NAPOLEONE
Il grande merito di Napoleone fu quello d'aver messo paura alle monarchie
feudali dell'intera Europa e alle classi aristocratiche e clericali. Il
grande torto fu quello d'aver accettato di farlo usando prevalentemente le
armi, e secondariamente quelle del diritto (borghese).
Sono le armi della democrazia che devono convincere, altrimenti i popoli
sottomessi, pur essendo sottoposti a regimi superati, continueranno ad avere
il sospetto che si voglia passare da una dittatura all'altra e che siano
sole le forme a cambiare.
Napoleone promosse anche il diritto, il libero mercato, la vendita all'asta
dei beni ecclesiastici, e altre cose tipiche delle società borghesi in fieri
(p.es. la soppressione di molti ordini religiosi al fine di realizzare
l'esproprio).
Ma tutto ciò avvenne anzitutto in nome della forza non del diritto.
Napoleone, e in questo fu l'erede della rivoluzione francese, era talmente
convinto di avere il diritto dalla sua parte che gli pareva del tutto
naturale l'uso della forza per farlo valere. In tal modo l'ancien régime
passò per vittima e Napoleone per carnefice.
Da notare, tuttavia, che di tutti i sovrani europei coalizzati contro di
lui, quello inglese sarebbe stato l'unico a non avere interessi a che non si
diffondessero le idee borghesi della rivoluzione, ma un po' perché in
Inghilterra la borghesia trovò un alleato proprio nell'aristocrazia,
realizzando così una rivoluzione molto meno cruenta, ma anche molto meno
radicale di quella francese; un po' perché l'Inghilterra era già padrona dei
mari e non voleva assolutamente perdere la fonte principale di tutte le sue
ricchezze. Sarà proprio la corona inglese, insieme alla resistenza russa,
che determinerà la fine dell'avventura napoleonica. Anzi, si può dire che
l'Inghilterra ebbe la meglio solo dopo la disfatta in Russia, come nella II
guerra mondiale gli Stati Uniti e di nuovo l'Inghilterra ebbero la meglio
sulla Germania subito dopo la catastrofe in Urss.
Quella napoleonica, in fondo, fu un avventura militare con tratti che
ricordano l'eroismo dei crociati medievali. Se anche avesse conquistato
l'intera Europa con la forza delle armi, non l'avrebbe certo conservata con
le armi del diritto. Questo perché la borghesia è una classe sociale che
vuole imporsi sull'intera società come "classe": gli eroismi dei dittatori
hanno senso solo se alla fine del processo di supremazia l'individuo si
sente parte di una classe.
La borghesia infatti riuscirà a imporsi solo quando il diritto da essa
professato risulterà coerente, almeno in Europa, con la pratica politica ed
economica. La borghesia doveva saper convincere con la forza della sua
operosità, sostenuta dalla battaglia legale costituzionale e per il diritto
civile e penale, pubblico e privato, che non vi erano alternative
praticabili al regime di privilegio tipico della società feudale.
Grande sarà il suo sforzo di deviare verso le colonie tutte le incoerenze
più macroscopiche tra diritto affermato in sede teorica e ingiustizia
praticata di fatto.
(1) La dottrina dei Quattro articoli affermava l'indipendenza
politico-istituzionale del potere civile da quello ecclesiastico, la
superiorità del concilio generale sul papa e la validità delle sentenze
pontificie ex-consensu ecclesiae. Essa cesserà d'essere oggetto
d'insegnamento e di controversia solo dopo il Concilio Vaticano I.
(2) Avendo il movimento di ritrattazione fatto il vuoto nelle file del clero
(gli elementi 'presbiteriani' obbedivano sempre meno ai vescovi), la chiesa
costituzionale si vide costretta a prendere contatti con tutti i movimenti
giansenisti stranieri: in Italia, p.es., con l'ex-vescovo Scipione de' Ricci
e i superstiti del sinodo di Pistoia, nonché con Eustachio Degola,
condannato da Roma.
(3) La teofilantropia fu l'ultimo tentativo di sostituire il cristianesimo.
Questo nuovo culto intellettuale, ispirato a Rousseau, affermava l'esistenza
di dio, l'immortalità dell'anima, la solidarietà sociale e la tolleranza
religiosa; inoltre stabiliva, fra le altre cose, il matrimonio obbligatorio
dei preti e la piena laicità delle scuole.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE
I) Durante il lungo regno di Luigi XV (1723-74) la situazione economica
della Francia era andata progressivamente peggiorando: la guerra e i
crescenti bisogni della vita di corte (Versailles) richiedevano
l'imposizione di continue tasse. Per accrescere il gettito delle imposte e
contenere il deficit di bilancio, il governo era ricorso a manovre
finanziarie assai pericolose: concessione di alti tassi d'interesse sui
prestiti dei cittadini, indiscriminata vendita di uffici pubblici,
alterazioni del valore della moneta, riduzione arbitraria dei debiti dello
Stato (bancarotta). Tutto questo perché le classi privilegiate (nobiltà e
clero) erano riuscite, per interi decenni, a bloccare ogni provvedimento
fiscale che estendesse anche a loro il peso tributario.
II) Le tasse erano prevalentemente pagate dai contadini e dalla borghesia.
Nelle campagne il diritto di proprietà spettava ancora quasi interamente
alla Corona, alla nobiltà e al clero. I contadini non erano più servi della
gleba, come nel Medioevo, perché disponevano della libertà personale, però,
non essendo proprietari di nulla, erano costretti a versare al clero le
decime (cioè una parte dei prodotti dei campi), pagavano imposte e gabelle
regie, erano obbligati dallo Stato a prestazioni di lavoro gratuite
(corvées) per la costruzione di strade e caserme, ecc. Gli stessi nobili li
obbligavano a pagare tasse sul commercio al minuto, pedaggi per l'uso di
strade e ponti, tributi in natura, in denaro, in corvées.
III) La borghesia si era arricchita notevolmente, ma non aveva alcun potere
politico. Solo una piccola parte s'era procurata titoli nobiliari ereditari
mediante l'acquisto degli uffici pubblici. Le piccole aziende manifatturiere
si erano trasformate in opifici di vaste dimensioni. La ricchezza dovuta ai
commerci, all'industria, alle società per azioni e agli istituti bancari
aveva indotto la borghesia a chiedere la fine del regime del privilegio di
clero e nobiltà, la libera disponibilità della terra, la piena libertà dei
commerci (senza vincoli doganali e corporativi).
IV) L'incapacità della monarchia (Luigi XVI) a dirigere dall'alto le istanze
di rinnovamento dei ceti borghesi (dispotismo illuminato) rese inevitabile
la convocazione degli Stati Generali, non convocati dal 1614 (non avevano
potere legislativo ma solo consultivo). Il ministro delle finanze Necker si
batté perché la borghesia (Terzo stato) mandasse all'Assemblea più delegati
di quanti non potessero disporre nobiltà e clero messi insieme, di contro
alla consuetudine che prevedeva invece, per ogni circoscrizione elettorale,
la designazione di un candidato per ciascun ordine sociale. Nell'Assemblea
la borghesia propose che il voto non fosse dato per ordine ma per testa (per
avere la maggioranza) e che i lavori non si svolgessero in camere separate
secondo gli ordini, ma in un'unica assemblea (per affermare la parità
sociale dei delegati). Di fronte al rifiuto di nobiltà e clero, la borghesia
si costituì in Assemblea Nazionale, proclamandosi rappresentante della
volontà nazionale (giugno 1789).
V) La maggioranza dei delegati del clero, che provenivano da parrocchie
rurali, decise di unirsi alla borghesia. Il re fece chiudere la Camera delle
riunioni, ma il Terzo stato si trasferì in una sala adibita dalla Corte al
gioco della pallacorda, giurando di riunirsi finché la Costituzione non
fosse stabilita (Giuramento della Pallacorda). Il re ingiunse agli eletti di
sciogliersi e di tornare a riunirsi l'indomani separatamente nelle sale
assegnate a ciascun ordine. La borghesia non obbedì. Evitando di usare la
forza, il re invitò clero e nobiltà a unirsi alla borghesia: l'assemblea
così si proclamò Assemblea Nazionale Costituente.
VI) Sospinto dagli aristocratici, Luigi XVI licenziò il Necker e ammassò
truppe mercenarie svizzere e tedesche nei pressi di Parigi. Il popolo di
Parigi rispose occupando la Bastiglia, cioè la prigione per i condannati
politici, simbolo dell'autorità assoluta del monarca. Il popolo creò nuovi
organi di governo (a Parigi) e di difesa (la Guardia Nazionale, capeggiata
da La Fayette, che già aveva combattuto a fianco degli insorti americani).
Compaiono diversi clubs politici (giacobini, cordiglieri, girondini...) e il
tricolore. I nobili più intransigenti emigrano all'estero. L'esempio di
Parigi viene seguito da altre città, che considerano la Costituente come
l'unica vera fonte d'autorità. Nelle campagne si diffonde la "Grande Paura"
dei nobili, che vedono le loro proprietà saccheggiate o espropriate dai
contadini. Nell'agosto '89 l'Assemblea dichiara abolito il sistema feudale
(corvées, decime...), anche se vincola questa abolizione all'indennità che i
contadini devono pagare ai nobili per le proprietà requisite.
VII) L'atto di morte dell'ancien régime viene ratificato con la
Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Principi fondamentali:
sovranità popolare, diritti di libertà (opinione, stampa, religione,
riunione), uguaglianza giuridica, tutela della sicurezza personale e della
proprietà individuale. La Costituente si preoccupò non solo di convogliare
le forze popolari contro i ceti privilegiati, ma anche d'impedire che queste
forze potessero dirigere il corso della rivoluzione. Venne perciò introdotto
il principio della separazione dei poteri dello Stato: quello esecutivo
spettava al re, che aveva il diritto di veto, col quale poteva bloccare per
4 anni le decisioni dei rappresentanti eletti; la borghesia inoltre si
riservava l'assoluta preminenza nella funzione legislativa. Fu approvato il
sistema monocamerale (cioè senza una Camera Alta da riservare alla nobiltà)
e viene sancito il criterio censitario come condizione per l'esercizio dei
diritti politici (solo i cittadini, cioè i maschi con almeno 25 anni di età,
che pagassero un'imposta diretta pari a 3 giornate lavorative, potevano
votare ed essere eletti). Il re rifiutò l'abolizione dei diritti feudali, la
suddetta Dichiarazione e la Monarchia costituzionale, ma una folla affamata
si recò a Versailles per costringerlo ad approvvigionare la capitale, a
ratificare le decisioni della Costituente e a trasferire la corte a Parigi.
Questa parte di popolazione venne sempre più definendosi come Quarto Stato o
Sanculotti, e i due circoli politici che esprimevano di più le sue esigenze
erano i giacobini e i cordiglieri.
VIII) Intanto, la Costituente, per fronteggiare la grave situazione
finanziaria, prese la decisione d'incamerare i beni degli ordini religiosi a
favore del demanio statale. L'esecuzione della vendita dei latifondi
ecclesiastici fu affidata ai Comuni, ma, siccome l'operazione era lunga e
complessa, e l'erario aveva bisogno di soldi, l'Assemblea autorizzò il
Tesoro ad emettere dei titoli di stato (assegnati) col valore di
cartamoneta, garantiti dai beni espropriati. In tal modo chi comprava gli
assegnati si sentiva strettamente legato agli esiti della rivoluzione.
L'Assemblea inoltre abolì il clero regolare, trasformò quello secolare in
funzionari stipendiati dallo Stato mediante la Costituzione civile del
clero, la quale prevedeva il principio elettivo per tutti i gradi della
gerarchia ecclesiastica, senza diritto di conferma canonica da parte del
papa. Il clero si divise in due parti: costituzionali e refrattari
(quest'ultimi favorevoli al papa, che condannò sia la Dichiarazione che la
Costituzione del clero).
IX) Luigi XVI, dopo essere stato costretto a ratificare la Costituzione del
clero, decide di fuggire dalla Francia, ma alla frontiera belga viene
riconosciuto e arrestato. Il sistema della monarchia costituzionale entra in
crisi: il re passa per un traditore della nazione, fomentatore di guerra
civile e alleato delle potenze straniere antifrancesi. Cordiglieri e
giacobini ne approfittano per rivendicare maggiori poteri in seno
all'Assemblea, la quale però al Campo di Marte (Parigi) fa sparare sulla
folla, sospende la libertà di stampa e di riunione. L'Assemblea (ove
dominano i girondini) cerca di superare la paralisi del movimento
democratico in 3 modi: 1) fa credere all'opinione pubblica che la fuga del
re era un rapimento tramato da controrivoluzionari; 2) si scioglie,
trasformandosi in Assemblea Legislativa, eletta a suffragio censitario
(impedisce a tutti quanti avevano fatto parte della Costituente di poter
partecipare anche alla Legislativa); 3) dichiara una guerra preventiva
all'imperatore d'Austria e Prussia.
X) Alla guerra contro Austria-Prussia si giunse per una serie di ragioni: 1)
fame e disoccupazione dilagavano nel Paese; 2) gli ambienti di corte erano
convinti che la Francia rivoluzionaria ne sarebbe uscita sconfitta; 3) gli
ambienti rivoluzionari volevano esportare all'estero i loro principi
politici. Solo Robespierre e pochi giacobini erano contrari, temendo che la
guerra segnasse la fine della rivoluzione. All'inizio, in effetti, il
conflitto fu disastroso per la Francia: esercito male organizzato, ufficiali
aristocratici non disposti a combattere con impegno, tradimenti continui
della corte che complottava col nemico... La prima grande sconfitta fu
quella di Verdun, che ebbe come effetto le stragi di settembre nelle carceri
parigine: almeno 1300 detenuti politici conservatori vennero uccisi dalla
folla in tumulto.
XI) Intanto la Comune insurrezionale di Parigi obbliga la Legislativa ad
arrestare il re. La stessa Legislativa convoca una nuova Assemblea, la
Convenzione Nazionale, che avrebbe dovuto trasformare il Paese in una
Repubblica. La monarchia era finita. La Fayette si era consegnato agli
austriaci. Pochi giorni dopo il massacro di settembre vi fu la grande
vittoria francese a Valmy e la conquista del Belgio. Nella Convenzione, i
girondini, che rappresentavano la medio-alta borghesia progressista,
conservano il governo del Paese (sostenevano la tesi federalista); a
sinistra erano i giacobini (detti montagnardi), rappresentanti della piccola
borghesia: essi riusciranno a far proclamare la Repubblica una e
indivisibile, ed anche a far condannare a morte il re.
XII) Nel '93 la Convenzione votò la Costituzione dell'Anno I della
Repubblica: per la prima volta in Europa s'introdusse il principio del
suffragio universale, sopprimendo la discriminazione censitaria dei
cittadini in attivi e passivi, e attribuì il diritto' di voto (segreto e
diretto) a tutti i francesi maschi maggiorenni; prevede anche l'intervento
assistenziale dello Stato a favore dei ceti indigenti. Questi principi non
furono però applicati perché gli eventi internazionali favorirono l'avvento
di una dittatura politica. Infatti, avendo occupato Belgio, Olanda, Savoia e
altri territori, la Francia si vide coalizzare contro moltissimi paesi
europei: Austria, Prussia, Inghilterra, Olanda, Spagna, Portogallo, Russia,
Piemonte, Stato Pontificio, ecc. La Francia deve ritirarsi un po' ovunque.
All'interno scoppia la guerra civile in Vandea: alla miseria si era aggiunta
la coscrizione obbligatoria che colpiva soprattutto i contadini più poveri.
XIII) Nella Convenzione i montagnardi imposero ai girondini leggi di
emergenza: 1) attribuire alla Convenzione tutti i poteri; 2) dittatura
rivoluzionaria; 3) organo collegiale di controllo sul governo (Comitato di
salute pubblica); 4) Tribunale rivoluzionario; 5) politica economica
rigidamente centralizzata (blocco dei salari e dei prezzi). I giacobini, con
un colpo di stato, s'impadroniscono del potere e condannano a morte 21
deputati girondini. Cala il prestigio di Danton e sale quello di Robespierre
e Saint-Just. I girondini rispondono scatenando varie insurrezioni nei
dipartimenti e nelle grandi città; uccidono Marat. I giacobini rispondono
con la politica del Terrore: 1) contro gli accaparratori di derrate; per il
controllo della distribuzione dei generi alimentari di largo consumo; legge
del Maximum, cioè un calmiere dei prezzi; imposto il corso forzoso degli
assegnati, la cui continua emissione li aveva fortemente svalutati; 2)
soppressa stampa dissidente, chiusi i club antigiacobini, promulgata la
legge dei sospetti, giustiziati la regina, repressa rivolta vandeana e tutte
le rivolte girondine.
XIV) Il governo giacobino eliminò il gruppo di Danton, accusato di eccessivo
moderatismo, e il gruppo di Hébert, accusato di eccessivo estremismo; impose
come religione di stato il culto dell'Essere Supremo; non riuscì a impedire
il mercato nero né a garantire sufficienti salari al proletariato delle
città. Le vittorie militari francesi fecero capire alla borghesia che non
c'era più bisogno di una dittatura rivoluzionaria. La borghesia approfittò
del fatto che i giacobini, eliminando i seguaci di Danton ed Hébert, si
erano inimicati le masse popolari, per compiere un colpo di stato e
rovesciare Robespierre e Saint-Just, accusati di voler imporre una tirannia
personale (reazione termidoriana). La Convenzione Termidoriana abolì subito
il calmiere dei prezzi e scatenò il terrore bianco contro i giacobini. Per
evitare che i realisti riprendessero il potere, la Convenzione affida il
governo a un Direttorio, dal quale emergerà la dittatura militare di
Napoleone Bonaparte. L'ultima battaglia della sinistra rivoluzionaria fu
quella di Babeuf e Buonarroti, che però ebbe esito fallimentare.
L'EGEMONIA DELLA FRANCIA SULL'EUROPA - NAPOLEONE
I) Subito dopo la reazione termidoriana della grande borghesia, che pose
fine alla Rivoluzione francese, la Convenzione Nazionale stipulò trattati di
pace col Granducato di Toscana, Prussia, Olanda e Spagna. La guerra contro
la Francia era continuata dall'Impero d'Austria, che non voleva rinunciare
ai Paesi Bassi austriaci occupati dalla Francia (in questo l'Austria era
appoggiata dal Regno di Sardegna), mentre l'Inghilterra continuava a
mantenere attiva la guerra sui mari. Fu così che il Direttorio (organo
collegiale repressivo cui la Convenzione, sciogliendosi, affidò il governo
del Paese) decise d'impegnare contro l'Austria tutto il potenziale bellico a
disposizione.
II) Intanto nel continente europeo, sotto l'incalzare degli eventi francesi,
le monarchie assolute e illuminate (con l'appoggio di nobiltà e clero)
abbandonano la politica delle riforme, temendo ch'essa possa rivolgersi
contro i loro interessi. Saranno gli eserciti francesi al seguito di
Napoleone (che comandava un'armata in Italia nella guerra antiaustriaca) a
fornire alle minoranze attive e coscienti della borghesia il sostegno della
forza militare contro gli ordini privilegiati. Anche se l'occupazione
militare dei francesi, il vassallaggio in cui saranno tenute le nuove
Repubbliche create da Napoleone, la subordinazione delle attività economiche
agli interessi francesi, determineranno nella borghesia liberale l'esigenza
di affermare il concetto di nazione (cioè di repubblica indipendente anche
dalla Francia).
III) Il fronte italiano, che nei piani strategici del Direttorio aveva solo
rilievo secondario, diventò ben presto il teatro in cui si decise l'esito
del conflitto tra Francia ed Austria. La nuova arte militare era basata
sulla rapidità dell'azione offensiva accuratamente preparata e decisamente
condotta. Il primo regno ad essere sconfitto fu quello sabaudo di Vittorio
Amedeo III. Proseguendo l'offensiva, Napoleone. occupò Lodi, Milano,
Mantova, i ducati di Parma e Modena, la Toscana, lo Stato della Chiesa,
mentre il regno di Napoli si ritirò dalla coalizione antifrancese. I
territori occupati furono costretti a pagare gravosi tributi, a cedere molte
opere d'arte... I governi repubblicani nel nord-Italia dopo aver dato vita a
una Confederazione, crearono la Repubblica Cispadana; le province lombarde
crearono la Repubblica Transpadana. Napoleone. fuse le due Repubbliche
creando la Repubblica Cisalpina, con capitale Milano, a capo della quale
mise degli elementi moderati filofrancesi, vietando che si ponesse
all'ordine del giorno la prospettiva dell'unificazione nazionale. Napoleone.
vedeva il problema italiano come uno strumento per la sua politica di
prestigio personale, e per continuare a imporre esazioni in denaro e
confische di opere d'arte. Intanto a Genova un'insurrezione giacobina portò
alla formazione d'un governo filofrancese. A Roma, col pretesto
dell'uccisione casuale d'un generale francese da parte della gendarmeria
pontificia, i giacobini instaurano la Repubblica Romana e pongono fine al
potere temporale del papa.
IV) Napoleone. assedia Verona e, spingendosi fino a pochi km da Vienna,
obbliga gli austriaci a chiedere un armistizio. Con la pace di LEOBEN
l'Austria rinuncia al Belgio e alla Lombardia, ottenendo in cambio Istria,
Dalmazia e parte della terraferma veneta. Verona, sospinta da clero e
nobiltà, insorge contro i francesi. Napoleone. interviene pesantemente e
nonostante che il governo oligarchico veneziano fosse abbattuto dopo pochi
giorni dal partito giacobino, nel definitivo Trattato di Campoformio (1797),
Napoleone. cede Venezia all'Austria, ottenendo in cambio le isole IONIE, i
possessi veneziani in Albania e altri territori. Altre Repubbliche
filofrancesi si formano in Olanda e Svizzera.
V) Intanto il Direttorio aveva aderito al progetto di Napoleone. che
riteneva di poter fiaccare la resistenza dell'Inghilterra -rimasta sola tra
le grandi potenze a continuare la lotta- isolandola dall'India e dagli altri
suoi domini dell'Estremoriente. Di qui la spedizione militare contro il
Sultanato d'Egitto, formalmente dipendente dall'Impero turco, ma di fatto
comandato dalla forte casta feudale dei Mamelucchi. Napoleone. vince alla
battaglia delle Piramidi, ma l'Inghilterra, con l'ammiraglio Nelson, gli
distrugge la flotta nella rada di Abukir, sicché fu reso impossibile il
rifornimento e lo stesso rimpatrio del corpo di spedizione francese. Gli
unici aspetti positivi dell'impresa egiziana furono la legislazione che
Napoleone. diede al Paese, sulla quale nascerà poi l'Egitto moderno, e lo
studio di una commissione scientifica che portò alla decifrazione dei
geroglifici egiziani.
VI) In Europa invece la spedizione spinse Russia e Turchia a unirsi con
l'Inghilterra, seguite da Austria e Napoletano. Quest'ultimo aprì le
ostilità della IIa coalizione antifrancese, attaccando la Repubblica Romana,
ma la reazione francese fu così violenta che fu occupato anche il Regno
Borbonico, mentre il re Ferdinando IV si rifugiava in Sicilia. Si forma la
Repubblica Partenopea. Grande successo invece ebbe l'offensiva austro-russa
iniziata nel '99. Tutte le conquiste militari francesi e i governi
repubblicani sorti in Italia caddero l'uno dopo l'altro. Napoleone. reagisce
compiendo a Parigi un colpo di stato per abolire il Direttorio e ottenere
poteri assoluti. Con la vittoria di Marengo (1800), Napoleone. intraprende
la seconda campagna d'Italia e recupera quasi tutti i territori perduti. Si
forma una Repubblica Italiana con Napoleone. presidente. L'Inghilterra,
rimasta sola e resasi conto che la politica di Napoleone. era sempre meglio
di quella giacobina, è disposta con la Pace di Amiens (1802) a rendere quasi
tutte le colonie tolte in quegli anni alla Francia. Napoleone. ne approfitta
per farsi proclamare Primo Console a vita (1802). Stipula anche un
Concordato con la Chiesa cattolica, i cui punti salienti sono:
1) il papa riconosce la Repubblica come governo legittimo di Francia,
2) Napoleone. riconosce il cattolicesimo come religione maggioritaria della
nazione (i Consoli sono tenuti a professarne il Credo),
3) il papa ottiene le dimissioni di tutti i vescovi e la possibilità
d'istituire canonicamente i loro successori,
4) Napoleone. ottiene la fedeltà al governo di tutti i nuovi vescovi e che i
vescovi nominino solo i parroci graditi al governo,
5) i beni espropriati alla Chiesa durante la Rivoluzione francese non
vengono restituiti (in cambio il governo assicura uno stipendio al clero).
VII) La politica interna di Napoleone. fu tutta favorevole alla grande
borghesia: fece preparare un nuovo catasto per meglio distribuire le
imposte, eliminò le imposte dirette e ripristinò numerose imposte indirette,
favorisce i monopoli della produzione, ristabilisce la schiavitù nelle
colonie americane, impedisce le lotte operaie per i miglioramenti salariali,
ripristina la consuetudine del garzonato, fa approvare il Codice Civile...
VIII) Le ostilità con l'Inghilterra ripresero dopo che questa reagì,
organizzando una nuova coalizione, a:
1) l'occupazione francese dell'isola d'Elba e del Piemonte,
2) l'Atto di mediazione che rendeva la Svizzera uno Stato vassallo della
Francia,
3) l'intenzione di Napoleone. di occupare Egitto e India.
Nel 1804 Napoleone. si fa incoronare a Parigi Imperatore dei francesi,
ripristinando il principio monarchico e creando una nuova aristocrazia
imperiale. A questo punto l'Inghilterra organizza una IIIa e IVa coalizione
antifrancese, con l'appoggio di Russia, Svezia, Austria e Napoletano. Ma
entrambe le coalizioni vengono sbaragliate da Napoleone. in grandi
battaglie: Ulma, Austerlitz, Jena... I risultati furono che la Russia si
alleò con la Francia, l'Austria (con Vienna occupata) dovette cedere tutto
il Veneto al Regno d'Italia (e Dalmazia-Istria alla Francia). Due fratelli
di Napoleone. ebbero il Napoletano e l'Olanda. Finisce il Sacro Romano
Impero (1806), sostituito da una Confederazione del Reno, creata da
Napoleone.
IX) La volontà di piegare l'Inghilterra alla pace suggerì a Napoleone.
l'idea del Blocco continentale (1807): egli chiuse l'intero continente
europeo agli scambi commerciali con l'Impero britannico. Ma questo Blocco fu
un fallimento, perché:
1) si sviluppò il contrabbando,
2) l'Inghilterra s'impadronì dei territori dei paesi alleati della Francia
(ad es. Olanda),
3) i popoli che avevano visto in Napoleone. un "liberatore" ora gli sono
ostili.
Napoleone, per far rispettare il Blocco, è costretto a:
1) decretare la fine del Regno d'Etruria,
2) occupare militarmente Roma e imprigionare Pio VII,
3) occupare il Portogallo,
4) detronizzare dal regno di Olanda il fratello Luigi.
Mentre attraversava la Spagna per raggiungere la frontiera portoghese,
Napoleone. trae l'occasione di un colpo di stato imponendo alla Spagna il
fratello Giuseppe, sostituendolo nel Napoletano col cognato Gioacchino
Murat. La popolazione spagnola però si ribella rivendicando la propria
tradizione monarchica e cattolica. L'Inghilterra, aiutando militarmente il
Portogallo, finisce con l'appoggiare anche la Spagna, che però conseguirà
decisivi successi solo verso il 1812. Nel frattempo Austria e Prussia
cercarono di realizzare la Va coalizione, ma con la vittoria francese di
WAGRAM essa fallì. L'imperatore d'Austria fu costretto ad acconsentire che
la propria figlia andasse sposa a Napoleone. (senza figli maschi), il quale
così s'imparentò con la più prestigiosa dinastia d'Europa.
X) Nel 1812 Napoleone. intraprende la campagna di Russia. Il pretesto sta
nella violazione del Blocco. Il motivo reale sta nella volontà di occupare
tutta l'Europa orientale, nella convinzione di poter realizzare una "guerra
lampo". Napoleone. sottovalutò il fatto che la popolazione locale, pur
oppressa dal regime feudale, vedeva in lui l'Anticristo venuto a profanare
la "Santa Russia" (motivi nazionalistici e religiosi). I russi ebbero la
meglio perché non attaccarono per primi, non si fecero agganciare ma
indietreggiarono di continuo facendo terra bruciata alle spalle dei
francesi. Con l'occupazione di Mosca, Napoleone. sperava che lo zar
chiedesse l'armistizio. Invece lo zar, attendendo l'inverno, costrinse
l'armata francese, priva di viveri, a ritirarsi. Fame, freddo, stenti e il
ritorno offensivo dei russi uccisero più di mezzo milione di francesi.
XI) La VIa coalizione si formò subito: Austria, Russia, Prussia e
Inghilterra sconfissero Napoleone. a Lipsia. Nel Napoletano, Murat, pur di
conservare il trono, si allea con l'Austria. Napoleone. non era appoggiato
neppure dalla borghesia francese, che chiese la restaurazione della dinastia
borbonica. Napoleone. dovette abdicare nel 1814, ritirandosi in esilio
nell'isola d'Elba. Alla Francia di Luigi XVIII (fratello di Luigi XVI) con
la pace di Parigi vennero riconosciuti i confini del 1792. In Italia
rientravano gli austriaci nel Lombardo-Veneto e i borboni spagnoli nel
Napoletano.
XII) Il ritorno dei Borboni in Francia aveva scontentato molte classi
sociali; era aumentata la disoccupazione; gli aristocratici miravano a
vendicarsi; ufficiali e soldati napoleonici erano stati smobilitati senza
essere reimpiegati... Napoleone. rientrò a Parigi cacciando Luigi XVIII. Le
grandi potenze costituirono la VIIa coalizione e sconfissero Napoleone. a
Waterloo (1815), relegandolo a Sant'Elena, isola sperduta dell'Atlantico. Vi
morirà nel 1821. Murat non riuscirà a sollevare i meridionali contro il
governo borbonico: morirà fucilato.
CHIESA E RIVOLUZIONE FRANCESE (Sintesi)
1) Concordato 1516. Il re nomina i candidati alle più alte cariche
ecclesiastiche, il papa li consacra. In cambio il re versa a Roma le
"annate" (un anno del reddito di ogni beneficio (diocesi, abbazia ecc.) che
cambiava titolare).
2) Situazione Calvinismo: diffusione a partire dalla IIa metà del '500, a
sud. Notte di s. Bartolomeo (ugonotti). Editto di Nantes (1598) riconosce
loro la libertà di culto, ma le persecuzioni continuano fino al 1787, finché
un decreto regio concede loro: 1) stato civile dei matrimoni, 2) possibilità
di battezzare i figli, 3) di praticare il culto privato, 4) di accedere a
cariche pubbliche di minor rilievo. Sono mezzo milione.
3) Situazione Giansenismo. Filocalvinisti. Dottrine condannate nel 1713.
Abbazia Port-Royal distrutta. "Billet de confession": sottomissione scritta
all'"Unigenitus" richiesta dall'arciv. di Parigi a tutti i moribondi
sospetti di giansenismo, pena rifiuto dell'assoluzione. Durante la
rivoluzione dell'89 si fonde col Richerismo (movimento di soldati semplici e
caporali ecclesiastici che chiede uguaglianza nel clero).
4) Situazione Ebraismo. Sono 40.000, specie in Alsazia. Pagano imposte
d'ogni tipo, Esclusi dagli uff. pubblici. Non possono sposare i cattolici.
Difficile ottenere la cittadinanza. A volte il loro numero nelle città è
limitato per lex. Culto libero perché meno temuto dai cattolici di quello
calvinista.
5) Enciclopedia. Contro il fanatismo, il clericalismo, il potere temporale
dei papi, la superstizione. Il clero reagisce, ma molti vescovi sono
indifferenti alle sorti della religione. Il basso clero spesso appoggia i
filosofi.
6) Situazione del clero. Circa 130.000 su 25 mil. di francesi: 70.000
regolari e 60.000 secolari. Ordine privilegiato:
a) a livello politico, perché le cariche ecclesiastiche sono spesso
assegnate ai cadetti dell'aristocrazia agiata. Il titolare percepisce 1/3
delle rendite di vescovadi o abbazie, risiede a Versailles e delega
l'esercizio del ministero a un ecclesiastico stipendiato. Formazione
teologica scarsa;
b) a livello economico, perché possiede fino al 10% della proprietà
nazionale, il cui rendimento è scarso perché la gestione è poco efficace
(feudale): il valore è pari a quello della decima sui prodotti agricoli e
armenti. Poi la gestione monopolistico-statale di enti assistenziali,
ospedalieri e scolastici. Infine lasciti e donazioni. Monasteri e conventi
sono molto ricchi: rispetto alle vaste proprietà fondiarie sono spopolati.
Posti sotto accusa dalla popolazione e da intellettuali. Nel 1768 chiusi 426
e soppressi 8 ordini. I voti hanno effetti civili;
c) a livello finanziario, perché tutto il clero è esente da tasse dirette e
indirette, a parte il contributo quinquennale (il 2% di tutti gli introiti
annuali) che versa allo Stato con rate annuali;
d) a livello giuridico, perché possiede propri tribunali, da cui dipendono
anche i laici per questioni legate alla religione (p.es. i matromoni).
Eresia, bestemmia e sacrilegio in teoria prevedono la pena di morte.
7) Situazione del basso clero. Curati, vicari e cappellani: esclusi dalla
carriera episcopale. I redditi: congrua (porzione di decima) e diritti
casuali (delle varie officiature). Per diventare prete bisogna avere un
certo patrimonio. I preti di campagna sono più discriminati di quelli
urbani. Tengono lo stato civile, registrano battesimi, matrimoni e decessi,
diffondono ordinanze reali, assistono la giustizia, bandiscono vendite
immobiliari. Beni parrocchiali: presbiterio, scuola, cimitero, immobili
lasciati in eredità. Manutenzione degli edifici a carico dei parrocchiani.
In diverse città e campagne esiste una specie di "sindacato ecclesiastico"
contro l'alto clero: rivendica maggiore congrua, più diritti e più
uguaglianza.
8) Religiosità del popolo: conformista, tradizionalista. In crisi la
partecipazione ai sacramenti. Forte calo delle offerte per le messe a
suffragio. Aumento nascite illegittime. Bassa tiratura dei libri a carattere
religioso.
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