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DRACULA - VLAD L'IMPALATORE, STORIA E LEGGENDA
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DRACULA - VLAD L'IMPALATORE DI TRANSILVANIA |
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DRACULA TRA LEGGENDA E REALTA
Dracula detto anche Vlad l'impalatore , era il figlio di Vlad Dracul
(1436-1442; 1443-1447) e nipote di Mircea il Vecchio ( 1386-1418 ). Vlad
Dracul venne nominato difensore dell'Ordine dei Dragoni dal re degli
Ungheresi.Tutti i membri di quest'ordine avevano raffigurati , sui loro
vestiti , un dragone e da qui deriva il nomignolo di Dracul ( Diavolo ).
Vlad l' impalatore usava firmarsi Draculea o Draculya - il figlio del
diavolo -, nome che fu trasformato in Dracula. La fama di Dracula raggiunse
attreverso i Sassoni delle citta della Transilvania Brasov (Kronstadt) e
Sibiu (Hermannstadt), che spesso concedevano riparo a coloro che
rivendicavano il trono della Valacchia.
Era un po' basso ma molto forte e robusto, freddo e terribile di aspetto,
con un gran naso aquilino, narici larghe, un volto magro e rossiccio, con
grandi occhi verdi spalancati e incorniciati da nere ciglia, molto folte e
lunghe, che davano agli occhi un aspetto terrificante.
Il viso e il mento erano rasati, ma portava i baffi. Le tempie larghe
aumentavano l'ampiezza della fronte. Un collo taurino univa la testa dalla
quale le ciocche nere dei capelli scendevano sulle larghe spalle della sua
persona.
Nicola Modrussa
legato pontificio
presso la corte di Mattia Corvino, a Buda
Al fine di evitare il pericolo di perdere il suo trono, Vlad volle punire i
Sassoni. Sibiu e i suoi dintorni furono distrutti e bruciati e molti sassoni
furono impalati . Stessa sorte capito ai mercanti sassoni che andavano per
affari a Targoviste. Di fatto , Vlad fu soprannominato Tepes (
l'impalatore ) soltanto dopo la sua morte (1476). Governo la Valacchia tra
il 1456-1462 e nel 1476. Nel 1462 , Vlad fu sconfitto dai turchi e fu
costretto a rifugiarsi in Ungheria. Nel 1476 con l'aiuto del re d'Ungheria
Mattia Corvino e il Principe di Moldavia Stefano il Grande, Vlad riprese il
potere della Valacchia per un mese. La battaglia che segui , vide la morte
di Vlad. Vlad fu sepolto nella chiesa del Monastero di Snagov, in un'isola
vicino a Bucarest. Il suo corpo giace davanti all'altare.
L'impalazione era, per Vlad Tepes, il metodo di tortura-punizione preferito
ma certamente non fu l'unico ad usare questo metodo . Principi spagnoli e
tedeschi usavano tale punizione . Vlad utilizzava l'impalazione per comuni
criminali, ladri , turchi , sassoni e per tutti coloro i quali cospiravano
contro il suo potere. "Foreste" di nemici adornavano la citta di Targoviste,
capitale della Valacchia. Inorriditi da tali atrocita, i sassoni stamparono
libri e pamphlets dove narravano delle crudelta di Vlad. Tale materiale
raggiunse la Germania e l'Europa Occidentale dove Vlad divenne conosciuto
come il tiranno sanguinario. Nel 1897 , lo scrittore irlandese Bram Stroker
pubblico il romanzo "Dracula": tale pubblicazione rese celebre in tutti il
mondo Vlad l'Impalatore. Stoker lesse diverse storie riguardanti Dracula
stampate nel quindicesimo e sedicesimo secolo e fu colpito dai suoi atti
crudeli . Lo scrittore decise di farne un personaggio ; lesse, inoltre,
libri che sulla Transilvania ( dal latino " terra tra le foreste" ), e penso
di ambientare il suo romanzo in questa terra. DI fatto, Stocker uso Vlad
soltanto come fonte di ispirazione in quanto, nel suo romanzo, Dracula non e
il Vlad l'Impalatore, bensi un conte della Transilvania che viveva in un
misterioso castello dove adescava le sue vittime.
La storia e' ambientata nell'area di Bistriza e il castello si trova vicino
al Passo di Bargau ( tra i Carpazi ). Stoker non visito mai la Transilvania
cosi che molti posti e avvenimenti sono di pura invenzione. Leggenda e
storia di Dracula di mescolano e rivivono attraverso le mete turistiche come
il Monastero di Snagov vicino a Bucarest o il Castello di Bran, vicino
Brasov.
Le vicende qui narrate si sono svolte in territori che oggi appartengono
alla Romania: Valacchia e Transilvania, che nel XV secolo erano
continuamente oggetto di conquista da parte di potenti Stati feudali
limitrofi, tra i quali anzitutto l'Ungheria e la Turchia.
Anche i polacchi cercarono a più riprese di entrare in Moldavia e in
Galizia. Sia i polacchi che gli ungheresi miravano a imporre una
subordinazione non solo di tipo feudale ma anche culturale, sostituendo la
religione ortodossa di quei territori col cattolicesimo latino, mentre i
turchi volevano imporre l'islam.
La classe sociale che comandava era quella dei boiardi, i grandi proprietari
terrieri, che avevano completamente asservito i contadini, facendo
scomparire la piccola proprietà privata e le terre comuni.
La rivolte contadine iniziarono nel 1339, in Transilvania, e proseguirono
sino alla fine del XV secolo.
La decisa volontà dei boiardi, che si servirono persino di eserciti polacchi
e teutonici, di non scendere a compromessi coi contadini in rivolta, portò a
un generale indebolimento di queste terre, che ad un certo non furono più in
grado di sostenere una valida difesa contro il dilagare impetuoso delle
armate turche, che già avevano conquistato la Serbia nel 1389.
Valacchia e Transilvania, strette da nemici molto più potenti, cercarono di
destreggiarsi politicamente e diplomaticamente per non essere sopraffatte:
di qui le alleanze di volta in volta con ungheresi, polacchi e ottomani.
Uno dei sovrani valacchi, Vlad Tepes Dracula (1456-62), non si limitò ad
agire in maniera politico-diplomatica ma oppose una strenua resistenza anche
militare.
Nato a Sighiçoara nel 1431, al centro della Romania, sui monti Carpazi,
Dracula, il cui vero nome era Vlad Tepes Draculea, era un principe (voivoda)
della Valacchia e della Transilvania. Il nome "Tepes" stava per
"impalatore", il metodo da lui preferito per eliminare i nemici. "Draculea"
invece voleva dire "piccolo drago", in quanto figlio di un "drago", il padre
Dracul.
Suo padre Vlad, eletto principe di Valacchia nel 1436, essendo appartenente
all'ordine del Dragone, ottenuto dai sovrani ungheresi (1), da cui
dipendeva, aveva il dovere di difendere la cristianità contro l'avanzata dei
turchi nei Balcani.
Tuttavia, non avendo forze sufficienti, spesso preferiva scendere a patti
coi turchi, pagando tributi in natura o in denaro, finché ad un certo punto
consegnò al sultano Murad II i suoi due figli come ostaggi, tra cui appunto
il dodicenne Vlad Tepes, ottenendo dal sultano l'assicurazione che la
Valacchia non sarebbe stata invasa.
Dracula fu quindi educato alla corte del potente e corrotto sultano turco, e
in seguito alla corte di Mohammed II, imparando così nella fortezza di
Egrigoz, a usare il terrore come strumento di potere (2).
Due episodi si ricordano di questa sua permanenza in Turchia: il primo
quando, innamoratosi di una quattordicenne dell'harem del sultano, cui
anch'egli apparteneva, non fece nulla per impedire che la ragazza venisse
eliminata una volta che il sultano scoprì la relazione di lei col giovane
Vlad; il secondo quando, per convincere il sultano che di lui poteva
fidarsi, arrivò ad evirare e uccidere in pubblico un prigioniero polacco.
(1) La Societas Draconis era stata fondata nel 1418 da re Sigismondo di
Lussemburgo e da alcuni nobili ungheresi.
(2) Pare che il fratello Radu, detto "il Bello", sia stato a lungo l'amante
di Maometto II, figlio del sultano Murad.
Quando Vlad tornò in patria, nel 1448, per prenderne possesso, con l'aiuto
dei turchi, dopo la morte del padre, si trovò subito a dover fronteggiare
l'ostilità dei boiardi del regno, i quali, elettori del principe, non
riconoscevano un'autorità che s'imponeva di forza, senza il loro consenso,
né erano disposti a cedere il potere a un principe che voleva superare il
frazionamento feudale a vantaggio di uno Stato centralizzato.
Sfruttando il malcontento contadino nei confronti dei grandi proprietari
terrieri, Vlad, dopo un breve periodo passato in Moldavia perché sconfitto
dai boiardi, decise di liberarsi in maniera risoluta di tutta l'opposizione.
In una serata del 1459, dopo avere invitato 500 boiardi a cena, in segno di
riappacificazione, li fece impalare tutti attorno al suo palazzo di
Tirgoviste.
L'impalamento, appreso in Turchia, consisteva nell'infilare un palo unto di
miele su per l'intestino, finché usciva, senza ledere organi vitali, da una
scapola: il palo veniva poi infisso nel terreno e l'agonia poteva durare
giorni.
Oltre all'impalamento Vlad usava altre torture ed esecuzioni capitali:
scuoiamento, rogo, decapitazione, olio bollente, fino agli incendi dei
villaggi. Si è calcolato che nel corso della sua vita mandò a morte almeno
100.000 persone, escludendo ovviamente i nemici caduti in battaglia.
Particolarmente selvagge furono le persecuzioni nei confronti dei mercanti
tedeschi, che dalla Transilvania scendevano in Valacchia: forse per questo
le cronache sulle crudeltà di Vlad vengono quasi esclusivamente dalla
Germania.
Successivamente risolse, a suo modo, il problema dei questuanti del regno,
riunendoli in un palazzo e dando loro fuoco.
Sistemata la Valacchia, si trasferì in Transilvania, dove maggiore era il
malcontento per le sue efferatezze, e qui, in una sola notte, fece impalare
ben 20.000 persone.
La prima moglie fu proprio una sedicenne transilvana, comprata per cento
sacchetti d'oro, dalla quale ebbe due figli, prima che la donna si
suicidasse gettandosi dalle mura del castello di Curtea de Arges, per la cui
costruzione Dracula aveva organizzato una vera e propria deportazione di
massa.
La seconda moglie, sposata per ragioni di stato, fu invece una parente del
re ungherese Mattia Corvino, che era disposto ad aiutarlo a condizione che
lui s'impegnasse militarmente contro i turchi. Ma Dracula in realtà ebbe
molte amanti, che spesso trattava con estrema durezza, come quando, p.es., a
una di origine zingara che gli confessò per gioco d'essere incinta, sbudellò
il ventre per sincerarsene.
Negli anni 1461-62 gli eserciti di Vlad fermarono a più riprese l'avanzata
ottomana nei Balcani (suo fratello Radu combatteva invece a fianco dei
turchi). Famose le battaglie di Giurgiu e di Turnu.
Il 5 febbraio 1462 egli invia al re di Ungheria, Mattia Corvino, un racconto
dettagliato di una spedizione anti-turca con annesse 23.000 teste, tra cui
molte di donne e bambini.
Dracula era molto coraggioso sul campo di battaglia, amava dirigere i propri
soldati combattendo in prima fila. In quegli anni, con un esercito di soli
30.000 uomini, si oppose praticamente da solo al dilagare dei turchi, il cui
esercito nei Balcani superava le 250.000 unità.
Applicò anche con successo la tattica della terra bruciata, ritirandosi
senza lasciare nulla all'avversario, colpendolo poi con azioni di guerriglia
(p.es. assalì di notte il campo di Maometto II, facendo migliaia di vittime)
e frastornandolo con la guerra psicologica, come quando sbarrava la strada
al nemico alzando muraglie di cadaveri di musulmani, presi prigionieri in
precedenza.
Nonostante queste vittorie, fu costretto a riparare in Transilvania,
lasciando la Valacchia in mano turca. Gli ungheresi di Mattia Corvino
pretendevano che Vlad si convertisse al cattolicesimo latino se voleva
continuare a ricevere aiuti dalla chiesa romana (il cui papa allora era Pio
II) e dagli stessi ungheresi.
Vlad, che era del tutto indifferente alla religione, decide di convertirsi e
partecipa negli anni 1462-74 ad altre campagne anti-turche.
Nel 1476, grazie agli ungheresi, viene di nuovo messo sul trono di
Valacchia, ma dopo due mesi muore in una battaglia nei pressi di Bucarest:
sembrava avesse la meglio, ma, postosi su una collina per controllare
dall'alto la situazione, fu scoperto e con l'aiuto di alcuni boiardi
traditori venne ucciso.
La testa gli fu tagliata e portata a Costantinopoli. Vlad venne sepolto da
un gruppo di monaci nel monastero di Snagov, dove egli stesso avrebbe
voluto.
Subito fiorirono leggende su di lui e sulla maledizione di quel luogo. In
realtà, per evitare profanazioni del cadavere, i monaci l'avevano sepolto in
un'altra tomba, poco distante. Quando questa fu scoperta da due archeologi
rumeni negli anni '30 del XX sec., di Vlad non era rimasto che un abito di
seta gialla coi bottoni d'argento.
Ancora oggi in Romania Vlad viene considerato un eroe dell'indipendenza
nazionale, anzi in un certo senso il fondatore dello Stato nazionale rumeno,
in quanto segnò il passaggio in Valacchia e Transilvania dallo stato
medievale a quello moderno e centralizzato, con Bucarest che da borgo
contadino si trasformò in capitale.
Il mito del vampiro, di cui il conte Dracula è fortuito rappresentante,
divenne un genere letterario verso la fine del Settecento, cioè ben prima
del celebre romanzo di Bram Stoker, del 1897.
Tuttavia, in Romania le tradizioni legate ai vampiri sono antichissime. Una
diffusa idea voleva che la vita dopo la morte fosse molto simile a quella
terrena; i morti viventi vagherebbero sulla terra non sotto forma di spiriti
o di fantasmi, ma come persone fisicamente concrete.
La stessa idea secondo cui un uomo è un vampiro se non mangia l'aglio, la si
ritrova anche presso gli slavi meridionali.
Nel passato il maggior numero di casi di vampirismo proveniva proprio dalla
Transilvania del nord. E raggiunsero il loro culmine durante il XII sec.,
allorché la profanazione delle tombe era diventata un serio problema di
ordine pubblico.
In Europa occidentale gli studi ecclesiastici sul vampirismo cominciarono
con le persecuzioni degli eretici durante la Controriforma.
Nel Settecento, al tempo della sovrana Maria Teresa d'Austria, si sviluppò
una sorta di "epidemia vampirica" in Moravia, dove i cadaveri di coloro
ritenuti essere stati vampiri, venivano riesumati dalle loro tombe, trafitti
con un paletto di legno al cuore e decapitati, infine ridotti in cenere. La
prima volta che s'incontra il termine "vampiro" è infatti nel 1725, proprio
in Moravia.
Da notare che la prima vera trasposizione poetica del mito folklorico del
vampiro si ha nel 1797 con la ballata Die Braut von Corinth (La sposa di
Corinto) di Goethe.
Dracula però in Romania non è mai stato considerato un "vampiro", ma, al
contrario, un eroe nazionale. Scritti letterari su di lui s'incontrano fin
dal 1574, nella ballata di Gaspar di Heltai e in un poema di Matthias
Nagybanki, del 1560.
Il principe Dimitrie Cantemir (1673-1723), nella sua opera Storia
dell'impero ottomano, che ispirerà molto Le legende des siecles di V. Hugo,
aveva dipinto Dracula come un baluardo contro il nemico musulmano.
L'opera epica Tiganiada di Ion Budai-Deleanu (1760-1820) presenta il conte
come un acerrimo nemico non solo degli oppressori turchi, ma anche, e
addirittura, di ogni sorta di spiriti maligni e di vampiri.
La leggenda che ha applicato al conte Dracula lo stereotipo del vampiro
trova le sue premesse sul lago di Ginevra, allorché nel 1816, presso la
villa Diodati, stavano passando insieme delle vacanze Percy B. Shelley, con
la seconda moglie Mary, e Lord Byron (1788-1824), col suo medico personale,
John Polidori (1795-1821), di origine italiana.
In un'atmosfera decameroniana essi decisero d'inventarsi delle storie
fantastiche per passare il tempo, e fu così che, sistemate sul piano
letterario, nacquero il "Frankenstein" di Mary Shelley, nel 1817,
capostipite tanto del romanzo d'orrore soprannaturale, quanto della moderna
narrativa di fantascienza, e il "Vampiro" di Polidori, pubblicato, come
novella, nel 1819, dove il protagonista, lord Ruthven, diventa l'assassino
delle sue amanti. Byron si limitò a una storia di vampiri mai condotta a
termine (il Frammento).
Il successo di entrambi i racconti fu enorme, al punto che si ruppero i
rapporti tra Byron e Polidori (quest'ultimo poi morirà suicida per debiti di
gioco). Nel testo di Polidori il vampiro, da povero contadino ignorante,
persecutore di vacche e parenti prossimi, frutto di superstizioni nate nei
campi, viene trasformato in figura a tutto tondo, con il prestigio e il
vigore di un archetipo, dove prevale un certo accostamento tra rapporto
sessuale e vampirizzazione, nel senso che la vittima, una fanciulla
indifesa, prima che dalla violenza del vampiro, è travolta dal suo fascino
maschile, tipicamente romantico. E' forte la rappresentazione del dandy
impenetrabile e seducente, la concezione dell'eroe maledetto e fatale, che
rovina gli altri e se stesso. Goethe fu così entusiasta di questo libro che
lo attribuì allo stesso Byron.
Il vampiro della letteratura europea ottocentesca aveva l'aspetto di un
aristocratico che combatteva contro la società borghese che lo stava
progressivamente emarginando, declassando. Egli esige sangue perché il
sangue è l'occupazione dell'aristocrazia, il sangue sparso in guerra e il
sangue di famiglia.
Uno dei primi che s'ispirò a Polidori fu E.T.A. Hoffmann, che col suo
Vampyrismus (1828) introdusse la figura della donna vampiro (Empusa),
associandola alla necrofagia.
In Francia, già nel 1820, Charles Nodier mise in scena a Parigi, con
straordinaria fortuna, una pièce teatrale tratta dal racconto di Polidori,
intitolata Le Vampire; qualche anno dopo, scrisse un seguito al racconto,
Lord Ruthven et les Vampires, nel quale faceva morire il sinistro
personaggio mediante il classico impalamento su una pubblica piazza di
Modena.
Nel 1828 il suo dramma generò il libretto di un'opera dallo stesso titolo
musicata dal tedesco H. A. Marschner, alcune delle cui arie, come la Chanson
à boire du Vampire, divennero popolarissime (ma già nel 1801 un certo A. de
Gasparini aveva messo in scena a Torino un dramma lirico intitolato Il
Vampiro).
Variazioni vampiriche sono presenti in Nikolaj Gogol che con Il Vij (1835)
produce la sua novella più perfetta.
Clarimonde, la morte amoreuse (1836) di Théophile Gautier è un racconto nel
quale realtà e sogno si mescolano in una trama originale che piacque
moltissimo a Baudelaire (nella cui poesia, peraltro, corrono potenti vene
vampiriche).
Molte ballate ispirate a vampiri vennero incluse da Prosper Mérimée in La
Guzla (1827), centone di composizioni liriche popolareggianti presentate
(falsamente) come traduzioni dall'illirico; lo stesso Mérimée affermò di
essere stato testimone oculare, nel 1816, di un caso di vampirismo a
Varbesk, in Serbia.
E l'ombra del Vampiro aleggia su tutti i Chants de Maldoror (1868) di
Lautréamont.
Intanto, in Inghilterra, patria del romanzo gotico, il vampiro era entrato
nei ranghi dei personaggi della nascente stampa popolare con una serie di
dispense a puntate del genere horror, Varney the Vampyre del 1847,
pubblicate anonime ma dovute probabilmente a Thomas Preskett Prest e James
Malcolm Rymer.
Del 1872 è il romanzo breve Carmilla dell'irlandese Joseph Sheridan Le Fanu
(1814-73), uno dei maestri riconosciuti della narrativa soprannaturale, nel
quale tutta la tematica ormai classica del vampiro - le nobili origini, il
maniero perduto nella foresta, il sottofondo erotico (in questo caso legato
a un sorprendente, per i tempi vittoriani, tema lesbico), la vittima
inconsapevole, la tradizionale fine cruenta - sono concentrati e riassunti.
E proprio la lettura di Carmilla sembra abbia ispirato, alla fine del
secolo, la nascita del più celebre vampiro di tutti i tempi, quello di
Stoker, per non parlare di tutta quella tradizione cinematografica che va da
Dreyer a Vadim.
Pietra miliare nella storia letteraria del vampirismo, resta indubbiamente
il Dracula di Bram Stoker, giornalista irlandese, nato a Dublino nel 1847 e
morto nel 1912.
Stoker non si affidò soltanto alla propria immaginazione, ma fece anche
ricorso alla storia, all'etnografia e al folklore. Egli, in tal senso,
ammise il suo debito allo studioso ungherese Arminius Vambery, per aver
collegato Dracula al vampiro.
La sua descrizione fisica di Dracula è tutt'altro che romantica: è anzi una
specie di uomo-lupo, con un che di sottilmente perverso, di virilità
deviata, un diabolico seduttore. (1)
Stoker scrisse in un certo senso l'ultimo grande romanzo gotico, una sorta
di ponte tra l'orripilante romantico e il thrilling moderno. Ed è singolare
che il più famoso romanzo dell'orrore in lingua inglese (e forse il più
famoso in senso assoluto) sia stato scritto da un uomo che iniziò la sua
carriera pubblicando I doveri degli impiegati nelle udienze per i reati
minori in Irlanda.
Stoker fu non solo il principale responsabile dello stereotipo
Dracula-Vampiro (cui aggiunse una certa tendenza all'omosessualità), ma
anche una fonte preziosa per tanti altri scrittori e cineasti che dopo di
lui vollero riprendere il tema del vampirismo, da Vernon Lee (pseudonimo di
Violet Piaget) a Horacio Quiroga, fino al Dracula del regista americano
Coppola.
Nel corso della seconda guerra mondiale gli alleati chiamarono col nome di
"Operazione Dracula" una loro sanguinosa e devastante offensiva in Birmania
e gli americani stamparono un'edizione in paperback del volume di Stoker
destinata alle loro truppe.
(1) Lo stesso Stoker fu segretamente innamorato di Henry Irving, il più
grande attore teatrale dell'Inghilterra Vittoriana, per il quale lavorò
anche come manager, senza però riuscire mai ad ammetterlo.
Il vampirismo è frutto di una concezione superstiziosa che attribuisce le
cause di un qualche rilevante problema sociale o naturale (maltempo,
epidemia, guerra...) a una persona morta, i cui comportamenti, quand'era in
vita, avevano avuto delle caratteristiche molto negative. Questa persona
avrebbe il diritto di vendicarsi per delle possibili offese ricevute sulla
terra. In pratica si credeva che ciò che non veniva punito da dio venisse
fatto scontare dal diavolo.
La presenza di uno o più vampiri va sempre messa in relazione a una qualche
sciagura collettiva. La differenza, nelle concezioni del vampirismo, è che
mentre in epoca pagana si pensava che il morto errasse sulla terra come uno
zombie per espiare una colpa commessa in vita, viceversa in epoca cristiana
le pregresse concezioni pagane associavano tale peregrinare a motivazioni di
ordine sociale, che non riguardavano unicamente il vampiro in questione, ma
tutta la comunità ch'egli da vivo aveva frequentato.
Che il vampiro, per poter vivere, avesse bisogno di bere sangue, da sempre
considerato fonte di vita, è indicativo del fatto che la presenza del
vampiro veniva avvertita come una minaccia all'esistenza dell'intera
comunità.
Il sangue è simbolo di sofferenza e insieme di vita: chi lo beve ne trae
giovamento e chi lo versa rischia di morire.
Il nemico viene percepito come uno che succhia sangue, che toglie linfa
vitale a una collettività. Era - come si può notare - una concezione
prescientifica di un rapporto reale di sfruttamento.
L'intero credo religioso del cristianesimo è fondato su una sorta di pasto
cannibalico in cui la comunione tra un morto, ritenuto risorto, e i suoi
seguaci, ancora vivi, si basa sulla consumazione simbolica (ritenuta
misteriosamente reale da cattolici e da ortodossi) della sua carne e del suo
sangue.
Il rito eucaristico è una metafora del rapporto di comunione che dovrebbe
esserci tra gli umani. Il vampiro è una specie di Cristo al negativo, un
anticristo.
L'associazione al pipistrello è successiva a questa concezione
superstiziosa. La voce "vampiro" è di origine serbo-croata e serviva per
designare una specie di pipistrelli ematofagi, conosciuti anche nelle
mitologie egizia, scandinava, mesopotamica e cinese. Con sicurezza sappiamo
che nel XVII sec. il pipistrello appariva strettamente legato al mondo dei
morti. I vampiri erano dunque morti che potevano trasformarsi in
pipistrelli, animali ripugnanti per definizione.
Il licantropo invece è colui che si rifugia nel mondo animale per sfuggire
alle contraddizioni della società umana basata sull'antagonismo delle classi
e che vorrebbe far pagare a questa società gli effetti della propria
frustrazione, della propria inadeguatezza.
La strega è la variante femminile che subisce non solo il frutto di
contraddizioni sociali tra uomini, ma anche quello delle contraddizioni
esistenti tra i sessi.
Oggi il termine vampirismo viene usato, metaforicamente, per indicare
rapporti di sfruttamento economico tra una società capitalistica e una
coloniale o neocoloniale. Più che il sangue vengono succhiate risorse umane
e materiali.
EDITORIA:
Ivan Lantos, Dracula, Editoriale Nuova
Marin Mincu, Il diario di Dracula, Bompiani
Matei Cazacu, Il potere, la ferocia e la leggenda in "Storia e Dossier" n.
15
Massimo Introvigne, La stirpe di Dracula, Mondadori
Erberto Petoia, Vampiri e Lupi mannari, Newton Compton
Kim Newman, Anno Dracula, Fanucci
G. van Swieten, Vampyrismus, Palermo 1988
C. Bordoni, Conversazioni sul vampiro, Neopoiesis
Storie di vampiri, Newton
Guido Crepax, Conte Dracula, Rizzoli
Monica Petronio, Dai vampiri al conte Dracula, Sellerio
G. Stoker, Dracula, Newton
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