenza e di aspetto avvenente; alla morte del
padre e della madre, Mardocheo l'aveva presa come propria figlia.
[8]Quando l'ordine del re e il suo editto furono divulgati e un gran numero
di fanciulle venivano radunate nella cittadella di Susa sotto la
sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa e condotta nella reggia, sotto la
sorveglianza di Egài, guardiano delle donne. [9]La fanciulla piacque a Egài
ed entrò nelle buone grazie di lui; egli si preoccupò di darle il necessario
per l'abbigliamento e il vitto; le diede sette ancelle scelte nella reggia
e assegnò a lei e alle sue ancelle l'appartamento migliore nella casa
delle donne. [10]Ester non aveva detto nulla né del suo popolo né della
sua famiglia, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne.
[11]Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa delle
donne per sapere se Ester stava bene e che cosa succedeva di lei. [12]Quando
veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero alla fine dei
dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, sei mesi per
profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati
dalle donne, [13]la fanciulla andava dal re e poteva portare con sé dalla
casa delle donne alla reggia quanto chiedeva. [14]Vi andava la sera e la
mattina seguente passava nella seconda casa delle donne, sotto la
sorveglianza di Saasgàz, eunuco del re e guardiano delle concubine. Poi non
tornava più dal re a meno che il re la desiderasse ed essa fosse richiamata
per nome. [15]Quando arrivò per Ester figlia di Abicàil, zio di Mardocheo,
che l'aveva adottata per figlia, il turno di andare dal re, essa non domandò
se non quello che le fu indicato da Egài, eunuco del re e guardiano delle
donne. Ester attirava la simpatia di quanti la vedevano. [16]Ester fu
dunque condotta presso il re Assuero nella reggia il decimo mese, cioè il
mese di Tebèt, il settimo anno del suo regno. [17]Il re amò Ester più di
tutte le altre donne ed essa trovò grazia e favore agli occhi di lui più di
tutte le altre vergini. Egli le pose in testa la corona regale e la fece
regina al posto di Vasti. [18]Poi il re fece un gran banchetto a tutti i
principi e ai ministri, che fu il banchetto di Ester; concesse un giorno di
riposo alle province e fece doni con munificenza regale. Mardocheo e
Aman [19]Ora la seconda volta che si radunavano le fanciulle, Mardocheo
aveva stanza alla porta del re. [20]Ester, secondo l'ordine che Mardocheo le
aveva dato, non aveva detto nulla né della sua famiglia né del suo popolo
poiché essa faceva quello che Mardocheo le diceva, come quando era sotto la
sua tutela. [21]In quei giorni, quando Mardocheo aveva stanza alla porta del
re, Bigtàn e Tères, due eunuchi del re e tra i custodi della soglia,
irritati contro il re Assuero, cercarono il modo di mettere le mani sulla
persona del re. [22]La cosa fu risaputa da Mardocheo, che avvertì la regina
Ester ed Ester ne parlò al re in nome di Mardocheo. [23]Fatta investigazione
e scoperto il fatto, i due eunuchi furono impiccati a un palo. E la cosa
fu registrata nel libro delle cronache, alla presenza del re. Ester -
Capitolo 3 [1]In seguito, il re Assuero promosse Amàn figlio di Hammedàta,
l'Agaghita, alla più alta dignità e pose il suo seggio al di sopra di quelli
di tutti i prìncipi che erano con lui. [2]Tutti i ministri del re, che
stavano alla porta del re, piegavano il ginocchio e si prostravano davanti ad
Amàn, perché così aveva ordinato il re a suo riguardo. Ma Mardocheo non
piegava il ginocchio né si prostrava. [3]I ministri del re che stavano alla
porta del re dissero a Mardocheo: «Perché trasgredisci l'ordine del re?».
[4]Ma, sebbene glielo ripetessero tutti i giorni, egli non dava loro
ascolto. Allora quelli riferirono la cosa ad Amàn, per vedere se Mardocheo
avrebbe insistito nel suo atteggiamento, perché aveva detto loro che era un
Giudeo. [5]Amàn vide che Mardocheo non s'inginocchiava né si prostrava
davanti a lui e ne fu pieno d'ira; [6]ma disdegnò di metter le mani addosso
soltanto a Mardocheo, poiché gli avevano detto a quale popolo Mardocheo
apparteneva. Egli si propose di distruggere il popolo di Mardocheo, tutti i
Giudei che si trovavano in tutto il regno d'Assuero. III. I GIUDEI
MINACCIATI Decreto di sterminio dei Giudei [7]Il primo mese, cioè il mese
di Nisan, il decimosecondo anno del re Assuero, si gettò il pur, cioè la
sorte, alla presenza di Amàn, per la scelta del giorno e del mese. La sorte
cadde sul tredici del decimosecondo mese, chiamato Adàr. [8]Allora Amàn disse
al re Assuero: «Vi è un popolo segregato e anche disseminato fra i popoli di
tutte le province del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle di ogni
altro popolo e che non osserva le leggi del re; non conviene quindi che il re
lo tolleri. [9]Se così piace al re, si ordini che esso sia distrutto; io farò
passare diecimila talenti d'argento in mano agli amministratori del re,
perché siano versati nel tesoro reale». [10]Allora il re si tolse l'anello di
mano e lo diede ad Amàn, l'Agaghita, figlio di Hammedàta e nemico dei Giudei.
[11]Il re disse ad Amàn: «Il denaro sia per te: al popolo fà pure quello che
ti sembra bene». [12]Il tredici del primo mese furono chiamati i segretari
del re e fu scritto, seguendo in tutto gli ordini di Amàn, ai satrapi del re
e ai governatori di ogni provincia secondo il loro modo di scrivere e ad
ogni popolo nella sua lingua. Lo scritto fu redatto in nome del re Assuero
e sigillato con il sigillo reale. [13]Questi documenti scritti furono
spediti per mezzo di corrieri in tutte le province del re, perché si
distruggessero, si uccidessero, si sterminassero tutti i Giudei, giovani e
vecchi, bambini e donne, in un medesimo giorno, il tredici del decimosecondo
mese, cioè il mese di Adàr, e si saccheggiassero i loro beni. [13a]Questa
è la copia della lettera: «Il grande re Assuero ai governatori delle
centoventisette province dall'India all'Etiopia e ai capidistretto loro
subordinati scrive quanto segue: [13b]Essendo io alla testa di molte
nazioni e avendo l'impero di tutto il mondo, non esaltato dall'orgoglio del
potere, ma governando sempre con moderazione e con dolcezza, ho deciso di
rendere sempre indisturbata la vita dei sudditi, di assicurare un regno
tranquillo e sicuro fino alle frontiere e di far rifiorire la pace sospirata
da tutti gli uomini. [13c]Avendo io chiesto ai miei consiglieri come tutto
questo possa essere attuato, Amàn, distinto presso di noi per prudenza,
segnalato per inalterata devozione e sicura fedeltà ed elevato alla seconda
dignità del regno, [13d]ci ha avvertiti che in mezzo a tutte le stirpi che vi
sono nel mondo si è mescolato un popolo ostile, diverso nelle sue leggi da
ogni altra nazione, che trascura sempre i decreti del re, così da impedire
l'assetto dell'impero da noi irreprensibilmente diretto. [13e]Considerando
dunque che questa nazione è l'unica ad essere in continuo contrasto con ogni
essere umano, differenziandosi per uno strano tenore di leggi, e che,
malintenzionata contro i nostri interessi, compie le peggiori malvagità e
riesce di ostacolo alla stabilità del regno, [13f]abbiamo ordinato che le
persone a voi segnalate nei rapporti scritti da Amàn, incaricato dei nostri
interessi e per noi un secondo padre, tutte, con le mogli e i figli, siano
radicalmente sterminate per mezzo della spada dei loro avversari, senz'alcuna
pietà né perdono, il quattordici del decimosecondo mese, cioè Adàr;
[13g]perché questi nostri oppositori di ieri e di oggi, precipitando
violentemente negli inferi in un sol giorno, ci assicurino per l'avvenire un
governo completamente stabile e indisturbato». [14]Una copia dell'editto, che
doveva essere promulgato in ogni provincia, fu resa nota a tutti i popoli,
perché si tenessero pronti per quel giorno. [15]I corrieri partirono in tutta
fretta per ordine del re e il decreto fu promulgato subito nella cittadella
di Susa. Mentre il re e Amàn stavano a gozzovigliare, la città di Susa era
costernata. Ester - Capitolo 4 Mardocheo ed Ester vogliono scongiurare il
pericolo [1]Quando Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le
vesti, si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando
alte e amare grida; [2]venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che
fosse coperto di sacco era permesso di entrare per la porta del re. [3]In
ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo editto, ci fu
gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a molti servirono
di letto il sacco e la cenere. [4]Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi
vennero a riferire la cosa e la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti
a Mardocheo, perché se le mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma
egli non le accettò. [5]Allora Ester chiamò Atàch, uno degli eunuchi che il
re aveva messo al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo
per domandare che cosa era avvenuto e perché si comportava così. [6]Atàch
si recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla porta del
re. [7]Mardocheo gli narrò quanto gli era accaduto e gli indicò la somma
di denaro che Amàn aveva promesso di versare al tesoro reale per
far distruggere i Giudei; [8]gli diede anche una copia dell'editto promulgato
a Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse
di tutto e le ordinasse di presentarsi al re per domandargli grazia e
per intercedere in favore del suo popolo. [8a]«Ricordati - le fece dire -
dei giorni della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché Amàn,
il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di noi per farci mettere
a morte. Invoca il Signore, parla al re in nostro favore e liberaci
dalla morte!». [9]Atàch ritornò da Ester e le riferì le parole di
Mardocheo. [10]Ester ordinò ad Atàch di riferire a Mardocheo: [11]«Tutti i
ministri del re e il popolo delle sue province sanno che se qualcuno, uomo o
donna, entra dal re nell'atrio interno, senza essere stato chiamato, in forza
di una legge uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re
non stenda verso di lui il suo scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la
vita. Quanto a me, sono gia trenta giorni che non sono stata chiamata per
andare dal re». [12]Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo [13]e
Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: «Non pensare di salvare solo te
stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia. [14]Perché
se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da
un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che
tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una circostanza
come questa?». [15]Allora Ester fece rispondere a Mardocheo: [16]«Và,
raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa: digiunate per me, state senza
mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno; anch'io con le
ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia
contro la legge e, se dovrò perire, perirò!». [17]Mardocheo se ne andò e fece
quanto Ester gli aveva ordinato. Preghiera di Mardocheo [17a]Poi pregò
il Signore, ricordando tutte le sue gesta, e disse: [17b]«Signore, Signore
re, sovrano dell'universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e
nessuno può opporsi a te nella tua volontà di salvare Israele. [17c]Tu hai
fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il
firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può resistere a te,
Signore. [17d]Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non
per superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non prostrarmi davanti
al superbo Amàn, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi per
la salvezza d'Israele. [17e]Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un
uomo al di sopra della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno
se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per
superbia. [17f]Ora, Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo!
Perché mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la tua
eredità dai tempi antichi. [17g]Non trascurare la porzione che per te
stesso hai liberato dal paese d'Egitto. [17h]Ascolta la mia preghiera e sii
propizio alla tua eredità; cambia il nostro lutto in gioia, perché vivi
possiamo cantare inni al tuo nome, Signore, e non lasciare scomparire la
bocca di quelli che ti lodano». [17i]Tutti gli Israeliti gridavano con tutta
la forza, perché la morte stava davanti ai loro occhi. Preghiera di
Ester [17k]Anche la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa
da un'angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti
di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di
ceneri e di immondizie. Umiliò molto il suo corpo e con i capelli sconvolti
si muoveva dove prima era abituata agli ornamenti festivi. Poi supplicò
il Signore e disse: [17l]«Mio Signore, nostro re, tu sei l'unico! Vieni
in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un
grande pericolo mi sovrasta. [17m]Io ho sentito fin dalla mia nascita, in
seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le
nazioni e i nostri padri da tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e
hai fatto loro secondo quanto avevi promesso. [17n]Ora abbiamo peccato contro
di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria
ai loro dei. Tu sei giusto, Signore! [17o]Ma ora non si sono accontentati
dell'amarezza della nostra schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani
dei loro idoli, giurando di abolire l'oracolo della tua bocca, di sterminare
la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la
gloria del tuo tempio e il tuo altare, [17p]di aprire invece la bocca delle
nazioni a lodare gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria
ammirazione per un re di carne. [17q]Non consegnare, Signore, il tuo scettro
a dei che neppure esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma
volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare
il primo dei nostri persecutori. [17r]Ricordati, Signore; manifèstati nel
giorno della nostra afflizione e a me dà coraggio, o re degli dei e signore
di ogni autorità. [17s]Metti nella mia bocca una parola ben misurata di
fronte al leone e volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte,
allo sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui. [17t]Quanto
a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non
ho altri che te, Signore! [17u]Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio
la gloria degli empi e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque
straniero. [17v]Tu sai che mi trovo nella necessità, che detesto l'emblema
della mia fastosa posizione che cinge il mio capo nei giorni in cui devo fare
comparsa; lo detesto come un panno immondo e non lo porto nei giorni in cui
mi tengo appartata. [17x]La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn né
ha onorato il banchetto del re né bevuto il vino delle libazioni. [17y]La
tua serva da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di
nulla, se non di te, Signore, Dio di Abramo. [17z]Dio, che su tutti
eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati e liberaci dalla mano dei
malvagi; libera me dalla mia angoscia!». Ester - Capitolo 5 Ester si
presenta al re [1]Il terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, ella si
tolse le vesti da schiava e si coprì di tutto il fasto del suo grado.
[1a]Divenuta così splendente di bellezza, dopo aver invocato il Dio che
veglia su tutti e li salva, prese con sé due ancelle. Su di una si appoggiava
con apparente mollezza, mentre l'altra la seguiva tenendo sollevato il
mantello di lei. [1b]Appariva rosea nello splendore della sua bellezza e il
suo viso era gioioso, come pervaso d'amore, ma il suo cuore era stretto dalla
paura. [1c]Attraversate una dopo l'altra tutte le porte, si trovò alla
presenza del re. Egli era seduto sul trono regale, vestito di tutti gli
ornamenti maestosi delle sue comparse, tutto splendente di oro e di pietre
preziose, e aveva un aspetto molto terribile. [1d]Alzò il viso splendente di
maestà e guardò in un accesso di collera. La regina si sentì svenire, mutò il
suo colore in pallore e poggiò la testa sull'ancella che l'accompagnava.
[1e]Ma Dio volse a dolcezza lo spirito del re ed egli, fattosi ansioso, balzò
dal trono, la prese fra le braccia, sostenendola finché non si fu ripresa,
e andava confortandola con parole rasserenanti, dicendole: [1f]«Che
c'è, Ester? Io sono tuo fratello; fatti coraggio, tu non devi morire. Il
nostro ordine riguarda solo la gente comune. Avvicinati!». [2]Alzato lo
scettro d'oro, lo posò sul collo di lei, la baciò e le disse: «Parlami!».
[2a]Gli disse: «Ti ho visto, signore, come un angelo di Dio e il mio cuore si
è agitato davanti alla tua gloria. Perché tu sei meraviglioso, signore, e
il tuo volto è pieno d'incanto». [2b]Ma mentre parlava, cadde svenuta; il
re s'impressionò e tutta la gente del suo seguito cercava di
rianimarla. [3]Allora il re le disse: «Che vuoi, Ester, qual è la tua
richiesta? Fosse pure metà del mio regno, l'avrai!». [4]Ester rispose: «Se
così piace al re, venga oggi il re con Amàn al banchetto che gli ho
preparato». [5]Il re disse: «Convocate subito Amàn, per far ciò che Ester ha
detto». Il re andò dunque con Amàn al banchetto che Ester aveva
preparato. [6]Il re disse a Ester, mentre si beveva il vino: «Qual è la tua
richiesta? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno,
sarà fatto!». [7]Ester rispose: «Ecco la mia richiesta e quel che desidero:
[8]se ho trovato grazia agli occhi del re e se piace al re di concedermi
quello che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il re con Amàn
anche domani al banchetto che io preparerò loro e io risponderò alla domanda
del re». [9]Amàn quel giorno uscì lieto e con il cuore contento, ma quando
vide alla porta del re Mardocheo che non si alzava né si muoveva per lui, fu
preso d'ira contro Mardocheo. [10]Tuttavia Amàn si trattenne, andò a casa e
mandò a chiamare i suoi amici e Zeres sua moglie. [11]Amàn parlò loro
della magnificenza delle sue ricchezze, del gran numero dei suoi figli, di
quanto il re aveva fatto per renderlo grande e come l'aveva innalzato sopra i
capi e i ministri del re. [12]Aggiunse: «Anche la regina Ester non ha
invitato con il re nessun altro se non me al banchetto che ha dato; anche per
domani sono invitato da lei con il re. [13]Ma tutto questo non mi basta, fin
quando io vedrò Mardocheo, il Giudeo, restar seduto alla porta del re».
[14]Allora sua moglie Zeres e tutti i suoi amici gli dissero: «Si prepari un
palo alto cinquanta cubiti e tu domani mattina dì al re che vi sia
impiccato Mardocheo; poi và pure contento al banchetto con il re». La cosa
piacque ad Amàn che fece preparare il palo. Ester - Capitolo 6 IV.
RIVINCITA DEI GIUDEI Smacco di Aman [1]Quella notte il re non poteva
prendere sonno. Allora ordinò che gli si portasse il libro delle memorie, le
cronache, e ne fu fatta la lettura alla presenza del re. [2]Vi si trovò
scritto che Mardocheo aveva denunciato Bigtàn e Tères, i due eunuchi del re
tra i custodi della soglia, i quali avevano cercato di porre le mani sulla
persona del re Assuero. [3]Allora il re chiese: «Che si è fatto per dare a
Mardocheo onore e grandezza in premio di questo?». I giovani che servivano il
re risposero: «Non s'è fatto nulla per lui». [4]Il re disse: «Chi c'è
nell'atrio?». Appunto Amàn era venuto nell'atrio esterno della reggia per
dire al re di impiccare Mardocheo al palo che egli aveva preparato per lui.
[5]I giovani servi del re gli risposero: «Ecco c'è Amàn nell'atrio». Il re
disse: «Entri!». [6]Amàn entrò e il re gli disse: «Che si deve fare a un uomo
che il re voglia onorare?». Amàn pensò: «Chi mai vorrebbe il re onorare, se
non me?». [7]Amàn rispose al re: «Per l'uomo che il re vuole onorare, [8]si
prenda la veste reale che suole indossare il re e il cavallo che suole
cavalcare il re e sulla sua testa sia posta una corona reale; [9]si consegni
la veste e il cavallo a uno dei principi più nobili del re; si rivesta di
quella veste l'uomo che il re vuole onorare, gli si faccia percorrere a
cavallo le vie della città e si gridi davanti a lui: Ciò avviene all'uomo che
il re vuole onorare». [10]Allora il re disse ad Amàn: «Presto, prendi la
veste e il cavallo, come hai detto, e fà così a Mardocheo il Giudeo che si
trova alla porta del re; non tralasciar nulla di quello che hai detto».
[11]Amàn prese la veste e il cavallo, rivestì della veste Mardocheo, gli fece
percorrere a cavallo le vie della città e gridava davanti a lui: «Ciò avviene
all'uomo che il re vuole onorare». [12]Poi Mardocheo tornò alla porta del re,
ma Amàn andò subito a casa, tutto aggrondato e con il capo velato. [13]Amàn
raccontò a sua moglie Zeres e a tutti i suoi amici quanto gli era accaduto. I
suoi consiglieri e sua moglie Zeres gli dissero: «Se Mardocheo, davanti al
quale tu hai cominciato a decadere, è della stirpe dei Giudei, tu non potrai
nulla contro di lui, anzi soccomberai del tutto davanti a lui». Aman al
banchetto di Ester [14]Essi stavano ancora parlando con lui, quando giunsero
gli eunuchi del re, i quali si affrettarono a condurre Amàn al banchetto che
Ester aveva preparato. Ester - Capitolo 7 [1]Il re e Amàn andarono
dunque al banchetto con la regina Ester. [2]Il re anche questo secondo giorno
disse a Ester, mentre si beveva il vino: «Qual è la tua richiesta, regina
Ester? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà
fatto!». [3]Allora la regina Ester rispose: «Se ho trovato grazia ai tuoi
occhi, o re, e se così piace al re, la mia richiesta è che mi sia concessa la
vita e il mio desiderio è che sia risparmiato il mio popolo. [4]Perché io e
il mio popolo siamo stati venduti per essere distrutti, uccisi, sterminati.
Ora, se fossimo stati venduti per diventare schiavi e schiave, avrei taciuto;
ma il nostro avversario non potrebbe riparare al danno fatto al re con la
nostra morte». [5]Subito il re Assuero disse alla regina Ester: «Chi è e
dov'è colui che ha pensato di fare una cosa simile?». [6]Ester rispose:
«L'avversario, il nemico, è quel malvagio di Amàn». Allora Amàn fu preso da
terrore alla presenza del re e della regina. [7]Il re incollerito si alzò dal
banchetto e uscì nel giardino della reggia, mentre Amàn rimase per chiedere
la grazia della vita alla regina Ester, perché vedeva bene che da parte del
re la sua rovina era decisa. [8]Poi tornò dal giardino della reggia nel luogo
del banchetto; intanto Amàn si era prostrato sul divano sul quale si trovava
Ester. Allora il re esclamò: «Vuole anche far violenza alla regina, davanti a
me, in casa mia?». Non appena questa parola fu uscita dalla bocca del re,
posero un velo sulla faccia di Amàn. [9]Carbonà, uno degli eunuchi, disse
alla presenza del re: «Ecco, è stato perfino rizzato in casa di Amàn un palo
alto cinquanta cubiti, che Amàn ha fatto preparare per Mardocheo, il quale
aveva parlato per il bene del re». Il re disse: «Impiccatevi lui!». [10]Così
Amàn fu impiccato al palo che aveva preparato per Mardocheo. E l'ira del re
si calmò. Ester - Capitolo 8 Il favore reale passa ai Giudei [1]In
quello stesso giorno il re Assuero diede alla regina Ester la casa di Amàn,
nemico dei Giudei. Mardocheo si presentò al re, al quale Ester
aveva dichiarato il rapporto di parentela che egli aveva con lei. [2]Il re
si tolse l'anello che aveva fatto ritirare ad Amàn e lo diede a
Mardocheo. Ester affidò a Mardocheo l'amministrazione della casa che era
stata di Amàn. [3]Poi Ester parlò di nuovo alla presenza del re, gli si gettò
ai piedi e lo supplicò con le lacrime agli occhi d'impedire gli effetti della
malvagità di Amàn l'Agaghita e l'attuazione dei piani che aveva preparato
contro i Giudei. [4]Allora il re stese lo scettro d'oro verso Ester; Ester si
alzò, rimase in piedi davanti al re [5]e disse: «Se così piace al re, se io
ho trovato grazia ai suoi occhi, se la cosa gli par giusta e se io gli
sono gradita, si scriva per revocare i documenti scritti, macchinazione di
Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, in cui si ordina di far perire i Giudei
che sono in tutte le province del re. [6]Perché come potrei io resistere
al vedere la sventura che colpirebbe il mio popolo? Come potrei resistere
al vedere la distruzione della mia stirpe?». [7]Allora il re Assuero disse
alla regina Ester e a Mardocheo, il Giudeo: «Ecco, ho dato a Ester la casa
di Amàn e questi è stato impiccato al palo, perché aveva voluto stendere
la mano sui Giudei. [8]Scrivete dunque come vi parrà meglio, nel nome del re,
e sigillate con l'anello reale, perché ciò che è scritto in nome del re
e sigillato con l'anello reale è irrevocabile». [9]Senza perdere tempo
il ventitrè del terzo mese, cioè il mese di Sivan, furono convocati i
segretari del re e fu scritto, seguendo in tutto l'ordine di Mardocheo, ai
Giudei, ai satrapi, ai governatori e ai capi delle centoventisette province,
dall'India all'Etiopia, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere, a
ogni popolo nella sua lingua e ai Giudei secondo il loro modo di scrivere e
nella loro lingua. [10]Fu dunque scritto in nome del re Assuero, si
sigillarono i documenti con l'anello reale e si mandarono per mezzo di
corrieri a cavallo, che cavalcavano corsieri reali, figli di cavalle di
razza. [11]Con questi scritti il re dava facoltà ai Giudei, in qualunque
città si trovassero, di radunarsi e di difendere la loro vita, di
distruggere, uccidere, sterminare, compresi i bambini e le donne, tutta la
gente armata, di qualunque popolo e di qualunque provincia, che li assalisse,
e di saccheggiare i loro beni; [12]e ciò in un medesimo giorno in tutte le
province del re Assuero: il tredici del decimosecondo mese, cioè il mese di
Adàr. Decreto di riabilitazione [12a]Quanto segue è la copia della lettera
relativa a queste cose: [12b]«Il grande re Assuero ai governatori delle
centoventisette satrapie dall'India all'Etiopia e a quelli che hanno a cuore
i nostri interessi, salute. [12c]Molti uomini, quanto più spesso vengono
onorati dalla più larga generosità dei benefattori, tanto più
s'inorgogliscono e non solo cercano di fare il male ai nostri sudditi, ma
incapaci di frenare la loro superbia, tramano insidie anche contro i loro
benefattori. [12d]Non solo cancellano la riconoscenza dal cuore degli uomini,
ma esaltati dallo strepito spavaldo di chi ignora il bene, si lusingano di
sfuggire a Dio, che tutto vede, e alla sua giustizia che odia il
male. [12e]Spesso poi accadde a molti costituiti in autorità che, per
aver affidato a certi amici la responsabilità degli affari pubblici e per
aver subìto la loro influenza, divennero con essi responsabili del
sangue innocente, con disgrazia senza rimedio; [12f]perché i falsi
ragionamenti di nature perverse avevano sviato l'incontaminata buona fede dei
governanti. [12g]Questo si può vedere non tanto nelle storie più antiche a
cui abbiamo accennato, quanto piuttosto badando alle iniquità perpetrate da
quella peste che sono coloro i quali senza merito esercitano il
potere. [12h]Provvederemo per l'avvenire ad assicurare a tutti gli uomini un
regno indisturbato e pacifico, [12i]operando cambiamenti opportuni e
giudicando sempre con la più equa fermezza gli affari che ci vengono posti
sotto gli occhi. [12k]Così è il caso di Amàn figlio di Hammedàta, il
Macedone, il quale estraneo, per la verità, al sangue persiano e ben lontano
dalla nostra bontà, accolto come ospite presso di noi, [12l]aveva tanto
approfittato dell'amicizia che professiamo verso qualunque nazione, da essere
proclamato nostro padre e da costituire la seconda personalità nel regno,
venendo da tutti onorato con la prostrazione. [12m]Ma non reggendo al peso
della sua superbia, egli si adoperò per privare noi del potere e della vita
[12n]e con falsi e tortuosi argomenti richiese la pena di morte per il nostro
salvatore e in ogni circostanza benefattore Mardocheo, per l'irreprensibile
consorte del nostro regno Ester e per tutto il loro popolo. [12o]Pensava
infatti per questa via di sorprenderci nell'isolamento e di trasferire
l'impero dei Persiani ai Macedoni. [12p]Ora noi troviamo che questi
Giudei, da quell'uomo tre volte scellerato destinati allo sterminio, non sono
malfattori, ma si reggono con leggi giustissime, [12q]sono figli del Dio
altissimo, massimo, vivente, il quale in favore nostro e dei nostri antenati
dirige il regno nella migliore floridezza. [12r]Farete dunque bene a non
tener conto delle lettere scritte mandate da Amàn, figlio di Hammedàta,
perché costui, che ha perpetrato tali cose, è stato impiccato ad un palo con
tutta la sua famiglia alle porte di Susa, giusto castigo datogli velocemente
da Dio, signore di tutti gli eventi. [12s]Esposta invece una copia della
presente lettera in ogni luogo, permettete ai Giudei di valersi con tutta
sicurezza delle loro leggi e prestate loro man forte per respingere coloro
che volessero assalirli nel giorno della persecuzione, cioè il tredici del
decimosecondo mese chiamato Adàr. [12t]Infatti questo giorno, invece di
segnare la rovina della stirpe eletta, Dio, signore di ogni cosa, lo ha loro
cambiato in giorno di gioia. [12u]Quanto a voi, Giudei, tra le vostre feste
commemorative celebrate questo giorno insigne con ogni sorta di banchetti,
perché, e ora e in avvenire, sia ricordo di salvezza per noi e per i Persiani
benevoli, per quelli invece che ci insidiano sia ricordo della loro
perdizione. [12v]Ogni città e più generalmente ogni località che non agirà
secondo queste disposizioni, sarà inesorabilmente messa a ferro e fuoco;
non soltanto agli uomini sarà resa inaccessibile, ma anche alle fiere e
agli uccelli resterà odiosissima per tutti i tempi». [13]Una copia
dell'editto che doveva essere promulgato in ogni provincia, fu resa nota a
tutti i popoli, perché i Giudei si tenessero pronti per quel giorno a
vendicarsi dei loro nemici. [14]Così i corrieri sui cavalli reali partirono
premurosi e stimolati dal comando del re, mentre il decreto veniva subito
promulgato nella cittadella di Susa. [15]Mardocheo si allontanò dal re con
una veste reale di porpora viola e di lino bianco, con una grande corona
d'oro e un manto di bisso e di porpora rossa; la città di Susa gridava di
gioia ed era in festa. [16]Per i Giudei vi era luce, letizia, esultanza,
onore. [17]In ogni provincia, in ogni città, dovunque giungevano l'ordine del
re e il suo decreto, vi era per i Giudei gioia ed esultanza, banchetti e
feste. Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il
timore dei Giudei era piombato su di loro. Ester - Capitolo 9 Il grande
giorno di Purim [1]Il decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, il tredici
del mese, quando l'ordine del re e il suo decreto dovevano essere eseguiti,
il giorno in cui i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere,
avvenne invece tutto il contrario; poiché i Giudei ebbero in mano i loro
nemici. [2]I Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le province del
re Assuero, per aggredire quelli che cercavano di fare loro del male; nessuno
potè resistere loro, perché il timore dei Giudei era piombato su tutti i
popoli. [3]Tutti i capi delle province, i satrapi, i governatori e quelli che
curavano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché il timore di
Mardocheo si era impadronito di essi. [4]Perché Mardocheo era grande nella
reggia e per tutte le province si diffondeva la fama di quest'uomo; Mardocheo
cresceva sempre in potere. [5]I Giudei dunque colpirono tutti i nemici,
passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero dei nemici
quello che vollero. [6]Nella cittadella di Susa i Giudei uccisero e
sterminarono cinquecento uomini [7]e misero a morte Parsandàta, Dalfòn,
Aspàta, [8]Poràta, Adalià, Aridàta, [9]Parmàsta, Arisài, Aridài e Vaizàta,
[10]i dieci figli di Amàn figlio di Hammedàta, il nemico dei Giudei, ma non
si diedero al saccheggio. [11]Quel giorno stesso il numero di quelli che
erano stati uccisi nella cittadella di Susa fu portato a conoscenza del re.
[12]Il re disse alla regina Ester: «Nella cittadella di Susa i Giudei hanno
ucciso, hanno sterminato cinquecento uomini e i dieci figli di Amàn; che
avranno mai fatto nelle altre province del re? Ora che chiedi di più? Ti sarà
dato. Che altro desideri? Sarà fatto!». [13]Allora Ester disse: «Se così
piace al re, sia permesso ai Giudei che sono a Susa di fare anche domani
quello che era stato decretato per oggi; siano impiccati al palo i dieci
figli di Amàn». [14]Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto fu
promulgato a Susa. I dieci figli di Amàn furono appesi al palo. [15]I Giudei
che erano a Susa si radunarono ancora il quattordici del mese di Adàr e
uccisero a Susa trecento uomini; ma non si diedero al saccheggio. [16]Anche
gli altri Giudei che erano nelle province del re si radunarono, difesero la
loro vita e si misero al sicuro dagli attacchi dei nemici; uccisero
settantacinquemila di quelli che li odiavano, ma non si diedero al
saccheggio. [17]Questo avvenne il tredici del mese di Adàr; il quattordici si
riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. [18]Ma i Giudei che
erano a Susa si radunarono il tredici e il quattordici di quel mese; il
quindici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia.
[19]Perciò i Giudei della campagna, che abitano in città non circondate da
mura, fanno del quattordici del mese di Adàr un giorno di gioia, di banchetto
e di festa, nel quale si mandano regali gli uni gli altri. [19a]Invece gli
abitanti delle grandi città celebrano come giorno di allegra festività il
quindici di Adàr, mandando regali ai vicini. V. LA FESTA DI
PURIM Istituzione ufficiale della festa di Purim [20]Mardocheo scrisse
questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le
province del re Assuero, vicini e lontani, [21]per stabilire che ogni anno
celebrassero il quattordici e il quindici del mese di Adàr, [22]perché giorni
nei quali i Giudei ebbero tregua dagli attacchi dei nemici e il mese in cui
il loro dolore era stato mutato in gioia, il loro lutto in festa, e perché
facessero di questi giorni giorni di banchetto e di gioia, nei quali si
mandassero regali scambievolmente e si facessero doni ai poveri. [23]I Giudei
si impegnarono a continuare quello che avevano gia cominciato a fare e che
Mardocheo aveva loro prescritto. [24]Amàn infatti, il figlio di Hammedàta
l'Agaghita, il nemico di tutti i Giudei, aveva tramato contro i Giudei per
distruggerli e aveva gettato il pur, cioè la sorte, per confonderli e farli
perire; [25]ma quando Ester si fu presentata al re, questi ordinò con
documenti scritti che la scellerata trama di Amàn contro i Giudei fosse fatta
ricadere sul capo di lui e che egli e i suoi figli fossero impiccati al palo.
[26]Perciò quei giorni furono chiamati Purim dalla parola pur. Secondo tutto
il contenuto di quella lettera, in seguito a quanto avevano visto a questo
proposito ed era loro avvenuto, [27]i Giudei stabilirono e presero per sé,
per la loro stirpe e per quanti si sarebbero aggiunti a loro, l'impegno
inviolabile di celebrare ogni anno quei due giorni, secondo le disposizioni
di quello scritto e alla data fissata. [28]Questi giorni devono essere
commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni famiglia, in
ogni provincia, in ogni città; questi giorni di Purim non devono cessare mai
di essere celebrati fra i Giudei e il loro ricordo non dovrà mai cancellarsi
fra i loro discendenti. [29]La regina Ester figlia di Abicàil e il giudeo
Mardocheo scrissero con ogni autorità per dar valore a questa loro seconda
lettera relativa ai Purim. [30]Si mandarono lettere a tutti i Giudei nelle
centoventisette province del regno di Assuero, con parole di saluto e di
fedeltà, [31]per stabilire questi giorni di Purim nelle loro date precise,
come li avevano ordinati il giudeo Mardocheo e la regina Ester e come essi
stessi li avevano stabiliti per sé e per i loro discendenti, in occasione del
loro digiuno e della loro invocazione. [32]Un ordine di Ester stabilì le
circostanze di questi Purim e fu scritto in un libro. Ester - Capitolo
10 Elogio di Mardocheo [1]Il re Assuero impose un tributo al continente e
alle isole del mare. [2]Quanto poi a tutti i fatti concernenti la potenza e
il valore di Mardocheo e quanto alla completa descrizione della sua grandezza
e della sua elevazione da parte del re, sono cose scritte nel libro delle
cronache dei re di Media e di Persia. [3]Infatti il giudeo Mardocheo era il
secondo dopo il re Assuero: grande fra i Giudei e amato dalla moltitudine dei
suoi fratelli, cercava il bene del suo popolo e parlava in favore
della prosperità di tutta la sua stirpe. [3a]Mardocheo disse: «Queste cose
sono avvenute per opera di Dio. [3b]Mi ricordo infatti del sogno che avevo
visto intorno a questi fatti e nessuno di essi è stato tralasciato: [3c]la
piccola sorgente che divenne un fiume, la luce che spuntò, il sole e l'acqua
copiosa. Questo fiume è Ester che il re ha sposata e costituita regina. [3d]I
due draghi siamo io e Amàn. [3e]Le nazioni sono quelle che si sono coalizzate
per distruggere il nome dei Giudei. [3f]La mia nazione è Israele, quelli cioè
che avevano gridato a Dio e furono salvati. Sì, il Signore ha salvato il suo
popolo, ci ha liberato da tutti questi mali e Dio ha operato segni e prodigi
grandi quali mai erano avvenuti tra le nazioni. [3g]In tal modo egli ha
stabilito due sorti, una per il popolo di Dio e una per tutte le nazioni.
[3h]Queste due sorti si sono realizzate nell'ora, nel momento e nel giorno
stabilito dal giudizio di Dio e in mezzo a tutte le nazioni. [3i]Dio si è
allora ricordato del suo popolo e ha reso giustizia alla sua eredità.
[3k]Questi giorni del mese di Adàr, il quattordici e il quindici del mese,
saranno celebrati con adunanza, gioia e letizia davanti a Dio, di generazione
in generazione per sempre nel suo popolo Israele». Nota sulla traduzione
greca del libro [3l]Nell'anno quarto di Tolomeo e di Cleopatra, Dositeo, che
diceva di essere sacerdote e levita, e Tolomeo suo figlio, portarono in
Egitto la presente lettera sui Purim, affermando che si trattava della
lettera autentica tradotta da Lisimaco, figlio di Tolomeo, uno dei residenti
in Gerusalemme.
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