STORIA DELLA RIVOLUZIONE AMERICANA
LE TREDICI COLONIE AMERICANE - Nel corso del 1600 nella fascia atlantica
estesa dai grandi laghi alla Florida si erano formate dodici colonie inglesi
che nel 1732. Con l'unione della Georgia, salirono a tredici. Queste però
non rappresentavano un meccanismo unitario erano sorte in tempi e in modi
molto diversi ed erano sempre pronte alla lite o alla zuffa armata. Da
sempre avevano nemici esterni i Francesi ed i Pellirosse, ed erano convinte
che, senza il legame con l'Inghilterra, sarebbero state travolte. A
differenza delle colonie spagnole dell'America meridionale e di quelle
francesi del Canada, le colonie inglesi ebbero una rapida crescita della
popolazione per l'afflusso continuo d'immigrati dalle isole britanniche. Le
maggiori città erano Filadelfia (24000 abitanti) New York (fondata dagli
Olandesi nel 1632 con il nome di Nuova Amsterdam) e Boston. L'organizzazione
politica era in mano ad un governatore il cui potere era controbilanciato
dalle Assemblee rappresentative, elette dai coloni. Le diverse origini,
convinzioni religiose e attività economiche creavano attriti e fratture tra
le colonie che si possono dividere in tre gruppi:
Quattro colonie del nord (Massachussets, Connecticut, New Hampshire, Rhode
Island) che formavano il New England, a causa della maggioranza di colazione
inglese; qui era forte la tradizione puritana (molti coloni erano arrivati
nel 1600, durante la persecuzione da parte della dinastia cattolica degli
Stewart). Prevalevano piccole fattorie famigliari, condotte con tecniche
simili a quelle delle campagne europee; ma gli abitanti di queste regioni,
coperte in gran parte da foreste, si dedicavano anche alla produzione di
legname, resina, canapa e quindi alla costruzione delle navi, che erano
utilizzate per la pesca, che era un'altra importante voce nel campo
economico di queste colonie. I quattro stati del nord occupavano un
territorio che non permetteva un grande sviluppo agricolo, ma che era
favorevole alle attività manifatturiere e commerciali. I fiumi davano una
forza motrice per mulini e segherie, le coste offrivano insenature per i
porti, le foreste fornivano abbondante materiale per la costruzione di navi.
Quattro colonie del centro (New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware)
che possedevano le città e i porti più importanti ed erano abitate da gente
d'origine diversa: inglesi, Olandesi, Svedesi, tedeschi, Irlandesi e
Scozzesi. Nonostante l'attività commerciale dei porti e delle città, queste
colonie vivevano prevalentemente con l'agricoltura: la terra era suddivisa
in molti appezzamenti dove numerosi piccoli proprietari coltivavano grano,
con la forza delle proprie braccia e dei familiari. Inoltre i coloni
praticavano la caccia d'animali da pelliccia nelle zone montuose più interne
e intenso era il commercio delle pellicce comprate dai pellirossa, e per la
loro posizione erano il luogo di scambio dei prodotti tra il nord ed il
sud.. La tolleranza religiosa era massima e nelle colonie centrali si
trovavano protestanti di chiese diverse (calvinisti, luterani, anglicani),
cattolici ed ebrei.
Cinque colonie del sud (Virginia, Maryland, Carolina del nord, Carolina del
sud, Georgia) che fondavano la loro economia sulle grandi piantagioni di
tabacco, d'indaco (la pianta da cui si estraeva il colorante azzurro per
tingere i tessuti) e di riso (il cotone, altro pilastro dell'economia
americana, fu introdotto solamente in seguito). Qui dominava un'aristocrazia
terriera d'origine inglese e di confessione anglicana, formata da un gruppo
relativamente esiguo di grandi proprietari, i piantatori mentre i campi
erano coltivati da schiavi.
L'eguaglianza era il bene più ambito dagli abitanti delle colonie, tanto da
essere superiore alla libertà. Infatti, nel 1700 legato a quest'amore per l'uguaglianza
è lo spirito di tolleranza, cosicché le sette più disparate si abituarono a
vivere armonicamente insieme. Se la storia anteriore ci mostra il popolo del
Massachussets che caccia gli eretici quando non li uccide, se la legislatura
più antica esclude rigorosamente dal diritto di voto chi non appartiene alla
fede religiosa dominante in ogni singola colonia, ora invece il popolo è
tutto per un uguale ed universale tolleranza. Ciò dipendeva anche dal fatto
che fede robusta e fanatica della prima ora si era notevolmente temperata e
che la lotta quotidiana per domare il nuovo continente e per raggiungere una
condizione di vita accettabile legava fortemente gli uomini agli interessi
materiali, suscitando quella tenace ricerca del benessere, che resterà come
un'altra caratteristica silente del popolo americano. Tutto ciò non si
accordava con le esaltazioni religiose che ancora negli ultimi decenni del
1600 faceva considerare a Congregazionisti del Massachussets "una
distrazione seria, ma veramente piacevole" il mettere un po' d'ordine tra i
feretri deposti nelle cantine a Natale. Tuttavia lo spirito religioso non si
spense.Quindi le colonie erano nate in modi assai diversi o per l'iniziativa
di singoli individui per lo più ricchi borghesi e di società commerciali ai
quali il sovrano aveva concesso, con un'apposita Carta, il diritto di
proprietà e ampi poteri sui territori occupati: erano le colonie di
proprietà. La maggioranza delle colonie erano sorte per l'emigrazione di
comuni cittadini che avevano abbandonato la patria per semplice spirito d'avventura
o perché perseguitati per motivi religiosi e politici: Inglesi, Scozzesi,
Irlandesi e più tardi Olandesi e tedeschi avevano ricercato nel nuovo
continente quella libertà che l'Europa non garantiva loro. Erano queste le
colonie della corona, poiché era più diretta l'autorità del sovrano. Ogni
colonia aveva con la madrepatria un rapporto duale.di svantaggio e di
svantaggio. Per quanto riguarda i vantaggi, gli Americani non avevano un
esercito ben organizzato né una flotta da guerra, erano protetti dall'armata
inglese, nel caso di un attacco massiccio da parte dell'esercito francese o
di un assalto marinaro delle flotte francesi od olandesi ai convogli diretti
in Inghilterra. Per il resto ogni contadino difendeva i suoi campi dai
pellirosse e dai bisonti, a colpi di fucile e ogni porto aveva la sua
flottiglia da pesca. Inoltre, in quest'epoca, un inglese pagava mediamente
26 scellini d'imposte dirette, cioè di tasse direttamente versate allo
stato, mentre i coloni americani versavano solo uno scellino e non era
denunciato il contrabbando con le Antille. Di contro, anche le colonie
americane, come tutte le colonie dell'Impero commerciale inglese dovevano
contribuire alla ricchezza e allo sviluppo dell'Inghilterra, quindi dovevano
produrre per la madrepatria: vino (che altrimenti bisognava importare dalla
Francia) legname (importato dalla Svezia) spezie (Portogallo) e inoltre di
tabacco, rum, cotone, canapa, catrame, pellicce e d'olio di balena. Le
spedizioni dovevano avvenire solo con navi inglesi, i cui proprietari
fissavano i prezzi più convenienti per loro e non si preoccupavano dello
sviluppo colonico. Questo era un freno per lo sviluppo commerciale ed
industriale perché le colonie potavano commerciale solo con la madrepatria e
importare da questa tutti i prodotti necessari come manufatti e macchinari e
nelle colonie non potevano essere organizzate quelle attività manifatturiere
già presenti in Inghilterra, come la costruzione d'imbarcazioni o la
produzione di tessuti di lana e cotone: le colonie dovevano quindi limitarsi
a tagliare legname nelle foreste, estrarre minerali da qualche miniera,
coltivare tabacco. Tutti questi obblighi tendevano a salvaguardare gli
interessi dell'Inghilterra e limitavano fortemente la libera iniziativa
economica dei coloni, i quali contrabbandavano le merci con le Antille, con
il Canada e con gli spagnoli del Messico, oltre che con mercanti olandesi.
Dopo la vittoria nella guerra dei sette anni contro la Francia (1756-1763)
che Inglesi e coloni avevano combattuto a fianco a fianco, le attese delle
due parti erano diverse, infatti, i coloni, che erano quasi due milioni,
aspettavano da Londra il permesso di occupare i territori indiani dell'interno,
essendo i francesi sconfitti ritornati in patria dopo il trattato di Parigi
(1763) che li assegnava all'Inghilterra, come compenso del loro aiuto,
mentre gli Inglesi ritenevano doveroso che i coloni pagassero le spese
occorse per difenderli, come affermavano i parlamentari inglesi,
spalleggiati dal re Giorgio III (1760-1820). Infatti, in una guerra che si
era estesa dall'America all'India, aveva prosciugato le casse inglesi,
nonostante l'Inghilterra ne fosse uscita vittoriosa. Pertanto nel 1764 il
Parlamento impedì ai coloni di stabilirsi nei nuovi territori, per favorire
gli interessi della società commerciale di Londra, che intendevano
appropriarsene. Inoltre fu approvata una legge che modificava i dazi d'alcuni
prodotti importati nelle colonie: caffè, zucchero, vino, melassa (importata
dalle Antille) che serviva a produrre il rum, seta divennero più cari per i
mercanti americani. Nel 1765 la legge del bollo (Stamp Act) impose una tassa
su tutti gli articoli di carta: libri, giornali, almanacchi e soprattutto
documenti legali, tra cui quelli necessari alla compravendita. Gli Americani
non accettarono queste decisioni, che avvantaggiavano esclusivamente l'Inghilterra
e si richiamarono ad un principio riconosciuto dalla Costituzione inglese:
solo i rappresentanti dei cittadini potevano imporre tasse. I coloni
riconoscevano questo compito alle Assemblee locali da loro elette, non al
Parlamento inglese, nel quale non avevano nessun rappresentante. Anche la
maggior parte degli Inglesi non prendeva parte alle elezioni dei membri
della Camera dei Comuni, accettandone tuttavia le decisioni: gli Americani
però oltre ad aver maturato una diversa idea di rappresentanza, avevano una
gran paura, se avessero riconosciuto al Parlamento il diritto di tassarli,
in futuro non avrebbero potuto mai limitare l'entità delle tasse. L'Inghilterra
avrebbe potuto poi sfruttare le colonie a suo esclusivo vantaggio: ogni
centesimo d'imposta pagato in più dalle colonie sarebbe stato un centesimo
pagato in meno dai cittadini britannici. I coloni avrebbero lavorato e
prodotto solo a vantaggio della madrepatria "contro la chiara ed evidente
regola per cui l'uomo laborioso ha diritto alla proprietà dei frutti del suo
lavoro" come disse Samuel Adams uomo politico di Boston. Iniziò così la
protesta sulla base del principio "No taxation without rapresentation",
nelle città americane furono organizzate diverse manifestazioni di piazza
(mass meeting) guidate da associazioni spontanee chiamate "Liberty Sohns" e
capeggiati da leader appartenenti alla classe media, come Sam Adams, Richard
Lee, Thomas Jefferson, Thomas Paine. Le nuove idee di rivolta si diffusero
facilmente nelle diverse colonie anche per mezzo dei comitati di
corrispondenza che tenevano informati i cittadini con lettere, volantini e
opuscoli. I giornalisti assunsero il ruolo di guida della protesta e fecero
della stampa un potente veicolo di propaganda contro le pretese del
Parlamento di Londra. Quello fu l'avvio di un prolungato braccio di ferro,
costellato da episodi violenti da entrambi le parti. Gli Americani
sostenevano che, se pagavano le tasse, volevano almeno mandare in Parlamento
dei propri deputati e votare leggi commerciali favorevoli alle colonie. Gli
Inglesi non ascoltarono i consigli moderati di due illustri politici del
tempo: William Pitt il vecchio e Burke e nel 1766 dopo aver abrogato lo
Stamp Act poiché troppo impopolare (infatti, in America i commercianti
inglesi erano messi nel catrame e cosparsi di piume, pena riservata ai ladri
e facevano ingoiare loro del tè) ma in compenso introducevano i townshend
sul tè (molto importato) e altri prodotti di prima necessità. Le colonie
reagirono ai dazi ed alle tasse impedendo alle navi inglesi di scaricare le
loro merci sul suolo americano e ottennero dal Parlamento la revoca dei
provvedimenti tranne quello della tassa sul tè. Il successo ottenuto con
quest'azione comune creò tra le colonie profondi legami "Le colonie erano
state sempre in conflitto e follemente gelose le une delle altre ma ora.
sono unite. e non dimenticheranno facilmente la forza che deriva da questa
stretta unione d'intenti" scrisse Joseph Warren del Massachussets. Uno
scontro riguardo i dazi imposti dall'Inghilterra e facente parte della lotta
anti tasse, tra dimostranti americani e truppe britanniche sfociò nell'uccisione
di cinque civili (Boston 1770) che i giornali ingigantirono con titoli a
piena pagina riguardo quello che fu definito il massacro di Boston. Nel 1773
il Parlamento inglese affidò in esclusiva il commercio del tè alla Compagnia
delle Indie Orientali che riversò tonnellate di tè sottocosto sui mercati
americani per battere la concorrenza del contrabbando delle colonie,
infatti, fino a quel momento il tè consumato dai coloni americani era stato
oggetto di contrabbando tra Americani ed Olandesi, in violazione delle leggi
britanniche ed aveva un costo elevato.Allora i contrabbandieri di Boston,
travestiti da pellirosse, assalirono re navi cariche di tè ancorate nel
porto e rovesciarono tutto il loro carico in mare, poi presero di mira i
magazzini portuali, distribuendo una parte del bottino ai Bostoniani che
applaudirono l'azione e gettando tutto il rimanente in mare. Quest'episodio
è noto come Tea Party of Boston. Di fronte a questo ed ad altri Tea Parties
Giorgio III decise di intervenire con durezza per dare un esempio a tutte le
colonie e ricordare loro che dipendevano dalla corona inglese: tramite il
Parlamento fece emanare i "Coercive Acts" con i quali s'imponeva la chiusura
del porto di Boston, fintanto che il tè non fosse stato risarcito e rafforzò
l'autorità del Governatore, cui inviò nuove truppe. Per il Massachussets
questi provvedimenti significavano la perdita d'ogni autonomia, il blocco
delle principali attività economiche e la povertà "[gli inglesi] ci
profilano un quadro di miseria, ma.la virtù dei nostri avi è la nostra
guida: essi si contentavano di lumache e di molluschi" scrisse Samuel Adams.
Le altre colonie corsero in aiuto della città, furono inviati soccorsi d'ogni
genere e nel settembre del 1774 fu convocato a Filadelfia il primo congresso
continentale dei rappresentanti al quale partecipavano tutti i delegati
delle tredici colonie per decidere quale azione comune intraprendere. Questi
decisero di interrompere tutti gli scambi commerciali con l'Inghilterra e di
"incoraggiare la frugalità, l'economia, la laboriosità, promuovere l'agricoltura,
le arti e l'industria, soprattutto quelle della lana" nell'attesa del
ripristino delle condizioni vigenti prima del 1763. Ma le richieste del
Congresso di considerare le colonie autonome, pur restando nell'ambito dell'Impero
Britannico e la decisione di sospendere per protesta i commerci con l'Inghilterra,
furono considerati dalla Corona un atto di ribellione che doveva essere
soffocato con la forza e re Giorgio inviò nuove truppe per reprimere la
rivolta. Gli Americani, però, ben lungi dal lasciarsi nuovamente
imprigionare, e questa volta sarebbe stata molto più terribile delle
precedenti, dalle tasse e dai dazi inglesi, speravano che almeno Benjamin
Franklin, da molti anni impegnato al Parlamento inglese riuscisse a
convincere questi di un allentamento da parte britannica, delle catene che
tenevano legate le colonie d'oltreoceano, facendo presente che quest'atteggiamento
alla lunga sarebbe diventato controproducente, perché un individuo,
continuamente sottoposto a vessazioni, avrebbe finito per ribellarsi, e così
stavano facendo le colonie americane, stufe di esser maltrattate dal regime
tirannico inglese. I discorsi di Franklin, però, non ebbero pesa sul
Parlamento ed egli allora, prevedendo ormai un'imminente guerra tra le
colonie americane e la madrepatria inglese, si adoperò per perorare la causa
separatista e rivoluzionaria, presso le principali potenze europee del tempo
nemiche dell'Inghilterra, perché questa, dopo la vittoria nella guerra dei
sette anni contro la Francia, aveva la completa supremazia sui mari,
ostacolando i commerci degli Spagnoli, dei Portoghesi, degli sconfitti
Francesi e degli Olandesi. Quindi gli Americani, vista l'impossibilità di
trattative con l'Inghilterra, nel 1775 cominciarono ad arruolare nelle 13
colonie dei volontari per la formazione di un esercito di liberazione in
caso di un attacco da parte inglese.
Testimonianze del monopolio inglese
La produzione e il commercio delle colonie inglesi d'America erano
rigidamente subordinati agli interessi di Londra. In proposito a ciò i
seguenti passi tratti dalle leggi inglesi del Sei-Settecento stabiliscono
nel primo l'obbligo per i coloni di servirsi unicamente di navi inglesi. Il
secondo proibisce ai coloni di impiantare manifatture di cappelli che devono
restare prodotto esclusivo dell'Inghilterra, il terzo fissa un'identica
proibizione per i laminati di ferro e le fonderie: i contravventori erano
puniti con pesanti multe, il quarto è tratto da un seduta della Camera dei
Comuni durante un intervento di Benjamin Franklin, mentre il quinto riguardo
i problemi dei coloni prima della rivoluzione ed è tratto da un'arringa di
Thomas Jefferson rivolta al Primo Congresso Continentale
E' obbligatorio servirsi di navi inglesi
"Si decreta che, dal 25 marzo 1698, non si potranno più importare od
esportare beni e mercanzie da alcuna colonia, se non imbarcate su navi
costruite in Inghilterra o in Irlanda e di proprietà di persone inglesi od
irlandesi, e governate da equipaggi, i cui tre quarti e il comandante siano
dei sopradetti paesi.pena la perdita delle navi e delle merci."
E' vietato fabbricare ed esportare cappelli
"Poiché l'arte ed il segreto di fabbricare cappelli ha raggiunto in
Inghilterra un alta perfezione e considerevoli quantità di cappelli
fabbricati in questo regno sono stati esportati e si esportano nelle
colonie. si stabilisce che a partire dal 19 settembre 1732 non si potranno
più ne caricare ne spedire dalle colonie cappelli o feltri finiti e non con
lo scopo di esportarli. Si stabilisce inoltre che nessuna persona residente
nelle colonie potrà fabbricare o far fabbricare feltri o cappelli di lana o
d'altro materiale a meno che non sia stato prima a servizio come apprendista
del mestiere per almeno sette anni."
E' proibita la lavorazione del ferro.
"Affinché il ferro in verghe e la ghisa grezza prodotti nelle colonie d'America
possano essere ulteriormente lavorati in Inghilterra si decreta che a
partire dal 24 giugno 1750 non potrà essere impiantata o una volta
impiantata continuare a funzionare nessuna fabbrica od altra attrezzatura
per il taglio o la laminatura del ferro o fonderia funzionante con magli
meccanici o acciaieria.. pena una multa di 200 sterline."
Nel 1766 dopo lo Stamp Act, i coloni inviarono a Londra vari delegati tra i
quali Benjamin Franklin e il dialogo successivo si svolse durante una seduta
della Camera dei Comuni.
CC: Qual è il vostro nome e il luogo della vostra residenza?
BF: Franklin di Filadelfia
CC: Gli Americani pagano tasse?
BF: Sì, molte e molto pesanti
CC: A quale scopo sono imposte queste tasse?
BF: Per provvedere alle spese militari e civili e per pagare i pesanti
debiti contratti dopo l'ultima guerra
CC: Il popolo è in grado di pagare queste tasse?
BF: No, le regioni di frontiera lungo il continente sono state
frequentemente saccheggiate dal nemico, sono molto impoverite e non possono
pagare che poche tasse.
CC: Qual era l'orgoglio degli Americani?
BF: Di seguire la moda dell'Inghilterra.
CC: Qual è ora?
BF: Di portare i vecchi abiti usati fino a che non potranno fabbricarsene
essi stessi dei nuovi.
In seguito alle trattative il bollo sarà abolito.
Discorso di Jefferson
Oltre ai dazi che stabiliscono sui nostri articoli d'esportazione ed
importazione le leggi del Parlamento inglese ci vietano l'accesso a tutti i
mercati a nord del capo Finisterrae, nel regno di Spagna, per la vendita di
prodotti che l'Inghilterra non ci compra e per l'acquisto di altri di cui
non può rifornirci. Queste leggi ci fanno divieto di esportare alla ricerca
d'altri compratori, l'eccedenza di nostro tabacco residua, dopo che è stato
soddisfatto il consumo dell'Inghilterra, di modo che noi siamo costretti a
cederla al mercante britannico al prezzo che più gli piace offrirci per
vederla rispedita da quest'ultimo sui mercati stranieri dove egli
raccoglierà il frutto di una vendita del prodotto al suo prezzo effettivo.
Chiediamo licenza di rammentare a Sua Maestà alcune leggi del Parlamento
inglese, le quali ci vorrebbero proibire di fabbricare per nostro uso quegli
articoli le cui materie prime produciamo nelle nostre stesse terre con il
nostro lavoro. In virtù di una loro legge è fatto divieto ad un suddito
americano di farsi un copricapo con la pelliccia che lui ha cacciato, magari
nella sua stessa proprietà, esempio di dispotismo di cui non si può trovare
parallelo neppure nei periodi di peggiori abusi della storia inglesi. In
virtù di un'altra legge non c'è consentito di lavorare il ferro che noi
estraiamo e malgrado il peso di questa merce e la sua essenziale importanza
in ogni ramo dell'agricoltura, noi siamo cotteti a pagare il suo trasporto
in Inghilterra e poi di nuovo in America oltre alla commissione e all'assicurazione
al fine di mantenere non uomini ma macchine nell'isola d'Inghilterra. Noi
però non denunciamo a Sua Maestà l'ingiustizia di queste leggi nell'intento
di fondare su tale principio la causa della loro nullità. Il vero fondamento
sul quale dichiariamo queste leggi nulle è che il Parlamento inglese non ha
alcun diritto di esercitare la sua autorità sopra di noi. Esiste forse
ragione alcuna perché centosessantamila elettori nell'isola d'Inghilterra
debbano dettare legge a quattro milioni d'individuo negli Stati d'America
ognuno dei quali è uguale a ciascuno di quelli per virtù, intelletto e forza
fisica? Se si dovesse ammettere ciò anziché essere un popolo libero come
abbiano supposto fino ad ora e come intendiamo continuare ad essere ci
troveremmo d'improvviso ad essere schiavi non di uno ma di centosessantamila
tiranni. L'abolizione della schiavitù domestica è il gran desiderio di
quelle colonie nelle quali è stata sventuratamente introdotta nell'epoca
della loro infanzia. Ma prima di procedere all'affrancamento degli schiavi
che possediamo è necessario impedire ogni ulteriore importazione dall'Africa.
Ciò malgrado i nostri ripetuti tentativi di conseguire tale scopo mediante l'imposizione
di dazi corrispondenti ad un divieto espresso, si sono finora infranti
contro il veto di Sua Maestà la quale ha così anteposto il vantaggio
immediato di pochi corsari inglesi agli interessi permanenti degli stati
americani ed ai diritti della natura umana, gravemente oltraggiata da questa
pratica infame.
(tratto dall'opera di Thomas Jefferson "Esposizione Sommaria dei diritti
dell'America Britannica" nel 1774 quando ormai alla vigilia della guerra d'indipendenza
infuriava la polemica con la madrepatria.
La Dichiarazione d'Indipendenza
Nel 1776 i delegati del secondo Congresso di Filadelfia avevano approvato,
insieme alla Dichiarazione d'Indipendenza anche un preambolo politico,
preparato da Thomas Jefferson, nel quale erano enunciati alcuni principi
fondamentali che dovevano essere alla base di nuovi stati indipendenti : i
diritti naturali degli uomini ("alla vita, alla libertà, alla ricerca della
felicità") la sovranità popolare ed il diritto dei sudditi di destituire i
governanti che non rispettassero la libertà del popolo. Alla fine della
guerra tutte le tredici colonie diventate stati indipendenti si diedero una
nuova Costituzione in alcune di queste era inserita una Dichiarazione dei
Diritti che ricalcava il preambolo del 1776, inoltre le Costituzioni
introdussero il principio,di derivazione illuministica della separazione dei
tre poteri e della elettività di tutte le cariche pubbliche. Il discorso
preliminare che apre la Dichiarazione d'Indipendenza è commosso e solenne.
La decisione dei coloni di separarsi dalla madrepatria è
sofferta,meditata,discussa e si vuole portare fino in fondo "Quando nel
corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i
legami politici che lo avevano unito ad un altro e assumere tra le potenze
della terra quel posto separato ed uguale al quale gli danno diritto le
leggi della natura e di dio, un giusto rispetto per le opinioni dell'umanità
esige che esso renda note le cause che lo costringono alla separazione". Il
4 luglio 1776 il Congresso di Filadelfia approvò la Dichiarazione d'Indipendenza
che proclamava:"Noi riteniamo che tutti gli uomini sono creati uguali;che
essi sono dal Creatore dotati di certi inviolabili diritti:che fra questi
diritti sono la vita,la libertà e la ricerca della felicità". Essa affermava
inoltre il diritto dei popoli alla rivoluzione quando il sovrano calpestava
questi diritti:"Ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare
questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla ed istituire un
nuovo governo fondato su tale principi". Dal diritto alla libertà rimasero
esclusi gli schiavi e all'ultimo fu cancellato dalla Dichiarazione il
divieto alla tratta dei negri. In nome dei principi sopra enunciati ".queste
colonie sono e per diritto devono essere stati liberi e indipendenti,
sciolti da ogni fedeltà alla Corona Britannica." e come tali ".hanno pieno
potere di muovere guerra,concludere pace, stringere alleanze, stabilire
rapporti commerciali e compiere tutti gli atti e le cose che gli stati
indipendenti possono fare di diritto.". Pur con i suoi limiti, la
Dichiarazione ebbe un'importanza ed un eco enorme :per la prima volta dopo
secoli d'assolutismo nasceva uno stato fondato sul rispetto dei diritti
fondamentali dell'uomo e della sovranità popolare. Anche se inizialmente in
America il diritto al voto e soprattutto il diritto di essere eletti fu
riservato ai cittadini più abbienti, la Dichiarazione ispirò tutti i
movimenti e le rivoluzioni democratiche dei decenni successivi.
La guerra d'indipendenza
All'inizio della guerra la situazione militare si presentava nettamente
favorevole all'Inghilterra che aveva inviato in America un esercito
poderoso, ben armato e disciplinato e che controllava con la sua flotta
atlantica l'afflusso d'armi e rifornimenti all'esercito impegnato nelle
colonie.invece gli americani erano privi di una flotta da guerra e per i
rifornimenti dovevano affidarsi ai contrabbandieri olandesi e il loro
esercito era formato da poche migliaia di volontari, male armati, poco
addestrati e non abituati alla disciplina nei confronti degli ufficiali. Ma
a loro favore erano elementi che si sarebbero rivelati decisivi: i soldati
americani erano volontari che combattevano con entusiasmo per la loro terra
e per le loro idee di libertà, mentre una buona parte dell'esercito inglese
era formato da mercenari per lo più tedeschi. Gli Americani erano comandati
da un generale che pur non essendo uno stratega dimostrò notevoli capacità
militari: George Washington. Il Continental Army si scontra per la prima
volta con l'esercito inglese a Lexington (North Carolina) nell'aprile 1775.
numerosi reparti inglesi sono inviati da Boston a Lexington per sedare una
rivolta dei minutemen (soldati pronti a marciare a qualunque appello,
costituitisi dopo il grido pronunciato per primo da Patrick Henry "datemi la
libertà o la morte" contro i soprusi inglesi), tentando di coglierli di
sorpresa, Ma un infiltrato del servizio segreto di George Washington ha
sentore del fatto e si accorda con i ribelli, se avesse fatto due segnali
con la lanterna, gli Inglesi stavano arrivando dal mare, uno soltanto da
terra. Dopo aver visto il segnale, un patriota Paul Revere, con un'epica
cavalcata notturna informa i coloni dell'imminente attacco inglese e fa in
modo che questi possano difendersi senza essere colti di sorpresa riuscendo
a respingere gli Inglesi (18 aprile) che allora tentano di assalire più a
sud gli americani, ma sono respinti a Concord (North Carolina) sempre nell'aprile
del 1775, l'esercito inglese, allora, forte dei rinforzi appena giunti,
attaccano nuovamente Concord conquistandola (19 aprile 1775) ripiegando
quindi su Lexington, su Charleston su Boston. Quindi essendo la città sotto
il dominio dei ribelli si scontrano con le forze americane a Bunker's Hill
(presso Boston) dove un esiguo numero di combattenti americani respinge per
ben due volte tremila soldati prima di arrendersi (giugno 1775). l'esercito
inglese si muove verso Charleston assediandola (1776) senza riuscire ad
espugnarla ed il generale Lord Cornwallis, comandante in capo dell'esercito
di sua Maestà Giorgio III, decide di attendere gli sviluppi della situazione
sperando che i Ribelli, dopo questo inizio di guerra a loro sfavorevole,
decidano di arrendersi. Invece il 4 luglio 1776 si riunisce a Filadelfia il
Secondo Congresso delle Colonie, dove George Washington, Thomas Jefferson,
Benjamin Franklin, James Madison, John Adams leggono e sottoscrivono la
Dichiarazione d'indipendenza e la guerra contro la madre patria Inghilterra.
Iniziano così ad accorrere da tutte le parti i coloni che sono inquadrati
nei ranghi del Continental Army composto da gente non abituata all'arte
militare. Il 26 dicembre 1776 il generale Washington, appostatasi nei pressi
del fiume Delaware, decise di attraversarlo e con un'azione di sorpresa
giunge a Trenton (New Jersey) dove sbaraglia l'esercito inglese agli ordini
del colonnello Rall (1777) e si dirige alla volta di Princeton, dove è
accampato un grosso contingente militare inglese. Benché inferiori di
numero, i Ribelli riescono a tenere impegnato l'intero corpo d'armata
britannico tutto il giorno (2 gennaio 1777) e durante la notte tra il due e
il tre Washington, con un abile mossa strategica, aggira il fianco sinistro
del reparto nemico sorprendendolo il giorno successivo e riportando una
completa vittoria. Intanto Lord Cornwallis riesce a prendere la città di
Filadelfia dopo un lungo assedio mentre il generale Buorgain con le sue
truppe prende la cittadina d'Albany e si apposta a Saratoga, presso il campo
degli uomini del generale Gates. Il 19 settembre 1777 i due eserciti si
scontrano ed il risultato della battaglia è incerto finche i Ribelli non
respingono gli Inglesi. Il generale Buorgain ricostruisce le sue forze e il
7 ottobre attacca il contingente americano essendo respinto una seconda
volta, ripiega su Saratoga e è sconfitto l'8 ottobre dal generale Gates e sì
trova senza risorse in territorio ostile, quindi in seguito alla promessa di
Gates della libertà in cambio della resa, 3000 militari inglesi consegnano
le armi il 14 ottobre ed il Congresso ordina di prenderli tutti prigionieri,
scavalcando le decisioni di Gates. I generali inglesi progettavano, secondo
lo stile delle guerre europee, campagne tese, con grandi manovre avvolgenti,
a conquistare e isolare intere regioni, senza tener conto degli enormi
problemi logistici che le dimensioni continentali del conflitto creavano e
senza capire che la conquista di territori scarsamente abitati non
significava niente dal punto di vista tattico e strategico.Un altro
importante vantaggio che giocò a favore dei Ribelli fu la loro perfetta
conoscenza del territorio, spesso accidentato, coperto da paludi e foreste
impenetrabili dove adottarono con successo una tecnica di guerriglia basati
su piccoli gruppi d'uomini mobili, che facilmente riuscivano a colpire le
Giubbe Rosse inglesi facili bersagli con le loro divise colorate. Meno
fortuna ha la guerra per mare ,infatti l'ammiraglio Jones non è in grado di
impedire il blocco navale inglese che blocca i rifornimenti in America.Ma i
coloni si giovavano dell'esperienza di generali europei accamparsi in loro
aiuto come il polacco Kosciusko e il francese LaFayette.Le sorti della
guerra sono in questo momento a favore degli Insorti: il generale prussiano
Von Stauben organizzatore delle truppe americana vince gli Inglesi a
Monmouth e a Yorktown (1778) ma la notizia più importante per la guerra e
per il morale degli insorti è l'entrata in guerra al loro fianco della
Francia e della Spagna, finalmente convinte dalle perorazioni di Benjamin
Franklin presso le corti, la partecipazione dei francesi alla guerra d'indipendenza
americana ebbe un altro effetto del tutto inatteso, centinaia di volontari,
tra i quali l'aristocratico d'idee illuministe LaFayette che divenne stretto
collaboratore di Washington affluirono elle 13 colonie e vi scoprirono un
mondo nuovo, pieno di gente colta ed entusiasta che conosceva a fondo
Voltaire e Rousseau ma anche Newton e le macchine a vapore di Watt e che per
la prima volta applicava l'Illuminismo alla azione politica e combatteva in
nome dell'eguaglianza. In America 37 giornali vendevano una media di
quattromila copie al giorno e discutevano sulle loro pagine d'indipendenza,
di tasse, di scienza e di religione grazie alla più assoluta libertà di
stampa e d'opinione. La flotta francese è sconfitta da quella inglese agli
ordini dell'ammiraglio Howe mentre gli Spagnoli invece attaccano via terra
muovendosi dalla Florida ma vengono anch'essi ricacciati, e gli stessi
ribelli sono vinti dal generale Burgdyng a Ticonderoga (New York) e a Fort
Edward. Intanto anche la Spagna passa all'attacco navale tentando
inutilmente di espugnare Gibilterra difesa strenuamente ma riescono ad
espugnare Minorca ed in America riescono a sfondare il fronte inglese
appostato sul confine tra le ex colonie britanniche e quelle spagnole. Da
parte inglese il generale Clinton, nuovo comandante delle truppe
britanniche, delegato in luogo di Lord Cornwallis dopo la sconfitta di
Saratoga, marcia sì Charleston, in mano ai Ribelli, invade la South
Carolina, stringe d'assedio la città costiera e dopo una lunga resistenza
oppostagli, aiutato dalla fame che aveva stretto nella sua morsa ala città,
la espugna chiudendo la via degli approvvigionamento provenienti da Francia
e Spagna. Vi è subito il tentativo da parte americana di riprendere
Charleston (1780), nodo marittimo vitale per la sopravvivenza delle colonie,
ma vanamente. Nel golfo del Messico l'ammiraglio Rodney conquista Martinica,
Santa Lucia e Grenada e libera Capo Vincente dagli Spagnoli, issando il
vessillo reale inglese. Contro la guerra corsare inglese, le nazioni di
Spagna, Francia, Russia, Olanda, Svezia, Danimarca, Austria e Prussia,
proclamano la neutralità armata sui mari (il principio "la bandiera neutrale
protegge le merci nemiche all'infuori di quelle di contrabbando (belliche) " è accolto anche dal moderno diritto marino). Guidate dall'ammiraglio
Rochambeau, truppe francesi sbarcano a Rhode Island e cacciano i soldati
inglesi. Nell'agosto del 1780 Lord Cornwallis, ex comandante in capo,
conquista Charleston e Campden sconfiggendo Gates che è destituito dall'incarico.
Nel 1781 le truppe inglesi più volte respinte dai soldati americani per
terra riescono a stento a mantenere la supremazia marittima su Spagna e
Francia. Il 16 maggio la flotta interviene in aiuto della città di Yorktown,
ed incontra nella baia di Chesapeake la flotta del conte di Grasse, e dopo 4
giorni di combattimento deve battere in ritirata, e la sorte della città è
segnata quando le truppe francesi tornate nel settembre cacciano gli Inglesi
ma non riescono a sbarcare. Sulla terraferma Burgddyng taglia i rifornimenti
e tiene in scacco Saratoga (17 settembre 1781) che è liberata dagli Insorti
mentre l'esercito inglese si ritira e Cornwallis è bloccato a Yorktown da
Washington che gli sbarra la strada e il 6 ottobre vi è la resa di 7500
soldati inglesi (tra cui Gneiseau). L'esercito inglese tenta un'ultima
sortita prima della resa il 16 ottobre. Nel 1783 con la pace di Versailles,
l'Inghilterra riconosce l'indipendenza delle excolonie americane, Tobago e
il Senegambia passano alla Francia, Minorca alla Spagna. Tornando in Francia
i volontari ritrovarono il mondo chiuso dei privilegi e dell'aristocrazia,
un'agricoltura soffocata dai vincoli feudali, una polizia sempre all'erta
pronta a chiudere un giornale troppo audace o ad arrestare un cittadino
troppo critico verso il clero o la monarchia. Le idee che circolavano tra i
ceti più colti cominciarono sempre più frequentemente a diventare azione
concreta e la Guerra d'Indipendenza Americana cominciò a sembrare a molti la
prova generale di un altro grande capovolgimento europeo che avrebbe trovato
in Francia il terreno più fertile dal quale partire. In Europa la nascita
dello stato americano non era passata inosservata: si erano stabiliti nuovi
legami commerciali e per gli europei si era aperta la possibilità di
emigrare oltre oceano, ma soprattutto gli avvenimenti nel nuovo mondo
avevano fatto nascere ovunque la sensazione che si stesse aprendo un 'era
nuova per la storia mondiale. L'illuminismo aveva diffuso in molti l'idea de
progresso ,la convinzione che con i mali dell'uomo dovuti all'ignoranza ed
ai pregiudizi del passato,sarebbero stati superati grazie alla ragione :la
rivoluzione americana appariva agli intellettuali come il primo passo
concreto verso il rinnovamento. Soprattutto i francesi vedevano l'America
come una terra non rovinata da un vecchio regime, in cui non esistevano
classi privilegiate,cariche ereditarie per legge, corporazioni che
ostacolavano la libera iniziativa economica: l'America era per l'Europa il
simbolo degli anni futuri. In Europa divenne intensa la produzione
letteraria ispirata alle esperienze americane: poesie,saggi e dissertazioni
filosofiche presentavano,spiegavano,esaltavano la rivoluzione americana "Di
là dalle coste di Franklin erompe un caldo soffio di libertà.più vasto si
aprì il cuore dell'uomo,il suo desiderio vide fiorire giorni di felicità."scrisse
il poeta tedesco Isaac Von Gerning. Ma soprattutto in Europa si parlava ,si
discuteva del modello americano di stato considerato la realizzazione di
quegli ideali di libertà e uguaglianza proposti dai filosofi illuministi.
Gli Americani avevano indicato la via da seguire: un'Assemblea Costituente
(la Convenzione) che agiva a nome del popolo affermando i diritti
individuali (la Dichiarazione dei Diritti) e creando l'ordinamento dello
Stato (la Costituzione). Furono soprattutto le costituzioni d'alcuni stati
americani come la Virginia o il Massachussets a suscitare un dibattito
politico in Europa:in special modo in Francia nei salotti,nei caffè e sulla
stampa la discussione contribuì alla riflessione su importanti temi politici
come l'origine della sovranità, la natura della rappresentanza politica
(cioè il rapporto esistente tra coloro che sono stati eletti ad una carica
pubblica) o la modo per redigere una Costituzione. Quindi la rivoluzione
americana ebbe un 'ampia risonanza in Europa dove fu salutata come segnale
di prossime innovazioni civili, e un esempio da seguire come attestano
alcune testimonianze dell'epoca: "Ci auguriamo che la rivoluzione americana
sia per il mondo un segnale;che gli uomini insorgano e spezzino le catene in
cui da se stessi si sono legati per ignoranza e superstizione; che essi
finalmente conoscano la soddisfazione di scegliere la forma del proprio
governo. Ormai gli occhi di tutti sono aperti sui diritti dell'uomo e i lui
della scienza hanno tolto i veli a questa evidente verità, che gli uomini
non sono nati con una sella sul dorso, pronta ad essere montata da qualche
privilegiato. " (tratto da un discorso di Thomas Jefferson esponente del
partito repubblicano federalista), mentre Christoph Ebeling,uomo politico
tedesco, scrisse "L'America deve servire da esempio al mondo". Anche
Heinrich Steffens, scrittore danese, ha lasciato il suo pensiero "E' stato
un bellissimo giorno quello in cui abbiamo celebrato la vittoria della
libertà, conquistata dopo la lotta. Dopo aver riempito i bicchieri di punch,
abbiamo brindato alla prosperità della nuova Repubblica. Certamente questa
vittoria era annunciatrice di nuovi grandi avvenimenti. Nel porto tutte le
navi hanno issato la bandiera per salutare con spari la nascita di questa
nuova nazione". Quindi la rivoluzione americana aveva avuto una risonanza in
tutto il continente europeo e soprattutto in quegli stati come la
Francia,dove erano maggiori le concentrazioni d'illuministi e d'assertori
della libertà perché lo stato francese era governato da una monarchia
assoluta verticistica e da una ristretta casta di nobili. Così un caldo
vento di libertà spirò sull'avido terreno europeo, portando speranza a tutti
gli oppressi in un mondo migliore come cittadini di uno stato democratico
fondato sull'Eguaglianza, Fratellanza, Libertà e sulla tolleranza religiosa
reciproca delle confessioni, a differenza dei secoli precedenti.
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